L'esercito delle donne nude
31-07-2023, 10:48arti figurative, Berlusconi, coccodrilli, vita e mortePermalinkNon solo i tesori che accumuliamo in vita non ci salvano dal transito mortale, ma è possibile che lo rendano più disagevole. In Cina stanno ancora scavando soldati di terracotta, non finiscono mai; l'imperatore che si fece seppellire con loro aveva forse un piano che pure ai contemporanei del terzo secolo avanti Cristo poteva risultare puerile: sul serio vuoi portarti i soldatini? Pensi che diventeranno guerrieri veri e ti aiuteranno a soggiogare l'Altro Mondo? O vuoi semplicemente lasciare il segno più grosso che puoi in questo? Non lo sapremo mai veramente, e nel frattempo ci troviamo a gestire la dipartita del nostro imperatore, e il suo esercito di donne nude.
Secondo Repubblica l'ossessione di Berlusconi per i brutti quadri esplode in una fase molto tarda, in cui non solo il suo ruolo politico è diventato marginale, ma anche la liaison con Francesca Pascale è agli sgoccioli. L'ipotesi che si tratti di un tentativo di compensazione è servita su un piatto di cattivo gusto: come in politica e in amore, B. non perde tempo a farsi una cultura (tempo non ce n'è più) e si preoccupa soltanto della quantità: accende la tv e compra tutto quello che c'è. Nessun capitale potrebbe fare di lui un buon collezionista d'arte, mentre c'è ancora tempo e denaro per diventare il più grosso. Il suo consulente è un televenditore, e occasionalmente un critico d'arte più televisivo che accademico, Vittorio Sgarbi. La tv, questo vetro ormai appannato, rimane la sua sfera di cristallo per vedere il mondo e non è una tv qualsiasi, ma proprio quella equivoca e maleodorante dei primi Ottanta; quella che non ha inventato, ma che ha acquistato quasi in toto in pochi anni, creando un network che poteva rivaleggiare col servizio pubblico ma che perse quasi subito quella genuinità filibustiera che B. evidentemente rimpiangeva.
Ora non c'è più: ci lascia un Paese allo sbando, percorso da onde di populisti senza scrupoli che continuano a promettere il Bengodi o al limite il 1982; un network poco competitivo che prima o poi verrà rilevato da qualche fondo; e un capannone pieno di brutti quadri, paesaggi madonne e donne nude, che forse sognava di poter portarsi con sé dall'Altra Parte: ehilà guardate tutti, come mi sono divertito.
"E a noi che interessa?"
"Mah, speravo che... ma siete tutti soldati, qui?"
"Guardie dell'imperatore Qin. È lui che comanda quaggiù".
"Ma tu pensa. E... che tipo di quadri piacciono al tuo imperatore?"
"A lui piacciono le armi".
"Le armi, capisco, ho qui un Napoleone che passa le Alpi che sembra quasi l'originale, guarda che cavallo, che slancio... questo in camera da letto funziona, te lo posso dire in confidenza".
"L'imperatore non ha un letto".
"Beh questa è una vergogna cui dobbiamo assolutamente rimediare... se mi fai controllare qui dietro dovrei avere un baldacchino roccocò che è un bijou, pensa che me l'ha regalato..."
"Sparisci dal cospetto della guardia imperiale".
"Ma che maniere... se solo riflettessi su quanto sei fortunato".
"Io?"
"Sì, proprio tu, un soldato di terracotta a guardia del regno dei Morti da mille anni..."
"Duemiladuecento".
"Quel che è, come ti chiami?"
"Non lo so".
"Ti chiamo io Fedele per comodità. Fedele, io la vedo così. La sotto c'è un imperatore che si caga il cazzo da duemilaeduecento anni, e qui sopra c'è un bravo venditore con un sacco di roba veramente molto interessante, e in mezzo a questi due soggetti chi c'è?"
"Chi c'è?"
"Ci sei tu, Fedele, ti rendi conto?"
"Ci sono io?"
"Sei cinese, davvero? Ai cinesi poche parole e molti numeri. Tu mi fai passare, io comincio a piazzare prima due o tre pezzi, poi la voce si sparge, e tu ti prendi il cinque per cento".
"Non se ne parla".
"Ma Fedele, riflettici".
"Tu resti qui, mi dai un pezzo, io lo piazzo e ti rendo il cinquanta".
"Ma stai scherzando, ma io torno tra i Vivi piuttosto. Fedele tu sei una brava guardia, anzi sicuramente sei la migliore, sennò non saresti qui, ma non sei un venditore. Non ci si improvvisa venditore".
"E tu?"
"Io sono il migliore che c'è... la sai la barzelletta di quello che vende frigoriferi agli eschimesi?"
"Eri tu?"
"No io ho fatto di più. Io ho venduto la mafia agli italiani".
"Mi prendo il dieci per cento".
"Fedele, credimi, questo potrebbe essere l'inizio di una grande amicizia, ma devi avere fiducia in me. Il sette per cento dei primi cento pezzi e poi ti prendo in società. Qua la mano".
"Non posso mollare la spada, siamo della stessa argilla".
"Ah ti capisco, anche io non riuscivo a mollare niente. Dai io vado eh? Da' un occhio qui al carico, ripasso appena ho fatto".
"È morto", gridarono le galline
13-06-2023, 14:31Berlusconi, coccodrilliPermalinkE così eccoci qui – no aspetta, ci siamo tutti?
Contiamoci.
Gli antiberlusconiani estetici li riconosci perché non tacciono, sono ancora convinti di avere tantissime cose da dire, cose interessanti. Quanto è stato rilevante, quanti mondi ha cambiato, sì, sì. In sostanza stanno dicendo che Berlusconi era gli anni Ottanta, nei suoi aspetti più sgargianti come in quelli più oscuri – una dentiera smagliante che si chiude sui misteri degli anni di piombo. Questo è stato Berlusconi: ecco perché non lo sopportavano più negli anni Novanta, perché si sono accorti di trovarlo simpatico negli anni Zero, e ora, per forza, gli manca. Almeno lui, ti spiegano, "voleva piacerci". In effetti la maggior parte dei suoi successori sembra che si accontentino di farci incazzare.
Gli antiberlusconiani esistenziali gemono a bassa voce mentre si tastano mentalmente alla ricerca di quel gran vuoto dentro che dovrebbero avere – erano quelli che temevano "il Berlusconi in sé", ecco, come sta quel Berlusconi adesso? Ma dov'è poi, nel cuore? nel cervello? Altri organi? Silenziosamente si domandano se non hanno sbagliato a chiamare "Berlusconi" una deriva morale che esisteva prima ed esisterà dopo il signore che ci ha lasciato ieri. Era un simbolo, è sempre stato solo un simbolo. Rappresentava tutte le cose che ci stavano rovinando, suonava falso e artificiale come gli spot dei suoi programmi, i giardinetti delle sue palazzine, le moine delle sue puttane. Se non ci fosse stato lui, ce ne sarebbe stato un altro. Ora lui non c'è più, qualcuno vuole prendere il posto? Perché dei simboli c'è sempre comunque bisogno. Gli antiberlusconiani esistenziali si guardano intorno, alla ricerca di qualche antiberlusconiano agonistico.
Gli antiberlusconiani agonistici si muovono impettiti, non dicono niente ma hanno già un discorso pronto appena qualcuno gli rivolgerà la parola (nessuno gli rivolge la parola). Sono venuti a onorare un Grande Avversario, quello era Berlusconi per loro: e siccome Berlusconi era Grande, in un qualche modo si sono convinti di esser grandi pure loro. Erano i politici che ci spiegavano che Berlusconi andava battuto "sul campo", erano quelli che pensavano che se un tizio con un impero mediatico che è quasi un monopolio ti fa la cortesia di partecipare a libere elezioni, tu ti candidi contro di lui e vinca il migliore!, è gente che ha accettato di giocare a calcio su un campo in salita, pendenza del 30%, e ancora chiede scusa perché non è riuscito a vincere, schema sbagliato, centravanti spompato, ma la prossima volta vedrete. Adesso però B. non c'è più, il che nella loro visione del mondo significa che si è ritirato dalla competizione, e quindi forse tocca a loro... gli antiberlusconiani agonistici li riconosci da quel folle brillìo negli occhi. Quel tipo di persona convinta che con qualche tweet sagace e il ghigno giusto puoi ereditare il consenso che un tycoon ha costruito procurandosi tre emittenti nazionali, concessionarie di pubblicità, giornali per venderla, e la Mondadori. Gli antiberlusconiani agonistici sperano che con una bella orazione funebre potrebbero tornare nelle grazie di una Barbara d'Urso, una Maria De Filippi, dai che alle prossime elezioni svoltiamo il 5%.
I funerali della volpe |
Gli antiberlusconiani giudiziari controllano Wikipedia perché la precisione è importante, e di preciso per ora si può solo dire che B. è stato condannato per falso in bilancio. Tutti gli altri capi d'imputazione si sono estinti lungo la strada, o languono ancora in attesa della Cassazione o della prescrizione. È un bilancio piuttosto magro; del resto è complicato perseguire legalmente un tizio che ogni tanto va al governo e modifica le leggi a suo favore. Serviva probabilmente un'iniziativa extragiudiziaria, ma gli antiberlusconiani assiepati ai bordi del Palazzo di Giustizia non ragionano così. Anche loro probabilmente sono un po' smarriti, le loro manette come le braccia di Enea tre volte stringono il vuoto intorno ai polsi del fantasma del padre.
Gli antiberlusconiani qualsiasi non sanno neanche da che parte cominciare. Io per esempio ho scritto così tante cose su di lui che è come se non avessi scritto niente; e da qualche parte credo anche di aver detto che nel momento della caduta non mi sarei fatto uscire una sola parola di scherno; quello lo meritano solo i potenti, ma probabilmente pensavo a una caduta da una posizione di potere. Qualcosa che non è mai veramente successo: Berlusconi è ancora potente, e potentemente in grado di danneggiarci. Quello che è scomparso ieri, l'involucro mortale, era di gran lunga la cosa meno pericolosa di lui. Tutto il resto è ancora in circolazione, Cologno non è forse più l'unica Torre Oscura da abbattere ma non è mai stata l'unica, è stato ingenuo da parte mia il pensarlo (se mai l'ho pensato).
Così alla fine eccoci qui. È morto un tizio che in un qualche modo conoscevamo, da un sacco di tempo. Questo per forza ci dispiace, come di qualsiasi pezzo del nostro paesaggio che se ne va. È tempo che non ci verrà restituito, un danno che non ci sarà indennizzato, davvero non si capisce cosa dovremmo festeggiare. Dei morti non si dovrebbe mai parlare male, e quindi staremo zitti.
Temo Berlusconi anche quando scrive i bigliettini
15-10-2022, 18:46BerlusconiPermalinkVa bene, diciamo che Berlusconi a questo punto potrebbe essere la mina che fa esplodere questa maggioranza: e poi? No, intendo, a maggioranza esplosa quale sarebbe il piano? Un campo extralargo con tutti dentro tranne Salvini e Meloni? Quasi un regalo per questi ultimi. Qualche altro mese di Draghi dimissionario e poi si torna alle elezioni, ma stavolta con un Berlusconi al centro che sposterebbe gli equilibri? Interessante.
No, scusate, non è davvero così interessante. Lo è per i commentatori politici, questo sì, a cui una crisi di governo ancora prima del governo fornirebbe un sacco di argomenti proprio quando ormai la partita sembrava chiusa: l'affetto che provano per questo Berlusconi al tramonto – così umano nei suoi comportamenti stizziti – è abbastanza comprensibile. I nonni hanno sempre qualcosa di rassicurante, anche quelli che hanno rotto con gli eredi e ormai vogliono soltanto vedere il mondo bruciare. Lo capisco. Coi postfascisti al potere non c'è da fare gli schizzinosi: se la prima crepa nel loro bunker comparisse grazie a un Silvio Berlusconi, non ci dispiacerebbe. Avrebbe anche un senso narrativo, diciamocelo: io vi ho sdoganato e io vi distruggo, o almeno ci provo, e riscatto all'ultimo minuto la mia figura di villain. Oddio, i malvagi alla Darth Vader di solito all'ultimo momento compiono qualcosa di buono perché si sono pentiti del male che hanno fatto, laddove fino all'ultimo Berlusconi sembra ossessionato da una fame di affermazione così implacabile che non lo ha lasciato in pace neanche quando era davvero l'uomo più ammirato d'Italia: e ancora oggi sembra la forza innaturale che lo tiene in vita, determinato a mantenere il centro della scena, a espugnare un ormai impossibile Quirinale. Più che un Darth Vader, un Gollum, la cui ossessione potrebbe mandare a monte i piani più lungamente preparati. In ogni caso qualcosa di diverso dal Berlusconi che abbiamo conosciuto fin qui. Una scheggia impazzita, un battitore libero, ho finito i modi di dire giornalistici ma credo di essermi spiegato: qualcosa che Berlusconi non era mai stato.
Ai tempi in cui era realmente il padre/padrone del centrodestra, mi è capitato più volte di criticare chi professava un antiberlusconismo ormai astratto, completamente trasferito in una sfera morale dove "Berlusconi" non coincideva nemmeno più con l'imprenditore barzellettiere: più di quel Berlusconi lì, occasionale, accidentale, avremmo dovuto diffidare del "Berlusconi che è in noi". Io invece ero tra quelli che non perdeva l'occasione di ribadire che prima di essere un'idea della mente, Berlusconi era un essere umano concreto, che ci danneggiava concretamente, perseguendo concreti obiettivi che non erano certo i nostri. Al massimo, se proprio si voleva astrarre un po', concedevo che "Berlusconi" in realtà era un'azienda (anzi più di una): il che significava tra l'altro che il berlusconismo sarebbe sopravvissuto all'ometto in carne e ossa e avrebbe continuato a perseguire gli obiettivi delle sue aziende.
Proprio per questo motivo, accanto al declino psico-fisico (di cui bisogna comunque tenere conto), occorrerebbe sempre calcolare quello economico: Berlusconi rappresenta ancora gli interessi di un importante gruppo economico? Più concretamente: ha ancora voce in capitolo nei palinsesti Mediaset? Perché da lì passa ancora una parte cospicua della costruzione del consenso intorno alla destra italiana. Non è che non mi dispiacerebbe un Berlusconi in rotta co aa Meloni: ma parliamo di un vecchietto arzillo, ormai simpatico anche a tanti detrattori, ancora disposto a combinare qualche guaio pur di rimanere sotto i riflettori, ancora convinto di poter ottenere qualche buon affare per sé e per le sue collaboratrici più strette... o parliamo del caimano che con tre colpi di telefono può licenziare i conduttori tv che non si allineano? Perché potrebbero essere due Berlusconi diversi ormai. Non che mi fiderei di nessuno dei due, ma dovessi scegliere preferirei poter contare sul secondo. Il primo ci delizierà ancora con tanti siparietti, ma rischia di restare solo molto presto: e l'attenzione che sta attirando, potrebbe concentrarla sul fatto che alla fine si può fare a meno di lui.
Berlusconi al Quirinale (non è la cosa peggiore)
16-01-2022, 11:13Berlusconi, invettive, QuirinaliPermalinkNel momento in cui scrivo questo pezzo l'eventualità che Silvio Berlusconi possa diventare presidente della Repubblica è più concreta del solito. Abbastanza per spingermi a scrivere qualcosa in questa paginetta on line, che del mio antiberlusconismo per tanti anni fu il diario. Bei tempi, più semplici. Senza dubbio parte dell'impulso è dettato dalla scaramanzia: questa cosa che potrebbe persino succedere, se la scrivo, non diventerà meno probabile?; se si potesse in questo modo ridurne la possibilità anche di una milionesima parte, ne varrebbe comunque la pena – e se invece succederà, nessuno potrà dire che mi colse di sorpresa. Quel che è peggio però non è nemmeno questo.
Berlusconi al Quirinale non è l'ipotesi più probabile, né la più impossibile; certo, non avrebbe senso, surrealtà al governo, ma guardiamoci intorno: molto più surreale della Brexit, della secessione catalana, della presidenza Trump? La democrazia occidentale ha come minimo un problema, enormi sacche di elettorato vivono una fuga dalla realtà che è poi una delle opzioni a cui si reagisce a una catastrofe che tutti sentiamo come imminente – anche chi ogni giorno nega. Questa fuga, Berlusconi è stato uno dei primi a cavalcarla: la sua salita al Quirinale non sarebbe più scandalosa di quanto non percepimmo (noi che c'eravamo) la sua prima incursione a Palazzo Chigi: una cosa abominevole, poi ci siamo assuefatti, e anche stavolta potrebbe andare così. Sarebbe una cosa molto stupida, e quindi perché no? Non è una necessità storica, non è l'inverarsi di un complotto: ma in una fase di estrema debolezza della politica, in quelle fasi in cui i pretoriani si aggirano smarriti per il palazzo in cerca di un nuovo Cesare da intronare (meglio se vecchio e già rintronato), un anziano signore con un bel po' di soldi può fare la differenza. Lui almeno ci tiene. È una vita che pretende di farsi chiamare Presidente, anche dalla gente che non è sul suo libro paga. Niente gli ha dato soddisfazione come organizzare i vertici, giocare a fare lo statista con Bush e con Putin; persino quando pagava decine di fanciulle perché partecipassero alle cene eleganti, il fulcro della serata era un video di lui che parlava in inglese al Congresso americano, altro che bunga bunga. Comandare è meglio di fottere, disse qualcuno che probabilmente fotteva male, ma a una certa età forse ricoprire un ruolo di altissima rappresentanza istituzionale è davvero meglio, vado a intuito.
L'ipotesi credo ripugni a chiunque abbia un minimo rispetto delle istituzioni – inclusi diversi parlamentari del centrodestra che lo voteranno lo stesso, perché gira che ti gira il centrodestra in Italia da quand'è crollata la DC non è che la corte di un sovrano simpatico e scostante, che per anni interi magari non si fa vedere e allora si può anche fingere che siamo politici, abbiamo progetti, programmi, elettori da rappresentare... ma se un giorno il Sovrano si fa vivo e pretende un frullato, la corte ha da mettersi a frullare, e anche svelta, e quel che è peggio non è nemmeno questo. Poi si sa che nel segreto dell'urna ognuno è solo coi suoi santi, il che significa che anche se qualche leghista, qualche postfascista si ponesse il problema, ma insomma davvero voglio creare un precedente del genere? Mandare al Quirinale un milionario con un conflitto d'interessi più grande del Colle, già condannato per evasione fiscale, è una cosa che in coscienza mi va di fare? – potrebbe anche vincere lo stesso, Berlusconi, perché qualche soldo da buttare sul piatto lui ce l'ha (soldi per lo più nostri; soldi sottratti a noi). Quanti effettivamente non si sa: a giudicare dai risultati più recenti delle sue squadre, delle sue tv, potrebbero anche non essere così tanti: ma sufficienti, se gettati in una corte di miracolati come il parlamento della XVIII legislatura, un'accozzaglia di personaggi più o meno sorteggiati, molti dei quali non solo non hanno la minima speranza di essere rieletti, ma non ne avrebbero comunque l'ambizione, rieletti a fare cosa? Ci sono tante professioni meno problematiche e persino meglio pagate che fare il pigiatasti per un Beppe Grillo.
Quest'ultimo, non bisognerebbe scordarsene, è il vero cervello politico della sua generazione, nel senso che non capisce niente, non ha mai capito niente, non capirà mai niente: voleva fare un movimento antisistema che scoperchiasse il parlamento e lo rendesse ai cittadini ed è riuscito, attraverso un complicato sistema di specchi e leve, a blindare in siffatto parlamento le persone più corruttibili in assoluto, gente che non ha un mestiere o ha dovuto perderlo per andare a Roma a fare la marionetta cinque anni, tra i quali è lecito supporre ormai ci sia qualcuno che per un bonifico eleggerebbe il dottor Mengele. Che bel capolavoro, lungamente auspicato e preparato da tutti i talentuosi minchioni che per trent'anni hanno lavorato affinché la politica non fosse più finanziata pubblicamente, che a logica significa che da qui in poi sarà possibile finanziarla solo privatamente, quando non clandestinamente, insomma un mercato del pesce. Questo doveva diventare il parlamento e direi che siamo sulla buona strada: né può stupire che Berlusconi e i suoi tendessero a questo obiettivo, o che Beppe Grillo fosse superd'accordo: in fondo non ha mai capito niente. Ma i politici di centrosinistra che si sono inseriti così volentieri nello stesso solco: i Renzi e i Letta che hanno lungamente studiato il problema, il modo più ottimale di segare il ramo su cui sedevano, affinché il parlamento italiano diventasse un luogo dove solo i milionari potessero difendere i loro interessi, finché non ci sono riusciti e adesso Renzi fa l'uomo-immagine dei Sauditi e quell'altro pesta i piedi ma non può evitare in nessun modo che il boss di suo zio finisca al Quirinale, ecco: guardate che bel risultato, scrivetevi i complimenti da soli – oppure fateveli scrivere dai giornalisti degli Elkann o di Confindustria, tanto è uguale, nessuno li leggerà. Comunque non è nemmeno questo, il peggio.
E quindi il peggio qual è?
Il peggio, se ci riflettete – ci avete riflettuto?
Il peggio siamo noi, come sempre, quando ogni tanto ci sorprendiamo a pensare che ok, Berlusconi sarebbe una vergogna e uno scandalo. Ma sarebbe il peggior presidente della repubblica che potremmo trovarci in febbraio? No.
Perché alla fine in questi anni in cui ci ha lasciati un po' più soli, un po' più liberi di guardarci intorno, e nel frattempo si sarà addolcito lui, ci saremo rincoglioniti noi, ma insomma ce la faremmo a sostenere che Berlusconi sia la scelta peggiore? Anche se si stancasse dopo pochi mesi, un re Travicello, sarebbe così male? Rintronato quanto si vuole, suona sempre più ragionevole di tutto il centrodestra che gli è fungato intorno al fondoschiena. Oh certo, se "libertà" oggi più che un concetto è un jingle di Povia, è abbastanza responsabilità sua: lui però, non essendo un deficiente, ha chiesto a tutti di vaccinarsi, con una nettezza che il signorino e la signorina banderuola, i due "leader" dei partiti di centrodestra, non potranno permettersi mai. Aggiungi che una volta arrivato a un ruolo del genere, Berlusconi avrà centrato l'obiettivo di tutta la sua fase senile e forse non avrà più bisogno di usare le sue emittenti come divisioni corazzate (già in questi mesi le ha richiamate, perché gli serve stabilità e se sale al Colle continuerà a servirgli). B è un ladro, ma non è un violento: è un guerriero ma rispetta i vinti; è un folle ma non è scemo; quanto a quel conflitto d'interessi, dopo aver visto schegge impazzite come Grillo o Renzi entrare nelle istituzioni e non sapere cosa farsene, persino quel benedetto conflitto d'interessi lo guardo con occhi diversi. Almeno B ha degli interessi, e ce li ha qui in mezzo a noi: non ci manderà in malora per segnare un punto, lui i punti che doveva segnare li ha già segnati. Le aziende della sua famiglia hanno ancora qualche cosa da venderci, non ci lascerà soli. Ecco, tutto ciò che è scritto si realizza: e questo è il peggio. Sto rimpiangendo Berlusconi, e non è nemmeno morto.
Renzi va al centro ma il centro non c'è
18-09-2019, 18:57Berlusconi, Pd, poveri piccoli imprenditori, RenziPermalinkSu Renzi, in particolare, che lascia il PD proprio quando quest'ultimo arriva al governo – e ci arriva grazie a delegazioni parlamentari composte per la maggior parte da uomini scelti da Renzi – insomma proprio nel momento in cui tutto per un attimo sembra volgere al meglio, e basterebbe restare un po' tranquilli per recuperare una centralità ormai data per smarrita – proprio in questo momento lui se ne va, perché è Matteo Renzi, non può stare tranquillo per definizione: zaino in spalle eccetera eccetera. Lasciando a ogni commentatore politico la facoltà di indovinare se si tratta di una mossa geniale o disastrosa, come se appunto si trattasse di una mossa, di qualcosa che Renzi poteva anche scegliere di non fare o fare diversamente.
Io per me continuerei a ripetere che il ragazzo è un missile, ma i missili hanno una vita sola e il grande pregio, una volta esplosi, di togliersi di mezzo, quindi la metafora non funziona più. Allora possiamo buttarla sul sociologico; possiamo notare che Renzi è figlio di un medio-industriale e che non fa altro che riprodurre nell'agone politico la traiettoria esistenziale di questo tipo specifico di figli che, quando ereditano la ditta dal papà, hanno tante idee nuove e amici con idee ancora più nuove e così dopo qualche soprassalto la ditta comincia a colare a picco. A quel punto la rivendono e col cash, anche se avevano giurato Mai Più, ne fondano un'altra dove finalmente faranno di testa loro senza i lacci e i lacciuoli e gli amici sbagliati. E anche in questo caso non si tratta di una mossa, di una scelta: è che altro non sanno fare, in casa scalpitano, in piazza vedono i figli degli altri padroni a cui è andata meglio e non ci durano; e poi non è detto che la seconda volta non funzioni, in fondo fino a qualche anno fa bastava azzeccare un prodotto per camparci di rendita, una generazione almeno.
Per esempio, questa volta Matteo Renzi si è messo in testa di mangiarsi l'elettorato residuale di Forza Italia e non lo nasconde, anzi, lo scrive proprio nel logo: Forza Italia, Italia Viva. È un'idea spudorata, ma ecco, è una cattiva idea? A livello di battuta lo abbiamo sempre detto, che Matteo Renzi è il figlio politico che Berlusconi non ha avuto – anche perché se l'avesse avuto, l'avrebbe divorato come tutti gli altri. Potremmo anche raccontarci che doveva finire così, con un Renzi di centrodestra, e che se ci siamo arrivati in modo tanto contorto è a causa dell'unica vera anomalia politica italiana: la Mediaset. Davvero, non sarebbe filato tutto più liscio se Renzi invece di prendere al bivio la strada del Partito Popolare avesse seguito Buttiglione e fosse cresciuto come amministratore nella Casa delle Libertà, magari vincendo le comunali a Firenze contro un insipido candidato ulivista, un qualsiasi ex centrocampista della Fiorentina? In teoria sì, in pratica sappiamo benissimo che Renzi nel medio termine sarebbe finito come finiscono tutti quelli che rischiano di fare ombra al capo: Casini, Fini, Alfano, Toti, c'è una lunga fila di teste in quel corridoio (notate: sono tutti maschi. Le donne restano). L'unica possibilità di succedere a Berlusconi era tenersi a una rispettosa distanza, e Renzi c'è riuscito, magari senza accorgersene. Così il PD, tra tante incombenze, si è incaricato perfino di costruire la carriera di un futuro leader del centro moderato. In un periodo in cui gli altri partiti diventavano fan club, solo il PD poteva sobbarcarsi il compito di creare dal nulla il suo futuro concorrente, e in particolare è stato il PD di Bersani a non lasciarsi mancare un'occasione, arrivando nel 2012 a indire una consultazione primaria in deroga allo statuto pur di consentire a Matteo Renzi la possibilità di farsi notare.
Se davvero fosse andata così, sarebbe andata male? Di un centrodestra moderato ci sarebbe tanto bisogno. In fondo il vero rischio è che l'elettorato residuale travasi direttamente nella Lega, e se c'è un modo di arginarlo, viva Matteo Renzi che si presta. Sì. Temo però che questa ricostruzione sia viziata dal solito errore: parlare del Centro come se il Centro esistesse: come se racchiudesse non solo leader politici fondatori di minuscoli partitini dalla vocazione maggioritaria, ma anche milioni di elettori che quei partitini prima o poi li voteranno. Sarà anche così, ma allora perché per vent'anni hanno votato Berlusconi? Se erano così moderati, perché quando Berlusconi si è alleato coi leghisti hanno votato la coalizione di Berlusconi coi leghisti? Se sono l'argine al fascismo, perché quando Berlusconi ha spruzzato nelle liste un po' di Forza Nuova e Casa Pound, non si sono trattenuti dal votare una coalizione di Berlusconi coi leghisti e Casa Pound?
Insomma io a questa storia del centro moderato non ci credevo tanto ai tempi di D'Alema che voleva lavorarci, non ci credevo affatto ai tempi di Veltroni che voleva conquistarlo, come faccio a crederci adesso che ci sta provando un missile? I missili una sola cosa sanno fare. Vabbe'. Dipenderà molto da come la prendono ad Arcore, si vedrà parecchio da come lo tratterà la D'Urso in tv. Nel frattempo tutti gli opinionisti di estrema destra che Berlusconi aveva cacciato dopo le elezioni sono più o meno rientrati nel palinsesto, il che mi lascia pensare che tra i due Mattei abbia scelto quello più lombardo e performante (qui poi ci sarebbe un lungo discorso da fare su quanto Salvini sappia fare il suo sporco mestiere di imbonitore meglio di Renzi, ma ne parliamo un'altra volta, una volta in cui mi verrà voglia di fare complimenti a Salvini, magari anche mai).
Di Maio e Salvini: due populisti inconciliabili?
30-03-2018, 09:14Berlusconi, come diventare leghisti, elezioni 2018, TheVisionPermalinkBerlusconi, lo si è visto nei giorni delle elezioni dei presidenti di Camera e Senato, è un po’ troppo sfibrato per mettersi contro un’ondata che avanza. E poi lo conosciamo: a lui le ondate piace cavalcarle, e proverà a montare anche su questa. Finirà probabilmente disarcionato, ma è la sua natura. Per ora i tg Mediaset hanno smesso di soffiare sull’emergenza criminalità e l’emergenza invasione, un segno abbastanza eloquente. Quanto al Pd, non è proprio sull’Aventino, ma poco ci manca. La linea è ancora quella del segretario dimissionario, ovviamente riassunta in un hashtag: #ToccaALoro. Lasciamoli governare. Vediamo quello che combinano. Sottinteso: non riusciranno a combinare niente, e molto presto ci ricondurranno alle urne. Questo per ora sembra essere l’unico schema del Pd – è anche l’unico schema che preveda una sopravvivenza politica di Matteo Renzi. Ma sembra più il frutto di un’infantile fantasia di rivalsa che di una serena valutazione delle forze in campo. L’idea è che la miscela di Lega e M5S sia talmente instabile da deflagrare prima di trovare un suo equilibrio, come successe per esempio al primissimo Polo delle Libertà del 1994, quello che si spezzò nel giro di sei mesi, portando alla vittoria elettorale dell’Ulivo di Prodi, due anni dopo. Al Pd sembrano pensare che stavolta tutto esploderà anche prima. Eugenio Scalfari su l’Espresso ha aperto i dialoghi di Platone e ne ha tratto auspici favorevoli: facciamogli scrivere una legge elettorale (un’altra!), e poi via che si torna alle urne, anche a ottobre. C’è da dire che lo Scalfari divinatore non va sottovalutato, predisse anche la rielezione di Napolitano al Quirinale. Anche lui sembra convinto che il populismo sia un fenomeno passeggero, intrinsecamente instabile, che appena gli dai un po’ di corda si impicca. Ma alla prova dei fatti non è mai andata così... (continua su TheVision)
C’è anche chi, pur riconoscendo la stabilità degli ingredienti Lega e M5S, ritiene che la miscela si riveli esplosiva. Benché condividano qualche battaglia e qualche parola d’ordine, Lega e Movimento hanno proposte inconciliabili (flat tax e reddito di cittadinanza), espressioni di classi in conflitto (il nord industriale umiliato dalla crisi, il centro-sud piagato dalla disoccupazione). Insomma non funzionerà, non durerà. Come si diceva una volta: le contraddizioni scoppieranno.
Da parte mia non dico che non sia prevedibile e persino auspicabile; e capisco anche chi, giocando al tavolo di Salvini e Di Maio, a questo punto ha una gran voglia di scoprire il bluff. Ma questo non è un normale giro di poker, è la politica italiana: un gioco alquanto più subdolo in cui le contraddizioni tendono a non scoppiare mai, anzi. Il Pd era liberista e socialdemocratico, Berlusconi era miliardario e populista, la Balena Bianca di Moro e Andreotti era conservatrice e (moderatamente) progressista, Mussolini era nazionalista e socialista, e così via. Potremmo risalire fino a Cavour, fino ai Gracchi forse, dappertutto contraddizioni che invece di scoppiare si ingrossano fino a schiacciare gli avversari. Lega e M5S sono le due facce, solo in apparenza inconciliabili, di un unico movimento, che assume diverse incarnazioni in tutta Europa e in Nord America, e che per comodità chiamiamo populismo – la parola più giusta potrebbe essere “sovranismo”. Da Trump a Orban lo schema è simile e prevede l’arroccamento nei propri confini geografici e psicologici, insieme con l’individuazione di un nemico che minaccia la nostra integrità e ci impedisce di essere grandi come nei bei tempi andati. Make America Great Again, grida Trump; l’Italia torni a essere la prima potenza europea, echeggia Salvini senza preoccuparsi troppo del senso del ridicolo. Di solito, però, il nemico individuato è sia esterno che interno: i nemici della grande America di Trump non sono soltanto la Cina e l’Iran ma anche i democratici che hanno stretto con Cina e Iran patti vergognosi.
Anche in Italia i populisti hanno proceduto da tempo all’individuazione del nemico: ma il nostro caso è particolare perché invece di coagularsi intorno a un solo polo, come negli Usa e altrove, c’è stato un curioso sdoppiamento. Da una parte un populismo endogeno, che si è raccolto intorno al M5S e cerca i nemici del popolo esclusivamente al suo interno, identificandoli nella Ca$ta dei politici corrotti e collusi. Dall’altra un populismo esogeno che ha occhi solo per le minacce esterne, vere o presunte (l’Euro, la tecnocrazia di Bruxelles, Soros, Bilderberg); i suoi ispiratori per un po’ hanno pascolato anche nei territori grillini, ma ormai sono stati quasi del tutto reclamati dalla Lega di Salvini. Così succede che nei momenti più propizi per dare addosso agli immigrati, gli uomini di Grillo si sottraggono mostrando spesso il lato più umano (votarono per depenalizzare la clandestinità); viceversa ogni volta che si scoperchia qualche scandalo romano, i leghisti si dimostrano molto meno arrabbiati, molto più garantisti dei grillini – in fondo in trent’anni almeno una tangente l’hanno presa anche loro.
Messi insieme, Grillo e Salvini produrrebbero il populista perfetto: sarebbe davvero una gran fortuna se si rivelassero inconciliabili. Ma è più facile immaginare che siano complementari, e che lo sdoppiamento tra populisti endogeni ed esogeni sia stato causato, piuttosto, dall’altra grande anomalia italiana, Berlusconi. Quel che ha allontanato fin qui leghisti e grillini, infatti, non è un destino ineluttabile, ma la figura dell’ex capo supremo del centrodestra italiano: sostenuta dai primi, invisa ai secondi. E ora che Berlusconi tramonta, c’è il grosso rischio che i populismi apparentemente inconciliabili di Salvini e Di Maio si svelino complementari. Un pericolo che gli avversari dovrebbero sventare a ogni costo. Ammesso che ci siano avversari, ormai.
Tre partiti in cerca di autore
06-03-2018, 01:03Beppe Grillo, Berlusconi, come diventare leghisti, elezioni 2018, Pd, TheVisionPermalink(Ieri mattina ho trovato in homepage su TheVision un pezzo dal buffo titolo L’ODIO E L’INVIDIA VINCONO SEMPRE SULL’AMORE; ovviamente ho cliccato e ho scoperto che l'avevo mandato io, un paio d'ore prima; era già un po' vecchio e adesso lo è di più).
Com’era ampiamente prevedibile, l’unica cosa che ci è dato sapere dopo queste elezioni è che in Italia non c’è una maggioranza. Non è una novità, anzi: con questa legge elettorale era l’unico risultato possibile. Nel momento in cui scrivo le proiezioni danno il Centrodestra al 37,5% (con la Lega oltre il 17%, record assoluto, tre punti sopra Forza Italia), il M5S quasi al 32% (il che lo porta a essere il primo partito), il Centrosinistra al 23% col Pd quasi al 19%, minimo storico. Dunque malgrado la comprensibile esultanza del M5S, ha vinto il Centrodestra – e all’interno del Centrodestra, la Lega di Matteo Salvini, che in una legislatura ha quadruplicato i suoi voti. Questo è uno dei dati più importanti, forse il più cruciale: Salvini ha ottenuto un successo clamoroso e l’ha ottenuto anche cannibalizzando il suo partner più importante, Silvio Berlusconi. A questo punto, in teoria, il leader di centrodestra è il leghista (c’era un accordo esplicito, tra i partiti della coalizione: il partito più votato avrebbe espresso il candidato premier). Secondo la prassi istituzionale, il presidente Mattarella dovrebbe offrire l’incarico a lui. Ma quante possibilità ha Matteo Salvini, segretario della Lega (ex Nord), di formare un governo?
Forse adesso è più facile capire quel fuori-onda di qualche giorno fa, in cui Salvini affermava di sperare in un Pd al 22%. Salvini in questi anni ha prosperato, vendendo ai telespettatori rabbia e odio. Ha promesso di ruspare i campi rom ; di respingere i barconi; ultimamente ci ha avvertito di voler vietare l’Islam. Tutte queste cose, Salvini non può realizzarle davvero: non solo perché sono in effetti misure disumane e incostituzionali, ma soprattutto perché una volta esaudite queste promesse, Salvini non saprebbe che altro promettere. Probabilmente sperava di poter rimanere il protagonista dell’opposizione (se Berlusconi fosse riuscito ad arrivare al 20% da solo e a trovare un accordo con Renzi); oppure, se il centrodestra fosse arrivato al 50%, avrebbe potuto portare la Lega in un governo, ma in una posizione subalterna, come la Lega di Bossi che chiese per dieci anni a un governo Berlusconi il federalismo fiscale e poi si accontentò di aprire qualche ministero a Mantova. Ma se sale a palazzo Chigi, Salvini deve passare dall’arte di promettere alla scienza del mantenere. E a proposito di promesse: molti suoi elettori si aspettano che ci faccia uscire dall’Euro. L’ha promesso varie volte – sempre meno convinto, va detto – ma è quello che molti suoi sostenitori si augurano. A quel punto però si ritroverebbe in conflitto con lo stesso Berlusconi: una situazione interessante (magari improvvisamente i canali Mediaset smetterebbero di pompare l’emergenza criminalità-migranti, che alla fine ha favorito l’elemento più estremista della coalizione ai danni di chi quei canali li possiede e ci mette i soldi). Potrebbe, certo, proporre un accordo di governo al Movimento Cinque Stelle. In teoria sarebbe la maggioranza più stabile, sia alla Camera che al Senato. Ma solo in teoria.
Nella pratica, il M5S si trova nella situazione speculare a Salvini: anche loro vendono un prodotto, e non è nemmeno un prodotto così diverso; ma non sempre ha senso mettersi d’accordo con la concorrenza. Basta guardare la cartina: non era forse mai successo nella storia della Repubblica che due partiti si dividessero il territorio in modo così netto. La Lega è il partito delle fabbrichette del nord umiliate dalla globalizzazione e dall’Euro; il Movimento è il partito del meridione depresso e disoccupato. La Lega vuole la flat tax, cioè sborsare di meno; il M5S vuole il reddito di cittadinanza, ovvero intascare di più. Possono mettersi d’accordo? Fino a settembre, magari: poi c’è la finanziaria, e ciao. Entrambi vogliono uscire dall’Euro, a parole: nei fatti, l’uno può fornire una comoda scusa all’altro per non realizzare mai nemmeno questa promessa. Basta che Di Maio affermi “mai con Salvini, è un razzista!” e Salvini “mai con Di Maio, è un populista!” ed entrambi possono rimanere padroni dei rispettivi feudi elettorali, senza troppo compromettersi con la realtà. A quel punto però la realtà chi la può gestire? Una coalizione dei disperati, PD + Forza Italia + Fratelli d’Italia + chiunque ci sta? Anche questa sembra una combinazione troppo instabile.
In particolare, ci sono tre partiti che insieme potrebbero costituire una solida maggioranza, e che stanno per perdere la loro identità pre-elettorale: ormai sono anonimi contenitori di parlamentari.
Il primo è Forza Italia, ormai niente più che il marchio privato di un anziano signore che ha ancora un seguito notevole nel Paese, ma residuale. Potrebbe anche essere stata la sua ultima corsa: molti suoi eletti, una volta installati in Parlamento, non potranno che cercare un migliore offerente. In questi casi si privilegia sempre la stabilità, una cosa che Salvini coi suoi contenuti esplosivi non può offrire. Bisogna guardare altrove (continua su TheVision)
Perché a sinistra del M5S c’è il terzo contenitore in cerca di identità: il Pd post-renziano. Quando Renzi lo rilevò, il Pd valeva 10 milioni di voti, che nel 2013 sembravano una batosta. Con lui al timone alle Europee dell’anno successivo volò al 40%, ma si trattò in parte di un effetto ottico: aveva preso appena un milione di voti in più. Per contro forse gli capitò di sopravvalutare la sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016, quando comunque più di 13 milioni di italiani votarono sì alle sue proposte di riforma. Il vero crollo è avvenuto nei mesi successivi e oggi l’elettorato del Pd si ferma davvero intorno ai 7 milioni, con intere porzioni dell’Emilia e della Toscana che lo abbandonano. Non si può nemmeno puntare il dito sugli scissionisti di Liberi e Uguali, che ambivano a un risultato a due cifre e non arriveranno al 4%. È tutta la sinistra, dalla più moderata alla più radicale, a essere sconfitta, malgrado i risultati non tutti disprezzabili ottenuti negli ultimi cinque anni. Il problema è che dall’altra parte c’era chi soffiava sulle paure più basilari, chi raccontava di un assedio e di un’invasione: su internet, certo, ma soprattutto in tv (e sui giornali, e sui libri).
In un qualche modo, Renzi pensava che avrebbe ovviato il problema forse soltanto grazie alla sua brillante personalità: in un primo periodo probabilmente fraintese la benevolenza con cui veniva trattato anche dai media berlusconiani, forse lo scambiò per fair play e lo diede per scontato. Renzi non è il primo leader della sinistra a farsi fregare dalla controparte, ma a questo punto sarebbe maramaldesco infierire. Di solito a quest’ora aveva già pronunciato uno di quei concession speech che appassionavano tanto i suoi ammiratori; per come si sono messe le cose faccio persino fatica a immaginare che riesca a restare in Parlamento, dove è stato eletto per la prima volta, ma a far cosa? Ad ascoltare gli altri che parlano? Si annoierà subito. Dopo la sconfitta al referendum, invece di ritirarsi come pure aveva promesso, ha trasformato il Pd nel suo comitato elettorale: ora, senza di lui, anche il Pd non è che un involucro in cerca di identità. Un Pd renziano non potrebbe mai allearsi col M5S: ma un Pd post-renziano, cosa avrebbe da perdere? Di Maio potrebbe limitarsi a imporre l’allontanamento di Renzi – la pelle di un orso già caduto. La base del M5S si lamenterebbe? Si è già visto durante le parlamentarie quanto poco i vertici M5S si preoccupino dei rumori della base e di Rousseau. E persino se ci fosse una piccola scissione, si potrebbe tamponare coi voti dei forzisti post-berlusconiani, anche loro in libera uscita. Tutto questo stamattina può sembrare fantascienza: ma anche un governo Pd + Forza Italia sembrava impossibile all’indomani delle elezioni di cinque anni fa: finché Enrico Letta non giurò al Quirinale. Se cinque anni fa è successo davvero, da oggi può succedere tutto. Almeno viviamo in tempi interessanti.
Chiedo scusa se non uso il tono depresso che è di prammatica, tra persone di sinistra (io sono di sinistra) ogni volta che la sinistra perde (perde anche quando vince, ma oggi perde proprio). Non so neanch’io perché non riesco ad abbattermi, forse ho sofferto troppo una sconfitta precedente e ormai non sento il dolore. Oppure mi ha tirato su il morale Potere al Popolo. È che a un certo punto della maratona notturna, dopo aver intervistato un frignosissimo esponente di Casapound che riusciva soltanto a recriminare di essere stato poco in tv, Mentana ha dato la linea al quartier generale di Potere al Popolo, una lista che ha preso appena il doppio di Casapound – non che il doppio di uno zero virgola sia un granché – ma evidentemente non se lo aspettavano: festeggiavano più loro dei leghisti. È che abbiamo bevuto, ha spiegato la portavoce Viola Carofalo: “e continueremo a bere”. Ecco, beviamoci sopra.
Al di là del Partito del Piacere
18-01-2018, 15:25Berlusconi, elezioni 2018, Pd, TheVision, TViPermalinkC’è mai stata una campagna elettorale tanto simile a un saldo di fine stagione? Sarà che Berlusconi non ha più niente da perdere; sarà che il M5S ha più voglia di lanciare promesse assurde che di vincere (col rischio poi di doverle mantenere); sarà magari anche la stagione, la depressione post-natalizia; proprio mentre stiamo lentamente elaborando la delusione per non aver trovato sotto l’albero quello che desideravamo, ecco che arriva Di Maio con uno scrigno pieno di Reddito di Cittadinanza. Ma da dietro spunta Berlusconi e promette di togliere tasse per sei anni a chiunque ci assuma a tempo indeterminato, se le elezioni le vince lui. Quanto a Pietro Grasso, lui non vince di sicuro ed è un peccato, sennò potremmo tornare all’università gratis, magari riavere indietro i nostri vent’anni.
Intruppato in mezzo a questi favolosi personaggi da presepe, Matteo Renzi sembra l’imbonitore meno convinto. Si intuisce che anche lui vorrebbe partecipare al gioco; abolirci, che so, il canone in bolletta. Ma si trova inchiodato a un ruolo che non ha mai incarnato volentieri, ma che è il fardello di ogni leader italiano di Centrosinistra: il rappresentante del Principio di Realtà.
Proprio lui, che appena ieri era il più giovane: proprio a lui ora tocca il ruolo antipatico dell’adulto che fa due conti e scrolla la testa: mi dispiace, ma non ce lo possiamo permettere. Salvini vuole la flat tax? Un bel regalo ai ricchi, ma con che soldi? I Liberi e Uguali vogliono l’università gratis per tutti? Non sarebbe poi un’idea così fantascientifica, per esempio in Danimarca qualcosa del genere c’è, ma qui da noi manca la copertura (la Danimarca ci piace solo quando licenzia facile). Il Principio di Realtà, spiegava Freud, non è opposto al più infantile Principio del Piacere, ma ne è per così dire una versione più evoluta, modellata dalle stesse “pulsioni di autoconservazione dell’ego”: è come se per tutti noi venisse una specie di 7 gennaio della vita in cui capiamo che non possiamo alimentarci per sempre a torrone e pandoro. Dobbiamo in qualche modo accettare l’idea che esiste il diabete, esistono i lunedì, le tasse, i debiti e tutte queste cose orrende e insormontabili che compongono la dimensione chiamata realtà. Un momento del genere arriva persino per gli italiani, più o meno ogni otto/dieci anni: è l’unico momento in cui la sinistra ha qualche chance di vincere le elezioni. Peccato che dopo averle vinte non possa fare quasi nulla di sinistra...
Come alienare i propri elettori e regalare le elezioni al vecchietto
31-10-2017, 14:24Berlusconi, Renzi, TheVisionPermalinkQuindi Berlusconi nel 2018 potrebbe vincere le elezioni. Negli ultimi giorni chi ha letto i sondaggi – pubblici o riservati, veri o farlocchi (tanto sbagliano tutti) – sembra essersi rassegnato alla cosa. Che Berlusconi decida o no di avvalersi della faccia relativamente nuova di Salvini come candidato premier, la sostanza non cambia; l’ottuagenario già condannato per frode fiscale, già fuggito da Palazzo Chigi in piena la crisi dello spread e la stampa mondiale rideva delle sue “cene eleganti”, parteciperà alle sue settime elezioni legislative e potrebbe pure vincerle. Sarebbe la quarta volta in ventiquattro anni. Questo risultato senza precedenti nella storia d’Italia, Berlusconi sembra averlo ottenuto con un minimo sforzo: gli è bastato rimanere vivo, posare ogni tanto per una foto con una fidanzata giovane e un cagnolino, sopportare Salvini e in generale i suoi alleati. Il grosso della fatica sembra averlo fatto il suo apparente antagonista, Matteo Renzi; gli stessi sondaggi danno il suo Pd al terzo posto dietro il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle.
Proviamo a riavvolgere il nastro. Cerchiamo di ricordare l’entusiasmo che circondava Matteo Renzi nelle settimane successive alle primarie del dicembre 2013, vinte con il 68% dei voti. Ma la sua popolarità in quel momento andava ben oltre i confini del PD: tracimava in un bacino più vasto in cui confluivano i delusi di Berlusconi e gli orfani della sinistra di governo che non avevano creduto né in Monti né in Bersani – tra loro alcuni erano stati momentaneamente attratti dalle 5 stelle, per poi allontanarsene dopo averli sentiti blaterare di chip sottopelle e scie chimiche. Di fronte a loro, Renzi sembrava uno statista. Persino l’anziano Berlusconi, ormai rassegnato al tramonto (e interdetto per due anni dai pubblici uffici), dopo aver divorato negli anni tutti i suoi eredi, sembrava curioso del suo nuovo giovane rivale, e pronto a concedere qualche riforma importante in cambio dell'onore delle armi. Tantopiù che Renzi non sembrava minimamente interessato a varare una legge sul conflitto di interessi, ovvero a togliergli qualche emittenza in chiaro. Tanto non è mica con le televisioni che vinci o perdi le elezioni – nel 2013? Chi è che crede ancora in questa sciocchezza?
I suoi predecessori alla guida del PD avevano sempre cercato di mettere all’ordine del giorno il problema (alcuni, bisogna dire, con scarsissima convinzione). Renzi no, a Renzi le tv non interessavano Lui era giovane, usava i social network, twitter, quelle cose lì. I giornalisti per un po' lo trattarono con benevolenza, lo ascoltavano volentieri senza fargli domande difficili. Andò pure ospite da Barbara D’Urso la domenica su Canale 5. Le elezioni europee andarono benissimo – oltre la soglia del 40%. Quando Berlusconi volle proporgli una legge elettorale, dovette bussare direttamente alla porta del nemico, il Nazareno. A questo punto ormai Renzi si sentiva padrone della situazione e si lasciò convincere a sostituire Enrico Letta a Palazzo Chigi. L’asse informale con Berlusconi durò fino alla fine del 2014, l’anno che probabilmente Renzi ricorda con più nostalgia. Si spezzò all’improvviso quando fu il momento di votare il successore di Napolitano al Quirinale. La cosa curiosa è che Berlusconi – se è vero quel che suggerisce lo stesso Renzi – sembrava disposto ad accontentarsi di un vecchio esponente del centrosinistra come Giuliano Amato. Ma era un nome gradito alla minoranza interna del PD, e Renzi preferì Mattarella: alienandosi in un colpo solo sia la minoranza del PD che Berlusconi. Quest’ultimo ormai era un vecchietto inoffensivo; quanto alla minoranza, dopo il varo del Jobs Act, sembrava un’appendice irrecuperabile. (Nel frattempo, in un canale di secondaria importanza, Rete4, debuttava una striscia giornaliera, Dalla vostra parte: ambientata ogni giorno in una diversa piazza d’Italia, mostrava gruppi spontanei di cittadini spaventati dalla microcriminalità e dall’immigrazione, sdegnati dalle ruberie dei politici al potere. Non fece molto parlare di sé, del resto la tv non è più così importante).
Rimasto senza l’appoggio di Berlusconi, guardato con freddezza da una parte non piccola del suo stesso partito, Renzi poteva comunque contare sul sostegno trasversale di tanti elettori che lo consideravano più affidabile di Grillo e Salvini – a questi elettori, che però cominciavano a preoccuparsi per sicurezza nei quartieri periferici, Renzi doveva far digerire riforme concordate con la stessa base progressista che si stava alienando: le unioni civili, lo ius soli. Nel frattempo al bar sentivi dire che in piazza era pieno di scippatori immigrati che portavano le malattie, ma Renzi pensava solo a far sposare i gay. Sembra invece che la microcriminalità sia in calo, ma vallo a spiegare bar per bar.
Una volta varata la legge Cirinnà, nell’autunno scorso il dibattito politico si concentrò sulla riforma costituzionale e l’annesso referendum: Renzi disse che ci si giocava la faccia, poi si pentì e disse che si era sbagliato a personalizzarlo, ma la faccia ormai era sul piatto e la perse. Tornò anche dalla D’Urso, ma solo dopo Berlusconi – giocava in casa, dopotutto, giusto così. Per due mesi si discusse di competenze del Senato, di sindaci dopolavoristi e dell’abolizione del CNEL. Nel frattempo per strada la gente ti fermava per dirti che non era più possibile fermarsi per strada, dovunque stranieri potenziali terroristi criminali, un’invasione! C’era anche scritto in un libro Mondadori. Il nuovo ministro degli Interni, Minniti, fiutando l’aria, decise che avrebbe fermato i barconi a qualsiasi costo. I barconi – quando si rividero, in primavera – in realtà non erano molti più del solito, ma li fermò comunque e gli costò probabilmente parecchio. Questo risultato lo rese molto popolare tra gli elettori di M5S e Centrodestra – cioè quelli che lo avevano mai votato e probabilmente non lo voteranno mai. L’opinione pubblica comunque non ha smesso di pensare che in Italia ci sia un’invasione in atto, ghetti invisibili ai radical chic dove i bambini italiani devono chiedere il permesso a orde di stranieri ecc. ecc.
Matteo Renzi nel frattempo non è che sia stato a guardare: mentre la stampa e qualche telegiornale approfittavano di alcuni scandali finanziari e bancari per attaccare suo padre e una delle sue più vicine collaboratrici, Maria Elena Boschi, lui spiegava le sue ragioni in un libro. Dalla D’Urso non lo ha ancora presentato. La settimana scorsa ha imposto la fiducia su una legge elettorale che probabilmente premierà i partiti più radicati nel territorio: a nord la Lega farà incetta di seggi, mentre il PD potrebbe andare in bianco. Così probabilmente le elezioni le vincerà Berlusconi, e nessuno sa esattamente il motivo. Di sicuro non perché possiede ancora qualche canale in chiaro – tanto non è mica con le televisioni che si vincono le elezioni, dai. Chi è che crede ancora a questa sciocchezza? Quattro elezioni in ventiquattro anni? È senz’altro una coincidenza.
Come andranno le elezioni (non mi sbaglio mai)
08-11-2016, 15:19Americana, Berlusconi, sondaggiPermalinkDomattina - se vince Donald Trump - pubblicherò un pezzo in cui prendo in giro tutti quelli che si sono fidati dei sondaggi - ancora ci cascate, è incredibile! - tutti quelli che pensavano che Trump non potesse vincere perché faceva discorsi divisivi, perché aizzava le paure del suo elettorato, mentre nel mondo post-obamiano a un certo punto qualcuno ha deciso che gli unici messaggi che dovrebbero farti vincere le elezioni sono quelli ottimisti ed entusiasti. Lo vedete che invece la paura vende benissimo? Scriverò. E del resto anche i clintoniani quando se la sono vista brutta non hanno forse cominciato a paragonare la presidenza Trump a un'apocalisse, non hanno tentato di spaventare gli indecisi? E così - anche se domani vincesse Trump - avrò dimostrato il mio punto.
Poi mi chiedono com'è che non mi sbaglio mai. Per la verità è facile. Di solito non ci provo neppure. Non avevo la minima idea su chi avrebbe vinto in UK, su chi vince domani, su chi vincerà il referendum. Dei sondaggi non mi fido e scommesse non ne faccio. C'è gente che si butta sempre sui pronostici, è una specie di malattia. Quelli che Trump doveva vincere in giugno, poi è sceso nei sondaggi e hanno scritto che lo faceva apposta perché era spaventato persino lui, poi è risalito di nuovo e... non so cos'abbiano scritto, li ho persi di vista. Buona notte a tutti (anche se andate a letto presto, domattina ne saprete quanto tutti gli altri).
Ma Trump non è Berlusconi
03-03-2016, 01:10Americana, Berlusconi, Giuliano FerraraPermalinkParagone ormai abusato non solo tra giornalisti italiani, a cui non sembra vero poter vantare vent'anni di esperienza di un mitomane col parrucchino (il che dimostra che in vent'anni non hanno messo a fuoco il problema): la cosa sta prendendo piede anche tra gli anglosassoni; per esempio ieri il Financial Times definiva Trump un "Berlusconi americano", benché privo del suo fascino e del suo talento per gli affari ("albeit without the charm or business acumen"). Ok, divertente. E forse la maggior somiglianza col caso italiano non sta nei due personaggi, ma proprio nella reazione incredula e stizzita che scatenano presso il ceto intellettuale, non solo a sinistra: effettivamente il passaggio dalla sottovalutazione all'indignazione al panico qui in Italia l'abbiamo vissuta più di vent'anni fa. E abbiamo capito - purtroppo un po' meno di vent'anni fa - che insistere sulle gaffes del tizio non fa che renderlo più forte verso il suo serbatoio elettorale: del resto in Italia l'anti-intellettualismo lo studiamo da un secolo, siamo passati per il fascismo e il qualunquismo ed evidentemente non abbiamo ancora trovato il vaccino efficace.
Detto questo, chi paragona Trump a Berlusconi mostra di non aver capito qual era il vero problema con Berlusconi: non il parrucchino, non le barzellette e le figuracce, le smorfie ai vertici internazionali (per quanto, via, chiamare kapò un europarlamentare tedesco) e nemmeno l'imbarazzantissima esuberanza sessuale, che è poi il motivo per cui all'estero lo conoscono e ce lo ricordano ridacchiando. Non è nemmeno il populismo - o meglio, il populismo è un problema grave, ma esisteva prima di Berlusconi e non è affatto tramontato con lui. E allora cosa?
C'è bisogno di ricordarlo? A quanto pare sì. Berlusconi possedeva quasi metà dell'etere televisivo, in spregio della normativa (Rete4 avrebbe dovuto finire sul satellite); e quando vinse le elezioni modificò la normativa e mise le mani anche sull'altra metà, quella pubblica. Nel frattempo era uno dei principali editori italiani, e uno dei principali concessionari di pubblicità, che raccoglieva sul mercato e rivendeva alle sue aziende. In sostanza per qualche anno in Italia non ci furono direttori di reti televisive e tg che lui non approvasse direttamente o indirettamente: malgrado fior di opinionisti assunti in queste reti o dai suoi giornali ci spergiurasse che no, Berlusconi non vinceva le elezioni grazie alle televisioni: che il fatto che continuasse a esercitare quel controllo, arrivando a fare i nomi di chi non voleva più in RAI, fosse semplicemente una coincidenza, una cosa che gli capitava di fare perché si sa, la tv è sempre stata il suo pallino.
Quanto a Trump, per quel che ne so è un palazzinaro e una celebrità televisiva. Ma non possiede la CBS, né la FOX, né la CNN né una delle Big Three: che di conseguenza possono decidere di parlare di lui come vogliono. Anche molto male. Forse avrete intravisto anche voi lo spezzone dello show di John Oliver (definirlo "comico" è riduttivo) dedicato a Trump: venti minuti di demolizione sistematica del personaggio, andati in onda su HBO e poi rimbalzati via internet in tutto il mondo. Ecco, questo su un canale televisivo italiano nel 2002 sarebbe stato impossibile. Negli USA invece si fa abitualmente, e si continuerà a fare persino nel malaugurato ma sempre più probabile caso in cui il mitomane di turno vinca le elezioni. Perché davvero, non è che le televisioni siano indispensabili per farti vincere.
Però in Italia aiutano.
Ognuno poi ha i suoi parametri, le sue pietre di paragone: il mio canarino-in-miniera è Giuliano Ferrara, a cui Trump dà un certo fastidio. Per il populismo? Ferrara ne ha avallati di peggiori. Per il cattivo gusto? Parliamo del tizio che si mise il rossetto e andò in piazza col cartello "siamo tutti puttane", per solidarietà col capo accusato di avviare minorenni alla prostituzione. E allora, insomma, cosa c'era in Berlusconi che Ferrara non riesce a trovare in Trump? Secondo me è una questione preconscia: Ferrara non pensa, Ferrara annusa. E per quanto inspiri, non riesce a sentire quell'odore di vero potere che gli darebbe alla testa. Per un Berlusconi si sarebbe messo in mutande; per un Bush era disposto a millantare consulenze con la CIA; per Trump niente. Lo trovo molto indicativo.
Di Calderoli non si butta via niente
18-09-2015, 02:12Berlusconi, come diventare leghisti, RenziPermalinkDue giorni fa il Senato della Repubblica si è trovato in una situazione imbarazzante. Il senatore Roberto Calderoli, che aveva depositato un mezzo milione di emendamenti alla riforma costituzionale, ha insistito perché non si posticipasse un voto su di lui, che nel 2012 in un comizio a Treviglio aveva paragonato l'allora ministra Kyenge a un orango. Un pubblico ministero aveva ravvisato in un simile paragone un'aggravante razziale. Il senato doveva scegliere se autorizzare o no un processo. 196 senatori - 81 dello stesso partito della Kyenge - hanno votato no: per loro non c'è nessuna aggravante razziale nel paragone tra un ministro di origine africana e un orango. Pare che siano cose che capitano nei comizi, un senatore del PD ha dichiarato proprio così:
"le parole pronunciate dal senatore Calderoli vanno valutate nell’ambito di un particolare contesto di critica politica" e "spesso nella satira si paragonano persone ad animali, senza che tali circostanze diano luogo a fattispecie criminose".Devo ammettere di avere io stesso più volte paragonato Calderoli a un suino, a causa di certi suoi deprecabili costumi. In coscienza, nemmeno io credo di aver dato luogo a fattispecie criminose. Ho ricordi più o meno vaghi di cavalli di razza, topi e rospi, e poi a un certo punto il bestiario ci sembrò inadeguato e arrivammo alle mortadelle. Però, insomma, non ravvedere il razzismo in un paragone tra una donna di origine africana e un orango è un po' grossa. Potrei quasi capirla se dietro ci fosse il nobile intento di salvaguardare la libertà di espressione degli eletti dal popolo: peccato che tra quei 196 senatori ce ne siano parecchi del tutto favorevoli a processare Calderoli per quel che ha detto. Ma solo per diffamazione, senza aggravanti razziste. Insomma, paragonando la Kyenge a un orango, Calderoli l'ha offesa. Però la ha offesa senza razzismo. Senza sobillare il razzismo della platea a cui si rivolgeva. I 196 senatori la pensano così.
Allora mi chiedo: che strada abbiamo fatto dal 2011 a oggi? È peggio una Camera che prende per buona qualsiasi cazzata si inventa l'avvocato di Berlusconi, o un Senato che per mandare avanti un'orrenda riforma costituzionale si tappa le orecchie, gli occhi, il naso per non sentire la puzza di un porco razzista - animale peraltro dal fiuto notevole, tant'è che dopo il voto che l'ha graziato ha prontamente ritirato gran parte degli emendamenti?
Ecco chi ha salvato Roberto Calderoli dall'accusa di razzismo.
Love of My Life
16-08-2015, 12:00autoreferenziali, Berlusconi, La grande gara di spuntiPermalinkCi sono 177 pezzi su Berlusconi.
(La stima è per difetto).
Che ne faccio?
Tra un po' saranno quasi tutti incomprensibili. Alcuni già lo sono. E però è seccante - questa è la parola - buttar via tanto lavoro. Tanta roba scritta nell'impellenza di un momento, quando sembrava importante, sembrava interessante, e adesso non si capisce nemmeno di cosa stessi parlando. Possibile che non si possa riciclare?
(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone).
In fin dei conti SB è stata una presenza fissa nella mia vita. Quando ho iniziato a guardare i cartoni animati, lui si è comprato tutti i canali privati e ci ha messo la pubblicità. Quando ho cominciato a nutrire attenzioni per le forme femminili, lui mi ha sbattuto in faccia l'inquietante Tinì Cansino. Quando ho avuto finalmente l'età per votare, lui si è preso tutti i partiti di centrodestra e ha vinto le elezioni. Il primo pezzo che ho scritto su un giornalino parlava di Berlusconi e dei suoi sondaggi. Poi sono cresciuto e Berlusconi è cresciuto con me - anche un po' in me, naturalmente. Sembrava sempre lo stesso, e invece ogni anno era un po' diverso. Spariva per mesi, tornava abbronzato in bandana, diceva due cazzate all'europarlamento, mi forniva così tanti spunti per sembrare intelligente. Tra noi è stata una storia lunghissima, e LO SO, NON INTERESSA PIÙ A NESSUNO, però è una cosa che si scrive da sola.
Questa era tra l'altro l'idea originale di Storia d'Italia a Rovescio; poi decidemmo di non fissarci solo su SB. Ma era ancora il 2006, mancava per esempio ancora tutta la fase puttaniera. Con poco sforzo finirebbe pure per sembrare una parodia di Piccolo, basta inserire qualche minimalismo al volo, non so quando trasmisero la vhs della discesa in campo, mio padre disse: boh, non so cosa pensare, ma io ero al bagno perché avevo un virus intestinale (non è vero niente, ma per fare un esempio al volo).
