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Stress, ansia e panico in immersione – parte 1

Come riconoscere gli stati d'animo alterati, in noi stessi e negli altri. E come porvi rimedio


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In immersione senza ansia e senza stress!

Scritto per LiguriaNautica - Finalmente si va in acqua. Tutto è pronto per un’immersione che si preannuncia spettacolare. E’ il momento che attendevamo da giorni e, come ci hanno insegnato al corso, abbiamo organizzato tutto alla perfezione. L’attrezzatura è pronta, abbiamo stabilito tempi, percorso e profondità con i compagni, ci siamo messi d’accordo sui segnali e su come affrontare eventuali problemi. Non ci resta che infilare pinne ed erogatore e saltare in acqua felici come foche.
Eppure… eppure dentro di noi sentiamo che stavolta c’è qualcosa che non va. Piccole
preoccupazioni che si fanno sempre più grandi, ci trasmettono un fastidioso senso di insicurezza e ci fanno pensare di essere inadeguati a quell’immersione. Continuiamo a guardare le tabelle, a verificare se il gav si gonfia correttamente, controlliamo dieci volte che la rubinetteria sia aperta e se l’aria esce correttamente dall’erogatore.
Niente da fare. Un pensiero maligno sembra suggerirci che
c’è qualcosa che non va. Non ci dice cosa. Solo che qualcosa non va per il verso giusto. Controllare per l’ennesima volta che tutto sia ok, a questo punto, serve solo a confermarci che il problema è più grande di come credevamo all’inizio perché non riusciamo a vederlo e, di sicuro, si presenterà nel momento più delicato dell’immersione.
Quella che ho appena descritto è una situazione che tutti i subacquei hanno vissuto. Anche coloro che vantano 500 e più immersioni nei loro logbook e non ammetterebbero mai di essere stati dei principianti come tutti gli altri. Non c’è quindi da aver paura. Uno psicologo la definirebbe una
situazione di stress. Qualsiasi sia il nostro addestramento, le profondità marine rimangono comunque un ambiente totalmente estraneo all’uomo ed è normalissimo che chi si accinge ad affrontarlo debba superare un senso di disagio che può essere più o meno forte a seconda della nostra esperienza e della nostra personalità.
Uno psicologo specializzato nelle prestazioni sportive aggiungerebbe anzi, che lo stress in questione, se contenuto dentro determinati limiti, è positivo e aiuta a concentraci sull’obiettivo e a dare il meglio di noi stessi. E’ così per tutte le prestazioni, sia intellettuali che sportive. Vi immaginate uno studente che sbadiglia di noia all’esame di laurea o il portiere di una nazionale che scende in campo talmente tranquillo da addormentarsi appoggiato al palo durante una finale?
Il problema è quando il livello di stress aumenta sino al malessere e si acutizza sino a farci precipitare in uno
stato d’ansia. Su Wikipedia l’ansia è definita come “uno stato psichico cosciente, caratterizzato da una sensazione di intensa preoccupazione o paura, spesso infondata, relativa a uno stimolo ambientale specifico, associato a una mancata risposta di adattamento”. Una definizione che si adatta perfettamente alla pratica subacquea. Al contrario di uno stress moderato, l’ansia non porta mai risultati positivi, e, in immersione, può rivelarsi davvero pericolosa. Oltre a guastarci tutto il divertimento.
Per affrontare l’ansia, il primo e più importante passo da compiere è saperla riconoscere. Ai
corsi istruttori molte lezioni vengono infatti dedicate a come capire se i nostri allievi siano in uno stato ansioso. Uno degli effetti dell’ansia è quello di farci fare cose che solitamente non faremmo. Facciamo qualche esempio. I nomi sono a caso ma le situazioni, ve lo assicuro, sono assolutamente vere e vissute in prima persona. Franco, che per tutto il corso non ha mai detto più di dieci parole in fila, sta chiacchierando da mezz’ora e non accenna a smettere. Paolo, che era sempre stato l’anima della compagnia, stavolta se in disparte, non proferisce parola. Leo si sta infilando la muta al rovescio.
Sebastiano, su cui potevi sincronizzare l’orologio da quanto era puntuale, è arrivato in ritardo e si sta attardando troppo nella vestizione. Francesca ti chiede per la decima volta in dieci minuti quali saranno i tempi e le profondità. Sandro ha smarrito una pinna e la sta disperatamente cercando per tutta la barca, senza accorgersi che ce l’ha in mano (sì, anche questa situazione mi è capitata!). Aldo si è tuffato senza maschera. Roberto senza pinne. Chiara ha caricato tutta l’attrezzatura sull’auto del fidanzato e poi è venuta al
diving con la sua auto (ma, in questo caso, più che l’ansia, credo sia il caso di considerare la personalità assai distratta dell’allieva). Federica è ossessionata dall’idea di rimanere senza aria e preme in continuazione il bottone dell’erogatore per assicurarsi che funzioni.
Continua nella seconda parte Continua

