Scherza sui Santi a Belluno

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Buongiorno a tutti, con la consueta tempestività sono lieto di informarvi che venerdì 15 (cioè domani) alle 18:30 presento il Catalogo dei Santi Ribelli presso la Libreria degli Eddini a Belluno


La mattina dopo poi sempre a Belluno sarò al Vivaio Letterario, ma credo sia già tutto prenotato

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Uomini, profeti e me

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Un paio di segnalazioni, ché Ognissanti si avvicina e io avrei un libro in promozione:

– È uscita una mia intervista su Credere (la rivista settimanale d'attualità per vivere la gioia del Vangelo), edizioni Paoline. Che se ci pensate è notevole. C'è anche una foto mia decente, visto il materiale di partenza (se ricordo bene quando me l'hanno scattata avevo il covid). Probabilmente è la foto più sexy che mi pubblicheranno mai ed è uscita su Credere, la rivista settimanale d'attualità per vivere la gioia del Vangelo. 


– Domani (sabato mattina) alle 9:30 dovrei essere ospite telefonico di Uomini e profeti, prestigiosa trasmissione di Rai Radio 3. A presto e buon Halloween (sì, è sempre la stessa festa). 

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I santi ribelli a Faenza il 23 settembre!

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Buonasera a tutte e tutti, solo una breve segnalazione: sono stato invitato dalla redazione del Post a Talk, nell'ambito del quale avrò il privilegio, ma diciamo pure il piacere, di presentare a Faenza il Catalogo dei santi ribelli con Laura Tonini venerdì 23 settembre alle ore 18 nel cortile piccolo. È un evento a iscrizione e quindi... sì, potreste persino non trovare posto se non vi prenotate (diciamo che è un'eventualità) (non lo so quanto sia piccolo il cortile piccolo). Finisce tutto alle 19 perché poi ci sono Concita De Gregorio ed Erica Mou quindi non è che possiamo prendercela comoda. 

Detto questo... ma poi chi ha vinto la Gara? Ebbene si tratta di Summer on a Solitary Beach: vittoria non banale ma sostanzialmente appropriata a un torneo così estivo. Questo il podio:

1. Summer on a Solitary Beach (Battiato/Pio, #7)

2. Centro di gravità permanente (Battiato/Pio, #1)

3. Voglio vederti danzare (Battiato/Pio, #3)

E così l'Era del cinghiale bianco, dopo la soddisfazione di aver azzannato Cuccurucucù, rimane al quarto posto. Grazie a tutti per la partecipazione e la compagnia. 

Ps: lo so che succedono tante cose nel mondo (guerre, elezioni), e mi piacerebbe pure scriverne, ma cose non banali che per adesso non mi vengono (e settembre comunque per me è un mese durissimo). Il blog ritornerà, prima o poi ritorna sempre. 

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Il catalogo dei santi ribelli è in libreria, e voi?

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Sembra proprio che stia facendo finta che non sia già uscito questo libro a cui lavoro alla fine da più di dieci anni. Non è esattamente così: volevo solo aspettare un'occasione buona, l'uscita di un articolo o di un'intervista che però non stanno uscendo perché, perché, non so neanche più perché. Bisogna avere pazienza con questo libro, è sempre stato difficile da portare in giro. Adesso comunque basta, lo lancio da qui con un articolo che mi hanno appena segato, in effetti a rileggerlo non è che ti fa correre in libreria con gli euro in mano ma vabbe', voi potete anche andarci con calma, magari nelle ore meno calde che ormai non saprei neanche quali sarebbero.


Pubblicare un libro sui santi non è stato semplice. Attenzione: non sto dicendo che è stato difficile da scrivere, perché in effetti no: i santi alla fine sono già materia di leggende (anche i più recenti), e si lasciano raccontare che è un piacere. Del resto è il motivo per cui ho cominciato, più di dieci anni fa: l’idea era quella di attirare i lettori su internet con una rubrica facile da scrivere e non troppo legata all’attualità. L’oroscopo, insomma: ma era già stato fatto. Il santo del giorno non è un genere altrettanto popolare, ma un suo pubblico di nicchia ce l’ha. È uno spunto perfetto per chi si annoia a scrivere sempre le stesse cose: ogni giorno del calendario ti propone un secolo diverso, una leggenda di martiri o una vicenda del novecento, una disputa teologica o un’apparizione misteriosa. Davvero, non è stato difficile scrivere storie sui santi. 

Pubblicarle in un libro, invece.

Non voglio accusare nessuno, se non me stesso: ho un debole per progetti letterari irrealizzabili. Gli scrittori di mestiere al giorno d’oggi sono molto concreti e fanno bene: lavorano sulle trecento cartelle, cercano storie in cui il lettore si possa identificare, investono molto nell’autobiografia perché è un modo di metterci la faccia. Io continuo a immaginare libri immensi in cui di autobiografico non c’è quasi nulla; libri in cui perdersi, scritti da autori collettivi che si nascondono a vicenda per un lettore che li tiene sul comodino e ogni tanto apre una pagina a caso e ci cade dentro. Ci avrei visto bene anche le illustrazioni, magari miniate a mano. A parte questi sogni, mi è capitato più di una volta di destare la curiosità di un editore. La rubrica andava avanti da anni, ovviamente non si poteva pubblicare tutto, ma se si fosse riuscito a selezionare diciamo trecento cartelle, perché no? 

Giuro: quando me lo proponevano non ho mai fatto il difficile. Ci ho sempre provato. Certo, bisognava lavorarci sopra. Su internet mi piaceva scrivere ogni pezzo con un taglio diverso: oggi un racconto, domani un saggio storico (diciamo un riassuntino di un saggio storico), la prossima settimana una teoria sul vangelo, e così via. Era divertente fingere di essere tanti autori diversi, ma quando si fa un libro tutta questa varietà deve ridursi. Bisogna trovare uno stile più uniforme, tagliare un sacco di cose e aggiungere raccordi necessari. Ci ho provato tante volte. Nei miei archivi ho bozze di libri dei santi ormai di otto, nove anni fa. Ci ho provato e ci ho riprovato e ogni volta, quasi all’ultimo momento, un editor mi diceva: mi dispiace, non se ne fa niente. 

Non sono sicuro del perché andasse a finire sempre così. Il materiale mi sembrava buono, forse semplicemente non riuscivo a trasformarlo in un libro vendibile, e a un certo punto ho cominciato a pensare che non ne valesse la pena. Meglio continuare a sognare il mio libro impossibile, la Legenda da mille e più pagine, e continuare a pubblicarla una paginetta alla volta sull’internet. E mi ero fatto anche questa idea (paranoica?) che scherzare sui santi in Italia fosse ancora sconsigliabile. Non che le mie agiografie siano particolarmente anticlericali (anzi a volte sono stato accusato di difendere la Chiesa da questa o quell’accusa, ma direi che la Chiesa ha avvocati più competenti). Ma c’è sempre qualcuno che si offende, oggi più che ieri. Io sono di una generazione precedente, quella che salutò l’arrivo di Internet come di uno spazio franco dove litigare con tutti. Tuttora sui social mi piace prendere le difese dei preti contro gli atei e viceversa, alla voce “fede religiosa” ho scritto “è complicato”. Adesso mi intervistano anche le riviste religiose, tra le varie domande mi chiedono se sono in ordine coi sacramenti. Non sono esattamente in ordine coi sacramenti.

Per un po’ mi è piaciuto crogiolarmi in questa situazione: certo, da lontano avreste potuto scambiarmi per un sedicente scrittore che non riusciva a pubblicare un libro, ma io sapevo di essere un talento misconoscuito, boicottato da editori oscurantisti o superstiziosi. Poi qualcosa si è mosso, proprio mentre stavo lavorando a tutt’altro. Qualche anima santa della Utet (sempre sia lodata), mi ha proposto per l’ennesima volta di riprendere il palinsesto, sfrondare un sacco di cose e trasformarlo in un libro. Io come sempre ho detto: certo, perché no, proviamoci. Ma non ci ho creduto fino alla fine. Neanche quando mi hanno fatto vedere le bozze (tra parentesi, le bozze più corrette che ho visto in vita mia, sempre sia lodata la Utet). Quando mi è arrivato il libro a casa, ecco, ho cominciato a crederci un po’. E poi… ho avuto paura. 

Ho scritto un libro sui santi. Non è che avrò offeso qualcuno? Sicuramente avrò offeso qualcuno. Mi dispiace. Io in realtà volevo soltanto scrivere storie, ma non te le legge nessuno se non offendi qualcuno. Si chiama “Catalogo dei santi ribelli”, e il sottotitolo rincara la dose: Storie di immigrati, ladri e prostitute che hanno cambiato la Chiesa. Non vi dico la fatica per trovare una santa davvero prostituta, perché Maria Maddalena, malgrado tutte le voci calunniose messe in giro in duemila anni, dai vangeli non risulta una sex worker. Più facile trovare qualche ladro: il primo uomo a essere stato canonizzato in direttissima da Gesù Cristo è stato proprio il criminale crocifisso al suo fianco (anche Agostino, com’è noto, rubacchiava frutta da ragazzo, ma solo per il gusto della bravata). Quanto agli immigrati, pensate che a un certo punto in Sicilia bastava avere tratti somatici africani perché la gente cominciasse a venire a chiederti dei miracoli, un pastore si ritrovò a capo di una confraternita quasi suo malgrado. C’è un’intera sezione sui santi genderfluid – da Marina, che si finse uomo per entrare in un monastero maschile e finse così bene che fu accusata di aver messo incinta una cameriera – a Sebastiano, da due secoli patrono ufficioso dei gay per motivi che ho cercato, per quanto possibile, di chiarire. 

Ci sono anche molti santi famosi, sui quali avanzo sospetti insinuanti, ad esempio tra gli evangelisti San Luca a volte sembra un infiltrato socialista, quasi tutta la dottrina sociale della chiesa poggia su episodi che riporta lui. San Pietro per contro a un certo punto sembra il guru di una setta che incamera i fondi degli adepti… e San Paolo come faceva a risultare fariseo agli ebrei, greco ai greci e cittadino romano ai romani? Non sembra un po’ una spia? Francesco e Chiara terminarono i loro giorni in silenziosa ribellione contro gli stessi ordini di cui risultavano i fondatori; Caterina da Siena soffriva di anoressia. Padre Pio secondo Giovanni XXIII era un imbroglione (ma coi suoi eventuali raggiri ha finanziato un grande ospedale). Teresa di Calcutta ha raccolto denaro in tutto il mondo senza promettere di guarire un solo malato. Karol Wojtyla forse credeva di essere l’ultimo Papa prima del secondo Avvento, e oltre all’agonia dovette sopportare la delusione.
 
E così via. È stato bello scrivere un libro sui santi. Ho imparato molto da loro. Anche da quelli che non sono mai esistiti (in effetti una delle cose più curiose è il modo in cui anche i santi più improbabili hanno ispirato, anche a secoli di distanza, altri santi realmente vissuti: in questi casi la santità è una sorta di leggenda incarnata). Certo, mi resta il rimpianto per quell’immenso volume immaginario che non scriverò mai, mille e più pagine vergate di caratteri minuscoli. Ma anche questo, davvero, non mi sembra uscito male. È in libreria.
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S C I O P E R O

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𝗦𝗖𝗜𝗢𝗣𝗘𝗥𝗜𝗔𝗠𝗢 perché in Legge di Bilancio ci sono 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝟴𝟳 𝗲𝘂𝗿𝗼 di aumento per il nuovo contratto e 12 euro per la valorizzazione del personale docente, legati per di più alla dedizione scolastica. Perchè è di quasi 𝟯𝟱𝟬 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 attuale tra il resto del personale della PA con pari titolo e il personale della scuola. Perchè ci sono 𝗭𝗘𝗥𝟬 risorse per la proroga dei contratti ATA sul cosiddetto organico Covid. E 𝗭𝗘𝗥𝟬 risorse per l'incremento degli organici docenti e Ata. Non ci sono misure per la riduzione del numero di alunni per classe. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗗𝘀𝗴𝗮 facenti funzioni e assenza di risorse per eliminare le reggenze. Restano i vincoli sui trasferimenti del personale docente e Dsga neo immesso in ruolo. Nessuna misura per lo snellimento amministrativo e burocratico. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗮 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼, partendo da un sistema strutturale e permanente di abilitazioni partendo da un sistema strutturale e permanente di abilitazioni.

𝗢𝗥𝗔 𝗕𝗔𝗦𝗧𝗔. Il 10 dicembre la scuola si RIBELLA e SCIOPERA

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A Castelnuovo il 16, non mancate

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Signore e signori, ho l'onore di avvisarvi che martedì prossimo, 16 novembre, alle 21 presso  l'Auditorium Bavieri di Castelnuovo Lennon-Rangoni avrò il piacere di presentare Getting Better, un libro che alcuni di voi forse già conoscono, dialogando con Roberto Menabue. E siccome si parlerà di Beatles, ci sarà anche qualcuno che ce li saprà suonare, ovvero Stefano Stecca Bertolani. A splendid time is guaranteed for all.




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Sabato 2 ottobre assemblea sulla scuola a Modena (in presenza!)

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DIG è questo incredibile festival internazionale del giornalismo investigativo che si fa a Modena dal 30 settembre (giovedì) fino a domenica tre ottobre, con reporter straordinari, non necessariamente Alberto Nerazzini ma tranquilli c'è anche lui che è uno dei fondatori. Tra le altre cose (il calendario è foltissimo, dateci un'occhiata) ci sarà un'Assemblea sulla scuola sabato 2 ottobre dalle 16:30 alle 19:00 con Christian Raimo, Federica Lucchesini, Cristiano Corsini, Paolo Landri, Vanessa Roghi (in collegamento) e... me. 

No, io non sarò in collegamento, sono quello che dovrebbe rappresentare il territorio, se tutto va bene sarò in presenza. (Non so se altrove a parte a scuola si usi questa espressione "essere in presenza").

(Pensate come doveva suonare strana soltanto due anni fa, "essere in presenza").