Alla fine più che di Berlusconi si parlerebbe dell'antiberlusconismo, anzi dei cinque antiberlusconismi: di come sono degenerati o sono stati sconfitti. Però c'è anche un altro aspetto che mi piacerebbe salvare, ed è la simpatia. Io ho senz'altro odiato Berlusconi, però ogni volta che mi capitava di scrivere una storiellina su di lui, ne facevo un personaggio simpatico. Non so perché. Non mi capita con tutti, per esempio con Bush Jr sì, con Renzi no. È una tendenza che è cominciata prestissimo, e non è praticamente mai finita. Se riuscissi a mettere insieme tutti i pezzi, ne salterebbe fuori un Berlusconi non dico verosimile, ma umano. A guerra finita, sarebbe anche un modo di congedarsi con dolcezza.
Se insomma ti interessa un collage di tutti i Berlusconi comparsi su questo blog e qui intorno, dovrai votare per Love of My Life, che oggi se la gioca con Le 1+2+3+4+5+6+... notti. Sentiti libero di cliccare Mi Piace su Facebook, o linkare questo post su Twitter, o scrivere nei commenti che questo pezzo ti è piaciuto. Grazie per la collaborazione, e arrivederci al prossimo spunto.
È facile confonderli
31-05-2015, 00:381500 caratteri, Berlusconi, dialoghi, elezioni 2015Permalink“La concorrenza”.
“I comunisti”.
“Una specie”.
“Non li immaginavo... così”.
“Erano giovani”.
“E niente bandiere”.
“Così è facile confonderli”.
“Avete visto cosa hanno fatto… mi hanno circondato e... hanno tirato fuori quegli affari”.
“Gli smartphones”.
“Proprio come se fossero i nostri. Non me lo sarei mai immaginato”.
“Che immaginava che sarebbe successo?”
“Non so. Un lancio di monetine. Una statuetta sui denti”.
“I tempi sono cambiati”.
“E invece sono venuti a farsi il selfie. Cosa sta succedendo?”
“Non se la prenda troppo, Presidente”.
“Domani tutti mi prenderanno in giro perché non so riconoscere la mia gente, mi daranno del vecchio rincoglionito. Ma cosa sta succedendo a loro? Perché non mi hanno cacciato via?”
“Erano giovani”.
“I giovani di solito erano i più incazzati. Possibile che io non faccia più paura?”
“Presidente…”
“Neanche un po’ di rabbia? Niente?”
“...È stato solo un misunderstanding, vedrà che domani dichiareranno di essersi incazzati tantissimo per la sua provocazione”.
“Forse sono davvero un vecchio rincoglionito”.
“No, Presidente, lei no…”
“Posso accettare di essere un vecchio rincoglionito. Ma resto lo stronzo di sempre, non è che se mi invito a casa vostra voi vi mettete in posa. Sono sempre il vostro nemico numero uno, v’ho battuto per vent’anni, non scordatevelo mai”.
“Non se lo scordano, Presidente”.
“È una questione di rispetto”.
“Siamo arrivati, Presidente”.
“Questi sono i nostri, quindi?”
“Questi sì”.
“Da cosa li distingue?”
“Più nokia che iphones”.
Downgrading Matteo Renzi
16-05-2015, 08:041500 caratteri, Berlusconi, RenziPermalinkChe sta succedendo a Renzi? È da mesi che cerco di criticarlo senza chiamarlo il nuovo Berlusconi. Credo davvero che siano diversi e non abbia senso confonderli – ci terrei a non passare per un ossesso che vede la sagoma di Berlusconi in ogni fenomeno che non gli piace. Lui però non è che mi aiuti molto. Manda in giro
Io vorrei non confondere Berlusconi e Renzi, ma mi domando se Renzi ci tenga altrettanto; o se l'esigenza di attirare gli elettori che abbandonano Forza Italia non lo stia forzando a un mimetismo sempre più aderente al modello. Non succede anche agli iphone la stessa cosa? Lo stato dell'arte quando li scegli, vecchi rottami tre anni dopo.
Un'ipotesi sul renzismo
11-05-2015, 23:58Berlusconi, la sinistra perde anche per questo motivoPermalinkLa gente che dice di ricordarsi le cose, mente. I ricordi non sono come documenti crudi emersi da un archivio. Sono un continuo rimontaggio di frammenti che deformiamo a piacere in continuazione, qualcosa che reinventiamo tutti i giorni, adeguandola alle informazioni che abbiamo oggi, alle cose in cui crediamo adesso. Mai esattamente la vecchia canzone, sempre la cover della meteora del momento.
Ora dobbiamo raccontare a noi stessi come abbiamo passato gli ultimi vent'anni; e spiegare a noi stessi che non abbiamo perso tempo a paventare il golpe di un vecchietto sessuomane. Molti non ci riescono. Vent'anni, santo cielo. Possibile che non abbiamo parlato d'altro? Cosa ci era successo?
A questo punto scatta la reazione più inevitabile: il nostro io narrante, l'incessante cercatore di nessi causa-effetto, comincia a girare a vuoto e, non trovando nessuno più plausibile a cui dare la colpa, la rovescia su di sé. È colpa nostra. Lo avevamo scambiato per un gigante, e non capivamo che era un nano. Siamo stati noi a non volerlo sconfiggere. Sarebbe bastato così poco. Se Bertinotti nel '98 non avesse. E Turigliatto nel 2008. E Bersani. C'è tutta una serie di episodi che si inserisce perfettamente nella narrazione, che da cronaca politica diventa immediatamente apologo morale: Bertinotti nel '98 rappresenta l'anima massimalista coerente fino all'autolesionismo che è da reprimere in ciascuno di noi, ecc.. Turigliatto ne è una riedizione in sedicesimo, ma vi aggiunge un altro concetto importante: l'orrore per il diverso. Bertinotti era ancora parte di noi, Turigliatto il nostro amico che rifiutava di crescere, quello con cui dovevamo smettere anche solo di discutere, tempo perso. Da soli, possiamo andare solo da soli, in un posto che sappiamo solo noi. A sentirli parlare, sembra che Berlusconi non abbia governato per metà del tempo.
A questo punto tocca inserire qualche dato discordante, giusto per verificare se la storia non assume un senso diverso. È difficile negare l'impatto emotivo che ebbe nel 1998 la sfiducia a Prodi da parte della Rifondazione di Bertinotti. Quella sera si ruppero amicizie, un partito si spezzò in due cocci che non si sono mai più messi assieme. Ma emotività e frazionismo a parte, fu la fine del centrosinistra? No. Affondò al massimo l'Ulivo di Prodi, che avrebbe navigato comunque a vista fino ai bombardamenti in Serbia. Seguì D'Alema, e poi Amato. A questi governi si possono rimproverare molte cose (la mancata legge sul conflitto di interessi tra le prime), ma proseguirono un'operazione di risanamento e verso la fine avevano anche un tesoretto da reinvestire. La legislatura si spense al suo termine naturale, dopo cinque anni; poi rivinse Berlusconi, come spesso capita in democrazia.
Bertinotti nel '98 fece cadere un governo, ma non ci precipitò in nessun baratro. Berlusconi tornò al governo solo tre anni dopo, e non ci tornò perché il centrosinistra era litigioso e inconcludente. Ci tornò perché prometteva, come al solito, il bengodi, e molti italiani si dissero: proviamo, magari stavolta toglierà a qualcun altro per regalare a me. Prodi e Amato, in effetti, non regalavano quasi mai niente a nessuno. Berlusconi non tornò al potere per colpa di Bertinotti o per colpa nostra - a meno che tu che leggi non l'abbia votato nel 2001. L'hai votato? Io no, quindi perché mi dovrei sentire colpevole?
Perché se riconosco che sono innocente, devo poi accettare una verità un po' più dura, ovvero che sono impotente. Preferiamo vivere nel mondo magico della prima infanzia dove ogni avvenimento è connesso con i nostri desideri, che in un universo assurdo che può implodere in qualsiasi momento senza un motivo. La vittoria di Berlusconi nel 2001 era abbastanza ineluttabile: il naturale ritmo dell'alternanza, il logoramento dei partiti di governo, l'opacità del candidato rivale che pure era stato scelto belloccio e relativamente giovane. Ma con un po' di sforzo possiamo immaginare che sia stata invece colpa nostra. Eravamo litigiosi e disuniti e così vinse lui.
Cominciò una lunga traversata nel deserto. Cominciò nel peggiore dei modi - Genova - proseguì in modo abbastanza pirotecnico con l'11/9 e le manifestazioni antiguerra. Nel frattempo il governo tentava di sfondare sull'articolo 18, trasformando per qualche mese Sergio Cofferati nel leader della sinistra. Non funzionò, la guerra in Iraq monopolizzava il dibattito e a metà legislatura cominciò a esser chiaro che il governo sonnecchiava. Berlusconi non si faceva vedere per mesi e poi riemergeva con qualche ruga in meno e il parrucchino più basso. Nel frattempo la sinistra si riorganizzava intorno a Prodi e tutto lasciava pensare che nel 2006 il pendolo sarebbe tornato dalla nostra parte.
Non fu così.
Premesse a una psicopatologia del renzismo
11-05-2015, 01:24Berlusconi, RenziPermalinkVieni a farcela davanti, la psicopatologia, se ne hai il coraggio. |
Scoprivo invece, discutendo con questi miei amici e (ex?) compagni, che la mia disponibilità era male, malissimo, il primo degli errori della sinistra. Il paradosso per cui chi mi raccontava queste cose stava sostenendo un governo Pd+Ncd, e riteneva una buona idea far scrivere un po' di legge elettorale a Berlusconi, si risolveva rapidamente: come ogni guerra si fa perché sia l'ultima, queste riforme si facevano assieme affinché, da lì in poi, non ci fosse più nessuna possibilità per una coalizione in Italia. Mai più. Il solo inciucio necessario è quello che porrà fine per sempre a ogni inciucio. Meglio far scegliere a un solo terzo di elettori, piuttosto che correre il rischio di un nuovo quadri o penta o decapartito, una nuova ammucchiata rissosa e ingovernabile.
Senza essere un appassionato di ammucchiate, non le trovo il peggiore dei mali: considero la negoziazione una delle principali arti del politico, e che tutto quello che riusciamo a fare - tutto - sia il risultato di un compromesso. Intorno a me, col tempo, mi sembrava di vedere solo gente che più o meno la pensava allo stesso modo. Poi arriva Renzi e mi trovo improvvisamente circondato da un branco, scusate, di rinoceronti che mi garantiscono educatamente che no, ogni compromesso è una sconfitta; negoziare è fallire; e sventurato è il popolo che non conosce il nome del suo leader la sera delle elezioni. Magari nel lungo periodo avranno pure ragione loro, devo ammettere che la loro corazza è di un grigio assai elegante; nel frattempo però mi piacerebbe capire com'è successo: com'è che una mattina ti spunta un corno sul naso? com'è possibile che persone sinceramente democratiche a un certo punto abbiano deciso di passar sopra alla definizione stessa di democrazia? È il risultato di un evento traumatico? E se sì, quale?
Un indizio
In seguito ha fondato altri due partiti, giuro. |
Unfuckable
14-03-2015, 07:37Berlusconi, dialoghiPermalink"Eh?"
"Non hai mai dato della culona alla Merkel".
"Ah no?"
"Non risulta da nessuna parte. Lo scrive Facci, guarda".
"Ma cosa vuoi che ne sappia Facci, eddai".
"Si è letto tutti i testi delle intercettazioni del processo di Bari e non c'è nessuna Merkel culona".
"Eeeeh, ma chissà se li è letti davvero e non ha fatto... come dite voi giovani... controleffe".
"E che importa? Non risulta".
"Ma magari invece di culona l'ho chiamata chiappona, lui cerca *culona* col controleffe e non la trova".
"Ma *Merkel* l'avrà cercato, no?"
"Ma magari ho detto *cancelliera chiappona*, che ne sa lui".
"Ma scusa perché tu?"
"Io cosa?"
"Tu lo saprai bene cosa hai detto della Merkel, no?"
"Io?"
"Cioè tu non sai se hai detto o no culona inchiavabile?"
"Tesoro, ma come cribbio faccio a saperlo".
"?"
"Va bene, lascia che ti spieghi".
"Non cominciare con quel tono".
"È che voi giovani non vi rendete conto... state tutto il tempo a pigiare su quei smarfon... vi scrivete chilometri di cazzate e resta tutto, compresa una stronzata che hai detto otto anni fa a una compagna antipatica. Fai controleffe e la trovi, vero?"
"Al massimo melaeffe".
"Quel che vuoi, Tesoro, non me ne frega un c - ma devi capire che ai miei tempi era diverso. Si stava ore al telefono con questo e con quello, e sai quante cazzate toccava sparare per tirarsi su il morale? Ora se a un certo punto in una telefonata di cento anni fa ho detto che la Merkel era inchiavabile, ma secondo te me lo posso ricordare in un qualche modo? Non mi ricordo nemmeno con chi ero al telefono e perché".
"Comunque non risulta".
"...poi a un certo punto sento che parlano tutti di questa cosa che avrei detto alla Merkel... addirittura i giornali inglesi, e chi sono io per smentire i giornali inglesi? Cioè se lo hanno scritto loro io mi fido".
"Invece se lo sono inventati al Fatto".
"Quelli sono fortissimi. E pensa che non li pago nemmeno".
"Li potresti denunciare".
"Tesoro, mi hanno fatto vincere le elezioni".
"Ma almeno convocare una conferenza stampa, per avvertire tutto il mondo che..."
"Che è davvero una culona! Ottima idea. Così leviamo il dubbio a tutti quanti".
"..."
"Non fare quella faccia, se non lo dico io ci pensa Grillo... o Salvini. Io ho un personaggio da difendere, capisci?"
Del ridursi a sperare in Silvio; nella sua ragionevolezza
27-11-2014, 02:26Berlusconi, come diventare leghisti, RenziPermalinkE vorrei tanto sbagliarmi, ma davvero, è così fragile il filo che tiene Matteo Renzi appeso alla sua macchina teatrale di leader della nazione; così debole il suo consenso, fatto ormai più di gente che si astiene che di gente disposta a votare per lui. Basterebbe un nonnulla, un piccolo colpetto, un ago di bilancia, per disarcionarlo e riportare una destra di popolo al potere; e Berlusconi è molto più di un ago. Non è più Van Basten, siamo tutti d'accordo; forse non avrebbe neanche più i soldi per comprarselo; ma oggi il campionato in Italia si vince con molto meno. Se Renzi non è il fenomeno carismatico e politico che a un certo punto abbiamo tutti sperato che fosse (anche i suoi oppositori, per avere almeno qualcosa di interessante a cui opporsi), Salvini è, con tutta la più buona volontà, un calzino rattoppato che può credersi qualcuno soltanto nel Paese delle mezze calze. I media credono in lui come si crede al campioncino del momento, quello che ha infilato tre gol in tre partite e in primavera starà già annaspando. Bossi ha deluso, Grillo ha deluso, Renzi è quel che è, buttiamoci su Salvini. È una bolla come un'altra, potrebbe scoppiare da un momento all'altro; ma se invece Berlusconi volesse investirci davvero? Non avrà i soldi del '94, ma - no, aspetta, nel '94 aveva forse più debiti che adesso. L'asta poi rischia di andar deserta, l'Italia oggi vien via per molto meno.
Attenzione, non basta misurare la popolarità attuale di Salvini e moltiplicarla per i ripetitori di Silvio Berlusconi. Bisogna anche calcolare cosa succederebbe dal momento in cui Renzi smettesse di essere, per la stampa e per le tv mediaset, quel simpatico bischero con tanta genuina voglia di fare che può andare da Barbara D'Urso a vendersi gratis. Dopo che Corriere, Repubblica e a momenti anche la Stampa hanno voltato le spalle, nel momento in cui metà dell'etere nazionale cominciasse a pompare un Salvini cacciazingari ma dal cuore d'oro, anti-euro ma con giudizio, e Renzi si ritrovasse davvero solo col suo twitter. Tutto questo magari all'indomani del varo di una legge elettorale concepita per regalare legislativo, esecutivo e quirinale a chiunque arrivi primo, e il secondo a casa. Quanto spero di sbagliarmi quando penso che da uno scenario del genere, in sostanza un sogno bagnato di Borghezio, mi separa soltanto la coscienza di un uomo.
Un uomo con quella faccia di cera e gli occhialini da pokerista cieco, e la ragazza trofeo col cagnetto; un tizio che non è detto che abbia una coscienza - non quella che io chiamo coscienza - ma posso soltanto sperare abbia ancora quel tanto di raziocinio da capire che appaltare la baracca a Casa Pound e avviare procedure per l'uscita dell'euro (anche solo per finta) non conviene, per primo, neanche a lui e alle sue aziende. Non mi aspetto che abbia a cuore il destino dell'Italia e dell'Europa; ma almeno delle sue aziende.
Poi penso a come ha lasciato ridurre il Milan, e davvero, mi preoccupo.
Perché dietro a quegli occhialini e quella faccia di cera potrebbe pure esserci qualcuno che a questo punto ci odia - non gli mancherebbero i motivi; qualcuno ben disposto a lasciarci distruggere, anche solo per dimostrare ai suoi figli che lui, solo lui era il migliore, e senza di lui nessuno sarà mai più buono a combinare qualcosa.
(PS: anche per questo motivo, io ritenevo e ritengo che Cologno dovrebbe essere distrutta).
Silvio B., o la sposa fuggitiva
25-07-2014, 10:50Berlusconi, RenziPermalinkÈ il 25 luglio del 2014. Sono passati cinque mesi, non tutti scanditi dall'approvazione di memorabili riforme. Renzi nel frattempo ha vinto le elezioni europee, ma il parlamento è ancora quello di prima, ed evidentemente maldigerisce il ritmo decisionista del nuovo arrivato. La riforma elettorale è impantanata in Senato, Grasso su pressione del Quirinale ha contingentato la discussione sugli emendamenti; il voto è previsto per l'otto agosto, ma Calderoli (che a questo punto è di quelli che la sa lunga) dice che tanto non passerà. Qualcuno potrebbe argomentare che l'idea di affidarsi a un parlamento vecchio per lanciare una serie di riforme rottamatrici e destabilizzanti non era, in partenza, molto brillante: ma è andata così, inutile recriminare. Piuttosto è interessante notare come ieri sera il ministro Boschi abbia buttato lì una notizia che, in effetti, cambia le carte in tavola: ha riconosciuto che una volta emanate le riforme si farà un referendum confermativo.
Lo ha detto come se fosse una cosa scontata, e invece no, scontato fin qui non lo era affatto. Il referendum confermativo (che non richiede il quorum) si può fare soltanto se una modifica costituzionale non ottiene una maggioranza qualificata in parlamento (due terzi). In sostanza, con molta serenità la Boschi ha ammesso una sconfitta: dopo cinque mesi che se ne parla, e ogni settimana è data per decisiva, alla fine la legge non ha ancora una maggioranza che le consente di camminare con le sue gambe. Berlusconi sembrava d'accordo, Alfano era d'accordo, eppure per una strana serie di circostanze la maggioranza necessaria non c'è. Bisognerà chiedere il parere agli italiani. Una prova di forza che Renzi è evidentemente sicuro di superare, anche se -
- c'è qualcosa che non ho capito, scusate.
Ma allora perché facciamo le riforme con Berlusconi?
Avevo capito che fosse una scelta, come dire, obbligata. Perché d'accordo, è un vecchio laido condannato ai servizi sociali, ma c'è ancora tanta gente che gli vuole bene, e chi siamo noi per giudicare. Soprattutto, era l'unico che poteva portarci in dote una maggioranza qualificata. Ora però si scopre che questa famosa maggioranza non c'è. E quindi, insomma, se la dote non c'è di solito il matrimonio salta. Nei matrimoni d'interesse, perlomeno funziona così. E questo è un matrimonio d'interesse, vero?
O è un matrimonio d'amore?
Ecco, magari prima di andare avanti verifichiamo questa cosa, che è importante. Qualcuno si è forse innamorato di Berlusconi ultimamente? Io no. Tu sì? Ammettilo, accettalo, anche perché sennò questa cosa non si spiega. Io ero rimasto che con Berlusconi si dovesse fare un affare: le riforme con la maggioranza qualificata. Peraltro, sono riforme piuttosto brutte - in sostanza è l'ennesima riproposizione di quella portata indigesta che non ci è mai andata giù, il presidenzialismo. Il patto di fidanzamento - per quel poco che si sa - prevedeva addirittura un ballottaggio-referendum tra i due candidati meglio piazzati, una cosa che in Europa non si è mai vista; un tie-break dove chi la spunta di uno 0,1% vince tutto. Più presidenzialista di così, senza metterci l'etichetta "presidenzialismo", è oggettivamente impossibile. Pure questo avevamo concesso a Berlusconi - però lui doveva portarci una dote in cambio. La dote dov'è?
Quindi, ricapitolando. La riforma faceva schifo, ma era l'unica che si poteva fare con una maggioranza qualificata, cioè Berlusconi - però si è scoperto che Berlusconi non vuol dire maggioranza qualificata.
Faceva schifo, ma se ne poteva discutere: non in commissione però, in aula. Poi si è arrivati in aula e si è scoperto che non si poteva discutere neanche lì.
Ora pare che si andrà al referendum. Mettiamo le cose in chiaro: sarà un referendum su Renzi - non c'è verso che si possa impostare diversamente. Ma sarà anche la cerimonia nuziale tra Renzi e Berlusconi. Quest'ultimo rimane, fino a prova contraria, un vecchio laido condannato ai servizi sociali. Dovrete portarlo sugli scudi, dovrete proclamare che lo amate e che la riforma che fate con lui l'avete scritta con un trasporto sincero. Magari gli elettori applaudiranno la schietta espressione dei vostri sentimenti e correranno alle urne a benedire la vostra unione. Magari andrà così.
Faccio presente un'ultima cosa: quel tizio laido in passato ha già fottuto persone più esperte di voi. Doveva portarvi in dote una maggioranza qualificata, e la maggioranza qualificata non c'è. Dovrebbe aiutarvi a portare almeno un po' di elettori alle urne per il referendum, ma chissà se lo farà. Chissà se gli interessano davvero queste riforme. Chissà se non preferisce mollarvi all'altare e far rimediare all'unico candidato PD ormai credibile una grottesca e irredimibile figura di merda. Chissà.
Papi Silvio è innocente, Papi Silvio è indecente
18-07-2014, 17:41Berlusconi, giustizia, prostituzionePermalinkLa sera del 27 maggio 2010, una signora che credo si chiami Michelle Conceicao - e che in seguito ammetterà di essersi prostituita - sta scrollando nervosamente la rubrica del suo telefono, alla ricerca di un numero che corrisponda al nominativo PAPI SILVIO BERLUSCONE. Si tratta del cellulare del presidente del consiglio dei ministri, on. Silvio Berlusconi. Però se mi chiedete se sia un reato dare il proprio numero di telefono a una prostituta - anche solo lasciare che il vostro numero finisca sulla sua rubrica - beh, no, non è un reato, ci mancherebbe, no.
Michelle Conceicao sta cercando l'on. Silvio Berlusconi perché ha un problema: una sua conoscente, Kahrima El Mahroug, è trattenuta presso una questura, sospettata di furto. Non ha i documenti con sé. In questo caso chi non si adopererebbe per un'amica. La Conceicao non è forse, propriamente, un'amica di Kahrima (verranno violentemente alle mani qualche giorno dopo), ma comunque cerca di avvertire la persona più potente che conosce: e si dà il caso che abbia in rubrica una persona davvero molto potente. Papi Silvio Berluscone.
Anche Silvio Berlusconi non è, propriamente, un 'amico' di Kahrima El Mahroug: l'ha vista a qualche festa - il che non costituisce reato. Ovviamente sa che frequenta Michelle, evidentemente sa che mestiere fa Michelle; ma non sa (questo è cruciale) che Kahrima è minorenne. Quando riceve la telefonata, Berlusconi potrebbe fare compiere tanti passi per aiutare questa ragazza; il passo che decide di compiere è far chiamare la questura per informare il personale che Kahrima non dev'essere arrestata: ragioni di Stato. Si tratta infatti della nipote di Hosni Mubarak, allora presidente egiziano. Tutto questo costituisce reato?
No, se in quel momento Berlusconi è davvero convinto che Kahrima sia la nipote del presidente di un Paese amico. Infatti in tutti i gradi del processo ha dovuto sostenere questa versione: quella sera ne era convinto. Anche i parlamentari della maggioranza che lo sosteneva dovettero affermarlo, in una votazione che rimane a verbale. Per tutti loro Kahrima è stata, per qualche tempo, una probabile nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Per questo motivo era meglio che uscisse dalla questura al più presto, accompagnata da Nicole Minetti. Quest'ultima, poi, pur sapendo ormai che Kahrima è minorenne, decide di affidarla alla Conceicao, forse non la più affidabile tra le tutrici.
In seguito Berlusconi fu accusato di avere avuto rapporti sessuali con Kahrima, detta Ruby; addirittura di aver commesso l'odioso reato di favoreggiamento della prostituzione nei suoi confronti. Per difendersi raccontò diverse cose, che ora forse non risultano: depilatori laser e altre sciocchezze. Raccontò - e la cosa è discutibile in sé - che non avrebbe mai potuto intrattenere relazioni con prostitute, in quanto fidanzato: e in capo a un paio d'anni in effetti una fidanzata spuntò. Tenere nascoste le fidanzate è forse un reato? Ma ci mancherebbe altro. E millantare di averne una quando non è vero? Per carità, toccherebbe aprire carceri contigue a ogni bar sport. Cerchiamo di essere persone serie.
Dunque può benissimo darsi, come ha stabilito il giudice in appello, che Berlusconi non abbia commesso nessun reato. Probabilmente non è un reato fare pressioni per liberare una persona, se tu pensi che quella persona sia la nipote di un importante alleato del tuo Paese. Non è un reato lasciare un numero privato a una prostituta; non sarebbe nemmeno un reato andarci a letto - a meno che non si tratti di minorenni - ma Berlusconi dice che non lo sapeva - e comunque non risulta che ci sia mai andato. Fine. E la famosa persecuzione giudiziaria? Pare che non esista; forse bastava trovarsi dei buoni avvocati, e dopo vent'anni di procedimenti a suo carico B. finalmente li ha trovati. Bene. Tutto qui?
No.
Berlusconi è innocente. Va bene. Non ha mai incoraggiato una minorenne a prostituirsi. Può darsi. E però rimane, per sempre, Papi Silvio Berluscone. Il presidente del consiglio che una prostituta milanese poteva chiamare quando voleva. Il punto di riferimento della corte dei miracoli delle olgettine e dei loro vari impresari. Non dev'essere processato per questo. Non costituisce reato. È semplicemente un dato imbarazzante, che ne avrebbe determinato la fine politica, in altri Paesi - no, aspetta, anche in questo Paese, se invece di chiamarsi Silvio Berlusconi si fosse chiamato, poniamo, Sircana o Marrazzo. Se a sua disposizione non avesse avuto, oltre a buoni e meno buoni avvocati, la potenza di fuoco di tre emittenti televisive e decine di quotidiani compiacenti. Sappiamo poi, ormai, che parte di quelle emittenti e quella compiacenza se l'è guadagnata illegalmente. Ma cerchiamo di essere persone serie davvero.
Fa molto caldo oggi, trovate? potrei anche pensare di uscire da casa in mutande. Non sarebbe necessariamente un reato. Ma non lo farò. Non aspetterò nemmeno che sia un giudice a stabilire, tra qualche anno, se è o non è un'offesa al pudore. Non credo che sia il giudice a dover stabilire cosa sia o non sia decente: in certi casi il buon senso dovrebbe essere sufficiente, oltre che necessario. Un presidente del consiglio che mantiene le Olgettine; uno che se Michelle Conceicao lo chiama perché ha un problema scatta subito sull'attenti e mobilita il capo di gabinetto di Palazzo Chigi; uno che adopera per certe missioni Nicole Minetti; uno che sostiene di aver potuto scambiare Ruby Rubacuori per una nipote di Hosni Mubarak (personaggio peraltro odioso); uno che, dopo aver saputo che Ruby è minorenne, lascia che sia affidata a Michelle Conceicao; uno così non è decente. È in mutande per strada, se non peggio. Un giudice può anche stabilire che non sia un reato, ma non è questo il problema. Quel signore in mutande non si sta comportando in modo degno del suo ruolo, né, soprattutto, ragionevole. Sembra un maneggione ormai alla mercé delle necessità quotidiane della costosa corte dei miracoli che sta finanziando. Non dovrebbe avere responsabilità di governo. Non dovrebbe essere ancora nelle condizioni di dettare riforme costituzionali.
Riforme, peraltro, che tradiscono ancora lo stile con cui si comportò quella sera: scritte con una certa sventatezza, una certa indecenza, una decisa sfacciataggine. Uno che ti racconta che la tal ragazza è la nipote del faraone, e pretende che tu la bevi, la prossima volta ti racconterà che per un governo democratico può bastare il 37% del parlamento, e se non la bevi si offenderà. Ci scusi tanto, Papi Silvio, ma continuiamo a non fidarci di lei.
#HaVintoLui
21-05-2014, 18:18Beppe Grillo, Berlusconi, come diventare leghisti, elezioni 2014, Euro, RenziPermalink200 poliziotti in più! che inseguiranno i ladri a piedi. |
Più fiorini per tutti. |
Berlusconi giustizialista, rifletteteci. A 77 anni quest'uomo riesce ancora a stupire |
E non è tutto sommato la cosa peggiore che poteva capitarci: coraggio, se vince Grillo almeno l'Italicum non si farà. Giustamente: una legge così brutta nemmeno Grillo poteva scriverla. Non è uno scherzo: la proposta di legge elettorale del M5S è comunque bruttina, e a tratti assolutamente balorda. Ma decisamente migliore di quell'offesa al senso comune e alla democrazia buttata già da Berlusconi su cui Renzi doveva assolutamente mettere la sua bella faccia. Grillo non vince soltanto perché le parole d'ordine ormai le detta lui; vince anche perché, di fronte a contendenti costretti a scimmiottarlo, finisce per sembrare quasi il più lucido.
La democrazia in diretta (non funziona)
21-05-2014, 02:08Beppe Grillo, Berlusconi, giornalisti, tvPermalinkFino a qualche mese fa succedeva con Berlusconi, oggi capita con Grillo; ogni volta che il demagogo di turno arriva e fa strame della verità e del buonsenso, il giorno dopo ci tocca lo spettacolo degli avvoltoi sedicenti esperti di comunicazione, che gracchiando c'informano che è tutto inutile: il fact-checking? inutile. La controinformazione? Pura velleità. Tanto #vince lui. Vince, sì, perché dice un sacco di stronzate, certo, ma sa parlare alla pancia degli italiani: quindi è un genio. Berlusconi era un genio, perché prometteva un milione di posti di lavoro o di detassare la prima casa, e la pancia degli italiani questa cosa la capisce; la capisce senza chiederti la copertura o altre cose noiose, cose non da pancia. Allo stesso modo è un genio Grillo, perché se la prende con l'euro, gli stranieri che si comprano le nostre imprese e gli Uffizi di nascosto, i politici in combutta coi banchieri eccetera. Scemenze, indubbiamente; però alla pancia piacciono, e chi siamo noi per opporci alla pancia? No, sul serio, chi siamo? Chi ci paga per opporci?
Lo sconforto sembra cogliere anche i più lucidi: Mario Seminerio riconosce a Grillo il merito di "aver definitivamente rottamato (anzi annichilito, vaporizzato, atomizzato) il concetto di fact checking"; Davide De Luca si interroga se sia etico intervistarlo - e non sa cosa rispondersi. E proprio mentre provo a rispondere per conto mio, mi rimbalza sul monitor il trailer di un'intervista inglese a Berlusconi: pochi secondi in cui B., messo di fronte a una delle cose più stupide che ha detto, non sa come rispondere. Nello stesso silenzio c'è la mia risposta: ci sono tanti motivi per cui il giornalismo anglosassone è migliore del nostro, perché non cominciamo dal più banale? Loro i politici li intervistano il più delle volte in differita. Che differenza fa?
Tutta la differenza del mondo. Solo la differita restituisce al giornalista le sue responsabilità. Solo la differita gli dà il tempo di verificare le informazioni, denunciare le bugie, dare all'intervista un determinato taglio dettato dalla sensibilità di chi fa le domande, e non dal narcisismo di chi sbrodola le sue risposte. Solo in questo caso potrà avvenire, come non è mai avvenuto in un'intervista italiana, che un parolaio consumato come B. si ritrovi a disagio, costretto a difendersi anziché attaccare. La differita impedirebbe ai politici di giocare al fiume in piena, che purtroppo è la strategia di tutti i contendenti italiani davanti alle telecamere: tutti ugualmente "geniali" mentre promettono cose e lanciano slogan a cui il giornalista non può opporre che una smorfia scettica.
Forse la mutazione genetica della politica italiana non è avvenuta tanto in virtù di un referendum o di una riforma elettorale, ma nel momento in cui i politici hanno cominciato a riempire i palinsesti televisivi, un'alternativa economica all'intrattenimento intelligente. L'ossessione per la diretta, con i suoi infortuni, il suo "bello", è un'altra caratteristica della tv italiana: i politici vi si sono prestati con generosità, nella speranza di cavalcare un'onda che invariabilmente travolge i meno populisti. Ed eccoci qui.
Ma supponiamo ottimisticamente che si tratti di una sbornia, destinata a finire prima o poi: che faremo a quel punto? Io me ne accorgo un po' ogni giorno: l'unico giornalismo che ancora m'interessa, che consumerei avidamente persino pagando, ma che molto spesso non riesco a trovare, non è quello che mi offre le notizie (ormai mi arrivano in faccia in tempo reale) ma quello che me le smonta. Mi affascina più il fact-checking che i fatti in sé. L'unica intervista politica che guarderei con interesse è quella rimontata da una redazione il giorno dopo, con la classifica di tutte le bugie che il tizio è riuscito a dire in dieci minuti. Per arrivarci, dobbiamo aspettare che la pancia degli italiani si stanchi dell'ennesimo genio gonfio d'aria. Ammesso che si stanchi mai; che non ne trovi un altro ancora più gonfio degli ultimi due, e così via. Ma ci dev'essere pure un limite all'aria che può entrare - e un modo di farla uscire.
Il complotto contro un uomo ridicolo
16-05-2014, 02:22Berlusconi, elezioni 2014, ho una teoriaPermalinkQuello che accadde davvero a quel punto - e che comprensibilmente Berlusconi non vuole sentirsi dire - è che risero i giornalisti. Non risero perché pilotati da un complotto ordito a Berlino o a Strasburgo. Non risero della situazione italiana, delle tre manovre promesse e rimangiate durante una psicotica estate trascorsa ad abolire province e ritoccare aliquote sui giornali del mattino, per rimangiare tutto nei talk della sera. Risero perché il re era nudo, perché Berlusconi era ridicolo. Oggettivamente, lo era: non è improbabile che a scatenare quella libera risata internazionale abbia concorso più Ruby Rubacuori che tutti i severissimi editoriali dell'Economist o del Wall Street Journal. Quel che importa è che B. ormai fosse un oggetto impossibile da gestire senza riderci su: all'estero soprattutto, fuori dal cono d'angoscia dello spread. Se anche ci fu un complotto, come racconta l'ex ministro del Tesoro USA Geithner, fu un complotto per convincere le istituzioni italiane a liberarsi di un capo del governo incapace e screditato. Dal mio antiberlusconiano punto di vista, avrei preferito un complotto più efficiente e tempestivo. Una nazione può permettersi di avere politici non all'altezza, se ha i conti in ordine; o può avere i conti nel caos, se ha leader carismatici e autorevoli. Nell'autunno 2011 stavamo precipitando con una squadra di pagliacci in cabina di comando (Continua sull'Unita.it, H1t#231).
Crepuscolo dell'antiberlusconi
06-05-2014, 02:17Beppe Grillo, Berlusconi, elezioni 2014, RenziPermalinkChe cos'è successo poi di tanto epocale? A occhio, è la prima volta in vent'anni in cui la partita si gioca su un campo triangolare. Cresciuto in un Paese bipolare, ho serie difficoltà a interpretare correttamente il senso di una terza dimensione. Fino a due anni fa il "terzo" era sempre un incomodo, uno che cercava di barcamenarsi al centro (perdendo sempre) o si buttava nell'angolino cercando la solidarietà di chi ha a cuore le specie protette. Ora è tutto diverso: esistono davvero tre poli, quasi equidistanti. Tutti e tre ambiscono all'egemonia, anche se il polo berlusconiano è un po' ammaccato (ma conserva le sue potenzialità). Tutto questo non era facilmente prevedibile fino a due anni fa. Che Grillo potesse ottenere un buon risultato era plausibile; non che riuscisse a mantenere un'identità e un'equidistanza quasi perfetta. Dunque quello a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni non è la fine di Berlusconi - che è ancora a galla, e ha probabilmente degli eredi - ma la fine dell'antiberlusconismo.
Quest'ultimo si può definire in tanti modi: in un certo senso è proprio questo il problema, oggi che scopriamo che si trattava di una miscela instabile di tante cose diverse destinate a esplodere e a ritrovarsi in punti molto lontani. All'indomani dell'esplosione mi è più facile capire cosa fosse almeno per me: un orizzonte, una speranza. L'antiberlusconismo era la mia personale risposta alla domanda che da un secolo tormenta i militanti di sinistra: come facciamo a cambiare la società se siamo una minoranza? Ogni generazione ha dato le sue risposte, che accostate possono dare un'impressione di schizofrenia: riformismo, massimalismo, egemonia culturale, fronte antifascista, compromesso storico, eccetera. Ognuno ha aspettato il suo sole, il mio era quello antiberlusconiano. Il ragionamento non mi sembra così campato in aria: se tutto prima o poi finisce, prima o poi sarebbe finito anche Berlusconi; e avrebbe lasciato molti italiani delusi e insoddisfatti. Il che tra l'altro è successo. E così come nel maggio del '45 improvvisamente tutti si ritrovarono antifascisti e partigiani, non mi aspettavo poi gran cosa dagli italiani immaginandomeli, al tramonto di Berlusconi, pronti a salire sul carro di chi B. l'aveva osteggiato sin dall'inizio, e aveva proseguito a osteggiarlo con coerenza. L'antiberlusconismo, nelle mie previsioni, sarebbe stato la molla che avrebbe permesso alla sinistra di raggiungere finalmente una posizione maggioritaria. Una parte cospicua di elettorato - non una fetta grandissima, ma sufficiente - avrebbe riconosciuto alla sinistra la lungimiranza e la coerenza di una decennale, quindecennale, ventennale opposizione a Berlusconi. Anche l'astensione avrebbe giocato una parte importante. Mi sbagliavo, d'accordo, ma perché?
Da una parte bisogna dire che la sinistra non fu proprio quel campione di lungimiranza e coerenza antiberlusconiana che avrei voluto che fosse. E in parte l'insorgenza di Grillo nasce proprio da una frustrazione di questo tipo, così come il Fatto nasce da una costola dell'Unità. Devo dire che per molto tempo ho continuato a considerare il successo di Travaglio come un fenomeno assolutamente accettabile, il giustizialismo come una normale reazione a un potere che depenalizzava il falso in bilancio. Che nella miscela covassero anche spiriti di destra mi sembrava comprensibile e persino promettente: significava che anche a destra qualcuno si rendeva conto di quanto avessimo ragione. È vero che negli ultimi anni intorno all'antiberlusconismo si annusava un'aria greve, si ridesse ostentatamente di vignette e freddure sempre meno divertenti: preferivo non farci caso, così come non mi appassiono ai numeri da circo che ogni partito allestisce in campagna elettorale. Parte della mia illusione nasce dall'ottimismo della volontà: come si può vivere immaginando che dopo Berlusconi possa arrivare persino qualcosa di peggio? Non può piovere sempre. È un po' lo stesso errore che rimprovero a molti militanti di sinistra: siccome il sole non può che sorgere sulle macerie e gli errori del passato, si finisce per tifare macerie e aiutare concretamente chi le produce. Lo stesso esempio del '45, se ci avessi riflettuto meglio, mi avrebbe potuto illustrare come le cose non vadano esattamente così: da un grande disastro non nasce una grande civiltà democratica; al massimo un regime un po' meno imperfetto, un po' più perfettibile. Nei fatti, la crisi di Berlusconi ha lasciato spazio a una formazione ancora più populista, che ha unito la retorica anti-casta a quella berlusconiana dell'oppressione fiscale e burocratica. Il grillismo è una sintesi di Berlusconi e anti-berlusconismo che appena due anni fa ci sembrava impossibile. E poi c'è Renzi.
Renzi non mi è tanto simpatico, ma fosse questo il problema - ripeto: ho votato Rutelli, e sono tuttora contento di averlo fatto; ho votato Veltroni e, se mi ritrovassi in quella stessa situazione, lo rivoterei. Renzi non mi è tanto simpatico, ma è soprattutto il renzismo un fenomeno inquietante. Esso peraltro nasce dalla stessa domanda di cui parlavamo sopra: come facciamo a cambiare la società se siamo una minoranza? Naturalmente possiamo sostenere che abbiamo una vocazione maggioritaria, ma questo non ci regala neanche un cinque per cento in più. E quindi?
E quindi abbassiamo il tetto al 35%. Ovvero: siccome la democrazia non ci premia, eliminiamo la democrazia. Appesi alla contingenza storica per cui i sondaggi, per una volta, ci danno in testa (e però il 50% è lontano), scriviamo una legge che distorca la volontà popolare al punto che è sufficiente spuntarla in una gara a tre per vincere tutto. Il fatto che una proposta del genere ci venga suggerita nientemeno che da Silvio Berlusconi in carne e ossa e pendenze giudiziarie non ci impensierisce: a questo punto dei giochi B. non è che la nostra coscienza sporca. E in effetti poi Renzi si rende conto di averla sparata veramente grossa e riesce a spuntare un 2% di garanzia democratica: il parlamento verrà regalato a chiunque si aggiudichi il 37%. E se nessuno ci arriva, referendum. Renzi è abbastanza sicuro di vincerlo perché ci ha messo in busta 80 euro. Può essere la mossa giusta, ma può anche rivelare una certa ingenuità: cosa sono 80 euro in confronto ai mari e ai monti che i suoi competitor possono promettere? 80 euro solidi in confronto all'abolizione di Equitalia (leggi: abolizione dei debiti) o al referendum sull'Euro (leggi: ci stampiamo i soldi in casa)? Per tacere di tutti gli antipatici intellettuali e rocker pronti a giurare che 80 euro sono una miseria. Dall'altra parte, tuttavia, c'è una folla di militanti e una discreta quantità di politici e intellettuali disposti a credere che 80 euro in busta e un premio di maggioranza al 37% siano una prospettiva democratica e progressista. Ora bisogna averne prese di sberle - e concedo che ne abbiamo prese - per scambiare il premio al 37% per un sole dell'avvenire. Bisogna essere veramente suonati per credere che di fronte alla scelta secca tra Renzi-80-euro e Grillo-aboliamo-Equitalia i berlusconiani sceglieranno gli 80 euro che si sono già spesi tra la pasquetta e il 25 aprile. Insomma non è solo una questione di democrazia; è anche una questione di strategia. Da un punto di vista democratico, la tua legge elettorale è immonda; da un punto di vista strategico, è un disastro. Rischi di perdere tutto anche se mantieni la maggioranza relativa (forse continua).
Carta Forbice Sasso MatteoRenzi
02-05-2014, 18:21Beppe Grillo, Berlusconi, elezioni 2014, ho una teoria, RenziPermalinkIn parte è l'esito di una certa insofferenza nei confronti di chi anche stavolta lo dà per finito - e nel frattempo non si è nemmeno preoccupato di ostacolare la macchina di guerra mediatica che ogni volta, puntualmente, gli regala una rimonta. Il conflitto di interessi che regala a Berlusconi quasi metà dell'offerta televisiva generalista non sarà risolto nemmeno in questa legislatura, ci mancherebbe altro. A chi come me continua a pensare che B. debba gran parte del suo successo alla tv in fondo fa piacere notare che il problema c'è ancora (e ci sarà anche quando B. finalmente si ritirerà: volente o nolente ha degli eredi). Ma non è solo questo. Il fatto è che se Berlusconi recuperasse un po', magari riuscirebbe a levare qualche voto a Grillo. O a Renzi. E mi sorprendo a pensare che forse è meglio così.
In effetti, cosa mi posso aspettare da queste elezioni? Le riforme di Renzi non mi piacciono: le trovo dilettantesche e pasticciate. Non credo che abbia ambizioni autoritarie, ma chi le ha potrebbe in un futuro non remoto trovarsi molto avvantaggiato dalla sua pazza legge elettorale che regalerebbe il parlamento a chi si aggiudica appena il 37% dei seggi. Tutto questo è molto pericoloso e mi porta, certe sere, a invocare la forbice di Grillo. (continua sull'Unita.it, H1t#229)
Il gioco della torre
15-04-2014, 17:19Berlusconi, ho una teoria, RenziPermalinkProviamo invece a vedere cosa può succedere, caso per caso. Mettiamo che una coalizione raggiunga il 37%: in questo momento l'unica che sembra avere qualche chance di farcela sembra il centrosinistra a trazione renziana. Sarebbe, nel caso, il risultato più positivo dalla nascita del PD. I sondaggi per ora non autorizzano una previsione del genere, ma se togliamo "centrosinistra" e mettiamo "Matteo Renzi", l'indice di popolarità aumenta: bisognerà anche vedere se molte promesse lanciate negli scorsi mesi si realizzeranno.
Fin qui comunque i sondaggi (che sbagliano sempre) ci raccontano di un elettorato spezzato in tre parti più o meno uguali: centrosinistra, centrodestra e m5S, per ora rispettivamente prima seconda e terzo (si dà per scontata un'alleanza tra Forza Italia e NCD che conviene terribilmente a entrambi i partiti). In questa situazione, com'è noto, l'Italicum prevede un secondo turno che assume le forme di un pazzo gioco della torre: agli elettori della terza forza (nel caso più probabile, il Movimento Cinque Stelle) verrà chiesto chi buttare giù: Renzi o Berlusconi? Molti probabilmente si asterranno; tra i restanti è difficile immaginare una prevalenza berlusconiana. Renzi quindi dovrebbe vincere: a quel punto si troverebbe la Camera ai suoi piedi... (continua sull'Unita.it, H1t#226)
Interdetto tra noi
19-03-2014, 16:22Berlusconi, elezioni 2014PermalinkTuttavia oggi credo che sia venuto il momento di chiedersi, con molta serenità: perché a un qualsiasi cittadino italiano, nel pieno possesso delle facoltà mentali, dovrebbe essere negato il diritto di votare per Silvio Berlusconi alle prossime elezioni europee, se proprio gli va? È un ladro, dite, un corruttore, certo; e potete mostrarmi le sentenze; sentenze definitive. D'accordo. È giusto mostrarle, d'altro canto sono di dominio pubblico; è giusto dirlo a gran voce nelle pubbliche piazze: ehi, guardate che Silvio Berlusconi è un ladro, un corruttore, eccetera.
Ma se dopo averlo gridato, qualcuno nella stessa piazza vuole comunque votare per lui, perché non dovrebbe averne il diritto? Perché toglierglielo? Ha forse fatto qualcosa di male? Non Berlusconi: lui qualcosa di male in effetti lo ha fatto: ci sono le sentenze (definitive). Ma i suoi elettori: perché punirli? Perché limitare i loro diritti? Non vi sembra un vulnus? No? A me oggi sembra un vulnus.
E non ho intenzione di tacere mentre a milioni di miei concittadini viene di fatto limitato il diritto di voto, che è il più sacro degli appannaggi della moderna democrazia. Sono dunque qui a chiedere: lasciate che i berlusconiani votino Berlusconi, se proprio ci tengono. Lasciate che il suo nome campeggi libero in cima all'elenco delle preferenze. Lasciate che gli italiani che lo amano, che lo ritengono degno di essere da lui rappresentati a Bruxelles o Strasburgo o in generale, lasciate che scrivano il suo venerando/esecrando cognome su quelle schede. Non fanno male a nessuno, e rendono onore all'uomo in cui hanno creduto per dieci, venti, alcuni trent'anni. Lasciate che lo votino.
Dopodiché quei voti bisognerà annullarli tutti, eh beh, pazienza.
Tre geni (pure troppi)
07-03-2014, 02:53Beppe Grillo, Berlusconi, ho una teoria, RenziPermalinkAllora ho pensato di scrivere un pezzo sulla furbizia di Matteo Renzi, che prima si è imposto all'attenzione mostrandoci una nuova legge elettorale che sembrava già pronta (e ideale per farlo vincere); poi appena i sondaggi hanno iniziato a dare segnali non buoni, ha cambiato completamente tattica accettando improvvisamente l'offerta berlusconiana di un patto di legislatura. A questo punto la legge elettorale però smetteva di essere una priorità, anzi: tirarla per le lunghe è il sistema più sicuro per assicurarsi che Berlusconi non gli stacchi la spina, visto che probabilmente può. E però ormai la legge elettorale l'aveva promessa, ce l'aveva mostrata, e allora che ti fa? (Continua sull'Unità, H1t#221) La taglia in due: la parte sulle Camere si vota subito, la parte sul Senato… con calma, magari nel frattempo si prova ad abolirlo, il Senato. A questo punto la legislatura è davvero blindata: per quanto possano andare bene o male i sondaggi, finché c’è un Senato e la legge elettorale vigente, il PD rimane l’ago della bilancia. Qualsiasi maggioranza uscisse al Senato, avrebbe bisogno del Pd (a meno che Grillo non si mettesse d’accordo con Berlusconi, ma è abbastanza inverosimile). Dividere la legge elettorale in due è una mossa bizantina ma astuta; e mentre la ammiravo, mi ha preso di nuovo la tristezza.
Un altro autolesionista alla guida del PD
28-01-2014, 17:34Berlusconi, ho una teoria, RenziPermalinkUn paio di giorni dopo il NCD - la filiale di Berlusconi presso il governo - ha presentato un emendamento che reinseriva le candidature multiple. Quando Alessandro Gilioli, giornalista dell'Espresso, ha provato a chiederne conto a Renzi su twitter, ne ha ricevuto una risposta davvero interessante. La domanda era: ti impegni a evitare le candidature multiple? La risposta eccola qui.
per adesso non ci sono. Non mi ci immolo (come ballottaggio, premio, sbarramenti). PD, cmq, non farà MAI candidature multiple
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 25, 2014
Insomma, sì, può darsi che lo stiano fregando: è una possibilità, lui non ci si immola; quello che può fare è garantire che lui, cmq, non li fregherà MAI. Se la coalizione di centrodestra riuscirà in questo modo a produrre liste più appetibili agli elettori, pazienza: Matteo Renzi non potrebbe mai abbassarsi a un trucchetto simile.
Questa forma malintesa di fair play, (continua sull'Unita.it, H1t#216) per cui lasci che il tuo interlocutore ti boicotti la legge elettorale e non approfitti nemmeno dei trucchi che lui si sta permettendo, è una delle cose meno nuove di Matteo Renzi: un atteggiamento che prima di lui fu di Veltroni e persino di D’Alema. L’antiberlusconismo “agonistico” di chi ritiene che per quanto disonesto, per quanto infido, per quanto pregiudicato, Silvio Berlusconi vada battuto sul campo: non importa se il campo è in discesa per lui e in salita per noi. È un atteggiamento che fin qui non ha pagato, ma Renzi ritiene di avere delle cartucce che i suoi predecessori non avevano, e magari le ha davvero. Io spero che le abbia.
La legge su misura per Beppe
24-01-2014, 17:07Berlusconi, dialoghi, RenziPermalink"Ma quindi la foto c'è davvero".
"Sì. Bevete qualcosa? Vi faccio portare un te, un caffè..."
"Per me acqua. Questa cosa della foto però me la devi spiegare Matteo, cioè capisco il coso, lì, Thomas Milian".
"Che Guevara, intendi".
"Quel che vuoi. Ma Fidel Castro, Matteo, hai presente chi è Fidel Castro? Il dittatore più longevo di tutti? Tu sei quello che vuoi dare i diritti civili ai gay, non so se hai presente Fidel Castro cosa..."
"Maddai, Silvio, è tutta scena, su. Bisogna farli discutere di qualcosa, i giornali. Questa cosa se non l'hai capita tu..."
"Guarda che l'ho capita perfettamente, ma..."
"Quando sono venuto io a casa tua me l'hanno menata per anni. Adesso tu vieni a casa mia e ti faccio una foto sotto un simbolo che tu detesti. Semplice. Così sembra che io abbia qualche vantaggio su di te. Tutto qui".
"Ma ti rendi conto che se io volessi sui miei giornali, con questa cosa che ti tieni una foto di Fidel Castro, potrei..."
"Eddai Silvio, i tuoi giornali, su, chi se li fila ormai..."
"E però gli altri giornali li riprendono, dicono: ecco, vedete, che figura ci fa Renzi, fanno da grancassa, cioè Matteo guarda che non ti è mica uscita col buco questa cosa".
"Va bene, andrà meglio la prossima volta".
"Te la dico da collega, eh, spassionatamente. E attento anche a questa cosa delle prossime volte. Voi giovani siete sempre convinti di potervi permettere centinaia di cazzate".
"Guarda dove sei arrivato tu".
"Perché ne facevo poche, Matteo, ne facevo poche".
"Vabbe', vogliamo iniziare a parlare di cose serie? Possiamo procedere con l'ispanico?"
"No Matteo, l'ispanico non me lo posso permettere. Dovrei avere delle facce giuste per tutte le circoscrizioni, hai un'idea di quanto mi costa un'elezione in casting?"
"E allora cosa proponi?"
"Eh".
"Come eh".
"Guarda, ci stavo a pensare venendo in qua".
"Ci stavi a pensare?"
"Cioè io non sono mica sicuro che le voglio vincere, le prossime elezioni. Metti che le cose vadano male".
"Guarda, ti capisco benissimo".
"In queste circostanze, alla mia età poi... metti che venga già una montagna da qualche parte e mi tocchi di ritoccare le accise, ma mi ci vedi a ritoccare le accise?"
"Silvio guarda che sfondi una porta aperta, cioè la verità è che non ci ha voglia di governare nessuno in questo momento, nessuno".
"E quello che ci ha meno voglia in assoluto..."
"È Beppe. Lui ha già messo fuori le locandine, va in tournée, lui".
"E tu, ho sentito che ti sei prenotato per Firenze".
"E certo".
"Insomma, meno male che c'è Letta".
"Ma davvero, viva Letta".
"Viva Gianni!"
"Enrico".
"Quel che vuoi. Io tutto sommato, non fosse per i magistrati, me la cavo abbastanza bene così... un piede all'opposizione, un piede nella maggioranza".
"Per 'piede' intendi Angelino?"
"Quel che vuoi. Me ne sto in casa, quando va mi affitto un centro benessere, controllo che nessuno metta all'ordine del giorno il conflitto d'interessi... non si sta male. Io quattro anni così me li farei volentieri".
"Lo so, Silvio, lo so. Però Giorgio la legge la vuole. La vuole proprio. Sennò scioglie le camere".
"Ma se facciamo la legge che garanzie mi dai che non andiamo a votare subito dopo? La tua bella faccia?"
"Ma te l'ho detto. Ho già prenotato da sindaco".
"Lo so, lo so. Ma ogni settimana ne salta fuori una nuova, e i grillini... non puoi mica fare affidamento, cioè lui è un matto, sempre stato".
"Guarda, un sistema per metterlo un po' in riga ci sarebbe".
"Sentiamo".
"Noi siamo qui per fare un sistema elettorale, no? E lui non vuole".
"Vuole andare a votare col mattarello".
"E noi sai che gli facciamo? Gli facciamo un sistema elettorale su misura".
"Cosa?"
"Un sistema elettorale che gli faccia vincere le elezioni".
"A Grillo?"
"Proprio a lui".
"Ma non è così matto. Cioè un po' sì, ma non così tanto".
"Appunto".
"Così... non vorrà più andare a votare!"
"Certo".
"Ma scusa, i grillini stanno al trenta per cento".
"Anche meno".
"Con tutta la più buona volontà, come facciamo a fargli vincere le elezioni? Neanche se candido il cane".
"Un sistema c'è. Superpremio al primo partito. Grillo se la mena tanto, che lui è il primo partito... e noi, zac! Hai il primo partito? Ora governi".
"E se non arriva primo?"
"Ok, allora facciamo una soglia molto bassa... che so... trentacinque. Se arrivi al 35, governi, e già all'annuncio Beppe ritira gli artigli. Se non ci arriva nessuno, spareggio tra i primi due".
"Spareggio?"
"Ballottaggio, quel che vuoi. Grillo lo vince. Prova a pensare: lui è la Gente. Se arriva contro uno di noi due al ballottaggio..."
"Matteo contro la Gente".
"Silvio contro la Gente".
"Cioè vuoi scrivere una legge che potrebbe mandarlo al governo con un 28 per cento?"
"Vedrai che non lo sentirai più parlare di elezioni anticipate. Cambierà argomento. Signoraggio, previsioni dei terremoti, ce n'ha di cose in repertorio".
"Ma secondo te la corte costituzionale ce la fa passare una legge così?"
"Ma ovviamente no, Silvio, mi meraviglio di te: secondo te voglio andare a votare con una legge così? La palleggiamo per tre anni tra camera e senato e poi, se proprio dobbiamo andare a votare..."
"Ci andiamo col mattarellum".
"O col proporzionale, che è quello che piacerebbe tanto a lui. Lui vuole una legge elettorale che ci costringa a governare assieme e tenerlo all'opposizione, e noi..."
"Gliene facciamo una che lo costringe a governare e tenerci all'opposizione".
"Quindi altri quattro anni così e poi..."
"E poi mal che vada c'è sempre Letta".
"Enrico?"
"Quel che vuoi. Siamo d'accordo?"
"Guarda, per me può andare, ma tu come fai a venderla ai tuoi una cosa del genere?"
"Di quello non ti preoccupare, ci penso io".
"Fammi indovinare: hai in mente un altro siparietto del tipo Fassina chi? Cioè alla fine tu queste cose le fai perché ti divertono".
"Silvio non puoi capire. Con tanto affetto, ma tu sei un boss. Sei abituato a comandare sin da piccolo. Io sono un politico, in teoria dovrei passare il tempo a conciliare, a convincere, a persuadere..."
"E non ti piace".
"È una gran palla. Però stavolta ho appena preso settanta per cento. Quando mi ricapita una cosa così in democrazia? Magari tra uno o due anni si saranno stancati di me, ma ora comando io, capisci? Qualsiasi bischerata farò, la metà ce li lo ai miei piedi pronta ad applaudire, bravo Matteo, geniale, non ci avevo pensato".
"L'altra metà..."
"Fuori dai piedi. Adesso lo devo fare. Tra un anno chissà".
"Matteo ma tu sei bravo, sai".
"Modestamente".
"La ruota della fortuna non si sbaglia mai".
Col tie-break non è democrazia
21-01-2014, 01:41Berlusconi, costituzione, RenziPermalinkFino a che punto puoi annacquare un vino e considerarlo ancora un vino? Fino a che punto puoi abbassare la soglia di un premio di maggioranza e chiamarla ancora democrazia? L'altro giorno Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si sono incontrati e hanno deciso che si può abbassare al 35%. In sostanza: puoi vincere le elezioni con poco più di un terzo dei voti totali, ovvero con quasi due terzi dei voti contro. E siccome né Berlusconi, un po' ammaccato, né Renzi, con tutta la sua vocazione maggioritaria, sono sicuri di riuscire a portare dalla loro il 35% degli elettori, è stato necessario trovare un piano b.
Il piano b che hanno elaborato i due statisti non ha, che io sappia, precedenti al mondo: non è mai stato sperimentato, e quindi potrebbe anche trattarsi di qualcosa di geniale - impossibile saperlo finché non lo si sperimenta. Faremo da cavie. Lo hanno chiamato "ballottaggio", ma a differenza di tutti gli altri ballottaggi del mondo è su base nazionale: un referendum tra due partiti, visto che la Costituzione non consente (ancora) il referendum tra i due candidati. E si indovina quanto dispiaccia a entrambi - sarebbe così bello poter distribuire agli italiani una scheda semplicissima: R da una parte, B dall'altra, oppure semplicemente le facce. Maledizione, non si può; e quindi tocca fare lo spareggio tra i primi due partiti. Perché di spareggio si tratta: un tie-break - gli inglesi hanno anche un'espressione più colorita, "sudden death". È ancora democrazia? Non potremmo almeno smettere di chiamarla così? Il latte caldo della macchinetta in ufficio, non so se l'hai mai notato, non si chiama proprio latte, bensì "bevanda al gusto latte". Può darsi che le elezioni col sistema Berlusconi-Renzi siano le uniche possibili, ormai, ma possiamo almeno chiamarle "sondaggio al gusto di democrazia"? Lo so, anche il sistema di Calderoli era una nota porcata. Ma almeno non metteva nero su bianco la soglia psicologica: 35%. Con un terzo dei voti vai al governo. Con due terzi dei voti, i tuoi avversari si fottono. Per cinque lunghi anni. Il meno che si possa dire di chi ha inventato una cosa del genere, è che ha una spaventosa certezza di vincere.
Degno d'interesse è anche il trattamento dei partitini. Altre riforme elettorali avrebbero puntato allo sradicamento di quelli che una volta si chiamavano cespugli. Renzi e Berlusconi sono più concilianti: i partitini possono andare, se si comportano bene e si apparentano con quelli grossi. In questo caso abbassiamo la sbarra al 5% e li facciamo entrare in parlamento. Se invece vogliono fare i duri e i puri, addio: la sbarra si rialza all'8%. Inoltre devono essere genuini: saranno presi provvedimenti contro le liste-civetta, chissà come si farà a capire cosa è civetta e cosa no. Una cosa del genere non ha nessuna spiegazione logica che esuli dalla gestione dell'esistente: i partitini esistono, tanto vale preservarli, coccolarli, proteggerli nel loro habitat in modo che tutti possano vederli durante le gite fuoriporta. La spiegazione ufficiale è che ci tiene Alfano. Purtroppo io non sono tra quelli che crede nell'esistenza di Alfano in sé; e siccome lo considero nient'altro che un piede che Berlusconi tiene nel governo Letta fin tanto che gli conviene, non mi resta che concludere che Berlusconi rivuole la Lega in parlamento. Quanto a Renzi evidentemente con tutta la sua vocazione maggioritaria non esclude di federarsi con Vendola o con Ichino o qualche altro relitto lì in mezzo. Non è per questo che lo hanno votato alle primarie, ma del resto alle primarie aveva anche promesso di farla finita coi listini bloccati. Vabbe', mal che vada farà le primarie, e le farà anche Grillo on line. Magari anche Berlusconi col televoto.
Questo è l'"italicum" che Renzi ha congegnato con Berlusconi e poi esibito alla direzione del PD, che non si capisce cosa abbia votato, visto che Renzi aveva già deciso per tutti ed era un prendere o lasciare. Addirittura Cuperlo voleva il referendum tra gli iscritti, che roba, come se gli iscritti non avessero appena firmato una delega a Renzi ad accordarsi su Berlusconi su qualsiasi sistema elettorale, foss'anche il più demenziale al mondo, perché non lo spareggio di Dodgeball? Comunque la direzione con 111 voti e 34 astensioni ha detto ok, Renzi, buona questa bevanda al gusto di democrazia, andiamo pure avanti. Ora si tratta di conquistare il cuore del Paese. Calcolando un'astensione al venti per cento, quel maledetto 35% si abbassa a un più ragionevole 28%, ehi! ce l'abbiamo fatta, abbiamo vinto! Questa sì che è una vocazione maggioritaria.
Se poi tra un annetto ci dovesse capitare di scegliere al tie break tra Grillo e Berlusconi, beh, sono infortuni di percorso. E poi probabilmente a quel punto la corte costituzionale si sveglierà all'improvviso e ci farà sapere che ehi, non si può governare il paese rappresentando soltanto un terzo degli elettori, ma siete matti? E saremo daccapo. Ma almeno ci saremo divertiti, non si può dir di no. A settantasette anni, fuori dal parlamento, debungabungizzato, il grande piccolo vecchio continua a tirar fuori delle idee incredibili. Il premio al 35% e il tie-break, neanche X Factor ce li ha. Dilettanti.
Attento con quell'asse, Matteo Renzi
19-01-2014, 21:58Beppe Grillo, Berlusconi, ho una teoria, RenziPermalinkI renziani invece molto delusi non sembrano; si vede che non ci avevano creduto molto nemmeno loro. Meglio così, lasciamo questi specchietti alle allodole grilline e facciamo finta di essere uomini di mondo. È abbastanza chiaro che dovesse finire così: in una situazione di stallo a tre, vincono i primi due che si mettono d'accordo su una legge per fregare il terzo. Se avevamo nutrito qualche illusione che tra i primi due non ci fosse Berlusconi, la caparbietà con la quale Grillo ha escluso i suoi da ogni trattativa ce le stroncò nella culla in primavera. D'altro canto per quale motivo al mondo Grillo dovrebbe fare l'unica mossa che non gli conviene? Occorre sempre ricordare il suo vantaggio sui due avversari: lui non ha bisogno di vincere. Che prenda più o meno del 25%, il suo core business è l'opposizione ringhiosa: quaranta deputati più o in meno non gli cambiano più di tanto la situazione, anzi, meno sono e meglio si controllano. Alla fine dei conti il suo ruolo è perfettamente complementare a quello degli altri due. Quello tripolarismo che ci sembrava così precario in febbraio sta rivelando un insolito equilibrio, e non è detto che nuove elezioni non lo confermino. È chiaro che sia Renzi che Berlusconi vorrebbero aggiudicarsi un super-premio di maggioranza e governare da soli, ma è abbastanza possibile che si ritrovino di nuovo a convivere al governo col terzo soddisfatto che abbaia. Spero come sempre di sbagliare, ma se una cosa conviene a tutte le parti in gioco, perché non dovrebbe accadere?
