May 2021

L’arzanà de’ Viniziani, da Dante Alighieri a Corto Maltese

Il Salone Nautico 2021 si svolgerà nel cuore di Venezia, un luogo magico dove le favole possono trasformarsi in realtà: l’Arsenale

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La porta dell'antico arsenale di Venezia
Per almeno sette secoli, l’Arsenale di Venezia è stato il cuore dell’industria navale del Mediterraneo. Il Libro delle Maestranze, che conteneva i nomi degli “arsenalotti”, cioè dei lavoratori che quotidianamente si recavano nei grandi cantieri per prestare la loro opera, arrivò a contare anche più di 5 mila iscritti.
L’attività negli ampi cantieri, gli stessi dove sabato prossimo si aprirà il Salone Nautico 2021, non si arrestava mai. Nei periodi di guerra, gli arsenalotti erano in grado di varare una galea da battaglia al giorno. Dentro le “tese”, i capannoni, si realizzava tutto quello che poteva servire al varo completo di una nave, dallo scafo ai cordami, dalle vele ai remi. La frenetica attività del grande cantiere navale colpì anche Dante Alighieri che nella sua Commedia paragonò l’Arsenale all’ottavo Cerchio infernale, quello delle Malebolge:
“Quale nell’Arzanà de’ Viniziani bolle l’inverno la tenace pece a rimpalmare i legni lor non sani”.
Nella pece bollente descritta in questo canto, l’Alighieri ci infilò i “barattieri”, coloro cioè che praticavano l’arte del baratto, più o meno lecito, più o meno fraudolento. Neppure questo è un caso. A Venezia, rispetto a Firenze, il baratto veniva considerato con molta indulgenza e c’è tutt’ora un ponte dedicato a questo non troppo nobile mestiere. Continua

Dall’America all’Europa su un veliero sgangherato: 7 indigeni messicani ripercorrono al contrario la rotta di Cristoforo Colombo

Attraverseranno tutto l’oceano a bordo di un rabberciato veliero per commemorare la caduta di Tenochtitlan

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Il veliero "La Montagna" su cui viaggiano gli indigeni zapatisti

La “Montagna” è salpata il 3 maggio scorso dal porto di Isla de Las Mujeres, sulla costa orientale del Messico. La prua è ad est, verso l’Europa. L’obiettivo di questo rabberciato veliero, che definire “scassato” è fargli un complimento, è nientemeno che quello di attraversare l’oceano Atlantico e sbarcare ad Amburgo. A bordo ci sono quattro donne, due uomini e una transgender che non avevano mai visto prima il mare.
Sono indigeni di lingua Tzotzil che, quasi sicuramente, non avevano mai messo prima il naso fuori da quell’inestricabile intrico di vegetazione che è la Lacandona, la selva che copre le alture messicane dello Stato del Chiapas. Fanno parte della “squadra 421” dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Eznl). “Il nostro scopo – hanno spiegato – è quello di ripercorrere a ritroso la rotta che Cristoforo Colombo ha percorso più di 500 anni fa. Quella stessa rotta che poi ha portato gli invasori spagnoli a conquistare il nostro mondo. Ma, al contrario degli invasori, noi non porteremo la morte ma la vita”. Continua

Il primo uomo a circumnavigare la terra non fu Magellano ma il suo schiavo Enrique

In questi giorni si ricordano i 500 anni dalla morte del grande esploratore portoghese ma pochi sanno che non fu lui il primo marinaio a compiere il giro del mondo

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Cinquecento anni fa, per esattezza il 27 aprile dell’anno del Signore 1521, nella remota isola di Mactan, nell’arcipelago delle Filippine, una lancia di bambù metteva fine alla vita ed alle imprese del grande navigatore portoghese Fernão de Magalhães.
Nei libri di storia Ferdinando Magellano, per usare il suo nome italiano, è celebrato come il primo uomo a circumnavigare la terra. In realtà, sebbene fosse stato lui a ideare questa impresa e ad ottenere dal re di Spagna, Carlo V d’Asburgo, cinque vascelli con l’obiettivo di scoprire una nuova rotta verso le indie, il destino volle che a portarla a termine fosse il suo secondo, lo spagnolo Juan Sebastián Elcano che prese il comando della spedizione dopo la sua morte.
Quando l’unica nave sopravvissuta, la Victoria, fece ritorno nel porto di Siviglia, nel settembre del 1522, tanto Elcano quanto il fedelissimo scrivano vicentino Antonio Pigafetta, che aveva redatto il diario della spedizione, furono d’accordo ad attribuire tutti i meriti della prima circumnavigazione del globo al loro ammiraglio, Ferdinando Magellano. Ma non furono neppure loro – salpati da Siviglia e ritornati a Siviglia – i primi uomini a compiere il giro completo della terra ritornando nello stesso luogo da cui erano partiti! Continua