Il leghista di bronzo più perenne

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Lo so che probabilmente non è né il luogo né il momento, ma in fondo all'Unità mi hanno sempre lasciato scrivere tutto quello che volevo, e stamattina voglio scrivere qualcosa che mai avrei immaginato: un elogio a Matteo Salvini, leghista infaticabile.

E dire che di tutti i leghisti era quello che a pelle sopportavo di meno. Forse perché suo coetaneo, ero portato a sottostimarne la consistenza. Mi indisponeva soprattutto quel suo eterno corruccio da malmaturo, provato e riprovato allo specchio: quella smorfia da camionista incazzato al bar, lui che in realtà veniva da un liceo classico e che probabilmente capiva più il greco antico che certi dialetti bergamaschi. Quando era europarlamentare davo per scontato che non riuscisse a capire dove si trovava e perché: amavo immaginare lui e il suo collaboratore Franco-fratello-di-Umberto Bossi che vagavano per Bruxelles senza riuscire a decifrare la mappa bilingue della metro, con grande scorno dell'Europa delle Regioni. Tutti pregiudizi, i miei, tutti parti dell'invidia. C'è voluta una congiuntura mondiale, il crollo del berlusconismo e l'esaurimento del bossismo, perché me ne accorgessi. Del resto è nella tempesta che si vedono i veri capitani, e Matteo Salvini questo è, un capitano coraggioso che non lascerà la Lega finché non sarà salva l'ultima donna, l'ultimo bambino, e poi calerà a picco con lei - ma non è detto.

Non è affatto detto. Gli ultimi sondaggi, vatti a fidare, dicono che regge sul sette per cento. Davvero niente male per un partito terremotato. Le ragioni della tenuta le hanno messe per iscritto in tanti: la Lega ha uno zoccolo duro, la Lega ha sempre un piede nell'antipolitica, la Lega non si è sporcata col governo Monti eccetera. La Lega, aggiungo io, può contare su cavalli di razza come Salvini, che in questi giorni in tv ci sta mettendo la faccia senza mollare, non indietreggiando davanti al ridicolo, regalando al suo partito performance assolute come quella di ieri da Giletti... (continua sull'Unità, H1t#123, speriam bene).

Gothenburg_Wreck

Elogio del leghista Salvini










Di fronte al tiro incrociato di qualunquisti e governativi, Salvini si è messo in faccia la solita smorfia e ha tirato dritto coi suoi soliti slogan, ormai dei mantra, ma perdio, funzionano. I-Leghisti-Che-Sbagliano-Pagano-Due-Volte. Cosa significhi non si sa, per ora non ha pagato niente nessuno, ma ormai quando lo dice ci credo anch’io. Congeliamo-La-Rata-Dei-Finanziamenti, una cosa tecnicamente impossibile, ma nessuno in sala osa farlo presente. La grande sceneggiata di Bergamo, nel suo racconto, è già Storia, è già Mito: una sala della Pallacorda, un soviet supremo, una cerimonia di purificazione, solo i leghisti sono capaci di spazzare via lo sporco dai loro vertici; forse perché solo i leghisti sanno dove si comprano ancora le vecchie scope di saggina (geniali! Per favore, politici italiani, licenziate tutti i comunicatori che vi tengono aggiornati gli inutili profili twitter, e assumete il leghista che ha avuto l’idea di sprayare la Ruota delle Alpi sulla scopa di saggina).
Mentre capitan Salvini lotta con tutte le sue forze sul ponte mediatico, in cabina di comando regna il caos. Il padre annebbiato del Trota blatera di complotti e minaccia di portarsi via il simbolo (sai che perdita: i leghisti un simbolo se lo reinventano in tre settimane, non sarebbe la prima volta). Maroni gongola troppo per tenere in mano il timone, Tosi sta già calando le scialuppe ché non si sa mai. In futuro sapremo se liquidare come unico capro espiatorio una signora che è al fianco di Bossi da sempre, e che sa tutto di tutti, sarà stata la manovra geniale che a prima vista non sembra. Forse alla fine la Lega colerà a picco, perché in realtà di manovratori capaci non ne ha molti. Ma sul piano della comunicazione, giù il cappello: c’è tantissimo da imparare.
Ieri da Giletti c’era anche un’esponente del PD a fare da sfondo all’eroico Salvini. Non importa quale; non ha fatto una figura altrettanto memorabile e non era nemmeno previsto che la facesse. Nemmeno il Veltroni dei giorni migliori, nemmeno un redivivo Berlinguer riuscirebbero ad apparire convincenti in questo momento, se l’ordine di scuderia è difendere i rimborsi elettorali a pioggia e la riformina proposta di concerto con UDC e PDL. Onore a chi ci prova, ma davvero l’impresa è impossibile. Tanto che ci si domanda se ne valga la pena.
Va bene, non facciamo i qualunquisti. La storia la sappiamo. Il PD non è un partito azienda, né un movimento d’opinione; è un partito di quadri, che non vivono solo della parola di Dio o di Bersani. La contrapposizione ventennale con Berlusconi non consentiva di andare per il sottile in materia di finanziamenti: il nemico era un tycoon, bisognava arrangiarsi. Ma c’era modo e modo, e Lusi probabilmente non è stato l’unico ad approfittarne. È andata così: però è inconcepibile che quella faccia di bronzo di Matteo Salvini dia lezioni al PD. È imbarazzante che Renzo Bossi, dimettendosi, mostri la via a Filippo Penati. Non è una questione di correttezza, non è una questione morale: è una pura e semplice questione di comunicazione. Quelli hanno scialato molto più di noi, ma ne stanno uscendo a testa alta, o perlomeno ci provano. Il PD è l’unico partito che si faceva controllare i bilanci, e in questi giorni si sta presentando come il difensore dei privilegi della casta partitocratica. C’è qualcosa che non va. Forse ci manca qualche faccia tosta, ma tosta veramente. Come quella di un Salvini. http://leonardo.blogspot.com
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Scopa ciula scopa

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La scopa di Damocle

A questo punto della settimana magari vi siete un po' rotti di ascoltare discorsi sui malvagi leader leghisti disonesti che hanno deluso i militanti innocenti, i fieri attivisti che ce l'hanno ancora duro e puro. Vi va di sentire un'altra campana, magari un po' stonata come certe squille lombarde dal battacchio fesso? Ecco, secondo me la questione morale leghista non esiste. Secondo me ai militanti leghisti non gliene è mai fregato niente che un Bossi o una Mauro o un eventuale Calderoli s'intascassero qualche rimborso o qualche mazzetta qua e là. Niente. Meno che zero. Io la penso così, anche perché l'alternativa è ritenerli tutti imbecilli, gli Elmi, dal primo all'ultimo: non dico che non ce ne siano in discreta percentuale, in fondo in molti distretti dell'Alta Italia è un prodotto tipico; ma tutti ciula, tutti mona, i leghisti, no.

Eppure è un po' quello che in questi giorni si lascia intendere: vuoi per semplificazione giornalistica, vuoi per razzismo, vuoi perché talvolta agli stessi leghisti conviene recitare la parte dei tramortiti (guarda per esempio Bossi che alibi perfetto si è trovato). E così è da due settimane che ci raccontiamo che all'improvviso si è scoperto che la Lega ruba, ooooh! Siamo nati ieri, ci siamo dimenticati della CrediEuroNord, dell'Enimont, di qualsiasi pendenza giudiziaria di Bossi & co. Siamo nel 1992, stiamo tutti risparmiando le monetine per poi tirarle a Bettino Craxi. E facciamo finta di non ricordare che anche con Craxi andò così: tutti sapevano, tutti lasciavano fare, finché ad un tratto tutti si stancarono, tutti cascarono dal pero. Ma Craxi non cadde perché rubava. Aveva rubato per tanti anni e la gente ci scherzava su: alcuni persino orgogliosi dello stile che ci metteva, del decisionismo sbarazzino con cui ci sifonava. Craxi cadde perché a un certo punto gli italiani si resero conto che come ladro aveva fatto il suo tempo, che non era più un fattore di rinnovamento; il muro di Berlino era caduto e si voleva provare l'alternanza tra ladri di schieramenti diversi; magari controllandosi a vicenda avrebbero rubato meno, chi lo sa! Proviamo! E Craxi non voleva, Craxi diceva agli italiani non votate il referendum, andate al mare, Craxi da ladro internazionale e innovativo era all'improvviso diventato un reazionario brigante borbonico, e a questo Ghino di Tacco retrivo gli italiani dissero no! Al mare vacci tu. E non tornare più. Certo, la magistratura diede una mano, ma a volte, senza offendere, la magistratura italiana assume le movenze di quel tipo di bestia che prima di attaccare controlla che la preda sia già moribonda. Con Craxi andò così. Con Forlani andò così. Con Berlusconi no, Berlusconi moribondo non lo è nemmeno adesso. Con Bossi e il cerchio magico, invece...