Tutto ampiamente prevedibile, tranne i dettagli: l'oltraggiosa liturgia di Berlusconi nella tana del nemico... (continua sull'Unita.it, H1t#215). Fino a qualche mese fa lo avremmo considerato l’ennesimo errore tattico di una segreteria PD. Adesso però c’è Renzi e non ha senso prendersela con lui: una sbruffonata così è perfettamente nel suo stile. A gli elettori del PD che lo hanno voluto segretario non era dato sapere, in dicembre, se avrebbe sostenuto Letta o se lo avrebbe impallinato; l’unica cosa sicura era lo stile-Renzi, dal protagonismo in similpelle alla tendenza a conferire con Berlusconi tête-à-tête; e lo stile-Renzi ha vinto su tutte le obiezioni col 73%.
La foto col poliziotto
11-12-2013, 09:35Berlusconi, manifestaiolismiPermalinkGeniale (anche dopo aver visto che le mani non sono quelle del poliziotto, continui a crederci). |
E però bisogna ammettere che in giro tra tv e radio e web tira un'aria da marcetta mica da ridere: quindi voglio lasciare agli atti che i Forconi tutta questa attenzione se la meritano. Fotografarsi coi poliziotti, simpatizzanti o non, è probabilmente la migliore mossa mediatica fatta negli ultimi anni da chiunque. E a loro è uscita così, spontanea. Normale che a questo punto Silvio Berlusconi voglia riceverli: finalmente qualcuno che ha idee nuove, fresche, se ne sente l'esigenza in palinsesto.
(Lui d'altro canto l'allarme ce l'aveva pur dato, mesi e anni fa: guardate che la gente non ce la fa più. E noi sciocchi a ripetergli che non era vero, che i ristoranti erano pieni, ecc. ecc.)
Capitani balbettanti
29-11-2013, 03:21Berlusconi, contro la lingua italiana, ho una teoria, poveri piccoli imprenditoriPermalinkSe posso, vorrei dire - a seguito di qualche malevolo commento - che tutto ciò che ho dato ha pagato le tasse. Poi, che altre donazioni possono aver luogo, senza passare per il notaio: Ricerca sul Cancro, Vidas, Bambini nefropatici, Shoah, San Raffaele, scusa mi fermo, sono stati i miei preferiti. Infine un chiarimento su tutta questa gazzarra. Qui dentro c’è stato un terribile schifo, una congiura... (Bernardo Caprotti, 26/11/13, Corriere della Sera)
Qualche giorno fa - Berlusconi non era ancora decaduto, sembrano secoli - sul Corriere è comparsa una letterina del presidente della catena Esselunga, Bernardo Caprotti. Trattandosi della replica a un articolo che lo riguardava, la pubblicazione era un atto dovuto; a sorprendere (ma neanche più di tanto, ormai), è la decisione di pubblicare il testo del biglietto così come è probabilmente arrivato, stile Celentano. Probabilmente in redazione avranno preferito non innervosire ulteriormente il personaggio, e così gli hanno dato spazio esattamente come in un talk show si "passa la linea" a un ospite telefonico, magari un tizio inviperito che ha chiamato perché stanno parlando male di lui.
Risultato: abbiamo assistito in diretta allo sfogo di un capitano d'industria ottantottenne, senza capire molto dei dettagli, ma afferrando la sostanza: il tizio non si può più fidare di nessuno. Gli fanno la guerra i figli; gli fa la guerra la vecchia segretaria e braccio destro; probabilmente gli hanno alzato una trincea persino in ufficio stampa, così è ridotto a scriversi i biglietti da solo. Con qualche effetto perversamente comico: Caprotti afferma di aver fatto cospicue donazioni alla "Shoah": probabilmente non allude a un inverosimile sostegno ai genocidi nazifascisti, ma alla meritoria associazione "Figli della Shoah"; aveva fretta e ha abbreviato, e al Corriere han stampato così.
Di fronte a un episodio del genere - valutate voi quanto buffo o patetico o triste - spunta la solita domanda (spunta sull'Unità, H1t#206): ma succede così anche altrove? O siamo l’unico Paese in cui i capitani d’industria non riescono a padroneggiare la propria lingua madre, né a munirsi di collaboratori che li sappiano assistere? Quando Caprotti definisce il Corriere il “Times del proprio Paese”, mette a fuoco il problema: è immaginabile un testo così involuto sul Times o su qualsiasi altra prestigiosa testata occidentale? Non è una domanda retorica, onestamente non lo so: se qualcuno ha in mente episodi paragonabili me li segnali pure qua sotto. Ma nel frattempo rimane il dubbio di ritrovarsi nel Paese con la classe dirigente e industriale meno colta d’Europa. Altrove almeno una letterina la sanno scrivere – se non lo sanno fare, sanno procurarsi qualcuno che lo faccia per loro; da noi no, non è richiesto, non è necessario.
#ilConfrontoPD
27-11-2013, 19:13Berlusconi, Pd, primarie 2013, Renzi, TwitterPermalinkCivati, Cuperlo e Renzi risponderanno a tante domande, e tra queste anche a una che viene dal meraviglioso mondo della Rete, che saremmo noi. In particolare a me e a Luca Conti di Pandemia è stato affidato l'on*re di lanciare la lenza su twitter e di vedere cosa ne salta fuori.
Non ho idea di come funzionino queste cose di solito, ma la mia esperienza assembleare mi sconsiglia di andare semplicemente sul fringuello e scrivere una cosa tipo: #uelà raga come #butta che #domanda si fa a #ilConfrontoPD? Quindi qui sotto metto giù alcune domande - non ho molto tempo - e voi siete liberi di reagire come vi pare e di suggerirne altre. La discussione dovrebbe farsi su twitter (hashtag #ilConfrontoPD; io sono @LeonardoBlog, casomai vi fosse sfuggito), ma se vi sentite più a vostro agio qua sotto nei commenti fate pure.
Alcune domande che io farei a Renzi e agli altri due:
1. Il semestre di presidenza UE lo lasci fare a Letta o preferiresti farlo tu?
2. Uno di voi tre ha già dato un ultimatum a Letta: una nuova legge elettorale o a casa. Spiegaci tu che legge elettorale vorresti e perché.
3. A questo punto della serata avrete senz'altro tutti e tre detto che con Berlusconi e Forza Italia non farete un governo mai più, mai e poi mai, assolutamente mai. Adesso fingete che sia la primavera dell'anno prossimo: ci sono già state le elezioni e i risultati sono più o meno gli stessi di un anno fa. Improvvisate il discorso con cui spiegherete agli elettori che bisogna rifare un governo con Berlusconi.
4. I grillini, un po' ingenuamente, sono convinti che esista un patto occulto tra il PD e Berlusconi, per preservare le aziende di famiglia, e soprattutto i canali televisivi che gli permettono di avere ancora un peso politico enorme malgrado sia fuori dal parlamento. Volete provare a convincerli del contrario, più che con le parole con qualche proposta concreta? O ritenete che la Mediaset debba essere lasciata a disposizione di un condannato che la usa per difendersi dai giudici e dagli avversari politici?
5. Papa Francesco. Che persona meravigliosa. Quanta umana compassione nei suoi appelli alla povertà. Lo vogliamo aiutare? Riusciamo a far pagare alla Chiesa qualche giusta tassa in più? O va tutto bene così?
6. Immagina di essere solo con Angela Merkel. No. Mettiamola così: davanti a un caminetto ci sei tu, Angela Merkel e due interpreti simultanei. Una pioggia incessante picchietta le finestre con ostinazione teutonica. Convincila che l'austerità sta distruggendo l'Europa e che bisogna invertire la rotta al più presto. Con parole tue.
7. Le donne italiane hanno diritto ad abortire, o si tratta di un lusso per chi se lo può permettere? Sbattere fuori dagli ospedali pubblici tutti gli obiettori quanto è in alto nella vostra lista delle priorità?
8. (Questo è un pallino mio). Uno di voi tre l'anno scorso approfittò di questa ribalta per lanciare l'idea di un servizio civile obbligatorio. Buona idea o straordinaria cazzata?
9. L'anno scorso c'era anche una donna lì sopra, anche se diciamolo, era più decorativa che altro. Qual è la prima cosa che farete per le pari opportunità quando e se sarete a Palazzo Chigi?
10. Mentre tutto il mondo comunica su internet, l'Italia è in controtendenza. Che si può fare per convincere gli italiani a sfruttare le potenzialità della Rete? Per favore, non un convegno e neanche un nuovo pool di esperti.
E ora scatenatevi. Pandemia non prevarrà!
Abbiamo tutti quanti un Checco dentro al cuor
26-11-2013, 18:2621tw, Berlusconi, cinema, Cosa vedere a Cuneo (e provincia) quando sei vivo, fb2020PermalinkImprovvisamente vi svegliate, non riscattati dalla stanchezza di secoli, e in tv c'è ancora Ballarò. Sullo sfondo operaie incatenate a un'azienda che chiude, bandiere di sindacati, e non vi par bello cambiare canale. Oppure non riuscite a trovare nemmeno la forza morale per cercare il telecomando negli anfratti del divano che vi sta masticando, che domani vi rigurgiterà belli e stravolti e pronti alle vostre otto-ore, e c'è gente che vi invidia. Quando improvvisamente una luce si irradia su di voi. È un coglione in tv. Non è un coglione come gli altri. È il coglione platonico, non brilla di luce riflessa, è una pura fonte di ottimismo e gioia di vivere a due passi oltre il baratro. È il marito di una delle operaie incatenate, ma non gliene frega niente. Lo hanno intervistato per sbaglio, e ci sta dicendo che il peggio è passato, che lui per esempio sta vendendo un sacco di aspirapolveri, suo figlio ha tutti i dieci in pagella per cui domani lo porta in vacanza, evvai! In Europa! È stato solo un secondo, poi la regia è tornata a inquadrare disoccupati menagrami. Ma adesso lo state cercando davvero il telecomando, adesso state cercando se per caso da qualche parte esiste ancora un canale che trasmette coglioni così. Al massimo anche un film.
È il momento in cui cercano di vestirsi come i ricchi veri. |
Che altro gli vuoi dire a Checco Zalone? Poteva accontentarsi di occupare le sale italiane montando i soliti dieci sketch, e invece ha provato qualcosa di un po’ più ambizioso. Ne è uscito un prodotto tutto fuorché perfetto, ma ha importanza? È un film che fa ridere davvero, senza distogliere lo sguardo dalla crisi. Ha una morale e un lieto fine, senza cadere neanche per un istante nel saccarosio moschicida dei buoni sentimenti, come succedeva invece al suo rivale primaverile, il Bisio del Presidente. Zalone e Nunziante sono talmente sicuri del fatto loro che si possono concedere il lusso di non essere troppo volgari – giusto un po’ di turpiloquio ogni tanto, ma dosato alla perfezione, e un solo sketch pecoreccio giusto per ricordare a tutti che fino a due anni fa tutti questi spettatori dovevano contentarsi del cinepanettone. Al terzo film Checco è ancora poco più di una maschera (Mereghetti evoca Totò, fate i vostri conti), ma funziona che è una meraviglia, anche se tutta la macchina comica gira soltanto intorno a lui. Persino la trama nel secondo tempo è quasi accantonata, come se in sede di montaggio avessero che era più importante far ridere il pubblico che spiegargli passo per passo cosa stava succedendo. Probabilmente hanno ragione, anche se mi sarebbe piaciuto vedere un po’ di più Paolini nel ruolo di industriale cattivo (quando ti ricapita?) Particolarmente sacrificate le canzoni, al punto che ti chiedi se non avrebbe avuto più senso tagliarle e basta (poi dai un’occhiata alle classifiche di vendita dei cd e ti spieghi pure quelle). L’unico serio difetto di Sole a catinelle è che un film così esce una volta all’anno; ce ne fosse non dico uno al mese; ma se si riuscisse ogni tre quattro mesi a proporre prodotti del genere a quell’enorme fetta di pubblico che vuole ridere e basta, il cinema italiano starebbe benone. E forse spunterebbe anche qualche soldo in più per tenere aperta qualche sala e proiettarci film diversi. Sole a catinelle, se ancora non lo avete visto, è al Fiamma di Cuneo (21:15); al Cinelandia di Borgo S. Dalmazzo (20:30; 22:40); all’Impero di Bra (20:20); ai portici di Fossano (21:30); al Bertola di Mondovì (21:15); all’Italia di Saluzzo (20:00; 22:15); al Cinecittà di Savigliano (20:20; 22:30).
La bad company del (nuovo) centrodestra
17-11-2013, 11:00Berlusconi, ho una teoria, RenziPermalinkIn aprile io, per esempio, senza intendermi di politica, suggerivo ai renziani di smarcarsi dal Pd e di lasciare che al governo andassero i rappresentanti del vecchio partito - una specie di bad company del consenso, che avrebbe attirato a sé tutto il malumore per l'accordo con centristi e PdL e per le politiche impopolari che avrebbe avallato. Ovviamente nessuno mi prese sul serio; però cinque mesi dopo qualcosa del genere l'ha combinata Berlusconi: Alfano e i ministri del Pdl vengono esternalizzati, più o meno forzati a costituire un partito che fungerà da bad company. Si accolleranno tutte le responsabilità di un governo che davvero fin qui non ha fatto molto per compiacere l'elettore di centrodestra; e nel frattempo Berlusconi è finalmente libero di sguazzare nell'opposizione, il ruolo che più di tutti gli è congeniale. Sganciata da ogni responsabilità, la nuova Forza Italia può ora andare in cerca di nuovi bacini di consenso: e se si gioca con abilità la carta dell'euroscetticismo, potrebbe recuperare molti astensionisti e persino qualche ex elettore pentastellato o democratico. Quanto al destino elettorale del Nuovo Centrodestra di Alfano, il precedente di Futuro e Libertà è abbastanza eloquente - a meno che lo stesso Berlusconi non decida di tenerli in vita come lista civetta per disturbare i centristi.
Certo, alla nuova Forza Italia - Abbasso Europa servirebbe un leader energico, e il Berlusconi che vediamo in questi giorni non lo è più (continua sull'Unita.it, H1t#205) L’età, la salute, le preoccupazioni giudiziarie, il protagonismo che gli ha impedito in tutti questi anni di individuare e crescere un successore all’altezza (anche in famiglia): tutte cose che cominciano visibilmente a pesare; ora come ora il principale problema della prossima campagna di Berlusconi sembra Berlusconi stesso. La distanza col personaggio che nel ’94 sprizzava ottimismo da tutti i pori è immensa. E però B. è già stato dato per spacciato tante volte: e per quanto azzardate possano sembrare le sue mosse, fin qui sembrano le migliori a sua disposizione.
La natura di B. (e la nostra)
30-09-2013, 02:59Berlusconi, governo Letta, PdPermalinkTutto quello che è successo, un istante dopo che è successo, ci è parso inevitabile; e adesso con chi dovremmo prendercela? Con Berlusconi? Ma Berlusconi non poteva che comportarsi così, è la sua natura: come lo scorpione che non può non pizzicare la rana, B. doveva prima o poi affossare questo governo. Potremmo prendercela con Enrico Letta. Ma anche la rana in fondo non poteva che comportarsi così: la sua unica chance era imbarcare lo scorpione e convincersi che sarebbe andato tutto bene. Era il suo ruolo e, per quanto ridicolo, lo ha portato avanti con un certo stile. Letta avrebbe potuto fare più o meno di quello che ha fatto, e tutto questo sarebbe successo ugualmente: lo sapevamo. Magari ignoravamo la goccia che avrebbe sbilanciato i piattini in equilibrio così precario (la sentenza della Cassazione) - ma in coscienza come potevamo sperare che il governo durasse molto di più?
Era nato per cambiare legge elettorale e prendere tempo, in attesa che Berlusconi decadesse o Grillo si sgonfiasse. Grillo si è rigonfiato, Berlusconi sta per decadere, ma ha preso la legge elettorale in ostaggio - e anche questo tutto sommato era abbastanza prevedibile. Nel frattempo il PD avrebbe dovuto prepararsi alla campagna elettorale più difficile, e non è andata così. Lo dico da osservatore parziale, che ha sempre evitato di infilarsi nel coro di chi critica il PD sempre-e-comunque: stavolta possiamo prendercela soltanto con noi stessi. Sapevamo che Berlusconi poteva staccare la spina in qualsiasi momento, e abbiamo perso tempo in una battaglia precongressuale estenuante, alimentando sui quotidiani polemiche inutili, fino alla catastrofe dell'ultima caotica, incomprensibile assemblea del PD. Non potendoci aspettarci lealtà da Berlusconi, o ragionevolezza da Grillo, l'unica cosa che chiedevamo è che il PD reagisse alla batosta rispondendo almeno a un basico istinto di sopravvivenza: tanto più che il candidato ormai c'è, può essere più o meno simpatico ma c'è, e le stesse primarie sarebbero pleonastiche (il che non significa che non possa convenire celebrarle, anche soltanto come cerimonia: però nessun plebiscito ci ha mai fatto poi vincere le elezioni). Niente da fare, a quanto pare: bisognava litigare sulle primarie, sulle convenzioni che nessuno sa cosa siano, sul ruolo del segretario rispetto al ruolo del candidato... intanto domani comincia la campagna elettorale, e il congresso è convocato per dicembre. Berlusconi non ha più niente da perdere e potrebbe persino vincere.
E a questo punto ritorna la vecchia domanda: ma sul serio? Stiamo davvero lasciando che un evasore fiscale milionario si metta a sparare a zero sugli avversari politici attraverso canali televisivi che ha accumulato in plateale violazione delle leggi - finché non le ha lui stesso cambiate? Gli stiamo davvero lasciando la possibilità di raccontare altre bugie a quel quinto di italiani che lo ascolta ancora e che gli è sufficiente per dettare condizioni in parlamento? Che altro deve fare, ancora, Silvio Berlusconi, per convincerci della sua natura di nemico pubblico? Cosa trattiene le istituzioni dal trarre le estreme conseguenze di fatti altrettanto estremi? In Grecia il leader di un partito neonazista è in carcere con l'accusa gravissima di essere il mandante di un assassinio. Berlusconi non è un nazista e non è un violento; in compenso quelle contro di lui non sono semplici accuse: Berlusconi ha corrotto, Berlusconi ha rubato, a Berlusconi non si dovrebbe consentire la libertà di far cadere un governo o addirittura causare la fine di una legislatura. Se questo diritto glielo riconosce in qualche perverso modo la Costituzione, violiamola pure: lo facciamo tutti i giorni quando si tratta di torturare i detenuti comuni o non riconoscere il diritto d'asilo. Inutile prendersela con B., fin tanto che lo lasciamo libero di offenderci: ma perché lo lasciamo libero? Di cosa abbiamo paura? O anche questa disponibilità a lasciarci fottere così, anche questa rientra nella nostra "natura"? Trenta mesi fa, un professore osò scrivere su un quotidiano di sinistra che un'emergenza del genere andava risolta coi carabinieri.
Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando.
Lo presero per matto - carabinieri e forze di polizia non godono di molto credito presso quel bacino di lettori. E tuttavia Asor Rosa aveva molto semplicemente ragione: contro i ladri non si mandano i generosi manifestanti; contro i ladri e i nemici della salute pubblica uno Stato, se vuole sopravvivere, si difende con la forza. Ma era già tardi, nell'aprile del 2011.
Invecchiando assieme
07-08-2013, 02:01Berlusconi, ho una teoriaPermalinkNoi due ci siamo detestati per troppo tempo per non affezionarci un po'. Tanto più che siamo sulla stessa barca, ci siamo sempre stati, anche prima che subentrasse Letta al comando; e se dovremo affondare, affonderemo assieme. Io - contrariamente a quel che credi - non ti considero uno stupido. Per esempio: secondo me non ci credevi nemmeno tu, che sarebbe scoppiata la guerra civile ai primi d'agosto. Persino nel '43 attesero settembre. Caro berlusconiano. A trenta giorni da tutto quello che succederà, non voglio sfotterti o commiserarti; alla fine sarebbe come sfottere o commiserare me stesso. Preferirei sul serio sedermi accanto a te e riaprire l'album delle foto ricordo, dei bei tempi in cui ci incazzavamo ma ci divertivamo anche parecchio. Per esempio, ti ricordi del vulcano?
Quella volta che i suoi vicini di casa a Porto Rotondo chiamarono i vigili perché sembrava divampato un incendio, e invece stava andando in scena l'eruzione di un vulcano con lapilli, lava finta e tutto quanto? Ecco. Caro berlusconiano che magari apprezzavi l'estro con cui si divertiva il miliardario: ma ci hai mai pensato che quel vulcano glielo hai offerto tu, tutte le volte che hai pagato le tasse e invece lui no? E le cene eleganti. Quante volte ti ho sentito dire che ognuno nel suo tempo libero fa quel che vuole, compreso gestire un harem se se lo può permettere, ecco; Berlusconi decisamente se lo poteva permettere, coi soldi tuoi - sì, anche coi miei, d'accordo - ma hai mai pensato ai tuoi? Quando afferma di non aver mai pagato una donna, in fin dei conti non ha tutti i torti. Gliele hai pagate tu... (continua sull'Unita.it, H1t#192).
Gli eterni messaggiatori al PD
11-07-2013, 15:14Berlusconi, governo Letta, ho una teoria, PdPermalinkDa un punto di vista mediatico è successa una cosa immensa, perché il PdL aveva domandato una sospensione di quattro giorni, un vero e proprio sciopero del parlamento a causa della tempestività con cui la Cassazione aveva fissato una seduta al boss Berlusconi. A parte la pura comicità di un gruppo parlamentare che protesta perché la giustizia sta diventando troppo veloce, la cosa non sta veramente né in cielo né in terra e soprattutto in nessun manuale di Storia di nessuna nazione: il potere legislativo che sciopera contro il potere giudiziario? Che roba è? E che effetto dovrebbe ottenere? Boh. La sospensione era una proposta irricevibile, marziana, e non è stata ottenuta: però per quattro ore comunque la Camera si è fermata e questo è stato interpretato da un sacco di osservatori - sulla mia bacheca, perlomeno - come una concessione del PD al PdL. Cioè è come se i responsabili del PD avessero detto: quattro giorni no, ma quattro ore sì. Non è andata così ma su Facebook mica si raccontano le cose come stanno: si raccontano come la gente le percepisce, e la percezione generale è stata questa: il PD si è inchinato per quattro ore. Questo ci racconta qualcosa più degli utenti Facebook che del PD: la tendenza generale a spiegare ogni evento come fallimento del PD, errore del PD, défaillance del PD, complotto del PD. E a giudicare non tanto il PD dai fatti, ma i fatti in base a quanto ci parlano male del PD. Anche quando, a veder bene, il PD potrebbe persino averne imbroccata una (continua sull'Unita.it, H1t#188).
Piccolo Cesare bavoso
25-06-2013, 17:51Berlusconi, ho una teoria, prostituzionePermalinkDispiace per i suoi figli, come sempre in questi casi. Non solo quelli legittimi e naturali, ma anche gli eredi politici: anche a loro spettava interdirlo, molto prima che il ridicolo finisse su tutti i telegiornali del mondo. Dispiace per il centrodestra italiano, il più ridicolo d’Europa, costretto ancora oggi a difendere gli sciali di una povero miliardario incapace di intendere, di volere e probabilmente di farsi carezzare gratis. Dispiace per l’Italia, per la sua cultura millenaria che forse non ci aveva ancora presentato una scenetta così patetica, e sì che di imperatori buffi e strani ne abbiamo avuti parecchi: il Berlusconi puttaniere però non ha la follia di Caligola né la grandeur di Nerone, è un povero vecchio bavoso sul quale persino Svetonio farebbe fatica a stendere un paio di pagine interessanti. Dispiace per noi, come sempre alla fine: meritavamo ben altro Cesare, chissà. http://leonardo.blogspot.com
Delenda Cologno XIX
16-05-2013, 03:33Berlusconi, ho una teoriaPermalinkEsiste un antiberlusconismo morale, anche un po' moralista, che partendo da un assunto sotto sotto reazionario (la decadenza dei costumi, non ci sono più le lucciole, ecc.) prende la figura di Berlusconi e le addossa tutte le responsabilità addossabili. Quando non c'era lui l'Italia era in bianco e nero ma meno sboccata, meno pacchiana, eccetera eccetera (qui il morale vira verso l'estetico: l'altra sera, mentre su canale 5 ci spiegavano di nuovo che Ruby è una pecorella smarrita, su Rai YoYo la fatina della Buona Notte si presentava allo special sulla Festa della Mamma in borghese con tacco 12; non è mica colpa di Berlusconi, però... però certe cose ce le ha portate lui, e adesso non sappiamo più come gestircele, straripano dappertutto, anche in quelle zone che una volta presidiava il Mago Zurlì).
Esiste un antiberlusconismo giudiziario, che in effetti nasce più dalle pagine della cronaca giudiziaria che da quelle politiche; è un fenomeno un po' manettaro, ma almeno ha il pregio di restituire contorni reali al personaggio. Berlusconi può rappresentare tante cose della storia d'Italia, ma quando va alla sbarra è un cittadino come gli altri, che ha commesso alcuni reati. Fin qui sarebbe anche semplice. Il problema è quando ci si sposta sul piano politico. Gli antiberlusconisti giudiziari vagheggiano il giorno in cui un giudice cancellerà B. dalla politica italiana, con un clac di manette o un semplice colpo di martelletto; quel giorno però non arriva mai, e questo li snerva. I più informati probabilmente a questo punto sanno benissimo che non c'è legge sull'ineleggibilità o interdizione dai pubblici uffici che tenga: nessuna legge vieterebbe a B. di continuare a finanziare il suo partito, intestandolo a prestanome o membri della famiglia. A questo punto però l'antiberlusconismo giudiziario è forse prigioniero delle sue cerimonie, dell'attesa del martelletto fatale, della manetta che prima o poi scatterà. È abbastanza improbabile che succeda (se non altro vista l'età dell'imputato), ma nel frattempo l'antiberlusconismo giudiziario continua a vendere bene, in edicola e in libreria.
Esiste un antiberlusconismo agonistico, non mi viene in mente un altro aggettivo con cui definirlo: è l'antiberlusconismo di quelli che B. lo vogliono "battere alle elezioni": sottointeso, ad armi pari. In realtà si sottointende un'enormità... (continua sull'Unita.it, H1t#179).
La bad company
24-04-2013, 02:23Berlusconi, cattiva politica, PdPermalinkDalla mia postazione qualsiasi, senza capirne più di chiunque, nella consapevolezza di ignorare alcuni dettagli fondamentali che Napolitano per esempio sa, io continuo a pensare che l'unico modo di saltar fuori da questa montagna di merda è la bad company. Ovvero: il PD farà un governo col PdL e Monti. Lo farà. Era abbastanza chiaro già una settimana dopo le elezioni, a chi non volesse raccontarsi favole. È diventato chiarissimo con quella pagliacciata della trattativa in streaming: il M5S non cercava intese, non le vuole, il M5S vuole che il PD faccia un governissimo con Monti e Berlusconi e il PD lo accontenterà, alla fine il PD accontenta sempre tutti, purché non siano i suoi elettori. Dopodiché il PD morirà, ma non c'è niente di così grave in questo, moriamo tutti prima o poi e nel caso del PD la diagnosi era chiara il giorno dopo le elezioni. Il PD morirà perché non piace agli elettori, e ai pochi elettori a cui piace ha raccontato che non si sarebbe mai alleato con Berlusconi: e diceva la verità, non si sarebbe davvero alleato con Berlusconi. Se avesse vinto.
Ma ha perso.
E siccome ha perso sarà umiliato, sarà abbandonato, svillaneggiato come l'ultima delle zoccole di Berlusconi, che è poi quel che in effetti diventerà.
Ma non tutto.
Non c'è bisogno che vada a finire tutto così. Non è una persona, è un partito: ne puoi staccare un pezzo e trapiantarlo altrove e poi magari ricresce. Quindi: da una parte ci metti il grosso dei gruppi parlamentari, e un altro bel po' di quadri intermedi, che diano l'impressione di una struttura ancora in piedi. Questa è la bad company. Per dirigerla era perfetto Bersani: il più adatto da umiliare, da svillaneggiare, perché era quello in carica quando avete perso. Ma ve lo siete giocati. Stolidamente. E allora servirà un Amato, o un Letta che sembra predisposto per cognome, tutta gente che è già praticamente invotabile adesso. Ma anche qualche giovane, anche qualcuno di loro dovrà sacrificarsi, sennò non la cosa non sarebbe credibile. Costoro perderanno qualsiasi barlume di popolarità entro la prossima settimana; ma continueranno a gestire il marchio del PD per tutta la legislatura breve o lunga che sarà. Immaginiamocela media, due anni e mezzo.
Nel frattempo il partito va rifatto da un'altra parte. Scissione, mitosi, partenogenesi. Qualche deputato, ma pochi! Che all'inizio mica conviene litigare. Però devono votare contro, devono andare all'opposizione. Un'altra struttura, più leggera, che faccia capo a nomi più o meno nuovi, non compromessi con governi precedenti e associabili a successi elettorali locali, che vi immaginate benissimo da soli. Tra due o tre anni poi si rivoterà, ma nel frattempo?
Potrebbero succedere cose molto brutte. Default parziali, prelievi forzosi, chi è al governo sarà ancora meno popolare di quanto non sia adesso, possibile? Lo sarà. Dovrà anche assicurare che Berlusconi e le sue aziende abbiano un trattamento di riguardo, qualsiasi cazzata il boss abbia fatto o rifarà. Per dire, spuntasse in qualche commissariato la nipotina del rais del sarkazzistan, toccherà votare in ordine e compunti per salvare l'onore della nipotina sarcazza. Sarà il governo più odiato e sbeffeggiato del secondo dopoguerra, ma c'è di buono che Berlusconi ci sarà invischiato. Molto di più che col governo Monti. Dovrà metterci i suoi uomini e dovrà difenderli. Quel che più odia è mettere la sua faccia tirata su provvedimenti impopolari. La bad company varerà provvedimenti impopolari e ci metterà anche la sua faccia. Accanto alla faccia di un Amato. Ma Amato non si ripresenterà mai alle elezioni, Berlusconi ancora ci spererebbe. Se ci si muove bene, la bad company può togliergli la voglia.
A proposito, io penso ancora che Cologno debba essere distrutta. Avendo i mezzi, è la prima cosa che farei. In questa situazione, se qualcuno arriva con un piano meno contorto di questo, lo sto a sentire con piacere. Purché non c'entrino in qualche modo i m5s: mi dispiace tanto (sul serio: tanto), ma con quelli non si fa niente. Non collaborano, non gli conviene. Non gli conviene nemmeno vincere le elezioni, non ci guadagnano un granché. Sono venditori di rabbia, non hanno il minimo interesse a farla passare a nessuno.
Quindi, se per una volta nella vita andasse tutto giusto, come nei film, senza incidenti di percorso o qualcuno che ha piani più astuti dei tuoi e informazioni migliori delle tue, magari tra due anni Berlusconi è bollito nel brodo della bad company, mentre la good company vince le elezioni. Quindi.
Quindi Renzi fuori dal PD prima che può, secondo me. Se proprio ci tiene. Ogni minuto che passa è un minuto più tardi. Sono l'ultima persona al mondo qualificata per dagli un consiglio, ma comunque il mio è questo.
Io invece probabilmente resto nella bad company a far scena, avete presente il classico rivoluzionario a vent'anni trombone a quaranta, ecco, collimo perfettamente. Mai pensato di meritare di meglio.
Ma voi ragazzi andate, cazzo ci state a fare ancora qua sotto.
La situazione è eccellente
26-02-2013, 01:28Berlusconi, elezioni 2013, Pd, RenziPermalinkL'Italia è il Paese in cui vivo; ci ho messo una famiglia e nessuno mi ha costretto. Quindi il pessimismo - che pure mi appartiene - più di tanto non me lo posso permettere. Perciò adesso uscirò su questo blog con la faccia più rilassata che riesco ad avere e dirò che è stata una grande giornata di democrazia, e che sotto a tanta confusione la situazione è eccellente. Tanti partitini del passato non li vedremo più, in compenso vedremo molte facce nuove e questo è comunque qualcosa. Può persino darsi che da un parlamento tanto strano esca fuori il nome di un buon presidente della repubblica; che due dei tre partiti che in questo momento stanno sostanzialmente pareggiando riescano a mettersi d'accordo almeno su una legge elettorale che penalizzi il terzo, il feudo di Silvio Berlusconi. Può darsi che dai rottami del PD, il partito per cui ho votato e che ha definitivamente fallito la sua missione, nasca qualcosa di nuovo e di migliore, o almeno di più interessante per gli italiani. Può darsi che poi si rivada a votare tra qualche mese e la situazione si chiarisca di molto.
Nel frattempo può anche darsi che i mercati decidano di non puntare sul default italiano che Grillo invocava in campagna elettorale; può darsi che lo spread non schizzi in su e che non ci forzi la mano in nessun senso. Può darsi che il caos italiano riesca dove non è riuscita la crisi greca, a richiamare l'attenzione dell'Europa su dove porta la politica del rigore, e a stimolare un cambio di rotta che ci farebbe poi dire che Grillo, ben al di là delle sue intenzioni, ha salvato l'Europa in un momento in cui cominciavano a vedersi le crepe. Tutti questi "può darsi" hanno credo l'1% di possibilità di verificarsi tutti assieme, e ciononostante ci voglio e ci devo credere, non ho altra scelta.
Dopodiché, ok, mi sono sbagliato. Ci siamo sbagliati in tanti. Prendete gli istituti demoscopici. Hanno sbagliato tutti. Si sbagliano sempre, a ogni tornata elettorale ci facciamo caso, e dopo un po' torniamo a fidarci di loro perché non abbiamo scelta. Ma si sbagliano sempre e questo non scusa, ma spiega, gli errori commessi in campagna elettorale. Noi che discutiamo di politica trascorriamo mesi, anni, in una dimensione alternativa costruita da sondaggi che si autoalimentano e che, ogni volta che li vai a verificare, sbagliano sempre. Tante cose che ci siamo detti in questi anni, ad esempio "il PD avrebbe potuto andare alle elezioni nel 2010 e vincerle"; chi lo ha detto? I sondaggi. Magari era vero, magari no; Berlusconi storicamente è sempre sottostimato, sempre. Ci siamo convinti giorno per giorno, proiezione dopo proiezione, che il PD godesse del consenso di una fetta più importante dell'elettorato; magari era vero, ma appena siamo andati a verificare ci siamo accorti di no: ed è sempre così con le elezioni nazionali. Evidentemente il PD ha sbagliato strategia e tattica; facilissimo dirlo adesso; i sondaggi raccontavano cose un po' diverse e non avevamo moltissima scelta: o credevamo a loro o tiravamo a indovinare, colpi alla cieca. Per la verità abbiamo anche fatto qualcosa di più di un sondaggio: le primarie. E non hanno funzionato, come si è visto: Bersani ha vinto le primarie del partito nel 2009, quelle di coalizione nel 2012, e nelle urne ci ha dato il risultato peggiore. Mi dispiace per lui e gli rinnovo la stima, ma le cose sono andate così.
A quelli che ora recrimineranno che con Renzi sarebbe andata in un modo diverso: può anche darsi, statisticamente era molto difficile fare peggio di quanto ha fatto Bersani. Ma soprattutto non c'è modo di avere una controprova, e si sa come funzionano le leggende in questi casi: i migliori imperatori sono sempre quelli che muoiono avvelenati prima dell'incoronazione, loro sì che avrebbero governato in modo retto e pio. Però chi sosteneva che Renzi avesse più possibilità di vincere si basava su dei sondaggi: sondaggi piuttosto falsati, peraltro, visto che calcolavano un milione di elettori in più. Io - basandomi su altri sondaggi, altrettanto fallaci probabilmente - pensavo che Renzi non fosse il candidato più adatto a vincere. Al di là delle spiacevolezze emerse verso la fine della campagna delle primarie, ritenevo che un candidato troppo centrista avrebbe fatto perdere voti a sinistra, in direzione di una cosa che ancora non c'era (Ingroia era in Guatemala), ma che ritenevo potesse essere decisiva per far perdere voti e seggi al PD+SEL. Ho sbagliato soprattutto in questo, perché dati alla mano, alla sinistra di SEL non esiste ormai più niente (anche SEL non esiste tantissimo). Probabilmente ho sopravvalutato la cerchia delle mie frequentazioni. Tutta la frangia che una volta contestava i DS da sinistra è confluita nel Movimento di Grillo e forse questa è una buona notizia, stasera ho deciso che lo è.
Per contro i renziani sostenevano la necessità di cercare voti al centro. Renzi sarebbe riuscito là dove nessun leader di centrosinistra era riuscito, a trovare pepite di consenso nello stagno dove pasturavano Casini e Fini. Nella loro narrativa (che è destinata a diventare la vulgata ufficiale, finché Renzi di nuovo verrà nella gloria), probabilmente Monti non si sarebbe candidato, persino Berlusconi avrebbe evitato di competere, e Renzi avrebbe vinto facile. Io credo che Berlusconi avrebbe partecipato comunque, avrebbe comprato Balotelli comunque e avrebbe spedito la busta "Restituzione dell'IMU" comunque, perché Berlusconi le elezioni non si può permettere di perderle, e infatti non le perde mai. Quanto a Monti, non lo so. Mi chiedo quanti voti siano travasati dal PD a Monti dopo la dipartita del senatore Ichino; secondo me pochissimi. E Ichino non era un semplice renziano: era il simbolo della proposta economica renziana, orgogliosamente rivendicato anche prima del secondo turno delle primarie.
Quindi no, in coscienza non credo che Renzi avrebbe preso più voti al centro. Più in generale, credo che nel cosiddetto "centro" abitino persone che un partito di centrosinistra non lo voteranno mai. Non avrebbero mai votato D'Alema e abbiamo provato Rutelli; non l'hanno votato e abbiamo provato Prodi; niente da fare e vai con Veltroni; ne abbiamo provati tantissimi e il risultato non cambia, anche se Renzi fosse stato il più simpatico non credo avesse molte chances contro Balotelli e la busta dell'IMU. Renzi sarebbe stato costretto a mettere la sua faccia, la cui gradevolezza non sto più a discutere, sul partito della sinistra responsabile. A questo punto secondo me sembra abbastanza chiaro che la gente non voglia la sinistra e non desideri la responsabilità: sta votando per chi promette di non pagare tasse e non onorare i debiti. Per contro Renzi in campagna era arrivato al punto di chiamarli in tedesco, i debiti. Tra lui e una busta di IMU restituita non credo che ci sarebbe stata gara, purtroppo.
Questo però non significa che Renzi non avrebbe potuto fare meglio di Bersani; forse la sua immagine più fresca avrebbe potuto contenere l'emorragia verso il Movimento 5 Stelle. Non lo so, e non credo che i sondaggi ci diranno mai come stanno le cose, perché l'unica cosa che ho capito è che nelle elezioni italiane i sondaggi sbagliano sempre (buffo, è un'osservazione statistica). Se qualche renziano qui sotto vuole recriminare ne ha il diritto, non è una cosa molto anglosassone ma stanotte vale tutto. Ripeto: l'unica volta che invece di limitarci a fare dei sondaggi abbiamo fatto una cosa più serie, le Primarie, Renzi le ha perse. Magari vincerà le prossime e in quel caso voterò per lui. Ma forse prima bisogna cambiare il meccanismo e anche il partito.
Nel frattempo il funerale della volpe è rimandato, ancora una volta. Che un terzo degli italiani abbiano eletto, nel 2013, un vecchio maniaco condannato in primo grado che li ha fregati per vent'anni, è una cosa che io non so neppure come spiegare a me stesso, figurarsi agli altri. Però voglio essere ottimista: vincendo e svergognandoci per l'ennesima volta, Berlusconi ci ha mostrato come si fa: si pesca nel proprio bacino di astensionisti, si vanno a prendere quelli che o votano per noi o non votano, gli si dà di nuovo un buon motivo per votare per noi, e così si vince. Forse noi non vinceremmo nemmeno così, perché alla fine - gira che ti gira - noi anche al massimo della forma siamo un terzo della popolazione italiana, non una metà. Però secondo me è così che si vincono le elezioni, in un Paese con l'astensione intorno al 20%; non cercando negli stagni di centro pepite che non esistono. Dopodiché fate voi, io mi sbaglio sempre.
Domani è un altro giorno. Dovremo cambiare tutti, per forza, e magari sarà la volta che cambiamo in meglio. Non è detto che vada a finire così, anzi statisticamente finisce sempre al contrario, però le statistiche, in Italia, non funzionano. E io abito qui. Buona notte, e crepi il lupo, soprattutto.
Votiamo in Europa
23-02-2013, 15:27Beppe Grillo, Berlusconi, elezioni 2013PermalinkMa senz'altro c'è qualcuno a cui non conviene. Ogni volta che qualcuno vi ha parlato di svalutazione competitiva, spero che vi siate ricordati di chiedergli "competitiva con chi?" Per esempio con la Cina. Certo, possiamo tutti chiudere gli occhi e fare finta che siamo ancora negli anni Ottanta e che la Cina sia ancora un Paese agricolo che non compete con noi in nessun settore-chiave. Si stava così bene, perlomeno Grillo e Berlusconi erano al top della forma.
Può anche darsi che ce lo meritiamo. Di diventare un popolo più povero, più ignorante. Visto come abbiamo usato in questi anni le nostre ricchezze e la nostra cultura, non è escluso che la cosa abbia un senso. Io però conosco un sacco di gente che non se lo merita e questo è il motivo per cui voterò PD.
Ce ne sono anche altri, di motivi (stimo Bersani, come non ho stimato nessun altro leader del centrosinistra), ma non sono determinanti. Il PD non è ovviamente un partito perfetto, anzi ha tanti difetti di cui possiamo discutere e discuteremo - ma è l'unico (con SEL) che mi garantisca che il mio voto abbia un senso anche in Europa. Le beghe più locali non faccio finta di non vederle, ma mi sembra uno di quei momenti in cui bisogna dare un'occhiata anche a quel che succede sopra di noi. Credo che l'Unione Europea debba disincagliarsi dalla situazione in cui i governi 'virtuosi', e in particolare quello tedesco di Angela Merkel, l'hanno portata in questi ultimi due anni. Credo che il rigore sia diventato un'ideologia che può consentire a qualche partito liberale o conservatore di vincere le elezioni, ma che spaccherà l'Europa se non si è già spaccata. Credo che sia necessario opporre al fronte del rigore un fronte della crescita, e che questo spetti ai socialisti in Francia e ai Democratici in Italia. Credo sia la cosa più urgente, ancora più urgente del ricambio della classe politica che ossessiona gli italiani e in particolare gli elettori di Grillo.
Questi ultimi, poi, ci tengo a dirlo, non credo siano imbecilli. Non penso che darebbero le chiavi della loro macchina a un bambino, non credo che resterebbero sui seggiolini posteriori mentre quello ingrana la quarta. E tuttavia stanno per eleggere al Parlamento e al Senato della Repubblica decine di persone incompetenti proprio perché manifestamente incompetenti, con una leggerezza che io trovo un po' eccessiva. Poi vedremo, e in tanti casi scopriremo che sono meglio i bambini dei macachi che avevano eletto la volta prima - ma io resto un po' preoccupato.
Un'altra cosa urgente da fare è chiudere la pratica Berlusconi, che invece potrebbe perfino vincere. Esatto, sì, sto cercando di spaventarvi. Ma il 2006 me lo ricordo, anche allora i sondaggi dicevano una cosa e invece andò in un altro modo. Berlusconi può ancora vincere perché in fondo gli basta arrivare al 20% ed eliminare Monti, e magari ci riesce. Potrà dettare condizioni, influenzare la corsa al Quirinale; potrà persino cavalcare l'opposizione e diventare il nuovo leader dell'antipolitica, quello che Grillo non sarà più quando i suoi uomini cominceranno a deludere (e i suoi uomini cominceranno a deludere, vedi caso Parma: è umano, specie se si promettono rivoluzioni inverosimili). Berlusconi soprattutto continuerà a incarnare il Principio del Piacere: perché fare sacrifici? Perché pagare le tasse? Chiudete gli occhi, è ancora il 1983, siamo la quarta potenza industriale. Credo che abbia fatto molti danni e che possa farne ancora, e non dovremmo aspettare il panico da spread per ricordarcene.
Tutto qui, la mia non è un'analisi raffinata, del resto non sono un esperto in niente. Penso che l'Italia debba lottare per restare in Europa e l'Europa debba lottare per restare nel Mediterraneo. Credo che convenga a tutti, forse conviene al mondo intero. Il resto è al di là della mia portata, per fortuna ho un solo voto.
(PS: nella sua prima stesura questo pezzo presentava lo scenario in cui l'Italia svalutata sarebbe diventata concorrenziale rispetto ad altre mete di turismo sessuale più lontane da Germania e Paesi nordici. Ho cassato tutto quanto perché mi sembrava di essere il caporale in trincea: Se non esci e non voti Bersani il Crucco violenterà tua madre e tua figlia! Però, ecco, insomma, i vostri figli soprattutto preferirebbero mance in euro e non in lire, fidatevi).
Non ti sento, non esisti, la la la
06-02-2013, 16:46Berlusconi, elezioni 2013Permalink- Quelli che dicono però è bravo Berlusconi, che invece di perdere elezioni e affari si mette a comprar centravanti e a sparare palle in tv; e ci credono davvero, secondo loro è proprio bravo, non tutti sarebbero così bravi a fotterci, lui lo è; bisogna insomma essere sportivi, apprezzare il gesto atletico:
- Quelli che dicono: basta parlare di Berlusconi, Berlusconi vince finché non lo si ignora, ignoriamo tutti assieme Berlusconi:
- Quelli che dicono: basta Spread: non è lo Spread che decide, sono gli italiani!
- Quelli che votano Grillo perché è ora di non pagare il debito, o di uscire dall'Euro, ecc.
- Quelli che non hanno più la tv dal 1993.
- Quelli che se vinceva Renzi tutto questo non sarebbe successoooooh! Berlusconi si sarebbe arreso spontaneamente, Monti si sarebbe fatto da parte, Ingroia sarebbe rimasto in Guatemala, Eva non avrebbe mangiato la mela, è tutta colpa della maggioranza del partito di Renzi che non voleva votare Renzi.
- Quelli, soprattutto lombardi, che il PD scusa ma non lo possono votare perché poi si allea con Monti, cioè con Casini, cioè con Fini, cioè noi votare Fini proprio no, eh non si può, anche se un po' ci dispiace, però facci controllare, anche oggi Bersani non ha escluso di allearsi con Monti, e quindi ci dispiace no; quelli insomma tipo Gilioli, che vanno avanti così tutti i giorni da un mese, come quelle tipe che al liceo quasi quasi te l'avrebbero data, però fammi controllare, come faccio a fidarmi di te, se poi lo dici alla mia amica, no meglio di no.
- E tutti i giorni così, e un giorno ti dicono che quasi quasi te la do in Senato però tu in cambio mi devi fare una crocetta su Ingroia alla Camera, anzi aspetta no ho pensato che è meglio di no. Anche perché ho letto che anche oggi Bersani non esclude che Monti... Tutti i giorni così. E poi se la prendono, dicono che sei assillante, e non si accorgono che è da un po' che tu neanche più gliela chiedi, che ti sei rotto le palle perché in fondo non è che ce l'abbiano solo loro al mondo, solo loro? fammi controllare. Solo loro?, non credo proprio.
- Quelli che non vogliono saper niente, voto PD-SEL, ditemi solo a che giorno a che ora apre il seggio così riaccendo tv e internet. Non voglio più sapere niente. Non voglio discutere con nessuno, che sennò mi incazzo ecco appunto.
Non sempre si può perdere
29-01-2013, 10:13Berlusconi, elezioni 2013, futurismi, Monti, Pd, racconti, satira, scuolaPermalink"...insomma, signori, i numeri sono questi".
"Ma non è possibile! Tutti gli altri sondaggi..."
"Tutti gli altri sondaggi, con rispetto parlando, sono specchietti per le allodole. Questi sono i numeri veri e... non hanno pietà".
"Ma com'è potuto succedere! Avevamo otto punti veri di distacco".
"Li abbiamo recuperati abbondantemente, come vede".
"È stato il Monte dei Paschi?"
"È stato un po' tutto l'insieme di cose. Bersani è stato bravo, bisogna ammetterlo".
"Sono stati tutti bravi. Impacciati e confusionari al punto giusto".
"Si capisce che hanno tanta voglia di vincere quanta ne abbiamo noi. E adesso siamo nella merda".
"Via, non precipitiamo...."
"Altro che precipitare. Qui c'è scritto che vinciamo le elezioni, vi rendete conto? Noi! Vincere le elezioni! È un maledetto incubo!"
"Non è ancora detta l'ultima parola..."
"Sentite, il Capo era stato molto chiaro. Aveva detto che voleva il venti per cento. Fine. Voleva divertirsi, fare un po' l'antieuropeista, dettare condizioni, eccetera. E tornare a casa presto. Una cosa tranquilla. Ve lo ricordate, sì? Venti per cento, aveva detto. Al massimo 25, non un decimo di più. Ci andate voi di sopra a dirgli che è già a Palazzo Chigi?"
"Io non so cosa dire, le abbiamo provate tutte. Pure Santoro".
"Lascia perdere Santoro che divento una belva".
"Ma chi poteva aspettarselo... gli avevo scritto apposta quella letterina noiosissima, come facevo a sapere che... sono stati quei due stronzi, veramente stronzi, chi se lo sarebbe aspettato. Gli hanno fatto fare un figurone. Ma senti..."
"Che c'è".
"Magari non gli dispiace poi così tanto vincere".
"No, guarda, proprio non ne vuole sapere. Solo di investimenti ci perde dei milioni con lo spread. E poi che fa una volta che è lì, litiga con la Merkel? Taglia l'Imu, esce dall'Euro? Rinegozia il fiscal compact? Ammesso che sappia cosa sia".
"Ecco, appunto, cos'è?"
"Senti, lascia perdere. Noi non siamo qui per far politica. Siamo qui per far perdere le elezioni a Silvio Berlusconi, che ci paga per questo. Possibile che sia così difficile? È un vecchio bavoso e avido, che altro possiamo aggiungere al pasticcino di merda per renderlo immangiabile? Controlla il calendario".
"Che c'è sul calendario?"
"Non lo so, controlla. Mi do una settimana. Voglio perdere quattro punti in una settimana, perdio, controlla se ci sono delle scadenze importanti, degli anniversari, roba così".
"Mah, è fine gennaio... c'è la Giornata della Memoria".
"Bingo! Lo facciamo andare in qualche luogo simbolico, cerca se ci sono luoghi simbolici in zona".
"A Milano c'è un memoriale della Shoah".
"Lo mandiamo lì e gli diciamo di dire due paroline antisemite".
"Ma sei sicuro?"
"È terrorizzato dall'idea di vincere, vedrai che farà tutto quello che gli diciamo".
"No, dico, sei sicuro che con l'antisemitismo perde punti? Potrebbe anche recuperarne".
"Dici?"
"Non so, forse dovremmo prima fare un focus, qualcosa..."
"Non c'è tempo. Senti, proviamo la carta del vecchietto patetico. Niente antisemitismo, una cosa tipo vecchio zio in braghette sotto la copertina, Mussolini ha fatto tante cose buone, eccetera. E vediamo come va. Cosa abbiamo da perdere?"
"Tutto"
"Mi basta un quattro per cento".
Due sere fa, da qualche altra parte:
"...insomma, signori, i numeri sono questi".
"Ma non è possibile! Tutti gli altri sondaggi..."
"Tutti gli altri sondaggi, con rispetto parlando, sono becchime per capponi. Questi sono i numeri veri e... sono devastanti".
"Ma com'è potuto succedere! Eravamo terzi una settimana fa, una settimana fa! E adesso saremmo in testa?"
"Sono stati tutti molto bravi, bisogna ammetterlo. Bersani che si mette a sbranare a vanvera, quell'altro che sbava su Mussolini... due siparietti da commedia dialettale. E d'altro canto son mica scemi, chi glielo fa fare di vincere?"
"Il senso di responsabilità, per esempio".
"Mi sa che dovremo tirarlo fuori noi".
"Ma neanche per sogno, siam già stati responsabili abbastanza. I patti erano chiari: noi dovevamo fare l'ago della bilancia, metterci il know how. Al consenso popolare dovevano pensarci loro, i cosiddetti partiti di massa. Questa è un tradimento da parte loro, è... diserzione. Molto scorretta".
"E che ci possiamo fare?"
"Tanto per iniziare cominciamo a perdere anche noi dei punti, subito".
"Con tutto il rispetto, abbiamo appena mandato il Capo dai terremotati a prendersi le uova marce, e non è servito a niente, continua a sbancare i sondaggi".
"Il terremoto è troppo settoriale, ci vuole un approccio più generalista".
"Ovvero..."
"Non possiamo più permetterci di fare schifo solo ad alcuni, dobbiamo cercare di fare schifo a più gente possibile nell'unità di tempo. Trovare qualcosa che dia fastidio a tutti. Coraggio, ditemi qualcosa che dà fastidio a tutti".
"Le tasse".
"Le abbiamo già alzate, qualcos'altro".
"Le banche".
"Siamo coperti anche lì".
"La sveglia alla mattina".
"Bello spunto, mi piace. Tutti odiano la sveglia alla mattina. Lavoriamoci sopra. Cos'altro odiano tutti? Il lunedì".
"E vabbe', mica possiamo aumentare i lunedì alla settimana".
"Non possiamo nemmeno allungare la settimana lavorativa, siamo liberisti".
"La settimana lavorativa no... ma quella scolastica sì. Le scuole sono ancora di Stato".
"Grazie al cielo, ma che vuoi fare? Se aumenti l'orario devi pagare di più gli insegnanti, hai voglia".
"No. Non è detto. In luglio non li paghi di più, perché le scuole sono praticamente chiuse, ma loro sono reperibili. Bingo! Un bell'intervento contro le vacanze estive!"
"Tutti amano le vacanze estive".
"Lanciamo un'agenzia, cominciamo a dire che d'ora in poi si frequenta per tutto luglio. Poi ovviamente rettificheremo, ma intanto la voce girerà. Mario Monti contro le vacanze estive. Boom!"
"Quattro punti li perdiamo come niente".
"Ma anche cinque o sei. E poi voglio vedere cosa fanno quei due, ah ah".
Un mese dopo
(ROMA) BERSANI: NON HO MAI "SBRANATO" BAMBINI. SOLO ASSAGGIATI UN PAIO MOLTO CATTIVI. Il segretario del PD ha smentito le affermazioni riportate ieri dai giornalisti, secondo le quali avrebbe ammesso di aver partecipato negli anni '60-'70 a qualche banchetto a base di bambino bianco crudo alla festa dell'Unità di Bettola. "Non siamo dei barbari, noi i bambini li abbiamo sempre cucinati con molta umanità, e se devo dirla tutta non è proprio il mio piatto preferito, ne avrò assaggiato solo un paio ed erano bambini che si erano comportati davvero molto male con le loro mamme e con Stalin".
(MILANO) BERLUSCONI: CULATTONI DI MERDA SONO STATO FRAINTESO, NON INTENDO AVVALERMI DELLO JUS PRIMAE NOCTIS A MENO CHE LE VOSTRE FIGLIE NON VALGANO VERAMENTE LA PENA. Il presidente Berlusconi durante la notte ha pubblicato su youporn un video girato con le sue fidanzate (in tenuta sadomaso-wehrmacht), in cui smentisce di volersi avvalere dello jus primae noctis in modo "universale", come ventilato due giorni fa durante la conferenza stampa a Palazzo Grazioli. "C'è che voi giornalisti siete veramente dei culattoni, non capite... lo vedete questo, sì? Ecco, non lo capite, ora reggimelo, grazie cara". Il presidente ha poi confermato che intende abolire l'IMU e sostituirla "con tua madre", ha detto proprio così, ma forse era sovrappensiero.
(BERLINO) MONTI: INGIUSTIFICATE LE POLEMICHE SUL GATTO A NOVE CODE NELLA SCUOLA ELEMENTARE, sarà esposto soltanto alla parete come deterrente, ma le maestre dovranno limitarsi a bacchettate sulle nocche e gusci di noce sotto le ginocchia.
Continua... (in realtà no).
Non fosse per un piccolo sterminio
28-01-2013, 18:58Berlusconi, elezioni 2013, fascismo, ho una teoriaPermalinkIn seguito ci ha già fatto sapere che è stato ovviamente frainteso, che non intendeva dire quello che ha detto, che "non ci può essere alcun equivoco sulla dittatura fascista" anche se pensava "che questo dato fosse chiaro per tutta la mia storia politica passata e presente". Siccome però nella sua storia politica c'è quella famosa intervista allo Spectator in cui affermò che Mussolini mandava i dissidenti in villeggiatura (2003) o quella volta in cui definì la dittatura fascista una "democrazia minore" (2011), è lecito sospettare che Berlusconi queste sparate non le faccia soltanto per conquistare qualche voto ai nostalgici, che ci creda davvero: che non abbia smesso di provare una sincera simpatia per il Mussolini "troppo buono" dei diari apocrifi fatti pubblicare da Dell'Utri, quello disilluso a cui amava paragonarsi al tramonto della sua esperienza di Presidente del Consiglio. Detto questo, non ha veramente importanza cosa provi Berlusconi per Mussolini dentro di sé. Sarebbero fatti suoi.
Ma il fatto che decida di ricordare pubblicamente che ha fatto cose buone, durante una campagna elettorale, e proprio nel momento apparentemente meno adatto (la giornata della Memoria), ecco, questo è interessante e merita una discussione che vada un po' più in là del semplice compitino a base di indignazione (che continua sull'Unita.it, H1t#164).
Le elezioni (più complicate) del secolo
21-01-2013, 17:32Berlusconi, elezioni 2013, ho una teoriaPermalinkSi sa che i partiti politici non possono soddisfare le esigenze di tutti, ma stavolta più che in passato sembra che nessun partito riesca a soddisfare le esigenze di nessuno. Tra le infinite magagne del porcellum c'è quella di aver creato i più inverosimili compagni di letto. Ingroia mette assieme sinistra extraparlamentare e giustizialisti; gli elettori di Vendola storcono il naso all'idea di andare col Pd; quelli del Pd storcono il naso all'idea di doversi poi associare a Monti; molti sostenitori di Monti si domandano che male hanno fatto per ritrovarsi con Casini e Fini, eccetera eccetera. Gli unici forse a non porsi tutti questi problemi sono gli elettori di Berlusconi, per i quali la scelta è relativamente facile: da una parte c'è il loro campione di sempre, dall'altra tutti i suoi nemici. Berlusconi sta risalendo nei sondaggi anche perché è l'unico a potersi permettere una campagna senza toni compromissori: non ha nessuna strana alleanza da dover spiegare ai suoi elettori, tanto più che il bacino a cui si rivolge apertamente è quello degli astensionisti: gente che o vota per lui o proprio non vota. Se i suoi calcoli sono giusti, se l'Italia è ancora quel Paese che ha capito e infinocchiato così bene negli ultimi vent'anni, forse ce la fa anche stavolta.
Perché la politica italiana è così complicata? (eh, chissà. Se ne parla sull'Unita.it, H1t#163).
C'è ancora qualcuno che ci fa i patti
14-01-2013, 02:14Berlusconi, ho una teoria, tvPermalinkPochi giorni prima Berlusconi e Lega si erano messi d'accordo per andare alle elezioni assieme: dopo aver promesso per tanti mesi ai suoi elettori che non sarebbe successo mai più, Maroni, a malincuore, ha dovuto accettare un'alleanza. Purché Berlusconi non fosse il candidato premier. Ieri sono usciti i bollini dei partiti e su quello del PdL c'era scritto, com'è naturale, BERLUSCONI PRESIDENTE. La morale di tutto questo è la solita.
Forse Berlusconi stavolta non vincerà, ma ce lo meriteremmo. Senz'altro se lo meriterebbe Santoro, e Maroni, e chiunque pensi che con Berlusconi si può scendere a patti. Non si fanno i patti con Berlusconi. A memoria d'uomo, non si ricorda un solo patto che Berlusconi abbia rispettato, da quello famoso con la Retequattro di Mondadori per dividersi le inserzioni pubblicitarie a partire da un lunedì (che eluse facendo lavorare i suoi collaboratori il fine settimana) alle ultime meno esaltanti stagioni in cui persino le olgettine si lamentano di promesse non esaudite. Il tizio è così, sappiamo tutti che è così, ma per un motivo o per un altro ogni tanto ci è utile convincerci che stavolta andrà diversamente, stavolta sapremo giostrarlo a nostro vantaggio. Come se tra bicamerali e inciuci e leggi elettorali non ci avesse sempre fregati tutti. Ma dopotutto Santoro può essere contento dello share, e Maroni adesso è comunque sicuro di salvare giunte e passare lo sbarramento. Insomma alla fine farsi fregare da Berlusconi conviene ancora a qualcuno. Di sicuro non a noi (continua sull'Unita.it H1t#162).
I volenterosi coglioni di Berl.
10-01-2013, 02:18Berlusconi, elezioni 2013, ho una teoriaPermalinkL’atteggiamento provocatorio (oggi che siamo tutti su internet potremmo definirlo trolling) gli riesce tanto più congeniale quanto più è istintivo; Berlusconi non ha bisogno di un tavolo di spin-doctors per definire “coglioni” gli elettori di sinistra, o consigliare un otorino a Lilli Gruber, o un ruolo di kapò a un europarlamentare. Sono cose che gli vengono naturali; le dicesse un altro, geleremmo di imbarazzo; le dice lui, ed è una festa per tutti. Non vediamo l’ora di propagarle via twitter o facebook, non vediamo l’ora di condividerle e riderci su. Questo tipo di attenzione scandalizzata è esattamente quello che va cercando, senz’altro con più affanno che in passato. La principale differenza, oltre all’età che si fa sentire, è il presenzialismo televisivo: Berlusconi aveva sempre mantenuto una certa distanza dai talk-show, anche in contesti per lui confortevoli come da Vespa si era sempre fatto organizzare dei monologhi, annessa claque e attrezzi di scena (la lavagna, il contratto con gli italiani). Ora che non può più permettersi di mandare avanti i portavoce, è ragionevole immaginare un’impennata di gaffes e provocazioni – confusamente lo sappiamo tutti, che B. è solo all’inizio, che le “giudichesse comuniste” sono un semplice antipasto. Lo sappiamo e siamo ansiosi che si scateni stasera da Santoro: senonché, che altro potrebbe dire o fare Berlusconi, che non abbia già fatto o detto negli ultimi vent’anni? Un Mussolini statista? Già fatto. Un Obama abbronzato? Fatto. Si è già paragonato a Cristo? Sì. D’altro canto è prerogativa degli artisti riuscire sempre a stupire, ed è ragionevole immaginare che ci riuscirà, e che i titoli più grandi dei giornali di venerdì saranno per lui. Dopodiché, dipenderà anche da quanto siamo coglioni. http://leonardo.blogspot.com
La Morte a Cologno
17-12-2012, 00:59Berlusconi, elezioni 2013, ho una teoria, tvPermalinkDomenica ho visto di nuovo qualcosa di orribile in tv: alla trasmissione serale di Canale 5, che non so perché ha cambiato nome (adesso si chiama Domenica live), c'era un altro vecchietto ridicolo che cercava di riconquistare un popolo perduto appena un anno fa. Sullo sfondo blu della scenografia il suo volto arancione sembrava artificiale come un cartone animato 3d. A coronare l'orrore l'uomo, calvo da anni, si era fatto disegnare i capelli sulla cute. Al termine di un lungo vaniloquio, ha persino fatto proiettare un filmino di quando era più giovane e in una lingua solo a lui nota aveva fatto un discorso all'estero molto applaudito. Nel frattempo Barbara D'Urso riusciva a restare seria, questo sì che è professionismo (continua sull'Unita.it, H1t#158 - il blog sull'Unità compie tre anni, grazie a tutti).
Silvio il cattivo condòmino
14-12-2012, 04:14Berlusconi, cattiva politica, Euro, realtà alternativePermalinkCerto, avrebbe dovuto muoversi per tempo, quando tempo ancora ce n'era. Una volta passata la palla a Monti, un anno fa, avrebbe potuto farsi una vacanza come si deve, e poi presentarsi pulito e profumato a Bruxelles, a Francoforte, e dire: signori, scopriamo le carte. Con Monti si arriva al 2013; poi ci sono le elezioni e le vincerà la sinistra. Bersani, o Renzi, magari Casini, comunque anche Vendola. Per tacere di Grillo. Lo sapete anche voi che andrà così. Se non vi fidate dei miei sondaggi rifateli voi; andrà così. E quindi?