Si parlerà di tutto ciò che c'entra con la scuola, cioè di tutto. Venite anche voi se potete; se siete indecisi continuate a guardare il programma che davvero, è notevolissimo: e date un'occhiata anche a questa pagina. Grazie e a presto.

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It's getting better giovedì sera a Carpi

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Buongiorno a tutti. Giovedì sera 10 giugno alle 19:30 (le vere 19:30, ché bisogna finire presto) presenterò per la prima volta dal vivo di Getting Better a pochi metri da dove l'ho scritto, cioè al Mattatoio di Carpi. Accorrete puntuali, distanziati e mascherati. 

 


Non preoccupatevi, non ci sono solo io che parlo ma anche un po' di musica anche se non posso dire di che genere. 

Colgo l'occasione per segnalarvi che, in occasione dell'80esimo compleanno di Bob Dylan, Niccolò Vecchia ha organizzato uno speciale su di lui su Radio Popolare chiedendo ad alcuni dylaniti italiani qual è il loro disco preferito. (L'ha chiesto anche a me) (non vi dico qual è, dovete sentire il podcast).

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Verso il Giorno di John

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Buonasera a tutti, si avvicina l'otto dicembre che come sapete nell'emisfero occidentale segna l'ingresso nella stagione dei Beatles, no, scusate, intendevo nella stagione natalizia, vabbe' dai siamo lì. Quest'anno su questa pagina l'evento sarà vissuto con maggiore intensità, siccome (1) è il quarantesimo anniversario della morte di Lennon – e ancora non l'abbiamo superata, inoltre (2) ho un libro da vendere. Cosa succederà nei prossimi giorni? Tra le altre cose:

Venerdì alle 23:15 su Rai5 dovrei rispondere a un paio di domande su Lennon durante una puntata di Terza Pagina.

Domenica 8 a partire credo dalle 18:30 parteciperò al Lennon Day del circolo culturale Off che dovrebbe essere disponibile in diretta streaming.

Nel frattempo segnalo questa intervista uscita su Sherwood.it, che è proprio il sito on line di Radio Sherwood (quella di Loudd l'avevo già segnalata ma la risegnalo).

Per ora è abbastanza tutto, ma se ci saranno novità non dubitate: sarete tra i primi a saperle.

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Dear Sir or Madam

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(Ci ho messo un po' per scriverlo, non gli dareste un'occhiata?) 



(Esce il 22 ottobre, dicono. Ma si può già ordinare, meglio dal vostro libraio preferito).

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Su Fahrenheit, Radio3, oggi (10/6) verso le 16:10

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Buongiorno, come avete notato ultimamente ho un po' smesso di parlare di scuola, proprio nella fase in cui ho smesso di andarci ed essa mi è entrata in casa.

Parlarne in questo periodo sarebbe veramente troppo complicato, però oggi verso le 16:10 quelli di Fahrenheit, Radio3, mi strapperanno a una riunione e mi faranno domande sugli esami che cominciano in questi giorni, quelli di secondaria di primo grado.

Mentre tento di spiegare cosa ci sta succedendo può darsi che balbetterò un po' più del solito nel tentativo di non farmi licenziare.

Update: forse si sente qui:

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Ancona io

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Avrei senz'altro potuto scrivervelo prima, ma sabato 5 ottobre sono ad Ancona, invitato alla HookiiFest. Se arrivate presto riuscite anche a sentire Maurizio Codogno, che di internet ne sa certo più di me, e dire che io ormai le so quasi tutte. Sarà bellissimo! Non mancate numerosi.




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Bavosi residui di catarsi e altre storie

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Ricordo ai più distratti che oggi, martedì 28 maggio, verso le 18 presso la libreria Ubik di Modena Raffaele Alberto Ventura presenterà il suo nuovo coloratissimo libro contro il genere umano, dove si parla un po' di tutto, dai supereroi a Hobbes a Salvini; di quest'ultimo non così tanto ma un po' se ne parla. 

"La notizia all’indomani delle elezioni del 2018 di un senegalese ucciso a Firenze da un italiano depresso, imitatore di Casseri se non dello Straniero di Camus, non ha creato molto clamore. Le dichiarazioni roboanti di Salvini, nuovo ministro dell’Interno, hanno contribuito a sdoganare un discorso estremista e violento. Anche la Lega, d’altronde, aveva svolto per anni una fondamentale funzione purificatrice, sfogando il comprensibile turbamento degli italiani di fronte alla rapidissima trasformazione del paesaggio etnico; ma ha accumulato nel frattempo un terribile debito mimetico. L’assuefazione ha reso necessario un ricorso crescente alla catarsi per contenere il mimetismo, in un circolo vizioso dal quale oggi non sappiamo più come uscire. Ogni giorno si contano le vittime varie e collaterali di un discorso che in un decennio è stato banalizzato nelle aziende, nei bar, sui mezzi pubblici. Quanto poi a stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina, ovvero il malessere sociale oppure chi lo cavalca, pare questione degna di un dibattito postumo tra Marx e Weber più che un interrogativo davvero rilevante a fronte di tensioni che stanno mettendo in crisi la pace civile.

Con i suoi eccessi da commedia dell’arte lo spettacolo politico aveva da principio neutralizzato, anestetizzato, assorbito le passioni tristi. Ma con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali americane del 2016 e con l’esito delle legislative italiane nel 2018, hanno iniziato ad apparire i limiti di questo meccanismo catartico che aveva permesso per anni di nascondere sotto il tappeto il declino dell’economia occidentale. Era bello credere che tutta questa violenza verbale non avrebbe avuto nessun effetto, che era appunto solo teatro. Anzi: che ci avrebbe purificati.

Era questa, forse, la scommessa aristotelica della borghesia italiana, che periodicamente si convince di saper manipolare questo o quell’altro movimento, finché la spirale innescata non le sfugge di mano. Ma in un altro senso i discorsi radicali hanno semplicemente prodotto assuefazione: e quando la morfina non basta più, bisogna uscire in strada a cercarla. La violenza «rappresentata», nei discorsi politici come nelle opere d’arte, sfoga le passioni tristi nel breve termine ma sul lungo influenza la realtà, modifica il linguaggio, alza l’asticella della sopportazione. La crescente popolarità di Salvini ha tradotto un disperato bisogno di «sincerità», chiamiamola così: non importa che la «dottrina Minniti» avesse già fatto diminuire gli sbarchi, delegando il monopolio della violenza ai libici; ma importa, di tutta evidenza, che qualcuno lo faccia prendendosi pubblicamente la responsabilità di quella violenza. Il problema è che la sincerità dei governanti su certi arcana imperii non è compatibile con la coesistenza pacifica dei governati.

Dal momento in cui il potere esibisce la sua violenza, questa inizia a scorrere come un veleno nell’intero corpo sociale. Il fatto che Luca Traini sia stato un militante della Lega ci riporta alla questione della responsabilità linguistica: a Matteo Salvini non si potrà forse rimproverare di avere armato la mano del terrorista, ma l’effetto della sua incontinenza linguistica è che nell’Italia del 2019 di fatto è diventato impossibile distinguere tra la sparata semi-ironica di un rappresentante politico e la minaccia letterale proferita da uno squilibrato. Nel frattempo è cresciuta anche una generazione di bianchi assetati di vendetta e abbeverati da letture sulla sostituzione etnica che minaccerebbe l’Occidente, della quale Breivik è il padre ignobile: se ad oggi i potenziali esecutori restano meno numerosi, meno disperati, meno collusi con la criminalità e più facili da tenere sotto controllo (in assenza della barriera linguistica) rispetto ai jihadisti, la galassia occidentalista è in fibrillazione ed è probabilmente solo questione di tempo perché appaia qualche nuovo Breivik a dare il suo contributo alla spirale delle ritorsioni. Sistematicamente sottovalutati negli anni di Al Qaeda e dell’Isis, i terroristi bianchi esistono, si organizzano, sognano di vendicare le vittime del World Trade Center, di Nizza, del Bataclan; talvolta agiscono, come a Charleston in Carolina del Sud nel 2016 o a Charlottesville nel 2015.

Ecco una cosa che Aristotele non aveva previsto. Non c’è catarsi che non lasci il suo residuo, come la bava di una lumaca. Se la politica è soltanto teatro, perché dovremmo temerla? Proprio perché è teatro. Il problema del nostro tempo è che abbiamo iniziato a sottovalutare l’effetto delle rappresentazioni..."

Eccetera eccetera, è difficile ritagliare i brani da un libro così, è molto fluido. Comunque se ne parla oggi verso le 18 alla libreria Ubik di Modena, ci sarà anche Andrea Zanni in tutto il suo erudito splendore e ci sarò anch'io. Se gli argini reggono. A presto!
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I libri da distruggere della settimana

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A chiunque volesse distruggere i libri - so che c'è questa nuova tendenza di andare alle fiere e rovesciarli, o in libreria a strapparli, azioni che io non condivido nel modo più assoluto; tuttavia segnalo a chiunque fosse barbaramente interessato a distruggere libri, che è ancora possibile trovare in commercio un pregevole volume su Filippo Tommaso Marinetti, intitolato Futurista senza futuro. L'ho scritto io, che sono una persona abbastanza brutta, con tanti trascorsi francamente discutibili. Dunque insomma non che io voglia istigarvi a commettere un gesto così nazista ma - cos'aspettate a recarvi nelle migliori librerie e a domandare Futurista senza futuro? Facile che non sia a scaffale, ma si può comodamente ordinare, spesso anche per telefono, su Amazon o IBS, o dal vostro rivenditore di fiducia. Se siete insegnanti usate il Bonus. Poi potete farlo a pezzi anche a casa.

Se qualcuno però preferisse distruggere i libri in cui parlo di terremoti senza averne competenza, direi che il titolo di riferimento è La scossa, edizioni Chiarelettere. Purtroppo esiste solo in versione epub o pdf (anche su Amazon), però se uno veramente ci tiene al limite se lo stampa e se lo distrugge con comodo anche a casa - che so, ci dà fuoco nel camino e magari nel frattempo gira la scena su youtube, nel qual caso vi prego condividetelo, magari diventa virale. Certo, uno che ce l'abbia davvero con me potrebbe frullarlo direttamente in un Kindle o in un Ipad - quello fa il botto di sicuro, milioni di visualizzazioni, insomma pensateci.

Per quelli che mi odiano sul serio, ho una chicca: le ultime copie di un volume introvabile, Storia dell'Italia a rovescio (2006-2001). Non lo trovate in libreria - neanche su Amazon - dovete scrivermi in privato e vi mando il pacchetto, diciamo trenta euro - lo so che è un furto ma guardate che ne ho pochissimi, e una volta distrutti basta, nessuno al mondo potrà più leggere Storia dell'Italia a rovescio. Questo è di carta, per cui bruciarlo o strapparlo è più immediato. Spese di spedizione escluse.

Compresa nel prezzo potete bruciare
una copertina illustrata da Alessandro Formigoni.
E questo è tutto per quel che mi riguarda, però ne approfitto per segnalare un paio di volumi di Pierpaolo Ascari, che in passato ha contribuito in modo occulto a questo blog - se volete distruggerlo in quanto pensatore, il titolo di riferimento è Ebola e le forme, uscito qualche mese fa per il Manifesto Libri. Se preferite il suo coté più creativo e cazzone, richiedete Il manichino della politica, un libro nato su facebook, dettato da una quotidiana esigenza di prendere per il culo il sindaco di Modena che è godibilissimo anche per chi non conosca Modena, io per dire ormai mi perdo tra Rua Freda e Rua Stella ma il libro mi fa ridere lo stesso. È sottile, si strappa che è un piacere, però credo che per procurarsene uno sia necessario recarsi presso Hiro Proshu in Sant'Eufemia, onde affrettatevi. Insomma questi sono i libri da distruggere della settimana, arrivederci alla prossima con tante infiammabilissime novità.


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Volevi vedere la frontiera?

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Stasera alle 21:10 su SkyTg24 (in chiaro sul 27 del digitale terrestre) passerà la seconda puntata di Cronache di Frontiera, "una narrazione in presa diretta, senza alcuna intermediazione giornalistica o documentaristica, della vita in una periferia romana, particolare per le sue peculiarità, ma in realtà uguale per tensioni sociali e paure a quella di molte altre città italiane". Così la cartella stampa.

Per me si tratta semplicemente di un bel documentario su una periferia un po' meno disagiata e stereotipata del solito, girato la scorsa primavera e montato con una dovizia di mezzi che ormai è merce rara (con tutto il rispetto per Zoro e per i reportage che riesce a mettere assieme con una handycam). C'è la questione della immigrazione in quasi tutte le sue sfaccettature: la mancata integrazione, la concorrenza sleale, la xenofobia che ne deriva, i problemi della seconda generazione, e altre cose che ancora non si sono viste - ma fin qui promette davvero bene. La prima puntata si può vedere qui: alcuni dei personaggi dovrebbero tornare nelle prossime tre (ci spero parecchio perché alla fine non ce n'è uno che non muova a simpatia). Se i talk vi hanno un po' stancato, e vi punge la curiosità di sapere cos'è questa realtà di cui tutti parlano - Cronache di Frontiera mi sembra un buon punto di partenza. Canale 27.

(Sì, sarebbe una di quelle cose per cui si dovrebbe pagare il canone).
(Invece offre Sky).
(Il canone poi saranno 8€ al mese; è pure sceso dall'anno scorso. Facciamo che ci lamentiamo di cose più interessanti).
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Domenica sono a Perugia (liberate il drago)

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Ciao a tutti, volevo dirvi che domenica do il mio contributo all'allegro settembre festivaliero (ormai agli sgoccioli) partecipando alle celebrazioni di San Michele di Perugia, con un intervento su come si ammazzano i draghi. Si parlerà ovviamente di angeli - anzi arcangeli - di riti misterici, pestilenze e altre eccitantissime cose che mi verranno in mente. L'appuntamento è alle 11 presso 11 presso la biblioteca di San Matteo degli Armeni. Perlomeno qui è scritto così. A presto.