Stress, ansia e panico in immersione – parte 2

Come riconoscere gli stati d'animo alterati, in noi stessi e negli altri. E come porvi rimedio


Immergergiamoci sempre con la massima tranquillità

Scritto per LiguriaNautica - Nella puntata precedente abbiamo tracciato un bel campionario di tipiche situazioni d’ansia che ogni istruttore si sarà trovato ad ad affrontare nella sua carriera. Che fare in questi casi? L’appello alla logica – l’erogatore è a posto, la pinna ce l’hai in mano, la bombola è carica, i tempi e le profondità sono sempre quelli e ora te li scrivo sulla lavagnetta così non mi rompi più – è utile ma funziona solo fino ad un certo punto. L’ansia, se non rimossa, potrebbe trasferirsi da un problema ad un altro.
E’ importante quindi far star bene l’allievo, tranquillizzarlo e fargli capire che è assolutamente in grado di affrontare l’esperienza e, soprattutto, che stiamo andando a
divertirci. Una soluzione è metterlo in coppia con un compagno particolarmente esperto, con l’aiuto istruttore o anche con lo stesso istruttore. Personalmente, in queste situazioni, ho trovato molto utile responsabilizzare la persona ansiosa, facendogli prima qualche complimento per la sua preparazione e, magari, affidandogli qualche compito, sia pure di secondaria importanza. “Mi tieni il filo d’Arianna agganciato al tuo gav? Così, se te lo chiedo, me lo dai. Ok? Grazie. So che posso contare su di te!”. Continua

Stress, ansia e panico in immersione – parte 3

Come riconoscere gli stati d'animo alterati, in noi stessi e negli altri. E come porvi rimedio


L'importante è mantenere la calma in ogni occasione!

Scritto per LiguriaNautica - Concludiamo la nostra breve trattazione sull’ansia e sullo stress nella subacquea sportiva con qualche nota pratica su come affrontare situazioni di questo tipo.  Cominciamo col ricordare la “formula magica” da recitare ogni volta che, anche soltanto avvertiamo in lontananza i segnali dell’ansia.

Fermati, respira, pensa, agisci

Prima di tutto, fermati. La subacquea non è una gara di corsa. Prenditi qualche secondo di pausa tutto per te. Respira concentrandoti sull’aria che entra nei tuoi polmoni e che esce dal tuo erogatore, se sei in immersione. Guarda le bolle e pensa a quanto siano belle. Lascia perdere il problema che ti angustia. Respira piano e con calma, lasciando andare l’aria un po’ alla volta e poi prenditi una bella boccata piena, sino riempire tutta la cavità toracica. Segnala al tuo compagno di immersione che hai bisogno di calmarti un po’ e solo adesso pensa alla questione. Ma prima ripeti dentro di te che affrontare irrazionalmente il problema non ti aiuterà a risolverlo ma anzi te lo farà sembrare insormontabile.

Continua