E quindi niente. Volete Monti anche nel 2013? Ci tenete molto, a questa cosa di Monti nel 2013? Il PD non ve lo può dare. Io sì, ma dovete darmi una mano. Io forse non posso vincere le elezioni nel 2013 - ma chi lo sa, se m'impegno sono perfino capace - ma sicuramente posso evitare che le vinca chiunque altro. Posso fare melina sulla legge elettorale per un anno e mezzo, credete che non ne sia capace? Chiedete in giro, la politica in Italia è una cosa incredibile, posso farli discutere per un anno e mezzo e poi mandare tutto a gambe all'aria in una mezz'ora, è un numero che ho già fatto. In ogni caso un venti per cento lo valgo anche da solo, posso licenziare tutti i miei colonnelli e fare il venti per cento lo stesso, perché sono Silvio Berlusconi. Volete Monti nel 2013? Bersani non ve lo può dare, e nemmeno Renzi. Ve lo posso dare io. Però.
Però sono Silvio Berlusconi. Posso senz'altro salvare l'Italia - e l'Europa, e il mondo - ma è escluso che io lo faccia gratis. Parliamone, sediamoci a un tavolo. Io ho alcune pendenze da sistemare. Per esempio, certe cose, in Italia, devono restare depenalizzate. Ciò è di primaria importanza per me, e quindi lo è anche per voi. Sono sicuro che capirete. La persecuzione giudiziaria nei miei confronti, ecc. ecc., deve cessare. In cambio io posso spostare le posizioni dell'elettore medio di centrodestra finché non combacino più o meno con quelle dell'agenda Monti. Può sembrare all'inizio un'impresa disperata, visto che l'agenda Monti significa per lui perlopiù tasse tasse tasse. Ma si tratta alla fine di martellare in tv e sui giornali che c'è un pericolo rosso e bisogna fare di tutto per sottrarsi al pericolo rosso. Nel frattempo minimizzare la crisi, mostrare in tv che i ristoranti sono pieni ecc. Ha sempre funzionato e funzionerà anche stavolta, e in ogni caso non avete scelta, se volete Monti nel 2013 lo potete chiedere solo a me.
Casini? Ma andiamo. Casini non esiste. Se non lo prendo con me, non supera lo sbarramento. Montezemolo? È ammirabile che a Bruxelles sappiate come si pronuncia Montezemolo. No, non esisterà nessun Montezemolo, mi spiace. Se non credete ai miei sondaggi (comprensibile) fatene pure voi. L'unico centrodestra plausibile nel 2013 sono ancora io, e se volete davvero Monti dovete chiedermelo adesso. Ma dovete chiedermelo per favore. Ah, sì, mi toccherà scaricare la Lega. Ma al venti ci arrivo comunque. Poi al massimo dopo le elezioni rifaccio la grosse koalition con Bersani. Ma anche lui dovrà chiedermela con molta cortesia...
Ecco. Se fosse stato lucido, a quest'ora forse non si troverebbe nel casino in cui si trova. Ma non avrebbe mai potuto essere lucido così, né un anno fa né adesso. E non è (soltanto) un problema d'età, o di bungabunga. È che proprio questa idea di andare a Bruxelles a mercanteggiare, anche da una posizione di forza che un anno fa poteva avere e adesso no, non è da lui. Si trattava comunque di ammettere che esistano poteri forti almeno teoricamente più forti di lui, e questo è più forte da mandar giù dell'andropausa. Lui non tratta, lui decide. E questo, alla fine della fiera, gli impedisce anche solo di sembrare europeista. L'europeismo è una cessione di sovranità; possiamo vederla come un'ammissione di responsabilità: il mondo è sempre più piccolo e non possiamo permetterci di andare in malora senza che i tedeschi o i francesi si preoccupino per noi (più difficile capire cosa c'entrino i finlandesi e gli estoni, ma il principio è quello). In ogni caso bisogna entrare nell'ordine di idee per cui si abita in un condominio, e neanche ai piani più alti. Per la maggior parte di noi la cosa non pone nessuna difficoltà, abitiamo già in condomini e li preferiamo senz'altro a certi tuguri subtropicali che non sono poi così lontani in linea d'aria - per Silvio Berlusconi è assolutamente impossibile concepire l'idea: è uno a cui stava stretto Palazzo Chigi. Non avrebbe mai avuto la lucidità necessaria per affrontare una riunione di condominio nel modo descritto sopra. Lo sappiamo tutti.
E lo sapevano tutti anche nel PPE. Dove però se lo sono tenuti buono buono per più di dieci anni. E lo conoscevano, non è che a Bruxelles o a Strasburgo si sia mai finto diverso da quello che è: tutto il contrario. Conoscevano l'animale, e l'hanno vezzeggiato fin quasi alla fine. Se l'Europa fosse una cosa seria, una parte di responsabilità andrebbe addossata anche a loro. Invece pagheremo solo noi, compresi quelli che non l'hanno votato mai, non l'hanno voluto mai, e hanno ripetuto per vent'anni che era pericoloso.
Rimuovere-la-mummia
11-12-2012, 01:12Berlusconi, MontiPermalinkMa sul serio, quasi niente. Monti si è dimesso - continuerà a sbrigare gli affari correnti, il risultato è che si andrà a votare tre o quattro settimane in anticipo; forse manca il tempo per fare le primarie dei parlamentari del PD, ecco questo un po' mi dispiace. E poi, ovviamente, Berlusconi si è candidato.
Ma scusate, perché prima, invece?
Se volete l'irrazionalità dello spread è tutta qui. Berlusconi si candida e lo spread s'impenna. Ma perché prima, scusate, invece Berlusconi pensavate che si pensionasse? Ad Antigua, magari? Cosa ve lo faceva pensare? Tutto il cancan sulle primarie del Pidielle?
Il fatto che sia un po' matto non significa che Berlusconi non sia prevedibile. Molti matti lo sono e lo è anche lui. Peraltro non si sta comportando in maniera molto irrazionale. Il suo egotismo lo ha spinto negli anni a circondarsi di mediocri che, al momento in cui forse anche lui preferirebbe ritirarsi, non gli sembrano affidabili. E in effetti non lo sono. Può darsi che in qualche momento lui abbia davvero carezzato il proposito di lasciare la prima linea, ma non ha mai fatto l'unico passo necessario e sufficiente: trovarsi un candidato credibile. Magari a un certo punto ha pensato che le primarie potessero essere un sistema per farlo emergere, una specie di talent-show - poi deve aver dato un'occhiata alla puntata pilota e ha silurato il programma. Del resto se l'obiettivo è tra il 15 e il 20%, e le elezioni sono tra pochi mesi, il candidato migliore resta lui. Tutto abbastanza comprensibile - però lo spread s'impenna.
Però, scusate, il fatto che il PDL stesse pensando fino a qualche giorno fa di fare le primarie, di estrarre dal pantano primordiale in cui Berlusconi ha ridotto il centrodestra un nuovo candidato alla presidenza del consiglio - non significava mica che B. si fosse ritirato dai giochi, no? O lo pensavate davvero? Qualcuno lo pensava davvero? Forse lo spread lo pensava davvero. Però con lo spread è inutile ragionarci.
Voi però, abbiate pazienza, vi dovete rassegnare. Berlusconi è lì. Non se n'è mai andato, non si è nemmeno mosso parecchio. È sempre stato lì. Per un po' sembrava che non si sarebbe candidato, il che significava semplicemente che avrebbe candidato un suo prestanome. Sostenuto dalle sue aziende di famiglia. Dalle sue televisioni. Dai suoi giornali. Le televisioni a dire il vero soffrono un po' la congiuntura del mercato pubblicitario, e i direttori dei quotidiani vivono ormai in una dimensione allucinata, ma questo non toglie che Berlusconi sia lì. È molto meno smagliante che in passato, ma del resto non ci tiene più a vincere, non ne ha più bisogno. Gli basta un buon 15-20 per cento, e ce la dovrebbe fare. A dire il vero secondo me potrebbe anche prendere di più, ma chi glielo fa fare? Un 15-20% è perfetto per sedere al tavolo delle trattative, strappare qualche concessione, traccheggiare qualche anno, proseguire al libitum la commedia dell'assurdo sulla legge elettorale. La strategia più prevedibile è questa e tutto sommato Berl. è abbastanza prevedibile. Quindi di cosa ci stiamo spaventando adesso?
Che si candidi lui? È quasi una buona notizia: Berlusconi non si sarebbe candidato soltanto se avesse trovato una copia più giovane ed efficiente di sé stesso. Non l'ha trovata, allelujia, ci teniamo l'esemplare anziano e un po' suonato. Non pretendo che lo spread questo lo capisca, ma voi esattamente, cosa vi eravate immaginati? Di cosa pensavate che avremmo parlato in campagna elettorale? Di welfare e diritti? Di rilancio dell'economia? Di giovani e vecchi? Di rottamatori e usato sicuro? Di liberalismo e socialdemocrazia? E vi scoccia scoprire che parleremo, come al solito, di Berlusconi e non Berlusconi?
Abbiate pazienza. È vero che la mummia è ingombrante. È vero che manda un cattivo odore - il che forse potrebbe farci sospettare che tanto mummia non è. È vero che non se ne può più. È vero che chi la odia, me compreso, nel tempo si è reso insopportabile tanto quanto chi la ama. È vero tutto questo e anche di più, ma allora?
Pensavate di avere risolto il problema? E come pensavate di averlo risolto: non parlandone più?
Ma la mummia è rimasta lì, al centro del salotto. È da un anno che ci impedisce di avere una legge elettorale conforme a una democrazia decente. È da un anno che fa pendere (in modo abbastanza discreto, bisogna dirlo, fino a una settimana fa) una spada di Damocle sul governo tecnico. È da venti e più anni che si difende con le unghie, che continuano a crescere, e i denti, veri o finti non importa, chiunque provi ad attentare alle sue prerogative, alle sue frequenze, ai suoi monopoli, ai suoi processi, facendo e disfacendo governi a suo piacimento. La mummia è ancora lì, e tutti quelli che pensavano che bastasse tapparsi gli occhi e il naso per risolvere il problema sono finiti nella discarica prima di lei, perché la mummia è un problema enorme, che sta seduto su tutti gli altri problemi d'Italia. Sì, sarebbe ora di parlare di tutti gli altri problemi e magari tentare di risolverli. Ma dobbiamo prima liberarci della mummia, mi dispiace.
Vi annoia? Vi capisco. Ma vi è mai successo di risolvere un problema annoiandovene?
Ma sul serio pensavate che se ne stesse andando da solo? E perché? Non se ne va da solo. Ha interessi da tutelare, e attenzione: sono interessi aziendali, che non moriranno con lui. Con lui morirà soltanto il suo più grande combattente - bisogna dire che finora tutti gli aspiranti successori hanno deluso, e anche gli eredi non sembrano all'altezza. In ogni caso no, non se n'è mai andato. Ha solo provato l'effetto di stare un po' dietro le quinte. Non ha funzionato molto bene, rieccolo in scena. Ma la canzone è sempre quella. E anche la canzone dei suoi oppositori non può più di tanto suonare diversa.
Per esempio: riecco i ritornelli di chi vuole batterlo "alle urne". Stavolta del resto sembra facile - lui stesso non ci tiene molto a vincere. È proprio in questo momento che ha più senso dire no, Berlusconi non si batte alle urne. Il solo fatto che dopo vent'anni spesi a danneggiare la cosa pubblica per difendere gli interessi della sue aziende Berlusconi possa candidarsi è un insulto alla democrazia. Il solo fatto che si candidi, e che riporti nel nuovo parlamento qualche centinaio di peones pronti a difendere gli interessi delle sue aziende, sarà per lui una vittoria: quindi no, Berlusconi non si batte alle urne; se gli consentiamo di presentarsi, Berlusconi ha già vinto.
Berlusconi non si batte alle urne perché ha sempre giocato slealmente, e lo farà di nuovo: non ci sarà mai una vera partita democratica finché gli si consente di giocare. Bisognerebbe liberarsi dal complesso per cui la democrazia è una competizione Onesti vs Sleali. Noi non siamo gli Onesti, non siamo i Buoni, non siamo migliori di nessuno: vogliamo una serie di regole che tutelino i cittadini, e non dovremmo permettere che un partito politico non le rispetti. Le regole impedivano a Berlusconi di candidarsi nel 1994: glielo si è permesso e la democrazia in un certo senso è finita lì. Sarà ripristinata quando a Berlusconi sarà finalmente impedito di danneggiare la cosa pubblica. Ora che è stato condannato
Se invece gli permetteremo di giocare, andrà a finire come al solito, che ci toccherà di giocare sporco quanto lui. Vinceremo, ma non saremo i Buoni, non saremo gli Onesti, saremo i soliti idioti che abbiamo conosciuto fin qui. Vogliamo cominciare a essere diversi? Vogliamo iniziare a rottamare vent'anni inutili e molto sciocchi? Bisogna-rimuovere-la-mummia. Io non so più in che lingua dirvelo, insomma, Bomb Cologno.
Vai avanti tu
27-10-2012, 23:22Berlusconi, ho una teoriaPermalinkProprio un anno fa a Bruxelles, al termine di un vertice a 27 dell'Unione Europea, l'allora presidente francese Sarkozy e la cancelliera Merkel concedevano una conferenza stampa congiunta. Quando una giornalista chiese loro se si fidavano delle rassicurazioni sulla situazione italiana offerte dal presidente Berlusconi, i due invece di rispondere immediatamente si guardarono, e sorrisero. Poi Sarkozy si decise a rispondere, e confermò la fiducia nei confronti delle istituzioni italiane. Non nominò Berlusconi. Per molti fu il vero segno della fine: l'Europa si fidava dell'Italia, ma non poteva trattenersi dal ridere di Berlusconi, che le ultime vicende erotico-giudiziarie avevano reso definitivamente impresentabile. A quel punto le dimissioni erano ormai una formalità, Napolitano ne stava già probabilmente discutendo con il non ancora senatore a vita Mario Monti.
Sull'episodio è tornato Berlusconi nella sua conferenza-fiume, vagamente gheddafiana, accusando la Merkel e Sarkozy di avere assassinato la sua credibilità internazionale coi loro "sorrisetti". Di tante accuse a vanvera forse questa è la più rivelatrice (continua sull'Unita.it H1t#151).
Berlusconi ha vinto
26-10-2012, 02:19BerlusconiPermalinkMi sono sempre chiesto se questa paginetta on line sarebbe sopravvissuta alla carriera politica di Silvio Berlusconi. Da come si stanno mettendo le cose in questi giorni, sembrerebbe di sì. Se ora non mi metto a brindare e a far trenini, è per due ragioni: primo, magari non è successo niente. Questi annunci e strombazzamenti sono solo pretattica. Se dopodomani SB vede un paio di sondaggi in cui il PdL continua a scendere, ci mette mezz'ora a organizzare un altro teatrino in cui scende in campo per le primarie perché è la Gente che glielo chiede. E per tre giorni avremo tutti parlato di nulla, come qualche mese fa.
Il secondo motivo è che ha vinto lui. Non so se qualcuno lo abbia scritto in questi giorni (purtroppo non sto leggendo molto), ma è un'osservazione persino banale. Si ritira invitto, come i grandi campioni. Secondo me non era un grande campione, ma la Storia mi sta dando torto. Non è che abbia vinto tutte le battaglie: qualcuna l'ha pure pareggiata, fu in particolare un professore reggiano a dargli un insospettabile filo da torcere, però alla fine conta il risultato e il risultato è davanti a tutti. SB scese in politica per salvare la sua azienda, e la sua azienda è ancora qui che condiziona l'intero mercato, ormai una balena spiaggiata ma per quindici anni si è tenuta illegalmente delle frequenze da cui non avrebbe potuto trasmettere. SB è sceso in politica per non andare in galera, e non ci è andato. Il resto è un dettaglio, ad es. la malora economica e culturale della repubblica italiana negli ultimi vent'anni: un piccolo effetto collaterale. SB è sceso in politica per difendere i suoi interessi, e ci è riuscito abbondantemente. Occorre dargliene atto, il che mi costa un po'.
Non mi consola l'essere stato uno di quelli che lo hanno considerato un nemico della democrazia sin dall'inizio, e di non aver mai smesso di pensarlo e di scriverlo, per quanto banale e ridondante stesse diventando il concetto: non mi consola scoprire dopo quindici anni che la pensavano come me anche Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini, e altri disgustosi voltagabbana che trovo molto più esecrabili di lui, che anzi (posso dirlo adesso), mi sta pure un po' simpatico, come certi ragazzini irresponsabili che non puoi rimproverare se ti rovinano un giocattolo: lo sapevi dall'inizio che distruggono tutto quello che trovano, sono fatti così: e a uno fatto così abbiamo fatto giocare con la repubblica per tutti questi anni. Silvio Berlusconi, semplicemente, non avrebbe mai potuto candidarsi per le elezioni politiche nel 1994, in quanto vincolato con lo Stato "per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica": decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957. Oscar Luigi Scalfaro, che era presidente nel '94 e che pure gode una fama di antiberlusconiano di ferro, ha la sua parte di responsabilità per aver consentito che un'azienda monopolista diventasse un partito. E la sua parte di responsabilità ce l'hanno i dirigenti progressisti di allora che lasciarono fare, tra cui Massimo D'Alema: fosse stato anche l'unico errore da lui commesso nella sua lunga carriera, è più che sufficiente per orientarne il giudizio dei posteri - quelli a cui fregherà qualcosa delle nostre faccende, speriamo non tanti.
Col tempo Berlusconi è diventato tante altre cose - a un certo punto sembrava essere diventato tutte le cose, che non ci fosse un aspetto negativo delle nostre esistenze che non fosse in un qualche modo definibile come una forma di berlusconismo. La retorica del "berlusconiano che è in me" la capisco benissimo e mi ci sono molto esercitato, ma spero non fino al punto di non riconoscere più la differenza tra la metafora e la cosa in sé. Voglio dire che il fatto che esista un berlusconismo culturale, che non finisce certo oggi, non ci deve distogliere dal fatto che esiste ancora un Silvio Berlusconi fisico, per quanto acciaccato, che continua a far soldi con un'azienda che si è conquistata illegalmente una fetta di mercato ai danni dei concorrenti e degli utenti (noi). Combattiamo il berlusconi che è in noi, d'accordo: ma combattiamo anche quel criminale che è fuori di noi, e che ha occupato per quindici anni le nostre frequenze con le sue scemenze, il nostro parlamento coi suoi lacché e, negli ultimi anni, con gli equini a cui non trovava altre stalle. E invece niente, l'ha fatta franca nel '93 e ce la farà anche stavolta, con la scusa che ormai i problemi sono ben altri e che smantellare Cologno non conviene a nessuno. Ci ha fregato 15 anni di democrazia ma va bene così, un bel precedente per i prossimi industriali a cui venga voglia di lavarsi il culo nei nostri emicicli istituzionali.
Il giorno in cui Berlusconi si ritira senza mai essere stato sconfitto, senza mai essere stato cacciato con la forza, è un giorno triste. Mi pare di aver scritto troppe volte che levarcelo dai piedi non avrebbe risolto nulla, ma che non avremmo mai cominciato a risolvere nulla finché non ce lo fossimo levato dai piedi. Ebbene, è ancora lì: ha ancora interessi da difendere, tanti prestanome da mandare in parlamento, un carrozzone di primarie da montare. La strategia credo sia ancora quella di provare a strappare un 20% e poi farlo pesare: se Casini e compagnia non sono vincolati, andiamo verso un'altra legislatura movimentata, con rischi di ribaltoni, compravendita di parlamentari eccetera. Insomma, non è finito un bel niente. Credo che ci sia un solo modo di finirla.
Occorre perseguirlo, non per quelle due o trecento infrazioni che non è riuscito a depenalizzare mentre (non) abitava a Palazzo Chigi, ma per il complesso della sua carriera politica, di cui bisogna riconoscere il carattere criminale. Occorre accusarlo, come merita, di alto tradimento: sequestrargli le proprietà di famiglia, insomma, per farla breve
- Infatti senatore il tempo stringe
Sì, insomma dicevo per farla breve bisogna distruggere Cologno. Grazie.
Il nuovo sole in tasca
03-10-2012, 14:14Berlusconi, blog, ho una teoria, Renzi, TwitterPermalinkEro alla Blogfest, un raduno di internauti che una volta scrivevano i blog e oggi stanno passando più o meno tutti a twitter, e che una volta all'anno si trovano a Riva del Garda per distribuirsi dei premi che a volte vinco anch'io, ma sempre più di rado. Quindi ci potrebbe stare un titolo del tipo "la blogosfera fischia Renzi", e forse qualcuno l'ha già fatto, ma temo che nessuno abbia mai veramente capito cos'è questo accidenti di blogosfera. E comunque in generale non è vero che essa fischi Renzi: al contrario, la maggior parte di chi ha votato lo ha eletto il Miglior Politico su Twitter. Però a Riva non c'era tutta la blogosfera, o twittersfera, o come preferite. La maggior parte dei presenti alla premiazione avevano ottenuto una nomination, insomma erano in lizza per prendersi un premio. Ecco, i *nominati* hanno quasi tutti fischiato Renzi. Mi sembra che nessuno lo abbia applaudito, tranne me ma stavo facendo il cretino. Quindi: se nella blogosfera c'è un elettorato attivo e uno passivo, il primo stima Renzi abbastanza per eleggerlo Miglior Politico; il secondo non lo sopporta e comincia a fischiarlo appena parla. In realtà Renzi non c'era, aveva mandato un video per ringraziare. Il problema dei video è che durano troppo, la gente ha fretta di sapere chi ha vinto gli altri premi e poi vuole andare a ballare, Renzi poteva immaginarselo, ma deve essere dura per un politico accettare di avere soltanto venti secondi per esprimersi.
L'episodio non avrà ovviamente nessuna ripercussione sulla campagna di Renzi, che si muove su ben altri fronti. Credo che sia interessante perché mostra un fattore che forse anche lo staff di Renzi dovrebbe valutare: chiamiamola irritanza. I nominati di Riva, con un'età media intorno ai 37, non fischiavano Renzi per le sue parole (udibili solo nelle prime due file) ma per la sua faccia, il suo sorriso, quel po' di timbro vocale che si riusciva a sentire, in breve per il suo Essere Renzi, che trovavano sommamente irritante. Credo che molti lettori dell'Unità, sopra e sotto i 37, capiranno quello che sto cercando di spiegare. C'è un tipo di umanità, non necessariamente vecchia, non per forza rottamabile, che Renzi non lo regge, già molto prima che Renzi cominci a dire qualcosa. Perché questo accade?
Onestamente non lo so (ma continuo a parlarne sull'Unita.it, H1t#147).
Matteo Renzi e l’«irritanza».
E noi abbiamo perso
01-07-2012, 09:23BerlusconiPermalinkE non ha importanza quanto lui sia sputtanato, condannato, anzi no prescritto, ma comunque cotto, non ha importanza.
Non ha importanza quanto siate autoironici, cinici, sofistici, pragmatici, quanto siate loici.
Così come non ha importanza quanto lui sia fuori fase, fuori fuoco, fuori dall'euro, fuori dal pdl, fuori di testa, fuori del fuori.
Non ha importanza quanto siate post, quanto siate meta, quanto siate para.
E non ha importanza quanto lui sia sconfitto, bollito, spappolato, finito.
Ogni volta che voi pensate "culona", Berlusconi ha vinto.
Trionfo di Fede
03-04-2012, 15:20Berlusconi, giornalisti, ho una teoria, Ottanta, società dell'avanspettacolo, tvPermalinkIo non sono qua per assolvere o condannare nessuno, grazie al cielo non è il mio mestiere. Dico solo: smettete di offendere Fede. Smettete di considerarlo un burattino, un pagliaccio, uno che faceva il fazioso però lo faceva in modo spudorato quindi ok. Fede è stato davvero un grande professionista, salvo che la sua professione non era più il giornalismo, perlomeno dal '94 in poi. E la sua grandezza non sta certo nell'averci mostrato gli infrarossi dei bombardamenti con qualche minuto di anticipo. Poche persone possono dire di aver davvero cambiato la Storia d'Italia degli ultimi vent'anni con il loro lavoro quotidiano, e tra questi c'è Emilio Fede, che è stato cruciale nella costruzione, e soprattutto nella conservazione del consenso berlusconiano. Gli araldi del MinCulPop fascista svaniscono al confronto, con la loro retorica magniloquente che la stragrande maggioranza della popolazione illetterata nel ventennio recepiva poco o male. Non così Fede: lui sì che ha avuto il polso del suo pubblico.
Probabilmente non c'è mai stato in Italia un agit-prop più bravo di lui (continua sull'Unita.it - H1t#120 - e mi sembrava un pezzo abbastanza semplice, ma leggendo i commenti forse no).
Perché poi sempre battutisti al governo
09-02-2012, 15:11Berlusconi, ho una teoria, indignazione, MontiPermalinkChe ci abbia alzato le tasse? No, noi non siamo così banali.
Che sia l'espressione dell'Unione Europea anche se l'Unione Europea non ha nessun piano? No, non è mica colpa di Monti, lui fa quel che può.
Che tra le sue priorità non ci sia la pace sociale? No. Forconi e tassisti sembrano rientrati.
Che parli sempre di sistemi per licenziare e mai di sistemi per assumere? Eh, ma non è mica il solo.
E insomma, allora, qual è il problema?
Sono le battute. Le gaffes. Non ci piacciono. Quasi quasi era meglio... no, non lo dirò mai. Però qualcuno forse comincia a... Ma le gaffes di Monti & co. sono così interessanti? è sull'Unita.it, e si commenta laggiù (H1t#112).
Vi rifaccio Benito?
16-12-2011, 15:58Berlusconi, fascismo, ho una teoria, invecchiarePermalinkE insomma, lui racconta sempre le stesse storielle, io riciclo i vecchi pezzi. Dovrei aggiungere qualcosa? Anzi, ho tolto parecchio. Il Mussolini triste sul comodino di Silvio B. è sull'Unità.it.
Potrebbe piovere
24-11-2011, 02:07Berlusconi, futurismi, PdPermalinkChi vince nel 2013 vince "tutto"
La legislatura ha come termine naturale la primavera del 2013; l'Euro e l'Unione Europea potrebbero anche durare di meno. Per una coincidenza fortuita e rischiosa che dovrebbe capitare ogni vent'anni e invece si è verificata già cinque anni fa, nel 2013 scade anche il mandato di Napolitano. Non so esattamente (qualcuno lo sa?) cosa preveda la Costituzione, ma nel 2006 lo stesso Napolitano fu nominato da un parlamento appena insediato. È lecito quindi supporre che nel 2013 succeda la stessa cosa: prima si va alle urne, poi chi vince nomina il Presidente. Quindi chi vince nel 2013 vince tutto – ammesso che nel piatto sia rimasto un granché da vincere. In realtà, comunque vadano le cose, è improbabile che il futuro presidente possa provenire dall'area del PD: sono già riusciti a piazzare Napolitano, col senno del poi è stato un exploit fantastico (considerato che quelle elezioni le avevano praticamente pareggiate). Non solo, ma prima di Napolitano sul colle c'era un laico, Ciampi. A questo punto è chiaro che i cattolici reclameranno il posto, e considerata la loro centralità sarà molto difficile negarglielo. L'unico problema è trovarne uno abbastanza pulito (Pisanu?), cosa non semplice quando un monopolista dei ventilatori dispone del quantitativo necessario di merda: Casini è avvisato. Piuttosto è Monti ha buone carte da giocarsi, come il cursus honoris di Ciampi dimostra. Quanto ai piddini papabili, probabilmente loro si sono già segnati la primavera del 2020 su google calendar; per allora D'Alema avrà 70 anni, Veltroni pochi di meno... sarà l'ultima sfida, ma vien voglia di controllare se per caso non c'è un meteorite che impatta prima.
Restiamo al 2013: come ci arriviamo?
Fermo restando che un meteorite, una farfalla in Brasile, ma più probabilmente Angela Merkel in Germania possono fare e disfare in qualsiasi momento il nostro destino... proviamo a indovinare come andrà a finire il governo Monti. Il suo margine d'intervento è abbastanza ristretto: l'opinione condivisa è che profitterà della sua natura tecnica per chiedere sacrifici sia a destra e a sinistra; banalizzando (stringendo gli occhi): i berlusconiani dovranno mandare giù la patrimoniale, i bersaniani la fine dello stato sociale come lo conoscono (pensioni di anzianità, cassa integrazione, eccetera). Questo è il patto sottaciuto – non perché sia segreto, anzi è davanti agli occhi di tutti. La cosa interessante è capire chi lo rispetterà, o meglio: chi tradirà per primo.
Sulla base di nessun dato, ma semplicemente per il mio viscerale antiberlusconesimo, io dico Berlusconi. Lui ha il killer istinct, lui vuole e deve vincere (per la gloria, per salvare la famiglia) gli altri stanno sempre a pensare ad altro, come ad es. il bene del Paese. È anche vero che Berlusconi è una variabile indipendente, nel senso che è matto. Ma non è vero che i matti siano così imprevedibili, specie quando sono soggetti a fissazioni. Inoltre negli ultimi mesi lo abbiamo visto sotto stress, costretto in un ruolo istituzionale che non gli piace, sorvegliato a vista e probabilmente impossibilitato a sfogarsi come si deve. Ma chissà che una bella dormita, un beverone e un bunga-bunga fatto bene non ci restituiscano il combattente che conosciamo.
Berlusconi, dunque, con le corazzate mediaset, le teste di ponte in rai che a riallinearsi ci metterebbero comunque un po', e l'artiglieria in Senato puntata sul governo Monti, Berlusconi se ha ancora voglia di combattere cosa deve fare? Mantenere in vita il governo Monti fino all'esatto momento in cui avrà rimontato nei sondaggi. Nel frattempo, vai di microcriminalità al telegiornale (si è già registrata una certa recrudescenza delle rapine a mano armata). Ci saranno momenti anche paradossali, per esempio probabilmente Berlusconi farà votare ai suoi la patrimoniale e il giorno dopo farà cadere il governo e farà campagna elettorale contro la patrimoniale; è capacissimo di farlo, e lì il problema non è tanto la follia sua, quanto quella dei suoi elettori. Dopodiché chissà, magari perderà comunque, ma più per anzianità che per altro: Alfano come delfino non sembra quel mostro di carisma. Però a quel punto contro chi perderebbe? Contro un neo-CLN antiberlusconiano? Non credo che gli elettori sarebbero entusiasti, ma in quel caso il ticket più probabile sarebbe Bersani a palazzo Chigi e Casini al Quirinale, urge spolverare il lemma “cattocomunista”.
Un altro scenario è che i parlamentari berlusconiani, invece di far saltare il governo Monti in un momento qualsiasi da qui al 2013, riescano a sequestrarlo, imponendo un programma più destrorso che sinistrorso: una patrimoniale solo di nome e una riforma del lavoro che umili Bersani. A questo punto nel 2013 il “PDL” (che comunque non si chiamerà più così) potrebbe addirittura candidare Alfano al governo e Monti al Colle, con Berlusconi jolly che si tiene le sue aziende e scambia una sua uscita dalla scena politica con la sostanziale impunità per tutto quello che lui e i suoi hanno commesso. La sinistra a quel punto sarebbe probabilmente divisa tra massimalisti (Vendola più gli ex bersaniani delusi) e centristi (Renzi o un simil-Renzi che cerchi di rubare voti a Casini, o addirittura alleato con Casini: adesso sembra strano, ma tra un paio di anni chissà).
Dopodiché, ripeto, può succedere di tutto. Ad esempio: un processo qualsiasi di quelli che ancora coinvolgono B, e ai quali ora avrà molte meno ragioni di non presentarsi. Ad esempio: Beppe Grillo. Le cavallette. L'eruzione del Vesuvio. L'uscita dell'Italia dall'Euro, prospettiva che faccio fatica a visualizzare: l'unica cosa che mi viene in mente è una specie di Cuba con gli euro tedeschi al posto dei dollari americani e i puttanieri tedeschi al posto dei puttanieri italiani, e la pizzica al posto della salsa – e ditemi dov'è la nostra Miami che io sto già pensando a dove gonfiare il canotto.
(Poi ci sono anche le ipotesi ottimistiche, ma le tengo per me. Scaramanzie).
Il peggio è che lo rimpiangeremo
14-11-2011, 12:00Berlusconi, ho una teoriaPermalinkNo, anzi, mi sa che tra un po' lo rimpiangeremo. Almeno è scritto sull'Unità (H1t#99), e si commenta là.
Gran giorno nel pollaio
12-11-2011, 13:54Berlusconi, replichePermalinkQuest'uomo vecchio, quest'uomo stanco.
Quest'uomo che sta dall'altra parte del mondo, col prevedibile mal di testa da jet-lag, che torna in albergo e si mette a scanalare sul satellite finché non trova Annozero, e ci trova gli ex amici che parlano di lui come una cosa finita, un cadavere da spolpare con calma; e sullo sfondo, il dettaglio delle sue rughe in technicolor.
Quest'uomo solo, circondato da lacchè che non hanno nulla di buono da suggerirgli, ma gli ostruiscono la visione; quest'uomo in preda alle sue più triviali ossessioni. Quest'uomo al capolinea.
Quest'uomo.
Questo rivince le elezioni quando vuole.
Volete rifarle domani? Le rivince domani.
Volete aspettare sei mesi? Aspetta anche lui, si rilassa un po', si sfoga. E tra sei mesi le rivince.
Allora magari tra un anno? L'Italia può aspettare un anno?
Se è per questo è da quindici anni che aspetta. Quest'uomo è sempre lì, non molla.
Dite che mi sbaglio? Ma davvero, ci spero, sarei così contento di sbagliarmi. Di non aver capito niente. Lo scriverò su tutti i muri dell'internet, sono Leonardo e non capisco niente, non leggete i miei blogs e sputatemi addosso.
Dite che non mi fido degli italiani? Il solito snob che li ritiene una massa di... guardate, non lo so. Mi attengo ai fatti: gli italiani sono più o meno gli stessi e lui di solito vince; anche quando perde, perde di misura, prende fiato e poi rivince di nuovo. L'unica cosa che in politica gli riesce sono le campagne elettorali. Di sicuro i mezzi non gli mancano. Sembra un po' più stanco, ma nei manifesti non si vedrà.
Lo so che in questi giorni c'è il gioco a smarcarsi, che persino Feltri non ne può più, e anche la mascella di Belpietro è in fase calante. Poi però comincia la campagna e si scoprirà che i candidati del Pd sono tutti noti omosessuali attenzionati. È uno sporco lavoro, ma pagano bene.
Lo so che ultimamente è partito il tiro al piccione. Ma la campagna è lunga, e si vince in tv, sui giornali, mettiamoci anche youtube e facebook, giusto per stare larghi. In ogni caso, Berlusconi continua a possedere tre canali; sugli altri ha disseminato uomini di fiducia. Se pensate di batterlo senza neanche (diciamo la parola) epurare Minzolini, ecco, state commettendo il solito fatale errore di sottovalutazione. In campagna elettorale i tg servono. E non per il numero di minuti che danno a un candidato all'altro.
Abbiamo già visto cosa succede. Preparatevi a una nuova travolgente ondata di microcriminalità, tutte le sere verso le 20:00 uno tsunami di stupratori seriali, torvi muratori rumeni, svaligiatori di appartamenti di vecchiette, zingari che rubano gli organi ai bambini, pericolosissimi lavatori di parabrezza ai semafori. Sono al confine che aspettano che vinca la sinistra e apra i cancelli alle orde di Og e Magog. La prima settimana vi sembrerà strano. Dopo un mese non ne potrete più. Dopo tre mesi comincerete a pensare che sì, Berlusconi esagera, però la sinistra ha veramente qualcosa da rimproverarsi per quella legge troppo lassista, come si chiama... la Bossi-Fini, già. E la mafia? Berlusconi li aveva fatti tutti arrestare, ma adesso rialzano il capo! A Caltanissetta è andata a fuoco una tabaccheria. E i rifiuti? Berlusconi li aveva tolti da Napoli, ma sono rispuntati, è andata la Jervolino in persona a riprenderli dalle discariche per rimetterli nei vichi.
Dite che gli italiani non ci cascano più? E perché? Sul serio, cosa cambia stavolta?
Perché lo hanno già visto promettere e non mantenere? Ma non è colpa sua, lo sanno tutti che lui avrebbe cambiato l'Italia da un pezzo se non fosse stato bloccato dai suoi falsi amici, quei traditori, quinte colonne della sinistra, Casini Fini e compagnia. Stavolta c'è solo lui. Riempirà il parlamento di bambole gonfiabili e ci farà riscrivere la costituzione.
Perché non dovrebbe succedere? Vogliamo guardare realisticamente alle forze in campo? Nessuno discute l'inettitudine di Berlusconi a governare. Ma nessuno si è permesso di togliergli quella straordinaria corazzata mediatica che non ha smesso un attimo di funzionare. Se poi non volete nemmeno cambiare la legge elettorale che si è disegnato su misura... vabbe', allora ditelo, che sconfiggerlo non è nemmeno la vostra priorità.
Prendi Matteo Renzi. Voglio immaginare che abbia idee cento volte più fresche di quelle che aveva Veltroni tre anni fa. Ma la sua fretta di concludere è veltroniana al 100%. Dai che ce la facciamo, e se poi non ce la facciamo? Pazienza, probabilmente la sinistra che uscirà dalle elezioni sarà ancora minoritaria... ma un po' più simile a noi. Questa è esattamente la trappola in cui cadde Veltroni. Dopo aver fatto fuori la sinistra, sperava almeno di essersi guadagnato il ruolo di capo dell'opposizione, primo ministro ombra. Si è fatto cucinare a fuoco lento. Berlusconi è così. Ti attira con l'immagine del vecchietto ormai sfibrato, ti fa lavorare per lui, ti stanca e poi ti mangia vivo. E quindi che si fa?
Si cambiano le regole. Sul serio, bisogna essere polli per continuare a giocare contro Berlusconi con un regolamento che si è fatto scrivere lui.
Tutto qui? È sufficiente cambiare la legge elettorale? No. Anzi, è il momento di fare il passo più difficile. Berlusconi non è semplicemente inadeguato a governare. Berlusconi è una minaccia per la democrazia. Le sue tv, i suoi giornali, i suoi uomini, impediscono agli italiani di scegliere serenamente i loro rappresentanti e il loro futuro.
Ieri ad Anno Zero Bocchino si comportava in un modo strano.
Continuava a prospettare un futuro parlamento in mano a “Piersilvio e Marina”. Lo avrà ripetuto cinque o sei volte, con l'insistenza di un ipnotizzatore. Voleva raggiungerci su un piano subconscio. O più semplicemente ci sospetta tutti rintronati e vuole insistere sul concetto. Perché sembrano sempre due ragazzini, Piersilvio e Marina. Ma è un bel pezzo che il primo ha in mano almeno metà della tv italiana; l'altra, la prima casa editrice. Ora, perché due signori molto potenti e facoltosi dovrebbero gettare la spugna? Perché il papà è vecchio e stanco? Ma Mediaset non è Silvio Berlusconi. È un'azienda, e le aziende lottano per sopravvivere. Mediaset potrebbe trovare un modus vivendi con una nuova Italia deberlusconizzata? Potrebbe sopravvivere alla fine di quel regime straordinario che da Craxi in poi le ha garantito di infischiarsi di tutte le regole più elementari di un regime di concorrenza? Forse sì, ma è un rischio che la famiglia Berlusconi vuole davvero correre? Hanno in mano i comandi della corazzata: devono arrendersi senza lottare? Non è il loro stile. Se il papà è stanco, troveranno un nuovo candidato, dentro la famiglia o fuori. Il berlusconismo non finisce con Silvio Berlusconi, perché dovrebbe?
Il berlusconismo secondo me non può che finire con un atto di forza. In un momento di difficoltà, come per esempio questo, tutti gli avversari politici di SB dovranno accettare una semplice idea, che fa ancora molta fatica a passare: che Berlusconi è un criminale, che ha truffato gli italiani per vent'anni, e che i criminali non si sconfiggono alle elezioni. Non partecipano nemmeno. I criminali si arrestano, e i beni che hanno alienato alla collettività si sequestrano. In ogni caso le prigioni italiane scoppiano e nessuno ha veramente voglia di vederci entrare un vecchietto, per quanto arzillo. Che patteggi, che se ne fugga in qualche isola ai Caraibi con una parte del bottino. Questo non è difficile da concepire. Il problema è la famiglia. Può accettare che la festa è finita, o può mettere i sacchi di sabbia alle finestre. Conoscendo il padre, io mi preparo al peggio. Saranno comunque tempi interessanti.
Certe favole esistono in tutte le nazioni; certe altre soltanto in Germania, o in Russia, o nella favolosa fantasia di Andersen. Ma io ne so una che è nata in Italia, e che forse né tedeschi né russi né Andersen avrebbero potuto immaginare: la favola delle galline che trovano una volpe morta e le fanno il funerale. Nel culmine della cerimonia, circondata dall'affetto dei pietosi pennuti, la volpe si rialza e ne fa strage. La notizia fa il giro dei pollai; ma qualche tempo la stessa volpe si fa ritrovare morta, e le galline che la trovano che ne fanno? Le rifanno il funerale. E così all'infinito. Direte che chi l'ha scritta non amava gli italiani. No: voleva soltanto che leggessero, che ridessero delle galline, e che da grandi si ricordassero, al momento giusto, di essere più intelligenti. Qualsiasi momento, da quindici anni in qua, sarebbe andato bene.
I funerali della volpe 876
08-11-2011, 14:59Berlusconi, ho una teoriaPermalinkBerlusconi non finisce mica oggi. Almeno, lo dice l'Unita.it, e si commenta di là (H1t#98).
Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. - È morta, è morta - gridarono le galline. – Facciamole il funerale...
Credo che a questo punto nessuno, nemmeno l'on. Carlucci, dubiti più che Berlusconi sia un problema. Non è senz'altro il più grave – non lo è mai stato – ma è il problema che dobbiamo risolvere per primo, il primo nodo del groppo. Basta non credere che questo nodo si possa sciogliere domani, o posdomani, o comunque nel momento in ogni caso non molto remoto in cui Berlusconi accetterà di rassegnare le dimissioni. Quella sarà la fine di un governo (il quarto a portare il suo nome), non di Berlusconi. Che ha ancora diverse carte da giocare, e di sicuro non scomparirà dalla scena, come non è scomparso nel 1994 o nel 2006.
Se ormai possiamo parlare di ventennio berlusconiano è perché riconosciamo che anche nei periodi in cui non governava, B. è riuscito a mettersi al centro del dibattito politico e a trasformarlo in un eterno sondaggio su sé stesso. Non c'è motivo di pensare che non farà la stessa cosa anche stavolta: non gli mancano certo le risorse, né le strutture che in tutti questi anni hanno retto il suo consenso (tv, giornali, pubblicità). Le defezioni di questi giorni potrebbero certo indurci a pensare che gli mancano gli uomini (e le donne), ma in fondo sappiamo che non è vero: che per ogni Carlucci o Stracquadanio che se ne va, Berlusconi può trovarne altri tre, altri quattro aspiranti parlamentari ugualmente professionali e magari anche più piacenti. Mal che vada c'è il casting per il Grande Fratello.
E che farà, quindi? Non importa quanti topolini abbandoneranno la nave del PDL nei prossimi giorni: Berlusconi continuerà a mantenere uno zoccolo duro di pretoriani in Camera e Senato, utili a mettere in crisi la composita maggioranza antiberlusconiana nei momenti in cui si troverà ad approvare decreti impopolari. Nel frattempo la vera artiglieria partirà da carta stampata e tv: di golpe si parlerà tutti i giorni sui canali Mediaset, su Libero, il Giornale, il Tempo, il Secolo d'Italia, il Foglio (Ferrara si accoderà, s'è sempre accodato). Ne parleranno anche i berlusconiani superstiti nei palinsesti Rai, visto che probabilmente la maggioranza antiberlusconiana sarà troppo timida per parlare di epurazioni.
Finché rimane al governo, Berlusconi è costretto a sfoggiare un europeismo d'ordinanza; una volta all'opposizione, non ci sarà più nessun attrito con la realtà e il partito-azienda potrà cavalcare gioiosamente l'ondata antieuropeista più becera che riterrà necessario per sopravvivere: tornerà quel vecchio ritornello mai veramente accantonato, “è colpa dell'euro”: qualche pseudointellettuale scritturato all'uopo chiederà a gran forza il ritorno della lira e di quel meraviglioso lubrificante del boom italiano che fu l'inflazione. Tutto assolutamente inverosimile, proprio come quando prometteva milioni di nuovi posti di lavoro. Del resto sono solo promesse, B. non ha mai avuto intenzione di mantenerle. È solo lo spettacolo che gli serve per presentarsi alle elezioni
Probabilmente gli italiani non la berranno come nel 1994 o nel 2001 o nel 2008, ma questo non ha molta importanza: l'artiglieria di Mediaset e dei suoi giornali gli consentirà comunque un buon piazzamento. E Berlusconi – anche questo dovremmo averlo capito – vince anche quando perde. La presenza di un suo partito in parlamento lo legittima, gli consente margini di trattativa, per non parlare dell'opportunità di comprarsi in aula i seggi che non è riuscito a vincere alle elezioni. Tanto più che mentre sta all'opposizione, sugli scranni della maggioranza siederà un'alleanza scarsamente coesa (sia che ne faccia parte l'UDC sia che ci entri la SEL di Vendola) costretta da Bruxelles e Fondo Monetario a scelte che deluderanno comunque gli elettori di centrosinistra – mentre a destra Lega e berlusconiani batteranno la grancassa dell'antieuropeismo. Avremo insomma un altro governo debole, come il Prodi 2, e forse perderemo altri anni – salvo che non abbiamo più anni da perdere. E allora?
Ed invece venne il cervo
23-10-2011, 13:06animali, Berlusconi, ho una teoria, mitiPermalinkHo una teoria (#96). Sull'Unità. E si commenta là. Buona mitopoiesi.
C'è una strana storia che mi è tornata in mente in questi giorni, anche se potrebbe non essere vera, anzi credo proprio che non lo sia. Chiamiamola leggenda. La leggenda vuole Vladimir Putin e Silvio Berlusconi a spasso per la taiga, soli, senza testimoni o interpreti, in un freddo mattino russo. D'un tratto, mentre discutono in qualche misteriosa lingua comune, Putin estrae l'arma di precisione e abbatte qualcosa o qualcuno. Vanno a vedere cos'è: è un cervo. La leggenda descrive quindi Putin sventrare con una lama affilata e pochi gesti esperti l'animale, estrarne il cuore ancora caldo e porgerlo al Presidente del Consiglio, che a quel punto sbianca e forse sviene, come in fondo sarebbe potuto succedere anche a noi.
Non era un violento, ma nel suo mestiere di presidente e ministro degli esteri ha preteso di trattare coi violenti senza scrupoli come Gheddafi, come Putin. Forse lo sorreggeva l'idea di aver trattato con successo, anni prima, con qualche capetto mafioso – ma un tiranno gioca in una serie diversa, e forse Putin, nel linguaggio dei simboli, ha voluto farglielo notare: tu, piccolo italiano che ogni tanto vieni a trovarmi, e dici di essere mio amico, ma hai capito di che amici ti devi circondare? Siamo assassini, è così che ci conquistiamo il futuro. Noi ogni giorno ci svegliamo con le mani lorde di nuovo sangue: perciò non stimiamo per forza lo straniero che col suo sorriso da venditore ce le viene a baciare.http://leonardo.blogspot.com
Rimpianto per un golpe mancato
14-10-2011, 01:56Berlusconi, cattiva politicaPermalinkSenz'altro fanno più colore gli sbadigli di Bossi, però di tutto l'inutile discorso di Berlusconi a mezza Camera io trovo molto più significativo e beffardo quel complimento all'“impeccabile” Napolitano. In effetti, quando mercoledì il governo è andato sotto sul bilancio, Napolitano ha avuto la più bella occasione di dichiarare decaduto il governo, e non lo ha fatto.
Certo, sarebbe stato un atto senza precedenti (ma tutti gli atti hanno avuto un precedente senza precedenti). Un'interpretazione del dettato costituzionale tutt'altro che "impeccabile". E da destra qualcuno avrebbe gridato al golpe. Con qualche ragione. D'altro canto la destra è proprietà di Berlusconi, che tiene insieme la sua maggioranza acquistando volta per volta i voti che gli servono. È una pratica che può definirsi costituzionale? Lo stesso Berlusconi, lasciando stare le decine di processi che lo riguardano, è sempre stato ineleggibile, secondo quella famosa legge del 1957. Ciononostante gli è stato consentito di candidarsi; di avvantaggiarsi di tre emittenti televisive nazionali, una delle quali trasmetteva illegalmente e ha continuato a farlo finché Berlusconi, vinte le elezioni, non è riuscito a cambiare la legge. Cosa c'è di esattamente costituzionale, in tutto questo? Del resto, se cominciamo a elencare le offese arrecate da B. alla Costituzione non ne usciamo più. Ricordiamo soltanto che B. considera la Repubblica parlamentare, così com'è stata disegnata nella carta del 1948, superata dai fatti nel momento in cui è riuscito a scrivere sullo stemma del suo partito “Berlusconi presidente”. Lo ha ribadito ieri: per lui l'unico governo legittimo possibile in questa legislatura è il suo, perché la maggioranza dei cittadini non ha eletto dei parlamentari senza vincolo di mandato, o meglio lo ha fatto senza pensarci, in realtà voleva solo fare la crocetta su “Berlusconi presidente”.
In soldoni: Berlusconi non ha rispettato mai la Costituzione e, se lo lasciamo al suo posto, farà tutto il possibile per svuotarla di senso o stravolgerla. B. non ha mai giocato pulito. Questa è una constatazione perfino banale. E allora perché insistiamo a voler giocare pulito con lui? Perché insistiamo ad appellarci a un dettato costituzionale che lui invece può violare quando e come vuole? Perché continuiamo a credere di poterlo battere ad armi dispari, su un campo in salita?
È una domanda che mi faccio da anni. La riposta che mi do è che la Costituzione del 1948, per quanto sbrindellata dalle riforme che l'hanno tirata di qua e di là, è tutto quello che abbiamo. Prima c'era il fascismo, dopo non è concepibile nessuna prospettiva. Persino ora siamo convinti che si tratti si salvare la nobile Carta dalle offese di Berlusconi e Bossi, quando si tratta invece di salvare noi stessi, con o senza Carta; la quale non è un fine, ma il mezzo che in teoria avrebbe dovuto servire a proteggerci da situazioni come queste. È evidente che non ha funzionato; ciononostante non riusciamo a separarci da lei. È la nostra coperta di Linus. Se fossimo francesi, a quest'ora ne avremmo già riscritte tre: ma loro sono venuti su così, ai tempi della ghigliottina ne mandavano fuori una all'anno. Persino a De Gaulle, il salvatore della Francia, lasciarono fare un putsch o forse due. Sono cose che capitano: se la Quarta repubblica non va, si preallertano i generali e si prepara la quinta, che male c'è. Invece noi, con tutto che sono vent'anni che non facciamo che parlare di “seconda repubblica”, tuttora non siamo pronti all'idea che una repubblica possa sul serio voltare pagina con qualche violenza: inorridiamo all'idea che qualcuno possa fare anche solo un minimo atto di forza, mandare due camionette davanti all'ingresso di Palazzo Chigi – neanche per arrestare lorsignori, no, soltanto per impedire l'ingresso ai figuranti, per notificare che dopo il Bagaglino anche il cosiddetto Consiglio dei ministri ha chiuso.
Dopodiché, certo, qualcuno brontolerebbe. In tv più che in piazza, direi. E a quel punto bisognerebbe forse bombardare Cologno, ma magari questa è solo una fissazione mia.
Forse non ha mai riso nessuno
13-10-2011, 00:48Berlusconi, cattiva politica, tvPermalinkIo ve lo dico, arrivano tempi cattivi . Vedremo la madre tradire il padre, il fratello affittare la sorella, e tutto questo passato ci sembrerà un'età dell'oro, Berlusconi uno di quegli imperatori matti ma tutto sommato simpatici. E lo rimpiangeremo. Tutto rimpiangeremo, perfino La Russa, sì: rimpiangeremo i bei giorni in cui bastava caricare un video di La Russa per ridergli in faccia e tirarsi un po' su il morale. Anche se la vecchia guardia storceva il naso, insomma, così è troppo facile. Cosa vuoi dire su La Russa che non ha detto ancora nessuno? Niente.
Voglio dire che l'ho apprezzato, fino a un certo punto, La Russa. Come si apprezza un cattivo da melodramma, si capisce. Però in quel melodramma lo trovavo abbastanza professionale. C'è chi lo prendeva per un pippatore privo di autocontrollo. Per me non era privo di autocontrollo. Sempre invariabilmente sopra le righe, è vero: com'è vero che più di una volta si mostrò di una cafonaggine impareggiabile, ma stiamo parlando appunto di un melodramma, mica di un dramma scandinavo. È vero che arrivava sempre quel momento, a Ballarò o a Porta Porta, o dovunque, in cui La Russa dava l'impressione di scoppiare e rafficava insulti, o tirava calci, o forava la quarta parete.
Però io non ci ho mai creduto veramente in quelle scenette, sapete. La Russa non impazziva mai davvero, La Russa era un professionista che sapeva impazzire a comando, e ci vuole tecnica, disciplina, autocontrollo. La Russa un giorno andò a un funerale di soldati e fu fischiato dai genitori delle vittime per tutto il tempo, e non fece una piega, perché la situazione non richiedeva melodrammi. Per contro, La Russa riusciva sempre a saltare in aria proprio quando la discussione prendeva una direzione che non piaceva a lui. Un maestro, nella sua arte. La quale arte, ricordiamo, è il melodramma. Vogliamo dire che in fondo il problema della Seconda Repubblica è tutto qui?
Perché in fin dei conti gli italiani a Berlusconi avrebbero perdonato tutto, tutto: corruzioni, concussioni, orge, patti col demonio e con Riina – se solo fosse riuscito a combinare una cosa, una delle centinaia che ha promesso; se solo fosse riuscito a selezionare una classe dirigente capace, i famosi uomini del fare. E invece alla fine di tutte le scremature gli sono rimasti guitti, ballerine, fenomeni da baraccone, il Bagaglino permanente che ha chiuso in salone Margherita e si è traserito a Palazzo Chigi. Mi sono sempre chiesto se esistesse un La Russa parallelo, un abile politico e organizzatore – perché tutto sommato non si arriva dal MSI dei torbidi anni Settanta al Consiglio dei ministri senza qualche talento oltre a quelli teatrali. Può darsi. In realtà quel suo volto grifagno (aggettivo destinato a sopravvivere nei vocabolari soltanto finché La Russa è ancora in circolazione) ha sempre attirato i teleobbiettivi, sin da quando fece la prima comparsa in quel filmato di repertorio montato all'inizio di Sbatti il mostro in prima pagina.
Con gli anni la telegenia ha avuto la meglio su qualsiasi velleità da statista: se è mai esistito un La Russa politico, l'avanspettacolo al potere lo ha risucchiato da tempo. La Russa, con tutti i trascorsi fascisti che può vantare, è riuscito a farsi compatire da un'associazione di ufficiali perché non ha più nemmeno la buona creanza di indossare una giacca alle parate – col risultato che ci sono foto che lo ritraggono con abiti più larghi di due taglie, roba che gli hanno prestato in aereo, quando lo vedi pensi subito “Albania”, poi ti ricordi che siamo nel 2011 e anche i ministri schipetari possono permettersi la sartoria su misura. La Russa, se la stampa inglese gli chiede una dichiarazione, ne approfitta per realizzare una simpatica papera per Striscia la Notizia. La Russa alla fine si è ridotto a essere la cattiva imitazione di Fiorello che imita La Russa, di sicuro non sono il primo che dice questa cosa.
Io poi non dubito che La Russa possa parlare l'inglese meglio di così. Ma qui apro una parentesi: secondo me i nostri politici non dovrebbero parlare in inglese mai. A meno che non sfoggino un accento oxoniense o harvardiano, e non credo sia ancora il caso di nessuno (Scalfarotto?) Ma nel frattempo vorrei che si uscisse da quell'ottica postliceale per cui ci tieni a far vedere che i soldi del corso privato non li hai buttati via. Vorrei che si riflettesse anche solo cinque minuti sull'effetto che ci farebbe un politico straniero qualsiasi se parlasse un italiano stereotipato con un accento straniero abbastanza marcato. Anche se ci trattenessimo dal sorridere, finiremmo per concentrarci sulle sue intonazioni sbagliate e troveremmo le sue idee ingenue, perché espresse in modo ingenuo. Per contro, uno straniero che parla straniero con brio e convinzione ci sembrerà sempre forbito e impeccabile – di sicuro se dice papere o scemenze non ce ne accorgiamo, e poi ci sarà sempre un buon traduttore simultaneo o un buon sottotitolatore a metterci una pezza. E in lingua originale coi sottotitoli, ci avete fatto caso? Sembrano tutti un po' più intelligenti. Persino La Russa. Ma il problema è tutto qui, in fondo, La Russa non vuole più nemmeno sembrare. A questo punto forse è una semplice strategia di sopravvivenza, magari sperano che se ci faranno ridere ancora un po' ci dimenticheremo di avere davanti dei veri criminali, e li lasceremo andare. Pensa quando scopriranno che non sono mai stati divertenti, mai; che le risate di Striscia erano finte. Sono sempre state finte. E che non ride più nessuno, qui, da vent'anni o quasi.
Il vero stress test
01-09-2011, 14:47Berlusconi, cattiva politicaPermalinkNon ne so più di quanto ne sapete voi; forse anche meno, visto che a un certo punto gli articoli di quotidiano sulla manovra ho smesso di leggerli (perciò potrei essermi perso il terzo o il quinto aggiustamento sulle province o sull'aliquota iva, scusate). Però, così a occhio, direi che l'unico vero stress test che quest'estate ha dato un risultato chiaro lo ha fatto la nostra classe dirigente: quel centinaio scarso di leader dalla conclamata professionalità, quel tipo di gente che lavora venti ore al giorno, quelli che tra una riunione e l'altra si portano con loro l'ufficio anche in autoblù, ecco, quelli lì: abbiamo voluto vedere se in una situazione di emergenza, una crisi storica senza precedenti, erano in grado di funzionare senza il loro bell'agosto al mare. E il risultato dello stress test ce l'abbiamo davanti. In pratica abbiamo scoperto che senza i loro venti giorni di sdraio e tintarella, questi non sono nemmeno in grado di fare due conti o di chiudere le porte mentre stanno cercando di prendere decisioni. O forse pensavano che siccome è agosto avrebbero potuto parlare ad alta voce di qualsiasi aliquota o ipotesi gli frullasse in testa in quell'istante, tanto gli italiani erano sotto l'ombrellone e sarebbero stati informati a cose fatte. Questi qui semplicemente non sanno che anche nelle pensioni a due stelle c'è la televisione, anche il wi fi stavo per dire, ma non esageriamo: piuttosto i giornali, i cari vecchi giornali di carta, nei chioschi dietro a tutte le spiagge con dentro le notizie sulla manovrina del giorno coi pareri degli esperti, tipo la Santanchè che discute di province, la Santanchè, io le metterei una cartina davanti e poi le chiederei di indicarmele, le province, giusto per curiosità.
Io poi sono un simpatico cialtrone (col passare degli anni sempre meno simpatico), e nella vita ne ho organizzate di cose, sempre male e sempre chiedendomi perché proprio a me. Ho portato minorenni all'estero, gestito gruppi parrocchiali, mi sono preso responsabilità che a ripensarci adesso c'era da arrestarmi. E perciò credetemi se ve lo dico, che questo Stato italiano a questo punto lo potreste dare in gestione a una banda di diciottenni senza titoli di studio, o a un collegio di frustrati insegnanti di scuola dell'obbligo coi capelli bianchi, ma anche a un collettivo antifascista che vive coltivando roba bio in un casolare coi cani, e vi garantisco che non saprebbero fare i disastri e le figure di merda internazionali che sono riusciti a combinare Berlusconi, Bossi, Tremonti, Sacconi in questo mese. Potevate davvero andarvene al mare. Forse è il caso che ci andiate adesso. Senza aspettare gli scioperi o i cortei e tutta l'autunnale rottura di palle delle cariche dei carabinieri e ci scapperà il morto eccetera eccetera: il capo se ne sale al Colle con una letterina per Napolitano, e ciao. Non c'è neanche bisogno di farla scrivere a una stagista, ci sarà pure un modulo prestampato. Si può fare in una mattinata e con un jet privato si arriva ad Antigua in tempo per vedere il tramonto. Poi se sarà il caso tornerete con calma in autunno a fare l'opposizione, senz'altro vi divertirete tantissimo a dire quelle cose tipo “Giù le mani dalle tasche degli italiani” eccetera. Noi a questo punto non è che ce l'abbiamo con voi: è che la situazione è molto seria e voi, con le vostre comiche finali, ci disturbate. Qui ha da passare una nottata e voi siete come i bambini noiosi che non vogliono andarsene a letto, e no che non te lo metto su KunfuPanda, scordatelo. Son già le undici.
Io, a questo punto, più che con voi ce l'ho con quegli altri stimatissimi esperti, terzisti e moderati, che per quasi vent'anni vi hanno preso per dei governanti, vent'anni in cui ve ne siete sfilati a chiappe nude per la via delle parate col vostro seguito di cicisbei che lodavano la statura intellettuale di Tremonti, Giulio Tremonti, uno a cui nessun italiano sano di mente darebbe in gestione il proprio condominio, l'uomo che voleva salvare il potere d'acquisto degli italiani con l'Euro di carta: uno così tre mesi fa per il Corriere era ancora uno statista. Poi di cosa ci lamentiamo? Brunetta doveva rivoltare la pubblica assistenza come un calzino, probabilmente non conosce nemmeno il senso letterale del modo di dire, facile che non abbia mai preso in mano e rivoltato un calzino vero in vita sua. Cari borghesi italiani, così moderati, così ponderati, voi certo non mettereste uno scimpanzé alla guida di uno scuolabus, ma in qualche modo non vi è sembrato strano che a Maria Stella Gelmini fosse affidato il volante delle scuole e delle università italiane. E che Calderoli semplificasse la legislazione. E che Scajola fosse ministro di qualsiasi buco gli si riuscisse a trovare. A un fascista da barzelletta, schifato perfino da militari e fascisti veri, avete messo in mano le forze armate: ma andava bene tutto, veramente tutto, perché l'alternativa evidentemente era troppo terribile, la Quinta Internazionale di Prodi e Padoa Schioppa. Cari borghesi italiani, che vi contate già in tasca le monetine da tirare a Silvio appena cadrà in disgrazia: questo disastro è tutto vostro, e meritereste di pagarlo tutto voi. Siccome però non accadrà, posso almeno rivolgervi un'accorata preghiera? Quando esprimerete il prossimo uomo forte, il prossimo genio italiano col sole in tasca o Montezemolo che sia, potreste ricordarvi di fargli uno stress test subito, o comunque abbastanza presto, insomma non dopo diciassette anni? Grazie.
Anche dieci anni, anche vent'anni
09-07-2011, 03:53Berlusconi, famiglie, intercettazioniPermalinkA leggere intercettazioni e fuori-onda dei notabili del centrodestra, all'inizio ti diverti: c'è il Ministro Caio che dà del cretino al Ministro Tizio, la ministra Sempronia che dà della vaiassa alla deputata Calpurnia... dopo un po' però ti viene lo stesso sospetto che ti socchiude le palpebre mentre guardi i reality, e cioè: non faranno anche un po' finta? Si danno dei cretini per risultare credibili, e in effetti dopo un po' uno gli crede. Però in fondo va bene così, tanto c'è gente che è in nomination da anni e non viene mai eliminata, e per un Bondi o un Fini che lasciano le scene c'è sempre pronto uno Scilipoti o uno Stradacquanio.
D'altro canto ti chiedi anche se si possa vivere in quel modo, senza potersi fidare di un amico, un collega, un complice; dovendo dare per scontato che tutti ti sparlino alle spalle. La Casa delle Libertà, una volta si chiamava così, sembra una di quelle famiglie dove il papà non deve neanche più dare le spalle per sentire che gli danno del rincoglionito, dove tutti si sorvegliano nei corridoi per evitare che il fratello tossico si venda il televisore, la sorella cominci a ricevere i clienti pure in camera. Uniti tutti solo dalla paura che frani il tetto che nessuno si umilia a riparare, e dalla paura che fa il mondo di fuori. E ti chiedi per quanto ancora può durare, una famiglia così, per quanto.
Poi pensi a famiglie che conosci, e ti rispondi.