(Poi forse mercoledì vado qua, ma non dovrebbero inquadrarmi, tranquilli).
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LA FINALISSIMA DEGLI SPUNTI!

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Ed eccoci al momento tanto atteso. La grande gara degli spunti è giunta al termine. Salutiamo i due partecipanti rimasti in gara, quelli che hanno più convinto voi lettori: l'imperatore Claudio Augusto e l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi! Chi vincerà nello scontro finale?


No, scherzo. Claudio e Silvio risultano tra gli spunti meno votati in assoluto.

A giocarsi la finale saranno i Catari e l'equipaggio in rotta verso Copernico. La rivincita di due popoli che sopravvivono ai margini

(Avete notato le curiose simmetrie delle semifinali? Una era un derby tra storie del passato, l'altra tra storie del futuro. La prima e la quarta affrontavano una figura messianica, la seconda e la terza un popolo dato per estinto. No, non ho la minima idea di come sia successo. La posizione degli spunti sul tabellone era per lo più casuale, e quasi tutte le mie previsioni sono state disattese).

Sui due spunti non aggiungo altro ché ormai ve li ho illustrati fino alla noia. Trovate tutto nei link. Avete 24 ore per votare: domani a mezzogiorno sapremo quale spunto è arrivato più lontano.



Sia qui che su facebook, votare è molto semplice: scrivete qua sotto CATARI se volete far luce sullo sterminio dei Catari, o COPERNICO se volete arrivare a Copernico. Se qualcuno mi vota su twitter e me ne accorgo lo segno, ma non posso garantire di accorgermene. Grazie per tutto il divertimento - spero che non vi siate annoiati troppo. Da domani si riparte a scrivere di Renzi e scuole medie, so che non state nella pelle.

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Tutti gli spunti che vi siete persi

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Ed eccoci agli sgoccioli della Grande gara degli spunti. Giusto per informarvi di due cose:

(1) contrariamente a quanto molti hanno pensato, Gesù non è invincibile - per esempio, contro i Catari non ce l'ha fatta, ebbene sì, i Catari sono in finale.

(2) potete ancora votare (se non l'avete fatto) per l'ultima semifinale, Procioni contro Copernico, fino a mezzogiorno di oggi (31 agosto).

Poi partirà la finale, e a mezzogiorno di domani (1 settembre) sapremo quale spunto è andato più lontano. Ecco il tabellone aggiornato:

SedicesimiOttaviQuartiSemifinaliFinale
Stardust48
38
37
31
31
Gesù52
5 a Genova20
26
Capodanno27
Claudio Augusto9
28
34
Fiume 192068
La prima volta43
20
O viceversa17
I banditi34
16
46
46
Campo di grano19
I Catari53
39
Il basilisco6
Scuola media44
26
12
Sauron vive!34
Dama e cavaliere18
31
Zombi vs vegan39
Scie chimiche53
35
15
Eyjafjöll40
La prigioniera42
27
Pinocchio uccide22
L'ultimo uomo10
61
38
Addio ai procioni50
La marmellata41
55
Tutte le ex52
Gioconda 30
48
21
Marinetti duce60
Redenzione29
8
Pandolfo17
Perpendicolare15
63
54
Copernico47
Love of My Life8
6
1+2+3+4+5+6+...29


...e ora una breve lista di tutte le storie a cui volenti e nolenti avete rinunciato: di tutte le cose che non saprete mai.

Chi era il sesto a tavola.
Se l'Eyjafjöll esiste davvero.
Cosa se ne fa Pinocchio di tutti i cadaveri.
Chi ha rubato la marmellata.
Dov'è la Gioconda autentica (no la crosta senza ciglia che sta al Louvre)
Se esistono davvero gli alieni in un universo perpendicolare, o non stiamo semplicemente litigando con la nostra immagine rovesciata nel tempo.
Chi vince l'amore di Verola, sopravvivendo al più crudele dei talent show.
Se il video dei due impacciatissimi ventenni non diventa per caso un successo mondiale.
Se c'è un futuro per i banditi della montagna.
Se Yris viene liberata o riesce a trovare uno stratagemma per restare prigioniera.
Chi ha inventato le scie chimiche.
Cosa avrebbe potuto combinare Majorana se invece di scomparire avesse collaborato con un governo di folli futuristi in cerca di riscatto internazionale.

Ma soprattutto:

Chi ha ucciso le ex del mitomane convinto di aver ucciso tutte le sue ex?

Inutile chiedere ormai - è andata così.
Non guardate me, io tifavo Basilisco.
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Su Fahrenheit alle 16.30

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Salve a tutti, a Fahrenheit (Radio 3) ci hanno preso gusto e alle 16:30 mi chiederanno un parere sulla riforma della scuola vista dalla scuola media, che secondo Gianna Fregonara e Orsola Riva del Corriere è "la grande dimenticata".

(Poi se un giorno arriva il podcast lo metterò).
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The Teacher Is on the Table

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È successo che Rivista Studio mi ha chiesto un parere sul Clil. Cos'è il Clil? Ecco qui.
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Linguaggio nel pomeriggio

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Ciao a tutti. Tra un'oretta a Fahrenheit (Rai Radio 3) si parla di editoria scolastica, e pare che ci sarò anch'io (se tutto va bene poi metto il podcast).
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Contenete l'entusiasmo

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E dunque, dopo una lunga riflessione, ho deciso che quest'anno vado alla Festa della Rete. Con chi c'è ci vediamo là, a parlar male di quegli altri.
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In diretta su Fahrenheit alle 15.

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Ciao, anche stavolta non dovrebbe essere uno scherzo: tra due ore, alle 15.00, dovrei partecipare a una specie di dibattito su Fahrenheit (Radio 3) a proposito delle dichiarazioni della ministra Carrozza sull'insegnamento della Storia contemporanea nelle scuole.

...e adesso vado a leggere cosa ha dichiarato la ministra Carrozza sull'insegnamento della Storia contemporanea nelle scuole.

(Quando sarà disponibile il podcast lo lincherò qui sotto, non temete).

Update: ecco la puntata (ci vuole Real Player)
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Noi emiliani siamo razzisti (tranne te)

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Il 29 maggio da noi non sarà esattamente un giorno come gli altri. Mercoledì 29 maggio alle 21 sono al Mattatoio, un posto che ha rischiato di chiudere e invece è bello aperto, a leggere pezzi della Scossa, un libretto che ho scritto un anno fa per Chiarelettere. È un testo che racconta alcune cose sul terremoto in Emilia, dalla postazione in cui era forse più difficile capirci qualcosa, cioè il bordo del terremoto. È stato scritto tra il 29/5 e il 29/6, in un mese difficile, in una situazione particolare. Oggi lo rifarei completamente diverso - ma oggi non tremo a ogni vibrazione dei vetri, per esempio. 

Il libro è ancora in vendita - è per una buona causa. Ne infilo un capitolo qui sotto un po' stagliuzzato, giusto per dare un'idea:

 Noi siamo razzisti (tranne te)

«Capo!»
«Eh?»

Mettiamo che capiti a voi, di perdere temporaneamente la casa, di ritrovarvi nella mensa di un campo profughi, con un buco nel cuore ma anche, enorme, nello stomaco. Però non siete del posto – magari vivete e lavorate lì da anni, però non vi considerano del posto, oh! sono fatti così. E hanno gusti strani, per esempio mangiano carne di topo. Che bisogna dire non è come il topo nostro, schifoso, il ratto di fogna, quello fa ribrezzo anche a loro, no: siccome sono millenni - che ne mangiano, hanno selezionato una razza di roditori d’allevamento placidi, non hanno neanche più i denti, e poi li macellano, e poi li mangiano – però voi non ne volete sapere, non ne avete neanche mai assaggiato uno.

Ve l’hanno detto tutti che non sapete cosa vi perdete, che il roditore stagionato di quella zona è un’eccellenza assoluta, un presidio slow food. Vi hanno spiegato che siete vittima di un condizionamento culturale, che non è colpa vostra poverini se nella vostra terra d’origine circolavano superstizioni e infamie contro i roditori, che in fin dei conti è carne, ed è buona, e insomma, che rompipalle che siete a non volerla mangiare. Comunque, proprio perché sono ospitali, e non si dimenticano le buone maniere neanche nella calamità naturale, vi hanno fatto il pentolone a parte con il ragù senza topo, va bene?

E voi siete contenti, perché sarebbe lunga cercare di spiegare che condizionamento o no, slow food o no, voi proprio il topo non riuscireste a mandarlo giù, nemmeno nel terremoto e nella carestia. Quindi siete lì, state aspettando che vi scodellino il piatto. Quando fate caso a un particolare. La volontaria che passa con le razioni ha un cucchiaio di legno solo. Uno solo. Per voi e per i mangiatopi. E adesso sta puntando verso di voi.

Questa storia è successa davvero, in una tendopoli. Il topo in realtà era un maiale. Il cucchiaio era un cucchiaio. Voi non eravate voi, ma alcuni musulmani che del maiale avevano orrore. Il giorno dopo circolava – anche a mezzo volantini – un invito a liberarsi di questi stranieri ingrati e schifiltosi.

«UN MIRANDOLESE IMPEGNATO NEI SOCCORSI POST TERREMOTO SCRIVE
Averli accolti, aver dato loro spazi, averli rispettati nelle loro tradizioni fino al punto di calpestare le nostre, averli istruiti sui loro diritti senza mai chiedere il minimo dovere, vederli comodamente seduti a tutte le ore nei bar, non vederli mai salutare o cercare un contatto. E vederli ora nelle tendopoli chiedere la carne tagliata in un certo modo, chiedere il cibo e poi gettarlo perché non è loro gradito, guardarli ridere mentre ci si affanna per tirare su tende e strutture di accoglienza, guardarli mentre si rifiutano sdegnati di aiutare, guardali mentre fumano ridono e scherzano... guardarli. È il fallimento dell’integrazione, i nodi sono venuti al pettine. Basta.
MANDIAMOLI TUTTI FUORI DAL NOSTRO PAESE!»

La cosa che mi ha fatto più male di questo volantino è la punteggiatura. Perché i contenuti più o meno li conoscevo, potevo immaginarmeli. Questo volantino, non lo avessi ritrovato in rete, avrei potuto riscriverlo da solo, le chiacchiere da bar alla fine sono sempre le stesse. Ma la punteggiatura. Non avevo mai visto un volantino razzista con una punteggiatura così efficace. Dietro c’è qualcuno che ha letto, che ha studiato. Certo, questo non lo ha smosso di un centimetro dalla convinzione di vivere nella migliore delle Emilie possibili, un luogo dove tutti vogliono venire, al punto che c’è da tirarli fuori con la pala.
Nello stesso giorno in cui girava questo volantino, un sacco di residenti extracomunitari al posto di blocco mi salutavano col trolley: se ne stavano andando da soli, senza aspettare il fallimento dell’integrazione. Un pachistano dell’età di mio padre mi spiegò che andava in Danimarca, aveva degli amici là. Gli feci i complimenti, la Danimarca per quel che sapevo era non sismica. Mio padre in Danimarca non c’è mai stato. Neanch’io, ora che ci penso, ci sono mai stato. Neanche il tizio del volantino, magari.

Chiedo scusa ai mirandolesi, di cui qui si fa il nome, solo per associarli all’iniziativa di un tizio razzista che ha scritto un volantino. Però era veramente un testo interessante. Non solo per quella cosa del «cibo non gradito» – che davvero vien da ridere, se avete mai incontrato un modenese all’estero. Non è difficile, basta andare nei ristoranti modenesi. Li troverete là alle ore pasti, che discettano di ripieno di tortellini e si fanno riportare il carrello dei bolliti. Ma il volantino non parla di questo. Parla soprattutto dell’invidia. Guardateli, dice, questi stranieri. Come fumano ridono e scherzano. Guardateli. Cosa c’è da ridere? Cosa c’è da scherzare?

C’è che loro hanno perso meno di noi, tutto qui. Una casa? Ne troveranno un’altra. Un lavoro? Vabbe', di sicuro non era il migliore lavoro sulla terra. Ci sarà qualche altra terra dove andare, qualche altra opportunità. Tanto il cordone ombelicale lo hanno reciso da un pezzo. È a noi che duole, a loro no. «MANDIAMOLI TUTTI FUORI.» Ma se ne stavano già andando. Ho insegnato in anni in cui ogni classe ne aveva quattro o cinque, e già sembrava un’invasione. Da qualche anno a questa parte stava calando il coefficiente di cognomi strani, anche se non calava il disagio. So di cinesi che sono tornati in Cina. Turchi in Turchia. Ingrati fino all’ultimo, non aspettano nemmeno che li cacciamo coi forconi. Tipico.

Noi emiliani siamo razzisti. Noi emiliani però si era detto che non esistevamo, e quindi tolgo la parola e la frase rimane così: noi siamo razzisti. No, tu che leggi senz’altro no, ma dico in generale. Ci sono eccezioni, ma comunque siamo più razzisti di quanto dovrebbe essere consentito, e lo si vede da centinaia di cose – potrei parlartene per ore, ma diciamo che ti fidi, va bene? Siamo razzisti perché proprio in questa stagione cominciamo ad andare a scuola a chiedere che i nostri figli siano inseriti in una certa classe e non in un’altra, e perché? Che differenza c’è?

Tante volte la differenza la fanno gli stranieri. Che poi stranieri non sono, la stragrande maggioranza è nata nell’ospedale a cinquecento metri dalla scuola, però sono figli di stranieri e quindi per noi sono stranieri anche loro. Il razzismo in fin dei conti è tutto qui.

Noi siamo razzisti perché abbiamo accolto molti stranieri, sembra un controsenso ma è andata così. Forse fino a un certo punto contavamo su una nostra ospitalità, una nostra disponibilità, che alla prova dei fatti non si è mostrata all’altezza. Certo, se ci fossimo guardati un po’ meglio ce ne saremmo resi conto, che non eravamo così ospitali come credevamo di essere. Sarebbe bastato vedere come parlavamo dei «marocchini», che fino agli anni Ottanta non erano quelli che venivano dal Marocco, ma da Caserta in giù, coi quali lavoravamo nelle fabbriche e nei cantieri, ma senza legare più di tanto.

