tesori sommersi

La tragedia del Mars e la maledizione della nave dai cento cannoni sorvegliata da uno spettro

Gli archeologi subacquei hanno identificato il relitto della nave ammiraglia della Marina svedese di re Enrico XIV affondata nella battaglia di Öland

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Un subacqueo tecnico esplora i resti del Mars a 75 metri di profondità

Il suo nome per esteso era
Makalös, aggettivo svedese che potremmo tradurre con “incomparabile” o “eccezionale”. Ma venne presto chiamata solo Mars ed era la nave più potente del suo secolo, orgoglio della Marina svedese e del suo grande re, Enrico XIV. Tre grandi alberi a vela spingevano sui freddi mari del nord il Mars e i suoi cento cannoni.
Una potenza di fuoco superiore a quella di tutti i vascelli di tutte le flotte messe in acqua dai regni di Grand Bretagna, di Danimarca, di Prussia e dell’Elettorato di Hannover, che contendevano alla corona svedese la supremazia sul golfo baltico.
Cento cannoni maledetti, ricavati dalla fusione di altrettante campane di bronzo che re Enrico, protestante, aveva confiscato alle chiese cattoliche. Una decisione “blasfema” che, secondo le leggende dell’epoca, fu la causa del tragico destino dell’incomparabile Mars.
Il vascello fu varato nel 1564 e – tanto per dimostrare che la storia sarà anche maestra di vita ma l’umanità ci mette niente a lasciarsela alle spalle – anticipò di 64 anni la tragedia del Vasa, altro superbo ed “inaffondabile” veliero svedese, che affondò a cento metri dal varo. Il Mars, perlomeno, alla sua prima e unica battaglia riuscì ad arrivarci.
Lo stesso anno del varo, la nave “incomparabile” affrontò la flotta danese al largo dell’isola Öland. Ironia della sorte volle che questa fu la prima battaglia navale in cui i cannoni, di cui il Mars era fornitissimo, furono adoperati per affondare le navi nemiche, invece di limitarsi a sparare a mitraglia per “spazzare” i ponti e facilitare l’abbordaggio, come si era fatto sino ad ora. Continua

Un relitto al largo delle isole Aland affondato nel 1842 ci regala la birra e lo champagne più vecchi del mondo

Le bottiglie di vino sono state vendute all'asta per 15 mila dollari l'una. La Shipwreck Beer invece è stata riprodotta dalla Stallhagen e viene venduta nei traghetti per l'arcipelago al costo di 113,50 euro


Un tesoro rimasto per 170 anni sotto il mar Baltico: birra e champagne

Scritto per LiguriaNautica - Non è un cofano straripante di dobloni d’oro ma è sicuramente un grande tesoro, quello che una equipe di archeologi ha scoperto all’interno del relitto di un brigantino naufragato al largo della costa delle isole Aland nel 1842. Nelle stive della nave, a 50 metri di profondità, i subacquei hanno trovato 168 bottiglie di champagne e 5 di birra. Bottiglie perfettamente conservate ed ancora ben tappate nonostante siano rimaste sui fondali bui, gelidi e profondi del mar Baltico per quasi 170 anni. La scoperta è avvenuta nell’estate del 2010.
Le bottiglie di champagne, che sono state identificate come appartenenti a tre storiche
case produttrici francesi, la Veuve Clicquot Ponsardin, la Heidsieck e la Juglar (poi diventata Jacquesson & Fils), sono state battute all’asta per circa 15 mila dollari l’una dopo che uno studio scientifico, pubblicato niente di meno che dalla prestigiosa rivista Pnas, edita dall’accademia delle Scienze Usa, ne aveva studiato a fondo le caratteristiche organolettiche, chimiche, fisiche, batteriologiche. Il lavoro, portato a termine da una equipe di scienziati francesi, col titolo Chemical messages in 170-year-old champagne bottles from the Baltic Sea: Revealing tastes from the past, ha dimostrato come l’ultracentenaria immersione delle bottiglie non avesse compromesso il gusto dello champagne ed ha consentito di scoprire notizie interessanti sulla vinificazione in atto nel XIX secolo e sul gusto dei suoi estimatori dell’epoca che preferivano un prodotto più dolce e meno alcolico rispetto agli standard odierni. Continua

Ritrovato il relitto della Dmitri Donskoi, la nave dello zar con 133 miliardi di dollari in oro nella stiva

L'incrociatore zarista è stato affondato dai suoi stessi marinai dopo la battaglia di Tsushima. Trasportava 5 mila e 500 forzieri carichi di lingotti

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L'incrociatore pesante Dmitrii Donskoi che trasportava l'oro dello zar