Al di là del Principio di Realtà
30-06-2011, 04:00Berlusconi, cattiva politicaPermalinkAppena un mese fa – me lo ricordo straordinariamente bene – Pisapia vinceva, al secondo assalto, la battaglia di Milano, che per vari motivi apparve subito più significativa di quella pur notevole di De Magistris a Napoli. Quel che è successo in questo mese, dai referendum al caso Bisignani al flop di Pontida, per finire con la finanziaria, non dà l'impressione di una ritirata strategica. Sbaglierò, ma ha tutta l'aria della trattativa di un armistizio. A volersi arrendere non è tanto Berlusconi (tutt'altro che lucido, in questa fase), quanto la classe dirigente che solo due anni fa sembrava dover regnare invincibile fino alla salita di Silvio al Quirinale e oltre. Bene, a un certo punto hanno mollato. Non hanno perso le elezioni, badate. Potrebbero persino rivincerle: hanno i mezzi e hanno i numeri. Ma, dopotutto, chi glielo fa fare? Non è che governare l'Italia in recessione sistemica sia questo grande affare. Probabilmente conviene succhiare il succhiabile e tornarsene all'opposizione, dove sarà più semplice rifarsi una verginità gridando a gran voce Padania libera, No all'Oppressione Fiscale o qualche altro slogan che verrà in mente al momento giusto.
Si dice che il vento sia cambiato. È poco più di un modo di dire. Gli italiani sono – purtroppo – gli stessi di un mese fa. Continuano ad aver paura degli zingari e dei neri che vengono a rubarci il lavoro: ad appassionarsi al delitto dell'estate e a blindarsi in autostrada nella fila centrale ai centoventi, insomma non sembrano cambiati. La stessa batosta delle amministrative e poi del quorum non è una novità: Berlusconi ci è già passato, per esempio nel 2005, e in quelle occasioni ha approfittato per prendere le misure ai suoi avversari e recuperare gli svantaggi accumulati. Stavolta è forse più stanco e più distratto, ma non è un problema soltanto suo. C'è tutto un blocco sociale che costituisce ancora la maggioranza di questo Paese, ma che non mostra più nessuna volontà di imporsi. Se si andasse a votare domani, molti degli elettori di questo blocco semplicemente si asterrebbero – e la loro astensione probabilmente sarebbe decisiva all'affermazione del centrosinistra. Altri pescherebbero un leader alternativo tra i tanti che Berlusconi è riuscito ad allontanare dai vertici quando ancora potevano contare qualcosa: Fini, Casini, perfino Di Pietro, nessuno sarebbe in grado di ereditare il berlusconismo com'è oggi (men che meno Montezemolo o Maroni). I più continuerebbero a votare Berlusconi: per inerzia.
Abbiamo parlato per anni di sinistra e di destra in Italia, ma per la verità è più o meno dalla discesa in campo del '94 che sarebbe più opportuno parlare di principio di realtà e principio del piacere. Chi vota Berlusconi o Bossi non è di destra in senso storico, o liberale, o perfino fascista: Lega e PdL si votano per la soddisfazione immediata che garantiscono, promettendo ogni volta di tagliare le tasse e ridisegnare fantomatici confini federali. Allo stesso modo, chi vota centrosinistra ormai ha ben poco di comunista o di socialdemocratico (anzi ha contribuito talvolta al varo di riforme di sapore liberale); di solito lo fa per un senso più o meno consapevole di responsabilità individuale o collettiva; per entrare in Europa, o restarci, per salvare il bilancio, il buon nome del Paese, eccetera eccetera. Il Centrodestra regala sogni, il centrosinistra interviene ogni cinque anni a salvare i conti. Da questo punto di vista non si tratta di due schieramenti contrapposti, quanto piuttosto complementari: se Berlusconi ha potuto folleggiare (ma gli italiani non è che abbiano folleggiato parecchio, nemmeno durante i suoi mandati), lo deve agli odiatissimi Amato, Ciampi, Visco, Padoa Schioppa, che al momento giusto arrivavano a salvare i conti e a porre le basi per una nuova trionfale campagna anti-oppressione-fiscale.
A sancire questa alternanza arriva l'ultima finanziaria presentata da Tremonti in parlamento: una barzelletta triste che farebbe ridere se non parlasse di noi. Per sua voce il governo ha annunciato che con il ticket al pronto soccorso e altri tagli alle scuole riuscirà a raccattare due dei 47 miliardi di euro necessari – i restanti 45 li raccoglierà il prossimo esecutivo. Di che altro si tratta se non di una resa incondizionata, una fuga dalle proprie responsabilità? Toccherà a Bersani e Vendola trovare il prossimo Visco, il prossimo Padoa Schioppa, il prossimo obiettivo per il tiro al piccione di Libero e Giornale. Feltri e compagnia si rimetteranno in riga, i leghisti dalla loro ridotta del cinque per cento si rimetteranno a urlare Secessione – che è la cosa che gli riesce meglio – e magari tra sei anni sarà già tutto sistemato, e il Paese pronto per il prossimo sogno, il prossimo smagliante Miracolo Italiano, la prossima fuga della realtà.
Come se ne esce? Non so, forse votando Berlusconi, blindandolo per altri cinque anni, obbligando lui e i suoi elettori a prendersi le responsabilità per le proprie scelte, di fronte alla concreta possibilità di andare in malora – salvo che in malora ci siamo già. E allora forse quando il centrosinistra vincerà, non perché rappresenta la maggioranza del Paese, ma perché la maggioranza del Paese non vuole più essere rappresentata, vale la pena di insistere su un concetto: Berlusconi, Bossi e il loro sistema non vanno semplicemente sconfitti, ma delegittimati. Occorre riconoscere, da un punto di vista non semplicemente giudiziario ma politico, che erano un'associazione a delinquere che ci ha impoverito, tutti: e trarne le conseguenze. Altrimenti quelli tra sei anni sono ancora lì, pronti a venderti la rivolta fiscale, la secessione il tiro ai barconi dei negri, e gli italiani queste cose le comprano, purtroppo.
“Insomma, stai dicendo che quando Bersani vincerà bisogna ricordarsi di distruggere...”
“...Cologno Monzese, sì”.
“Lo potevi dire prima, mi risparmiavo cinque minuti”.
“Così lo sponsor è più contento”.
“Lo sponsor... ma ti senti? Guarda che Berlusconi può perdere tutto, ma dentro di te ha vinto da un pezzo”.
“Che io possa essere il magro premio di consolazione”.
“Amen”.
Italian Tabloid
18-06-2011, 22:15Berlusconi, giornalistiPermalinkDi solito quando si parla di direttori di quotidiani licenziati o in fase di licenziamento, c'è sempre chi invoca le leggi del Mercato. Io non ho niente in linea di massima contro i mercati e le loro leggi, ma stiamo parlando della stampa. Per di più italiana – è un po' come invocare le norme del codice stradale all'autoscontro della sagra di paese (l'ultima sera, qualche minuto prima dei fuochi). Certo, dopotutto sono mezzi di locomozione anche le macchinine. Però.
Prendi l'Unità, fondata da Antonio Gramsci nel 1924. Non seguiva le leggi del mercato, quando era un foglio sovversivo (finanziato dal Comintern). Non seguiva le leggi del mercato quando era l'organo del Pci (finanziato dal Comintern). Forse sottostava alle leggi del mercato quando regalava le videocassette, ma a voler fare i precisini quello sarebbe una violazione delle leggi del mercato (dumping? predatory pricing?) Anche oggi, diversi quotidiani italiani “stanno sul mercato” grazie alle sovvenzioni statali, o come voci in perdita di grandi aziende che fanno soldi in altri modi. Significa “stare sul mercato”? Certo, ci sono le eccezioni. Un'eccezione importante è costituita da un quotidiano fondato da un gruppo di giornalisti che se ne sono andati via dall'Unità quando è arrivata la De Gregorio.
Però, anche lì, guardiamoci bene. Quali sono le firme giornalistiche che valgono di più in Italia, quelle che venderebbero qualsiasi cosa? Una volta c'era “Enzo Biagi”. “Enzo Biagi” non era semplicemente un simpatico giornalista del Corriere, “Enzo Biagi” era un marchio di fabbrica in grado di vendere qualsiasi cosa: quotidiani, strisce tv, cartonati, perfino i fumetti. Poi c'era, per esempio, “Indro Montanelli”. Oggi ci sono ancora nomi così? Il primo che mi viene in mente, uno in grado di riempire una vetrina di libreria soltanto con la roba che ha firmato nell'ultimo paio d'anni, è “Marco Travaglio”. Siete d'accordo che “Marco Travaglio”, a prescindere dai contenuti, dalla qualità eccetera, è diventato un'industria, uno che oltre a libri e giornali potrebbe benissimo vendere magliette e mutande senza stupire più nessuno? Ecco. Travaglio se n'è andato dall'Unità quando arrivò la De Gregorio. Con Padellaro ha fondato il Fatto, che è andato benissimo, ma il punto è che nel frattempo l'Unità non ha perso copie. Se i dati che girano sono quelli giusti (se non sono quelli giusti mi scuso), nell'ultimo anno l'Unità della De Gregorio ha venduto più dell'ultimo anno pieno di gestione Padellaro-ftg-Travaglio. E nel frattempo – cosa da non sputarci su – anche la De Gregorio è diventata una firma, un personaggio televisivo. Per cui adesso, proprio secondo la famosa logica del mercato, potrebbe sembrare strano che Soru non la voglia confermare. Ma appunto: di che logica stiamo parlando?
Di logiche in realtà ce ne sono tante; altre le conosciamo (il PD non possiede l'Unità ma le garantisce parecchi abbonamenti, Soru non è più l'aspirante leader della sinistra che era due anni fa), altre no (di sicuro non le conosco io) e ce le racconteranno, forse, tra mesi, anni, a frittata fatta e digerita. Noi però vorremmo saper tutto di tutti, in tempo reale, e a soddisfare questa nostra necessità ci pensa Dagospia, il grande narratore onnisciente, che dopo tanti anni ha ancora qualche problema con la punteggiatura, ma in compenso è un vero mago del bozzetto, sentite qua:
Finché, pochi giorni fa, Soru entra in stanza della direttora. Lei chiede una cospicua (cospicua) liquidazione. L'editore ride, sottolineando che il suo contratto, è in scadenza. E poi le pone il seguente indovinello-trabocchetto: "I libri che adornano questa stanza, sono stati inviati a te in quanto Concita De Gregorio o in quanto direttore dell' "Unità"? No, perché nel secondo caso, vorrei donarli alla biblioteca di Sanluri" (città natale di Soru).
Sul serio, quanto è ben congegnata una scenetta così? In cinque righe l'avidità della radicalscic a caccia di cospicue (cospicue!) liquidazioni, la grettezza atavica del datore di lavoro, il richiamo della provincia profonda – addirittura si sono andati a scomodare su wikipedia per trovare il luogo di nascita di Soru! Uno dei motivi per cui in Italia non riusciamo a scrivere fiction decente è che chi la saprebbe fare invece lavora, per esempio, a Dagospia.
Rimane l'obiezione che chiunque, prima di propalare storielle così, sarebbe in grado di farsi. Chi è la gola profonda? Possibile che direttore e proprietario si mettano a parlare di liquidazioni e scadenze di contratto in mezzo ai dipendenti? Più probabile che abbiano chiuso le porte per discuterne a quattr'occhi, e quindi come facciamo a sapere la storia della biblioteca? Forse che (1) la De Gregorio racconta gli affaracci suoi a Dagospia? Mmmm. (2) Soru è un confidente di Dagospia? Mmmmmm. (3) Dagospia ha messo le cimici tra i libri del fondo De Gregorio? (a proposito, ma che sfacchinata sarebbe oggettivamente impaccarli tutti e traghettarli fino a Sanluri? Cioè, ne vale la spesa?) (4) C'è qualche talpa dagoscopica in redazione che sa leggere il labiale da dietro una porta vetri? Oppure (5) si stanno inventando tutto, come al solito? Ahi, ecco, mi sono tagliato col rasoio di Occam.
Però sono bravi. Inutile dir di no. Hanno capito da un pezzo quello che ancora non mi rassegno a capire, ovvero che la gente alla verità preferirà sempre una più succosa verosimiglianza. E a questo punto però vorrei fare un appello, che non c'entra nulla con l'argomento del pezzo: Dagospia, gliela troviamo una ragazza a Berlusconi? Perché ormai sono passati sei mesi dall'annuncio, a questo punto andrebbe bene perfino Iva Zanicchi, qualsiasi cosa meglio di questo silenzio distratto che si è fatto più che imbarazzante. Non è che ci dobbiamo credere per forza – non ci crederemo, questo è chiaro, ma qualsiasi miserabile finzione con un briciolo di verosimiglianza sarebbe meglio di quello che sta succedendo adesso – la crescente e condivisa consapevolezza del fatto che non ci sia una sola fanciulla o signora in Italia credibile nel ruolo. Cioè, gente disponibile a strusciarcisi addosso, sopra, sotto, dovunque, finché ne vuoi; ma una sola che riesca a dire “è il mio uomo” restando seria, senza farsi ridere in faccia – non c'è. Basterebbe questo a dirci quant'è in crisi il personaggio, cioè, grazie comunque Economist, ma ormai davvero non c'era bisogno di scomodarsi.
Finché un giorno, un'Onda Anomala
09-06-2011, 18:11Berlusconi, catastrofi, referendumPermalinkIl giorno che B. cadrà, dunque, è abbastanza facile immaginare un certo traffico intorno ai resti, tra chi viene a reclamare una fetta di merito e chi a scaricare un briciolo di colpa. Il triste è che avranno quasi tutti ragione: il giorno che cadrà, cadrà per milioni di motivi, e sarà merito di tutti, colpa di nessuno. L'eterogenesi dei fini ispirerà centinaia di tesi di laurea in Storia contemporanea; noi però ai nostri bambini vorremo raccontare qualcosa di più semplice, e quindi cosa? Chi ha sconfitto Berlusconi? Bersani, Pisapia, Ruby, Santoro, Beppe Grillo, chi metteremo in groppa al cavallo, chi equipaggeremo di lancia ammazzadrago?
Mettiamo per esempio che SB si prenda una batosta fatale al referendum – animale di cui molti in questi giorni ti vendono la pelle, come se fosse una bazzecola superare il quorum; invece è quindici anni che nessuno ci riesce. Ma mettiamo che. La prospettiva che si spalanca è pittoresca. L'uomo che per trent'anni ci ha rubato le frequenze, corrotto chi scriveva le sentenze, che ha portato leghisti e postfascisti al governo, le veline ai ministeri, eccetera eccetera, non cadrebbe per mano d'uomo o di donna, ma per uno tsunami. Tante ce ne ha fatte, tante ancora avrebbe potuto farcene, ma un giorno ha avuto l'idea nemmeno così empia di riaprire la pratica sulle centrali nucleari – in fondo, perché no? Se usiamo quelle dei francesi, dei tedeschi... e con una maggioranza meno slabbrata, governatori più disciplinati, avrebbe anche potuto farcela. Ma poi dall'altra parte del mondo la proverbiale farfalla ha battuto un colpo d'ali, due faglie si sono strofinate appena un poco, e un'enorme ondata ha mandato in tilt una centrale nucleare che avrebbe dovuto essere dismessa anni fa. E tutti ci siamo ricordati di Chernobyl. E i tedeschi hanno cambiato idea. E la Cassazione ha approvato il quesito. E SB si ritrova a mollo, ma con uno tsunami è il minimo.
La prima volta che ci ho pensato, la cosa mi ha tolto quasi la voglia di andare a votare. Dopo tutta la fatica che ci è costata sopportarlo, dopo tutti i tentativi che abbiamo messo in scena per tirarlo giù, ecco che arriva la Natura Matrigna – con la sua damigella di compagnia preferita, Lady Sfiga – e lo schiaccia così, come un moschino sul davanzale. E ai bambini racconteremo che era brutto, che era cattivo, che ogni giorno voleva una vergine diversa, ma che comunque ce lo saremmo tenuto, finché non arrivò l'ondata.
Però, riflettendoci bene, la cosa ha una sua poesia. Sì, forse senza Fukushima ce lo saremmo tenuti un altro po'. Sì, hanno dovuto pensarci gli elementi. Sì, era una forza della natura, istintiva e primordiale, contro cui nulla avrebbero potuto le sparuti e divise brigate della Ragione – così a un certo punto la Natura è venuta a riprenderselo. E nessuno, soprattutto, potrà reclamare il merito. La stessa forza che ha disegnato i continenti, che ha sommerso Atlantide e sotterrato Pompei, un bel giorno ha aperto il libro della Storia d'Italia e ha scritto di suo pugno: exit Silvio Berlusconi. Non è un brutto finale, a questo punto forse è l'unico all'altezza.
Per quel che serve io domenica a votare ci vado, quattro sì (non tutti convintissimi, ma vi risparmio i dubbi su chi ripara le tubature).
Ovunque (è piazzale Loreto)
08-06-2011, 19:55Berlusconi, calcio, fascismo, memoria del 900PermalinkAnche perché il fascismo, quel fascismo ruspante che ti abbiamo sempre perdonato finché ci paravi i rigori, Capitano, non è che può trasformarsi in un'enciclopedia buona a tutti gli usi, come accade a quelli che a furia di lamentarsi che a scuola non si insegnano le foibe, e le stragi del triangolo rosso, e a pretendere nei programmi di tutte le scuole le foibe (e il triangolo rosso), dopo un po' l'unica cosa che sanno dirti di tutto il Novecento è che ci sono state delle foibe e un triangolo (rosso). Non dico che non siano storie importanti, ma impariamone altre. Perché non è vero che tutto intorno a noi ci parla di Mussolini. Siamo noi che abbiamo questa fissa per Mussolini e lo vediamo in qualsiasi uomo di potere, da quando Forattini infilava Craxi nello stivale e anche prima.
Altrimenti continuiamo la solita recita: il calciatore fascistone che tira fuori Piazzale Loreto, il blog sinistroide che risponde Ma-gari, sarebbe ora di appendere tutti i disonesti e intrallazzoni eccetera eccetera. Come se fosse una fune che ognuno può tirare dalla sua parte, Piazzale Loreto, mentre invece è un simbolo che dovrebbe unirci, fascisti e antifascisti, nella vergogna. Se ne abbiamo studiato quel poco per sapere che non ci fu nessuna gloria nello sparacchiare e sputacchiare sui cadaveri; che Pertini se ne andò disgustato, che il CLN deplorò immediatamente e unanimemente la "macelleria messicana", e che a tutt'oggi non si è ancora capito chi abbia dato l'ordine di portare lì le salme e appenderle alla tettoia della pompa di benzina. Nulla di cui andare fieri, davvero: Mussolini avrebbe potuto morire da combattente, e si fece catturare travestito mentre fuggiva; quanto agli italiani, Capitano, non ha tutti i torti: hanno questo vizio di tenersi tutta la saliva per quando i potenti cadono in disgrazia. Lei poi stava semplicemente pensando a quella banda un po' sgangherata di calciatori pizzicati a truccare le partite, ma forse nelle ossa ammaccate ha sentito lo Zeitgeist: c'è un'aria strana in questi giorni, a Roma hanno perfino messo in scena una farsa di Gran Consiglio. Poi magari non succederà nulla, come non è successo nulla tante altre volte, ma a Piazzale Loreto in questi giorni ci stanno pensando in tanti: più per mancanza di fantasia che per reale attinenza.
Tanto che io, solito bastianino, sento qui di dover lasciare un piccolo voto: il giorno che Silvio sarà caduto - ma caduto sul serio - domani o tra vent'anni, prometto che non sprecherò una sola cattiva parola, un solo sputo per lui; e ne rispetterò la salma. Magari dagli anni Quaranta si può uscire anche così.
Gli effetti della ridondanza
22-05-2011, 10:08Berlusconi, tvPermalinkPerché in fondo è quello che gli stiamo chiedendo: gli abbiamo lasciato i cannoni, gli abbiamo lasciato gli elefanti, ma lui dovrebbe essere tanto educato da non scatenarceli addosso. Invece lui, pensate un po', non è educato. Anzi, più è alle strette, peggio diventa. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Tutti. Dovevamo aspettarcelo tutti.
Se di solito Silvio Berlusconi non è così presente in tv (ma se avete dato un'occhiata al tg di Minzolini, sapete che ha qualcosa come una rubrica fissa in cui le sue telefonate ai “Promotori della libertà” vengono rilanciate senza contraddittorio) è che lui stesso, in quanto Silvio Berlusconi, è consapevole che l'uso dei media non può essere troppo sfacciato, e che la ridondanza può rivelarsi controproducente. Per cui, di solito, Silvio Berlusconi occupa quel tanto di tv che gli basta a convincere i suoi che è ancora in forma. Ora, indubbiamente il fatto che l'altra sera abbia dovuto farsi in cinque per occupare i telegiornali ci lascia immaginare che il vecchietto sia alle corde. Ma appunto: è alle corde il vecchietto, non il sistema. Se anche perdesse a Milano – cosa che mi auguro con tutto il cuore, tutta l'anima, tutta la mente – il sistema resterebbe in piedi. Possiamo chiamarlo anche berlusconismo, ma siamo sicuri che per funzionare abbia bisogno di Silvio Berlusconi? E chi, tra festini e processi, è andato in fusione negli ultimi venti mesi, il berlusconismo o Silvio Berlusconi?
Lo abbiamo dato per finito tante volte: un giorno senz'altro finirà davvero. Il giorno dopo, tuttavia, Mediaset continuerà a essere una concentrazione mediatica che per funzionare e fatturare ha bisogno di un regime di duopolio. Il giorno dopo, la Rai sarà ancora piena di personaggi in cerca del miglior protettore politico sulla piazza. Il giorno che Berlusconi sarà finito, il berlusconismo sarà ancora tutto lì, una macchina sferragliante ma efficace a disposizione del prossimo conducente. E noi intanto faremo festa, perché siamo sciocchi. Faremo festa perché abbiamo sconfitto un vecchietto che non riusciva più a farsi inquadrare dalle telecamere, senza preoccuparci di chi continua a stare dietro le telecamere. La sua stessa sconfitta diventerà un argomento in mano a chi non ha interesse che il sistema cambi: vedete, aveva in mano cinque telegiornali, ma non è riuscito a convincere il Paese, quindi le tv non sono poi così importanti (quindi lasciamo pure le cose come stanno). E invece sì, signori, c'è riuscito per quasi vent'anni, finché la maschera ha tenuto; ed è impossibile che dietro le quinte voi non stiate già cercando una maschera migliore. Chiunque lo farebbe al posto vostro.
Un giorno Berlusconi sarà finito. In esilio ad Antigua, agli arresti a Palazzo Grazioli, frollato nel mausoleo di Arcore. Io non smetterò di temerlo quel giorno, e neanche i successivi. Crederò alla fine di Berlusconi quando il mercato radio-televisivo e pubblicitario italiano sarà diventato una cosa normale, con un regime di concorrenza tra almeno quattro, meglio cinque proprietà diverse. Magari nel frattempo gli italiani si saranno stancati dei telegiornali tv – meglio ancora.
E quindi... Cosa stavo dicendo?
“Si avvii a una conclusione, senatore”.
Ah, sì. In conclusione, io ritengo ancora e sempre che Cologno debba essere distrutta. Grazie per l'attenzione.
Delenda Cologno
31-03-2011, 20:03Berlusconi, tvPermalinkNon è che i quotidiani (quelli alla Feltri, intendo) non abbiano una residuale importanza, nell'ispirare qualche migliaio di boccaloni da bar e in generale la classe imprenditoriale meno lucida d'Europa.
Non è che internet sia un mondo perfetto, con le sue comunità sempre meno comunicanti con l'esterno, una specie d'agenzia che trova a tutti gratis la stanza dove tutti la pensano come te, ti danno ragione, approvano i tuoi elementi.
Però pantomine come quella di Forum, o di Lampedusa, o della rissa alla Camera, ce lo ricordano tutti i giorni: l'arma più forte, l'unica che rimane al Rais per convincere e convincersi di essere ancora in sella, è sempre lei: la televisione. Così banale? Sì, così banale, mi dispiace, ma siamo sempre qui. Scenette come quella della finta terremotata non si farebbero, se non funzionassero ancora così bene, nel 2011 (e il Gabibbo non rilascerebbe dichiarazioni all'Ansa). Forse altrove le cose stanno cambiando, forse davvero twitter o facebook stanno veicolando nuove rivoluzioni, nel qual caso sono felice per egiziani e tunisini, ma qui da noi va così: chi controlla le emittenze, controlla gli italiani. Non tutti? Va bene, diciamo che ne controlla abbastanza per fottersi del resto.
Perché tutto il resto – le proteste a Lampedusa, l'indignazione degli aquilani, il cipiglio allucinato di La Russa, il sorriso mesto e incredulo di Frattini – non esiste; o meglio, esiste per una fetta di italiani che rimane la minoranza. Una minoranza enorme, ma minoranza, a cui non resta che chiudersi nella sua stanza cartacea o digitale (o magari andare al cinema), a indignarsi un altro po', che c'è sempre un motivo e ormai ci abbiamo preso gusto; ad aggiungere un'altra paginetta all'album delle figure di merda internazionali. Va così da vent'anni e non si vede francamente perché dovrebbe cambiare. I giovani, forse, man mano che si stancano dello scatolone di mamma e papà (che è sempre meno uno scatolone, ora è sottile e lucido come uno specchio, e succhia banda a internet). I giovani forse non ci cascano più come una volta, ma sono pochi.
Saranno vent'anni, ormai, che faccio questo discorso, e magari all'inizio esageravo. Di solito la risposta è sempre la stessa: spocchioso, elitario, tu offendi gli italiani, credi che siano cretini. Io non ho mai pensato che gli italiani siano cretini, più di me intendo. Si tratta di un semplice problema di input. Il più potente calcolatore mai costruito non troverà la soluzione corretta a un problema, se i dati che gli avete fornito sono errati. I cervelli per costruire ragionamenti complessi ce li abbiamo, in effetti non abbiamo altro (in effetti tutto questo rumore che sentite, questa frustrazione di fondo, non è la musica delle sfere, ma milioni di cervelli italiani che macinano a vuoto). Ma per elaborare una qualsiasi idea bisogna pur partire da osservazioni, da dati sensibili, ed è qui che siamo stati criminalmente truffati: tutto quello che la maggior parte degli italiani vede e sente passa ancora attraverso il diaframma televisivo, quella famosa calza davanti all'obiettivo. La vera agenda si stabilisce in tv, non in parlamento: vedi il modo in cui una situazione emergenziale ma tutto sommato non ancora drammatica come lo sbarco di profughi a Lampedusa è diventato la Priorità Numero Uno. Davvero, questi trucchetti, se non funzionassero, nessuno li farebbe più. Ma funzionano: e se non aumentano il consenso, comunque lo mantengono oltre il 50%, che è tutto quello che serve a Berlusconi e leghisti per rovinarci.
Oggi come vent'anni fa è la televisione che offre a Berlusconi la possibilità di costruirsi una realtà a suo piacimento dove Lampedusa può diventare la nuova Portofino. Il resto non ha nessuna importanza e forse costituisce soltanto una distrazione. I processi. Il dibattito parlamentare. La gente può anche andare a manifestare davanti al parlamento, o al Palazzo di Giustizia. Io nel 2011 resto convinto che l'Italia sia la nuova Romania, e che l'unica marcia veramente necessaria (e veramente pericolosa) sia quella su Cologno Monzese: e con mezzi ben più contundenti che le monetine. Ogni volta che scrivo questa cosa qualcuno si mette a ridere, va bene così. Ormai i giochi sono fatti, se siete d'accordo con me ormai lo siete da anni e non c'era nessun bisogno che leggeste tutto questo. Se invece non siete d'accordo, non lo sarete mai, ma per voi e per tutti voglio sempre restare il vecchietto rincoglionito che finiva tutti i discorsi con lo stesso ritornello. Perché insomma, io credo oggi come sempre che bisogna distruggere Mediaset.
Andate avanti voi
22-03-2011, 16:12Berlusconi, democrazia d'esportazione, guerraPermalink- Gli dei dell'Odissea sono una famiglia allargata di entità litigiose e scostanti, non proprio onnipotenti ma comunque piuttosto potenti, che questo potere lo usano un po' come gli viene, tifando ora per questo ora per quel mortale: sicché anche il destino di Odisseo è tirato un po' di qua un po' di là finché Zeus Atena e Poseidone non si stancano del giocattolo.
Gli dei di Odissey Dawn, migliaia di anni più tardi, continuano a rifarsi ai modelli classici. Hanno folgori più veloci del suono, ordigni invisibili e micidiali, però non è che abbiano le idee molto chiare su cosa colpire e perché. Arrivano sempre in ritardo, quando i guai sono stati commessi e i mortali che li invocavano già da qualche giorno morti; quando infine colpiscono, colpiscono comunque in fretta e male, senza obbedire a un disegno preciso, a un coordinamento. Si capisce a questo punto la fretta di Gheddafi nei giorni scorsi: si trattava di spicciarsi a far deserto prima che i lamenti dei ribelli disturbassero troppo le orecchie degli dei. Stava per farcela, ma poi l'Oracolo internazionale, che si chiama ONU, ha rilasciato una delle sue enigmatiche Risoluzioni, in cui chiedeva di salvare i civili in qualsiasi maniera. Anche bombardandoli a tappeto? In qualsiasi maniera: quindi pronti, partenza, via. Chi comanda? Non si sa. Alla fine probabilmente sarà Zeus Obama, per via che possiede più folgori e più possenti; ma finché esita, è una gara a chi fa più casino. È anche lo stato dell'arte del diritto internazionale: una cosa che a 66 anni dalla nascita dell'ONU, a venti dalla prima guerra del Golfo, a dieci dall'intervento in Afganistan, continua a non assomigliare a niente di sensato. Semplicemente, gli Oracoli di New York o di Ginevra rilasciano risoluzioni e poi chiunque abbia degli aeroplani da quelle parti può iniziare a bombardare. Stavolta è stato Sarkozy, e gli altri a ruota. C'è evidentemente qualcosa che non va, ma cosa?
Potrebbe essere l'Europa. Non esiste. È un'espressione geografica. Lo abbiamo sempre saputo, ma fa comunque male constatarlo, perché noi europei invece esistiamo. E senza essere antiamericani per principio, ma avendo sofferto il protagonismo USA in Medio Oriente che ci ha esposto agli attentati dei terroristi islamici, per una volta tanto che lo Zeus a stelle e strisce era riluttante a prendere il comando delle operazioni, avremmo potuto dimostrare che sappiamo prenderci cura del nostro cortile (perché la Libia in fondo è questo: una tirannide affacciata sul nostro cortile). Avete sentito parlare qualche rappresentante di quella cosa che eleggiamo ogni cinque anni e si chiama Parlamento Europeo?
Quanto all'Italia, siamo onesti. È una piccola nazione sempre in mezzo ai guai, cronicamente assetata di gas e petrolio, a cui si poteva giusto chiedere qualche baciamano in meno, prima, e meno capricci sui profughi, adesso. Non siamo onnipotenti e lo sappiamo da generazioni: per questo i nostri padri saggiamente scelsero di cedere parte della nostra sovranità a quegli organismi sovranazionali che, in teoria, dovrebbero saper guardare un po' più in là. Non dovremmo essere messi nella condizione di trattare paci separate con questo o quel tiranno, però è successo: è solo colpa nostra? Del resto, nessuno sembra volercelo rimproverare, per il solito motivo che gli dei hanno bisogno delle nostre basi. Noi però vorremmo più chiarezza e chiediamo che l'operazione passi sotto il controllo Nato, insomma, o arriva subito zeus Obama o non se ne fa più niente. È penoso doversi dire d'accordo con Frattini, ma sembra una richiesta ragionevole. Almeno la Nato si sa cos'è: l'alleanza militare di cui ci onoriamo di essere, da sessanta e più anni, i generosi albergatori. E ci ritroviamo così, atlantici per inerzia, filoamericani per paura d'essere europei.
Nel frattempo sui media possiamo passare il tempo con uno dei nostri passatempi preferiti, dalla prima guerra di Libia in poi (giusto un secolo fa): il cancan neutralisti/interventisti. Come se poi il nostro parere contasse qualcosa, come se gli dei ci stessero a sentire. A sinistra ci sbraneremo come al solito, sarà divertente, ma un po' già visto. Più interessante l'atteggiamento della stampa filogovernativa, che a momenti si mette a sventolare la bandiera arcobaleno. Non è del tutto una sorpresa: anche ai tempi feroci del 2003, quando su decine di blog liberali (nati tutti all'improvviso) garriva la bandiera stelle-e-strisce, l'unico organo di stampa genuinamente neocon era il Foglio, e già allora serviva più a punzecchiare i pacifisti che a motivare i berlusconiani. Questi ultimi in fondo non si sono mai scostati molto da quella posizione che storicamente più ci appartiene, almeno dal 1915: se proprio deve essere guerra, occorre attendere finché non sia chiaro che i nostri amici la stanno vincendo; in caso contrario, cambiare amici. Così, mentre a sinistra si discute di massimi sistemi, di diritto internazionale, al limite di dubbi interiori, si gioca a chi l'ha più duro e puro (l'ideale), a destra si ostenta il pragmatismo dei furbacchioni, quelli che la sanno lunga e si mettono in guardia gli uni gli altri contro quel Sarkozy che vuole rubarci il petrolio, dopo la fatica e la saliva spese da Silvio e dalle altre hostess per aspirarlo a Gheddafi. Spicca nel coro dei furboni la voce bassa e greve dei leghisti, sulla nota costante del “no” agli sbarchi: in fondo, in mezzo a tanti strateghi da bar sport, sono quelli che danno l'impressione di maggior concretezza. Per loro non c'è crisi internazionale e umanitaria che non si possa nascondere sotto il tappeto, tutto è subordinato alla quantità di vuccumprà che con la scusa dello status di profughi di guerra potrebbero avvicinarsi alle porte di Varese o Bergamo. Per evitare questa invasione i leghisti sono disposti a mandare un Silvio a sbaciucchiare qualsiasi beduino pianti la tenda in Villa Pamphili: la concretezza dei leghisti è questa cosa qui, l'astuzia del cumenda che si cautela dagli zingari lasciando le chiavi di casa alla badante.
Quanto al Silvio in questione, forse ha ragione Libero a mostrarcelo mentre saluta i liberatori e gli scappa da ridere. Non sa dirci nemmeno se i nostri aerei stiano bombardando o no, non che abbia molta importanza. Notate: di fianco c'è ancora la pubblicità del finto diario del clown precedente, più professionale, ma meno divertente. Anche lui stringeva patti pericolosi con dittatori criminali, ma poi li prendeva sul serio, si prendeva sul serio, e la cosa alla lunga lo rovinò. Silvio invece è il trastullo degli dei: farà qualsiasi cosa per divertivi, e se alla fine sarà costretto a bombardarvi, la cosa comunque gli dispiacerà. Siamo brava gente, noi.
Ruby è un ologramma (e pure noi)
04-03-2011, 20:12Berlusconi, sessoPermalinkDetto questo, cerchiamo di riassumere il caso Ruby. Silvio Berlusconi è accusato di averla pagata per una prestazione sessuale mentre era minorenne (e di aver concusso alcuni pubblici ufficiali affinché fosse affidata a Nicole Minetti, ma di questo al massimo parliamo un'altra volta). Questa è la tesi dell'accusa; ma Berlusconi non può avere avuto una prestazione sessuale con Ruby, perché è un ultrasettantenne anziano che è stato operato alla prostata, e quindi "addio rapporti", come scrisse Vittorio Feltri un paio di anni fa. Il caso quindi è chiuso.
Però insomma, non è detto, esistono operazioni costose che recuperano la funzionalità urogenitale, e lo stesso Feltri qualche giorno dopo titolava “Siamo tutti Berlusconi”, e non intendeva “siamo tutti ultrasettantenni impotenti”, ma qualcosa piuttosto del genere “siamo tutti puttanieri”. Però, nel caso Berlusconi fosse in grado di avere prestazioni sessuali, non le avrebbe avute con Ruby, e con tutte le professioniste e semiprofessioniste del magico mondo del Bunga-bunga, perché lui è fidanzato, dice, e questa fidanzata ovviamente lo tiene d'occhio.
Però Berlusconi (che è impotente) (ma se non lo fosse sarebbe fidanzato) questa fidanzata è ormai da due mesi che dice di avercela e non ce la mostra; una cosa che se Silvio fosse stato un nostro amichetto di cortile a dodici anni, saremmo ancora lì a sfotterlo a quaranta, ehi Silvio, salutaci Gertrude (la mano rude). Comunque Silvio, (che è impotente) (ma se non lo fosse sarebbe fidanzato), anche se avesse fatto sesso con Ruby, non lo avrebbe fatto a pagamento... perché insomma, guardatelo, nel vigore dei suoi 80 anni lui è quel tipo di uomo che le donne deve pagarle perché gli stiano alla larga. Quindi il caso è chiuso.
D'altro canto sembra dimostrato che Ruby si prostituisse prima di conoscere Berlusconi; che prostitute erano molte sue conoscenti, tra le quali anche la signora che chiese aiuto a Berlusconi quando Ruby era in questura; la stessa da cui Ruby andò a vivere dopo che Nicole Minetti dalla questura la fece uscire. Si sa che alla fine dei suoi ricevimenti chic Berlusconi distribuiva cospicue bustarelle anche alle tipe che non gli avevano fatto nemmeno un mezzo sorriso. Dunque Silvio (che è impotente) (e se non lo fosse sarebbe fidanzato) (e se avesse tradito la fidanzata con Ruby non lo avrebbe fatto a pagamento) potrebbe in effetti aver pagato Ruby. Ciò comunque non costituirebbe reato, perché... (rullo di tamburo) Ruby in realtà è maggiorenne! Lo dice un documento in Marocco. Bene.
D'altro canto ci sono documenti e testimonianze dei famigliari che dicono il contrario. E quindi Berlusconi – che è impotente – ma se non lo fosse sarebbe fidanzato – ma se avesse tradito la fidanzata comunque non avrebbe pagato Ruby – ma se l'avesse pagata, comunque Ruby era maggiorenne... Silvio, diciamo, probabilmente dovrà inventarsene un'altra. Non dubitiamo che ci riuscirà, e magari sarà la volta buona. Però stasera mi andava di partecipare al brainstorming. Nella speranza che qualche membro del suo staff legale legga leonardo, ehi tu, senti un po' qui cos'ho per voi:
- Ruby era sì minorenne, ma in realtà era una minorenne cyborg (segue documentario curato da Daniele Bossari). Il sesso coi cyborg non è ancora regolamentato per legge, e quindi Berlusconi (che è impotente) (e se non fosse impotente sarebbe fidanzato) (e se avesse tradito la fidanzata con Ruby, comunque non l'avrebbe pagata) (e se l'avesse pagata, comunque sarebbe maggiorenne) non può essere punito per aver fatto sesso con un cyborg, ancorché minorenne (ma cosa significa minorenne per la comunità cyborg? Adesso dobbiamo aspettare la maggiore età per adoperare gli automi? Oddio, quanti anni ha il mio minipimer? Tre? E l'ho adoperato per frullare il passato di verdure? Sfruttamento minorile! Ergastolo!) E qualora una banalissima visita medica dovesse dimostrare che non si tratta di un cyborg, potremmo aggiungere che...
- Ruby è un ologramma di un cyborg, e fare sesso con un ologramma equivale più o meno a farlo con sé stessi... e quindi spiegatecelo, uomini della giuria: volete punire un uomo (che tra l'altro è impotente) (e se non fosse impotente sarebbe fidanzato) (e se avesse tradito la fidanzata con Ruby, comunque non l'avrebbe pagata) (e se l'avesse pagata, comunque sarebbe maggiorenne) (e se non fosse maggiorenne, comunque sarebbe un cyborg) (anzi, l'ologramma di un cyborg) perché si dedica a un po' di sano autoerotismo con delle illusioni percettive hi-tech? Però ci sarà sempre qualche ficcanaso convinto di poter dimostrare che la mora mascellona che iersera si è divertita un sacco al ballo delle slavate silfidi viennesi non è un ologramma, ma una ragazza in carne e ossa, e allora sentite questa:
- Siamo tutti un ologramma. Lo dicono alcuni scienziati (segue interessante articolo in comic sans). Altri non sono d'accordo, ma a questo punto, scusate, cos'è la realtà? Ha un senso preoccuparsi di un caso particolare, quando filosofi e scienziati non sono ancora arrivati a un accordo sull'esistenza del mondo tale quale lo percepiamo coi sensi? Quindi Silvio (che tra l'altro è impotente) (e se non è impotente sarebbe fidanzato) (e se avesse tradito la fidanzata con Ruby, comunque non l'avrebbe pagata) (e se l'avesse pagata, comunque sarebbe maggiorenne) (e se non fosse maggiorenne, comunque sarebbe un cyborg) (anzi, l'ologramma di un cyborg) non può avere fatto sesso con Ruby perché lui stesso non esiste, così come non esisto io, non esistete voi, cari lettori, e tutta la realtà così come noi la immaginiamo (magistrati inclusi: anzi, sono quelli che esistono meno). Siamo soltanto ombre sulla caverna, riflesso di una caleidoscopia di causalità e casualità che possono e non possono intrecciarsi, e a questo punto se ci coglie la vertigine, di fronte all'ignoto, e ci nascondiamo sotto le coperte con la prima che passa, chi può biasimarci? Tanto più che siamo impotenti. E se non lo fossimo, saremmo fidanzati. E se avessimo tradito la fidanzata, comunque non lo avremmo fatto pagando. E se anche avessimo pagato, avremmo pagato una maggiorenne. E se anche fosse stata una minorenne, eccetera.
Ma chi vi si inculca
01-03-2011, 22:21Berlusconi, privatizzazioni, scuola, vignettePermalinkSolo un arguto calembour per farvi sapere che c'era un mio pezzo sull'Unita.it anche oggi:
Le scrivo innanzitutto per confortarLa, perché sono convinto che questa storia dei cattivi maestri che inculcano gli studenti innocenti non sia una semplice trovata da propaganda: no, Lei un po' in questa cosa ci crede. Probabilmente ci immagina uno per uno, nelle nostre aule, il lunedì mattina, mentre parliamo male di lei e del suo governo agli studenti... (continua laggiù, ma potete commentarlo anche qui sotto).
Egregio Presidente Berlusconi, sono un insegnante della Scuola Media pubblica. Le scrivo innanzitutto per confortarLa, perché sono convinto che questa storia dei cattivi maestri che inculcano gli studenti innocenti non sia una semplice trovata da propaganda: no, Lei un po' in questa cosa ci crede. Probabilmente ci immagina uno per uno, nelle nostre aule, il lunedì mattina, mentre parliamo male di lei e del suo governo agli studenti. Egregio Presidente, insomma, può anche darsi che in qualche aula della Repubblica ci siano insegnanti che si comportano così. In fondo l'Italia è grande e le scuole sono tante, e un professore che invece di fare lezione perde tempo a criticare Berlusconi ci sarà, come c'è quello che commenta i risultati delle partite o si lamenta del mal di testa. Vorrei però che mi credesse se le dico che sono trascurabili minoranze, delle quali non si deve assolutamente preoccupare perché, se non lo sa, è proprio il professore antiberlusconiano a creare lo studente berlusconiano del futuro. È una cosa automatica, creda a me che avevo una professoressa bravissima, disponibile e gentile, con l'unico difetto di militare in Comunione e Liberazione: e vede dove sono andato a finire? All'Unità, appunto. Ma in generale, si è mai chiesto a che scuole fossero andati i nostri Padri Costituenti, per diventare così tanto antifascisti? Alla scuola dei fascisti, esatto. Per cui egregio Presidente, davvero, di solito non siamo così fessi da criticarLa in classe: e se lo facciamo, è tanto di guadagnato per Lei. In generale però abbiamo altro di meglio da fare, davvero. Non so se ha mai dato un'occhiata ai programmi. Lei non ha idea a quante cose ci sono da fare, quanti argomenti da approfondire, lontani dall'attualità politica. Il problema è che a un certo punto i ragazzini in questa attualità ci sguazzano, si nutrono davanti ai telegiornali, e poi si fanno domande, e sono abituati a pretendere le risposte da noi. Ecco, Presidente, vorrei che si mettesse un po' nei panni di un insegnante che a scuola vorrebbe parlare di Gandhi, o di Rosso Malpelo, o della Triplice Intesa, mentre gli studenti gli domandano cos'è il Bunga Bunga. Si fidi: quando nel programma c'è l'Inferno dantesco o il crollo dell'Impero Romano, il Bunga Bunga è davvero l'ultima cosa di cui vorremmo parlare. C'è tanto di meglio in cielo, in terra, persino nella nostra filosofia. Questo è un po' il motivo per cui preferirei che al suo posto ci fosse un politico un po' più noioso, uno di quelli che in tv ci finisce soltanto quando spiega un decreto legge. Di solito nessuno mi chiede niente sui decreti legge. Per fortuna. Niente di personale, eh, ma Lei ha trasformato il dibattito politico in una rissa tra tifoserie, e ormai entrando nelle aule il grido “viva Berlusconi” o “abbasso Berlusconi” ha un po' la stessa profondità ideologica di quando sentivi urlare “viva Inter” o “abbasso Juve”. Sarà pure che il campionato è diventato un po' noioso, ultimamente. Egregio Presidente,sono un insegnante tra tanti, che lavora nella scuola pubblica ma non ha nulla, davvero, contro la scuola privata: sono convinto che chiunque debba esser libero di mandare i propri figli alla scuola che preferisce. Anche i cattolici. Purché non lo facciano a spese mie. Invece non capisco, e nessuno è ancora riuscito a spiegarmi, perché devo contribuire ai buoni scuola, perché devo finanziare io con le mie tasse la scuola privata dei cattolici. Non possono pagarsela loro? Dicono che hanno bisogno di un rimborso, perché i loro figli non usufruiscono dei servizi della scuola pubblica. È un po' come se io pretendessi un rimborso perché preferisco andare a scuola in macchina anziché in autobus. Ma l'autobus fa bene a tutti, anche a chi prendendo la macchina troverà meno coda ai semafori. E una scuola pubblica bella, efficiente, con un personale qualificato, è un'ottima cosa per tutti: anche per chi liberamente decide di non usarla, o per chi non ha figli ma ha comunque bisogno di bravi medici, bravi ingegneri, persone competenti che abbiano fatto studi seri. Vede, Presidente, io non so esattamente quando sia nato questo equivoco, per cui le tasse sono diventate per molti un semplice ticket da scambiare con un servizio. Ma io non pago le tasse per mio figlio, io le dovrei pagare per la collettività nella quale mio figlio si troverà a vivere. E non posso pagare per la scuola cattolica, la scuola musulmana, la scuola buddista. Posso pagare per una scuola sola e voglio che sia il più possibile adatta a tutti. Se poi qualcuno ne desidera una migliore, se la paghi coi soldi suoi. Infondo le sto chiedendo anch'io di tagliarmi le tasse, dopotutto: quella parte che pago e finisce in buoni scuola, mentre un ente privato che non mi rappresenta (la Chiesa cattolica) continua a godere di sgravi fiscali. La trova una posizione così tanto ideologica? Si rassicuri, non ne sto parlando in classe. Ne parlo con Lei. Coi miei studenti ho di meglio, davvero, da fare.
Distinti saluti, suo Leonardo.
E decidetevi!
14-02-2011, 16:27Berlusconi, feste, ho una teoriaPermalinkNon è che vogliamo che ci tiriate fuori dalla crisi - ok, è una crisi più grande di voi e di noi, si è capito.
Non è che pretendiamo che sappiate con chi va a letto B. stanotte - al limite, via, se poteste selezionare le tipe all'ingresso, sequestrare i videotelefonini, ecco, sarebbe una cosa ragionevole da parte vostra. Però non è che si può pretendere, eh.
Insomma, non è che pretendiamo moltissimo. Giusto i fondamentali, per esempio: tra un mese c'è una festa nazionale o no? Ce la fate a dircelo in settimana? Perché avremmo anche noi degli impegni, capite.
E sì, vabbe', capisco che è difficile, avevate soltanto... 150 anni di tempo per decidervi.
Cercando un altro Egitto
01-02-2011, 02:18Berlusconi, poveri piccoli imprenditori, rivoluzioniPermalinkPer arrancare, arranchiamo anche noi. Ma non riusciamo a identificare il colpevole. Quanto a Berlusconi, passava di lì per caso: pochi osano sostenere che il declino dell'Italia sia opera sua. Al massimo si ammette che non abbia fatto nulla per fermarlo, avendo egli altre priorità (salvare aziende sue e processi a carico suo). Anche i più incattiviti degli antiberlusconiani preferiscono concentrarsi sul bunga bunga, le offese al decoro, il corpo della donna eccetera. E se invece che da puttaniere cominciassimo a trattarlo da ladro? Se osassimo affermare che questa lunga discesa verso il sottosviluppo non è cominciata a fine '80 per una semplice coincidenza? Che le lussuose ville dentro le quali sarebbe “libero di fare quel che gli pare” (io se tocco una minorenne in casa mia vado in galera, ma tant'è) se le è prese coi soldi nostri? Che i milioni spesi in pastura di mignotte sono indirettamente prelevati dalla stessa cassa da cui non esce più un soldo per finanziare sviluppo, ricerca, scuola, turismo, spettacolo? Che è, sissignore, un re che fa i bagordi a spese nostre?
La rivoluzione che in Egitto si può fare, in Italia resta al palo per questo motivo: anche molti che di lui non ne possono più, non lo identificano come il responsabile. È solo un ostacolo, uno che sì, a questo punto dovrebbe andarsene, ma non perché ci opprime, no: perché ci impedisce di vedere i veri problemi. Come se lui non fosse un vero problema. E dire che lui, appena può, fa tutto il possibile per ricordarcelo. Giusto ieri ha scritto a Bersani una bella letterina in cui gli propone una rivoluzione liberale in comproprietà. Di cosa si tratta? Dunque, a sentire Berl. (o Ferrara per lui, cambia nulla) non bisogna fare la patrimoniale. Basta non fare la patrimoniale e il PIL s'impenna. In sostanza non tassiamo i ricchi e i ricchi s'impegnano a farci crescere del 3-4% in un anno, e... ma sì, anche a evadere un po' meno, dai. Allora. Berlusconi meriterebbe di cadere per questo, non perché mantiene un condominio a fine arrizzamento. La letterina di Berl. (o di Ferrara per lui, è proprio la stessa cosa) è un'offesa al senso comune e all'intelligenza degli italiani assai più molesta della telefonata a Lerner. Ma almeno fa chiarezza: chi è davvero Berlusconi? Chi rappresenta? Quali sono gli interessi che difende? Gli interessi di chi non vuole pagare la patrimoniale. Punto. I ricchi, chiamiamoli pure così, non è mica un'offesa. Una volta li avremmo chiamati classe imprenditoriale, ma era quando imprendevano ancora qualcosa. Una generazione fa, diciamo. Poi cos'è successo?
Ecco, è un po' questo il problema. I vecchi sono diventati un po' più vecchi, e anche se non hanno tutti sviluppato la scopofilia di B., non si può dire che rappresentino più una forza innovativa. I giovani sono quasi sempre figli dei vecchi e rappresentano, oserei dire, la classe dirigente più cialtrona dell'Europa occidentale: quella che ha studiato meno. No, non parlo di te che stai leggendo, parlo del tuo compagno di tennis, hai presente quell'idiota con la suoneria di Rihanna e il diplomino in ragioneria? Ecco, ci siamo capiti. Poi, chissà, può anche darsi che l'Italia fosse spacciata ugualmente, del resto campava di tessile e meccanica alla vigilia del boom cinese. Però dal momento che la grande risposta dei nostri eroici padroncini fu delocalizzare in Cina o in Romania e votare Berlusconi che tenesse a freno le fiamme gialle, cosa ci dovevamo aspettare? Allora, niente di personale, ma secondo me il declino dell'Italia siete voi. E Berlusconi vi ha rappresentato al meglio e al peggio. Certo, è riuscito a farsi votare anche dai vostri operai, è stato il suo capolavoro. Ma nel momento della verità è sempre lì che si ritorna: a quante tasse può togliervi. Lui vi toglierà le tasse e voi, all'improvviso, partorirete le geniali idee che non avete avuto in questi tristi vent'anni, creerete posti di lavoro con la sola imposizione del blackberry. Bisogna soltanto darvi fiducia, perché non vi abbiamo mai dato fiducia? Sì, è anche vero che abbiamo pagato le tasse anche per voi, però... però si vedeva che lo facevamo con poco entusiasmo, ecco, probabilmente è andata così, è mancato l'entusiasmo da parte nostra. Scusate.
Cos'ha l'Egitto che ci manca? Chiarezza. Al governo c'era una classe dirigente rapace, che dilapidava risorse e non garantiva il benessere ai suoi cittadini. Ma questo era almeno davanti agli occhi di tutti, in Egitto. Da noi no, da noi c'è sempre in mezzo una velina, un processo, una polemica, uno schizzo di fango, una proposta bipartisan, qualcosa che ci impedisce di vedere l'orribile realtà: l'oro per coprire Ruby e le compagne lo hanno preso dalle nostre tasche. Fosse appena un po' più chiaro, le piazze sarebbero piene già da un pezzo.
Il lessico centrifugo di Silvio B.
31-01-2011, 14:21Berlusconi, contro la lingua italiana, ho una teoria, tvPermalinkLa lingua centrifuga di Berlusconi (H1t#60) è on line sull'Unità.it e si commenta qui.
Ci si abitua a tutto, col tempo, e il giorno che Berlusconi a rete unificate mostrerà le chiappe ai giudici noi spegneremo la tv sbadigliando, ormai assuefatti. Nel frattempo la scorsa settimana si è limitato a telefonare in diretta a Gad Lerner rimproverandogli di condurre non una trasmissione ma un “postribolo”, e di farlo in modo “spregevole, turpe, ripugnante”. Diamo per scontato che l'intervento di Berlusconi sia stato estemporaneo, e che lui abbia usato nella foga le prime parole che gli venivano in mente; al limite se le sarà appuntate su un foglietto prima di prendere la linea. Non suonano comunque incredibilmente sue?
Presidente, lei è buffo
27-01-2011, 09:57Berlusconi, prostituzionePermalinkBerlusconi a Gad Lerner, 24 gennaio.
“C'è un limite a tutto non me ne frega un cazzo se lui è il presidente del consiglio e cioè .... Un vecchio e basta
Io non mi faccio pigliare per il culo così.. si sta comportando da pezzo di merda. [...]
Perché uno che fa così è un pezzo di merda. Perché lui mi ha tirato nei casini in una maniera che solo dio lo sa.... In cui non ci sarei finita neanche se mettevo tutto l'impegno. Gli ho parato il culo e non si può permettere di fare così”.
Nicole Minetti, due settimane prima.
Non è che la stiamo prendendo un po' seriamente, questa cosa del Papi che sbrocca? Voglio dire, lo so che è grave, la situazione; ma è davvero così seria?
Con tutta la stima che posso nutrire per Lerner, io se fossi in lui starei soffrendo di una fortissima forma di esprit d'escalier: perché ho perso tempo ad arricciare il naso e a fare l'offeso, quando dovevo semplicemente ridergli in faccia? Non la risata che minimizza: la risata che seppellisce. Non sarebbe stata la risposta migliore? Altro che "cafone": presidente, lei è un uomo buffo. Fine. C'è davvero molto altro da aggiungere?
La scorsa settimana, in un momento in cui era il vecchio porco a ostentare un po' di buonumore, Gianfranco Fini ha fatto una dichiarazione che dimostra da sola perché Gianfranco Fini non potrà essere mai molto di più di Gianfranco Fini: “Berlusconi è l'unico che si diverte”, ha detto. O almeno così hanno riportato i giornali. Nello stesso giorno, centinaia di migliaia di italiani stavano accorrendo golosi a scaricare il pdf delle intercettazioni generosamente messo a disposizione da dagospia. Dobbiamo immaginarli tutti schifati e arricciati come Lerner? Possiamo supporre che si stessero divertendo, e non poco, a spiare un po' di conversazioni tra eunuchi di corte e ballerine del ventre?
Io per lo meno lo voglio ammettere, e voi pensate di me quel che vi pare: mi sto divertendo. Non è che passo il tempo a informarmi sulle mitomanie della Macrì o sulle strategie mediatiche di Signorini; però ogni tanto mi sparo un'intercettazione, mi faccio una risata e mi tiro un po' su col morale, faccio male a qualcuno? Posso smettere quando voglio. Ma vi ricordate di cosa si discuteva in tv e nei bar, neanche un mese fa? L'ultimatum di Marchionne, la sconfitta degli operai e l'inversione di rotta verso il medioevo post-industriale, una cosa che se ci ripenso mi viene la depressione. E non ho il diritto invece, rincasando stanco eccetera eccetera, di tirarmi un po' su con l'infinita barzelletta del bunga bunga? Ma sì, è una storia patetica, sì, a suo modo tragica, va bene, ma comica soprattutto; c'è un po' di sesso che non guasta, ma è un sesso bizzarro e soprattutto goffissimo che riscatta tanta nostra mediocrità. È una storia che mette d'accordo il moralista col voyeur, il che è molto comodo, visto che molto spesso si tratta della stessa persona: e poi, insomma, il giorno in cui ci si accorge che l'Imperatore è nudo dovrebbe sempre essere un giorno di festa. E qui ci starebbe bene una citazione da Bachtin, il carnascialesco medievale, la celebrazione del mondo alla rovescio con il re nudo che si prende gli sputi della plebe, ma non si trova in versione pdf e poi insomma fottiamoci anche di Bachtin, oggi sono uscite altre intercettazioni, nunc est bibendum.
Una volta ci lamentavamo che ci fosse troppa satira intorno alla politica italiana, non si prendeva nulla sul serio. Poi abbiamo cominciato a dire che Berlusconi toglieva lavoro ai comici (anche licenziandoli, ma soprattutto surclassandoli sul campo). Adesso siamo al punto per cui qualsiasi sua devianza senile va seriosamente sviscerata e interpretata come un attacco alla dignità della donna, al prestigio delle istituzioni... non dico non sia vero, ma tagliamola un po' più corta: è un vecchio matto, che si atteggia a maiale fuori tempo massimo, due anni fa sosteneva di non aver mai pagato una donna e adesso saltano fuori conti a sette cifre; va messo fuori gioco per il bene di tutti. Messaggio chiaro e preciso, forse l'unico che abbiamo la possibilità di veicolare ai suoi elettori.
Una sana risata in faccia è anche quella che si meritano Rondolino, Velardi e gli altri vecchi arnesi che in questo sanissimo carnevale vedono l'avvento di un'era oscura, la fine della privacy, lo Stato di polizia, la DDR con le spie in tutte le soffitte e le atlete steroidizzate dalla sessualità incerta. Cari signori, sì, può darsi che alla procura di Milano ci siano messi d'impegno a smerdare il premier. Sì, può darsi che il potere giudiziario abbia un po' sbordato. Sono quei piccoli squilibri che succedono in uno Stato di diritto che è andato da puttane non da oggi, e c'è andato anche grazie a voi. Voi che avete cercato accordi con la belva, quando aveva già esibito a tutti i suoi canini; voi che lo avete legittimato, ripetendo come un mantra che andava-battuto-alle-elezioni mentre si pappava tutto l'etere audiovisivo e vi regalava pure qualche briciola; voi che alle elezioni poi vi presentavate regolarmente con programmi confusi e candidati tristi; signori, diteci una buona volta se quando pensavate di poterlo sconfiggere col fair play eravate in cattiva fede o semplicemente, tragicamente fessi. Berlusconi, sarebbe gentile se cercaste di mettervelo in testa, non ha preso il potere in modo democratico, ma con la prevaricazione e la frode; il suo consenso, che è un dato con cui fare i conti, se lo è conquistato da una posizione di monopolio mediatico che non gli avrebbe nemmeno consentito di candidarsi, a quelle elezioni a cui voi pensavate, ah ah, di poterlo battere (con la forza delle idee di Velardi, con la comunicatività di Rondolino, certo, come no, era spacciato). Signori, è inutile, non saranno le regole che non ha mai rispettato a mandarlo a casa. Sarà il generale Demenza Senile, a cui poi faremo un monumento; ma non scorderemo di scolpire in bassorilievo nel piedistallo i profili di chi gli ha spianato la strada, i cronisti che hanno scoperto Noemi e continuato a setacciare il mondo-escort mentre voi con l'aria di chi la sapeva lunga ripetevate che Berlusconi non sarebbe caduto per qualche squinzia; e i magistrati e i semplici spioni che lo hanno messo sotto pressione, fino al punto di avere sempre più bisogno di festini balordi e sempre meno collaboratori in grado di soddisfarlo; fino a ritrovarsi, pensateci bene, a fare affidamento su Fede o Lele Mora, rifletteteci bene: su Lele Mora. Qualche anno fa mi capitò di scrivere che Berlusconi ormai aveva trionfato su tutto e tutti poteva essere sconfitto soltanto da sé stesso. È successo, ora brindiamo. Sì, nel crollo qualcuno si farà male. Sì, il futuro si preannuncia fosco. Ma bisogna proprio avere gravi pesi sulla coscienza per non riuscire a godersi lo spettacolo del rudere che viene giù.
Cattolaico
26-01-2011, 19:07Berlusconi, preti parlanti, religioniPermalinkSe non fossi cattolico, probabilmente sarei portato a considerare la Chiesa cattolica italiana come una forza ostile, che pretende di condizionare la mia vita e di usare i miei soldi per cose che non m'interessano. Dunque la criticherei, che si schieri con Berlusconi o no: e mi concentrerei in particolare sui danni concreti che mi arrecano questi amministratori del “perdono religioso” che – se non fossi cattolico – non sarei sicuro di aver capito cos'è, ma da lontano mi sembrerebbe simile a un'estorsione: ogni volta che commette un peccato, Berlusconi deve rimediare: a novembre Ruby raccontò del bunga bunga, i fondi alle scuole cattoliche furono raddoppiate, il problema rientrò; oggi si è scoperto che il bunga bunga è una complessa struttura di lenocinio organizzato, e, coincidenza, Calderoli ha sgravato la Chiesa di un po' di ICI. Insomma, cos'è questo perdono? Una medicina che non guarisce, una pacchia per i farmacisti; o un'infamia che in qualsiasi momento posso rimettere in giro, e allora davvero non ci sono altre parole per definirlo: è un ricatto.
D'altro canto, se non fossi cattolico, non è che potrei mettermi a eccepire sul comportamento di un'associazione privata, chiamata Chiesa cattolica, che amministra ai suoi fedeli qualcosa che secondo me non esiste; finché la cosa resta all'interno della scatola, tra maggiorenni consenzienti, non mi riguarderebbe. Mi preoccuperei di criticare la Chiesa, il più aspramente possibile, per quello che dalla scatola esce; per i danni concreti che la Chiesa mi fa (mi tocca pagare anche la parte di ICI dei preti perché Berlusconi non sa gestire il suo pisello?), non per il suo funzionamento interno, che da non cattolico, probabilmente non capirei, ma nemmeno m'interesserebbe. La comunione, ad esempio. Se non fossi cattolico, quella cialda di torrone non mi direbbe molto, e non perderei tempo a stabilire a chi tocca o a chi no: è una cerimonia religiosa, un fatto privato, o piuttosto comunitario, ma di una comunità di cui non farei parte. Probabilmente non conoscerei neanche bene le regole, a meno che nel mio tempo libero io non mi dilettassi coi tomi di diritto canonico (ok, Malvino può intervenire, gli altri però zitti). Se io non fossi cattolico mi sentirei a disagio nell'entrare in una discussione su chi ha diritto di mettersi in fila davanti a un uomo vestito con paramenti religiosi per mangiare un Dio in cui non crederei. Se non fossi cattolico.
Se fossi cattolico sarei molto imbarazzato per la tolleranza mostrata anche stavolta dai Vescovi nei confronti di un uomo politico che profana la mia, la nostra fede. Anche perché non ci metterei molto a capire che questa tolleranza ha un prezzo; qualche altro peccatore non se la potrebbe permettere, Berlusconi sì (ma sempre coi soldi miei). E allora farei mie ancora una volta le parole di un sacerdote marsicano: "che differenza c’è tra una prostituta che vende il corpo per danaro ed una chiesa che, sempre per danaro, svende l’anima?" Tanto vale ricominciare a vendere indulgenze, dovrebbe esserci mercato, e in fondo era più democratico fra' Teztel con la sua macchinetta mangiasoldi ("appena entra la monetina, la tua anima se ne va in purgatorio") di questi cardinali moderni che sono più cari dei diamanti (e durano molto meno).
Però se fossi cattolico, questo sarebbe il mio giudizio politico, non morale. Se fossi cattolico chiederei con tutta la voce che ho che i Vescovi, le mie guide, prendano una posizione più decisa nei confronti di Berlusconi in quanto governante, per gli oggettivi danni che esso mi arreca; ma non avrei comunque diritto di giudicare Berlusconi in quanto uomo – intendo in quanto anima – perché questo tipo di giudizio non spetta a me, e di sicuro non tocca a me scagliare la prima pietra. Io non posso sapere se il Silvio Berlusconi di questi giorni, che inveisce al telefono e si affida ai peggiori tra i suoi cicisbei, non sia nel suo intimo pentito delle sue azioni (e parole, pensieri, omissioni). Se fossi cattolico, quindi totalmente fiducioso nella misericordia di Dio e rispettoso del libero arbitrio, io non potrei escludere in linea di principio che Berlusconi abbia in questo momento la coscienza più pulita di quella di un bambino: tutti possono pentirsi, anche lui, e tutti possono confessarsi e riconciliarsi con Dio, purché abbiano un sacerdote a portata di mano, e lui ne ha di sicuro.