Nel frattempo magari tendevamo a idealizzare minoranze che ancora non avevamo imparato a ospitare. Poi improvvisamente da un anno all’altro sono arrivati, a ondate, e ci hanno messo paura. C’è chi davvero parla di invasione, e ci crede: basterebbe un occhio alle statistiche per rendersi conto che non è verosimile. Ma la gente non ha voglia di guardare i fogli con i numeri. Esce al pomeriggio e in certi quartieri trova in giro solo loro. Si sono presi le palazzine brutte che gli italiani stavano mollando: a un certo punto a molti padroni di casa conveniva affittare soltanto a loro, creavano meno problemi e il mensile continuava a restare alto, perché i nuclei famigliari sono sempre numerosi. Ed è vero che tendono a farsi vedere in giro più degli italiani: forse perché hanno meno spazio in casa.

«Capo, dico a te.»
«Sì?»

Quella sera mi giravano un poco, vuoi perché il turno di notte è quel che è, vuoi perché non ha senso mettersi lì impalati per otto ore davanti a un accesso, se poi a cinquanta metri ce n’è un altro e non lo controlla nessuno. Far la guardia ha un senso, ma il picchetto a un recinto aperto, grazie, no. E allora ho detto al mio compagno: ma in via Narsete c’è qualcuno? Non lo sapeva. Scusa, stiamo qui a rompere le palle alle suore che vogliono andare in Sant’Antonio, e intanto in via Narsete può entrare chi vuole? E l’ambulatorio che hanno svaligiato ieri, ricordami, in che via era? Narsete. Ah, ecco. Senti, hai detto che sei qua fino all’una? Allora è inutile che stiamo in due. Io mi vado a mettere in via Narsete.

È un passaggio pedonale, senza lampioni; la sera diventa buio subito. Ma non ci si sente soli, nel parchetto lì davanti si sono accampate due famiglie di africani, quelli che hanno un tono di voce sempre alto come se litigassero, anche se non litigano mai. Ma a noi razzisti sembra così. Dal modo in cui articolano l’inglese potrebbero essere nigeriani o ghanesi. Tutti piuttosto alti di statura. Sto scrivendo un messaggino quando mi sento chiamare

«Capo!»
«Eh?»

E dall’oscurità mi viene incontro un africano di due metri e venti.

«Ciao, fai la guardia?»
«Eh, sì.»
«Ma qui non c’è mai nessuno, capo.» Me lo dice con un tono che interpreto come di rimprovero.
«Lo so, adesso però ci sono io.»
Mi guarda con un’espressione che interpreto come di scetticismo: ah, beh, capo, se ci sei tu siamo a posto. In effetti, col mio bel casco giallo, non gli arrivo al naso.
«Qui può passare un sacco di gente.»
«Eh lo so, si fa quel che può.»
«Capo, domani voglio venire io.»
«Tu?»
«Io li conosco tutti quelli che abitano qui, io sto in via IV novembre ma l’anno scorso stavo lì in via Narsete, li conosco tutti. E loro conoscono me, faccio passare solo chi ci abita.»
«Beh, guarda... ti do il numero della protezione civile, così se hanno bisogno di aiuto...»
«Ecco, grazie capo.»

In quel momento ti si accende come una lampadina. Cosa stai facendo? Sì, lo sai, sarebbe una sentinella perfetta. Alto come una torre, nero come la notte; conosce tutti, e tutti lo conoscono. Però.
Ti ricordi dove abitiamo?
Te lo immagini mentre chiede la carta d’identità alla tizia che ha la gioielleria all’angolo?
Vuoi metterlo nei guai?
Vuoi costringere qualcun altro a dirgli di no, vuoi scaricare su qualcun altro quella piccola dose di razzismo che ci stiamo dividendo in parti uguali?

«Senti, scusa... io adesso il numero te lo do... ma tu... sei sicuro?»
«Certo capo.»
«Si tratta di stare qui, e fare entrare soltanto i residenti...».
«Li conosco tutti.»
«Ma anche, per dire, se non ne conoscessi uno, dovresti chieder loro i documenti, cioè...».

Capo, mi stai chiedendo se so leggere?

«Vabbe’, comunque il numero è questo.»

Noi di qua siamo razzisti, ma non lo saremo per sempre. O ci mescoleremo – ci stiamo già mescolando, però ci vuole tempo – o se ne andranno loro, in cerca di meglio. Di lavoro, soprattutto: da noi l’offerta stagnava già da un paio di anni, e molte facce scure in giro per i quartieri erano semplicemente in cassa integrazione.

In certi casi il terremoto dev’essere stato la goccia che fa traboccare il vaso, o la strattonata di un conoscente che ti dice: dove stai buttando la tua vita? In quel posto di zanzare e sciami sismici? Ma lo sai che qui da noi in India / Cina / Turchia il Pil cresce che è un piacere? Si dice, non so se sia vero, che il governo marocchino abbia offerto a tutti i residenti nei comuni terremotati il biglietto aereo per rientrare. A volte conviene, tenere una madrepatria lontana da qualche parte. Qualcuno che per male che vada ti può pagare un biglietto. In realtà possiamo andarcene anche noi, quando vogliamo. Da qualche parte dove saremo anche noi un’etichetta, gli «italiani», che vuol dire tante cose e quasi nessuna che somigli a noi davvero. E nessuno ci offrirà di fare la sentinella: senza offesa ma... non sei adatto.  
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La politica, ehm, i soccialnètuor

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(Se tutto va come deve andare stasera verso le 19.10 dovrei dire due cose a Impronte Digitali su Radio Città Fujiko su politica, social network, eccetera).
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In diretta a Radio Popolare Roma, tra un po'

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Tra qualche minuto (ore 9.00) - e mi dispiacerebbe interrompere Cat Food dei King Crimson - dovrei parlare in diretta a Radio Popolare Roma, credo a proposito di terremoti ed emilianità, due argomenti che se vi hanno stracciato vi comprendo. Potrebbero sentirsi pianti e starnuti selvaggi in sottofondo, è per aggiungere realismo.
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E le anatre di Riva, d'inverno?

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Anche quest'anno alla fine riuscirò a essere a Riva del Garda per la Blogfest, che comincia oggi. Io a dire il vero fino a sabato pomeriggio non ci sarò, poi magari mi troverò al lido (quel semicerchio che vedete nella foto) a bere qualcosa con gente che non vedo da mesi o anni e magari abita dietro casa mia, ma per qualche perverso motivo è più facile incontrare a Riva del Garda. Alle nove andrò alla premiazione nella Rocca tifando vari blog, tra cui il mio, che concorre per Miglior Sito, ma tanto vincerà Spinoza e io applaudirò. Alle undici andrò a consolarmi alla Spiaggia degli Olivi dove Fabio De Luca mette su i dischi, ma non ballerò perché ormai sono patetico, a meno che non veda molta gente patetica almeno quanto me: il tipo di gente che ormai trovo solo alla Blogfest, e vi amo. Comunque non farò molto tardi.
Il mattino dopo alle 11 c'è il writecamp: dovrei parlare una manciata di minuti e presentare La Scossa, il libro di cui forse avete già sentito parlare. Ma in generale il writecamp vale la pena. Poi andremo tutti a mangiare i canederli o come si chiamano.
In tutti gli altri momenti potrei essere un po' dappertutto, ma più facilmente a osservare le anatre nel fossato della Rocca, o dall'altalena che è lì nei pressi, se non sbaglio (se hanno tolto l'altalena, quest'anno è veramente un grosso problema).
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Contro Spinoza vota dinosauro

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Miglior sito
Questo è il pezzo in cui come tutti gli anni ringrazio i visitatori così gentili da avermi voluto candidare ai Macchianera Awards, quelli che si consegnano a Riva del Garda sabato 29 settembre durante la Blogfest. Benché le possibilità di vincere qualcosa siano sempre più esigue, io a Riva cerco di esserci; domenica 30 forse riesco anche a presentare il famoso ebook.

Questo è insomma il solito pezzo, però il 2012 non è stato il solito anno; è stato piuttosto particolare e in alcuni momenti piuttosto difficile. Tra alti e bassi ne ha sofferto anche il sito, che in certi momenti è diventato il semplice segnalibro di quello che stavo scrivendo altrove. Il fatto che in mezzo a tutto quello che succede qualcuno si ostini ancora a votare per me è il segno di una considerazione e di un affetto che non sono sempre sicuro di meritarmi. Nel dubbio, comunque, votate per me! Non mi offendo, sul serio.

Una sfida sul filo di lana
Anche perché, ehi, nessuno se n'è accorto, ma io l'anno scorso sono arrivato secondo nientemeno che nella categoria "miglior sito", per dare finalmente il benservito a Spinoza mi sarebbero bastati altri seimila voti, bruscolini. Quest'anno potrebbe essere la volta buona: se invece di disperdere i vostri voti volete semplicemente abbattere Spinoza, il cavallo più quotato resto io, pensateci. Non fatelo per me. Fatelo perché vi siete rotti i coglioni di vedere Bonino e Stark sulla pedana dei premiati, dai, si sono rotti i coglioni anche loro, non sanno più che faccia fare, che cosa dire, abbiatene pietà, votate Leonardo! Un sito senza battute, pensate, nel 2012 è possibile! Ok ci ho provato.

Di solito a questo punto metto la soporifera lista di consigli di voto (una pratica ai limiti del regolamento), ma il solerte Many mi ha preceduto anche in questo, risparmiandomi/vi un sacco di tempo. Quest'anno finalmente non è più necessario votare tutte le categorie (e meno male, ce n'è di assurde) ma solo venti. In un anno in cui non ho aggiunto né un feed né un bookmark, l'unica novità che mi sento di segnalare è, nella categoria miglior Blog televisivo, Glenville, il blog di Gregorio Paolini; che parla di tv, sì, come tanti altri, ma a differenza di tutti gli altri lo fa da operatore del settore, in una prospettiva professionale, che è quella che in generale mi piace di più. Mi sembra di aver sempre preferito i blogger che parlavano del loro mestiere, e mi sembra che ce ne siano sempre stati tragicamente pochi. Ultimamente poi siamo pochi in generale - non provate anche voi questa sensazione?

Questa Blogfest potrebbe anche essere l'ultima volta a chiamarsi così; la B di blog è già uscita dalla sigla dei premi, che adesso si chiamano MIA (fino all'anno scorso MBA), e riguardano sempre meno la blogosfera e sempre più internet in generale - ma a chi la racconto. No, è che adesso tira twitter, ha da passare anche questa nottata (a me poi sembra che twitter sia l'eterno secondo, è una vita che ci prova ma non ce la fa veramente mai, ma certamente mi sbaglio). Insomma io a Riva ci vado anche a fare il dinosauro, già l'anno scorso una ragazzina sul lungomare mi vide cercare il tasto canc su un macbook e mi chiese Ma tu perché sei qui, e io: gareggio per il miglior sito, e lei: no, vabbe', adesso seriamente. Ecco, sono momenti che ti aiutano a mettere tutto nella giusta prospettiva. Grazie a tutti ancora, e ci si vede a Riva (oppure altrove).
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Più o meno connesso

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Io comunque stasera sono alla festa Democratica di Urbino, no, non all'incontro con Margherita Hack, ma a quello che viene dopo.


ore 22.15 FESTA IN DIRETTA. Tele2000 canale 16

e diretta web su www.unita.it
Le parole della Città Ideale: Informazione e Connessione - Serata Unita.it
Con: il Maestro Sergio Staino
Cesare Buquicchio, Giornalista e Coordinatore Unita.it
Giovanni Boccia Artieri, Docente Università di Urbino
Stefano Di Traglia, Responsabile Comunicazione PD Nazionale
Leonardo Tondelli, Blogger



Quindi se ho capito tutto sono anche visibile in tv (Tele2000 canale16).
Speriam bene.
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In diretta su Fahrenheit?

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Ahem, tra pochi minuti, alle 15.00, se non è tutto uno scherzo, sono a una tavola rotonda in diretta a Fahrenheit su Radio3 con la Lipperini, Salvo Intravaia, un esperto della Fondazione Agnelli e altri. Si parla di formazione degli insegnanti, partendo da questo studio. Tenterò di commentare la cosa in diretta nei commenti, oppure forse qui (come viene viene).

(Update: ecco il podcast).

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Arriva la Scossa

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In breve: ho scritto un libro in formato digitale sul Terremoto. Lo trovate sul sito di Chiarelettere, costa tre euro. Quel che spetta all'autore verrà devoluto in opere di ricostruzione nel comune di Cavezzo.

Più in lungo: due mesi fa – ma sembrano secoli – i redattori di Chiarelettere mi contattarono per propormi di scrivere un libro in formato digitale (ebook mi fa un po' schifo, scusate). Io mi misi subito a proporre idee, loro dissero che erano interessanti ma... ma non era vero, era una pietosa menzogna, io di solito ho idee troppo bislacche per riuscire a farne un libro (sennò ne avrei già scritti parecchi, a questo punto). Ci stavamo ancora riflettendo, quando la terra si è messa a tremare. Per un po' non ci siamo sentiti, poi su un trenino che mi riportava dalle mie parti mi è suonato il telefono; quel che mi chiedevano lo immaginavo già. Sapevo anche di non esserne capace. Ma mica per modestia, eh.

È che scrivere un libro su una catastrofe naturale è già di per sé un gesto sconsiderato. Ma scriverlo durante la catastrofe naturale, col pavimento che ogni tanto dà una botta e non sai se è l'assestamento quotidiano o la vicina di casa che ha urtato i puntelli con la carrozzina – non è proprio possibile, capite, ti capita di scrivere che il tale campanile ha retto e il giorno dopo magari lo buttano giù. Poi ti sembra di fare lo sciacallo. Ma in realtà, semplicemente, sei in mezzo a una battaglia, e chi è in mezzo a una battaglia non ci capisce nulla, non ha la minima idea di dove stia andando l'avanguardia e dove stia arretrando la retroguardia, non può dirti il numero dei morti e dei feriti, vede solo della gente che spara e della gente che scappa ed è tutto. Però.

