Clive Cussler

Il mistero della Mary Celeste. Parte terza: il ritrovamento della nave maledetta

Lo scrittore Clive Cussler guida una spedizione della Numa e trova i resti del veliero in un reef di Haiti


Ecco come si presentano oggi i resti della Mary Celeste abbandonati nel reef di Haiti

Una nave maledetta, la Mary Celeste. L’inquietante mistero della scomparsa dell’intero equipaggio non fu la sola disavventura che il brigantino collezionò nella sua breve vita marinara. Sin dal suo varo, nel 1861 nelle acque dell’isola di Spencer, nella Nuova Scozia, il veliero si guadagnò la fama di nave porta sfortuna.
Il suo primo capitano,
Robert McLellan, che era anche uno dei proprietari del brigantino, contrasse la polmonite e morì a bordo nove giorni dopo aver assunto il comando, senza neppure portare a termine il viaggio inaugurale. Fu il primo di altri tre capitani che morirono sopra la Mary Celeste, senza contare Benjamin Briggs, scomparso nel nulla dell’oceano. In uno dei suoi primi viaggi, il brigantino cozzò violentemente contro un peschereccio. Fu rimorchiato al cantiere per le riparazioni e, durante i lavori, scoppiò un incendio a bordo della nave che devastò l’opera morta.
Durante la sua prima
traversata oceanica, la Mary Celeste causò poi un secondo grave incidente contro un’altra imbarcazione, proprio mentre stava per entrare nella Manica. La faccenda ebbe come conseguenza la destituzione del capitano, che fu comunque uno dei pochi ad uscirne vivo! E la lista delle disgrazie non è ancora conclusa. Qualche anno dopo, la nave si arenò nella baia di Glace, in Canada. A questo punto, i suoi proprietari decisero di disfarsene e di svenderla al primo acquirente. Cosa che avvenne nel 1867.
Il nuovo proprietario, l’armatore newyorkese Richard Haines, spese più soldi per le riparazioni che per l’acquisto, tanto era malridotta. Haines, che evidentemente non dava credito alle
superstizioni della gente di mare, pensò di cambiarle il nome. Fu lui a chiamare il nostro brigantino Mary Celeste. Continua

Il mistero della Mary Celeste. Parte seconda: le ipotesi

Il 5 dicembre del 1872, al largo della Azzorre, un mercantile incrocia una nave fantasma. Ecco tutte le ipotesi sulla scomparsa dell'equipaggio


I marinai del brigantino Dei Gratia avvistano al Mary Celeste

Come abbiamo visto nella puntata precedente, sono moltissimi gli scrittori, gli esperti di navigazione e gli “indagatori del mistero” che si sono cimentati nel tentare di dare una risposta alla domanda: cosa può aver spinto l’equipaggio ad abbandonare la Mary Celeste in pieno oceano?
C’è chi ha tirato in ballo il
Triangolo delle Bermude, scordandosi che il brigantino le Bermuda non le ha viste manco col cannocchiale! Chi il rapimento da parte di una astronave aliena. Ipotesi questa più difficile da smentire. Chi ancora l’attacco di una piovra gigante, che avrebbe inghiottito tutto l’equipaggio e, come dessert, si sarebbe pappata pure il sestante ed una scialuppa.

IL SOPRAVVISSUTO E IL TUFFO IN MARE
Nel 1913 apparve un diario, scritto da un tale Abel Fosdyk, che si professava amico del capitano Briggs e raccontava di essere stato imbarcato segretamente nella Mary Celeste per fuggire dalla giustizia americana. Secondo Fosdyk le cose sarebbero andate così: Briggs avrebbe scommesso con l’equipaggio di riuscire a nuotare anche vestito e si sarebbe tuffato in acqua per dimostrare la sua tesi, preparando prima uno speciale pontile provvisorio per dare modo alla moglie ed ai marinai di affacciarsi sull’oceano per seguire l’impresa.
Il pontile sarebbe però crollato e un
branco di squali affamati avrebbe fatto il resto, mentre Fosdyk, unico sopravvissuto, riuscì a salvarsi aggrappandosi ad una trave nuotando sino alle coste africane. La cosa più stupefacente è che ci furono dei lettori che credettero a questa improbabilissima versione. Poi qualcuno dimostrò che Abel Fosdyk non era mai esistito e che la notizia era, come diremmo adesso, una fake news creata senza lesinare la fantasia, solo per vendere qualche copia di giornale in più. Continua