La notizia non è che siano ladri. O pensate che il leghista fino a due settimane fa considerasse Renzo Bossi un infaticabile lavoratore e un brillante studente, fiore della meritocrazia insubre? Il leghista non è un abitante della luna, il leghista in fin dei conti è un italiano. Un arci-italiano, che in quanto tale tende a fottere lo Stato nella misura delle sue possibilità: se ha una fabbrica evade, se ha un'attività non fattura, se non ha niente si arrangia a non pagare le multe, l'importante è fottere qualcosa alla collettività. Uno così fino a sei mesi fa secondo voi si poneva il problema della dichiarazione dei redditi della famiglia Bossi? Che i Bossi suggessero risorse dello Stato era quasi doveroso, un ossequio allo spirito antistatalista e anarcoide del movimento. E se il senatur cominciava a essere troppo suonato per fregare, che almeno fregasse il figlio! E la moglie! E la badante! Quello che è successo negli ultimi sei mesi non è un'improvvisa riscoperta dell'insussistente etica leghista. Semplicemente, dall'ultimo raduno di Pontida in poi, i militanti si sono resi conto che Bossi è alla frutta. Fisicamente, non moralmente. Le avvisaglie si erano avute con la surreale avventura dei ministeri a Monza - intendiamoci, all'inizio la storia poteva avere un senso: nel momento in cui si scopriva il bluff del federalismo fiscale, bisognava trovare un diversivo, alzare l'asticciola delle rivendicazioni localiste, e quindi perché non spostare qualche ministero. Il problema è che invece di trasformare la richiesta in un semplice slogan, magari da portare in campagna elettorale, i leghisti quelle sedi le hanno volute aprire davvero: si sono visti un bluff da soli, indizio lampante di scarsa lucidità. Poi Pontida, il leader che raglia cose incomprensibili, un supplizio. Infine, lo scorso inverno, la figuraccia con Maroni, prima dichiarato indesiderato e poi frettolosamente recuperato. A questo punto la base aveva tutti gli elementi per formulare un giudizio preciso: mancava una scusa per liquidare il cerchio magico, e questo tipo di scuse in Italia la magistratura te le trova sempre, con un tempismo che a volta fa paura. Perché alla fine rubano tutti: però, in un qualche modo, quelli che rubano di più o più sfacciatamente, e che finiscono nei guai, sono quasi sempre i politici decotti.

Viene il sospetto che questa assurda legge, i rimborsi elettorali forfettari a fondo perduto, ce la siamo scritta così proprio per questo. Così siamo sicuri che rubano tutti: così, quando ci stanchiamo di uno o di un altro, la scusa per liquidarlo la troviamo in mezza giornata. Di sicuro è uno che ruba: se non ruba lui, ruba la sua compagna; o il figlio, o il tesoriere, qualcuno nei pressi che ruba c'è sempre: come potrebbe essere altrimenti, abbiamo innaffiato soldi dappertutto. I nostri rappresentanti hanno carta bianca: se non vogliono rendicontare le spese, pazienza: in compenso sanno di avere tutti una spada di Damocle placcata 24k sulle loro teste. Appena ci annoiano, appena ci infastidiscono, appena ci convincono di non essere più interessanti nemmeno per un siparietto a Ballarò, zac, sei un ladro, fuori dai piedi. E per una mezza giornata ci sentiamo anche dei severi censori, con la nostra brava ramazza in mano. Mandrie di ciula, questo siamo. Leghisti o no - non è un prerequisito necessario, no.
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Elmo 2 la Vendetta

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Stavo cercando di capire che differenza c'è tra Bossi e Sarah Palin, a parte il fatto che lui non tira agli alci (ma perché non ci ha ancora pensato) (sssst che se gli viene in mente poi addio stambecchi dello Stelvio). Per il resto, a furia di parlare di fucili di qua e di pallottole di là, siamo fortunati che qui da noi finora nessuno lo ha preso davvero sul serio, no?


Speriamo bene. Grazie leghista per non tirare al cachemire è sull'Unita.it e si commenta qui. (Oppure qui).

Carissimo ELMO (Elettore Leghista Medio Operaio), come stai? È da tanto tempo che non ti scrivo. Ma alcuni fatti degli ultimi giorni, apparentemente slegati tra loro (la cimice di Bossi, il cachemire di D'Alema, la strage in Arizona) mi hanno fatto pensare a te. 

Nei prossimi giorni si parlerà molto
 di come un certo tipo di propaganda possa istigare al crimine. Prendi Tucson. Il pazzo che ha sparato nel mucchio con un'arma a ripetizione, come un pessimo cacciatore, non era poi così pazzo da non saper scegliere la sua preda. La parlamentare Gabrielle Giffords era in una “hit list”, una lista di obiettivi da abbattere (in senso figurato ovviamente), sul sito della leader conservatrice Sarah Palin, un'altra che ha il grilletto facile. Forse il suo attentatore non ha fatto che confondere senso letterale e senso figurato, come capita ai bambini e a chi è considerato incapace di intendere e volere. Ma la retorica barricadera di personaggi come la Palin può essere considerata in qualche modo responsabile? 

Almeno in Italia non abbiamo personaggi così.
 Con tutti i problemi che abbiamo già... L'unico politico ad aver parlato con una certa frequenza di fucili e pallottole, negli ultimi vent'anni, è il tuo leader. Eppure non ce ne siamo mai preoccupati troppo, anche quando parlava di migliaia di "martiri" padani e i suoi uomini portavano i cappi in parlamento. E lo sai perché? Perché in fin dei conti abbiamo fiducia in te, Elmo. Ti abbiamo dato del razzista, e forse lo sei. Ma non abbiamo mai pensato a te come un assassino. E guarda che in Italia di fanatici assassini ce ne sono stati, a destra, a sinistra e in altri luoghi non chiari. 

Ma a un terrorismo di matrice leghista no,
 non abbiamo mai voluto pensare. Del resto in vent'anni l'unica cosa che mi viene in mente è quel commando di Serenissimi che occupò il Campanile di San Marco con un trattore travestito da carro armato – in un primo momento liquidati come una banda di mona dal Senatur, che poi si impietosì e organizzò anche fiaccolate per la loro liberazione. E questo per ora sarebbe tutto – no, aspetta, c'erano anche le famose ronde padane, che quando furono lanciate sembravano a tutti (anche a me) l'anticamera dello squadrismo, ma poi sono più o meno scomparse nel nulla. 

La sensazione, caro Elmo, 
è che tu sia molto meno guerriero di come i tuoi leader amano raffigurarti. Può darsi che un certo tipo di violenza verbale non ti dispiaccia (qualche giorno fa su Radio Padana si esultava per le ferite riportate da Nichi Vendola cadendo dalle scale), ma è più un modo di sfogare la rabbia che di eccitarla. Certo, il tuo leader continua a lasciar intendere che tu mordi il freno, che non ne puoi più, che vuoi il federalismo subito o non sarai più responsabile (anzi: lui non sarà più responsabile) delle tue azioni. E tu, se il gioco delle parti lo prevede, sei anche disponibile a fare la faccia feroce. Magari a scendere su Roma, con o senza elmo di cartapesta: una cosa rapida, però, e sabato possibilmente: che domenica c'è la partita e lunedì... sveglia alle sette. 