Però mi avevano chiesto di scrivere un libro; mi avevano dato un tema, una data di scadenza. È una vita che sogno una situazione così. Io tutto sommato scrivere so, ma non mi è mai chiaro di cosa dovrei scrivere, non sono mai molto sicuro di quel che interessa la gente. Un libro poi non è questa cosa eccezionale, oggi lo si può pubblicare anche in proprio, ma non è che mi interessi molto rifriggere gli sfoghi quotidiani in un altro formato. Quello che mi interessava era avere un committente. Uno che mi dica: questo è interessante, prova a scriverci su, mandami tutto entro il 29. Ho sempre sognato che qualcuno si facesse vivo e me lo chiedesse, e ora potevo dire di no? Ho detto di sì, ci provo. E ho scritto un libro. Il 29 era finito.

Attenzione però. Esce con Chiarelettere, ma non è un'inchiesta. Non credo di essere in grado di farne una, ma anche se lo fossi, era troppo presto: tutto stava ancora succedendo. Ci sono cose molto interessanti su cui ho preferito non scrivere niente, perché ancora non c'è niente di chiaro. Lo abbiamo notato tutti, per esempio, che i capannoni costruiti negli anni Cinquanta hanno retto bene e quelli degli anni Ottanta no; è ormai una nozione condivisa, però... però non potevo esserne sicuro, non c'è ancora disponibile un censimento dei capannoni danneggiati. È una sensazione condivisa, tutto qui, ma molti hanno anche condiviso la sensazione che l'INGV truccasse i dati della magnitudo, e che il transito di Venere davanti al Sole c'entrasse qualcosa. Mi sarebbe piaciuto essere più tecnico, tirare fuori dei numeri veri, ma sui quotidiani ogni giorno c'era una storia diversa; le biblioteche erano tutte chiuse. Di cosa potevo scrivere?

In realtà di cose da scrivere ne avevo fin troppe, come al solito, e anche per questo sono contento che qualcun altro abbia letto e sfoltito e corretto (mi hanno corretto le bozze! È un lusso per me) mettendo a fuoco il tutto. Ho scritto la mia descrizione della battaglia, da un punto di vista qualsiasi: gente che scappa, gente che resta in posizione, gente che attende ordini che non arrivano, e nel frattempo si scambia informazioni. Quasi tutte sballate. Ho scritto un libro sulla gente che parla di Haarp, di fracking, di guerra ambientale americana, di perforazioni che non ci sono mai state, di previsioni di terremoto che vengono pubblicate invariabilmente dopo il terremoto. Ho scritto un po' sull'emilianità, questo concetto inventato l'altro ieri che improvvisamente ha individuato in mezzo alla pianura padana una comunità di persone delle quali viene dato per scontato il coraggio, la tenacia, la capacità organizzativa – mentre qui nel mezzo della battaglia si vedeva gente che piangeva, smadonnava, panicava, eccetera. Ho scritto anche un po' di me, quel poco che serviva a mettere le cose in prospettiva. E ho fatto tutto molto in fretta, volevo che si notasse. Su questo terremoto si scriveranno libri migliori, inchieste coi fiocchi, tra qualche anno sapremo tutto. Mi piacerebbe però che questo rimanesse fresco come rimangono certi taccuini di combattenti, con tutti gli inevitabili errori di prospettiva. Ero troppo vicino per capirci davvero qualcosa, ma qualcun altro leggerà e capirà. Grazie.
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Ribadisce la sua incompetenza

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Io ero un po' perplesso, ma alla fine mi hanno intervistato su State of Mind (giornale delle scienze psicologiche) a proposito del caso di Rignano Flaminio. Sono sicuro che c'è molta gente che ne sa più di me sull'argomento, compreso un blogger a cui hanno sequestrato il sito. Due anni fa. E non glielo rendono. È una cosa che mi rende più difficile star zitto, diciamo.
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La scossa delle vanità

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(Mi hanno intervistato sul terremoto).
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Ciao Crepa

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Qui si ostenta sicumera, ma la terra continua a tremare, e noi sopra. In classe basta un sussulto, un libro che cade, un urlo di un collega (più spesso un urlo mio) e qualcuno già infila la testa sotto il banco. In giro camminano tutti come se avessero il sismografo in tasca, diciamo in tasca. Certe crepe storiche, crepe secolari, le abbiamo scoperte lunedì e adesso tutti i giorni andiamo a trovarle, ciao crepa come stai? Hai messo qualche ruga, si vede che anche tu dormi poco. Va bene. Fine della lagna, tra qualche mese ci rideremo sopra. Qui il conto corrente di solidarietà. Qui un invito della Pubblica Assistenza di Modena a evitare le iniziative personali (sono controproducenti in questa fase). Qui gli ultimi aggiornamenti su come e quando acquistare il parmigiano della Casumaro (dai che la dieta può aspettare).

Di solito metto una foto, però di campanili e casari in pezzi ho la nausea, perdonate.

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I blog, ehm, ecco

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Stanotte a mezzanotte (cari amici della notte) su wr8.rai.it c'è un intervista a me stesso medesimo; così chi si sentisse in crisi di astinenza può finalmente sapere cosa ne penso dei blog, del rapporto tra blog e giornalismo, tra blog e social network, eccetera. Che non fraintendetemi, gli intervistatori in generale sono gentilissimi a venirmi ancora a cercare, e fanno benissimo a farmi le stesse domande, visto che io continuo a fare più o meno le stesse cose.



Io nel frattempo sto lavorando sulle pause, cioè cerco di farne sempre di meno, chissà che in un'altra decina d'anni di applicazione io non diventi un intervistato affabile, uno che fa anche piacere ascoltare quando parla, hai presente. Se a mezzanotte avete altro da fare (buon divertimento), la trasmissione replica alle sei del mattino, e poi a mezzogiorno, e poi alle 18, e poi troverò modo di linkarvi il podcast, insomma arrendetevi.

UPDATE: Ecco il podcast.
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E se fossimo nel 1714?

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Insomma, io avevo scritto un pezzo su un santo longobardo solo per il gioia di montarci un video dei Gufi, e salta fuori che non riesco più a caricare i video sul Post. Vabbe', lo carico qui.



Il Santo del giorno è San Baudolino che forse non è mai esistito e no, non se lo è inventato Umberto Eco falsificando tutte le cronache del tempo (anche se, ora che ci penso, beh, in effetti chi se non lui, cioè pensiamoci)

Ne approfitto per una segnalazione: domani sera (venerdì), alle 20 sono alla Notte dei Blogger di Sassuolo, c'è anche Riccardo Bagnato e si parlerà di blog e di iJobs. Accorrete sassolesi.


10 novembre – San Baudolino d'Alessandria

Baudolino è un altro di quei santi di cui conosciamo quasi soltanto la seconda vita, quella dopo la morte. È il patrono di Alessandria (non d'Egitto, in Piemonte), che però è stata fondata quattrocento anni dopo. L'ordine degli Umiliati (una specie di Soviet dei lavoratori medievali della lana) lo riconosce come uno dei suoi affiliati – ma anche gli Umiliati nacquero soltanto nel dodicesimo secolo, e avevano semplicemente ottenuto l'appalto della gestione della sua cappella ad Alessandria. Dopo di loro arrivarono i Domenicani, e anche loro magari si inventarono qualche su questo Santo di poche parole e, tutto sommato, pochi fatti. Cosa sappiamo veramente di lui?


Che è vissuto ai tempi dei longobardi, gente rude che parlava poco e scriveva anche meno. L'unica fonte “sicura”, per così dire, è Paolo Diacono, al secolo Paul Warnefried, illustre storico longobardo che visse ai tempi e alla corte di Carlo Magno, ed è ritenuto in generale abbastanza attendibile dagli studiosi... in mancanza di niente: vale a dire che è l'unica fonte di molti eventi della dominazione longobarda. Comunque. Diacono parla di un Baudolino che, benché risulti più o meno suo coetaneo, sembra già emergere dalle nebbie della storia remota (del resto a quel tempo si scriveva su pergamene già ingiallite, probabilmente bastava un decennio di distanza per sentirsi già antichi). Paolo lo riconosce capace di molti miracoli (multis miraculis refulsit) e profezie, ma quando si tratta di scendere nel dettaglio, ne racconta soltanto uno piuttosto deludente: quando il re Liutprando, che era nei pressi per una battuta di caccia, mandò a chiamarlo affinché miracolasse il figlio che si era preso una freccia, Baudolino rispose che non poteva farci nulla perché il ragazzo era già morto (quia puer ille defunctus est). E infatti nel frattempo il ragazzo era morto davvero... miracolo? Boh, sì, diciamo che è un miracolo. E se mi fosse concesso di parlare di identità regionali ai tempi dei longobardi, ecco, questo santo eremita che non promette niente, che i miracoli li farebbe anche, però bisognava avvertirlo per tempo, lo trovo molto piemontese, molto bogia-nen.

E questo è tutto sul Baudolino storico. Però forse è già troppo, nel senso che la storia potrebbe anche essere più breve di così: ovvero, Baudolino potrebbe anche non essere mai esistito. E Paolo Diacono? Potrebbe essersi inventato tutto, anzi, magari anche Paolo Diacono potrebbe essere un'invenzione, così come Carlo Magno e tante altre cose bizzarre e banali accadute tra il settimo e il decimo secolo. Questo almeno secondo una teoria messa a punto da due storici tedeschi, Niemitz e Illig, l'ipotesi del tempo fantasma – die Phantomzeit-Theorie, in tedesco suona molto più seria. Si tratta di una di quelle teorie che mettono in discussione la nostra cronologia: noi riteniamo di vivere più o meno 2011 anni dopo la nascita di Gesù di Nazareth, ma cosa ne sappiamo davvero? Per molti secoli nessuno ha tenuto seriamente il conto. E non è che il carbonio 14 o il conteggio degli anelli dei tronchi ci consentano misure veramente precise, insomma, potrebbero anche esserci anni o interi decenni di differenza. Ma la teoria di Illig e Niemitz è un filo più estrema: per loro, insomma, in realtà oggi sarebbe il 10 novembre del 1714 dopo Cristo. Dal momento che i nostri antenati a un certo punto si sarebbero inventati tre secoli (297 anni, per la precisione) di sana pianta.

Attenzione. La Phantomzeit-Theorie, per quanto clamorosa, non è una delle solite teorie strampalate che pasturano i gonzi su internet, come le scie chimiche o signoraggi. Illig e Niemitz qualche argomento interessante dalla loro parte lo hanno trovato. Per esempio, sappiamo che per rimediare a un difetto del calendario di Giulio Cesare (ogni anno guadagnava dieci minuti rispetto all'anno solare), Papa Gregorio XIII introdusse nel 1582 il suo calendario gregoriano. Per l'occasione, dovendo recuperare i minuti persi per milleseicento anni, si decise di tagliare in quell'anno dieci giorni. Ma Illig calcola che per rimettersi in linea con l'anno di introduzione del calendario giuliano ne sarebbero serviti tredici. È come se da qualche parte mancassero trecento anni, ma dove? L'Alto Medioevo sembra il periodo più facile da falsificare. Per decenni interi sembra che non succeda niente, le biografie di papi santi e imperatori sono piuttosto tirate via oppure ripetono gli stessi episodi con piccole variazioni. E va bene che l'Italia dopo le guerre e le epidemie del sesto secolo era diventata una foresta, ma perché a Costantinopoli, la metropoli dei tempi, non risultano monumenti eretti durante quei tre secoli? Va bene, questo si potrebbe anche dire di Roma dal 1942 a oggi, ma... Perché non ci sono documenti che attestano la vita delle comunità ebraiche nelle città europee in quei tre secoli? – Che ci fa su una moneta araba della dinastia Omayyade un imperatore persiano che avrebbe dovuto vivere un secolo prima? Che ci fanno degli archi romanici nella Cappella Palatina di Aquisgrana (Aachen), che dovrebbe risalire a due secoli prima? Sappiamo che Ottone III, restauratore del Sacro Romano Impero Germanico, nell'anno Mille in punto aprì la tomba e vi scoprì le spoglie ancora decentemente conservate di Carlo Magno. Però ci trovò anche della biancheria appartenuta a Gesù Cristo, di cui è lecito dubitare l'autenticità, quindi... se fosse stata tutta una messa in scena? In fondo tutto quello che sappiamo di Carlo Magno deriva da cronache facilmente falsificabili – e che monasteri e cancellerie del tempo taroccassero documenti è ben noto, si pensi soltanto alla donazione di Costantino. Il braccio destro di Ottone, poi, Gerard d'Aurillac (poi papa Silvestro II), era un personaggio particolare, appassionato di scienza e costruttore di automi, sospettato ovviamente di trescare col demonio – il sospettato numero uno di un eventuale complotto.

Rimane il movente. Ovvero, tutto sommato possiamo anche accettare che nell'Alto Medioevo monaci e cronisti si inventino secoli interi, ma perché avrebbero dovuto farlo? Forse perché a Ottone III (in Germania) o a Costantino VII (a Bisanzio) piaceva l'idea di regnare esattamente più o meno nel Mille dopo Cristo, cifra tonda. Illig e soci non hanno trovato di meglio. Resta inoltre da capire perché i cronisti musulmani avrebbero dovuto collaborare al complotto. Ma forse non c'è nessun complotto, forse semplicemente l'epoca di Ottone e Silvestro è quella in cui ci si pone per la prima volta il problema di contare gli anni a partire dalla nascita di Cristo. Prima di loro effettivamente nessuno aveva tenuto il conto, c'era un guazzabuglio di cronologie diverse e magari qualche cronista pragmatico può aver suggerito di tagliare la testa al toro: diciamo che siamo nell'anno Mille, ripartiamo da qui e amen. Ai cronisti, come Paolo Diacono, non sarebbe rimasto che rielaborare la cronologia locale, riempiendo i buchi con regni e santi immaginari. Messa in questi termini potrebbe avere un senso... ma allora Diacono avrebbe potuto immaginarsi qualcosa di più fiorito, che so, fanciulle rapite da draghi, santi che emergono illesi da pentole di olio bollente, insomma, le cose che scrivono gli agiografi quando si scatenano. Non è il suo caso: Diacono racconta miracoli e fatti di cronaca tutto sommato plausibili, e questo è uno degli indizi che in mancanza di altre fonti ce lo fanno ritenere abbastanza attendibile. Ma forse è soltanto il solito longobardo senza fantasia, a cui hanno regalato tre secoli di storia vuota da riempire di favole, e lui non ha trovato niente di meglio che qualche santo, qualche cavaliere, qualche fanciulla obbligata a bere dal cranio del padre, e tanta, tantissima nebbia.
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La pallina di Dio

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E insomma, la novità è che sono sul Post, con una non-rubrica sul Santo del giorno (che non esce tutti giorni), per esempio oggi si festeggia Santa Teresa del Bambin Gesù, Teresina per gli amici.


