December 2018

Immersioni, tutti i segreti della muta stagna

Immergersi anche in inverno è possibile grazie a queste speciali mute che isolano il corpo del subacqueo dall'acqua fredda

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Un subacqueo in immersione con una muta stagna

Il subacqueo che non vuole rinunciare ad immergersi in
inverno in mari come i nostri che non godono della mitezza di quelli tropicali, non ha alternative a quella di convertirsi alla muta stagna. In questo articolo, vedremo come è costruita e come funziona questo particolare tipo di muta che consente a chi la indossa di immergersi senza entrare in contatto con l’acqua marina. Spiegheremo anche chi la può adoperare, come si usa e vi consiglieremo anche qualche accorgimento per gestirla al meglio.
Cominciamo subito col dire che le mute stagne si possono dividere in due grandi categorie: quelle in neoprene e le altre. Le prime, sono realizzate in neoprene spesso dai 7 ai 9 millimetri, protetto da uno strato di nylon che ne garantisce l’impermeabilità. Sono mute molto comode, anche se piuttosto costose. Hanno il difetto di essere molto delicate in immersione e necessitano di molte attenzioni anche durante il “riposo” nei nostri armadi.
In compenso, tengono caldo il corpo e sotto non c’è bisogno di vestirsi molto. Solitamente è sufficiente una tuta da ginnastica o una felpa leggera. Ma dipende ovviamente dalla temperatura esterna, dai tempi di immersione e, come è facile immaginare, da quanto freddoloso è il subacqueo che la indossa. Queste mute sono le preferite dai subacquei ricreativi e da quelli sportivi.
Chi scende in acqua per mestiere, e magari deve rimanere per lunghi periodi a lavorare sul fondo del mare, sceglie una stagna in trilaminato, realizzata incollando vari strati di “fogli” di nylon e di gomma butilica. Ne consegue un tessuto molto resistente anche agli strappi, e quindi preferito dalle agenzie professionali per “vestire” i loro subacquei.
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Sui fondali di Rhode Island ritrovato il relitto dell’Hms Endeavour, il brigantino del capitano James Cook

Una equipe di archeologi subacquei avrebbe individuato i resti della mitica e sfortunata nave che per prima raggiunse le coste australiane


Il capitanto James Cook in un famoso ritratto di Nathaniel Dance-Holland. Nello sfondo, l'Hms Endeavour

Scritto per LiguriaNautica - La lunga caccia al relitto dell’Hms Endeavour sembra sia giunta al termine. Dopo due anni di ricerche, il team di archeologi subacquei della Royal Australian Navy ha ristretto la possibile zona di affondamento della nave attorno ad un punto situato a poche miglia dalla costa dello Stato americano di Rhode Island.
La spedizione, salpata lo scorso settembre da Newport Harbour, una cittadina portuale situata tra Boston e New York, è stata guidata addirittura da un “pezzo grosso” della marina australiana, il vice ammiraglio
Michael Noonan, cha ha voluto infilarsi personalmente le pinne ai piedi per scendere sino al relitto e verificare se i resti dei cannoni corrispondevano alle attese degli archeologi. Alla fine dei rilevamenti l’ammiraglio ha tenuto una conferenza stampa in cui ha annunciato che il relitto ritrovato potrebbe essere davvero quello della nave europea che per prima è sbarcata nel suo Paese: l’Australia.
Una storia tanto gloriosa quanto sfortunata, quella dell’Hms Endeavour. Ricordo che “Hms” è la sigla usata da tutte le navi britanniche o del Commonwealth, e significa
Her Majesty’s Ship ovvero “Nave di Sua Maestà”. Varata nel 1764 come una semplice nave da carico per i trasporto di carbone, l’Endeavour fu acquistata 4 anni dopo dalla Marina inglese che la trasformò in un agile brigantino a palo per poi affidarla al comandante James Cook cha aveva la missione di esplorare i mari del sud alla ricerca di un mitologico continente che allora non si sapeva se esistesse o no: la Terra Australis Incognita. Continua

Immergersi sotto i ghiacci – parte seconda

Attrezzature ed accorgimenti per immergersi sotto la coltre gelata di un lago alpino


Un subacqueo in immersione sotto il ghiaccio

Scritto per LiguriaNautica - Vediamo ora cosa serve per per immergersi sotto i ghiacci. Di sicuro è indispensabile la muta stagna. Non sognatevi di provare ad usarne una umida e neppure una semistagna da 7 millimetri! Ci vuole necessariamente la stagna. E, naturalmente, bisogna essere stati addestrati al suo utilizzo. Ricordatevi, in ogni caso, che se è vero che la muta stagna non ti fa bagnare, è anche vero che da sola non basta a ripararti dal freddo. Neppure se è una di quelle in neoprene. Sotto bisogna coprirsi bene ma evitando di infagottarci in modo tale da non riuscire più a muovere un muscolo.
In commercio ci sono degli
indumenti in pile pensati apposta per questo scopo. In alternativa vanno bene anche delle tute da ginnastica pesanti, magari con una calzamaglia di lana sotto. Nei negozi di subacquea più forniti, si trovano anche dei sistemi di riscaldamento a batteria. In tutta franchezza, li ritengo più adatti a dei professionisti che devono lavorare in acque gelide per molte ore al giorno. Ricordiamoci che una immersione sotto i ghiacci dura al massimo una mezz’oretta o poco più. Continua