D'altro canto, carissimo Elmo, 
negli ultimi mesi probabilmente anche tu devi aver perso il conto di quante volte Umberto Bossi ti ha chiamato alle armi, per poi chiederti subito dopo di rinserrarle nel fodero, ché il federalismo era questione di giorni, ore, minuti (anzi, non era già arrivato in settembre?) Poi d'un tratto, in mezzo a tanti proclami e controproclami, è successa una cosa. Una piccola cosa, in fondo. Qualcuno ha vandalizzato una sede della Lega, con petardi e bombolette spray. 

No, caro Elmo, non minimizzo la gravità del gesto: 
le bombe fanno male, anche quando sono bombe carta. Ma proprio mentre condanno fermamente i vandali di qualsiasi colore, mi è difficile non pensare a quante volte sui muri delle nostre città ho letto scritte inneggianti a Bossi e alla Lega: a quanti insulti rivolti a Roma, ai meridionali, ai migranti, vergati dai simpatizzanti di un partito che sui cartelloni ufficiali scriveva gli stessi slogan. E quindi Elmo cosa vuoi, chi di bomboletta spray ferisce, di bomboletta spray può anche... esser ferito. Non possono essere tutti leghisti i graffitari, nemmeno nel varesotto. 

Bossi però non l'ha presa tanto bene. 
In un primo momento addirittura ha denunciato nei petardi di Gemonio un avvertimento della “palude romana”: oscuro riferimento a poteri forti, ma così forti, che per avvertire Bossi non lesinano in bombolette spray. Quando i media hanno chiarito che i vandali andavano cercati nelle vicinanze, ha dichiarato che senz'altro erano figli di leghisti (come se a Gemonio non si potesse più essere figli di qualcun altro). Nel frattempo l'episodio scatenava l'emulazione: a Sant'Omobono Terme qualcun altro osava vandalizzare una sede leghista, stavolta addirittura con scritte in bergamasco. 

A questo punto per Bossi era fondamentale cambiare argomento.
 Il leghismo, nei sogni del suo fondatore, è sempre rimasto un movimento popolare, che attacca il palazzo del potere dal basso: fino a qualche anno fa i leghisti erano i ribelli che scrivevano sui muri, non gli imbianchini chiamati a ripulirli. Così ecco servita ai media un'altra storia: il ritrovamento di una microspia nel quartier generale della Lega. Magari è una storia vera, chissà. Certo, è buffo che l'abbia raccontata identica nel '93. Ma quel che importava a quel punto era spostare l'attenzione da Gemonio o Sant'Omobono, allontanando soprattutto l'idea che i leghisti siano contestati dal basso, persino in dialetto: no, chi ce l'ha coi leghisti dev'essere senz'altro affiliato a un potere forte, qualcuno che ha i mezzi per spiare e intercettare. 

In casi come questi il tuo Bossi
 non fa che imitare, in modo intuitivo e un po' meccanico (ma non meno efficace), la strategia berlusconiana che punta alla costruzione del nemico. Vent'anni fa era il comunista, ma poi, man mano che il tempo passava e il Muro di Berlino si stemperava nei ricordi, è diventato sempre di più il “comunista in cachemire” (che D'Alema, ahinoi, non rinuncia a impersonare). In questo consiste il capolavoro di Berlusconi e Bossi: nell'essersi costituiti difensori dei ceti popolari contro un nemico di classe, il ceto intellettuale invidioso e improduttivo, quei “radical chic” che sono l'ossessione di qualsiasi fondo del Giornale o della Padania, i sofisticati antipatici con la puzza sotto il naso che nelle fiction mediaset tormentano l'esistenza della gente de core, umile ma perbene. Non importa quante elezioni abbiano perso, sono ancora lì: nelle università occupate, nelle scuole, nella magistratura, in Parlamento. Sono loro che intralciano la realizzazione del federalismo, o della devolution, o di qualsiasi cosa Bossi ti stia promettendo in quel momento. Perché non si levano di mezzo? 

A questo punto non posso che ringraziarti
, carissimo Elmo, perché dopo tanti anni di tiro (metaforico) al radicalscic, non ti è ancora venuto in mente di tirare sul serio al primo fighetto in cachemire che ti passa davanti. Sul serio, al posto tuo non so se sarei riuscito a rimanere così freddo, mentre ogni giorno qualcuno mi spiega chi odiare e perché. Davvero, sei molto più tranquillo di come ti dipingono: e più furbo, anche. Ma non bisogna dirlo in giro: a troppi tuoi amici e nemici fa ancora comodo immaginarti sotto un elmo e con lo spadone sguainato. http://leonardo.blogspot.com
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Der Zauberlehrling

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Ci sto riflettendo seriamente: e se Fini uscisse davvero? E se qualcuno lo seguisse? Non succederà, ma nel caso. Non si meriterebbe la mia simpatia?
In fondo cosa vuoi, i tempi sono quel che sono. È vero, una volta ha detto che Mussolini era il più grande statista del Novecento, ma era giovane, da giovani, si sa... No, aveva già passato i 40. Ma in fondo, in senso neutro, Mussolini è stato davvero un grande statista, ha cambiato l'Italia e blablablà, l'Agro Pontino, la battaglia del grano, sono state cose comunque importanti, vuoi mettere con... con De Mita? Tra Mussolini e De Mita, chi è stato lo statista più grande? Ecco vedi? In un certo senso Fini aveva rrrrrrr.
E poi basta passato. L'importante è quello che vuole oggi, per esempio far votare gli stranieri. Quelli che non ha fatto annegare con la Bossi-Fini. Buffo, così quelli che sopravviveranno voteranno per lui. In un certo senso fila: only the strong will survive. Sì, lo so, è un'altra cazzata, il darwinismo sociale. Ma almeno assomiglia al darwinismo vero. Bisogna essere pragmatici.
Così magari nascerà una destra seria e moderna – che in questo momento è in Parlamento mescolata alla destra poco seria e poco moderna. Sì. Vota le stesse leggi. Il legittimo impedimento? Votato. Lo scudo fiscale? Votato. Nuove centrali nucleari? Votate. Ronde? Votate. Insomma, per ora a parte le parole la nuova destra di Fini è indistinguibile da quell'altra. Ma magari, se tutti la incoraggiamo, nascerà, crescerà, cambierà idea... Cioè, alla fine anche Galeazzo Ciano è un martire antifascista, no? Ah no? Boh, credevo. Beh, ma discutiamone. Una lapide se la meriterebbe, un cippo da qualche parte, io credo che i tempi sian maturi.
E poi insomma, non è da oggi che Fini muove critiche al Presidente, con un'indipendenza di giudizio e un coraggio di cui pochi sono capaci in Italia. Per esempio due anni fa disse in tv che era un po' basso di statura.

Ci sto riflettendo seriamente: e se Bossi uscisse davvero? E se volesse mandare all'aria il governo? Difficile, ma se succedesse? Non si meriterebbe un po' della mia simpatia?
In fondo cosa vuoi, i tempi sono questi. Recessione, involuzione, siamo tutti un po' più poveri e attaccati alle nostre povere cose, le nostre povere, com'è che le chiamano adesso? “tradizioni”. “Identità”. Va bene, sì, perlopiù son corna di plastica e spillette made in Romania. E film in costume anche loro made in Romania. Però l'intuizione è buona, bisogna dirlo, la gente riscopre l'appartenenza a una comunità. Anche quelle sparate, trecentomila fucili caldi... uno spaccone da bar, quel Bossi, sì, ma non facevano la stessa cosa i capi partigiani? fingevano di avere i fucili per ottenere qualcosa... non sto veramente paragonando Bossi a un partigiano, ma la situazione presenta qualche analogia... e poi almeno i leghisti parlano al territorio, ne capiscono i problemi. Poi tagliano i fondi agli enti locali, però almeno loro parlano. Anche in dialetto, che è divertente.
E poi insomma, non è da oggi che Bossi muove critiche al Presidente, con un'indipendenza di giudizio e un coraggio di cui pochi sono capaci in Italia. Per esempio quindici anni fa diceva che era un mafioso massone.