Non è adorabile?


1 ottobre - Santa Teresa di Lisieux, AKA Teresa del Bambin Gesù AKA Teresa del Sacro volto, vergine e dottore della Chiesa (1873-1897)

Può anche darsi che a un certo punto, dopo cinquant'anni di roselline, bacini, bambini Gesù e altri bamboleggiamenti, anche gli uomini di Chiesa non ne potessero più, di Santa Teresa del Sacro Volto e del suo cattolicesimo così irrimediabilmente pucci che nella prima metà del Novecento aveva scatenato una vera e propria Thérèse-mania nella profonda provincia francese. Però a quel punto forse si è un po' esagerato sull'altro versante, volendo per forza vedere in lei uno spessore intellettuale che l'ha esposta alla furia di esegeti intransigenti come Simone Weil e fior di analisti lacaniani. Al punto che vien da dire: lasciatela stare! in fondo era solo una ragazzina.

Certo, nei suoi nove anni di reclusione volontaria in convento le era capitato anche di desiderare un futuro da Dottore della Chiesa (ma anche da Guerriero, da Apostolo, da Martire: tante strade tutte troncate dalla tbc). Sono quelle cose che si dicono da ragazzini, appunto. E invece ce l'ha fatta: nel 1997 Wojtyla l'ha nominata Dottore, proprio lei! terza donna a entrare nel club dopo Teresa d'Avila e Caterina di Siena. Per intenderci, Agostino da Ippona per ottenere lo stesso titolo ha scritto le Confessioni e la Città di Dio. Tommaso d'Aquino ha messo giù la Summa Theologica, dimostrando l'esistenza di Dio tipo in cinque modi diversi. Teresina, dal canto suo, non lascia visioni particolarmente mistiche né edifici teologici o meditazioni metafisiche. Cosa v'aspettavate, del resto, da una ragazza morta a 24 anni? Poco più di un best seller del primo Novecento, Histoire d'une âme, l'autobiografia sgarzolina di una ragazza sveglia che perde giovanissima la mamma, vede le sorelle maggiori entrare in convento, vorrebbe seguirle subito ma il prete severo le dice di no, allora fa un viaggio lungo lungo fino a Roma per chiedere al Papa se la fa entrare subito in convento e il Papa le dice vediamo. Suo più grande desiderio, spiega al lettore, era diventare una pallina, un giochino nelle mani del Bambin Gesù. Tutti ci vedono subito il desiderio di umiltà, ma la pallina ha pur sempre qualcosa di sfuggente e capriccioso, che ti colpisce nei fotoritratti (fu una delle prime sante di cui circolassero immagini fotografiche, e questo può spiegare parte del suo successo).

Le sue compagne. Lei non c'è perché sta scattando.
È davvero ingiusto ridurla a Shirley Temple del cattolicesimo: Teresa studiò e scrisse molto, conobbe la sofferenza e il dubbio, che la tormentò negli anni della malattia. Però a noi piace ricordarla un po' così, più ragazzina che intellettuale, in posa da Giovanna d'Arco mentre prova il suo nuovo dramma con la filodrammatica del convento (i testi li scriveva lei); fanciullina vezzosa tutta contenta perché il suo ragazzo Gesù è il più figo del Creato mentre il fidanzato della sorella Giovanna, per quanto sia “una creatura molto perfetta”, è “pur sempre una creatura”. Quando le arriva la partecipazione delle nozze, lei risponde scrivendone una tutta per sé, traboccante come si vede di cristianissima umiltà:

“Iddio Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, Sovrano Dominatore del mondo, e la gloriosissima Vergine Maria, Regina della Corte celeste, partecipano il Matrimonio del loro Augusto Figlio, Gesù, Re dei re e Signore dei signori, con la Signorina Teresa Martin, attualmente Dama e Principessa dei regni portati in dote dal suo Sposo Divino, cioè: l'Infanzia di Gesù e la sua Passione [...] Non avendo potuto invitarvi alla benedizione nuziale che è stata data loro sulla montagna del Carmelo, l'8 settembre 1890 (essendo stata ammessa soltanto la Corte Celeste), la S. V. è comunque pregata al Ritorno dalle Nozze che avrà luogo Domani, Giorno della Eternità, nel quale giorno Gesù, Figlio di Dio, verrà sulle nubi del Cielo nello splendore della sua Maestà, per giudicare i Vivi e i Morti. L'ora essendo ancora incerta, siete invitati a tenervi pronti, e a vegliare”.


Non è in castigo, è travestita da Giovanna d'Arco.
Una cosa che mi fa impazzire dell'Ottocento è che tutto è già pronto per Freud, ma Freud non è ancora arrivato. Così nei diari e nelle lettere nessuno ha ancora alzato nessun schermo protettivo, e insomma tutti ti squadernano i loro complessi senza accorgersene, fanno una gran tenerezza. Una lettera del genere finisce dritta nell'autobiografia di un Dottore della Chiesa senza che nessuno abbia trovato niente da obiettare. Il libro è tutto pieno di perle così: per esempio, quando l'altra sorella prediletta che ancora vive nel mondo, Celine, riesce a farsi invitare a un ballo, Teresa non si vergogna a supplicare il Signore “d'impedirle di ballare”, con tanto di lacrimoni, finché “Gesù si degnò di esaudirmi”.

Tra le braccia del suo primo cavaliere, Celine si blocca, umiliando il povero ragazzo e costringendolo a una fuga ingloriosa. Quando lo viene a sapere, Teresina esulta senza vergogna e ringrazia Gesù di aver rovinato la serata alla sorella prediletta, che non a caso entrerà in convento poco dopo e l'aiuterà a scrivere quell'autobiografia che le porterà tanta gloria. Teresa è vicepatrona di Francia, patrona delle Missioni, dell'Australia e della Russia, tutti posti dove la pallina di Dio avrebbe rimbalzato volentieri. Se avesse avuto il tempo.
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Perché non sapete il giorno e l'ora

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Qualcosa di terribile sta per succedere


La blogpalla italiana non sarebbe così male, se solo non fosse quel nido di ateismo, laicismo e agnosticità che tutti ben conoscete. Forse è tempo di emendarsi e aggiungere, in mezzo a tante stridule voci di laicisti esasperati, la voce flebile ma giocosa del viandante nella fede.

Questione di giorni, ormai. Vegliate dunque!
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Com'è profondo il mare

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Siamo pochi. Comunque siamo troppi. Siamo vecchi e autoreferenziali. Siamo anche un po' aggressivi. Ci nascondiamo di notte per paura degli automobilisti e dei linotipisti. Siamo insomma i blog italiani, e ormai dovremmo averlo capito: se non ci prendiamo un po' sul serio da soli, nessun altro lo farà.

La Blogfest si celebra questa settimana: la stagione di caccia alla blogfest si è aperta da un pezzo. Sparare ai BlogAwards è relativamente facile: i premi sono troppi, i candidati sempre gli stessi, eccetera eccetera eccetera. In realtà dal 2008 a oggi sono cambiate parecchie cose, forse un po' più lentamente di quanto era lecito aspettarsi, ma poteva andare peggio. Nel 2008 la festa era una cosa alla buona, dove ci si premiava quasi a vicenda, all'ombra dei convitati di pietra Grillo e Travaglio che mietevano migliaia di suffragi ma non avevano neanche considerato l'idea di venire a ritirare un fantasmino. L'anno successivo trionfò Spinoza. Nel 2010 è spuntato il Post (ma anche i400calci hanno strappato un premio meritatissimo dalle grinfie del solito Cineblog). Ecco: Spinoza, il Post, i400calci sono esempi diversissimi di siti di qualità che nel 2008 non esistevano e che in tempi relativamente brevi si sono creati un seguito importante. L'obiezione me la faccio da solo: in tutti e tre i casi non si trattava di blog di esordienti (anzi). È vero: l'esperienza è un fattore importante. E le relazioni coltivate per cinque o dieci anni sono ancora un patrimonio che fa la differenza. Però non è vero che la blogpalla italiana è sempre identica a sé stessa. Può darsi, questo sì, che continui a evolversi intorno a uno zoccolo duro un po' troppo ristretto di persone e di esperienze, ignorando tante cose che accadono ai margini e non riescono ad attirare l'attenzione. E questo è un peccato, visto che negli ultimi quattro anni è tutto cambiato davvero.

Nel 2008 aggiornare un blog italiano significava luccicare in una costellazione di un migliaio di individui che si leggevano e lincavano tra loro (più la cometa Grillo che era sostanzialmente un corpo estraneo). Nel 2011 la blogosfera non è che una regione periferica nella galassia dei social network. Oggi un post riuscito può uscire dalla nostra piccola costellazione e ritrovarsi sul desktop di decine, non sto esagerando, decine di migliaia di persone. È una cosa che capita magari una volta all'anno, o nella vita, ma oggi può capitare: nel 2008 era fantascienza. È una questione di fortuna e di un po' di autopromozione. La fortuna non è il mio forte: per l'autopromozione i BlogAwards fanno quello che possono. È giusto cercare di assegnarli a chi non ha ancora vinto: cerchiamo di allargare un po' l'occhio di bue, facciamo vedere che non siamo i soliti quattro gatti. Da questo punto di vista non riesco a biasimare Gianluca Neri, che pure ci ha complicato la vita mantenendo in vita tantissimi premi, e raddoppiando le nomination, col risultato che a Riva 250 blogger hanno la possibilità di ritirare almeno un fantasmino. Se alla fine saranno i soliti, non prendetevela troppo. In alcuni (rari) casi i soliti potrebbero davvero essere i più bravi.

Io sono candidato anche stavolta, nelle stesse categorie dell'anno scorso (con due post candidati nella stessa categoria, proprio come l'anno scorso). Il che ci dice qualcosa sull'abitudinarietà di chi in estate vota le nomination. Tra l'altro non ho fatto nessuna campagna: però il fatto che centinaia di persone continui a votare per me lo apprezzo tantissimo. Anche se quest'anno mi sa che perdo. Però, appunto, a questo punto è una questione di serietà: mi avete candidato, perderò combattendo.

Seguono le non-indicazioni di voto (se volete votare più o meno come me, fatemi il favore di cambiare qualche blog qui e là, altrimenti rischiate di passare per truppe cammellate – cosa che in realtà siete, miei valorosi cammelli: si tratta di mimetizzarsi un po'). Come probabilmente sapete, è obbligatorio votare in tutte le categorie, compresi i blog erotici che nessuno si fila e i blog con la miglior grafica, che di solito ti cavano gli occhi appena li carichi. Ringrazio Many che con le sue spudorate indicazioni mi ha alleggerito un po' il compito.
Si vota qui, fino a domani. Grazie a tutti

Miglior sito o blog 2011.
Appunto, votate per me. Nessuna possibilità, ma cadrò combattendo. Sofri esporrà la mia testa mozzata in salotto, no, forse nella cantinetta, boh, sarà comunque una fine degna (Il grande escluso: forse questo è stato l'anno di Sempre un po' a disagio)

Personalità in rete dell'anno
Giuliano Pisapia è la personalità dell'anno, fuori e dentro la rete. La storia d'Italia per quanto mi riguarda comincia il 29 maggio del 2011... sì, scusate, mi commuovo appena ci ripenso. Sennò c'è Makkox, un altro che quattro anni fa non conosceva nessuno, e adesso guarda che roba che fa; e poi venitemi a dire che nei blog non succede niente. (Il grande escluso: Mazzetta ha fatto impazzire Pontifex, credo che sia un titolo sufficiente).

Sito o blog rivelazione dell'anno
Voterei Barabba anche se non sapessero il mio indirizzo e dove parcheggio. Anche loro si sono sbattuti parecchio, hanno fatto due o tre libri, vanno in tour, sono instancabili. E poi sanno dove parcheggio.


Migliore community o sito collettivo
Questa potrebbe essere la categoria da sacrificare ai potenti numi di Spinoza, ma tanto loro vinceranno tutto e ci lasceranno le briciole, quindi... quasi quasi Leganerd. (Il grande escluso: Io ricordo Genova l'avrei messo qui)

Miglior sito o blog di opinione
L'anno scorso ho vinto io, Travaglio è ancora lì che si domanda dove ha sbagliato. Stavolta c'è Gramellini e c'è la Murgia. Più Gilioli che è una potenza. E anche Bordone e Zoro si fanno più insidiosi, insomma la vedo durissima, però ci provo. (Il grande escluso: Malvino, anche se s'incazza).

Miglior blog o testata giornalistica online
L'unità. Avevate dei dubbi? (Il grande escluso: L'espresso, forse).

Miglior sito o blog tecnico-divulgativo 
Beggi e Attivissimo hanno già avuto il loro meritatissimo quarto d'ora: Keplero ancora no, e se lo merita.

Miglior sito o blog televisivo
Ecco, io di solito votavo Dave, più per una questione di affetto. Italiansubs mi sembra un servizio notevole. (Il grande escluso: Tutto fa media?)

Miglior sito o blog culinario
Allora, giusto perché stavolta nella dicitura non c'è solo blog, io potrei valutare di devolvere il mio voto a Dissapore, immutata restando la stima a Cavoletto.