Scritto per LiguriaNautica - Per anni i cacciatori di tesori del Shinil Group hanno battuto il gelido mare della Corea alla sua ricerca. Finalmente, qualche giorno fa, sono riusciti a trovarlo. A darne notizia è il South China Morning Post che nell’edizione del 18 luglio riporta il comunicato dell’equipe subacquea Shinil. “Lo scafo della nave pare pesantemente danneggiato dai bombardamenti giapponesi, ma il ponte e le fiancate sono ben conservati. L’identificazione del relitto è stata resa possibile grazie al nome scritto in cirillico sulla poppa: Dmitri Donskoi.
I resti di quella nave che giacciono su un fondale profondo
434 metri, a circa sette miglia dall’isola coreane di Ulleungdo, sono quindi proprio quelli dell’incrociatore pesante Donskoi, la nave che trasportava l’oro dello zar di tutte le Russie. E, se le cronache della marina Imperiale riportano il vero, nelle sue stive ci sono 5 mila e 500 forzieri carichi di lingotti d’oro per un valore di 133 miliardi di dollari. O 114 miliardi di euro al cambio attuale, se preferite. Continua

Il mistero del mercantile Minden che trasportava l’oro di Hitler

Una equipe di cercatori di tesori inglesi ha trovato il relitto della nave nazista ma le autorità islandesi hanno interrotto il recupero. Chi è il proprietario del tesoro?

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Secondo alcuni storici, la ss Minden trasportava lingotti d'oro destinati a finanziare la guerra di Adolf Hitler

Scritto per LiguriaNautica - Un cargo brasiliano che nascondeva nelle sue stive un carico d’oro destinato alle casse del Terzo Reich, un affondamento misterioso nei ghiacciati mari artici, un relitto inaccessibile, un ritrovamento inaspettato ed un incidente diplomatico tra il governo islandese e la più grande e misteriosa associazione di cacciatori di tesori del mondo. Sembra la trama di un romanzo di Clive Cussler ed invece, quella che vi stiamo per raccontare, è una storia vera, per quanto ancora ammantata dai veli della leggenda e del mistero. Ma cominciamo dal principio. Continua

Il mistero del mercantile Minden che trasportava l’oro di Hitler – parte seconda

Una equipe di cercatori di tesori inglesi ha trovato il relitto della nave nazista ma le autorità islandesi hanno interrotto il recupero. Chi è il proprietario del tesoro?

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Una rara immagine del cargo tedesco Ss Minden auto affondatosi per non cadere in mani inglesi

Scritto per LiguriaNautica - Abbandoniamo i tetri giorni della Seconda Guerra Mondiale per tornare ai nostri tempi. Più precisamente alla metà di aprile dello scorso anno, quando sui media inglesi rimbalza la notizia di un incidente diplomatico tra l’Islanda e la Gran Bretagna. Notizia che proviene dal giornale on line IcelandMonitor e che racconta di una attrezzatissima ed ultra sofisticata nave oceanografica norvegese sorpresa ad effettuare ricerche non autorizzate nelle acque costiere dell’isola e costretta dalla marina islandese a dirigersi al porto di Reykjavik per gli accertamenti del caso.
“Quando la guardia costiera chiese alla ciurma che cosa stava facendo qui -si legge sul sito inglese del DailyMail questa fornì ‘spiegazioni vaghe e incongruenti’, spingendo la guardia costiera ad ordinare alla nave di attraccare su un molo di Reykjavik e di mandare la polizia ad interrogare l’equipaggio”. Continua

Il tesoro della Nuestra Señora

Un incredibile bottino di 450 milioni di dollari in oro e pietre preziose. Un cacciatore di relitti che faceva l'allevatore di polli. Ecco la vera storia del ritrovamento subacqueo più mirabolante di tutti i tempi

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Il cacciatore di tesori Mel Fischer mostra alcune collane d'oro trovate nel galeone spagnolo

Scritto per LiguriaNautica - Lei era la nave più bella di tutta la flotta spagnola. Lui un allevatore di polli dell’Indiana con una sola grande passione: la ricerca di tesori perduti. E poi c’è il destino che aveva dato loro un appuntamento. Lei si chiamava Nuestra Señora de Atocha ed era ricca, ricchissima. Veleggiava verso i porti di Spagna con le stive cariche di oro, argento, preziosi smeraldi. Lui, Mel Fischer, era un uomo testardo. Tanto testardo da vendere la fattoria, diventare subacqueo e immergersi alla ricerca di lei per più di 16 anni  e mezzo di fila. E ogni volta, prima di infilarsi l’erogatore in bocca e tuffarsi nell’immenso mare blu della Florida, ripeteva alla moglie, ai figli e agli amici che lo prendevano per matto: “Oggi sarà il gran giorno!”
E il gran giorno arrivò. Era il 20 luglio dell’85. Una sabato. In futuro, quando racconterà la sua avventura ai giornalisti di mezzo mondo, Mel Fischer non riuscirà mai a trovare le parole sufficienti a descrivere l’emozione infinita che gli fece sobbalzare il cuore quando riconobbe il relitto della Nuestra Señora, adagiato sul fondale che lo stava aspettando. Continua