Ci sto riflettendo seriamente: e se il culo di Berlusconi volesse separarsi dalla faccia? Poco plausibile, ma se succedesse? Non si meriterebbe, il culo, un poco della mia simpatia?
In fondo, cosa vuoi, i tempi son quelli che sono. Recessione, crisi, terremoti, vulcani, cavallette, non è che chieda molto dalla vita, salvo non vedere più quella faccia, quella maledetta faccia. Pur di non vederla più, appoggerei chiunque. Anche il suo culo, sì, in fondo il suo culo che mi ha fatto? Niente. Certo, lo ha seguito da vicino durante tutta la sua funesta carriera, ma nei momenti giusti ha sempre fatto rimarcare le sue divergenze. Per esempio mi ricordo una volta che la faccia di Berlusconi sudava freddo a un convegno perché voleva finire un discorso e il culo aveva deciso di no, il culo aveva un altro ordine del giorno.
Ecco, forse è stata l'unica volta che ho visto qualcuno veramente in grado di fermare Berlusconi. E quel qualcuno era il suo culo. Bisognerebbe fargli un monumento, credo che i tempi sian maturi, da qualche parte, un cippo.
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Scuola di Opposizione 1

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Voghera is burning

Trenta giorni fa:
“Benvenuti al Laboratorio di Opposizione... cosa sono quelle facce mogie? Lasciatemi indovinare. Avreste preferito essere ammessi al Laboratorio di Governo, vero? Beh, non si può aver tutto dalla vita. E comunque vi svelerò un segreto”.
“Sentiamo”.
“L'Opposizione è più divertente! Distruggere è più facile che proporre, e poi ti dà la possibilità di imparare le priorità tra le notizie... per esempio, guardate i titoli dei giornali. C'è molta carne al fuoco, stamattina. Quante notizie. Quanti spunti. Dovete allenarvi a vedere in ogni notizia un'opportunità per mirare al Governo, capite? Ogni titolo è una freccetta. Però, attenzione: la maggior parte delle freccette sono scadenti. Hanno la punta smussata. Oppure sono pesanti e cadono prima d'arrivare al bersaglio. O sono troppo leggere. O il peso è mal calibrato e la traiettoria devia, credi di aver mirato al Governo e invece hai colpito qualcun altro, magari un tuo amico. Vi dirò che ci sono persino freccette boomerang, pensateci, freccette che vi tornano indietro, voi credevate di aver fatto un buon tiro e d'improvviso ve le trovate in... ci siamo capiti.
Ora, l'esercizio è il seguente. Prendete queste prime pagine. Osservatele. Trovatemi la freccetta giusta. Quella né troppo leggera né troppo pesante, ben calibrata, con una punta acuminata come la lingua di un serpente, e che non torna indietro. Vi dico che ce n'è una sola, le altre sono tutte freccette sbagliate. Cominciamo”.
“Mah, ci sarebbe il decreto sulle intercettazioni”.
“Interessante. Il decreto sulle intercettazioni. Spiegaci perché secondo te è la freccetta giusta”.
“Ecco, mi sembra chiaro che Berlusconi stia pensando solo ai suoi interessi”.
“Come tutti, del resto. Abbiamo tutti a cuore i nostri interessi, e Berlusconi è un po' il simbolo di questo. La gente lo vota perché si riconosce. Sei ancora sicuro che sia la freccetta giusta?”
“Ci sarebbe la storia dell'intercettazione con Saccà... quella in cui dice che gli serve una Velina per convincere un senatore a votare la sfiducia al governo Prodi...”
“Tu sai che quella telefonata non rappresenta nessuna violazione della legge, vero?”
“Sì, però abbiamo un leader politico che propone di scambiare favori sessuali con voti di fiducia... mi sembra uno scandalo. Cioè, io insisterei su questo fatto che...”
“Eccone un altro che se ne va impettito con la sua bella freccetta in culo. Ti svelerò un segreto: alla gente di queste cose non potrebbe fregar di mano. Berlusconi telefona a un amico che lavora in Rai. Parlano di veline. Embè? Credi che la casalinga di Voghera si svegli alla mattina pensando Speriamo che anche oggi Berlusconi non faccia cadere il governo in cambio di una velina? Sveglia! La casalinga pensa alla borsa della spesa, all'inflazione! Ai rifiuti sul marciapiede! Alla criminalità, quella vera, quella piccola che fa paura! A questo pensa”.
“Sì, ma...”
“Niente ma. L'opposizione si fa sui fatti veri, quelli che interessano alla gente. Non sui gossip da quattro soldi. Prendete appunti”.

Quindici giorni fa:
“Rieccoci qui al nostro corso di Opposizione. Se ricordo bene avevate un compito per il fine settimana. Dovevate...”
“Cercare la freccetta giusta".
“Come al solito. Vediamo un po'. Tu, là in fondo. Cos'hai trovato”.
“Beh, io... C'è questa chiacchiera insistente, sui fondi dei quotidiani... che secondo me meriterebbe più attenzione”.
“Una chiacchiera? Non sarà quello a cui sto pensando, vero?”
“Cioè, si parla di intercettazioni... in cui al telefono si allude a... pratiche sessuali tra Berlusconi e qualche giovane ministra...”
“No”.
“Sì, lo so che in apparenza si direbbe mero gossip, ma riflettendoci bene...”
“Dopo un mese, ancora mi cascate in un tranello del genere”.
“...lasciamo stare il pettegolezzo: abbiamo almeno un paio di giovani di bell'aspetto che nessuno sa perché facciano le ministre. Non lo sanno nemmeno i loro colleghi di Partito. Gente che magari ha studiato sodo e si vede scavalcata per motivi... per motivi... io credo che ci sia lo spazio per un'indignazione bipartisan”.
“Pure questo mi tocca sentire. L'indignazione bipartisan”.
“Che se uno ci pensa bene, fa parte sia del discorso sul ricambio generazionale che di quello sullo svuotamento delle istituzioni repubblicane: c'è un signore che si è preso tutto, e nei posti di responsabilità ha piazzato dei... delle pompinare, reali o metaforiche. Credo che in un altro Paese i quotidiani insisterebbero sull'argomento tutti i giorni”.
“E perché non ci vai?”
“Prego?”
“Perché non ci vai, in un altro Paese civile dove non hanno altri problemi al di fuori dei pompini presidenziali? E così magari ci lasci liberi di discutere dei veri problemi... i rifiuti... il carovita... le tasse... certo, posso capire che alla tua altezza questi problemi non esistano...”
“Ma veramente...”
“Di sicuro non te ne preoccupi. Ti preoccupi perché Berlusconi ogni tanto se la spassa come una ministra. E anche la famosa casalinga, immagino. Lei non dev'essere spaventata dalla microcriminalità, dall'emergenza rifiuti, no, no. Lei è preoccupata perché la ministra delle Pari Opportunità stacca delle pompe al Presidente”.
“Mi sembra... mi sembra un affronto alle istituzioni...”
“Ma non capisci che è un tranello? Che ci vogliono far passare l'estate a parlare di pompini e affronti alle istituzioni, mentre loro si prendono il potere vero? Le aliquote. Le accise. Dobbiamo parlare di questo. Di cose reali, capisci? Di fatti? La vera opposizione si fa così”.