Se fossi cattolico troverei fastidiosi i non cattolici che pretendono di entrare nel merito e di spiegarmi perché a Berlusconi non dovrebbe essere impartita l'Eucarestia, ad esempio perché è divorziato ecc. Anche da cattolico non smetterei di essere me stesso, ovvero un maniaco delle discussioni bizantine, per cui m'impelagherei volentieri nel merito della discussione: tecnicamente Berlusconi è divorziato, sì, ma può essersene pentito e aver chiesto e ottenuto la riconciliazione; si è risposato, ma di quello si è pentito sicuramente, e un sacerdote può averlo assolto; in questo momento vive solo, e anche se ha una fidanzata, questo non significa che in seguito a un pentimento essi abbiano deciso di comportarsi in maniera retta e pia. È chiaro che al 99% le cose non stanno così, ma non sta a me dimostrarlo, non sta a me giudicare un fratello nella fede. Se Berlusconi è spergiuro mentre si confessa, commette un peccato mortale e ne pagherà le conseguenze in termini di vita eterna: conseguenze che io, se fossi cattolico, prenderei mortalmente sul serio. Però resterebbero fatti suoi, l'unica cosa che mi potrei permettere di fare sarebbe pregare per lui. Infine, se fossi cattolico le persone che meno sopporterei sarebbero proprio i giudici non autorizzati, i moralisti troppo lesti a levare le pagliuzze dagli occhi altrui, insomma i farisei.
Cattolico o no, a questo punto sarei più o meno la stessa persona: rispetterei l'individuo, le comunità e lo Stato, ma ci terrei molto a tenere separate le tre cose. Non vorrei pagare per gli errori di altri individui, né per quelli di comunità religiose cui non appartengo; gli errori dello Stato invece sarei rassegnato a pagarli, ma proprio per questo motivo pretenderei una classe dirigente che ne facesse il meno possibile.
Ne consegue che, se fossi cattolico, e incontrassi il me stesso non cattolico, ci discuterei serenamente e mi troverei abbastanza d'accordo con lui. Questo è interessante. Non credo si tratti di terzismo, anzi, mi pare che ne sia l'esatto contrario: non si tratta di trovare uno stupido mezzo tra due versioni dei fatti (Berlusconi non è né un vecchio porco né un grande statista, ma... uno statista mediocre un po' porcello?), quanto di riuscire a entrare nel problema da entrambe le estremità. Credo che essere laici potrebbe consistere in questo: avere un'idea (qualsiasi idea), e saperla impugnare anche a rovescio. Non fosse che per tenersi in esercizio. Insomma, questo metodo bipolare che mi sono ritrovato, mi piace, mi sembra che mi funzioni, ne sono moderatamente soddisfatto. Potrà sembrarvi un disagio schizoide, ecco, probabilmente è il minimo disagio necessario per far parte di una civiltà a caso, questa.
Un'Italia che reagisce cazzo
22-01-2011, 16:13Berlusconi, racconti, replichePermalinkCarteggio
2/6/1994
Mio caro Algernon,
ho letto con attenzione e (non lo nego) qualche difficoltà la tua dissertazione in cui azzardi una sintesi di Horkheimer e Debord nel tentativo di offrire una chiave interpretativa filosofico-sociologica alla recente vittoria elettorale di Silvio Berlusconi. Come sempre il tuo pensiero è solido e articolato, forse troppo articolato, al punto che mi sorprendo talvolta a chiedermi se tanta complessità sia realmente utile alla decostruzione dell'avvento al potere di una plutocrazia mediatica nel vuoto creato dall'esaurimento della guerra fredda. Concordo sul fatto che siamo di fronte a un'involuzione culturale prima che politica, di fronte alla quale dobbiamo fare appello a tutte le nostre risorse intellettuali: ma ho la sensazione che la discussione non possa, e non debba, rimanere confinata in un ambito precipuamente accademico. Perdonami la fretta, ma mi riprometto di tornare su questi argomenti assai presto in futuro.
15/9/1996
Caro Algernon,
Ho ritrovato proprio oggi tra le mie carte la bozza di un vecchio biglietto di due anni fa in cui velatamente ti rimproveravo di un linguaggio troppo accademico e usavo, credo per la prima volta, il termine “involuzione culturale”. Come vedi la nostra discussione prosegue ancora intorno allo stesso problema, che credo di poter sintetizzare così: in questi anni di volgarizzazione indotta delle masse pilotata dallo strapotere mass-mediatico, in che misura noi intellettuali possiamo rompere il “guscio” accademico e tornare a parlare a quelli che non si sentono coinvolti dai nostri discorsi, la cosiddetta (perdonami il termine vago), “gente”? E non rischiamo coi nostri tentativi, di rimanere intrappolati proprio in quella involuzione che stigmatizziamo? Magari al convegno in gennaio avremo l'opportunità di approfondire il problema.
22/10/1998
Caro Algernon,
non credevo che la caduta di Prodi mi avrebbe tanto turbato. Sento che la mia profonda avversione per Berlusconi e per tutto ciò che rappresenta nella storia d'Italia – chiamiamolo pure “berlusconismo” - mi trasforma talvolta in un vero e proprio tifoso, impedendomi di analizzare i fatti con la razionalità necessaria. Mi sorprendo a definire Bertinotti un “traditore” - una parola che non faceva parte del mio lessico, decisamente, e a evitare il mio verduraio di fiducia, noto forzista, unicamente perché temo i suoi sfottò, proprio come se si trattasse di una contesa sportiva, e non di un lento processo storico che avrà ripercussioni sul futuro dei nostri figli. E d'altro canto, se in quattro anni di critica a Berlusconi non sono nemmeno riuscito a convincere il mio verduraio, la responsabilità non è forse mia? Rileggo le lettere che ci scambiamo tre o quattro anni fa, e scopro nei nostri discorsi un eccesso di astrazione che mi fa vergognare. Citavamo Horkheimer e Debord, e nel frattempo Lui si faceva le leggi su misura – quanto siamo stati stupidi.
Da: gcharlie69@altavista.com
Inviato il: 10/12/2000 14:36
A: algernon71@yahoo.com
Ciao Algernon
Totalmente d'accordo con quanto scrivi. Rutelli o chi per lui non hanno la minima speranza: Berlusconi ha già vinto. E però anche stavolta mi sembra il caso di fare un'autocritica: cosa abbiamo fatto noi cosiddetti “intellettuali” in questi anni per convincere la gente che Berl era il male?
Quanto tempo abbiamo perso in discussioni astratte e oziose invece di uscire nelle piazze e denunciare a gran voce il monopolio televisivo-editoriale, le collusioni con la mafia, la corruzione dei giudici, ecc. ecc.? E allora è inutile che ci lamentiamo adesso. Alla prossima.
Da: gcharlie69@altavista.com
Inviato il: 10/5/2002 00:41
A: algernon71@yahoo.com
E no, Algernon, mi spiace, ma non puoi trattare il movimento no-global o no-war o come vuoi chiamarlo alla stregua di una massa di ignoranti. La loro critica all'apparato industriale-bellico-mediatico, per quanto rozza, è sacrosanta, ed è nata dal basso, finalmente. E gli stessi girotondini, con il loro culto sicuramente un po' acritico della Costituzione, esprimono una voglia di legalità e di giustizia che non puoi liquidare. Questa è finalmente un'Italia che protesta, che reagisce, cazzo. Sì, ho proprio scritto cazzo, hai letto bene. Scusa, ma questa discussione mi sta infervorando.
Da: gcharlie69@gmail.com
Inviato il: 10/5/2004 23:26
A: algernon71@yahoo.com
Il fatto, Algernon, è che in questi ultimi anni io mi sento sopraffatto dallo schifo. Schifo per la Guerra del signorino Bush, schifo per il nostro regime da operetta, per il Nano e per le Ballerine, e non ho tempo, e se avessi il tempo non avrei voglia, per produrre analisi articolati, lunghi discorsoni e quella roba lì. Cioè, di fronte a una come la Fallaci che bercia, secondo me l'unica analisi che mi sento di fare è “Taci stronza”: davvero, c'è altro da aggiungere? Del resto perché lei può usare le parolacce e io no?
Da: gcharlie69@gmail.com
Inviato il: 23/9/2006 12:34
A: algernon71@yahoo.com
Sai cosa c'è, Alge? C'è che il mortadella è una grossa delusione... neanche per colpa sua, poverino...
lui ci prova a governare, ma deve dare un contentino al cinghialone Mastella... un altro a Di Pietro... che è un po' come la botte piena e la moglie ubriaca, no? E poi ci sono i rifondaroli, i comunisti italiani, i verdi coi loro no-tav e no-qui e no-là, i gay, le lesbiche, il trans... insomma, più che è un governo è il carnevale... e dietro l'angolo c'è il Nano che è già pronto a mettercela in culo... cosa che evidentemente ci piace... e allora un intellettuale cosa deve fare? A me certe volte la sera vien voglia di uscire in terrazzo e gridare... Gridare cosa? Non so, probabilmente... probabilmente un gran vaffanculo... che non risolve i problemi, però.... ti sfoghi...
Da: gcharlie69@gmail.com
Inviato il: 9/7/2008 12:34
A: algernon71@yahoo.com
E allora VAFFANCULO anche a te Alge, VAFFANCULO. Non ti è piaciuto l'otto luglio? E allora lasciati pure governare da un NANO PELATO CHE PIPPA e manda al governo le POMPINARE, ai capito bene, le POMPINARE, e tutta la corte di STRONZI compresa l'opposizione ombra di TOPO GIGIO che e dà trentanni che studia politica e NON A ANCORA CAPITO UN CAZZO come te del resto. Vaffanculo, va.
(Continua? Può continuare così?)
Lettera a Bruxelles
20-01-2011, 02:33autoreferenziali, Berlusconi, poesiaPermalinkMa te lo immagini, che questa cosa che sembrava sul punto di cascare anni fa, questa cosa che come posso descrivertela; pensa a una grondaia di una vecchia casa, pensa alla ruggine e al catrame, e pensa che avrebbe potuto cadere in qualsiasi momento, dal duemila in poi, e pensa che invece è ancora qui.
E non voglio dirti che è tutta la realtà che ci resta, perché non voglio metterla in tragedia; io per quel che posso me la sono fatta una mia realtà, casa lavoro famiglia, me la sono ben scavata una mia buchetta e onestamente non mi posso lamentare – e lo sai che quando c'era da lamentarsi non mi tiravo indietro – non ti dirò che questa grondaia è tutta la realtà, ma lasciami dire che ne è comunque un grosso pezzo, questa grondaia che guardo tutti i giorni e non vuol cascare. Fosse l'impero bizantino, che decadeva decadeva ed è durato mille anni.
E sapessi la nausea di sapere che questa cosa banale, triviale, che poteva benissimo non esserci e invece c'è; questa cosa che per me e per molti è berlusconi, ma non fosse berlusconi sarebbe stato qualche altra cosa; tu sapessi la nausea di sapere che comunque cadrà, un giorno crollerà, un giorno non potrà far altro, e sarà quel giorno solo a finire sui libri, e la gente penserà ai tipi come me come a quelli che quel giorno han fatto festa; non penserà a tutti i giorni che abbiamo aspettato, tutti i giorni che non siamo riusciti a far di meglio che a guardare la gronda marcia non cascare. Alla nausea di assistere a tutto questo giorno per giorno, allo stillicidio di tutti questi capitoli inutili, perché tanto s'è capito da un pezzo dove va a finire il libro, o no?
E come si spiega che non è finito ancora. Qual è il senso di restare lì, a quali fili di ragno è appesa una gronda che doveva cascare anni fa – Lo sai dove stan facendo la rivoluzione adesso? Ora tu dimmi, se dobbiamo prendere lezioni dalla Tunisia. Cosa abbiamo solo noi, che nemmeno i tunisini hanno più, cosa c'impedisce di guardare alle cose come stanno. Tu lo sai che sono fissato, per me è solo una questione di televisione. Punto. Tutto il consenso sta lì, e un po' sui giornali, ma neanche tanto. Abbiamo voluto lasciargli le tv, e a lui non è servito altro, per raccontarci la realtà come gli piace. Salvo che lui non ha mai avuto niente da raccontarci, una volta non lo sapevamo, adesso sì. È un debole come noi, succube dei suoi stessi programmi, è il pubblico del suo stesso drive in. Non c'è dietro nessun disegno occulto, ci ha modellato a sua immagine e somiglianza, e lui è brutto e senza fantasia. L'obiettivo della sua vita era sedersi nel privé a guardare le tipe che fanno il trenino; ce l'ha fatta e ora dovremmo invidiarlo. La nausea di avere avuto per avversario un tizio così.
E pensare che abbiamo avuto perfino paura di lui; che io, almeno, dietro ai suoi primi manifesti azzurri che sembravano la pubblicità dei fustini temevo ci fosse davvero la rivoluzione liberale, il miracolo italiano, la Thatcher italiana. Averlo saputo subito, che lui la Thatcher manco si ricorda chi è, per via che non era una “bella gnocca”. (“Nyokka”, scrisse l'Indpendent). L'avessimo capito subito, che il nemico era tutto lì, una vescica d'aria, un peto, una gronda che casca a pezzi.
E dov'erano quelli che dovevano capirlo subito? perché noialtri in fondo chi eravamo, studenti, precari, maestrini che in fondo della vita non sanno un cazzo, tirano a indovinare e sperano di non prenderci; ma dov'erano i grandi che operano nel retroscena, e i famosi Poteri Forti, ma che razza di Potere Forte lascia che un Paese vada a pezzi per un personaggio così; ma non eravate abbastanza forti da schiacciarlo, almeno all'inizio? Ci voleva così tanto a capire, se l'avevamo capito persino io o te? Eravamo profeti o facevamo soltanto uno più uno uguale a due?
E che anni sono stati, a cercar di buttar giù in qualsiasi modo un marciume, un catorcio che comunque cadrà, quand'è il momento; certo prima dell'impero bizantino.
E insomma su questa gronda, che è marcia e non cade, penso con qualche gioia che un giorno basterà che una rondine si posi un attimo, perché tutto nel vuoto precipiti irreparabilmente, quella volando via. E sul serio non m'importa se non ci sarò più io. Neanche tu ci sei, per questo.
Psycho Facci
18-01-2011, 16:39Berlusconi, Craxi, giornalistiPermalinkForse non ci avete mai pensato, ma se in ogni testo uno scrittore si tradisce, se in ogni pagina lascia senza volere qualcosa di sé, certi giornalisti che leggiamo quasi tutti i giorni ormai dovremmo conoscerli meglio dei nostri parenti.
Ma probabilmente non è così. Comunque quella che segue è un'interpretazione psicoanalitica dell'ultimo fondo di Filippo Facci sul post. Non è molto scientifica, ma d'altronde chi lo è.
Facci conscio | Facci subconscio |
«Mi chiamo Silvio Berlusconi, ho quasi 75 anni, non sto più con mia moglie e ammetto che mi piace divertirmi come probabilmente solo gli uomini ricchi e potenti e proprietari di tre televisioni possono fare. | Mi chiamo Silvio Berlusconi, sono vecchio, ricco e potente, ho tre televisioni e faccio tutto quello che mi pare. |
Perciò ogni tanto organizzo delle serate esagerate, delle feste in cui giovani donne consenzienti non disdegnano la mia persona e tantomeno qualche favore che io faccio loro: e a questo mondo i favori, quelli pesanti, alla fine riguardano sempre soldi, lavoro e case. | Ho fatto e farò sesso in cambio di soldi, lavoro e case, perché faccio quello che mi pare. Se non siete d'accordo è perche non siete ancora sul mio libro paga: cazzi vostri. |
Vi racconto queste cose senza ipocrisia, la stessa che forse avrei potuto risparmiarvi nel promuovere improbabili leggi contro la prostituzione oltre all’elezione di personaggi che provengono dal mondo dello spettacolo, dove forse dovrebbero tornare. | Vi racconto queste cose senza ipocrisia, perché l'unico crimine che interessa a Filippo Facci è l'ipocrisia. Ho pagato una minorenne, delitto punibile con la reclusione da sei mesi a tre anni, (art. 600-bis del codice penale)? Convoco una conferenza stampa, ammetto tutto e sono a posto. Le cose vanno così, nel magico mondo di Filippo Facci. |
La mia verità alla fine è tutta qui, e mi spiace che il Paese debba perdere altro tempo dietro a queste cose: ma non sono certo io a dover dimostrare la mia innocenza in ordine ad accuse che giudico assurde, tipo quella di aver concusso telefonicamente dei funzionari di polizia, o quella di aver avuto rapporti sessuali consapevoli con una minorenne. Escludo di averlo fatto, dunque vediamo queste famigerate prove dei magistrati. | La mia verità alla fine è tutta qui: spetta ai giudici dimostrare che ho avuto rapporti sessuali consapevoli con una minorenne, perché la legge non ammette ignoranza, tranne nel mio caso, e ovviamente nel cervello di Filippo Facci. |
Per quanto vi riguarda, valutate e giudicate se io debba essere ancora il presidente del consiglio oppure no: in fondo lo fate da 17 anni, siete quasi maggiorenni». | Continuerete a votare per me, perché sono ricco, e ho questa stilosa, arrogante franchezza che vi piaceva così tanto a fine anni Ottanta, ti ricordi Filippo, quando ha chiuso il Paninaro e ti sentivi tanto solo, e c'era solo una persona che ti faceva sentire sicuro e protetto? Ti ricordi? Ti ricordi? |
Questo è il discorso che, in un mondo irreale, mi sarebbe piaciuto sentire da Silvio Berlusconi. | Filippo! Sono io! Sono Bettino! Sono tornato! Non ero mai andato via! La verità non mi ha affatto sepolto sotto una gragnuola di roventi monetine, sono stato qui tutto questo tempo, nascosto sotto il cerone dell'ometto ipocrita, sono il padre stronzo e protettivo che ti meritavi, Filippo! Potrai mai scusarmi per averti lasciato così tanto tempo solo? |
Con me non puoi far finta
18-01-2011, 00:46Berlusconi, repliche, sesso, telefonatePermalinkUna volta non era così. Dieci anni fa, per esempio, era già un corruttore e un gaffeur di fama mondiale. Ma nulla lasciava trapelare una simile dipendenza dal sesso. La finzione matrimoniale teneva abbastanza bene. Quand'è che ha mostrato le prime crepe?
In occasione del decennale, questo blog sta ripubblicando fondi di magazzino invenduti. Questo pezzo, rinvenuto su uno scaffale dell'aprile 2006, racconta di un episodio che col senno del poi appare rivelatore: durante la campagna elettorale di quella primavera (quella del pareggio con Prodi), fu Berlusconi stesso a raccontarlo. Una sera, rincasando stanco da un comizio, aveva acceso la tv e trovato uno show di pornomodelle che "invitavano a telefonare". E lui telefonò. Per chiedere (testuale, da Libero): "Mi consenta, signorina, ma lei il 9 e 10 aprile per chi voterà? Sette su nove hanno detto Berlusconi". Dunque ne aveva chiamate almeno nove, prima dell'alba. La liquidammo come la solita berlusconata, una di quelle uscite assurde che distolgono l'attenzione da argomenti più seri. E invece era un grido d'allarme. Nel culmine della campagna elettorale, proprio quando avrebbe dovuto essere concentrato e circondato da amici e sodali, l'uomo passava le notti a chiamare le hotline. Lo stavamo perdendo. Io forse me n'ero reso conto. Ma a parte scrivere questo inutile pezzo, non ho fatto nulla di concreto per aiutarlo. Insomma, è anche colpa mia.
Post+coitum
"Pronto?"
"Ciao, sono io, l'avresti detto mai?
Nel bel mezzo del tuo lavoro squallido.
E sì che sono io, insomma non ti fidi?
Mi hai preso per un comico? Macché:
nessuno sa imitarmi come me.
E dunque eccitami, su,
è il tuo mestiere, o no?
Dimmi che vuoi votare solo me.
Non devi fare finta
(con me non puoi far finta),
Io me ne accorgo, e poi ti pago bene:
dimmi che vuoi votare solo me.
Non è come tu pensi, io non mi sento solo:
stasera ero a un comizio, la gente mi invocava,
la cena, e poi gli autografi... non riuscivo ad andar via.
(La gente non lo vuole, tu questo lo capisci,
la gente mi ama troppo, la gente non vorrebbe
vedermi mai andar via).
Così si è fatto tardi, il sonno mi è passato,
in tv film di merda, nessun sondaggio fresco
(tu puoi capirlo – essendo nel settore:
c'è un'ora della notte, un'ora sola, e lunga,
in cui non c'è nessuno a dirti: Sì).
Ma tu me lo puoi dire – soltanto, non-far-finta.
Non sono uno di quelli, con me non puoi far finta.
Inoltre pago bene, per cui avanti, dillo,
che vuoi votare solamente me.
E no che non mi annoio, io non mi annoio mai.
Lavoro sedici ore al giorno, non lo sai?
E tu?
Lo vedi, solo dieci, lo vedi come va:
per questo io faccio il leader, tu la centralinista.
E in più io sono figlio di un professionista
Mentre tuo padre era operaio, vero?
Eppure, quante cose in comune, io e te:
noi arrapiamo il popolo, questo è il nostro mestiere.
E quante cose io potrei insegnarti
sull'essere gentile, disposta, sempre allegra
e mai sincera, mai! – Sennò ti vien da ridere,
e non si deve ridere! S'ammoscia se tu ridi.
Sorridere bisogna, a denti stretti, sempre
sorridere e sudare, è questo il mio mestiere
(e il tuo, naturalmente).
Ma stanotte è diverso.
Stanotte non puoi fingere, ti parlo da collega,
se fingi lo capisco, se fingi non ci riesco.
Ti prego, sii te stessa
E dimmi che vuoi votare solo me.
È solo un mio capriccio, sondaggi io ne ho,
e guardacaso dicono quello che voglio io
(del resto è matematico, più paghi più hai ragione
non devi dirlo a me).
Io sono nel settore da trent'anni, si può dire
che i trucchi del mestiere te li ho inventati io
È un gioco troppo facile: più paghi più hai ragione.
Io forse pago troppo, ma questo non vuol dire
che tu ora possa fingere, io me ne accorgo subito,
perciò ora sii sincera, prova a essere sincera
nel dirmi che tu voterai per me.
Non ridere, non ridere,
non c'è niente da ridere:
è quell'ora della notte,
e io ti pago, sai.
Cerca di rilassarti, sii te stessa,
parlami un po' di te, ce l'hai un ragazzo?
Cosa? Hai una bimba? Ottimo! E si chiama?
Silvia! Ma pensa! Che bel nome! Silvia!
E il padre? E perché non vi sposate, voi ragazzi?
Io me lo chiedo sempre, perché non vi sposate?
La famiglia è importante, il mettere su casa,
e io posso anche aiutarvi.
L'assegno famigliare, vi toglierò le tasse,
vi comprerò la macchina – se tu sarai sincera
devi essere sincera,
e dire che tu voterai per me.
Non può essere altrimenti,
non sei una cogliona.
Sei una che lavora,
non stai coi comunisti.
Mi sembri un tipo ammodo
Senz'altro intelligente
Bella presenza, immagino
– e io non sbaglio mai.
Perché non vieni su
a Cologno, un giorno o l'altro?
Un talento come te
è sprecato per le hotline.
Tu hai tutto quel che serve per sfondare.
Ti basta essere te stessa
– avanti, sii te stessa –
quando dici che mi vuoi
votare, che tu vuoi
votare solo me.
Adesso
Vuoi votare solo me
Dimmelo
Dimmelo
Non Fini, non Casini
Con Prodi non ci godi
Tu vuoi votare solamente me
Dimmelo
Dimmelo
Ma devi essere sincera
Io non ci riesco, se non sei sincera
Non ce la faccio se non sei te stessa
E se poi scoppi a ridere io non…
Clic
Ma cribbio, cos'hanno tutte stanotte? Fanno le preziose, fanno.
Con quel che costano.
Proviamone un'altra, va'."
La fine è vicina
26-12-2010, 23:50Berlusconi, ho una teoriaPermalinkEcco, io ho questa teoria (#55): dietro tante parole, SB voleva dirci che è stanco, e che se non lo disturbiamo, se lo lasciamo dormire per altri due anni, lui nel 2013 potrebbe anche decidere di andarsene in pensione.
Un affare, insomma. (La fine di Berlusconi è on line sull'Unità.it e si commenta, per ora, qui. Buon anno!)
Possiamo prendere la conferenza-fiume di Berlusconi come l'ennesima prova della sua megalomania, oltre che del suo buonumore, ora che le nuvole del 14 dicembre sembrano essersi aperte. Ma dal momento che sono gli ultimi giorni dell'anno, e abbiamo quanto mai bisogno di sperare in un 2011 migliore, possiamo anche vederla in un altro modo: con il discorso di giovedì, Berlusconi ha annunciato nientemeno che la sua fine. Sì. Il suo ritiro dalla politica. Sembra impossibile, eppure è successo.
Di putridi e di puri
17-12-2010, 00:09Berlusconi, dialoghi, futurismi, Gianfranco Fini, vita e mortePermalink(An english version)
Ma cos'è questa puzza?
Leonardo.
Eh? Chi mi chiama?
Leonardo, rispondi attentamente. Ricordi il tuo cognome?
È personale.
Che professione svolgevi?
Come sarebbe a dire “svolgevo”... scusate, però, risponderò volentieri a tutte le domande, ma aprite una finestra, perché questa puzza io...
Ricordi la tua data di nascita?
Certo. Ahem. Undici. Ventinove. Settantatredici... scusate, è strano, ho un'... un'amniocentesi...
Ricordi la tua data di morte?
No, quella proprio no, mi dispiace.
In che anno ritieni di essere?
Io... boh, dalle parti più o meno del Duemila e...
Mi spiace, ma non c'è un modo gentile per dirtelo: siamo nel 2273.
Peeerò.
Ora, rispondi con franchezza. Pensi di essere vivo o morto?
Uhm, se sono vivo dovrei essere molto, molto anziano. D'altronde, nel secondo caso... si spiegherebbe la puzza.
Leonardo, sei stato resuscitato.
No! Sul serio! Ma io lo sapevo, infatti, meno male che sono rimasto cattolico fino alla fine, lo sapevo che...
Non è la resurrazione cattolica.
Lo sapevo. Fregato anche stavolta. Siete musulmani?
Siamo antiberlusconiani.
State scherzando.
No. La nostra civiltà – che è sorta sulle ceneri della vostra – poggia su solidi pilastri morali, uno dei quali è il rifiuto di ogni berlusconi.
Ma no, anche quelli piccoli e biondi? Che vi hanno fatto di male?.
Già, è pur vero che ai tuoi tempi “Berlusconi” era ancora un nome proprio. No, per noi “berlusconi” è un nome comune e rappresenta tutto ciò che è malvagio, meschino, appariscente, tronfio, vaniloquente, egoista, fine a sé stesso, amorale e fiero d'esserlo, ignorante e fiero d'esserlo...
Va bene, ho capito.
...Maschera di plastica, fonte di ogni malizia, fonte d'ogni corruttela, torre eburnea nello sterco delle miserie umane...
Ho detto che ho capito.
Quando si cominciano le litanie berlusconiane non si possono interrompere, altrimenti bisogna ricominciarle da capo.
Ci credete parecchio, in questa cosa.
È il pilastro della nostra civiltà. Il rifiuto di ogni berlusconi.
Mi fa piacere, e mi sento onorato di poter partecipare in qualche modo partecipare, anche se... non mi si potrebbe deodorare in qualche modo?
Vai benissimo così.
Se lo dite voi.
Dici di sentirti onorato. Perché?
Beh, mi avete resuscitato... voglio dire, grazie.
Perché credi di essere stato resuscitato?
Non saprei... suppongo che non lo facciate con tutti, ecco.
No. C'è già fin troppa gente in giro.
Ecco. Magari resuscitate persone che in un qualche modo sono state importanti, che hanno lasciato cose interessanti...
Se tu ci avessi lasciato cose interessanti, perché resuscitarti? Ci terremmo le tue cose e ti porteremmo dei fiori ogni tanto.
Giusto.
Devi sapere che oggi, 29 settembre 2173, noi come ogni anno “festeggiamo” - si fa per dire - il Berlusconi originario.
E quindi mi avete resuscitato perché... sono un antico antiberlusconianiano, ecco, volete una testimonianza oculare, capisco.
Aaaaah, come quel Papa del medioevo, processato da cadavere, una cosa così. E io chi sarei, un testimone?
Tu sei l'imputato.
Eh?
Alzati in piedi.
Non ce li ho, e comunque, anche se li avessi.... ehi, mi sto alzando! Galleggio nell'aria! La vostra tecnologia è davvero straordinaria!
È la tecnologia dei pupi medievali, ti abbiamo attaccato dei fili e ti stiamo sollevando come una marionetta.
Molto scenografico comunque. Mi dispiace, capisco la vostra ritualità, però... c'è il problema che io non sono un berlusconiano.
Ti dichiari innocente, quindi.
Ma certo. Voglio dire, capisco che lorsignori non possano aver letto tutto quello che ho scritto a riguardo, però...
Sei uno degli autori più conosciuti e studiati del secolo XXI.
Ah sì? Questa poi.
Non vantarti! ciò è berlusconi.
Mi rendo conto, e tuttavia mettetevi in me, prima mi resuscitate e poi mi dite che sono letto e studiato...
Non per le tue qualità. Quindici anni fa è collassata internet, e tutte le opere del vostro secolo sono andate perdute.
E i libri di carta?
Li avevamo già bruciati come combustibile. Per far funzionare internet.
E quindi...
Tutto quello che ci resta del secolo XXI è metà di un libro di Bruno Vespa, i sessantatré vangeli di Marco Travaglio, e una chiavetta usb con alcuni tuoi post redatti tra il 2001 e il 2010.
Beh, credo che sia più che sufficiente per dimostrare che io non ero berlusconiano, anzi sono sempre stato un acceso...
Sì, ma mica ero serio, io...
Hai o non hai scritto nell'aprile del 2009, che occorreva “educare le giovani generazioni a darla a B. per il gusto di farlo, senza pretendere contropartite televisive o parlamentari”?
Probabilmente sì, è il mio stile, ma...
Riconosci queste tue affermazioni del giugno 2010? “Io voglio Berlusconi per venti minuti tutte le sere, a reti unificate. Mi stanno bene Santoro e Floris, purché i loro ospiti parlino unicamente di Berlusconi, e ne parlino bene. Io voglio sanzioni pecuniarie, non per chi parla male di Berlusconi, ma per chi omette di parlarne bene in qualsiasi discorso. Voglio una lode a Berlusconi in calce a tutti i resoconti sportivi della Gazzetta, a tutti gli oroscopi, a tutte le recensioni del Mucchio.”
Uh, il Mucchio, me n'ero dimenticato del Mucchio.
Oppure, dicembre 2009: “Io ho fatto tesoro degli insegnamenti di un politico geniale, che ha vinto molte elezioni e che prima di far politica faceva marketing, e che ai suoi esperti di comunicazione raccomandava sempre di pensare al cliente come a un bambino di 11 anni, neppure tanto intelligente”.
Sì, è mia anche questa, ma scusate, non è che al rogo con la carta ci avete mandato anche tutta l'ironia, eh?
Non prenderti gioco di noi! Non attentarti nemmeno! Ciò è...
...è Berlusconi.
Noi conosciamo benissimo l'ironia. Abbiamo Socrate e abbiamo Pirandello. Noi riconosciamo lo scetticismo filosofico e il sentimento del contrario.
Mi fa piacere, quindi avrete capito che...
Quindi non possiamo notare tutte le volte in cui per anni hai usato l'ironia per umanizzare Berlusconi, per dare forme umane al Male incarnato. In questo modo hai aiutato i tuoi lettori a convivere con la Bestia.
Ma non esageriamo, io...
Quando hai cercato di umanizzare lo scandaloso amante di Noemi Letizia, l'orribile gaffeur di Strasburgo, non eri dunque consapevole di quello che facevi?
Ma io semplicemente cercavo il risvolto umano...
E sbagliavi, perché nulla di umano v'era nel Maligno! L'amarissima pillola che gli italiani per più di vent'anni hanno dovuto inghiottire, tu pretendevi di zuccherarla con la tua ironia a buon mercato.
Va bene, ma c'ero anch'io in quei vent'anni, ho sofferto anch'io. A volte scrivere era solo un modo per sfogarsi...
Lo udite? Confessa! Confessa di aver trascorso quegli anni a scribacchiare raccontini in cui si umanizzava il Malvagio, invece di insorgere, come sarebbe stato suo preciso dovere, contro la Biscia fatta carne.
Sentite, io sono un uomo, un cadavere anzi, di un altro secolo, e quindi i vostri toni non li riesco a condividere, però ammetto che qualche ragione potreste avercela, voglio dire, riflettendoci, se avessi scritto meno e fossi insorto un po' di più, magari il berlusconismo finiva prima... perché è finito a un certo punto, no?
Certo che è finito!
Ecco, scusate, poi potete anche condannarmi se vi va, ma mi togliete la curiosità di spiegarmi com'è finito? Perché non riesco proprio a ricordarmelo, forse ero già sottoterra.
Siamo stati salvati dagli Uomini Puri. Quelli che non hanno collaborato col male, come hai fatto tu. Quelli che non hanno addolcito la perfidia con la finta ironia dei deboli, cioè la tua.
Uomini puri. Chi l'avrebbe detto.
Certo tu non li conoscevi.
Eh no. Ma da dove sono saltati fuori, scusate.
Erano in clandestinità. Fuori dal circuito mediatico, dove sarebbero stati intercettati e resi inoffensivi, come te.
Già, probabilmente era l'unica. Restare nascosti nelle grotte. Non sporcarsi le mani.
Alcuni erano al confino, altri in prigionia, ma non hanno mai smesso di lottare e sperare. Nomi scolpiti sui nostri templi, nomi che tu nemmeno conosci: Gianfranco Fini, Pierferdinando...
Eh?
Non interrompere il Sacro Appello dei Camerati che salvarono l'Italia dalla fetida serpe. Gianfranco Fini, colonna di rettitudine, che mai si piegò alle lusinghe di Arcore; Pierferdinando Casini, campione di castità, che con un solo sguardo convertì alla purezza centinaia di escort; Enrico Mentana...
Mentana?
Il più coraggioso e schivo dei reporter, che per vent'anni in clandestinità diffuse i samizdat che inchiodavano lo strapotere di Mediaset; Carlo Taormina....
CHI???
...faro della giustizia, intrepido magistrato che tra cento e mille perigli e attentati perseguì il Perfido fino a incriminarlo; e il più savio dei savi, colui che senza affettare alcuna ingiusta pietà lo consegnò stanco e tremante alla folla che brandiva i forconi...
Questo fammelo indovinare. Gianni Letta.
Bravo. Ma come puoi ricordare...
Non importa. Quindi voi siete stati salvati da Fini, Casini, Mentana, Taormina, Letta...
Non insozzare con la tua lingua putrida i nomi dei Puri che ci liberarono dal Male!
Già, giusto, ciò sarebbe berlusconi. Facciamola finita. Mi dichiaro colpevole. Chiedo la pena di morte.
Ma sei già morto.
Quindi che pena avevate in mente?
Getteremo le tue ossa nel Secchia, cancelleremo tutto quello che hai scritto, raschieremo il tuo nome da ogni documento, e lasceremo che ruggine e muffa devastino i luoghi che ti diedero la luce.
Il policlinico di Modena? capirai lo sforzo.
Ma infatti.
Minima spesa massima resa.
Eh, sai com'è, la crisi, i tagli al budget.
Giustamente, siamo nel ventitreesimo secolo, mica si possono buttar via i soldi nei processi ai morti.
Sarebbe troppo una cosa quasi...
Quasi berlusconi.
Ce l'avevo sulla punta della lingua.
Comincio a capirvi. Posso andare?
No, no, adesso entrano i bambini.
Ma che schifo, gli fate vedere un cadavere appeso?
Hanno tutti una freccetta in mano, chi ti becca in testa vince un Gianfranco di cioccolato.
Fico.
Uno cento mille Cossiga
15-12-2010, 00:32Berlusconi, campagna elettorale (permanente), Il G8 di Genova 2001, manifestaiolismiPermalinkSono stanco, è stata una giornata dura. Immagino che molti abbiano riflettuto molto più di me, e fatto notare il paradosso di un voto di fiducia che ci avvicina alle elezioni. È ovvio che con una maggioranza così risicata Berlusconi non sarà in grado di governare: è altrettanto naturale che non sia nelle sue intenzioni (è discutibile che governasse prima). L'importante è restare al centro della scena e dimostrare che nessuna maggioranza è possibile: quindi nessuna riforma della legge elettorale è possibile. Così, a occhio, il vero vincitore è Bossi, che voleva le elezioni a primavera e le avrà. E le vincerà, probabilmente. Più appannata appare, per ora, la stella del suo alleato. Però da qui a primavera c'è tutto il tempo per organizzarsi e riportare a casa il risultato. Chi è scettico, pensi a quanto sembrava spacciato Berlusconi qualche settimana fa, sommerso dagli schizzi del bunga bunga. Gli si è lasciato un mese di tempo, ecco il risultato. La sua fine, quando sarà, verrà alle spalle e improvvisa: non c'è alternativa, se gli lasci un po' di tempo lui si riorganizza e ti sistema. Qualcuno da comprare lo troverà sempre.
Sono stanco, e invidio chi a sinistra già sta facendo partire il training autogeno: dai che a primavera possiamo farcela. Mi spiace molto, ma secondo me no: non abbiamo i numeri, soffriamo una legge elettorale che ci penalizza, mentre il nostro avversario controlla i media che orientano il giudizio del grosso dell'elettorato – che non si orienta ancora su facebook, e nemmeno nelle riserve indiane di Annozero o Ballarò. L'offensiva mediatica che stiamo per subire sarà la più violenta; in effetti la mia unica speranza è che fallisca per esagerazione. In fondo i registi, i Fede e i Vespa sono anziani, conoscono perfettamente il loro pubblico anziano ma potrebbero anche rimbecillirsi un po', calcare troppo la mano. Finora non è mai successo, ma chissà.
Non sarò il solo stanotte o domattina a citare Cossiga; fa lo stesso, non m'interessa essere originale: citiamo tutti Cossiga, all'infinito, alla noia, diventi l'ultimo Cossiga the new Pasolini; metti che qualche studente non lo abbia mai sentito e in queste stesse ore si stia convincendo che lanciar sassi a un celerino è cosa fighissima. Dunque, studenti, mentre vi esprimo la massima stima, vi scongiuro di non ascoltare i consigli di quelli della mia generazione o successive, chiunque vi rompa le palle con le masturbazioni sul sessantotto o il settantasette o il gìotto di Genova e di meditare unicamente queste frasi dell'ex Ministro degli Interni Franceso Cossiga, boia:
"Infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città...
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì".
"l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita"
"Io aspetterei ancora un po', e solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di 'Bella ciao', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti"..
Voi avete tutto quello che vi serve per essere più furbi di quanto lo siamo stati noi: un ampio dossier di errori da cui imparare. Permettete il riassunto: ogni vetrina rotta sono cinquanta voti in più all'animale. Se una videocamera riprende, i voti diventano mille. Chi tira al poliziotto, è un poliziotto. Se non lo è lo diventa in quel momento. Lasciate che si spacchino la testa tra loro, li pagano per questo. Voi non vi paga nessuno: state in gruppo, urlate, non cedete alle provocazioni. Le cose non cambieranno domani e nemmeno dopodomani. Nessuno vi ha mai detto che sarebbe stato facile. O ve l'hanno detto? Mentivano. Comunque coraggio.
He's an impresario
13-12-2010, 14:20Berlusconi, campagna elettorale (permanente)PermalinkRicattabile, Ah Ah Ah
16-11-2010, 19:08Berlusconi, intercettazioni, telefonatePermalink[Dove non osa dagospia: la redazione di Leonardo ha messo le mani su un'intercettazione di qualche giorno fa che presenta non pochi motivi d'interesse].
“Presidente”
“Adesso no, per favore. Sono stanco”.
“Ma Presidente, c'è in linea l'Eminenza. Dice che è urgente”.
“Ma porco d'un...”
“Glielo passo”.
“...cribbio, sì, passamelo e facciamola finita”.
“Pronto Presidente”.
“Eminenza! È proprio lei? Ma che piacere! Qual buon vento?”
“Ecco, io per prima cosa sono venuto a portarle la mia, la nostra solidarietà”.
“Eminenza, ma non c'era bisogno! Io lo so che posso sempre contare su... che voi mi ricordate sempre nelle vostre preghiere”.
“E infatti è così. Noi ci ricordiamo”.
“Ma infatti Eminenza, grazie”.
“Qualsiasi cazzata lei faccia”.
“Eh?”
“Pronto?”
“No, scusi, c'è stato come un disturbo, per un attimo ho perso la... devo aver sentito male”.
“Allora glielo ripeto. Noi ci ricordiamo di lei, qualsiasi cazzata lei faccia”.
“Ah”.
“Adesso è chiaro?”
“...Sì”.
“Aggiungo che abbiamo molto gradito la scelta di tirarsi indietro alla Conferenza sulla Famiglia”.
“Beh, lo sa che fosse stato per me sarei andato... il fatto è che sono un combattente, e tirarsi indietro non mi piace. Proprio come concetto”.
“Un buon combattente conosce anche il concetto di ritirata strategica”.
“Sì, però, vede, Eminenza... qui tutti stanno annegando in un bicchier d'acqua. Cioè, è veramente un bicchier d'acqua. Va bene, lo so, non sono uno stinco di santo, però”
“Ah, decisamente no”.
“... pensate davvero che una festicciola ogni tanto mi impedisca di governare?”
“Presidente, se noi lo pensassimo davvero, lei già da molto tempo non sarebbe...”
“Ma lo sa cosa arrivano a dire? Una cosa che, cioè, è veramente ridicola, anche solo il pensarci mi... dicono che sono ricattabile, ah, ah, capisce?”
“Capisco”.
“Ricattabile io! Ah, ah, ah. No, ma vorrei veramente sapere chi è che... chi si potrebbe permettere di... ma non lo sanno chi sono io?”
“Lo sappiamo un po' tutti, ormai”.
“Ma io sono quello che si prendeva le bombe della mafia! Le bombe! Ad Arcore negli anni Ottanta! E ci ridevo sopra! Questo sono io!”
“Però alla fine Mangano lo ha assunto”.
“Sì, ma che c'entra... quello che voglio dire, Eminenza, è che a me le minacce, i ricatti mi hanno sempre fanno ridere, ah, ah, ah. Anche perché ormai, con tutte le cattiverie che ci sono in giro su di me, ma che differenza fa una ragazza in più o in meno? Una villa ai Caraibi in più o in meno? Un processo in più o in meno?”
“Una strage di mafia in più o in meno?”
“Ecco. Ma lo capiscono che ormai la gente non li conta neanche più i miei processi? Dicano pure che sono un vecchio porco, questo posso consentirglielo, sì, sono un porco e non sono più esattamente nel fiore degli anni. Dicano che le mie barzellette non sono freschissime, va bene”.
“Non proprio freschissime, confermo”.
“Ma non dicano che sono ricattabile, perché, davvero, ah, ah, ah, i barzellettieri a questo punto sono loro. Io ricattabile? E da chi?”
“Eh, chissà”.
“No, ma me lo dovrebbero spiegare chi, chi avrebbe il coraggio di ricattare proprio me. Per ricattare uno come me bisognerebbe avere come minimo una struttura più potente, più capillare di quella che ho io. Più televisioni e giornali di quelle che ho io. Sezioni in ogni paesino d'Italia. E nessuno ce le ha. Quindi nessuno mi può ricattare, capisce? Nessuno”.
“Capisco tutto. Senta, stavo per dimenticarmi... le porto i saluti di Giulio”.
“Giulio?”
“Il ministro, ero con lui al telefono una mezz'ora fa”.
“Ah”.
“In effetti, è proprio il ministro che mi ha invitato a chiamare direttamente lei, perché c'è una certa situazione che... una rigidità, diciamo”.
“Ah”.
“Ma un'inezia, una sciocchezza, insomma per farla breve quei finanziamenti alla scuola... il ministro proprio non li vuole raddoppiare”.
“Eminenza, ne abbiamo già parlato...”
“Dice che non c'è copertura”.
“Se lo dice Giulio, penso che lei possa fidarsi, io adesso non...”
“Ma non è vero Presidente, io lo so che una copertura c'è sempre, con un po' di buona volontà. Il problema è che alcuni, questa buona volontà, non...”
“Eminenza, ne abbiamo già parlato. La situazione è critica. Tra un po' salta il Portogallo e i prossimi magari siamo noi. Il budget è quel che è. E alle vostre scuole abbiamo già dato in abbondanza”.
“È una questione di punti di vista, vede...”
“Eminenza, praticamente non possiamo neanche più chiamarla privata la vostra scuola, in questo momento le stiamo dando più soldi che alla pubblica”.
“Ma infatti non chiamiamola più così. Chiamiamola paritaria, cattolica, chiamiamola scuola di qualità...”
“Però Eminenza a me servono anche i voti di quelli che non ci vanno, alla scuola di qualità... io non è che posso sempre...”
“Presidente, si è fatto un po' tardi. Come sa, io dirigo una struttura molto complessa, e mi serve sapere entro pochi minuti se lei questi fondi ce li può sbloccare o no. Giulio farà quel che vuole lei, me l'ha detto”.
“Eminenza, la prego...”
“Qui io ho cinque o sei redazioni che non sanno se domattina possono uscire con la solita prima pagina sui fatti del giorno, o con un attacco ai politici indegni stile Famiglia Cristiana. Cosa faccio? Cosa gli dico?”
“Eminenza, lei è troppo ragionevole... troppo buono per...”
“Poi ci sono i parroci. In tutti i paesini d'Italia, forse non sa, la domenica c'è un parroco che dice Messa, e durante l'omelia può decidere di parlare del Vangelo del giorno da una prospettiva a-storica, oppure può attaccare i politici indegni che ci fanno vergognare. Cosa gli dico a questi qui? Perché scalpitano, vede”.
“Eminenza, ma capisce che...”
“No, Presidente, io non capisco più. Adesso tocca a lei capire che noi, a furia di coprire le sue cazzate, un 'orcodio ieri, una sgualdrina oggi... ci stiamo perdendo la faccia come raramente negli ultimi duemila anni. Allora bisogna che a casa un risultato ce lo portiamo, capisce? Qualcosa da mostrare alla nostra gente. Dopodiché, al prossimo battesimo di un nipotino, se vuole farsi inquadrare mentre si prende l'ostia in bocca, per me non ci sono problemi. Ma prima vedere cammello, capisce?”
“Capisco, sì”.
“Molto bene. Quindi posso richiamare Giulio e confermare che lei è d'accordo”.
“Sì. Sì, lo richiami pure”.
“Presidente, i miei omaggi”.
“Sì, sì, anche i miei”.
Tu-tu-tu
“Ma guarda tu che stronzi. Che maledettissimi... Ma fammi vincere un'altra elezione e poi gliela faccio vedere, a quei... il cammello, altro che cammello... quando avrò il parlamento come dico io... un bel giorno si svegliano, e zac! Sai che c'è? L'Islam è la nuova religione di Stato. Tie'. Hai voluto il cammello? Oppure me ne invento una io, di religioni, che ci vuole? Prendo uno dei miei figli, lo crocifiggo e poi...”
Drin!
“Ma che c'è ancora adesso! Per favore, basta! Sono stanco!”
“Ma Presidente, è il referente della Curva Sud Milano. Dice che per mettersi a trattare vuole Kakà subito e Messi a fine stagione”.
“Seh, perché Babbo Natale mi fa una pippa, notoriamente”.
“Altrimenti dice che manda quarantamila persone a votare per le primarie del centrosinistra”.
“Auff. Passamelo”.
I funerali della volpe
12-11-2010, 17:47Berlusconi, campagna elettorale (permanente)PermalinkQuest'uomo vecchio, quest'uomo stanco.
Quest'uomo che sta dall'altra parte del mondo, col prevedibile mal di testa da jet-lag, che torna in albergo e si mette a scanalare sul satellite finché non trova Annozero, e ci trova gli ex amici che parlano di lui come una cosa finita, un cadavere da spolpare con calma; e sullo sfondo, il dettaglio delle sue rughe in technicolor.
Quest'uomo solo, circondato da lacchè che non hanno nulla di buono da suggerirgli, ma gli ostruiscono la visione; quest'uomo in preda alle sue più triviali ossessioni. Quest'uomo al capolinea.
Quest'uomo.
Questo rivince le elezioni quando vuole.
Volete rifarle domani? Le rivince domani.
Volete aspettare sei mesi? Aspetta anche lui, si rilassa un po', si sfoga. E tra sei mesi le rivince.
Allora magari tra un anno? L'Italia può aspettare un anno?
Se è per questo è da quindici anni che aspetta. Quest'uomo è sempre lì, non molla.
Dite che mi sbaglio? Ma davvero, ci spero, sarei così contento di sbagliarmi. Di non aver capito niente. Lo scriverò su tutti i muri dell'internet, sono Leonardo e non capisco niente, non leggete i miei blogs e sputatemi addosso.
Dite che non mi fido degli italiani? Il solito snob che li ritiene una massa di... guardate, non lo so. Mi attengo ai fatti: gli italiani sono più o meno gli stessi e lui di solito vince; anche quando perde, perde di misura, prende fiato e poi rivince di nuovo. L'unica cosa che in politica gli riesce sono le campagne elettorali. Di sicuro i mezzi non gli mancano. Sembra un po' più stanco, ma nei manifesti non si vedrà.
Lo so che in questi giorni c'è il gioco a smarcarsi, che persino Feltri non ne può più, e anche la mascella di Belpietro è in fase calante. Poi però comincia la campagna e si scoprirà che i candidati del Pd sono tutti noti omosessuali attenzionati. È uno sporco lavoro, ma pagano bene.
Lo so che ultimamente è partito il tiro al piccione. Ma la campagna è lunga, e si vince in tv, sui giornali, mettiamoci anche youtube e facebook, giusto per stare larghi. In ogni caso, Berlusconi continua a possedere tre canali; sugli altri ha disseminato uomini di fiducia. Se pensate di batterlo senza neanche (diciamo la parola) epurare Minzolini, ecco, state commettendo il solito fatale errore di sottovalutazione. In campagna elettorale i tg servono. E non per il numero di minuti che danno a un candidato all'altro.
Abbiamo già visto cosa succede. Preparatevi a una nuova travolgente ondata di microcriminalità, tutte le sere verso le 20:00 uno tsunami di stupratori seriali, torvi muratori rumeni, svaligiatori di appartamenti di vecchiette, zingari che rubano gli organi ai bambini, pericolosissimi lavatori di parabrezza ai semafori. Sono al confine che aspettano che vinca la sinistra e apra i cancelli alle orde di Og e Magog. La prima settimana vi sembrerà strano. Dopo un mese non ne potrete più. Dopo tre mesi comincerete a pensare che sì, Berlusconi esagera, però la sinistra ha veramente qualcosa da rimproverarsi per quella legge troppo lassista, come si chiama... la Bossi-Fini, già. E la mafia? Berlusconi li aveva fatti tutti arrestare, ma adesso rialzano il capo! A Caltanissetta è andata a fuoco una tabaccheria. E i rifiuti? Berlusconi li aveva tolti da Napoli, ma sono rispuntati, è andata la Jervolino in persona a riprenderli dalle discariche per rimetterli nei vichi.
Dite che gli italiani non ci cascano più? E perché? Sul serio, cosa cambia stavolta?
Perché lo hanno già visto promettere e non mantenere? Ma non è colpa sua, lo sanno tutti che lui avrebbe cambiato l'Italia da un pezzo se non fosse stato bloccato dai suoi falsi amici, quei traditori, quinte colonne della sinistra, Casini Fini e compagnia. Stavolta c'è solo lui. Riempirà il parlamento di bambole gonfiabili e ci farà riscrivere la costituzione.
Perché non dovrebbe succedere? Vogliamo guardare realisticamente alle forze in campo? Nessuno discute l'inettitudine di Berlusconi a governare. Ma nessuno si è permesso di togliergli quella straordinaria corazzata mediatica che non ha smesso un attimo di funzionare. Se poi non volete nemmeno cambiare la legge elettorale che si è disegnato su misura... vabbe', allora ditelo, che sconfiggerlo non è nemmeno la vostra priorità.
Prendi Matteo Renzi. Voglio immaginare che abbia idee cento volte più fresche di quelle che aveva Veltroni tre anni fa. Ma la sua fretta di concludere è veltroniana al 100%. Dai che ce la facciamo, e se poi non ce la facciamo? Pazienza, probabilmente la sinistra che uscirà dalle elezioni sarà ancora minoritaria... ma un po' più simile a noi. Questa è esattamente la trappola in cui cadde Veltroni. Dopo aver fatto fuori la sinistra, sperava almeno di essersi guadagnato il ruolo di capo dell'opposizione, primo ministro ombra. Si è fatto cucinare a fuoco lento. Berlusconi è così. Ti attira con l'immagine del vecchietto ormai sfibrato, ti fa lavorare per lui, ti stanca e poi ti mangia vivo. E quindi che si fa?
Si cambiano le regole. Sul serio, bisogna essere polli per continuare a giocare contro Berlusconi con un regolamento che si è fatto scrivere lui.
Tutto qui? È sufficiente cambiare la legge elettorale? No. Anzi, è il momento di fare il passo più difficile. Berlusconi non è semplicemente inadeguato a governare. Berlusconi è una minaccia per la democrazia. Le sue tv, i suoi giornali, i suoi uomini, impediscono agli italiani di scegliere serenamente i loro rappresentanti e il loro futuro.
Ieri ad Anno Zero Bocchino si comportava in un modo strano.
Continuava a prospettare un futuro parlamento in mano a “Piersilvio e Marina”. Lo avrà ripetuto cinque o sei volte, con l'insistenza di un ipnotizzatore. Voleva raggiungerci su un piano subconscio. O più semplicemente ci sospetta tutti rintronati e vuole insistere sul concetto. Perché sembrano sempre due ragazzini, Piersilvio e Marina. Ma è un bel pezzo che il primo ha in mano almeno metà della tv italiana; l'altra, la prima casa editrice. Ora, perché due signori molto potenti e facoltosi dovrebbero gettare la spugna? Perché il papà è vecchio e stanco? Ma Mediaset non è Silvio Berlusconi. È un'azienda, e le aziende lottano per sopravvivere. Mediaset potrebbe trovare un modus vivendi con una nuova Italia deberlusconizzata? Potrebbe sopravvivere alla fine di quel regime straordinario che da Craxi in poi le ha garantito di infischiarsi di tutte le regole più elementari di un regime di concorrenza? Forse sì, ma è un rischio che la famiglia Berlusconi vuole davvero correre? Hanno in mano i comandi della corazzata: devono arrendersi senza lottare? Non è il loro stile. Se il papà è stanco, troveranno un nuovo candidato, dentro la famiglia o fuori. Il berlusconismo non finisce con Silvio Berlusconi, perché dovrebbe?
Il berlusconismo secondo me non può che finire con un atto di forza. In un momento di difficoltà, come per esempio questo, tutti gli avversari politici di SB dovranno accettare una semplice idea, che fa ancora molta fatica a passare: che Berlusconi è un criminale, che ha truffato gli italiani per vent'anni, e che i criminali non si sconfiggono alle elezioni. Non partecipano nemmeno. I criminali si arrestano, e i beni che hanno alienato alla collettività si sequestrano. In ogni caso le prigioni italiane scoppiano e nessuno ha veramente voglia di vederci entrare un vecchietto, per quanto arzillo. Che patteggi, che se ne fugga in qualche isola ai Caraibi con una parte del bottino. Questo non è difficile da concepire. Il problema è la famiglia. Può accettare che la festa è finita, o può mettere i sacchi di sabbia alle finestre. Conoscendo il padre, io mi preparo al peggio. Saranno comunque tempi interessanti.
Certe favole esistono in tutte le nazioni; certe altre soltanto in Germania, o in Russia, o nella favolosa fantasia di Andersen. Ma io ne so una che è nata in Italia, e che forse né tedeschi né russi né Andersen avrebbero potuto immaginare: la favola delle galline che trovano una volpe morta e le fanno il funerale. Nel culmine della cerimonia, circondata dall'affetto dei pietosi pennuti, la volpe si rialza e ne fa strage. La notizia fa il giro dei pollai; ma qualche tempo la stessa volpe si fa ritrovare morta, e le galline che la trovano che ne fanno? Le rifanno il funerale. E così all'infinito. Direte che chi l'ha scritta non amava gli italiani. No: voleva soltanto che leggessero, che ridessero delle galline, e che da grandi si ricordassero, al momento giusto, di essere più intelligenti. Qualsiasi momento, da quindici anni in qua, sarebbe andato bene.
Dalla parte del consumatore
04-11-2010, 09:52Berlusconi, prostituzione, sessoPermalinkCara redazione del blog Leonardo,
sono un vostro affezionato lettore, a cui ogni tanto date qualche dispiacere. Ad esempio in questi giorni, quando anche voi è capitato di chiamare Berlusconi con quell'appellativo, “puttaniere”, che in bocca ad alcuni di voi suona come il colmo dell'infamia. Ecco. Anch'io sono un puttaniere. Non mi offendete certo, se me lo dite. Invece, sapete in che modo mi offendete? Paragonandomi a Berlusconi.
Non fraintendetemi. So benissimo che B. è, tra le altre cose, un puttaniere, ma vorrei che capiste che definirlo così è riduttivo, esattamente come sarebbe riduttivo definire Bin Laden un “musulmano”, o Hitler un “capo di Stato tedesco”. Solo un'infima percentuale dei musulmani dirottano gli aerei, e non tutti i capi di Stato tedeschi sono dediti al genocidio. Allo stesso modo, essere puttanieri non significa quasi mai giocare al bunga bunga con una decina di ragazze alla volta, usando ministeri e scranni parlamentari come merci di scambio. È un modo molto distorto di riferirsi alla mia categoria.
Io sono un puttaniere, sì. Non lo dico per vanto. In effetti, potrei anche vergognarmene. Ma mica per via dell'educazione cattolica o cose del genere. Potrei vergognarmene perché è un vizio costoso e fine a sé stesso, così come ci si vergogna di fumare o collezionare libri. Ma soprattutto, mi vergogno, in questi giorni, di avere questo vizio in comune con quella persona lì.
Adesso vi ha detto che è orgoglioso di essere quello che è (un puttaniere, appunto), e che è meglio essere così che essere gay. E tutti si sono messi dalla parte dei gay. E a noi puttanieri, chi ci pensa? Sul serio, siamo una categoria anche noi, con i nostri diritti e le nostre rivendicazioni. Ma ogni volta che quell'uomo salta fuori col suo orgoglio puttaniere, ci danneggia. Molto più di quanto danneggi i gay. Ogni parola che dice in difesa del suo stile di vita è un passo indietro per la nostra categoria. Ci avete mai pensato? Berlusconi ci fa perdere la faccia.
Per inciso, io non credo che avere il mio vizio sia “meglio” di essere gay. Molti dei miei migliori amici sono senz'altro gay. Magari anch'io lo sono. Sono un medio puttaniere italiano. Chi credete che io sia? Come mi immaginate?
Se continuate a raffigurarmi come un miliardario ottantenne che può avere tutto quello che desidera, non mi capirete mai. Non è del tutto colpa vostra, non ci sono statistiche serie. Ma fidatevi se vi dico che potrei più facilmente essere un adolescente timido che vuole capire come funziona il sesso. Molto più spesso, un padre di famiglia annoiato. O un gay represso, appunto. Nella fattispecie, sono un cinquantenne calvo e molto brutto. Il sesso mi è sempre piaciuto, ma io non sono mai piaciuto a nessuna donna. Gratis. Non ne faccio un dramma, è andata così. Brutti si nasce. E poteva andarmi peggio.
Anzi, tutto sommato sono stato fortunato. In altre epoche, in altri continenti, chi è brutto non ha nessuna speranza. Ma io mi sono trovato brutto nel bel mezzo di un enorme fenomeno di migrazione globale, un rimescolamento umano senza precedenti. Senza essere particolarmente dotato finanziariamente, mi sono ritrovato in un Paese invaso pacificamente da centinaia di migliaia di donne di tutte le razze, tutte più povere di me. Donne che, in una situazione normale, non mi avrebbero degnato di uno sguardo. Invece i miei euro li guardano volentieri. Io non gliene faccio certo una colpa, perché dovete farla voi a me?
C'è chi dice che le sfrutto, è buffo. Qualcuno che le sfrutta c'è, ma io davvero no, in coscienza non lo credo (sì, alcuni di noi hanno una coscienza). Io lo so che c'è gente che fa il mestiere perché è costretta – africane soprattutto – e con loro non ci vado (se non altro perché non mi ci diverto). Se avete internet, probabilmente siete in grado di farvi un'idea della tariffa media oraria. E quindi sapete benissimo che ci sono ragazze sudamericane, o dell'Europa dell'est (o italiane), che in un giorno prendono quello che prenderebbero in un mese lavando il sedere a mio padre infermo, o pulendomi la casa. Guadagnano anche meglio di me, e io sono un italiano con un posto fisso. Però nessuno le costringe... nessuno, a parte la famosa mano invisibile del mercato. Di sicuro non le costringo io. Anzi. Coi soldi che verso in sei mesi c'è gente che giù in Brasile o in Ucraina si paga il mutuo, compra libri e vestiti ai bambini, mette in piedi un'attività... Non è “sfruttamento” più di quanto lo sia qualsiasi scambio di denaro e prestazione.
Io so che questa cosa è difficile da accettare per molti di voi. Le donne, soprattutto. Non so esattamente perché, ma per molte donne è così. Non avendo mai avuto bisogno di pagare per godere, giudicano male chi lo fa. Io non ho mai avuto bisogno di pagare (per ora) perché qualcuno mi aiutasse ad alzarmi da letto o a fare una passeggiata nel parco, ma non disprezzo certo chi lo fa. Siamo tutti abituati a lavorare col nostro corpo, a consumare il nostro corpo lavorando, ad abusare del corpo di chi lavora per noi. Io sto otto ore davanti a un terminale, e in trent'anni ho perso cinque gradi di vista. Se fossi un operaio mi sarebbe venuto un qualche cancro ai polmoni. Siete mai entrati in una fornace? Otto ore a cinquanta gradi? Non è vendere il proprio corpo? Sì. È inumano, indecente, ma si fa. Tutte le parti dei nostri poveri corpi le vendiamo e compriamo tutti i giorni. Tranne culo e vagina, quelli in teoria no. Sono un tabù.
È da una vita che la sento, questa storia. Puoi vendere le tue mani, la tua vista, la tua intelligenza. Si chiama “lavoro”. Ma se vendi culo e vagina sei una brutta persona. Culo e vagina non dovrebbero essere merce di scambio. Culo e vagina si dovrebbero regalare solo alle persone che si amano. Una cosa molto romantica; a me, però, non mi ha mai amato nessuno. E quindi? Lo chiedo a voi, care signore, femministe o no: cosa deve fare un uomo molto brutto che ha una naturalissima voglia di vagina o di culo? Morire senza averli mai toccati?
Certo, sarebbe stato bello se un giorno una di voi avesse deciso di offrirmi la propria vagina così, per simpatia. Anche solo per salvarmi dall'orrendo baratro del sesso a pagamento. Purtroppo non è mai successo. Voi che sostenete che la prostituzione sia un difetto che va risolto alla radice, che bisogna entrare nel cervello del puttaniere e spiegargli che scambiare soldi per vagina è sbagliato – voi a me gratis però non l'avete mai data, e mai me la darete, e in più vorreste anche togliermi il vizio di pagarmi una mezz'ora di Ungheria alla settimana. Vi credete anche molto progressiste in questo. In realtà siete portatrici dello stesso razzismo istintivo di quando mi scansavate al ginnasio. Fosse per voi, ai brutti sarebbe semplicemente fatto divieto di scopare. E io invece scopo, alla faccia vostra. Finanzio un enorme mercato sommerso, e lo finanzierei anche se emergesse (anche se mi divertirei un po' meno, lo ammetto).
Non farò la marcia dell'orgoglio puttaniere – ripeto, non sono particolarmente orgoglioso di quello che faccio. Non più delle schifezze che mi piace mangiare e delle sigarette che mi va di fumare. Non chiedo il vostro rispetto: disprezzatemi pure, se vi fa sentire migliori e a vostro agio con le parti del vostro corpo che avete recintato e messo fuori commercio. Vi chiedo solo di lasciarmi scopare quando mi va, perché scopare non dico sia un diritto, no, ma è una cosa naturale che ogni tanto posso aver voglia di fare senza far male a nessuno; e vi chiedo di non confondermi sempre col mostro di turno, col miliardario sessuomane o l'assassino seriale o lo stupratore. È vero, alcuni di noi sono assassini, stupratori, e perfino politici miliardari indegni del loro ruolo. Ma io sono una persona normale, che di rovina gli occhi e la schiena facendo una o due ore di straordinario per pagarsi una mezz'ora di allegria al sabato pomeriggio. Pensate anche a me, quando volete fare le vostre considerazioni sul puttaniere medio. Non solo a Berlusconi. Anzi, pensate un po' più a me che a lui.
