November 2019

Alla deriva nel Mar Glaciale Artico. L’avventurosa missione della nave rompighiaccio Polarstern

Una nave carica di scienziati sta cercando di raggiungere il Polo Nord per studiare i cambiamenti climatici

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La rompighiaccio Polarstern

Una
nave carica di scienziati intrappolata per un anno nei ghiacci dell’Artide. Sembra la trama di un romanzo di Jules Verne ed invece è una avventura vera. E’ l’avventura che si prepara ad affrontare la Polarstern: una nave rompighiaccio di 118 metri di lunghezza, varata nel 1982 e battente bandiera tedesca, che nel momento in cui scriviamo sta andando alla deriva al di sopra dell’85esimo parallelo nord, lasciandosi trascinare dalle impetuose correnti oceaniche verso l’Artico.
Nessun guasto ai motori. Si tratta di una missione scientifica volta a studiare e a documentare gli effetti dei cambiamenti climatici nei non più “eterni” – come venivano definiti una volta – ghiacci del Polo Nord. La Polarstern non è una semplice nave, ma una sorta di “cittadella della scienza”, come l’hanno definita gli amici di Focus, incaricata di portare a termine la missione Mosaic. Acronimo che sta per “Multidisciplinary drifting Observatory for the Study of Arctic Climate”.
“L’Artico si trova nell’epicentro del riscaldamento globale. Eppure quello che accade a quelle latitudini estreme, soprattutto in inverno, ci è ancora del tutto ignoto. Lo scopo della nostra missione è proprio quello di fare luce sui profondi e veloci cambiamenti che si stanno verificando in questi mari e che avranno una profonda ripercussione su tutta la terra”. Così la biologa marina Antje Boetius ha sintetizzato, in una intervista al Corriere della Sera, lo scopo della missione Mosaic. Continua

Dall’ultima battaglia dell’Artigliere all’auto distruzione dell’incrociatore San Giorgio: intervista alla figlia di Giosuè Nuscis, il marinaio sopravvissuto a due affondamenti

La figlia Marinella ricorda la figura di suo padre, riscoperta proprio grazie ad un articolo su Liguria Nautica

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Una immagine d'epoca del cacciatorpediniere Artigliere con la foto del marinaio Giosuè Nuscis

“Mio padre era là, tra le fiamme e le esplosioni di quella nave di cui lei ha raccontato la storia. Era un marinaio e tante volte, nelle serate famigliari che trascorrevamo nella nostra casa di Terralba, ha raccontato a noi bambini le tragiche ore dell’
ultima battaglia dell’Artigliere. Ne era ossessionato. Capitava spesso che di notte urlasse il nome del suo capitano, Carlo Margottini e degli amici morti ed inghiottiti dal mare davanti ai suoi occhi”. Marinella Nuscis è una gentilissima signora di 66 anni. E’ nata a Terralba, nell’oristanese, che è anche il paese di origine del padre marinaio, Giosuè Nuscis, di cui racconteremo la storia.
Marinella ha vissuto per molti anni a Torino, gestendo assieme al marito uno studio commercialista. Chiusa l’attività, è ritornata nella natia Sardegna ed è da qua che ci ha scritto per ringraziarci dell’articolo che abbiamo dedicato all’Artigliere su Liguria Nautica. “Quando papà mi raccontava quella storia io, glielo confesso, non lo stavo ad ascoltare troppo. Non era una storia che potesse far piacere ad una bambina! Parlava solo di guerra e di morte. Leggendo il suo articolo, ho capito tante cose che non sapevo, collegandole con i racconti di papà che all’epoca dell’affondamento aveva soltanto 24 anni. Soltanto adesso mi sono resa conto di quanto fosse stata tragica la sua vita”. Continua

Il Baron Gautsch, il relitto più famoso dell’Adriatico e la paradossale storia del suo affondamento

Al largo di Rovigno, su un fondale di 40 metri, si trovano i resti del piroscafo austriaco che oggi è una palestra per i sub più esperti

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Lo spettacolare relitto del Baron Gautsch giace su un fondale di 40 metri al largo di Rovigno

Il relitto più famoso del
Mar Adriatico è senza dubbio quello del Baron Gautsch. Il relitto giace in assetto di navigazione su un fondale di 40 metri nel mare antistante la bella città di Rovigno, sulla costa croata. I subacquei delle città adriatiche, considerano il Baron Gautsch coma la “tesi di laurea” del sub. Chi lo ha raggiunto, può vantarsi senza tema di smentita di essere un “subacqueo esperto”. L’immersione infatti è piuttosto impegnativa, sia per la corrente che non manca mai, sia per la temperatura dell’acqua, che per la notevole profondità ai limiti del brevetto di terzo grado.
Per chi sa usare le miscele, è una buona idea ascendere con il nitrox, solitamente un Ean 32, che, oltre ad una maggior sicurezza in curva, ti consente di rimanere a bassa quota più a lungo. La nave è piuttosto grande, la sua struttura ancora in buono stato e non basta una sola immersione per godersela tutta, soprattutto se mettete in conto anche qualche penetrazione nello scafo. Il piroscafo è sempre generoso con i sub che lo vanno a trovare e non manca mai di regalare loro qualche sorpresa. Continua