Ieri
“Buongiorno professore”.
“'Giorno”.
“Le abbiamo portato il lavoro di gruppo che ci aveva richiesto”.
“Ah, sì, bravi...”
“Professore, ma che faccia ha? Non sta bene?”
“Ma no, è che... ho fatto mattina con il gruppo di crisi del Governo Ombra... siamo un po' in difficoltà”.
“Per via dell'emergenza rifiuti, vero?”
“Già... La fine dell'emergenza rifiuti. Che colpo di genio”.
“Beh, professore, era prevedibile. Dopo un po' le emergenze finiscono. È a quello che servono, no?”
“Sì, ma sono stati bravi. Dei professionisti. Pare che faranno uno special su Italia1 dopo Lucignolo... la propaganda spalmata sulle tette. Fantastico...”
“Comunque noi, professore, avremmo pensato di passare al contrattacco...”
“Avercelo noi, un traino come Lucignolo”.
“Siamo partiti da un presupposto: nulla si crea e nulla si distrugge, quindi la monnezza è ancora lì. Non resta che farla notare a tutti”.
“...e invece a noi, che ci tocca? Chi l'ha Visto? Ma fateci il piacere...”
“E quindi pensavamo a un intervento massiccio da Napoli in giù! Distaccare tutti i pezzi grossi del partito, mandarli dove hanno riaperto le discariche che già scoppiano”.
“Certo, tra luglio e agosto mi sa che non vedono l'ora... invece delle Seychelles... un bel weekend a Chiaiano...”
“Mandarli nei comuni che continuano a dire di no agli inceneritori. Insistere sul fatto che l'emergenza non può essere finita, perché le cause strutturali non sono state risolte”.
“Sì, me li immagino i telespettatori... appena sentono "Cause strutturali", clic!”
“E che quindi, insomma, annunciare che è finita l'emergenza significa soltanto: per noi non è più un'emergenza, sono solo cazzi vostri...”
“Ci vorrebbe un diversivo, invece...”
“Che è poi il vero messaggio in codice di Bossi, quando ha mostrato il dito”.
“Che cosa?”
“Sì, ieri sera Bossi ha mostrato il dito medio. A un comizio. Le solite cose”.
“Questo sì che è interessante! E cos'ha detto?”
“Mah, un qui-pro-quo sull'Inno di Mameli... dice che non vuole più essere schiavo di Roma...”
“Volete dirmi che ha osato prendersi gioco dell'Inno?”
“Massì, professore, sono le solite cose da repertorio... le abbiamo studiate, no?”
“Ci sono! Questa è la freccetta giusta! Non troppo leggera, non troppo pesante, ben calibrata e acuminata il giusto! Giù le mani dall'Inno!”
“Ma professore...”
“E sarà una campagna bipartisan! Nessuno può prendersela con l'Inno! Chiederemo le dimissioni! Questa sì che è Opposizione!
“Ma veramente...”
“Cosa c'è adesso?”
“Sono le solite cose che Bossi dice e fa da vent'anni – è stato anche processato per vilipendio al tricolore”.
“Bravi! Rispolverate la storia, insistiamo sul concetto!”
“Sì, ma poi lo hanno eletto e lo hanno rifatto ministro. È evidente che per la casalinga di Voghera l'inno e il tricolore non sono una priorità”.
“La casalinga, sempre questa casalinga, come se fossimo qui per andare dietro alle casalinghe. Certo che voi non imparate mai”.
“...”
“Uno si sgola a spiegarvi i fondamentali, ma è tutto inutile”.
“...”
“Stiamo qui a far accademia, e intanto quegli altri agiscono. Son forti loro, hanno Lucignolo. Ce l'avessimo noi, Lucignolo. Ah, ma verrà il giorno...”
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Radical-cheap

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Non è un Paese per signorine

Ma adesso che abbiamo chiamato pompinara una ministra, e frocio il papa, il tutto con tanti vaffanculo di contorno, almeno la smetteranno di chiamarci radical chic?

Adulti, guardatevi dal girotondo: è un rito pagano, il mondo casca e tu ritorni bambino. Quella che cominciò nel 2002, come nobile campagna in difesa della costituzione promossa da intellettuali e giuristi, in sette anni si è trasformata in una cerimonia rabbiosa e viscerale, che in quanto a energia negativa non ha molto da invidiare ai raduni leghisti. È stata una lentissima, progressiva mutazione. Antropologica, certo. E berlusconiana, naturalmente. Non importa quanto cerchiamo di reagire al modello imposto: la nostra coscienza collettiva è solo una crosta sottile. Lei (la nostra coscienza collettiva, intendo) forse era andata in piazza Navona con l'idea di organizzare la presa della Bastiglia, ma intanto il nostro inconscio collettivo stava preparando una puntatona di Zelig: ehi, la sapete l'ultima sul Papa?

A questo punto però bisognerebbe decidersi: la sinistra è fuori del mondo perché parla solo di cose astruse che non interessano a nessuno, o perché indulge al triviale e dice pompino al pompino? E da un estremo all'altro, c'è stato mai un momento in cui la sinistra abbia azzeccato la frequenza giusta per parlare alla gente? E se questa frequenza (bassa) l'avessero captata proprio Grillo e la Guzzanti? Mentre le discussioni sui decreti e sui lodi restano chiacchiere da pubblico specializzato, il fango gettato sul ministro Carfagna è materia da gossip, da bar, da maggioranza silenziosa e maldicente. Per questo non mi sento di condividere il giudizio finale di Maltese. Se nei prossimi mesi Berlusconi e Tremonti non azzeccheranno qualche numero, il malcontento popolare prenderà piede nutrendosi proprio di queste schifezze da basso impero.

A proposito di Impero: all'università il mio autore latino preferito era Svetonio. Scrittore e storico mediocre, ma propagandista geniale. Lui non perdeva tempo a criticare la tirannide imperiale da un punto di vista filosofico o politico: gli bastava appioppare a tutti gli imperatori i vizi peggiori che si potevano rintracciare sul mercato del pettegolezzo. È così che la dinastia Giulio-claudia si è trasformata in quella combriccola di pazzi maniaci assassini e pedofili che ancora ci affascina. Ecco, attenzione a liquidare Guzzanti e Grillo come due comici incarogniti. Istintivamente hanno scelto la strategia di Svetonio, che è la più adatta ai tempi: la corruzione del corpo come metafora della corruzione dello Stato. La trasformazione dell'avversario in mostro morale ha precedenti illustri: Benedetto XVI non è il primo Papa a essere accusato di nefandezze e sodomie, e la folla che marciava sulla Bastiglia era incattitivita da anni di basse chiacchiere sui costumi di Luigi e Maria Antonietta. Insomma, la politica si potrebbe fare anche così. È una politica rozza, populista e tribunizia, ma si può fare, e non è detto che non porti risultati: guardate Bossi dov'è arrivato.

Ora sento già qualcuno replicare che noi non dovremmo imitare Bossi. Ma è possibile che siano gli stessi che qualche mese fa ci rimproveravano di aver perso il contatto con la “gente”, di crogiolarci nella nostra supposta superiorità antropologica, mentre Bossi ci fregava i voti. Insomma, decidetevi: ci preferite radical-chic o vaffanculisti da piazza? Qualsiasi strategia vi andrà bene, probabilmente, purché sia perdente nel breve termine e vi consenta di darci lezioni per qualche anno in più.
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Pirla Power

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Gli operai votano Lega, questo pare che sia lo scoop delle ultime ore. Beh, che dire, sarebbe sconvolgente, se fossimo nei primi anni Novanta... Io non ho mai pensato che la Sinistra Arcobaleno fosse un partito operaista (al massimo difendeva i privilegi di singole corporazioni operaie, ma questo è un altro discorso): l'ho sempre visto come il partito degli impiegati statali e (magari) dei precari, non certo delle Tute Blu. Personalmente non ho mai nutrito nessun senso di colpa nei confronti dei rappresentanti del ceto operaio, per il semplice motivo che guadagnano spesso più di me (specie se per “ceto operaio” intendiamo i dipendenti di Malpensa 2000, su cui i leghisti hanno imbastito la loro ultima campagna).