Bunga bunga bufala
01-11-2010, 10:05Berlusconi, essere donna oggi, ho una teoriaPermalinkIl sexgate di San Martino
29-10-2010, 14:33Berlusconi, essere donna oggi, repliche, sessoPermalinkMa Berlusconi, chi lo scuote più?
Una scossa magnitudo 7 gli fa il solletico: va persino a farsi fotografare tra le macerie; regala la dentiera alla vecchietta, e tutti gli vogliono più bene che prima.
Contro il nuovo blocco al potere, nemmeno l'emergenza rifiuti può nulla. Ve la ricordate? Sembrava che dovesse inghiottirsi Napoli. Ma è bastato spiegare ai leghisti del nord e ai masanielli del sud che gli inceneritori andavano rimessi a regime, e voilà.
No, non sarà un terremoto, né lo smaltimento di rifiuti. In questo momento l'unico punto debole del Pdl, il tallone vulnerabile che potrebbe costargli qualche punticino alle Europee, è
lo smaltimento della gnocca.
Perdonate il sessismo – anzi, no, perché mai dovreste perdonarlo? Accusatelo, fatelo risuonare nei lobi frontali come gesso spezzato alla lavagna, saggiatene la volgarità ottusa alle ironie. La gnocca è un annoso problema di questa maggioranza, di questo premier. Ne consumano troppa, non sanno più dove smaltirla. La spatolano sui palinsesti tv fino all'esaurimento, e ancora ne avanza. Ne hanno stoccata un po' a Monte Citorio, ma adesso per cinque anni il sito è pieno e non possono riaprirlo – e quindi? Si sente parlare di un convoglio che dovrebbe partire, un treno per Bruxelles. Ma non sarà facile spiegare agli europei che il loro parlamento è stato individuato come sede di stoccaggio.
Il principale responsabile, una volta tanto, è lui. Berlusconi adora la gnocca, è cosa nota: ma la passione che fino a qualche anno fa poteva ancora avere un significato virile, a settant'anni suonati ha assunto aspetti parossistici, inquietanti. Un uomo che da molti anni dovrebbe aver soddisfatto qualsiasi desiderio, realizzato qualsiasi fantasia, si circonda di gnocca, ci si avvolge, se ne fa schiacciare. Non è più *sesso* nel senso che diamo alla parola noi monogami malsicuri. Berlusconi sembra aver trasceso da un pezzo il regno animale, per approdare a una dimensione vegetale in cui la gnocca gioca il ruolo di fertilizzante: si sparge tutt'intorno, e la pianta riprende vigore. Tutto bene, anzi no, perché il fertilizzante esaurisce in fretta le sue proprietà, e va sostituito costantemente. In mancanza di dati certi, è ragionevole supporre che la stessa portatrice di gnocca non possa essere riutilizzata che tre, quattro volte: dopo basta, fine, non serve più, andrebbe sbattuta via. Ma lo smaltimento comporta grossi rischi.
Non importa che sia ancora giovane, bella e ambiziosa. Importa molto di più che sia in grado di parlare, di comporre un banale numero di telefono e contattare questo o quel giornalista incauto. Tra qualche anno forse il problema non si porrà più, i giornalisti saranno tutti sul libro paga giusto e capiranno che non è cosa: ma fino a quel momento la possibilità di alienarsi qualche voto (e la simpatia dei preti) è concreta, più concreta delle polemiche sulla Costituzione. Da qui la necessità di uno smaltimento compatibile con le esigenze e le aspirazioni delle signorine. Per esempio, hai sempre sognato di fare l'attrice, la presentatrice, la soubrette? E come si fa a negare una carriera tv a chi è stata adoperata per fertilizzare Berlusconi (o per comprare uno dei suoi collaboratori, succede pure questo)? Lo scambio di favori tuttavia è estremamente sproporzionato. Se devi assicurare dieci o più anni di carriera a tutte le signorine che hanno passato un week end col capo, o coi suoi alleati più influenti... ti rendi conto rapidamente che sei, sette frequenze nazionali non ti bastano. E si arriva a programmi-monstrum, come Bellissima.
Bellissima era un programma del Bagaglino senza i due comici del Bagaglino, ma con... quattro quintali di gnocca in più. Cioè, muore il grande Oreste Lionello? Compensiamo con la gnocca. Il grande Gullotta dà forfait? E noi ci sbattiamo dentro altra gnocca, non importa se over 40 e un po' fanée. Si capisce che tutta questa gnocca crea problemi strutturali, ovvero: prima tra un balletto e l'altro ci stavano le scenette, ma adesso? Adesso ci mettiamo la lapdance, in prima serata, per la gioia di vecchi e bambini. Il tutto nella settimana del terremoto, perché ci sono priorità che vengono sopra ogni considerazione di audience, e una di queste è l'allocazione di gnocca in surplus. Poi hai voglia a dire che è stato un flop – non credo che si aspettassero un successo di critica e pubblico. Hanno tagliato una puntata su quattro, ok, ma intanto per tre serate abbiamo potuto rifarci gli occhi con, con, con... Pamela Prati. Dico, voi ce l'avete presente Pamela Prati? Piantatela di dire che Berlusconi è immortale, concentratevi su Pamela Prati. In una soffitta di casa sua deve custodire il ritratto di un cadavere purulento. Io non mi ricordo di averla mai vista giovane, era una milf quando frequentavo le elementari, e adesso guardala, dà punti alla Novic. Se davvero non vogliamo più programmi come Bellissima la dobbiamo abbattere, non c'è altra soluzione.
No, una soluzione ci sarebbe: riconvertirla in parlamentare. Un vero uovo di Colombo, anche perché di solito le onorevoli portatrici di gnocca sono docili e non creano problemi. Certo, qualche caso imbarazzante c'è stato e tuttora c'è (ex presentatrici che vogliono chiudere internet, ecc.), ma di solito attirano l'attenzione di un pubblico di nicchia e non provocano nessuna crisi di governo; nel contempo, accrescono l'immagine di Berlusconi-galletto nel pollaio, che piace ai giovani. In questi casi, più che di smaltimento della gnocca, si potrebbe anche parlare di riciclaggio: le scorie della gnocca vengono riconvertite in consenso politico. A Bruxelles questo potrebbero anche capirlo, e provare a venirci incontro. In fondo Berlusconi sta facendo quel che può in direzione di un consumo della gnocca eco-sostenibile...
...ma non ci cascheranno. Nessun tipo di riciclaggio politico, cinematografico o televisivo, può davvero reggere i ritmi attuali di consumo. Pensate a quella ragazza che ha appena avuto Berl. al suo 18mo compleanno. Non so cosa B. abbia fatto o intenda fare con lei o la di lei mamma, e nemmeno m'interessa, ma facciamo due conti: questa vorrà essere sistemata prima o poi, e comprensibilmente. È convinta di essere brava ("perché io so fare tutto"), una nuova Cuccarini, e chi si prenderà la briga di dirle di no? Va messa a contratto. A Cologno, a Saxa Rubra, Monte Citorio, Strasburgo, vedete un po' voi, dipenderà anche dalle inclinazioni. Ma non hai fatto in tempo a sistemarne una così che tutt'intorno te ne sono spuntate altre cinque, è una gara persa in partenza.
E allora? Che fare? Si potrebbe semplicemente attendere che Berlusconi ci resti – in fondo non c'è fine migliore da augurare a un nemico. Ma l'impressione è che la gnocca, lungi da indebolirlo, lo tenga in vita. È il bromuro che lo schianterebbe. Il che vuole anche dire che l'uomo che ha comprato l'Italia, in fin dei conti non sa che farsene. Non è mai veramente riuscito a sublimare in brama di potere le sue banalissime pulsioni carnali. Qualcuno ha detto che comandare è meglio di fottere, ma non pensava a lui.
L'unica soluzione in vista è l'irrigidimento. Quel che rende instabile il sistema non è l'insaziabilità di B., ma i margini di libertà e di espressione che ancora vengono concessi ai cittadini, comprese le portatrici di gnocca. Bisognerà concentrare un po' di più l'editoria, ed educare le giovani generazioni a darla a B. per il gusto di farlo, senza pretendere contropartite televisive o parlamentari. Tempo al tempo, e intorno al Palazzo fioriranno leggende: il mostro che vi abitava pretendeva due vergini ogni primo giorno del mese.
Silvio is my Co-poster
18-10-2010, 12:30Berlusconi, ho una teoriaPermalinkHo una teoria #45: come salvare l'Italia me l'ha scritta Lui. Chi meglio di Lui, del resto. Andate a commentarlo qui, magari vi risponde.
Lo Pseudobenito
06-09-2010, 15:35Berlusconi, Dell'Utri, fascismo, ho una teoria, memoria del 900PermalinkDinasty
12-07-2010, 17:10Berlusconi, ho una teoriaPermalinkLa Salute Pubblica
05-07-2010, 13:06Berlusconi, cattiva politica, ho una teoria, rivoluzioniPermalinkdi un Governo di Salute Pubblica. Ecco, di quello sì. (Ho una teoria #30 è on line sull'Unità.it, e si commenta qui in tempo reale. Ci ho messo quattro ore a scriverlo! E dopo quattro ore era già superato! La vita del blogger è fantastica!)
Elogio del bavaglio
10-06-2010, 11:57Berlusconi, intercettazioni, scandalismiPermalinkPer qualche anno ci siamo informati, ci siamo indignati, eccitati, divertiti. Abbiamo ascoltato cose che in fondo sapevamo già – però fa tutto un altro effetto, sentirle con le proprie orecchie. È stata un'epoca pornografica, forse col tempo ce ne vergogneremo: ma certi momenti non li dimenticheremo mai, li terremo sempre con noi. Ecco l'elenco completo.
E la n. 1 tra le Intercettazioni Che Ci Hanno Fatto Sognare è...
1) Per sollevare il morale del capo
Noi italiani poi non è che chiediamo tanto. Magari un po' di chiarezza, questo sì. Siamo una democrazia o siamo in una dittatura? Non si riesce a capire; in entrambi i casi la situazione non ha senso. In un regime di democrazia, un dirigente politico intercettato che ammetta di aver lucrato favori sessuali per ottenere la maggioranza in Senato cosa fa? Si dimette? Non sarebbe nemmeno sufficiente. Rendetevi conto un attimo di quello che intendeva combinare questo signore: far cadere un governo, gettare un Paese intero nel caos (il nostro Paese), comprando una signorina a un senatore. Uno così, in una democrazia, se lo scoprono, che fa? Si ritira dalla vita politica? Ma probabilmente anche dalla vita pubblica: si ritira in uno chalet in montagna e passa il resto della vita a pregare che la vergogna non gli sopravviva. Questo in una democrazia.
In una dittatura, per contro, lo scambio di favori sessuali e politici potrebbe anche essere all'ordine del giorno: ma un'intercettazione di questo genere non si sarebbe mai ascoltata. I nastri sarebbero distrutti, i magistrati sollevati dall'incarico, i giornalisti multati e deportati. E quindi, insomma, noi cosa siamo? Forse il problema è tutto qui, nel non riuscire a essere né carne né pesce. Al punto che persino io, che non ho mai potuto soffrire il concetto del tanto-meglio-tanto-peggio, mi scopro pronto a intonare il mio piccolo elogio della ghigliottina: nascondeteci le intercettazioni, toglieteci la libertà di stampa, e non trascurerei la necessità di oscurare internet, o almeno recintarla, come in Cina. Perché è quello che siamo: inutile fingere di essere diversi.
Siamo cresciuti col mito del Watergate: nel nostro inconscio collettivo campeggiava l'immagine di Humphrey Bogart che fa ascoltare al prepotente smascherato il rumore delle rotative per telefono: that's the power of the press, baby, non puoi farci niente. Al giorno d'oggi gli riderebbero in faccia, al signor Bogart. The power of the press, ma fammi il piacere. Non si dimette nemmeno un mafioso, perché dovrebbe dimettersi un magnaccia? Non si dimette nessuno. Le campagne di Repubblica, le inchieste di Report, i comici a Raitre, non sono opposizione; sono una valvola di sfogo che impedisce al calderone berlusconiano di scoppiare. Ascoltiamo il nostro scandalo settimanale e ci sfoghiamo. Addirittura ogni tanto ci fanno persino vincere le elezioni, avete notato? Una farsa. Abbiamo avuto D'Alema, Amato, Prodi – sono venuti, hanno rimesso più o meno a posto i conti, ma intanto chi regnava sugli italiani? Chi plasmava il nostro immaginario? Chi teneva le fila del vero potere? Sentite come lo tratta Saccà: lo chiama “Presidente”. Presidente di che? Siamo nel 2007, in teoria SB è un privato cittadino. Non fosse esilarante per decine di altri motivi (il giudizio tranchant su Martinelli, "senza alcuna piangeria", "Perché Legnano è Legnano"), la madre di tutte le intercettazioni meriterebbe di essere imparata a memoria perché ci fa sentire la Voce del Padrone. Nulla che non intuissimo già, si capisce: è da una vita che ci immaginiamo che le cose in Italia vadano avanti con telefonate così. E poi finalmente un giorno ne abbiamo ascoltata una. Possiamo chiedere di più? Vogliamo un pornosilvio tutte le settimane? Non è possibile. Se fossimo una democrazia, Berlusconi non avrebbe resistito a una botta del genere. Evidentemente non siamo una democrazia.
Ma allora chiedo coerenza. È da vent'anni che il calderone antiberlusconiano fischia, fischia, non sa fare altro, non se ne può più. Diamoci un taglio. L'altro giorno ho rivisto il tg1, c'era Berlusconi al telefono, ha parlato per cinque minuti senza interviste né contraddittorio (diceva che non mi avrebbe messo le mani in tasca, ho stretto le natiche d'istinto). È ancora poco. Io voglio Berlusconi per venti minuti tutte le sere, a reti unificate. Mi stanno bene Santoro e Floris, purché i loro ospiti parlino unicamente di Berlusconi, e ne parlino bene. Io voglio sanzioni pecuniarie, non per chi parla male di Berlusconi, ma per chi omette di parlarne bene in qualsiasi discorso. Voglio una lode a Berlusconi in calce a tutti i resoconti sportivi della Gazzetta, a tutti gli oroscopi, a tutte le recensioni del Mucchio.
Io accetto di vivere sotto una dittatura, purché sia una dittatura seria, senza telefonate e altri siparietti; senza facili illusioni di opposizione e democrazia. Che il duce faccia il duce, non voglio più vedergli le mutande. E mentre scrivo questo io so che da qualche parte Tremonti e Berlusconi, davanti ai veri numeri di bilancio, fantasticano quanto sarebbe bello andare alle elezioni dopodomani e perderle di misura; e farsi governare per un altro paio di anni da un utile idiota, un Prodi o un Bersani: qualcuno che metta le mani nelle famose tasche e si faccia fischiare di conseguenza. E invece no, signori: avete voluto l'Italia, l'avete vinta, adesso ve la tenete. È la pagina più buia dal dopoguerra, e tocca a voi voltarla. Ogni disastro sarà colpa vostra e non ci sarà nessuno in tv o sui giornali a rinfacciarvelo. Solo signorine sorridenti che dicono che va tutto bene. Dobbiamo calare a picco con le marcette militari.
C'è stato in noi, nel nostro opporsi fermo, qualcosa di donchisciottesco. Ma ci si sentiva pure una disperata religiosità. Non possiamo illuderci di aver salvato la lotta politica: ne abbiamo custodito il simbolo e bisogna sperare (ahimè, con quanto scetticismo) che i tiranni siano tiranni, che la reazione sia reazione, che ci sia chi avrà il coraggio di levare la ghigliottina, che si mantengano le posizioni sino in fondo. Si può valorizzare il regime; si può cercare di ottenerne tutti i frutti: chiediamo le frustate perché qualcuno si svegli, chiediamo il boia perché si possa veder chiaro.
Il PornoSilvio
04-06-2010, 19:01Berlusconi, giornalisti, privacy, sessoPermalink2. Devi toccarti con una certa frequenza
Berlusconi, lo sapete, può negare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Non ha mai difeso l'evasione fiscale; non ha mai detto che siamo in crisi; non ha nemmeno mai detto che siamo fuori dalla crisi. Potrebbe giurare sui suoi figli di non averli mai avuti – è una delle tante cose che ormai non ci sorprendono più. Ben più interessante diventa notare i fatti che non ha mai negato.
Per esempio: non ha mai veramente negato di avere passato una notte con Patrizia D'Addario, sul lettone di Putin. E dire che gli sarebbe costato poco. Il registratorino della D'Addario era obsoleto, i nastri di qualità scadente. Quello che abbiamo inteso nel fruscio potrebbe essere Berlusconi, ma anche un imitatore. Ce ne sono. Berlusconi avrebbe potuto gridare al complotto: era la sua parola contro quella di una donna dalla vita complicata. I lettori dell'Espresso non gli avrebbero creduto, ma quelli del Giornale sì. Ma Berlusconi non ha mai negato. Sì, quella notte lui era atteso alla fondazione italo-americana taldeitali per la veglia delle elezioni presidenziali, e invece è rimasto a Palazzo Grazioli a darci dentro.
È il luglio 2009: l'estate è al suo culmine. Il sexgate berlusconiano va avanti da mesi – mesi di preliminari sfibranti, scanditi dalle dieci martellanti domande che tutti i giorni Repubblica ripubblica. Dai primi approcci primaverili, quando il sorriso di una neo-diciottenne napoletana aveva fatto divampare la passione morbosa dei lettori, l'attenzione si è spostata e diluita in diverse zone erogenee: i festini sardi con Topolanek, la polemica sugli aeroplani di Stato, il divorzio... ma il bello deve ancora venire, e i lettori lo sanno. Da qualche parte c'è un'intercettazione porno con Silvio protagonista: è scritto tra le righe, prima o poi uscirà. Deve uscire. Uscirà. Eccola che esce... oooooooooh, è uscita. C'è Silvio a letto con un'escort. C'è Silvio che le mostra i suoi meteoriti e le sue tartarughine, disegnate da lui, Silvio che si vanta d'essere “in-su-pe-ra-bi-le” perché è così vecchio che gli capita di partecipare per la seconda volta allo stesso summit. C'è Silvio che scopre trenta tombe fenicie e le copre con un laghetto di cigni. E soprattutto c'è Silvio che dispensa consigli per raggiungere l'orgasmo: “Mi posso permettere?” (la versione famigliare del famoso “mi consenta”) “Tu devi fare sesso da sola... Devi toccarti con una certa frequenza”.
E anche per noi lettori questo è il climax. Vediamo le stelle, e un attimo dopo ci ritroviamo giù. Non ce ne frega più niente. Agosto proseguirà stupidissimo, con le solite polemiche leghiste, i dialetti, la bandiera, tristezze postcoitali. Con la D'Addario finisce il sexgate: abbiamo goduto? Mmmmsì, ma ripensandoci, a mente fredda, ci hanno proprio fottuto. Eravamo entrati eccitati, il poster ci prometteva una scena a tre con due ministre, e invece ci hanno propinato un tristissimo pornazzo anni Ottanta con una finta bionda stagionata. Che fine ha fatto la vera porno-intercettazione, quella di cui si parlava già da un anno, quella che davvero si meritava il secondo posto? Quel colloquio tra giovani ministre che si scambiano dettagli intimi sul premier? Che fine ha fatto la scena sadomaso con “rapporti anali non graditi”e “consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio”? Sto citando Paolo Guzzanti, uno dei fortunati che hanno avuto accesso al privé.
“I dettagli sono centinaia e non sono io che li nascondo, perché io sono soltanto uno cui alcuni lettori dei verbali (persone serissime, uomini e donne, tutti della stessa area di centro destra) hanno raccontato ciò che hanno letto”.
Beati loro. A noi, invece i fruscii e clicchettii della D'Addario, la noiosissima conferenza sul patrimonio artistico “3500 chiese, 2500 siti archeologici, pari al 52% di tutte le opere d'arte catalogate al mondo”... avete un bel da dire che con la nuova legge non ci faranno più ascoltare quello che volevamo. Non abbiamo mai potuto ascoltare davvero quello che volevamo. Abbiamo sempre e solo ascoltato quello che volevano che ascoltassimo. “Ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino”? No. “Sai da quanto tempo non faccio sesso da come ho fatto con te stanotte?” Sì.
Delle pornoministre si chiacchiera da anni. Quand'è che le “persone serissime”, “della stessa artea di centro destra” tireranno fuori il frutto proibito? Ogni estate sembra la buona, ogni scazzo tra notabili al governo sembra promettente, e invece, macché. E dire che basterebbe mettere qualcosa di anonimo su internet, poi chi vuole capirà. Più o meno è quello che pensava D'Agostino nel 2008, quando in un blog trovò un dialoghetto stentato tra Berlusconi e Confalonieri, così grezzo e fastidioso che lo considerò verosimile. Il grande segugio del gossip si fece infinocchiare da un Berlusconi che diceva: “preferivo farmi di nuovo il Lodo Mondadori che non riuscire a farmelo succhiare dalla Mara”. Quando gli fu chiara la figuraccia, minacciò di denunciare il blogger. Il segugio del gossip.
Il fiorire di apocrifi dimostra quanto ormai le intercettazioni siano un genere letterario. Non verità: ri-creazione. Con il nastro D'Addario, l'“utilizzatore finale” Berlusconi modifica il nostro immaginario, sostituendo al personaggio di vecchio bavoso, praticamente impotente, frustrato frequentatore di minorenne, una sex machine, uno che “all'inizio” fa un “dolore pazzesco” (D'A.), e poi va avanti tutta la notte, un duro che dura (e intanto alle lolite si sostituiscono le rassicuranti professioniste consumate).
Queste variazioni nello spettro dell'astro-Berlusconi si osservano meglio studiando i suoi satelliti. L'eccentrico Feltri, in giugno, aveva tentato la difesa più scomoda: Berlusconi non può essere un cacciatore di minorenni, per sopraggiunta senilità. Per risultare ancor più convincente Feltri si era messo in gioco in prima persona, ammettendo di “frequentare da alcuni anni gli urologi”: confessione sbalorditiva per un maschio italiano di destra.
È tutto vano: non è così che si liscia il pelo al capo. Feltri lo capisce alla svelta e tre giorni dopo liquida la linea “buonanotte al sesso” titolando “Siamo tutti Berlusconi”, dove “Berlusconi” è da leggersi definitivamente come “irriducibili puttanieri”. Ma non si fermerà qui. In estate allegherà a “Libero” un libretto dedicato allo scandalo intercettazioni, scritto a quattro mani con un'altra berlusconiana eccentrica, Daniela Santanché. Anche in questo caso la didascalia è più eloquente di qualsiasi discorso: il Berlusconi di Libero è un enorme, irresistibile oggetto sessuale, che sfoggia il suo cellulare come un telecomando. E con quel telecomando fa quello che ha fatto per trent'anni: ci cambia i programmi. Noi volevamo le pornoministre, ecco il Silvio pornostar. Sul finire dell'estate Feltri e la Santanchè terminano la loro orbita eccentrica e tornano alla casa del Capo. Feltri festeggerà il ritorno sul Giornale accusando il direttore di Avvenire di essere un “omosessuale attenzionato”. È chiaro il messaggio? Chi non è con Silvio non è un uomo. Il caso Marrazzo chiarirà ulteriormente.
Le 10 intercettazioni che meritavano (5-3)
26-05-2010, 23:06Berlusconi, giornalisti, privacy, scandalismiPermalink5. Quel pezzo di merda di quella vecchia troia.
È anche colpa dei vip, diciamolo. Perché straparlano al cellulare? Non possono essere più criptici? Non possono prendere esempio da... Vittorio Emanuele di Savoia? Lui nel marzo del 2006 sa benissimo di avere il telefonino “più ascoltato d'Italia”. È per questo che coi suoi soci in affari parla esclusivamente in un codice cifrato. È per questo che, malgrado gli ultimi rinvii a giudizio, a distanza di anni non abbiamo capito esattamente di cosa fosse colpevole. Chissà cosa intendeva veramente, quando diceva che al Casinò di Campione “ci sono quattro sacchi di soldi”. Chissà cosa stava chiedendo realmente Sua Maesta, quando chiede “una pucchiacca” o “una suora” per lunedì, perché deve fare “un salto in Vaticano”. E i sardi che “fanno schifo” e “puzzano”? Ci avete creduto davvero? Ma sul serio, è possibile pensare che a una raccolta fondi per le vittime di abusi sessuali quei due fantastichino di trovare “delle belle bambine, così le...” E quella “comunista di merda” “che ha fatto morire il nostro capo dei servizi segreti”, quella che “bisognerebbe portarla in una caserma di alpini e poi darla agli alpini che se la sollazzino”? Tutti subito a pensare alla Sgrena. E invece chissà di cosa si trattava. E le flebo del principe per il Terzo Mondo?
Avvocato: "E' roba per il terzo mondo, per cui non dico roba tarocca ma di basso costo, in barba a qualsiasi brevetto".
Narducci: "Ecco per esempio abbiamo un'azienda legata al principe che fa anche le flebo".
Avvocato: "Tieni conto che deve essere roba di bassissimo costo perché è per il terzo mondo".
Narducci: "Bassissimo costo, è acqua e zucchero".
Chissà di cosa parlavano davvero. Ma il messaggio più enigmatico di tutti, a distanza di anni, resta questo:
Veltroni è un comunista, però è molto intelligente, eh?
Mai quanto il nostro erede al trono preferito. Incarcerato all'Aquila, nella prima notte cade dal letto a castello; poi rapidamente si ambienta e... ricomincia a straparlare. Senza che nessuno gli chieda niente di niente, riesce a farsi intercettare in cella mentre confessa un omicidio per cui era stato scagionato vent'anni prima. E uno si chiede: ma sul serio noi italiani avevamo un genio del genere, una risorsa così... e lo abbiamo tenuto in esilio per cinquant'anni?
Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga.
4. Come uno che manda una raccomandata... e lui mi ha messo una bomba, ah ah! Perché non sa scrivere!
Questa in realtà meritava il podio. È un nastro antichissimo (1986), tornato in auge negli ultimi mesi. Parte del suo fascino deriva proprio da quella patina d'antico, come i colori sballati delle vecchie polaroid. Rimpianti per un passato che si meritava un presente migliore. Per esempio, si sente Berlusconi, ma ha una cadenza più svelta e milanese, e un quarto di secolo in meno. Assomiglia al nostro SB, e allo stesso tempo è del tutto diverso. Non gli stanno tirando statuette in faccia, no: le bombe, gli tirano. E lui che fa, si lamenta? Macché, ci ride su. Gli basta dare un'occhiata al chilo di polvere nera,”una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto”, per capire chi è stato (Mangano) e cosa vuole (un posto da stalliere?) E che vuoi che sia una minaccia mafiosa per uno squalo come lui: roba da farci due risate con Marcello e con Fidel. È da un'intercettazione così che capisci che carisma doveva sprizzare SB nei suoi anni ruggenti. Le bombe gli esplodono intorno e non gli tolgono il malumore, anzi: gli tengono compagnia. “La povera Veronica è qui esterrefatta”. Aveva trent'anni, Confalonieri si stupisce che possa essere gelosa di un uomo che ne ha già... cinquanta.
3. Non è che c'è un terremoto al giorno!
Eh, magari. È l'intercettazione più recente, quella che è valsa la gogna mediatica per i due cacciatori di appalti Piscicelli e Gagliardi. Rei non tanto di aver lucrato sulla “ricostruzione” dell'Aquila, ma soprattutto di averne riso, nel loro letto, alle tre del mattino, mentre studenti e pensionati morivano intrappolati nel cemento male armato. E questo noi italiani non lo possiamo assolutamente consentire – non il terremoto, neanche la speculazione: ma che si possa ridere nel proprio letto mentre la gente muore. Speculate pure sulle vittime di un terremoto, ma almeno vestitevi a lutto, piangete a voce alta, pagate qualche prefica, perché gli italiani amano sentir chiagnere mentre li si fotte. Detto questo, ridere dei morti è un reato? Negli ultimi giorni su LeftWing si è riaperto il dibattito:
Senza le intercettazioni, ha detto Gramellini, non avremmo saputo nulla di quegli imprenditori che ridevano del terremoto. Ecco, è vero: non l’avremmo saputo. Non essendo però ancora previsti nel nostro codice i reati di cattiveria, cinismo e avidità, per quale ragione, domandiamo, la famosa “opinione pubblica” avrebbe avuto il diritto di conoscere il contenuto di quella telefonata?
Già, per quale diritto? Per nessun diritto. Le intercettazioni non sono un diritto. Non abbiamo nessun diritto di conoscere il cinismo e l'avidità del prossimo nostro... però ci piace. Le intercettazioni sono un lusso. Forse un vizio. Forse stanno al buon giornalismo come la pornografia sta all'amore. Per quale motivo la famosa opinione pubblica dovrebbe guardarsi un porno ogni tanto? Perché ne ha voglia, perché esiste, perché è divertente. È un suo diritto? Non credo. Non lo so. Però so che quando gliele toglierete sarà triste, l'opinione pubblica.
Ricapitolando:
10) Abbiamo una banca
9) I furbetti del quartierino
8) Imballati o sfusi, frega niente
7) Un personaggio importantissimo della politica ..a transessuali...
6) E che cazzo! finalmente uno che sbaglia!
5) Quel pezzo di merda di quella vecchia troia.
4) Come uno che manda una raccomandata... e lui mi ha messo una bomba!
3) Non è che c'è un terremoto al giorno!
Un uomo chiamato Dimettiti
04-05-2010, 19:41Berlusconi, dialoghi, repliche, ScajolaPermalinkQuando si parla di Scajola, e quindi di dimissioni-di-Scajola, la redazione di questo decrepito blog prova sempre un fremito di nostalgia per i vecchi tempi barricaderi, in cui a chiedere le dimissioni senza se e senza ma erano solo i brigatisti-noglobbal. Per questo motivo abbiamo pensato di festeggiare le ennesime dimissioni con un pezzo d'epoca: luglio 2002! Sì, esistevano già blog in Italia, e scrivevano pezzi sulle dimissioni di Scajola. Sembra impossibile, eppure).
Drin!
"Pronto"
"Presidente, sono Claudio".
"Claudio quale, il custode della villa?"
"No, il Ministro degli Interni".
"Ah, sì… Claudio! Che piacere, come va?"
"Insomma. Io chiamavo per via di quelle dimissioni".
"Ah, già, le dimissioni. Beh, Claudio, non se ne parla nemmeno".
"Ecco, appunto. Credo sia superfluo dirle quanta stima e quanta ammirazione io nutri per lei…"
"Non è mai superfluo, Claudio".
"…il giorno in cui io seppi che mi nominava Ministro degli Interni, non lo nascondo, ero francamente sorpreso…"
"Stupirvi è il mio mestiere, Claudio!"
"…perché fino a quel momento io di Interni non ne sapevo nulla".
"Via, Claudio, adesso sei ingiusto con te stesso".
"…però mi sono detto: il Presidente sa quello che fa, e se mi nomina Ministro, vuol dire che io ne sono capace".
"Bravo Claudio, questa è la giusta attitudine".
"…Ma i risultati, Presidente, sono stati disastrosi!".
"Ma no, che cosa dici".
"Presidente! In quest'anno di ministero io ho abusato della sua fiducia in tutti i modi! L'ho esposta al ridicolo nazionale e internazionale!"
"Ecco, Claudio, qualche errorino l'hai fatto, non lo nego… per esempio, a Genova, gli arazzi alle pareti non erano un granché…"
"A Genova ho lasciato che Fini prendesse il controllo della piazza! I poliziotti usavano armi proibite dalle convenzioni internazionali e nascondevano molotov nei dormitori, e io stavo a Roma a giocare a solitario col computer!"
"E i tappetini della passerella, soprattutto… si vedeva subito che non erano nuovi".
"E poi mi sono intrappolato da solo, con le mie dichiarazioni da deficiente! Siccome i carabinieri sparavano, io mi sono inventato di avergli dato l'ordine di sparare, e perfino i Comandanti mi hanno sputtanato! Che fosse chiaro che i carabinieri sparano quando gli pare e non glielo può ordinare nessuno!"
"Sì, quei tappetini mi hanno fatto sudar freddo. Ma da quale congresso li avevi riciclati? Ti sembrava il caso di lesinare, con Bush Putin e Chirac in giro?".
"Certo, tutto questo è successo un anno fa… ero nuovo del giro… si poteva dar la colpa al governo precedente…"
"Ed è quello che ho fatto, Claudio. Del resto non ho mai dubitato delle tue capacità".
"Lei è troppo buono con me, Presidente! Troppo! Ma è ormai evidente come io sia il più indegno dei suoi Ministri, e sì che è una bella gara!"
"Beh, se proprio insisti, Claudio, qualche rilievo da farti ce l'ho".
"Basti il modo in cui ho gestito il caso Biagi, dico, perfino il suo stalliere si sarebbe comportato in maniera più elegante di me!"
"Lasciamo stare gli stallieri, Claudio…"
"Certo, in fondo ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque! Quel signore viene, sostiene di essere un consulente importante, capirai! E pretende che gli lasci la scorta. Ma se l'ho tagliata a tutti! Me l'aveva chiesto Tremonti…"
"Sì, Tremonti, d'accordo, ma bisogna stare attenti a non esagerare".
"Ho cercato di spiegarglielo, ma lui insisteva… diceva che Cofferati lo minacciava. Ora, è facile adesso prendersela con me, ma sfido chiunque al mio posto a comportarsi diversamente: arriva un professor nessuno, dice: salve, sono un consulente importante, e Cofferati minaccia di uccidermi! Come si fa a dargli retta? Era come se avesse scritto 'Mitomane' sulla fronte".
"Per esempio, tu sai quanto io apprezzi la cura degli dettagli…"
"I dettagli, già, Presidente… Avrei dovuto pensarci. Ricordarmi di D'Antona. Fare due più due. E invece niente. I brigatisti avrebbero potuto ucciderlo in qualsiasi momento, ma hanno aspettato che la questura di Bologna gli togliesse la scorta. Avrei dovuto pensarci".
"Ma ci sono accostamenti che proprio non riesco a mandar giù"
"Neanch'io, Presidente. Non riuscivo ad ammettere che qualcuno potesse tramare alle mie spalle. Io mi fidavo, e loro mi prendevano in giro. Mi hanno fatto dichiarare che era la stessa pistola di D'Antona, e non era vero. Un'altra figura di merda".
"Per esempio, al Viminale mi è capitato di vedere una cassapanca rococò di fianco a una scrivania Luigi XIII. Beh, non mi sembra proprio il caso".
"Poi, naturalmente, Biagi è stato fatto santo. Improvvisamente si è scoperto che il Libro Bianco l'aveva scritto tutto lui. Che era il martire delle riforme. E tutti a cospargersi il capo di cenere. Un'ipocrisia rivoltante".
"Quante volte te l'avrò detto, Claudio? Al Viminale il rococò non si addice. È roba da Farnesina. Un giorno o l'altro ti mando un camioncino per la consegna. Però a queste cose dovresti pensarci tu…".
"Nessuno che si sentisse di dire la sacrosanta verità: che Biagi non aveva più bisogno di scorta perché gli stavamo dando il benservito, che Maroni non gli avrebbe rinnovato il contratto! Certo, col senno del poi era un eroe delle riforme, ma da vivo Biagi mi era sembrato nient'altro che un precario, con le classiche paranoie del caso".
"E ti dirò, anche il mobilio di palazzo Chigi lascia un po' a desiderare":
"Io ho resistito, Presidente, non sa quante volte ho rischiato di scoppiare, ma ho sempre resistito. Poi, l'altro giorno, a Cipro… non so che mi è preso".
"Tutti questi cassettoni stile Impero, te l'ho già detto di buttarle via, ma quand'è che vieni a fare un sopralluogo? Certe volte mi chiedo cosa fai tutto il santo giorno. Per esempio, a Cipro che c'eri andato a fare?"
"Lei forse può capirmi, Presidente… all'estero si crede sempre che i giornalisti non capiscano quello che diciamo. Ho il sospetto che si travestano da giornalisti stranieri. E poi il caldo, lo stress, Maroni che fa il furbo… mi è scappata. Un errore imperdonabile. Imperdonabile".
"Claudio, ma insomma, mi ascolti quando parlo?"
"Certo, Presidente".
"Direi di no. Non fai che lagnarti per delle inezie che non c'entrano niente col tuo mestiere. Io ti ho nominato Ministro degli Interni".
"Sì, Presidente".
"E tu non fai che parlare di quel poveretto di Biagi, di scorte, di carabinieri, del G8… tutto questo cosa ha a che fare con gli Interni?"
"Mah, Presidente, veramente…"
"Claudio, io è da anni che ti tengo d'occhio, da quand'eri un pesce piccolo democristiano un po' inquisito, come tanti. Ma sin d'allora ho capito che in te c'era un grande talento. Io per queste cose ho un occhio. Per esempio, un giorno ho detto: bravo questo Mike Bongiorno, sarà un grande presentatore. Ed è andata così. E un'altra volta ho visto Ruud Gullit e ho detto: però questo negro, mi sa tanto che diventerà un gran calciatore. Nessuno ci credeva, eppure è andata così. O no?"
"Certo Presidente, ma io…"
"Lasciami finire. Sin dal primo momento in cui sono stato tuo ospite a Imperia ho capito che tu avevi un vero talento per gli Interni. Per l'arredamento, le tendine alle finestre, gli stucchi, gli arazzi. Come politico, sai, sei sempre stato una mezzasega. Ma come arredatore sei un genio ancora largamente inespresso. Un mago degli Interni. È per questo che ti ho fatto ministro".
"Ah… beh…"
"E dopo un anno che sei lì, non sei ancora venuto a cambiare i cassettoni di palazzo Chigi, e non fai che rilasciare dichiarazioni su fatti che non ti riguardano! Si può sapere cosa ti ha preso?"
"Ehm… Presidente, forse c'è stato un equivoco".
"Un equivoco?"
"Sì, direi un tragico qui pro quo".
"Ma che qui e quo qua vai parlando, il fatto è che ti sei montato la testa. Non sei l'unico Ministro a cui è successo. Ma non credere che io ti mollerò così facilmente. Un talento come il tuo vale tanto oro quanto pesa. Vuoi che ti ritocchi lo stipendio?"
"No, Presidente, meglio di no…"
"Come vuoi. Allora magari ti raddoppio la scorta, eh? Quattro macchine blu davanti e dietro. Così lo sapranno tutti quanto ti stimo e la pianteranno di attaccarti".
"Beh, Presidente, se insiste…"
"Ok, da domattina scorta raddoppiata. Però domani mattina alle nove precise voglio vederti a Palazzo Chigi per quei cassettoni. È chiaro?"
"Sì, mio Presidente".
"Molto bene. Sogni d'oro, Claudio. A domani".
"A domani Presidente".
-click-
"Ouf".
"Ma si può sapere chi era? Sono le tre del mattino..."
"Ma niente, era Claudio".
"Claudio chi, il custode?"
"No, il mio arredatore, un pirla di Forza Italia. Bravo, eh. Però un pirla".
"Certo che te li sai scegliere".
"Oh, Veronica, credi che alla mia età sarei ancora in circolazione se mi scegliessi collaboratori intelligenti? Devono essere perlomeno più pirla di me".
"Bella gara…"
"Cos'era, una battuta?"
"No, niente. Buona notte, Presidente".
"Buona notte".
Der Zauberlehrling
27-04-2010, 22:59Berlusconi, Bossi, come diventare leghisti, Gianfranco FiniPermalinkIn fondo cosa vuoi, i tempi sono quel che sono. È vero, una volta ha detto che Mussolini era il più grande statista del Novecento, ma era giovane, da giovani, si sa... No, aveva già passato i 40. Ma in fondo, in senso neutro, Mussolini è stato davvero un grande statista, ha cambiato l'Italia e blablablà, l'Agro Pontino, la battaglia del grano, sono state cose comunque importanti, vuoi mettere con... con De Mita? Tra Mussolini e De Mita, chi è stato lo statista più grande? Ecco vedi? In un certo senso Fini aveva rrrrrrr.
E poi basta passato. L'importante è quello che vuole oggi, per esempio far votare gli stranieri. Quelli che non ha fatto annegare con la Bossi-Fini. Buffo, così quelli che sopravviveranno voteranno per lui. In un certo senso fila: only the strong will survive. Sì, lo so, è un'altra cazzata, il darwinismo sociale. Ma almeno assomiglia al darwinismo vero. Bisogna essere pragmatici.
Così magari nascerà una destra seria e moderna – che in questo momento è in Parlamento mescolata alla destra poco seria e poco moderna. Sì. Vota le stesse leggi. Il legittimo impedimento? Votato. Lo scudo fiscale? Votato. Nuove centrali nucleari? Votate. Ronde? Votate. Insomma, per ora a parte le parole la nuova destra di Fini è indistinguibile da quell'altra. Ma magari, se tutti la incoraggiamo, nascerà, crescerà, cambierà idea... Cioè, alla fine anche Galeazzo Ciano è un martire antifascista, no? Ah no? Boh, credevo. Beh, ma discutiamone. Una lapide se la meriterebbe, un cippo da qualche parte, io credo che i tempi sian maturi.
E poi insomma, non è da oggi che Fini muove critiche al Presidente, con un'indipendenza di giudizio e un coraggio di cui pochi sono capaci in Italia. Per esempio due anni fa disse in tv che era un po' basso di statura.
Ci sto riflettendo seriamente: e se Bossi uscisse davvero? E se volesse mandare all'aria il governo? Difficile, ma se succedesse? Non si meriterebbe un po' della mia simpatia?
In fondo cosa vuoi, i tempi sono questi. Recessione, involuzione, siamo tutti un po' più poveri e attaccati alle nostre povere cose, le nostre povere, com'è che le chiamano adesso? “tradizioni”. “Identità”. Va bene, sì, perlopiù son corna di plastica e spillette made in Romania. E film in costume anche loro made in Romania. Però l'intuizione è buona, bisogna dirlo, la gente riscopre l'appartenenza a una comunità. Anche quelle sparate, trecentomila fucili caldi... uno spaccone da bar, quel Bossi, sì, ma non facevano la stessa cosa i capi partigiani? fingevano di avere i fucili per ottenere qualcosa... non sto veramente paragonando Bossi a un partigiano, ma la situazione presenta qualche analogia... e poi almeno i leghisti parlano al territorio, ne capiscono i problemi. Poi tagliano i fondi agli enti locali, però almeno loro parlano. Anche in dialetto, che è divertente.
E poi insomma, non è da oggi che Bossi muove critiche al Presidente, con un'indipendenza di giudizio e un coraggio di cui pochi sono capaci in Italia. Per esempio quindici anni fa diceva che era un mafioso massone.
Ci sto riflettendo seriamente: e se il culo di Berlusconi volesse separarsi dalla faccia? Poco plausibile, ma se succedesse? Non si meriterebbe, il culo, un poco della mia simpatia?
In fondo, cosa vuoi, i tempi son quelli che sono. Recessione, crisi, terremoti, vulcani, cavallette, non è che chieda molto dalla vita, salvo non vedere più quella faccia, quella maledetta faccia. Pur di non vederla più, appoggerei chiunque. Anche il suo culo, sì, in fondo il suo culo che mi ha fatto? Niente. Certo, lo ha seguito da vicino durante tutta la sua funesta carriera, ma nei momenti giusti ha sempre fatto rimarcare le sue divergenze. Per esempio mi ricordo una volta che la faccia di Berlusconi sudava freddo a un convegno perché voleva finire un discorso e il culo aveva deciso di no, il culo aveva un altro ordine del giorno.
Ecco, forse è stata l'unica volta che ho visto qualcuno veramente in grado di fermare Berlusconi. E quel qualcuno era il suo culo. Bisognerebbe fargli un monumento, credo che i tempi sian maturi, da qualche parte, un cippo.
Gomorra e non Gomorra
19-04-2010, 21:3121tw, Berlusconi, cinema, fb2020, mafie o camorre, tvPermalinkOggi vorrei parlarvi di due opere audiovisive prodotte in Italia negli ultimi anni: Gomorra di Matteo Garrone e Il Capo dei Capi di Enzo Monteleone e Alexis Sweet. Si vedrà che non hanno poi molte cose in comune.
Gomorra (2008) è un lungometraggio tratto dall'omonimo libro-inchiesta di Roberto Saviano. Il Capo dei Capi (2007) è una miniserie tv di sei puntate, tratta da un libro-inchiesta di Giuseppe D'Avanzo e Attilio Bolzoni.
Gomorra dura due ore abbondanti; Il Capo dei Capi nove.
Il Capo dei Capi racconta la formidabile ascesa di Totò Riina, da umile contadinello a capo della più grande organizzazione malavitosa italiana. Gomorra racconta le vite “normali” di alcune persone in un territorio governato dalla camorra. Nessuno di loro ascende in nessun posto; alcuni si ammalano, un paio scappa, molti muoiono.
Gomorra è un film discusso, tratto da un libro altrettanto discusso. Fu il fim più visto in Italia nel week end in cui uscì (maggio 2008). Nel marzo del 2009 aveva già incassato 10.175.071 euro. Divisi per sette fanno più o meno un milione e mezzo di spettatori paganti. È una cifra impressionante, complimenti.
Però Il capo dei capi è stato visto, nell'autunno del 2007 da un numero di telespettatori praticamente mai inferiore ai sette milioni. Il trenta per cento dello share – più o meno un telespettatore su tre, in prima serata. Più o meno una famiglia su tre ha visto il capo dei capi. Molta di questa gente di Gomorra ha sentito solo vagamente parlare (da quanto mi risulta non è mai stato programmato sulla tv in chiaro).
Ma fuori c'è tutto un mondo. Ci sono sette milioni di persone che hanno visto Claudio Gioè interpretare l'indomito Riina, e di Gomorra hanno solo vagamente sentito parlare. Giusto per ristabilire le proporzioni. Gomorra ha vinto il Gran premio della Giuria a Cannes (ma la palma d'oro è andata a un filmetto scolastico su un prof demotivato) e ben sette David di Donatello, sì, vabbè. Il Capo dei Capi ha macinato milionate di euro di inserzioni: e quanto rimpiango di non averlo videoregistrato, di non potervi dire che prodotti ci fossero in televendita (una linea di coppole trendy?)
Nella prima puntata del Capo dei Capi, Totò è un tredicenne che perde il padre zappatore su una bomba rimasta nel sottosuolo dalla Seconda Guerra Mondiale. Divenuto così capofamiglia, con tante bocche da sfamare, Riina si mette a lavorare per i corleonesi, brillando subito per ferocia e capacità organizzativa.
Nella prima seqenza di Gomorra c'è un camorrista che si abbronza in un centro estetico. Un suo collega, dopo aver scherzato con lui, estrae una pistola e lo uccide a sangue freddo. Di lui non sapremo più niente. È come se l'eroe del film morisse subito, e il resto dei personaggi brancolasse per due ore senza trovare un senso. Una cosa molto spiazzante.
Il Capo dei Capi è una success story, una specie di versione sicula del sogno americano: tutti possono diventare Presidente, se studiano sodo... ehm, no: tutti possono diventare capiclan, se si liberano dagli scrupoli e imparano ad ammazzare i traditori prima che ammazzino loro. Anche Gomorra ci mostra un capoclan, ma per pochi minuti. È un poveretto cocainomane che vive nascosto in una brutta casa, ossessionato dalla necessità di ammazzare gli altri prima che ammazzino lui, Bum! Bum! Bum! (Dice proprio così: “Bum! Bum! Bum!” Non è carismatico proprio per niente).
Pare che a Totò Riina, che dal carcere di Opera non si perdeva una puntata, l'interpretazione di Claudio Gioè non sia dispiaciuta. Invece i camorristi ritratti da Saviano, si sa, hanno un po' brontolato, tanto che l'autore è sotto scorta.
Il Capo dei Capi è un figlio di contadino che diventa capoclan, ma cosa significhi essere capoclan da un punto di vista economico non è affatto chiaro. La mafia sembra semplicemente adeguarsi alla società in progresso: quando tutti si mettono a comprare le automobili, anche i mafiosi cominciano a usarle per ammazzarsi. Gomorra mostra cosa succede all'economia nei luoghi dell'indotto della malavita: il sarto Pasquale, artista di livello internazionale, non riesce a vivere del suo lavoro. Alla fine tradisce i segreti del suo mestiere ai cinesi e si mette a fare il camionista.
Dicevamo che all'inizio del Capo dei Capi Totò Riina è un tredicenne. Molti appassionati telespettatori del Capo dei Capi avevano più o meno quell'età. Nel novembre del 2007 il pm Antonio Ingroia andò a parlare di mafia in una scuola di Palermo. La maggioranza degli studenti di quella scuola, in un sondaggio, aveva scritto di non voler far parte della mafia. Alla domanda di Ingroia “qual è il personaggio più simpatico della fiction?” risposero tutti Totò Riina. È impossibile non notare che i modi del giovane Totò sono quelli del classico bulletto da corridoio.
Anche in Gomorra ci sono alcuni ragazzini. Uno di mestiere resta nascosto tutto il giorno, pronto a dare un segnale appena passa una macchina della polizia. È lavoro, come dice lui, è fatica. Sua madre verrà uccisa alle spalle dai camorristi del clan avverso. A tradirla sarà il suo migliore amico, un bambino pure lui. E poi ci sono Marco e Ciro, proprio due bulletti di quartiere: rubano droga di qua, armi di là, sparano all'aria, toccano le donne, sono convinti di poter fare quello che vogliono. Vengono ammazzati da una squadra di vecchi camorristi spazientiti. Anche loro in un agguato. Anche loro senza gloria.
Potrei andare avanti molto a lungo, ma direi che il senso è chiaro: il Capo dei Capi è una cosa, Gomorra è un'altra.
E dunque sabato il produttore del Capo dei Capi si è lamentato per la pubblicità che Gomorra ha fatto alla mafia.
Elisir di eterna vecchiezza
19-04-2010, 14:06Berlusconi, coccodrilli, ho una teoria, tvPermalinkIl coccodrillo su Vianello che non avete ancora letto è sull'Unita.it: Raimondo, da Poggio Bersezio a Milano2 (si commenta qui).
È strano pensare che Raimondo Vianello non ci sia più. Per quelli della mia età, cresciuti mentre la Rai passava dal bianco e nero al colore, non è mai esistita una televisione senza che lui occupasse almeno un angolo del palinsesto. E anche quando non avevamo voglia di vederlo, era bello sapere che c'era: statuario senza essere ingombrante, stava lì e non dava noia a nessuno; era parte del paesaggio; ed era sempre anziano. Impossibile immaginarlo bambino negli anni Venti, ragazzo nei Trenta; pensare che tra Salò e Badoglio avesse scelto Salò, e condiviso la prigione con Ezra Pound. Lui era un uomo di mezza età che battibeccava con la moglie in tv; erano meno giovani dei nostri genitori, quindi erano vecchi. Ma di una vecchiezza eterna, immutabile, come quella dei nonni visti dagli occhi dei bambini; si dava per scontato che avrebbero battibeccato per sempre, e non ci avrebbero lasciato mai.
C'è un vecchio sketch in bianco e nero in cui Vianello non recita ancora la parte dell'eterno marito-canaglia; è un autore televisivo con diverse idee da proporre, e si trova nello studio di un funzionario Rai (l'azienda, ricordiamolo, lo aveva già licenziato in tronco nel 1959, con l'amico Tognazzi, per aver mimato una caduta maldestra del Presidente Gronchi). E dunque questo funzionario, irremovibile e sorridente incarnazione bernabeiana, riempie Vianello di lodi e complimenti per i suoi testi... ma glieli boccia tutti. Guai però a parlare di censura: ad esempio, la tale scenetta di satira politica è spassosa... ma è troppo difficile per lo spettatore medio della Rai, “il contadino di Poggio Bersezio”; anche quella di satira di costume è intelligente e ben costruita... ma siamo sicuri che sarebbe compresa “dal contadino di Poggio Bersezio”? Alla fine, esasperato, Vianello prende congedo dal funzionario e si reca in macchina nel paesino di Poggio Bersezio; trova un contadino e lo prende per il bavero: “Si può sapere cosa vuoi?” Come è già stato notato, il contadino di Poggio Bersezio è il padre di tutte la “casalinghe di Voghera” o dei “pastori abruzzesi” che ciclicamente vengono tirati in ballo per giustificare una tv che vola basso, assecondando i gusti dei telespettatori invece di formarli. Nel caso di Vianello, il contadino di Poggio Bersezio evidentemente non chiedeva che battibecchi tra mogli e mariti; mogli un po' fanatiche e mariti un po' canaglia, ma anche amanti del quieto vivere, del divano e della Gazzetta dello Sport. Forse l'attore Vianello avrebbe meritato di impersonare personaggi più complessi, come quelli che il suo collega Tognazzi, abbandonata la televisione, cominciava in quegli anni a trovare al cinema. Ma tra piccolo e grande schermo, Vianello aveva ormai scelto il primo, e il successo clamoroso dei suoi show con Sandra Mondaini sembrava dargli ragione.
E tuttavia c'era stato un momento in cui sembrava che Sandra e Raimondo non sarebbero stati per sempre “Sandra e Raimondo”. Il vecchio varietà a base di balletti e battibecchi mostrava la corda già all'inizio degli '80, quando ne uscì l'ultima versione Rai, dal titolo fin troppo autocritico: “Stasera niente di nuovo”. Qualcosa di nuovo in realtà c'era: una pimpantissima Heather Parisi, che toglieva alla Mondaini il ruolo di prima ballerina. Quanto a Raimondo, i suoi maldestri tentativi di corteggiamento risultavano persino malinconici: il personaggio cinico di qualche anno prima sembrava ridotto anzitempo a un vecchietto bavoso. Lo show raccontava, con tutta l'autoironia del caso, un passaggio generazionale: in quel momento nessuno avrebbe potuto credere che Raimondo e Sandra avrebbero continuato a battibeccare sullo schermo per un altro quarto di secolo.
A operare il miracolo sarà, anche stavolta, Silvio Berlusconi. I Vianello saranno tra i primi a seguire Mike Bongiorno alla corte di Cologno Monzese. Ma se per Mike la Mediaset è la realizzazione di un'idea perseguita per tutta la vita (quella di una televisione francamente e puramente 'commerciale', basata sugli introiti pubblicitari), per Raimondo e Sandra è una specie di capsula d'ibernazione. I meccanismi comici messi a punto in vent'anni di sketch vengono congelati, riprodotti in show fotocopia e poi diluiti all'infinito nella sit-com più ipnotica mai trasmessa in Italia, rilassante e tranquillizzante come l'infinita litania di “che barba, che noia” pronunciati dalla Mondaini a fine trasmissione. Anche stavolta l'autocritica era evidente, e Vianello non aveva nulla da aggiungervi: a quel punto della sua carriera gli bastava rimanere impassibile per conquistarci; persino le solite risate finte, per quanto lugubri, non erano del tutto fuori posto: se c'era qualcuno in grado di farci ridere con un'occhiata era Vianello.
Certo, era molto invecchiato. Ma il contadino di Poggio Bersezio è invecchiato con lui. Da molto tempo ha messo via la zappa e si è comprato una villetta; magari non proprio un superattico a Milano2, ma una residenza dignitosa. Da molti anni passa il tempo a beccarsi con la moglie, provarci con le badanti, e trascinare tutto il vicinato in equivoci incresciosi – in sottofondo, una musichetta implacabile. Ho una teoria: Berlusconi è uno di quegli Dei sbadati che ci promette l'eternità, ma si dimentica l'eterna giovinezza.
= 5 bicchieri pieni
08-04-2010, 00:50Berlusconi, elezioni 2010, ho una teoriaPermalinkCome può uno scoglio
22-03-2010, 16:22Berlusconi, elezioni 2010, ho una teoriaPermalinkA occhio non mi sembra che sia andata così bene (Ho una teoria #15, sull'Unità.it. Si commenta di là).
Al Popolo della Libertà stavolta la ciambella non è riuscita col buco. Certo, nessuno si aspettava davvero un milione di persone in uno spazio che può contenerne un decimo. Ma per reggere il confronto con le altre manifestazioni di questi giorni, la sua piazza San Giovanni avrebbe almeno dovuto riempirsi, e così non è stato. Le foto dall'alto non lasciano molti dubbi: perfino i tg e la stampa filo-berlusconiana rischiano di commettere un autogol, se insisteranno in questi giorni su una rappresentazione dei fatti troppo distante dal reale. Il monopolio televisivo non significa più controllo totale sulle immagini: le foto viaggiano via Facebook e via mail, e anche il più accanito fan di Berlusconi non può accettare che gli si venda per un milione una piazza di cinquantamila.
Questo non significa naturalmente che S. B. non possa contare ancora sulla più efficace macchina di produzione del consenso mai messa insieme nella storia d'Italia (di fronte a cui veline e cinegiornali del Ventennio impallidiscono ulteriormente). Però anche questa macchina ha i suoi limiti, e li conosciamo. È imbattibile quando si tratta di aggregare il consenso dei telespettatori e portarli alle urne, ma ha sempre fatto una gran fatica a riempire le piazze. Oggi persino i gruppetti spontanei nati su Facebook riescono a organizzare cortei più riusciti di quelli del Popolo della Libertà. La cosa non sarebbe poi così importante; non è in piazza che si vincono le elezioni, e Berlusconi lo sa. Ma allora perché insiste a voler sforzare la sua macchina proprio nel terreno che gli è meno favorevole?
Due settimane fa mi chiedevo, piuttosto incautamente, se Berlusconi ci tenesse davvero a vincere queste amministrative. Mi sembrava svogliato, sulla difensiva. Addirittura rifiutava il ruolo di onnipresente capolista, a cui ci aveva abituato negli ultimi anni, che si votasse per Bruxelles o per Bisceglie. Non ci voleva molto a immaginare che il giocatore esperto fiutasse la sconfitta, e preferisse non firmarla. I fatti delle ultime due settimane hanno smentito la mia teoria in modo spettacolare. Addirittura la prima pagina di “Libero” di sabato presentava un trionfante Berlusconi a pugno chiuso, e come unico titolo un cubitale, nostalgico VINCERE. Insomma, non avevo capito niente, e il minimo che possa fare è ammetterlo.
A mia discolpa posso dire che gli avvenimenti di questi quindici giorni devono aver sorpreso anche Berlusconi e i suoi più intimi collaboratori. Ci si aspettava che il PdL arrivasse alle elezioni come un partito compatto – magari non ancora del tutto amalgamato, ma efficiente: non l'armata brancaleone che litiga fino all'ultimo sui posti in lista e inciampa nelle beghe procedurali. È a questo danno d'immagine che Berlusconi ha cercato di rimediare con una prova di forza organizzativa: una grande piazza da riempire in quindici giorni. Una mossa imprudente, da imprenditore più che da politico. Risucchiato suo malgrado nei gorghi della campagna elettorale per rimediare a un deficit organizzativo, S.B. ha reagito impulsivamente da venditore consumato, tirando fuori l'unico oggetto che negli ultimi vent'anni si è rassegnato a piazzarci: sé stesso. Richiamando a Roma tutti i notabili di partito ha accettato di personalizzare anche queste elezioni (che, per le loro dimensioni locali, sono le meno adatte al suo protagonismo). Ma spingere sul pedale dell'organizzazione, proprio mentre questa mostrava i suoi limiti, è un grosso azzardo, anche per un giocatore come lui. Una sfida a sé stesso e ai suoi uomini. Lui è senz'altro all'altezza della sfida; i suoi uomini, lo si è visto, no. Il flop di piazza San Giovanni mostra in controluce tutti i limiti di un partito mai nato che fatica a tesserare i suoi elettori, e non riesce a uscire dall'ingombrante ombra del Capo.
Poco male, in fondo Berlusconi vince anche da solo. O no? Bisogna riconoscere che fin qui la riduzione della dialettica politica alla polemica tra berlusconiani e antiberlusconiani ha pagato. Ogni volta che è riuscito ad attirare i riflettori su di sé, aizzando i suoi oppositori, Berlusconi ci ha fatto arrabbiare, ma ha portato a casa un risultato. Forse andrà così anche stavolta: forse gli spot generosamente elargiti dai telegiornali gli basteranno per riportare alle urne una percentuale decisiva in qualche regione, quanto basta per poter gridare alla vittoria. Insomma, forse c'è della logica, dietro questo sussulto di protagonismo.
E magari invece no: forse è solo il riflesso condizionato dell'Uomo del Fare, che nemmeno quando il luogo e il tempo non gli sono favorevoli è capace di restare sugli spalti a guardare i pasticci combinati dai suoi uomini. Dirigenti come lui sono spesso programmati inconsciamente per circondarsi di collaboratori mediocri (i più capaci rischiano di oscurare l'astro del capo: fuori Capello, dentro Tabarez). Sarà proprio la loro incapacità a sollecitare l'intervento diretto del Capo. Forse ha indovinato tutto il misterioso dj che tra mille canzoni da far intonare al capocomico La Russa ha scelto proprio Battisti: Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi... Berlusconi vorrebbe, non vorrebbe, sa che forse stavolta non gli conviene, ma alla fine lo chiamano e non può sottrarsi. Come può uno scoglio arginare il mare? Anche se non vuole, torna già a volare. Le discese ardite, e le risalite... Vedremo come andrà l'atterraggio.
Non di solo Santoro
18-03-2010, 22:12Berlusconi, manifestaiolismi, scuola, tvPermalinkForuncoli e cancrene
Tuttavia a volte mi pare che l'ossessione di Berlusconi per i talk show sia un po' esagerata. Fossi uno dei suoi cicisbei proverei a dirglielo: ma di che ti preoccupi? Hai mai perso un'elezione per Floris o Santoro? No, fidati, nemmeno una. E sono il primo a pensare che la tv i voti li sposta. Ma non quella tv. Io penso alla tv che guardano tutti: al tg5, al tg1; credo pure che, in qualche modo contorto, anche Striscia e i reality di prima serata movimentino voti (Busi comunque è fuori dai giochi); e poi non bisogna sottovalutare quei programmini che di voti non ne spostano, ma se li tengono tutti bene stretti, senza perderne nemmeno uno, come ad esempio il telegiornalino di Emilio Fede... ecco, a proposito, come sta il ragazzo? io se fossi Berl. mi preoccuperei più per la salute di Fede che per l'orazione settimanale di Travaglio. Quelli che guardano Travaglio li darei per persi: non si può piacere a tutti, uno dei segreti di Berlusconi è che non ci ha mai provato. (Si è sempre contentato di sedurre il cinquantadue e irritare il 48 per cento).
Tuttavia quando Berlusconi afferma che "non c'è nessuna televisione europea dove ci sono questi pollai" [dove per “pollai” si intendono i vari talk show di centrosinistra] non ha tutti i torti. Anche Vespa e Santoro a suo modo sono anomalie. Un mese fa Santoro scrisse una bella lettera a Travaglio rivendicando addirittura un primato 'strategico' del talk su altre trasmissioni che si limitano a fare reportage, come Report. A mio modesto avviso anche ad Annozero erano i reportage a fare la differenza, non i battibecchi, ma evidentemente Santoro non è del mio parere e ci crede ancora (nel 2010...) al Battibecco come strumento di lotta politica, di informazione, di chennesò: a punto di rimbrottare Travaglio che di battibeccare con i soliti pupazzi era stanco. Nel resto del mondo non credo che vada così: nel resto del mondo il talk è una forma d'intrattenimento, non di giornalismo d'inchiesta. Nel resto del mondo civile i pollai esistono, ma fanno i pollai; mentre i rami del parlamento fanno i rami del parlamento. In Italia c'è confusione tra le due cose, e Santoro in questa confusione ci ha prosperato. Producendo a tratti ottima televisione, ma anche cose imbarazzanti (come l'ultima, demenziale puntata di Annozero sulla droga, per la quale rimando a Malvestite).
Tuttavia c'è qualcosa di più esagerato dell'ossessione di Berlusconi per Santoro (e Floris) ed è la nostra ossessione per l'ossessione di Berlusconi per Santoro (e Floris). O in generale per l'ultima malefatta di B. in ordine di tempo. Per esempio, quando abbiamo scoperto che Berlusconi andava ai compleanni delle minorenni siamo diventati tutti femministi. Tutti. Subito. La settimana scorsa ci accorgiamo che il vecchio porco ha problemi con timbri e firme e diventiamo degli appassionati di timbri e firme (il che è ancora meno credibile della frenesia femminista di un anno fa). E adesso tocca difendere Santoro. Di cosa stiamo parlando, in realtà? Di un sintomo. Uno fra tanti. Mettiamo che Berlusconi sia un'orribile malattia degenerativa che colpisce le democrazie immature. Fingiamo che questa malattia abbia numerosi sintomi: perdita della vista e dell'udito, schizofrenia e paranoia, gli arti vanno in cancrena, e sul naso qualche orribile foruncolo. Ecco, mi sembra che noi stiamo fissando un po' troppo il foruncolo. Il foruncolo poi non è mai uno solo: ne spuntano diversi; grosso modo ce n'è sempre uno più grande degli altri che attira l'attenzione di noi medici antiberlusconiani. Per esempio, l'anno scorso di questi giorni scoppiò il foruncolo del gallismo: tutti a vedere Videocracy e Il corpo delle donne. Poi il foruncolo rientrò (in concomitanza col ritrovamento di foruncoli trans su governatori di centrosinistra), e sembrò scoppiare quello mafioso: Berlusconi era colluso con la mafia, quindi improvvisamente ci ricordammo di essere tutti grandi ammiratori di Falcone e Borsellino. Il che è vero, tra parentesi, ma... fermi tutti, Berlusconi ha fatto chiudere Santoro! E Floris! è un attacco al pluralismo. Va bene, mettiamoci pure a criticare l'attacco al pluralismo dell'informazione televisiva di uno che ha il monopolio della suddetta da vent'anni. Continuiamo a strizzare foruncoli a un malato terminale; a pretendere rispetto delle regole da uno che le regole se l'è mangiate digerite e cagate da tempo; a chiedere l'intervento di un arbitro (il presidente della Repubblica, o la magistratura) che sovverta un risultato che è stato comprato anni fa. Un antiberlusconismo così superficiale è perfettamente complementare al berlusconismo: è quel tipo di rancore che lo stesso Berlusconi nutre con un dosaggio sapiente di arroganza e faccia tosta. L'importante è che le prime cinque o sei pagine dei quotidiani parlino di lui: dei foruncoli e non della cancrena.