Sito o blog con la migliore grafica
Io credo che qui ci sia un problema generazionale. Cioè, la fase in cui i siti ce li scrivevamo da soli è finita: nel momento in cui i template più leggibili ed eleganti te li regala Wordpress gratis, mettersi lì a cercare di impressionare i lettori con la grafica è un po' l'equivalente 2.0 di truccarsi il motorino. Detto questo si distinguono grosso modo due categorie: quelli che continuano ad addobbare il loro albero di natale con qualsiasi lucina colorata e gadget, e non c'è nulla di male (salvo pretendere che sia grafica e candidarsi a un premio di grafica, ma non è tutta colpa loro) e quelli che invece si capisce che sotto c'è un'attenta strategia, c'è qualcuno che ha studiato e magari ha preso pure dei soldi. Ecco, questi ultimi sono il male. Il grafico di Beerhunters che lascia l'ottanta per cento dello schermo nera. Quello di Pensoscrivo che impagina le foto in modo molto elegante ma poi mette i testi in grigio su nero. Random blog che continua a mettere i post brevi su tre colonne. Eccetera eccetera. Voto Malapuella per dare un segnale: meglio testi grossi su sfondo rosa che colonne inutili e iconcine pervasive.

Miglior sito o blog cinematografico
I400calci ha avuto la gloria che meritava (ampiamente). Io ci riproverei con Kekkoz, che anche stavolta è presente con due blog. A occhio chi è sulla metà alta della classifica ha più possibilità, così magari è il caso di votare per Friday Prejudice. Che sarebbe ancora uno dei pochi motivi per alzarsi al giovedì, se uscisse di giovedì. (L'escluso: Secondavisione).

Miglior sito o blog erotico
Non ce la faccio. Mi fido di Many e voto Lindalov. (Dania è brava e non è un blog erotico)

Miglior sito o blog musicale
Eh, indovinate un po'. Ce ne sono di bravissimi, eh, però solo Enzo mi fa mettere su i dischi.

Miglior sito o blog letterario
Qui più che altrove vedo pere gareggiare con mele (e carote, e grattugie, e spinterogeni). C'è una certa difficoltà a individuare la categoria, evidentemente. Barabba l'ho già votato altrove; Geova non vuole che mi sposi non so quanto sia “letterario”, ma è una storia interessante.

Miglior disegnatore / vignettista
Se non se lo merita Makkox quest'anno, davvero non saprei chi. Di bravi ce ne sono parecchi, ma lui ha davvero inventato qualcosa che prima non c'era. Non mi era mai capitato di veder crescere un talento così, praticamente in diretta.

Miglior sito o blog politico
Premio ambiguo. Bisognerebbe mettersi lì a capire quale dei politici sappia usare meglio lo strumento (Civati?) Credo che la maggior parte dei votanti andrà invece a simpatia, e a questo punto mi tiro fuori dalla mischia e voto Io ricordo Genova.

Miglior post o articolo dell'anno
Io non è che lo faccio apposta, a candidarne ogni anno due. Non so perché succeda. Comunque non credo che il pezzo in cui propongo di castrare il 99,9% della popolazione maschile abbia tutte queste chances (ma siete matte? Ehi, scherzavo). Insomma vi chiedo di votare per il lodo Ligabue, che comunque a suo modo sempre di castrazione si tratta.

Miglior podcast / trasmissione radio online
Non le sento. Voto Economìca per simpatia.

Miglior social network / servizio per i blog
Liquida è una gran cosa, però blogger è qualcosa che mi accompagna da dieci anni, e in dieci anni mi ha tradito davvero pochissimo.

Miglior tweeter italiano 
Appurato che Dania non è una blogger erotica, rimane da capire cos'è. La migliore tweeter? Proviamo. (Grande escluso: Riott@!)

Miglior sito o blog personale
Visto che è candidato qui, Sempre un po' a disagio

Miglior web agency / digital PR online
Questa è la categoria più discutibile: immagino che l'80% dei votanti (me incluso) non abbia la minima idea di cosa si tratti – e non ha nemmeno molto senso andare a guardare i siti, non è da questi particolari che si giudica un digital PR online, o no? Boh. Voto di protesta: il primo della lista, così magari vince e gli altri diranno che ha vinto perché era il primo della lista.

Cattivo più temibile nella rete
Questa cosa di dividere buoni e cattivi mi lascia sempre un po' perplesso, come se non fossimo tutti a nostro modo stronzi. La cattiveria tira, ma chi spinge? Bucknasty ha una media di tre pezzi all'anno. Qualcosa del Genere butta fuori un pezzo al mese un mese ogni tanto. Facci o la Soncini non ce li vedo a stare al gioco. Voto il morto del mese.

Miglior sito o blog andato a puttane
Si parlava di prendersi sul serio, ecco, questo premio non aiuta, e se fossi in Neri lo toglierei. Nel frattempo voto Macchianera, e auspico il ritorno di Betty.

Miglior sito o blog a sfondo sociale
Anche qui: bisogna votare l'iniziativa a sfondo sociale o l'efficacia del sito o blog? Nel dubbio, scelgo l'isola dei cassintegrati.

Miglior sito o blog fotografico
Per una volta ce l'ho: Kimota. Vai Gualtiero.

Miglior sito o blog di satira
Considerato che Makkox ha già vinto a Forte dei Marmi, e scusate se è poco, io voto In coma è meglio, che probabilmente non è nemmeno un sito di satira, però è un sito che ti fa ridere mentre ti spiega un po' di fisica quantistica per farti passare la paura della morte, se fosse candidato a blog erotico lo voterei anche lì.

Miglior sito o blog turistico
Mi fido di Many: NoBorders

Qui sotto la scheda per votare. Grazie ancora!

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Fischiasse un po' di vento

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2° UPDATE Troppa pioggia, non si fa più. Ce lo hanno detto adesso. Chiedo scusa a tutti.
UPDATE: Non solo fa freddo, ma spioviggina. L'incontro è spostato al Palaconad (pochi metri più in là al coperto).


Per una volta forse riesco a dare un annuncio in tempo: domenica 18, a partire dalle 19, alla Festa del Partito Democratico di Modena (spazio Cabò) il collettivo Barabba presenterà Schegge di Liberazione. Ci sarà il Coro delle Mondine di Novi (che pare si sposi molto bene) e ci sarò persino io; dovrei leggere un brano che nel libro non c'è (ma nel blog sì). Speriamo faccia fresco.
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(Le giornate si accorciano)

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La notte della rete in diretta in streaming (meglio tardi che mai).


Online video chat by Ustream
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Controcammelliamoci

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Un giorno magari, chissà, i BlogAwards diventeranno una cosa seria. Quel giorno li prenderemo in giro. Ma per adesso resta più divertente fingere che siano premi veri, sfoggiare le nomination, intessere oscure alleanze, ringraziare lo splendido pubblico.

(Se volete partecipare al gioco, in fondo a questo post c'è il modulo da compilare: il regolamento impone di votare in tutte le categorie).

Già l'anno scorso io vi chiedevo di votare, non tanto per me, ma per i blog fatti in casa, amatoriali, ruspanti, come il mio; contro la claque impalpabile che vota in massa i Vip che a Riva del Garda non verranno mai, come Grillo o Travaglio, gente che di una statuetta a forma di fantasmino non ha certo bisogno. Vi chiedevo altresì di allearvi e combattere contro le truppe cammellate dei blog commerciali, senz'anima, i cosiddetti nanopublisher, che invece a portarsi a casa i fantasmini ci tengono tantissimo: si vede che in casa hanno un sacco di mensole libere, beati loro. L'unico senso che si può dare al Blogaward è quello di attirare un quarto d'ora d'attenzione su chi da anni si scrive il suo blogghetto per passione, su chi i lettori se li è conquistati con le unghie, attirandoli con quella spontaneità e quella freschezza che i nanopublisher si sognano.

Devo dire che malgrado le sconfitte di questi anni, le nomination del 2010 presentano qualche novità. Il blog di Grillo è sparito, sarebbe interessante chiedersi il perché. Dal momento che non cessa di essere il più seguito, l'unica ipotesi che riesco a formulare è che sia quasi sparita l'intersezione tra il pubblico di Beppegrillo.it e quello di Macchianera (e della "blogosfera" mainstream italiana, anche se forse il vero mainstream è Grillo, ed è tutto il resto della blogosfera a essere una nicchia). Insomma, i lettori di Grillo gli altri blog non se li filano più. Non saprei neanche dire se sia un bene o un male; in ogni caso dare un fantasmino a Grillo era più o meno come premiare Kafka al Campiello, inutile e abbastanza ridicolo. I fantasmini diamoli a chi ne ha bisogno. Voglio dire, guardate me. Ero piccolo e nero, oggi strappo contratti miliardari a prestigiosi quotidiani fondati da Gramsci, e tutto questo grazie ai MBA, forza MBA! Ma andiamo al sodo. Qui sotto avete le mie sommarie indicazioni di voto (spero di non violare nessuna regola pubblicandole).

Miglior Blog 2010
L'anno scorso Spinoza non si limitò a stracciare Travaglio: lo doppiò. Travaglio quest'anno non si presenta nemmeno. Io invece ci sono: direi che non ho nessuna speranza, ma votatemi pure.
(Il grande escluso: Inkiostro. No, in realtà è poco attivo ultimamente. Ma le potenzialità le avrebbe, accidenti a lui).

Blogger dell'anno 2010
Un dettaglio curioso: l'anno scorso i primi due classificati furono Paul The Wine Guy e Beppe Grillo. Il primo è scomparso subito dopo, il secondo non gareggia. Il terzo era Qualcosa del genere, che quindi i numeri per vincere potrebbe averceli. Sarebbe abbastanza clamoroso, però proviamoci.
(Il grande escluso: io. No, scherzo. Mi sembra curioso che non sia in cinquina Byoblu, che non è il mio blog preferito, ma ha un pubblico vasto e affezionato, che qualche mese fa lo ha portato in trionfo al Premio Ischia. Mentre a Riva magari non sanno nemmeno chi sia. E' come se la blogosfera italiana perdesse i pezzi: inevitabile, ma dispiace).

Blog Rivelazione 2010
Metilbaraben e Machedavvero c'erano già nel 2009, ragion per cui... ComedySubs mi sembra un bel servizio. Anche qui comunque sono tutti bravi, è stato un buon anno, e dire che io non me ne stavo accorgendo.
(Il grande escluso: non saprei, appunto, leggo sempre gli stessi).

Migliore Community
Facebook non è una comunità; a rigore non lo sarebbe neanche Friendfeed, benché ormai ci bazzichino solo i fancazzisti italiani. Spinoza ha già vinto l'anno scorso (e vincerà anche quest'anno), quindi... boh, io dico Girl Geek Life.
(Il grande escluso: Asphalto).

Miglior Blog d'opinione
Sono io. Perlomeno, questa è l'unica statuetta che ho qualche speranza di portare a casa, quindi... voi poi fate quel che vi pare, eh? Quest'anno vi siete già sparati un centinaio di opinioni gratis, e fate ancora in tempo a sciropparvene una cinquantina prima di Natale, ma d'altro canto si sa, l'ingratitudine umana. No, no, per carità, votate pure Travaglio, che ne ha un gran bisogno.
(Il grande escluso: Malvino, finalmente affrancato dall'insano giogo del Cannocchiale).

Miglior Blog collettivo
Io sto con Cloridrato. L'unico che ha qualche possibilità di infliggere perdite alla corazzata Spinoziana. E poi da qualche parte ho anche l'account, quindi se vince vinco anch'io, come Bordon nell'82.
(Il grande escluso: Schegge di liberazione. Più collettivo di così).

Miglior Blog giornalistico
Dunque. Qui c'è il solito problema di definire un blog. Giornalettismo e il Post sono ottimi oggetti, ma non blog in senso stretto. Piovono Rane è un (ottimo) blog, ma ha vinto l'anno scorso. VoglioScendere ha vinto due anni fa. Quindi vieni avanti, De Biase. E' il tuo anno.
(Il grande escluso: Mazzetta. Ma perché non mette i feed interi, accidenti a lui).

Miglior Blog tecnico-divulgativo
Tutti probabilmente bravissimi e meritevolissimi, in particolare Attivissimo che però ha già stravinto l'anno scorso. Prima o poi l'unanime simpatia per Beggi deve concretizzarsi in un fantasmino.
(Il grande escluso: che fine ha fatto Mantellini?)

Miglior Blog televisivo
Può darsi che quest'anno Dave se lo meriti meno del solito, però a occhio mi sembra l'unico in grado di poter contrastare la funesta dittatura di Tvblog.
(Il grande escluso: Tuttofamedia).

Miglior Blog culinario
Dissapore è un gran sito, ma secondo me non è un blog. Zenzero ha vinto l'anno scorso. Cavoletto l'anno prima. Ne restano due, ma per fare i giurati seri bisognerebbe provare le ricette. Io non me la sento e rivoto Cavoletto.

Miglior Grafica di un blog
Questa è la categoria che non cessa di stupirmi. A guardare i blog nominati sembra che la "grafica" sia quella cosa che non si usa nei siti normali, perché disturberebbe la lettura. Pensoscrivo è senz'altro molto elegante: caratteri grigi su sfondo nero. Randomthought pubblica testi brevi su tre colonne. Persino 7years, a cui voglio un po' di bene, probabilmente si è guadagnato la nominescion grazie alla bella idea di evidenziare i link con una banda gialla lampeggiante. Poi c'è un sito che non è un blog, ma una rivista di cultura cinematografica (in un font minuscolo, ovviamente). Resta Coreingrapho, che probabilmente si trova lì per un equivoco, ma a questo punto lo voto lo stesso, tanto più che i fumetti "scrollati" mi piacciono davvero (i grafici fighetti no, mai piaciuti).
(Il grande escluso: chiunque abbia un layout leggero e un Verdana 10 nero su sfondo bianco con un'interlinea ragionevole).