Insomma, la notizia non è che gli operai votino lega (da quindici anni, più o meno): semmai possiamo interrogarci sul perché continuino a farlo dopo quindici anni di prese per il culo. La Lega è il più antico partito dell'arco costituzionale, e non ha mai fatto nessun tentativo di maquillage. Mentre tutti tentano disperatamente di apparire più giovani e persino intelligenti o capaci, Maroni e Borghezio dimostrano che si può serenamente far carriera politica senza provarci nemmeno. I leader della Lega non temono l'età: il ricambio non è generazionale, ma dipende dalle simpatie e antipatie del Capo; costui poi con gli anni si è trasformato in un enigma in vecchio stile, quasi sovietico: è ancora in sé o recita soltanto frasi registrate? Per esempio, l'ultima boutade sui fucili non aveva veramente senso, sembra presa di peso da certi sermoni del '93. Gli fanno recitare vecchi discorsi a memoria? Ma poi diciamolo: cosciente o no, fa molta differenza? Per incarnare il leader della Lega un cervello è sprecato, un midollo spinale più che sufficiente: in fondo non si tratta che di reagire a stimoli involontari (via-i-clandestini, federalismo-fiscale, dazi-alla-Cina, ecc ecc)

È da anni che siamo convinti che la campagna elettorale si faccia al 90% in tv, eppure... c'è qualcosa di meno telegenico di un dirigente leghista? Basta fissarli anche per pochi attimi: leghista operaio o piccolo proprietario, sii sincero, lo compreresti un aspirapolvere da Maroni? Ti faresti rimettere a posto la faccia da Calderoli? E a proposito, ti faresti rimettere a posto la legge elettorale da Calderoli? Il fatto è che l'elettore leghista probabilmente non guarda i politici in tv, e non lo biasimo: nemmeno io.Questo è interessante: che un vecchio Partito di vecchie facce (brutte) abbia successo, mentre gli altri sperimentano invano nuovi apparentamenti, cambi di nome e di guardia, e qualsiasi tipo di lifting.

La Lega, dunque, come Vecchio-che-Avanza: un partito che irride lo strapotere dei Media e si radica nel territorio, che organizza ancora le feste con la porchetta e ha sezioni nei quartieri... aspetta, aspetta, questo sarà vero in qualche provincia del lombardoveneto, ma in generale è un mito. Per quanto sia indubbiamente un partito di attivisti, la Lega non è mai riuscita nemmeno a organizzare una marcia sul Po decente. Niente di paragonabile alla forza della vecchia DC nel Veneto di qualche anno prima, e alla macchina organizzativa un po' arrugginita ma ancora funzionante dei DS tra Arno e Po. Anche quando le energie della base ci sono, l'organizzazione territoriale della Lega si scontra con un limite strutturale della sua classe dirigente, il fatto cioè che tale classe dirigente sia sostanzialmente una manica di pirla. In modo che le energie vive di attivisti sinceri, ai quali va tutto il mio rispetto, si incanalano in progetti demenziali come il Parlamento di Mantova, le camicie verdi, il “quotidiano” Padania e… il Credieuronord. Ecco, un partito che sopravvive a uno scandalo come quello di Credieuronord, che ne mise in luce non tanto la disonestà dei dirigenti, quanto la loro totale incompetenza (troppo pirla persino per rubare) ha veramente qualcosa di soprannaturale.

Ma se in tv non funzionano, e sul territorio sono più pasticcioni che altro, com’è che vincono i leghisti? La risposta è abbastanza facile, basta guardare i manifesti. La campagna elettorale di PD e PDL era tutta giocata sul riscatto: Yes we can, risvegliati Italia, dai che ce la facciamo, possiamo risolvere tutti i problemi, ecc. ecc. Niente di nuovo, Berlusconi prometteva un Nuovo Miracolo Italiano già 14 anni fa, e Veltroni si è accodato. Del resto cosa dovrebbe promettere un politico, se non riscatti e speranze? Cosa dovrebbe fare, se non rassicurare e incitare a guardare avanti? Ecco, i leghisti non lo fanno. Loro preferiscono seminare paure. Confesso di aver sottovalutato il manifesto del Pellerossa. Mi sembrava la solita trovata demenziale di quattro subumani al bar. Trovavo francamente assurdo il nuovo gemellaggio storico: dopo i comuni medievali, i Celti e Braveheart, gli indiani d’america. Insomma, come fai a lamentarti tutto il santo giorno perché nel tuo quartiere sono arrivati i Rom e poi giocare sulla compassione per un popolo nomade abbruttito dalla piaga dell’alcoolismo?

Poi ho capito che l’identificazione non ha a che vedere con l’etnia (i leghisti sanno benissimo di non essere una razza pura), ma con qualcosa di meno astratto e allo stesso tempo immateriale, che potremmo chiamare… sfiga. I leghisti si possono identificare nel pellerossa, perché è un perdente. Un uomo senza speranza. Il leghista non si ferma al colore della pelle o ai vestiti esotici, ma ha fiuto per la disperazione annidata in quelle rughe. Lui non crede ai sorrisi di Berlusconi o alle rassicurazioni di Walter: ha risparmiato una vita per prendersi la casa che non vale più niente perché il condominio di fianco è caduto in mano ai magrebini. Sa benissimo che suo figlio non diventerà Kennedy né sua figlia una ballerina, o viceversa. Nei leghisti si riconosce. Sono brutte facce, come i pellerossa, e in fondo come lui: gente che va al bar a spararle grosse. Possono diventare uomini di potere, ma non diventeranno mai uomini di successo. Proprio come lui. Il contrario del Berlusconismo; o meglio, il suo complementare. Berlusconi incanta una buona fascia della popolazione con il mito del self-made man; i leghisti si occupano di quelle fasce di scettici che in quel mito non possono più credere o non crederanno mai, e che si arroccano in quel poco di benessere acquisito.

Man mano che la società depone le sue velleità progressiste e si rimodella sull’ideale selvaggio della lotta per il successo, la fabbrica si popola di Perdenti: in una jungla di individui tormentati dallo spettro del fallimento, i Perdenti sono quelli che si chiamano fuori dalla lotta sin dall’inizio. Ciò che per gli altri è un incubo (il fallimento), per loro è un destino evidente sin dai primi anni di scuola, e persino confortevole: i perdenti se la prendono calma, di crescere e finire in fabbrica non c’è nessuna fretta. Certo, in fabbrica fino a vent’anni fa avrebbero trovato solidarietà di classe, persino un ideale politico e sociale: oggi no, e forse questo rende le fabbriche ambienti molto più opprimenti che in passato, malgrado i nuovi capannoni siano molto più ariosi. Alcuni reagiscono briatorizzandosi nel week end: con qualche sforzo dopotutto possono permettersi belle macchine, accessori e sostanze. Ma in fin dei conti è una recita, e lo sanno. Tanti altri hanno lasciato perdere in partenza, proprio come ai tempi dei banchi di scuola: si rincagnano nei bar e se la prendono con gli extra. Che magari sono più poveri di loro, eppure… hanno un orizzonte più vasto: loro alla Lotta per il Successo ci stanno giocando ancora, anche se in una serie minore.

Probabilmente il leghismo operaio è tutto qui. Nel senso che ricette nuove per gli operai i leghisti non ne hanno, se non di recente quel mito tremontiano dei dazi, che presto o tardi qualcuno dovrà incaricarsi di sfatare. Ma che bisogno c’è di proporre qualcosa, quando è sufficiente dare aria alle solite paure? I leghisti hanno bisogno di sentirsi minacciati da un’invasione di stranieri o rifiuti. In questo modo la loro mediocrità assume un valore quasi epico: il giorno che gli invasori se ne andranno (e man mano che l’Italia sprofonda, se ne andranno), saranno costretti a inventarseli. Ma è un giorno ancora lontano.