Sabato c'è stata la manifestazione antiberlusconiana per il rispetto delle regole. Anche se è probabilmente stata un successo, io trovo pochi motivi per festeggiare. Quel giorno era in programma un'altra mobilitazione che è passata del tutto in secondo piano. Una mobilitazione per la scuola pubblica.
La scuola non ha il pubblico dei talk show di Santoro (e Floris). È un'istituzione con cui ha a che fare la maggioranza degli italiani e – ciò che è più importante – la totalità degli italiani di domani. Poi, incidentalmente, è il settore dove lavoro io. A me in realtà dispiace venir qui a rovesciare frustrazioni che almeno dovrei cercare di rivestire di ironia o letteratura, ma devo dire che questo settore sta cadendo a pezzi, a vista d'occhio. Fino a un paio di anni fa era la solita scuola italiana con tanti problemi ma un cuore grande così. Poi ci sono stati i tagli delle cattedre. Prima se ne sono andati via i più giovani, quelli che erano appena approdati al ruolo. Poi sono caduti i colleghi stanchi, quelli coi problemi di salute. Quest'estate ci lascerà anche qualche senatore, quelli indistruttibili che però saranno pensionati con la forza. I buchi che lasciano non vengono riempiti. Le supplenze non vengono nominate. Le classi restano a volte in mezzo a un corridoio, ad aspettare qualcuno che nessuno ha chiamato (il preside ha altro da fare, postdatare assegni per forniture di cancelleria, cose così), anche solo un bidello che comunque è stato tagliato pure lui. A settembre gli insegnanti superstiti tentavano di metterci una pezza, ma era abbastanza chiaro che si trattava di regalare ore di lavoro gratis alla Gelmini. Adesso c'è molta stanchezza in giro: non si fanno più progetti, non si va in gita. Nel mezzo di tutta questa confusione ci sono meravigliose lavagne elettroniche interattive regalate dal ministero che nessuno sa usare (gli insegnanti più giovani non sono stati più assunti dal ministero). Nel frattempo la Gelmini è riuscita a strascicare la sua miracolosa Riforma della Scuola Superiore a un punto che gli studenti, che dovevano scegliere in gennaio, non sanno ancora che scuola frequenteranno in settembre. Tutto questo sta succedendo in tutte le vostre scuole, in tutte le vostre città. E mi chiedo: ma non si perdono le elezioni così? Non si perdono perché stai rovinando un anno scolastico a milioni di ragazzi in tutta Italia, e i genitori se ne accorgono? No? Si perdono perché sospendi un talk show?
Questo è lo smantellamento della scuola pubblica. Non è un foruncolo: questa è la cancrena. Questa è la perdita della vista, della capacità di guardare avanti, a quelli che verranno dopo di noi, anzi, ci sono già (ché noi il nostro tempo ormai l'avremmo anche già avuto). Ce ne preoccupiamo? Tanto per fare un esempio concreto: oggi Repubblica, organo dell'antiberlusconismo ponderato, cosa aveva in prima pagina? Il foruncolo (“Berlusconi all'attacco del Csm”, nientemeno. Ci dev'essere un cassetto a Repubblica dove tengono i titoli buoni per tutte le stagioni) A pagina due? Foruncolo. Tre, cinque, sei, sette: foruncolo (a pag. 4 pubblicità di abbigliamento). Sulla scuola neanche un trafiletto, neanche un corsivo nella pagina delle opinioni, e sì che ieri Intravaia aveva ben reso la situazione. Evidentemente non è una priorità. La priorità è Santoro (e Floris), quando tra quindici anni rischiamo di avere un pubblico medio che non riuscirà nemmeno a leggere i titoli delle trasmissione di Santoro (e Floris).
Il problema qui non è essere o no antiberlusconiani. Il punto è esserlo davvero, lasciando perdere le provocazioni e i foruncoli quotidiani che infastidiscono, sì, ma non possono distrarci. Su un quotidiano antiberlusconiano ci dovrebbero essere due pagine di scuola tutti i giorni. Le storie ci sono dappertutto, non ci vogliono segugi a trovarle: date un'occhiata ai blog, c'è un istituto a Genova dove i prof si pagano le fotocopie? Intervistarli subito, perché il vero berlusconismo è questo. Le scuole. La sanità. La protezione civile. I rifiuti. E poi sì, le telefonate intimidatorie e le pressioni al Csm. Ma non confondiamo foruncoli e cancrena.
Alle mie quotidiane verginelle
09-03-2010, 18:22Berlusconi, elezioni 2010PermalinkCon tanto affetto
Buonasera, chi scrive queste righe non è il solito autore del blog Leonardo, bensì Silvio Berlusconi. Cioè io. Sì, sono Silvio.
Prevedo la vostra domanda: come fa Berlusconi ad avere accesso al blog Leonardo? Esattamente nello stesso modo in cui ho avuto accesso ai lotti di Milano2, a Telemilano, a certi fondi che poi sono diventati la Fininvest, alla Mediaset, alla Rai, alla Telecom, a tutto quanto: omissis. Rassegnatevi, probabilmente ho anche la password del vostro blog. Salvo che scrivere sul vostro blog non è divertente. Neanche su Leonardo non è che ci venga così spesso. A volte di notte mi intrufolo negli articoli già scritti, storpio un congiuntivo qua, piazzo un accento sbagliato là, ciò è meglio del sesso.
Stasera però ho deciso di scrivervi una letterina perché vi stimo, cari lettori di Leonardo, e vorrei spiegarvi meglio cosa sta succedendo. Tutta questa fregola procedurale degli ultimi giorni, vi dirò la verità, mi ha un po' colpito. A leggere un po' in giro si direbbe che io abbia fatto un golpe. Il che ci starebbe anche, salvo che l'ho fatto più o meno vent'anni fa. Devo rifarvi il riassunto? Ho occupato una posizione dominante nell'etere televisivo e soprattutto nel mercato della pubblicità audiovisiva; poi ho creato un partito e ho usato tv e giornali per farmi pubblicità, pompando emergenze farlocche come la criminalità. Quando c'erano problemi pagavo chi c'era da pagare, oppure stiracchiavo il processo fino alla proscrizione. Non si contano gli abusi che ho praticato, eppure tutto questo nel giro di una settimana sta passando in secondo piano, rispetto al crimine che avrei commesso, emanando... udite udite... un decreto attuativo. Golpe!
Ma ci siete con la testa?
Ma vi rendete conto che io vi sto fottendo da anni, e che continuerò a farlo? Vi ho rubato l'etere, vi ho rubato l'immaginario, ho preso i vostri sogni e li ho bombati di silicone; vi ho preso i giornali, la scuola, la ricerca! Vi ho succhiato l'anima! E continuerò, perché è divertente! Ma voi vi lamentate perché entrando non mi sono messo le pattine. Poi sareste quelli intelligenti, voi.
Ma sul serio pensate che io quella leggina l'abbia fatta scrivere perché voglio vincere ad ogni costo? Io? Ad ogni costo? Vincere cosa, le amministrative? Io sono il Presidente del Milan, ho messo insieme cinque champions e tre intercontinentali, secondo voi m'interessa un buon piazzamento in Mitropa? Non-me-ne-può-fregar-di-meno delle Amministrative, è chiaro? Anzi, volete sapere la verità? Ci terrei che le vincesse il Pd. Non tutte, ma un bel po'. In effetti sto facendo sponda con Pierluigi.
È un brav'uomo il Pierluigi, abbiamo lo stesso segno zodiacale. Ma soprattutto in questa fase abbiamo interessi in comune. Lui deve dimostrare di saper tirare quella zattera della Medusa che è il Pd (s'intende che in Italia può sopravvivere soltanto l'opposizione che io lascio sopravvivere, ok?) Io per conto mio devo sistemare tutta una serie di beghe interne, purgare il partito, avvelenare i pozzi a Fini, questo genere di cose. Per cui figuratevi se mi può interessare la vittoria della Polverini. A me. La Polverini. Finiana, sindacalista e racchia – ma per chi m'avete preso? Guardate, se fosse per me darei una mano anche a Penati, anche se contro CL a Milano l'è dura. Ma se cascasse il Robertino con tutto il Pirellone, io non ci spenderei nemmeno una lacrima, state pur tranquilli. Quelli devono capire chi comanda, cioè io. Son convinti di poter fare a meno di me da un momento all'altro – di avere la loro rete alternativa coi vescovi, le ausl, la compagnia, le opere... potessi stenderli con un colpo solo, ma credete che non lo farei? Però devo agire con discrezione. Comunque più di così per Penati non posso fare.
Perché, vi chiederete, cos'ho fatto per Penati... Ma insomma, su. L'ho rimesso in gara, col decreto. Adesso sì che può vincere, se siete abbastanza incazzati con me da andare a votarlo. Prima no. Non si può vincere a tavolino in politica, fidatevi. Ma avete capito com'è fatta l'Italia? Vabbè, vi spiego. Ci sono venti regioni. I presidenti delle Regioni contano un sacco. Ma solo se vanno d'accordo coi presidenti delle Province e coi sindaci dei capoluoghi importanti – sennò ciccia, restano chiusi nel palazzo cinque anni a deliberare a vuoto. Adesso voi immaginatevi Penati presidente della Lombardia a tavolino. Gli viene in mente – non so – di riorganizzare le ausl. Va a parlarne con chi, con la Moratti? Gli ride in faccia la Letizia, al Penati. Uè, Penati, cos'è che vuoi fare? Per conto di chi? Me m'ha eletto il popolo sovrano, e te? Vuoi che ne parliamo in una stanza io te e Podestà? Tempo sprecato, non trovi? Da' retta, torna al Pirellone a guardare il tramonto.
Adesso non crediate che io non capisca il discorso procedure. Lo so che sono importanti. Ma c'è anche la sostanza, e la sostanza è che se lasciate il Penati per cinque anni su una poltrona inutile, si deprime lui e vi deprimete anche voi. E io non ve lo posso permettere, sapete? Ho bisogno anche di voi. Ho bisogno di un nemico scattante, che ogni tanto minacci di vincere qualche elezione seria – giusto le amministrative, perché le altre elezioni m'interessano. Scusate, eh! Se le veline e le odontotecniche preferiscono andare a Bruxelles piuttosto che nel Consiglio Comunale di Abbiategrasso. Comunque, se non vincete ogni tanto, il corpo elettorale mi s'ammoscia. Ho bisogno del Pericolo Rosso da sventolare ogni tanto ai miei elettori. C'è bisogno di spiegarvelo? Evidentemente sì.
Allora, la situazione prima di venerdì era questa: senza decreto, la Bonini e il Penati avrebbero avuto le loro vittorie di Pirro. I miei uomini si sarebbero messi a urlare in tutti i giornali e i telegiornali che al popolo era stato tolto un diritto (per una volta magari non avevano neanche torto. Gli togliete un diritto per un timbro?) A voi sarebbe venuta la depressione due ore dopo i festeggiamenti. Lo sapete perché? Perché voi è da anni che sapete di vivere in un regime. Non fate che ripetere, regime!, regime!, regime! Siamo all'ottocentesimo posto per il rispetto dei diritti di sarcazzo. Molto bene. Ma poi dovevate spiegare ai francesi o ai tedeschi che razza di regime sia quello dove vi lasciano vincere elezioni a tavolino per una questione di firme e timbri. Vi rendete conto? Senza questo decreto, sareste rimasti senza argomenti! E vi lamentate pure.
Pensate che io stia giocando sporco? Ma voi non avete nemmeno idea... ma credete che i vostri uomini siano immacolati? Pierluigi? Di Pietro? Sentite, ma avete idea di che mercato ci sia intorno alla composizione delle liste? I radicali – il più pulito c'ha la rogna – hanno fatto presente che le firme di Formigoni erano state autenticate prima che la lista fosse chiusa. Scandalo! Come no! Allora, se io avessi voluto veramente giocare sporco, avrei fatto così: prima vi lasciavo vincere a tavolino, poi un bel ricorso. Dieci, cento bei ricorsi... Andiamo a vedere quante autentiche hanno il timbro giusto con la data giusta, dai, andiamo. Andiamo da Di Pietro. Ehi, a proposito, se a Bologna Errani vince il terzo mandato cosa succede? Perché eh, c'è una legge che dice che non si può, cosa faccio? Non la impugno? Potete impugnarle solo voi? Andiamo a vedere i Radicali, su – quelli che nel 1994 per raccogliere le firme di un referendum si fecero votare una proroga su misura? Ma non capite che quelli conoscono il regolamento a menadito perché sono anni che lo fottono da dietro e da davanti? E voi vi fate dare lezioni di procedura dai... Radicali? Da Miss Disobbediente Civile Bonino? Dove per disobbedienza civile s'intende soltanto disobbedire alle leggi che non piacciono alla Bonino; se a un Berlusconi salta il ticchio di interpretare a modo suo una normativa elettorale un po' ambigua... scandalo! Però poi pretendete di vivere sotto un regime. Allora, decidetevi: se è un regime potrò ben interpretare le normative come mi va. Mi sembra il minimo. Se è un regime dovete rovesciarmi, altro che attaccarvi alle procedure. Pinochet non l'hanno mica sollevato perché si era sbagliato coi timbri.
Lo so che non mi rovescerete mai. È questo il bello. Siete meravigliosi gattini che affilano le unghiette sulla Costituzione. Quanto vi riempie quella Costituzione, è una cosa incredible. Io vi fotto i figli e voi vi lamentate perché non ho usato un timbro tondo. Allora torno a fottervi il cane a voi a fiaccolare perché sulla firma mancava l'autentica. E poi pensate che l'anomalia sia io. Io sono quello che dà un senso alla vostra vita, altroché. Adesso è tutto ok, non capite? Ho fatto la leggina cattiva cattiva e voi potete iscrivervi al gruppo su facebook anti-leggina cattiva cattiva. Se esce il sole potete pure uscire in piazza. A lamentarvi con me? No, macché, ve la prenderete col vecchietto. Siete adorabili. Secondo voi il vecchietto doveva trovare una manifesta incostituzionalità in un decreto attuativo. Ma lo capite che ci sono i giudici per questo? Ovviamente loro me la casseranno. Ovviamente io griderò ai miei elettori che è tutto un complotto dei giudici contro di me. Sono tutti schemi lungamente riprovati in allenamento, dovreste saperli a memoria, ormai. Ma ogni volta che vi fotto, come dire, sembra sempre la prima volta.
Forse è per quello che non riesco a stancarmene.
Grazie per l'attenzione,
Vostro
SB.
Bisogna saper pppp
08-03-2010, 16:48Berlusconi, elezioni 2010, ho una teoriaPermalinkSi commenta di là.
Ho una teoria: forse stavolta a Berlusconi non dispiacerebbe perdere un po'. O al limite pareggiare – il che equivale a una sconfitta, quando ormai si possiede il campo e buona parte degli arbitri. I pasticci di Lazio e Lombardia non sono semplici casi di disorganizzazione, ma indizi del cupio dissolvi, della neanche tanto inconfessabile voglia di autodistruzione che circola al vertice del PdL. Vittorio Feltri già da un po' parla di partito da rifare, di sconfitta probabile; ne parla col tono sgamato a cui erano abituati i lettori di Libero, salvo che ora scrive su un quotidiano della famiglia Berlusconi. Il Giornale non ha pudore a definire il PdL come un “partito di matti” (Sallusti, 1/3/10), a indicare la necessità di un “azzeramento” dopo le elezioni. Una purga del genere sarebbe difficile da somministrare in caso di vittoria; viceversa, una sconfitta la renderebbe inevitabile. Lo stesso decreto salva-liste avrebbe un senso simbolico: Polverini e Formigoni devono capire che è solo la benevolenza del capo a tenerli ancora in gioco a Roma e Milano. Un'umiliazione per i sottoposti più riottosi (e per le regole della democrazia, il che non guasta mai). L'obiettivo stavolta non sarebbe tanto vincere, quanto liberarsi di quei planetoidi che ruotano intorno al re-sole del PdL sulle orbite più eccentriche: i finiani, gli uomini di Formigoni, e chissà quante altre meteore invisibili dalla nostra distanza.
Certo, immaginare un Berlusconi che sappia perdere, che addirittura programmi di farlo, richiede un certo sforzo d'immaginazione. L'uomo non ha mai mostrato molta sportività nelle sconfitte: non si contano le occasioni in cui ha lamentato i brogli, i golpe, i riflettori spenti che impedivano al suo partito o alla sua squadra la meritata vittoria. È vero, quando gioca non sa perdere. Ma a volte semplicemente non gioca. Si disinteressa del risultato, si mostra distratto e incostante (come ben sanno i tifosi rossoneri); si smarca al punto che la sconfitta finale non sarà attribuile a lui, ma ai collaboratori che non hanno saputo servirlo. Può darsi che qualche sondaggio riservato gli abbia fatto capire che non è nemmeno il caso di sporcarsi le mani: qualche spot lo girerà, una leggina salva-ritardatari l'ha fatta scrivere, ma il suo nome stavolta non è stampato in cima alle liste. Meglio non rovinare l'immagine di eterno vincente. Probabilmente non ruberà la scena ai candidati: quando è il turno dei perdenti, il capo cede volentieri la ribalta ai sottoposti.
Le amministrative sono le consultazioni più sacrificabili. Storicamente sono sempre state le più difficili per il centrodestra, i cui avversari godono di un maggior radicamento nelle amministrazioni locali. E allora tanto vale non spendersi più di tanto, anche perché si è già visto cosa accade al centosinistra quando gli si lascia vincere le amministrative.
Accadde nel 2005: Berlusconi governava da quattro anni, quando il suo consenso fu bruscamente messo in discussione da un risultato che sembrava storico. Tutte le regioni d'Italia, fatta eccezione per le roccaforti del lombardoveneto e della Sicilia (e per il piccolo Molise) passarono all'Unione, rinata sulle ceneri dell'Ulivo. Il risultato soffiò sul centrosinistra un'insidiosa ventata di ottimismo. La candidatura (non proprio freschissima) di Romano Prodi non incontrò ulteriori ostacoli; il progetto del PD, viceversa, rimase bloccato; il complicato sistema di alleanze DS-Margherita-cespugli tutto sommato sembrava funzionare. Per qualche tempo Berlusconi sembrò l'uomo del passato. A rileggerle, certe analisi del periodo, suonano surreali: si parla di un leader ormai avviato sulla via del tramonto; di un centrodestra smarrito, incapace di trovare un successore all'altezza. Il sostanziale pareggio dell'anno successivo fu una doccia fredda per molti: cos'era successo? Semplicemente, Berlusconi aveva deciso che voleva tornare a vincere. Cosa che nel 2007 non gli riuscì per poco, e che gli capitò comunque due anni più tardi. La sconfitta del 2005 gli era servita per riorganizzare idee e risorse, mentre nell'Unione ci si accomodava sugli allori. Oggi come ieri, una vittoria alle amministrative potrebbe portarci a ripetere lo stesso errore: illudere i militanti e i vertici del PD che si può vincere così, senza esagerare col rinnovamento, piazzando ai soliti posti i soliti uomini (la candidatura di Errani alla presidenza della regione Emilia è tuttora a rischio annullamento), confidando nella stanchezza dell'avversario, nel suo cupio dissolvi. Ma Berlusconi ormai dovremmo conoscerlo: proprio quando sembra spacciato, si rialza più arzillo che mai. È un vecchio pugile che ha bisogno di prendere qualche botta ogni tanto per sentire l'adrenalina e ricordarsi che è sul ring. Ma una botta non fa primavera: ben altro ci vorrà per mandarlo al tappeto una volta per tutte.
Freedom Party People
02-03-2010, 19:58Berlusconi, dialoghi, elezioni 2010Permalink“Ciao! Hai sentito cos'è successo a Roma?”
“Oh, ehi, ciao, sei già qui?”
“Beh, veramente son le otto”.
“Le otto? Scherzi?”
“E cinque minuti”.
“Oddio, ma pensa che... ero qui che erano... stavo cercando una cosa e poi...”
“Ha fatto partire la lavastoviglie?”
“Che? La lavast... io?”
“Lo sai... che di sera poi la signora al piano di sopra si lamenta e al mattino costa di più”.
“Ma sì, il fatto è che mi ero messo qui a fare una cosa ma poi...”
“Vabbè, capito. Il pane?”
“Il pane?”
“Sono io che chiedo a te: il pane?”
“Nel frigo”.
“Il pane?”
“No, scusa ero sovrappensiero... intendo nel congelatore, ce l'ho messo io...”
“Ce l'hai messo sabato”.
“...sì”.
“Domenica lo abbiamo scongelato”.
“...già”.
“E oggi è martedì”.
“Dici che è finito?”
“È da ieri che andiamo a grissini. Ma hai sentito cos'è successo a Roma?”
“Oddiohairagionescusa. Il pane. Ma forse...”
“Dicono che il Pidielle non si può candidare”.
“C'è quel despar che tiene aperto fino alle dieci di sera, se adesso io...”
“Ha chiuso un anno fa. E pare sia stato per colpa di un tale che non ha portato in tempo le firme”.
“Le firme? Per tenere aperto un despar?”
“No, dico, per le liste del Pidielle. Alle elezioni regionali. Bisogna raccogliere le firme, hai presente?”
“Certo che ho presente... quella volta che le raccogliemmo noi... e poi per anni ne avevo i cassetti pieni perché non avevamo fatto in tempo ad autenticarle tutte e inoltre...”
“Allora queste firme le aveva tutte in mano un tale, un funzionario di partito, non so neanch'io bene... le doveva portare tutte sabato entro mezzogiorno, una cosa così...”
“Non le potevo neanche mandare al macero perché contenevano dati sensibili e così... poi non so esattamente dove le ho messe”.
“In garage”.
“Sì?”
“Ma insomma, a parte i grissini cosa mangiamo? Hai pulito dell'insalata?”
“No scusa, hai ragione, è che mi ero messo a fare una cosa che... stavo mettendo giù i verbali dei consigli di dicembre, quando...”
“Ma è marzo”
“Appunto, era una cosa che andava fatta”.
“Ma non potevi farla prima?”
“Prima dovevo finire quelli di novembre”.
“Sei un po' indietro, insomma”.
“Nooo, adesso non va neanche male, c'è stata effettivamente una fase in cui ero un po' indietro col lavoro, ma adesso sto recuperando, senonché a un certo punto mi ha suonato la tipa del piano di sotto che raccoglieva i soldi dell'ascensore”.
“Glieli avevo già dati io”.
“Allora erano quelli della pulizia della scala”.
“Non li raccoglie lei”.
“Allora erano per qualche altra cosa che non ricordo, in ogni caso non erano neanche tanti, non è questo il punto, il punto è che mi ha fatto improvvisamente venire in mente che scadeva il canone”.
“È scaduto la settimana scorsa”.
“Sì, ma si fa ancora in tempo a pagare poco di mora, tu fidati, io sono professionista della mora”.
“Un pirata ed un signore”.
“Eh? Ah. Ha ha. Allora mi precipito in posta”.
“Ma si può pagare in tabaccheria”.
“Se per questo anche col bancomat”.
“E allora perché non hai provato al bancomat qua dietro”.
“Perché ero di corsa e non avevo il bancomat con me”.
“Potevi salire a riprenderlo”.
“Ma no, perché... la signora che mi vede scendere... poi mi vede risalire e... pensa male di me e...”
“Non avrebbe tutti i torti”.
“Appunto, allora mi precipito in posta”.
“Ma perché non in tabaccheria?”
“Perché non ci ho pensato. E poi ti ricordi quella cartolina con sopra scritto Atti Giudiziari che è arrivata tipo tre mesi fa? Ho pensato che già che c'ero magari andavo a darci un'occhiata, e quindi mi metto in fila col numeretto”.
“No, il numeretto no”.
“Appunto, sono lì che faccio la fila quando non t'immagini chi incontro. La padrona di casa di dove stavamo prima. Mi ha detto che cercava proprio me”.
“Ti cercava in coda alla posta, ha un senso”.
“No, no, era lì per altri motivi, è stata una coincidenza. Dunque mi spiega che ci stanno ancora arrivando un sacco di bollette nella vecchia cassetta della posta”.
“Stai dicendo che sono tipo sei mesi che arrivano bollette e non le paghiamo?”
“Ma tanto le avevo tutte domiciliate”.
“Le avevi domiciliate sul tuo conto”.
“Sì”.
“Quel conto che hai chiuso perché una volta hai confuso i blocchetti degli assegni, e hai fatto uno scoperto di trecento euro, e loro non ti hanno avvertito, e adesso sei nell'albo internazionale dei Cattivi Pagatori”.
“Adesso non rivanghiamo”.
“E quindi spiegami, se continuano a mandare bollette al vecchio indirizzo e sono domiciliate a un conto che hai chiuso, chi mai le pagherà?”
“Ma infatti mi sono posto il problema, e quindi mi precipito subito a casa”.
“Hai pagato il canone almeno?”
“No, non... non era più la priorità”.
“E allora perché non sei andato dalla vecchia a farti dare le bollette da pagare?”
“Non poteva darmele. Serve la chiave della cassetta”.
“E lei non ce l'ha”.
“No, perché...”
“Tu non gliel'hai mai resa, vero?”
“Può darsi che io abbia scordato... magari volevo prima assicurarmi che non arrivasse più posta, e allora...”
“Dove l'hai messa?”
“Ecco, appunto. Sono tornato a casa a cercarla e...”
“E sono venute le Otto”.
“Già”.
“E io ti ho sposato”.
“Senti, non è nulla che non si possa risolvere, davvero. Domani sul presto vado dalla signora con un cacciavite e...”
“Va bene, va bene, adesso parliamo d'altro, eh?”
“Sì”.
“...”
“Stavi dicendo una cosa di Roma, mi sembra”.
“Sì, beh, c'è un tale che... doveva portare le firme per le liste del Pidielle entro il mezzogiorno di sabato e sul più bello... se n'è andato”.
“In che senso andato”.
“Lui dice a prendere un panino”.
“Vabbè, è una scusa”.
“È pessima anche come scusa. C'è chi dice una telefonata dall'alto. Voleva cambiare un candidato all'ultimo momento. Certo che son cialtroni, proprio”.
“Eh già”.
“Cioè, uno se li immagina pieni di difetti... avidi, cafoni, maiali... però ti aspetti che almeno il loro lavoro lo sappiano fare, e invece no...”
“E invece no...”
“Che tanto poi la gente li vota lo stesso, anzi. Ma uno pensa: come si fa a votare della gente del genere? Cioè, anche se alla fine li riammetteranno, uno pensa, ma chi è che può sentirsi di votare per dei cialtroni così? Chi è che ha il coraggio di mettere una croce sul...”
“Sul Piddì”.
“Sul Piddì. Ma no, scusa, che Piddì. Sul Piddielle!”
“Ah, già, sì, Piddielle. È che sono tanto simili, sai, a volte...”
“Non dirmi che li confondi”.
“No, no. Anche se...”
“Anche se?”
“Certe volte, quando sono un po' sovrappensiero, io...”
“Ma tu sei sempre sovrappensiero”.
“Eh”.
“Senti, mi stai dicendo che potresti aver messo una crocetta sul Piddielle per sbaglio?”
“...”
“C'era anche scritto “Berlusconi Presidente”. Non puoi aver messo una crocetta su Berlusconi Presidente”.
“Beh, ma sai, questa cosa della crocetta, io... Magari stavo pensando ai fatti miei, un po' di incazzatura per come vanno le cose... entro nella cabina, vedo Berlusconi Presidente e penso: Te lo do io Presidente! Zac, zac, tipo Zorro, no? Ma con la matita”.
“Ma non fai la Zeta”.
“No, credo di no”.
“Hai fatto una X”.
“Amore senti non so cosa m'ha preso io...”
“Hai votato Berlusconi”.
“Non ero neanche esattamente io, una voce nel mio cervello, mi hanno fatto il lavaggio... non so come sia potuto succedere, è solo che...”
“No, ma guarda hai fatto bene”.
“Perché dici così?”
“Perché ti rappresenta, in un certo senso”.
“Ma non te la prendere, non è nulla di irreparabile, io... io domani vado col cacciavite dalla vecchietta, spacco tutto, tiro fuori le bollette, vado in posta... prendo anche il canone...”
“Puoi pagare tutto in tabaccheria”.
“Ecco, sì, in tabaccheria”.
“E poi finirai i verbali di dicembre”.
“Ah già, giusto, i verbali... mi stavo dimenticando...”
“E io ti ho sposato”.
“Vedrai, vedrai, si sistema tutto. Con calma. Domani”.
Cattivi-Buoni 1X
16-12-2009, 02:48Berlusconi, fascismoPermalinkDetto e stradetto che sbagliano coloro che vogliono battere Berlusconi con i soprammobili, bisognerebbe anche dire qualcosa a quelli, e sono molti di più, che Berlusconi lo vogliono “battere nelle urne”.
Per carità, la loro opzione è incomparabilmente più civile di quella di Tartaglia, ma mi viene il sospetto che sia ugualmente ingenua. Battere Berlusconi alle elezioni. Quali elezioni? Con quale legge elettorale? Con quale regolamentazione della propaganda elettorale? Con quale finto duopolio televisivo (finto nel senso che è in realtà è un monopolio)? Siete veramente sicuri che si possa?
Io, ci tengo a ricordarlo, non ho mai perso un'occasione di votare contro Silvio Berlusconi. Non mi sono mai vergognato di ammettere che avrei votato qualsiasi avversario credibile di Silvio Berlusconi. Non voglio nemmeno ricordare certi personaggi che ho votato semplicemente perché dicevano di volerci provare. Ne salvo volentieri solo uno, se non altro perché tecnicamente ha sconfitto Berlusconi. Due volte.
Ma come s'è visto, non è bastato: Berlusconi vince anche quando perde; non smette mai di occupare il centro del dibattito politico. Per forza, gli lasciamo in mano il suo impero mediatico, la sua concentrazione di potere economico e clientelare, e poi pensiamo di poterlo sconfiggere in un duello leale. Ma lui non è mai stato leale con noi. E noi, se pensiamo di poterlo sconfiggere lealmente, pecchiamo o di ingenuità o di una smisurata fiducia dei nostri mezzi.
Siamo la squadra che vuole sconfiggere gli avversari in un campo in salita. Per loro è in discesa. Non è molto regolare ma pazienza, noi vogliamo sconfiggerlo lealmente. L'arbitro ha un rolex identico a quello del presidente della squadra avversaria. Sì, ma non importa. I riflettori funzionano soltanto nella nostra metà campo. Sì, ma non possiamo barare noi, perché siamo quelli buoni. La stampa sportiva appartiene tutta allo stesso editore, indovinate chi è... sì, ma non c'entra niente, noi vinceremo lo scontro finale perché siamo giusti e alla fine giustizia trionferà. Ma chi l'ha detto.
Può darsi che un giorno effettivamente il consenso popolare intorno a SB crolli, per motivi interni o esterni: errori di marketing, crisi economica, poteri forti occulti che si stancano delle figuracce internazionali, un giudice che riesce ad andare fino in fondo... io penso da anni che in Italia che il peggior nemico di SB sia lo stesso SB, sarà lui ad autodistruggersi alla fine. E anche quel giorno le urne non c'entreranno molto. Al limite ratificheranno un riassestamento che è avvenuto altrove.
Nel frattempo no, non credo più (ma l'ho mai creduto?) che Berlusconi sia un leader eletto democraticamente. Anche se dietro ha il consenso delle masse, certo: lo ha avuto per un periodo anche Mussolini, e non era un leader democratico. È capitato sia a B. che a M. di vincere nelle urne, ma in modo irregolare, in modo disonesto. Mussolini ha usato violenze e intimidazioni, Berlusconi la propaganda tv. Il secondo è senz'altro meno dittatore e meno sanguinario del primo, ma no, non è un leader democratico; e no, non lo sconfiggeremo nelle urne (anche se è giusto provarci). E allora come? S'apra il dibattito.
A dar retta agli undicenni
14-12-2009, 16:03BerlusconiPermalinkMa no, probabilmente avete ragione voi. È sempre riuscito a volgere ogni cosa a suo favore e riuscirà a farlo anche con un pazzo che gli tira una statuetta in quarzo. Ne approfitterà per demonizzare gli antiberlusconiani – cosa per altro che stava facendo già, ma ne approfitterà. Riuscirà a ricompattare la maggioranza, suona strano ma sì, forse Fini avrà pudore di schierarsi dalla parte della statuetta di quarzo.
Voi fate ragionamenti razionali e probabilmente non sbagliate, quando dite che la ferita non se l'è cercata (nessuno si fa cavare due denti per propaganda, andiamo), ma poi ha deciso di mostrarla per calcolo, risalendo sul predellino per mostrarsi sanguinante alla folla.
Io però, lo sapete che c'era un però.
Io ho fatto tesoro degli insegnamenti di un politico geniale, che ha vinto molte elezioni e che prima di far politica faceva marketing, e che ai suoi esperti di comunicazione raccomandava sempre di pensare al cliente come a un bambino di 11 anni, neppure tanto intelligente. Non è che lui pensasse che i clienti - o gli elettori - son tutti stupidi, no, non era uno di quegli elitisti snob di adesso... però aveva capito che quando si radunano in massa, la loro intelligenza media si attesta intorno a valori abbastanza bassi, e quindi i messaggi andavano semplificati di conseguenza. La cosa, quando l'ho saputa, mi ha colpito molto, anche per via di una bizzarra coincidenza del destino, e cioè che io lavoro coi bambini di 11 anni. Nessuno di loro ha mai votato, e allo stesso tempo (sempre secondo la teoria di questo politico geniale) essi sono lo specchio perfetto dell'elettore medio.
E quindi stamattina lo capite, era impossibile ignorare quel volto verde e tumefatto che gravava sulle nostre coscienze da iersera. E così, neanche a farlo apposta, appena qualcuno ha tirato un oggetto – son cose che capitano, subito è partita la domanda: ma avete visto che è successo a Berlusconi? E la risposta è stata, devo dirlo, un boato. Ma di approvazione: Evvai! (con il conseguente pippone dell'insegnante che deve rispondere Vergogna Non si dice così Violenza No, Violenza Brutta, e tutte le cose che scrive meglio, boh, Francesco Costa).
Direte: sono undicenni, non capiscono niente. Ah, ma se per questo anche quelli che aprono i soliti gruppi su facebook. Il punto interessante è che il boato non era uniforme, ma partiva distintamente dai ragazzi più emotivi e più istintivi... vale a dire quelli che due anni fa, alla stessa domanda: avete visto che è successo a Berlusconi? posta immediatamente dopo la vittoria alle elezioni, avrebbero risposto con lo stesso boato, con la stessa approvazione: Evvai! Forza Silvio!, eccetera.
E allora c'è da chiedersi: come funziona il cervellino dell'undicenne emotivo e istintivo, quello che poi crescendo diventa il perfetto sergente, quello che recepisce vagamente gli ordini della dirigenza e li trasforma in slogan da fare urlare alla curva o alla squadriglia, quello che va seguito perché sennò sai com'è fatto, insomma al limite ti mena. Cosa trasforma ai suoi occhi il beneamato Silvio C'E' in un pugile suonato, un gladiatore ferito da abbattere tra gli sghignazzi? Insomma cosa ha fatto di male SB, un male abbastanza semplice che l'undicenne possa capire? Non ha pulito i cassonetti di Napoli abbastanza in fretta? Non ha salvato il babbo dalla cassa integrazione? Ha venduto Kakà? Cosa? Secondo me niente di particolare. Una sensazione istintiva, vaga, che parla solo all'intuito e che sfugge alla nostra razionalità. E cioè, in pratica, le ha prese.
E le ha prese di brutto, guarda che faccia. E se le ha prese – così ragiona l'undicenne – se le meritava. Ecco, tutto qui, sic transit gloria mundi. Puoi rifarti finché vuoi faccia denti e capelli, ma se accetti di stare a questo pazzo gioco sai anche che basta un solo sasso, un solo souvenir in quarzo, per scompigliare tutto quanto e trasformarti in carne da macello. Sono squali, gli undicenni. Alcuni si fanno anche accarezzare, ma attento a non fargli sentire il sangue.
Se Berlusconi avesse seguito il consiglio di quel geniale politico forse no, non sarebbe risalito su quel predellino. Non avrebbe insistito a mostrare al mondo la sua faccia sanguinante, e sotto il sangue la sorpresa, la genuina amarezza di chi insiste a voler bene a tutto il mondo, e invece metà del mondo no, non gli vuole affatto bene. È una faccia che fa pietà, ma nessuno ti ha mai votato per pietà: in ispecie gli undicenni, che la pietà nemmeno sanno trovarla sul vocabolario.
E quindi secondo me ha sbagliato, stavolta, il geniale comunicatore. Ha voluto mostrare il sangue alla stessa folla che si aspetta sempre un sorriso d'argento e il cerone. Sarà stato uno choc. Ma era inevitabile, è da anni che Berlusconi mette a dura prova la sua security con bagni di folla ad altissimo rischio. Se veramente avesse voluto costruire un serio Culto della Personalità, SB avrebbe capito da tempo l'importanza di mantenere una certa distanza tra sé e il popolo: come i Re Fannulloni, che apparivano in pubblico una volta all'anno, guarivano qualche suddito dalla scrofola (senza toccarlo!) e sparivano nel nulla sacrale da cui provenivano. Ma lui è troppo presenzialista, troppo capocomico per questo. A regnare sul trono si annoierebbe, preferisce raccontare barzellette nel vestibolo.
Ora lo so, qualcuno mi accuserà di considerare cretini gli elettori di Berlusconi. Molto spesso chi scrive queste accuse è un elettore di Berlusconi egli stesso, forse segretamente tormentato dal dubbio (legittimo) d'essere un cretino. Caro elettore di B., vorrei rassicurarti: con ogni probabilità non sei un cretino, il solo fatto che il dubbio ti tormenti (come tormenta me) deposita a favore della tua integrità mentale. Però i cretini esistono, questo almeno lo ammetterai: non sono neanche così pochi, e anche volendo ipotizzare che il loro voto si distribuisca uniformemente (che la cretineria non sia, per così dire, schierata con questa o quella parte politica) comunque è lecito supporre che una quota rilevante di loro abbia votato B. Ecco, quelli forse oggi non sono più berlusconiani di ieri, forse già godono del suo dolore, vanno al bar e dicono che se l'è meritata, e che se non ci avesse pensato quel poveraccio (che tra parentesi, è cretino davvero) ci avrebbero prima o poi provato loro, perché, perché... basta, perché ha stufato, non se ne può più. Io me li immagino così, sai perché? Perché do retta agli undicenni. E credo ancora a quello che disse quel famoso politico... tu certo ne hai sentito parlare... Certo, è brutto pensarla così: ma fidati, funziona.
Cugghiuni+Business
12-12-2009, 00:01Berlusconi, mafie o camorre, raccontiPermalinkPer il prestigio dell'Italia nel mondo
DON PIPPO: Bacio le mani a voi tutti.
Illustrissimi, se siete venuti oggi qui, chi da Mazara, chi da Sidney, chi da Nuovaiorche... è per discutere di qualcosa che sta veramente a cuore a tutti noi, ed è il prestigio dell'Organizzazione.
Ora, illustrissimi, guardiamoci in faccia. Io vado ormai per i cinquanta, almost fifty year old, e sono tra i più vecchi qui. Eppure anch'io, credetemi, non sono mai stato un compare con la coppola e la lupara, che va in giro per i vichi a chiedere “rispetto”...(risate). Quello è cinema, ormai, ed è giusto lasciarlo al cinema... noi non siamo tagliagole, siamo uomini d'affari, e quando parliamo di prestigio, di rispetto, ne parliamo come uomini d'affari, che sanno quanto sia importante, nel mondo degli affari, questo concetto.
Illustrissimi, la nostra Organizzazione ha avuto negli anni degli alti e dei bassi, che non vi riassumo... ma anche nei momenti più difficili, ha potuto contare su qualcosa di inestimabile, qualcosa che non è mai venuto meno... come chiamarlo? “Made in Italy”, se vi va... insomma, nel nostro ambiente essere italiano ha sempre fatto la differenza. Un po' come con le femmine, sì, italians do it better (risatine). Qui c'è gente che viene da tutto il mondo, per esempio don Giggi se non sbaglio adesso sta a... Shenzen, ho detto bene? Che non molti sanno dove sta sul mappamondo, ebbene è una città di sette milioni di abitanti, una Nuovaiorche in mezzo alla Cina, che manco i pechinesi sanno dov'è a momenti... noi invece lo sappiamo, e ci abbiamo don Giggi che fa affari lì. Per dire i cugghiuni che abbiamo – cioè, sicuramente ce li ha don Giggi. Bravo don Giggi (applausi).
Ma anche don Giggi mi deve fare la cortesia di riconoscere che tutti i suoi cugghiuni non sarebbero serviti a niente senza il prestigio che gli derivava dall'essere italiano, dal fatto che quando sei italiano nel mondo degli affari tutti, tutti ti stanno a sentire: le triadi, la Yakuza, i pirati somali, Al Qaeda, tutti quando tocca a noi parlare si stanno zitti e ci fanno parlare, perché siamo l'Organizzazione più famosa del mondo e questa fama, questo prestigio, i filme a Hollivud, ce li siamo conquistati sul campo, col sudore e col sangue nostro e degli infamoni che abbiamo mandato al Creatore (ovazione).
Illustrissimi, io non so quanti di voi facciano affari con la moda... io ci ho lavorato un po', lo sapete... e mi viene spontaneo il paragone. Cioè, anche nel mondo della moda, fino a dieci anni fa, essere italiani faceva veramente la differenza. C'era Armani, c'era Valentino, ma c'erano anche certi inculati qualunque che comunque potevano contare sul rispetto e sul prestigio che gli derivava da un cacchio di cognome italiano. E poi cos'è successo. Ma lo sapete anche voi cos'è successo. Che i grandi vecchi sono invecchiati un po' di più, e i giovani inculati invece di darsi da fare si sono addormentati sugli allori. Non hanno fatto ricerca, non hanno fatto innovazione, hanno stampato il loro bel cognome italiano sul profumo e sulla mutanda, e hanno pensato che tutti in America o in Cina o in India avrebbero fatto sempre la fila per comprarsi il parfum o la mutanda italiana. Un po' di soldi li hanno anche fatti (ne abbiamo fatto più noi taroccandogli profumi e mutande, ma questo è un altro discorso), però nel medesimo hanno perso il loro prestigio. E ora nessuno li rispetta più come stilisti, al massimo come venditori di mutande. Ecco, illustrissimi, io mi sono posto questo problema: non è che corriamo il rischio di finire così? (brusio) Lo so, non è piacevole essere paragonati a degli inculati (risatine), però sul serio, io ho la sensazione che il problema c'è. Ed è una sensazione che è diventata più forte qualche mese fa, quando ne ho parlato con don Christopher, di Wellington, Nuova Zelanda. È qui alla mia destra.
DON CHRISTOPHER: Bacio le mani a voi tutti illustrissimi.
DON PIPPO: Ebbasta con queste formalità, andiamo. Allora, Don Chris è una persona formidabile, che ho avuto il piacere di conoscere in tenera età, anche perché, se non sbaglio, ti ho tenuto a battesimo, no?
DON CHRISTOPHER: Era la prima Comunione.
DON PIPPO: Vabbè, vabbè. Don Christopher ha trent'anni ed è il delegato dell'Organizzazione per la macroreggione Oceania – Sudest asiatico. Segno evidente che i cugghiuni ce li ha anche lui, mmm? Ecco, due mesi fa è stato a un summit internazionale a Wellington a... Koala Lumpur, dico bene? Eh, Malesia, quei posti lì. Ma spiegalo tu, che te ne intendi meglio.
DON CHRISTOPHER: Era un meeting internazionale di dealer, promosso dall'organizzazione leader del mercato indonesiano-malesiano.
DON PIPPO: Un mercato che vale...
DON CHRISTOPHER: Mah, approssimativamente... qualche centinaia di miliardi di euro.
DON PIPPO: Ecco, no, perché secondo me c'è ancora chi è rimasto ai tigrotti di Sandokan con l'anello al naso... qualcuno crede che vivono sulle giunche in quei posti lì, altro che giunche, non so se sapete che il grattacielo più alto del mondo ce l'hanno i malesiani, e i malesiani che vivono nel grattacielo più alto del mondo secondo voi non pippano? Pippano, pippano, hanno bisogno di colombiana anche loro. Quindi è evidente che è un mercato che c'interessa.
DON CHRISTOPHER: Noi abbiamo il know-how, però non siamo i più convenienti.
DON PIPPO: Perché ci piace fare le cose per bene. Però adesso io non è che vogliamo annoiarvi coi tigrotti della Malesia. Vorrei solo che don Cristopher ci raccontasse com'è andata a Kuala Lumpur.
DON CRISTOPHER: E' stata un'esperienza allucinante. Allora, io premetto che sono nato a Wellington, NZ e di cose italiane ho davvero poca esperienza... sarà anche un limite mio, però... i giornali italiani li leggo poco e... li capisco poco. Quindi arrivo nell'albergo senza sapere niente, è un albergo in mano all'organizzazione locale e quindi mi devo fidare, do il nome, entro in camera e mi trovo accucciate sul letto due bambine cambogiane che non arrivavano a vent'anni. In due, voglio dire. (Espressioni di disapprovazione e genuino disgusto).
DON PIPPO: E cos'hai fatto a quel punto.
DON CRISTOPHER: Mah, quello che avrebbe fatto chiunque di voi illustrissimi. Sono immediatamente uscito dalla stanza, e dal lounge ho telefonato che così non andava, non andava assolutamente, che non avevano capito con chi stavano trattando, e che venissero a riprendersi le tipe immediatamente (Bravo! Così!) Si sono scusati, hanno detto che non sarebbe più successo, e che era una questione di cinque minuti. Io ho aspettato dieci, e poi sono risalito nella stanza
DON PIPPO: E cos'hai trovato.
DON CRISTOPHER: Un transessuale tailandese (risate).
DON PIPPO: No, no, signori... illustrissimi volevo dire illustrissimi, no, qui non c'è niente da ridere. Un meeting per discutere di business importanti, e ti trattano così... come un maniaco sessuale... adesso, ma lo vedete don Cristopher? A me sembra un ragazzo a modo, elegante, colto, parla anche un bellissimo italiano anche se in Italia non c'è mai stato... ma cos'è questa cosa che improvvisamente se un italiano va a un meeting lo trattano da maniaco sessuale? Quand'è cominciata questa cosa (mormorii)? Signori, guardate che il problema sta qui. È un problema di prestigio.
DON CHRISTOPHER: Sì, e se posso dire la mia...
DON PIPPO: Ma certo, dilla, dilla
DON CHRISTOPHER: E' anche un problema di business.
DON PIPPO: Ma soprattutto è un problema di business. E infatti, poi, il meeting com'è andato?
DON CHRISTOPHER: Non mi hanno praticamente fatto parlare (mormorii di disapprovazione). C'erano dealer filippini e colombiani. C'era pure un rappresentante peruviano e lo hanno fatto parlare. C'erano un paio di triadi della zona di Canton, che fra parentesi, don Giggi, le porto gli omaggi del signor Xu Chang.
DON PIPPO: Ora faccio l'avvocato del diavolo: magari tu sei un ragazzo, dovevamo mandare uno più anziano, affidabile...
DON CHRISTOPHER: Don Pippo, io sono a disposizione dell'Organizzazione, però vi devo dire che lì ero il più vecchio. Tutti sotto i trenta. È un mercato molto dinamico.
DON PIPPO: Forse che non sai bene le lingue...
DON CHRISTOPHER: Please, don Pippo. Ho una laurea a Princeton in lingue orientali, e mi mandate a dei meeting con gente che non ha la licenza elementare. I colombiani si esprimevano in spagnolo e a gesti, e la commessa l'hanno vinta loro.
DON PIPPO: E allora, Don Chris, spiegaci 'sto fatto a tutti quanti. Com'è che non ti hanno fatto parlare.
DON CHRIS: Mi hanno tenuto per ultimo prima del coffee-break e mi hanno chiesto... io non so se dirlo, don Pippo.
DON PIPPO: Dillo, Chris. È importante.
DON CHRIS: ...se sapevo qualche funny joke.
DON PIPPO: Qualche barzelletta.
DON CHRIS: Di quelle sporche.
DON PIPPO: The nasty ones.
DON CHRIS: Mi facevano ammicchi, risatine... l'ospite mi ha chiesto se mi era piaciuta la “sorpresa in camera”... eccetera.
DON PIPPO: Illustrissimi, io non so... qui abbiamo un caso che secondo me è molto più grave di un affare perso. Abbiamo dei fetentoni, venuti su dal niente, in Paesi che fino a trent'anni fa le cartine geografiche avevano schifo a rappresentare... uomini di nulla che il mestiere lo imparano dai film che hanno fatto su di noi... e di colpo ci trattano da pagliacci. Da maniaci. Ora io mi chiedo: magari la colpa è nostra. Magari sono i nostri uomini che non si meritano più il rispetto dei loro genitori. Vedo Don Christopher, a cui l'organizzazione ha pagato gli studi migliori, un ragazzo elegante, di cultura, capace, e mi dico: magari non ho capito niente, magari è un povero cugghiune che non sa farsi rispettare. Ma me lo dovete dire anche voi: pensate che il problema sia don Chris? Pensate che non meriti il rispetto del mondo del business?
E allora, visto che siamo tutti uomini d'onore, qui, me lo dovete dire con franchezza: quello che è capitato a don Chris in Malesia è un caso isolato? O non sono successe cose del genere anche a voi, in giro per il mondo, negli ultimi mesi?
E insomma, signori, secondo voi qual è il problema? In pochi mesi gli uomini dell'Organizzazione più rispettata in assoluto del mondo diventano dei pagliacci. E perdono gli affari, perché è sempre di questo che stiamo parlando, di affari. Allora vi chiedo: secondo voi cos'è successo negli ultimi mesi? Rimango in ascolto.
DON CALOGERO: Don Pippo, posso parlare?
DON PIPPO: Ci mancherebbe, ne hai facoltà.
DON CALOGERO: Don Pippo, noi siamo giovani, ma comunque maggiorenni e vaccinati, e quindi si è capito dov'è che si vuole andare a parare. Però, don Pippo, io vengo dalla Sicilia, non so se si ricorda, quell'isola triangolare...
DON PIPPO: Don Calò, questa ironia...
DON CALOGERO: Mi lasci finire, don Pippo, perché io vi ho ascoltato e vi ho anche capito, don Pippo, e lo so che c'è un problema. Insomma, è su tutti i giornali.
DON PIPPO: Di tutto il mondo.
DON CALOGERO: Insomma, il vecchio è fatto pazzo di viagra, sragiona, va alle feste di minorenni, ammicca alla regina Elisabetta, fa il cugghiune con Michelle... le abbiamo viste tutti queste cose. Siamo venuti per parlare di questo?
DON PIPPO: E per trovare una soluzione. Perché questo vecchio fatto pazzo di viagra, come dite voi don Calò, è diventato il rappresentante del made in Italy nel mondo, e questo fatto ci danneggia, ci danneggia molto, ci fa perdere qualche milione di euro al giorno, don Calò, e noi come organizzazione, abbiamo sciolto creaturine nell'acido per molto meno.
DON CALOGERO: E con questo cosa mi volete dire, don Pippo, che dobbiamo sciogliere pure a lui?
DON PIPPO: Naturalmente no...
DON CALOGERO: Perché non si può fare! E ci sono accordi precisi!
DON PIPPO: Gli accordi, don Calò, gli accordi... se poi li andiamo a vedere... li avrebbe dovuti rispettare lui per primo... mentre se mi ricordo bene, per esempio, il 41bis...
DON CALOGERO: Don Pippo, con tutto il permesso... ma che minchia ci frega del 41bis a noi... di quei mammasantissima in isolamento, coi loro pizzini medievali... ma che se ne stiano a farsi i loro criptogrammi colla bibbia, cosa minchia ce ne dovrebbe fregare a noi... io sto parlando business, come voi. Ospedali. Cantieri. Sto parlando di cose tangibili, come... il ponte sopra il cacchio di stretto (risate). Sì! Perché qui c'è gente che non crede nell'innovazione, nel coraggio per i progetti che sfidano il... voi volete tornare ai pastori coi pizzini, è questo...
DON PIPPO: Don Calò, io non dubito... in Sicilia siete tutti avvedutissimi uomini d'onore, e se avete voluto sostenere il... papiminchia (risatine) senz'altro ci avevate il vostro interesse. Però qui proprio perché non siamo medievali, bisogna cominciare a vedere la cosa globalmente, e globalmente il papiminchia è, per lo stato attuale dei nostri affari, un rugosissimo e puntuto pruno su per il pertugio del culo. (Risate e applausi) Ragione per cui la quale... ragione per cui la quale... è tempo di discutere un'exit strategy.
DON CALOGERO: La fate facile, voi.
DON PIPPO: E insomma, don Calò, siamo nel duemilaenove, non ci sono mica più i comunisti, andiamo. Un po' di alternanza fa bene a tutti. Pensate che ho votato Obama anch'io, sì, quella melanzana, mi piaceva e me lo sono votato, embè? Non lo riuscite a trovare un altro partito da votare?
DON CALOGERO: Ma non è una questione... voi forse siete assenti dall'Italia da un po' di tempo, don Pippo, e non avete presente... cioè noi i distretti elettorali in Sicilia li controlliamo abbastanza bene e ci possiamo inventare un partito anche domani, ma lui vince in Lombardia, in Veneto, perché le elezioni qui si vincono con le televisioni, e le ha tutte lui.
DON PIPPO: Un altro buon motivo per ridimensionarlo un po'... ma non c'è anche Murdoch? Possiamo fare pressione...
DON CALOGERO: Murdoch in Italia non ha lo spessore...
DON PIPPO: Ho capito. Insomma, è diventato più potente di noi.
DON CALOGERO: Don Pippo, purtroppo sì.
DON PIPPO: Però noi non è che possiamo starcene qui a ridacchiare mentre lui ci sputtana tutto il prestigio degli italiani all'estero. Qui dobbiamo cominciare, se non altro con gli avvertimenti. Chissà, può anche darsi che da quell'orecchio ci senta.
DON CALOGERO: E' molto rintronato.
DON PIPPO: Questo lo vediamo. Cominciamo a fargli pressione. Qualche infamone che lo tira dentro a un'inchiesta... non riusciamo a trovarne uno?
DON CALOGERO: Don Pippo, io di infamoni ne trovo a centinaia, voi dite e io ve li preparo. Ma dovete capire che il papiminchia, come lo chiamate voi, sul piano processuale ha due cugghiuni degni dei meglio nostri.
DON PIPPO: E vabbè, di cosa lo avranno mai accusato? Corruzione, falso in bilancio, briciole... tiratelo dentro in una strage terroristica. Non avete delle stragi a mano?
DON CALOGERO: Qualcuna... ma roba vecchia... primi anni Novanta.
DON PIPPO: Perfetto. Tiratelo dentro. Vediamo come reagisce.
DON CALOGERO: Ma don Pippo, sono cose vecchie, di quando ancora comandavano i pastori, coi loro pizzini incomprensibili, e quindi nessuno sa veramente come sono andate le cose... voglio dire che a sparare una cosa del genere...
DON PIPPO: Sì?
DON CALOGERO: Noi per assurdo potremmo anche azzeccare una verità.
DON PIPPO: Una verità? Noi?
DON CALOGERO: Potrebbe anche darsi.
DON PIPPO: E vabbè, don Calogero, una verità, in mezzo a tante bugie, che differenza farà mai?
DON CALOGERO: Voi disponete, don Pippo.
DON PIPPO: Dunque, se siamo d'accordo, io passerei al secondo punto all'ordine del giorno, che è: riscaldamento globale. Allora, io non so se sapete la cifra che ogni anno stanziavamo globalmente agli istituti di ricerca perché minimizzassero il problema, bene, soldi buttati via, ormai è chiaro che i ghiacci si sciolgono, ci crede anche quell'omminicchio di George W. Bush. Dunque io proporrei di risparmiare quella cifra e investirla in energie rinnovabili... è inutile che facciate quella faccia, è business, bisogna pensare anche ai nipoti, e qui se la California va sott'acqua ci perdiamo triliardi di fatturato, insomma il mondo è una cosa troppo complessa per lasciarla salvare ai governi, bisogna che ci si metta la mafia e che ci si metta seriamente...
(Light my way)
10-12-2009, 01:53Berlusconi, manifestaiolismiPermalinkConosco persone, e neanche poche, dispostissime a indossare uno straccetto di qualsiasi colore, e a tenerlo per mesi e mesi, prima di lasciar perdere. Basta che li si informi che da qualche parte c'è un regime totalitario, una minoranza in pericolo, una democrazia da importare. E che sia un posto lontano, naturalmente. Perché mettersi uno straccetto arancione per la Birmania, sì: ma qualcosa di viola contro Berlusconi, eh no: troppo facile, troppo cheap, populista, oppure snob, in ogni caso fuori luogo. Ecco, a questi vorrei chiedere, semplicemente, perché. A parte la banalità di essere nata in Italia (e su Facebook, poi), perché questa onda viola non dovrebbe meritare la nostra simpatia? Sul serio, perché i verdi di Teheran sì e i viola di Roma no?
Dite che non fanno proposte concrete. Ma vi siete letti la piattaforma dei verdi iraniani, o degli arancioni birmani, o dei tibetani? Sono concrete, realistiche le loro proposte? I viola sono populisti, dite. A parte che mi basterà svoltare l'angolo per sentire l'accusa opposta (“elitari”); ma il populismo lo fanno i leader che assecondano i bassi istinti del popolo. Ce l'hanno i viola un leader? Non ancora, non necessariamente. Non sono populisti: i viola sono popolo. Un pezzo, non tutto, ci mancherebbe: ma popolo, né più né meno di altri. Sì, magari un popolo un po' più colto di quello che frequenta il Motor Show. Ci avete dato un'occhiata al Motor Show? Perché non è più pieno come una volta. La piazza viola invece sì: non ho la minima idea di quanti fossero, ma erano in tanti.
L'antiberlusconismo esiste. È più vitale che mai. Riempiva i palazzetti nel 2002 e riempie le piazze otto anni dopo. Non è una corrente demagogica animata da questo o quel capopopolo. Esisteva prima di Nanni Moretti, senza Pancho Pardi, senza Beppe Grillo, domani esisterà senza Di Pietro, senza Travaglio. È abbastanza normale che questi e altri signori, più o meno in buona fede, si appendano all'antiberlusconismo per vendere un libro, un dvd, un giornale, milioni di biglietti. È un ottimo segno, dove va il popolo ci sono sempre i chioschi di caldarroste e prima o poi arriva anche il tizio un po' matto che cerca di venderti la biowashball. Ma se vi siete messi in testa che l'antiberlusconismo sia un'adunata d'imbecilli montata dai venditori di biowashball, non avete capito molto degli italiani. Forse pensavate che bastasse capire tre leghisti a Varese, un paio di fascisti all'Esquilino, due gay al Grande Fratello – ehi, aspettate, gli antiberlusconiani sono più dei leghisti. Sono più dei fascisti. Più dei provinati al GF. Gli antiberlusconiani si meritano almeno lo stesso rispetto si tutte le minoranze antropologicamente interessanti.
L'antiberlusconismo c'è. È superficiale, dite. Sarete profondi voi. Io nell'antiberlusconismo ci trovo una stratificazione che nelle mozioni pd, francamente, mah. C'è un sano riflesso giustizialista che non deve sfociare necessariamente nel forcaiolismo. C'è l'avversione, più che giustificata, per chi ha costruito un impero mediatico sul malaffare. Una richiesta di democrazia e pluralismo; uno sguardo all'Europa, perlomeno a quei Paesi dove un Berlusconi sarebbe inammissibile. Ci sono cose di destra e di sinistra e non fanno affatto a pugni, anzi in un qualche modo si armonizzano e lasciano intravvedere una sintesi; al punto che sull'antiberlusconismo si potrebbe anche mettere in piedi un nuovo arco parlamentare, un nuovo patto. Non si possono costruire identità in negativo? La solita domanda: in che Italia vivete? La mia è nata antifascista e per molti anni se l'è cavata decentemente. L'antiberlusconismo è un antifascismo aggiornato ai tempi, io lo sostengo.
Certo, quando si incarna in un moto di piazza può avere dei risvolti volgari – mai volgari quanto il leghismo. Perché l'antiberlusconismo è viscerale, anche se circola nel ceto medio; però non si è mai capito perché le cose viscerali al governo vadano interpretate, comprese, studiate, e le cose viscerali all'opposizione liquidate con questo ossimoro stucchevole del populismo snob. L'antiberlusconismo non è né populista né snob, è una semplicissima e comoda bandiera, e come bandiera è molto più elegante di quelle che abbiamo visto in questi anni. Anni nei quali non sempre gli antiberlusconisti sono stati lucidi... mentre altri, lucidi, non lo sono stati proprio mai.
L'antiberlusconismo è una minoranza. E siamo daccapo: anche i verdi di Teheran non sono propriamente la maggioranza del popolo, embè? La loro lotta non è l'unica giusta? Dicono che l'antiberlusconismo non si pone i veri problemi. Ma non è vero: tra antiberlusconiani si parla di giustizia, di democrazia, di pluralismo, diritto al lavoro... ancora, sono più o meno le stesse monete correnti di tutti i partiti. C'è questa piccola differenza, nel far rimarcare tra tutte la priorità di mandare via il Moloch. Vi sembra ingenua? A me sembra ingenuo pensare di poter parlare di giustizia mentre un delinquente è al governo coi suoi avvocati. Mi sembra ingenuo parlare di pluralismo quando lo stesso delinquente fa e disfa giornali e telegiornali nazionali. Mi sembra ingenuo far finta che non esista, semplicemente. Mi differenzio dai viola solo in questo, che a me le dimissioni non bastano. L'unica soluzione mi sembra ormai il 25 luglio: carabinieri, manette, camionetta e sequestro immediato dei beni. Toglierlo dal governo e lasciargli tutti gli strumenti di propaganda non funziona, abbiamo già provato due volte: e del resto anche Mussolini, se gli avessero lasciato l'Eiar, non si sarebbe fatto appendere così facilmente.
Dicono che invece di criticare Berlusconi bisognerebbe avanzare proposte concrete... Ma a Teheran direste le stesse cose: non bisogna criticare Ahmadinejad, ma avanzare proposte concrete? Cioè, sfilare in piazza con striscioni che parlano di libertà e diritti fingendo che non esista il blocco di potere del Partito di Dio? Ma sul serio, ce l'avreste la faccia di proporre una cosa del genere a Teheran? O a Rangoon? O a Lhasa? O in qualsiasi altro luogo un po' esotico? E allora qual è il problema dell'opposizione in Italia? Perché non si può riconoscere nell'opposizione a un personaggio che veramente, platealmente, incarna tutto il peggio dell'Italia?
E guardate che nessuno, davvero, nessuno crede che una volta saltato il Tappo i problemi finiranno. No, sarà solo l'inizio. E se non stiamo attenti, dopo sarà persino peggio: ci sono sinistri rumori in sottofondo, c'è gente odiosa che scalda i motori. Ma il fronte adesso è quello: non ci sarà mai né meglio né peggio, finché l'Italia gira intorno a Lui. E no, non siamo stati noi a fargli girare l'Italia intorno.
Se ne deve andare. Certo, non se ne andrà con una chiassata in piazza: e quindi? Anche in questo caso: perché a Teheran comunque vale la pena di chiassare e a Roma no? L'unica vera differenza che mi viene in mente, è che a Teheran dopo un po' ti sparano ad alzo zero. Ma anche a Roma, tempo al tempo. Ecco, forse allora i viola avranno la vostra solidarietà. Sapete che vi dico: possano non averne mai bisogno.
Vorrei ringraziare chi è andato a Roma, e scusarmi se ho un po' snobbato l'iniziativa. Il berlusconismo potrà durare un altro secolo, e i nipotini pensare cose orribili di noi, ma l'onore si salva giorno per giorno, e l'altro giorno siete stati bravi. Grazie ancora.