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forse Dio è malato

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Te e i tuoi sfondi verde vomito

1. Mi dispiace, seriamente.
Vabbè, me l’aspettavo, ma la sconfitta di Veltroni mi addolora ugualmente. È vero, non condividevo la sua strategia. È vero, un signore che a settembre, con un gap del 22%, decide di andare da solo e giocarsi cinque anni della mia vita e del mio potere d’acquisto perché… “yes we can”, più che un leader è un cavaliere dell’apocalisse. Eppure sarei stato felicissimo di ricredermi: se ce l’avesse fatta sarei stato tutto suo, corpo e anima. Avrei cancellato tutti i pezzi livorosi nei suoi confronti (senza contare tutti quelli che mi sono proibito di scrivere) e li avrei sostituiti con citazioni ossequiose da “Forse Dio è malato” e “La scoperta dell’alba”. Quando ci promise gli anni ’60 ero anche pronto a farmi la frangetta e la Vespa 50. Ma ha perso, e ha perso male. Coi tuoi sfondi verde vomito, ma nasconditi.
“Siamo a meno sei”, dicevi un mese fa. Oggi è a meno nove. Dovevi conquistare gli indecisi? Li hai persi. Col tuo nobile gesto hai ucciso la sinistra arcobaleno, che avrà pur avuto tanti difetti, ma non meritava una fine del genere. O la meritava? E io la meritavo? Io, non Bertinotti, io, dovrò vivere altri cinque anni pagando con le mie tasse gli sgravi fiscali dei padroncini incapaci. Io finanzierò il Ponte sullo Stretto, e vedrete che se c’è un modo di farmi salvare Alitalia, magari espiantandomi il midollo, me lo espianteranno (naturalmente Ahmad sarà mio compagno di cordata). Tremonti metterà i dazi, l’Unione Europea ci multerà, e sapete chi pagherà la multa? Io.
Il minimo che possa chiedere, in questo momento, è la testa di Veltroni. Dite che non è colpa sua? Luca Sofri dà ancora la colpa a Prodi. E perché non a Occhetto? Guardiamo in faccia alla realtà. Il partito di Veltroni doveva “affascinare” gli italiani: non è successo. Dietro al gran nome, dietro alla simpatia paracula delle claques romane, dietro ai paraventi di Repubblica sempre più serrati intorno a una realtà parallela, c’era l’evidenza di un leader un po’ bollito, rassicurante ma privo di appeal, che ai giardini l’anno scorso mi fece una così triste impressione – ed era in territorio amico. Durante la campagna elettorale ho atteso vanamente il colpo da Grande Comunicatore, il coniglio nel cappello – niente. Credo che l’Africa non debba attendere ulteriormente. Il suo posto può prenderselo chiunque, meglio se gradito a nord: col senno del poi, Bersani fece proprio male a ritirare la sua candidatura alle primarie.

2. Quello che è successo a sinistra ha le dimensioni di un suicidio rituale di massa. La stessa scelta di nonno Fausto come leader gridava: “Non votate per noi, siamo vecchi stanchi e forse nocivi”. È la storia più triste che io conosca: un gruppo di politici (non tutti bravi, anzi in gran parte scarsi, ma non è quello il problema) decide di sacrificare le proprie forti idealità per assicurare un governo stabile all’Italia. Non solo non riescono ad assicurarlo, ma perdono sia il loro elettorato che l’alleanza in nome della quale si erano sacrificati. E adesso? Il passo più logico è all'indietro: le europee dell’anno prossimo sono proporzionali senza sbarramento, verdi e comunisti andranno tutti alla spicciolata alla ricerca di un euro-seggio che li tenga fuori dai guai e dalle monnezze d’Italia. Non li biasimo. Piuttosto mi chiedo cosa farò, in un’Italia senza sinistra parlamentare. Se aggiungo il quadro la crescita dei movimenti parafascisti nelle scuole, me la vedo proprio male.
Poi penso che poteva andarmi peggio, in fondo sono etero. Amici gay, l’estate scorsa litigavate con me perché i DiCo proposti dalla Bindi non erano veri matrimoni, vi ricordate? Sembra già trascorsa una vita.

3. Se i gay piangono, i Vescovi non hanno molto da ridere. A loro modo, volevano dare una dimostrazione a Berlusconi: guarda che senza di noi non vai lontano. Sbagliato. Il governo Bossi-Berlusconi sarà uno dei governi più laici della storia della Repubblica, senza Binetti e con un sacco di allegri puttanieri. Memorandum per Casini: la prossima volta che il signore che già ti regalò cinque anni di presidenza della Camera ti telefona per invitarti nel suo nuovo partito, tu digli di sì, anche se sei spossato da un viaggio in eurostar e tutti gli amichetti ti strattonano per andare a giocare nel loro nuovo partitino bianco. E lascia perdere anche i tuoi amici vescovi. Quelli brontolano un po', ma alla fine ti assolvono sempre, dovresti saperlo.

4. Come volevasi dimostrare, il partito di Giuliano Ferrara non esiste. Purtroppo dovrò pagarlo ugualmente (nelle nazioni civili, ad es. in Francia, chi non supera una soglia percentuale non accede ai rimborsi elettorali: in Italia invece bastano due firmette di senatori e ti candidi a spese mie; chissà quanti poi gonfiano le spese e ci lucrano su). E tuttavia voglio sperare che il suo flop sia abbastanza rumoroso da chiudere per un pezzo qualsiasi speculazione su legge 194 e derivati. È l’unica vera buona notizia di stasera, direi. Però attenzione, perché da dopodomani lui ripartirà a scrivere sul suo giornaletto quanto è stato bravo, e sarà in tv tutte le sere a dire che ha perso però è stato tanto bravo, e insisterà finché gli daremo retta, e ci rimetteremo anche noi a parlare di questa archiviatissima legge 194. Perché? Perché siamo dei polli (infatti continuiamo a dar retta agli exit poll).

5. Anche Boselli non esiste – ma questo si sapeva già. Persino i numeri non sono una novità. La notizia è che, dopo 15 anni, se ne sia reso conto anche lui. Chissà come ci si sente. Come Bruce Willis in quel film quando si rende conto di essere morto, un’ora e mezza dopo che lo hanno capito gli spettatori.

6. Il successo della Lega merita un pezzo a parte – stasera mi fermo a questo: tutti avevano in mente una campagna iper-moderna, all’americana, Obama-style: e invece ha vinto il partito più vecchio dell’arco costituzionale: direttamente dai ruspanti anni ‘80, coi suoi leader cresciuti alla Scuola Radio Elettra (altro che Frattocchie) assolutamente non fotogenici, così impacciati e involuti che un ictus al cervello non li peggiora. Pensavamo che l’Italia fosse “Yes we can” e invece ha vinto “tiriamo fuori i fucili, grunt”. Però questa è l’Italia in cui vivo io. Non la amo, questo no, ma la riconosco. Quell’altra invece non riuscivo proprio a metterla a fuoco. E mi dispiace, credetemi.
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rettifica

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E a Bruxelles lo aspettano ancora

Il pezzo di ieri conteneva una notevole imprecisione. Umberto Bossi, detto il Senatùr perché fu per un intera legislatura l'unico leghista approdato in parlamento, non è più Senatore da un pezzo, i soldi da Roma tecnicamente non li piglia più.

Li piglia da Bruxelles, in quanto europarlamentare. Da laggiù arrivano buste mensili di 12.750 euro anche per il fratello Fausto e il figlio Riccardo, assunti come assistenti accreditati - se quanto riportava il Corriere a fine 2004 è ancora valido. Sennò rettificherò pure questo.

Umberto poi sarebbe stato eletto alla Camera l'anno scorso, ma ha rifiutato il posto per restare nell'europarlamento, dove a dire il vero non sembra che si stia spezzando la schiena per il duro lavoro: nel sito ufficiale il suo nome è associato soltanto a un'interrogazione parlamentare sullo stoccaggio di gas sotterraneo presso Rivara (MO). Ora che ci penso non credo di avere mai visto una sua foto a Bruxelles, a Strasburgo, o anche solo più a nord di Como-Chiasso, ma forse è anche esagerato pretendere tutti questi viaggi da una persona malata. E lasciategli pigliare il suo stipendio in pace, no?

Non solo, ma il seggio a Montecitorio e il congruo compenso che gli sarebbero toccati sono invece stati generosamente destinati a qualche altro leghista sconosciuto ai più, che la volontà popolare non aveva designato neanche di sguincio, o sbaglio?

Scusate la scarsa precisione, è che non sono tanto bravo a fare il populista. Ci vuole più impegno e dedizione di quanto sembri, e uno stomaco d'acciaio e teflon. A me ogni tanto viene ancora la nausea, mi sa che tra un po' cambio argomenti.
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evadere Bossi

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Bossi non paga Roma, perché Roma pagare Bossi?

Bossi di lavoro che fa? Parla. Ogni tanto va a Palazzo Madama e intasca il gettone presenza. Oppure non ci va e prende lo stipendio lo stesso. Che altro ha fatto nella sua vita? Non molto. Professione Senatùr. Bene, bravo.

Bossi per restare Senatùr cosa fa? Parla. Perché si parli di lui, perché la gente si ricordi che giù a Roma c’è lui a difenderli, ogni tanto si fa vivo, e spara una palla. Secessione, federalismo, pallottole, stavolta ha chiesto ai padani di non pagare le tasse a Roma. Che sarebbe forse apologia di reato, ma non sottilizziamo. Tanto sono solo boutades di fine agosto, strizzate d’occhio agli elettori che il loro sciopero fiscale se lo fanno già in privato da anni. Cosa facciamo, vogliamo mettere un bavaglio ai senatori eletti dal popolo? Si rischia di passare per populisti, o nemici della democrazia, e questo non è bello.

Io semplicemente gli congelerei lo stipendio. Fine. In busta gli lascerei un biglietto: ue pirla, ti ricordi in agosto che parlavi di sciopero al Brambilla? Beh, la tua mesata se l’è tenuta il Brambilla. E giustamente. Chi semina merda raccoglie stronzi, se avessi lavorato un giorno solo della tua vita lo sapresti, sennò lo impari oggi e fa l’istess. In gamba, eh!

E se gli venisse un altro ictus, tutta la nostra solidarietà, e ricoverarlo in un ospedale con l’organico bruscamente ridotto, per via dei tagli alla Sanità.

Tutto questo, nella mia più bieca fantasia, si concreta in una leggina piccola, semplice, che non sono riuscito a scrivere meglio di così:

ART. 1
Sarà congelato, con decorrenza immediata, lo stipendio di qualsiasi rappresentante eletto del popolo (Senatore, Deputato o Consigliere regionale, provinciale e comunale, ecc.) che abbia giustificato pubblicamente l’evasione fiscale a mezzo stampa, tv o altri. Il blocco sarà esteso a tutti i rappresentanti politici che abbiano pubblicamente solidarizzato con il primo dichiarante. Il blocco dello stipendio verrà annullato soltanto in seguito a una pubblica ritrattazione da parte del politico stesso, che dovrà avere lo stesso risalto delle dichiarazioni originarie.

Populismo, lo so. Ma secondo me Bossi va contrastato a questi livelli. Scandalizzarsi, come fa Veltroni, secondo me gli fa giuoco (anche perché Veltroni al momento è un po’ troppo abbronzato per sdegnarsi in modo credibile). Mi sarebbe piaciuto che lui e gli altri candidati leader avessero risposto così: Bossi inneggia allo sciopero fiscale? Benissimo, i soldi che perde l’erario li recuperiamo congelando i finanziamenti alla Lega. Fine del discorso.

O magari insistere un po’ di più sul fatto che Bossi è uno degli esempi migliori di politico sanguisuga, uno che da vent’anni non fa altro che intascare soldi a Roma per sparare scemenze contro Roma. La perfetta nemesi del Nord operoso, un cialtrone senza arte né parte che uno Stato civile schiaccerebbe col calcagno.
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lettere anonime

Non so se ci avete fatto caso, ma questo è un sito anonimo. Un anonimato molto blando, d’accordo, ma è pur sempre anonimato.
Se mi chiedono il perché, di solito rispondo: c’è gente in giro che ha la querela facile, come il caso Dall'Omo ha dimostrato (a proposito: com’è andata a finire?).
La realtà è, come sempre, più complessa. Ho sentito spesso dire che l’abitudine dei potenti a querelare sia uno dei motivi per cui in Italia non si riesce a fare un buon giornalismo. Sarà vero, sarà una scusa, sarà che comunque ogni quotidiano ha il suo ufficio legale (e i freelance, anche in questo caso, cosa fanno? Si attaccano?)
Io però non faccio giornalismo, ogni tanto è bene metterlo nero su bianco. Esprimo le mie opinioni, come al bar. Ritengo anch'io di averne il diritto. Tuttavia mi pongo un problema: è possibile che le mie opinioni (che al bar sono legittime) trasferite su internet si trasformino in diffamazione?
Nel dubbio, cerco di trovare riscontri oggettivi, e quando non li trovo, evito l’argomento. Lo dico perché anch’io, come tanti, ho una mia idea su chi può avere ucciso Marco Biagi o Michele Landi, su chi ci sia dietro le nuove Br e anche le vecchie, e su tante altre cose. La dietrologia è uno sport nazionale, e io non mi tiro indietro.
Ma siccome non ho riscontri, siti autorevoli da lincare, testi o fatti da citare, queste opinioni le tengo per me.
Non dico neanche più che Berlusconi è un ladro, anche se con un po’ di sforzo sicuramente riuscirei a rintracciare qualche sentenza patteggiata o qualche indagine caduta in proscrizione. Ma siccome non ho voglia di sforzarmi, sto zitto o parlo d’altro.

A chi in questi giorni va dicendo, qua e là sui blog, che le Br sono colluse col movimento, vorrei suggerire: perché non ci consigliate anche voi un bel film, o i 31 jingle pubblicitari che vi hanno cambiato la vita, o quel che avete mangiato a pranzo la domenica?
Se invece insistete per parlare di br, perché non ci date qualche riscontro oggettivo? È così difficile trovare una pistola fumante su Indymedia o su qualsiasi altro forum alternativo a cielo aperto? Digitate “brigate rosse casarini” su google e vedete cosa salta fuori. È troppa fatica?
O pensate che internet vi dia il diritto di accusare di omicidio e banda armata il primo che vi viene in mente? Fate così anche al bar? In che razza di bar andate?

Ma d’altro canto, non vi si può troppo biasimare, visto che siete italiani, e l’Italia (l’ho capito stamattina) non è un Paese civile.
E quando dico stamattina, non mi riferisco a una svastica in Corso Sempione – sono cose che purtroppo succedono nelle migliori democrazie. No, parlo del signor Umberto Bossi, che ha dichiarato “vedo la mano mafiosa dei nazisti rossi”.
Se il signor Bossi fosse seduto al banco del bar, prenderei fiato e mi volterei dall’altra parte, perché dopotutto ognuno ha diritto di pensarla come vuole e di vedere le mani che vuole.
Se fosse un giornalista, mi aspetterei che citasse la fonte dell’informazione, e qualche riscontro più preciso: chi sono i nazisti rossi? Da chi è partito l’ordine? Chi lo ha eseguito?
Capita invece che il signor Umberto Bossi sia un Ministro della Repubblica, democraticamente eletto. E a questo punto non mi resta che chiedere scusa a tutti quanti.
Scusatemi se vi ho preso troppo sul serio, pretendendo da voi più serietà di quella dimostrata dai nostri governanti. Tante scuse anche a me stesso. Quante notti insonni passate a cercare link, a sfogliare libri e giornali, quando per fare informazione sarebbe semplicemente bastato dire le prime cose che mi passavano per la testa.

E già che ci sono, voglio togliermi qualche sassolino, ora che posso. Per esempio. Berlusconi è un ladro. Ma questo è il meno. Berlusconi è stonato, gli puzza il fiato, e la moglie lo tradisce con un filosofo, ah ah ah, povera donna. Dell'Utri ha le mani mafiose e l'ombelico camorrista. Fini è un ebreo. Casini è un gay. La Prestigiacomo è un transessuale. Giuliano Ferrara è un infiltrato. Scajola è un abile stratega. E Bossi? Bossi è un ignobile mentecatto.
Oh, adesso sì. Adesso sì che mi sento un vero blog d’opinione, libero e fiero. Buona notte.
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