Miglior Blog cinematografico
Kekkoz ha lasciato capire che non ne può più, e non lo biasimo. Anche stavolta partecipa con ben due blog, il che significa che se i suoi sostenitori si mettessero d'accordo, forse la bieca tirannide di Cineblog avrebbe i giorni contati. E sarebbe francamente ora. Oppure facciamo così: tutti noi anti CineBlog ci contro-cammelliamo su I400calci. Se i numeri sono più o meno quelli dell'anno scorso ce la possiamo fare. Eddai.
(Il grande escluso: Secondavisione. Ma anche Freddy Nietzsche ultimamente regala).

Miglior Blog erotico
A volte penso che sia un problema mio. Ma non lo è. Una volta c'erano dei blog che parlavano di sesso in modo divertente e saltuariamente arrapante. Magari da qualche parte ci sono ancora. Ma in concorso, qui c'è della roba che funziona più o meno come l'alfabeto al contrario. Prendo una cosa a caso:

Adoro certi aperitivi milanesi in piedi. Denti che affondano in fettine d’arancio, l’alibi della musica ad alto volume per labbra pericolosamente vicine ad un lobo. Dire tutto in punta di dita, che sono roventi attraverso gli abiti d’ufficio. Insinuare un ginocchio tra le mie cosce, passarti la mano sul petto, disegnando ghirigori mentre ti parlo. Fuori baciarsi con lingue alcoliche ed il freddo che ci da i pizzicotti. Tu che mi allontani in un vago palpeggio. Ridacchi, io torno alla carica e ti premo contro. E’ come se i cubetti di quello sbagliato mi si fossero sciolti tra le gambe.
Scherzando cerchi di calmierarmi
[calmierarmi? Cioè "fissare il prezzo massimo delle merci al minuto"? In aperitivo?] con un “Pussa via!”
Ma sotto il vestitino capisco solo “Pussy via”.


Capito il torbido gioco di parole? No, ma veramente, se riuscite a eccitarvi con Pussa/Pussy io vi invidio, sul serio, vi invidio tantissimo. Voto Dania per la simpatia.
(Il grande escluso: http://puttanieri.blogspot.com. Magari neanche questo è erotico in senso stretto, ma resta abbastanza istruttivo).

Miglior Blog musicale
Io Polaroid, ovviamente.
(Il grande escluso: io! No, scherzo. Facciamo Weekendance?)

Miglior Blog letterario
Dopo il trionfo di Chinaski, quest'anno si sono fatti avanti i pezzi grossi. E a questo punto la cosa si fa imbarazzante: scegliere tra Mozzi, Nori, la Lipperini, cos'è, lo Strega dei poveri? Alla fine scelgo Vibrisse, mi sembra il meno... come dire... paludato. Senza polemica: mi sembra che il sito di Mozzi sia quello più accessibile anche ai non iniziati. Update: Mozzi ha scritto che non vuol partecipare (e chessarammai, eh). E allora voto Lipperini, che di sicuro non se la prende.
(Il grande escluso: Falsoidillio).

Miglior disegnatore / vignettista
Quando ho visto inserito tra i soliti noti (tutti bravissimi, eh, ma sempre gli stessi) Stefano Disegni, il mio cuore ha avuto un sussulto. Ho anche cliccato. E' partita un'intro in flash. Fine del sussulto. Voto Eriadan.
(Grande escluso: Daw).

Miglior Blog fotografico
Faccio sempre molta fatica. Virzì, se non fosse Virzì, con la sua estetica polaroide mi infastidirebbe un po'. Voglia di Terra ha già vinto. Insomma alla fine Pensierisupellicola mi è sembrato il più votabile. Ma non me ne intendo, e se fosse possibile astenersi qui davvero lo farei.

Miglior Blog ecologista / sociale
Ecoblog è ok, ma è nanopublishing: niente di personale. Nrg4life è inquietante, mi sembra che venda dei cerotti strani. Vada per il Potatore.
(Grande escluso, ma proprio grande: Petrolio).

Miglior Blog sportivo
Voto Poetare con i piedi, ultimamente giambi e dattili sono gli unici piedi che riescono a interessarmi.
(Grande escluso: boh. Sul serio, era l'anno del mondiale e nessuno è riuscito a renderlo eccitante).

Miglior servizio Mobile
E' passato un altro anno e sono sopravvissuto senza caricare quotidiani su un dispositivo mobile. Probabilmente tra qualche anno non ne potrò fare a meno, ma fino a quel momento... Mobileblog è il solito nano; Iphoneitalia non mi sembra meglio; Skytg24 è una cosa che sta su iTune; restano Corriere e Repubblica e allora io voto Repubblica, ma un po' come un eunuco che dà i voti alle cortigiane.
(Grande escluso: non saprei, ma a proposito: Leonardo su mobile ci va?)

Miglior Testata Giornalistica online
Io voto il Post, si legge volentieri.
(Grande escluso: l'Unità, diamine!)

Miglior Post dell'anno
Quest'anno partecipo con due pezzi addirittura: il coccodrillo su Taricone e la lettera alla Marescialla. A rileggerli nessuno dei due mi sembra così rappresentativo: peggio per me, così imparo a non autopromuovermi. Chiedere voti su un coccodrillo mi sembra vagamente ricattatorio, così vi chiedo di votare - se proprio ci tenete - per la Marescialla. Non credo di avere molte possibilità in ogni caso: quest'anno ci sono dei pezzi molto validi in concorso (l'anno scorso viceversa era una cosa che gridava vendetta al cospetto d'Iddio).
(Il grande escluso: L'esistenza di Lapo Elkann è tutta quanta un grosso triste manuale how not to. Il capitolo che vediamo oggi è: come non si fa il viral marketing. Betty, ci manki troppoooooooooooooooooooo!) :....(

Miglior Podcast / Trasmissione Radio
Uffa, non le scarico. Voto Disinformatico sulla fiducia.

Miglior Social Network o Servizio per i Blog
Un blogaward a facebook è un po' come assegnare lo Strega a una cartiera, o il Nobel a Internet. Voto friendfeed perché magari così non lo chiudono per un altro paio di mesi.
(Migliore escluso: Tumblr!)

Cattivo più temibile della blogosfera
Bucknasty, se scrivesse anche un pezzo al mese, non darebbe fastidio. La Soncini si difende bene, ma tanto quel fine settimana sarà alle sfilate. Qualcosa è davvero così cattivo? Vabbè, votiamolo.
(Migliore escluso: l'Inferno degli Angeli).

Miglior Blog andato a puttane
Categoria un po' sui generis. Il situazionismo di PaulTheWineGuy (che si è fatto eleggere blog dell'anno '09 e immediatamente dopo ha cancellato ogni traccia del suo sito) si merita anche questa statuetta, che invece andrà a Luttazzi per via di qualche battutina non proprio originale. Votare Malvestite sarebbe di pessimo gusto (Betty ha interrotto il blog per problemi personali).
(Migliore escluso: Indymedia Roma).

Miglior Blog politico
Auff. Non so se devo apprezzare il politico o il modo che ha di comunicare via blog. Sono troppo stanco per entrambe le cose, comunque. Piglio Scalfarotto e non ci penso più. Ps: leggo da Ciwati che Modena sarebbe "una città tra le più belle e le meglio amministrate del mondo", insomma l'Aldina si è messa a stendere la sfoglia con l'LSD e nessuno mi ha avvertito.
(Migliore escluso: Onda Viola Tv).

Miglior Blog personale
Galatea, finalmente. Arrivederci a Riva.

Si può votare qui sotto.
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Non è la fine del mondo, ma insomma

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Il giorno che aprì il Mattatoio, 22 giugno 2007, io misi persino un annuncio qui (troppo tardi per attirare qualcuno). Quel giorno ricordo che faceva un caldo da fine del mondo, e un mal di denti come mai più ne ho provati in vita mia. Entrando mi salutò un tipo tutto tatuato che poi scoprii Pernazza degli Ex Otago, ma lui invece per chi mi aveva preso? O salutava semplicemente tutti quelli che entravano? Il concerto era all'interno, ma non si riusciva a entrare dal caldo: i mattatoi di una volta li coibentavano per bene. In ogni caso il cocktail di aperitivi e antidolorifici mi stese alle nove di sera. Ogni tanto scanalando la notte tardi lo ritrovo, Pernazza, da Chiambretti, e ogni volta mi chiedo: ma per chi mi avevi preso? O ci salutavi proprio tutti?

Il Mattatoio è un dono di Dio che quando mi vide incidere un po' stanco nel mezzo del cammin di nostra vita decise che no, io avrei continuato a vedere concerti interessanti, a costo di apparire in sogno a dei pazzi e convincerli ad aprire un circolo arci indiepop che potessi raggiungere a piedi. In cinque minuti. Anche in bicicletta è comodissimo, ma l'unico posto dove mi hanno fregato una bicicletta è la rastrelliera di fianco al Mattatoio. Ci ho visto i Fanfarlo e alla fine sono andato a chiedere se avessero un cd, mi dissero che ormai non si facevano più cd, bisognava andare sul loro myspace o una cosa del genere. Due anni dopo hanno suonato da Letterman. Ci ho visto Il Genio la sera della domenica in cui avevano suonato Pop Porno a Quelli che il calcio, passando da perfetti sconosciuti a potenziale tormentone del 2009: li ho visti proprio quella sera lì (forse l'unica sera in cui valesse la pena vedere Il Genio). A volte abbiamo visto un po' e poi ce ne siamo andati, tanto non si pagava: come quando Le Luci Della Centrale Elettrica fecero il pieno e già le ragazze in prima fila sapevano i testi a memoria, o quella notte in cui resistemmo per poche canzone alla visione dei Krisma, appena appena scongelati, giusto il tempo di prenderci l'influenza a capodanno.
Invece Pelle Carlberg meritava. Gli abbiamo chiesto un bis, e lui ha cantato Grace Kelly di Mika. Ho visto gente che non mi ricordo più come si chiama, svedesi intonatissimi con organetti ukulele e poco altro. Ho rivisto Soda Fountain Rag che non aveva capito cosa avessi scritto su di lei (e non credo di averglielo spiegato). Ho persino comprato un cd dei Pip Carter Lighter Maker, non so come sia stato possibile, ma quella sera avevano reso San Francisco un concetto plausibile a Carpi.
Ho visto i Lomas, e cantato che Carpi è Un Posto Come Tutti Gli Altri: E Sei Tu Che Hai Problemi, Non Loro. Ho visto i Leggins, gli Heike Has The Giggles (mi allungarono un cd grezzo, senza nemmeno i nomi dei pezzi) e i Trabant, bravissimi questi ultimi, ma prima del concerto una ragazzina al bancone mi aveva spalancato la porta della crisi di mezza età chiedendomi:

Era la tastierista dei Trabant. Decisi che tanto valeva prendere la vecchiaia di petto, quindi non avrei mai più ballato in pubblico in vita mia, mai più, fine, solo di nascosto il piedino, no, neanche quello, finché una sera non vennero gli Still Flyin' e quella sera veramente il piedino non riusciva a tenerlo nessuno, e guardate che non è mai stato un posto facile per ballare il Mattatoio, e invece quella sera andammo avanti fino all'alba con Max che ci fece la storia del ballabile da Phil Spector ai MGMT.
Ma i più bravi di tutti, posso dirlo? Restano Le Man Avec Les Lunettes. Sarà che ormai ci si sentivano a casa, ma un gruppo dal tocco così delicato, dal vivo, non l'ho sentito mai. La gente arriva senza averne mai sentito parlare e dopo tre canzoni tira fuori paragoni coi Beatles, senza pudore, perché questo ti fanno i LMALL.  Ti vien voglia di rompere il violoncello in testa a qualsiasi altra violoncellista di gruppo pop, sciocca, perché non suoni bene come i Le Man Avec Les Lunettes?
Al Mattatoio ho trovato un solo ex alunno, per ora. In generale ci andavamo a comprare cd di artisti sconosciuti, come ci piace pensare di essere anche noi del resto. Ancora di recente i Record's e i Gloria Cycles: dovevano venirci davvero in casa perché ci accorgessimo di loro. Al Mattatoio stavo quasi per leggere un racconto sulla Resistenza la sera di Schegge di Liberazione, poi Many giustamente mi sostituì con quelli che si erano fatti centinaia di chilometri per leggere il loro racconto sulla Resistenza. Io ero venuto a piedi, nei soliti cinque minuti.

E adesso le centinaia di chilometri toccheranno a me. Il Mattatoio chiude. Mi dispiace. Immagino che avrei potuto fare qualcosa di più, bere più birre, invitare più gente, non lo so. Arrivo sempre troppo tardi, anche con questo pezzo. Quanti bei concerti mi son visto, quanta musica necessaria mi son portato a casa. Quanta fortuna non mi stavo meritando.
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Rondini e altre questioni

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Mi è cosa gradita segnalarvi, all'indomani dello sciopero dei migranti, questo bel libretto pubblicato da Mangrovie edizioni, che prende spunto dal ddl 773b (il reato di clandestinità) per raccogliere un po' di testimonianze di scrittori migranti in Italia, sull'Italia di oggi. Quasi tutti sono di origine straniera; tutti (mi pare) scrivono in italiano. Basterebbe questo a farne un documento interessante su una letteratura italiana che sopravvive quasi a malincuore (e poi sì, ci sono anch'io, con un pezzo preso dal blog). I diritti d'autore saranno devoluti a progetti per l'integrazione (si può ordinare qui).

Visto che è il giorno delle segnalazioni, ve ne faccio una che aspettava da un po': ho scritto un film. E' stato semplicissimo. In effetti non ho dovuto fare assolutamente niente. Un regista, Maurizio Failla, ha ripescato un mio vecchio pezzo, a dire il vero uno dei più controversi, e ne ha tratto un cortometraggio. Tutto questo è successo qualche mese fa, ma io esitavo a dirlo, perché... in effetti non sono ancora riuscito a vederlo (ho anche un po' paura, in effetti). Comunque brutto brutto non dev'essere, dai. E' tra i candidati al premio David di Donatello per il miglior cortometraggio. Forza Failla.

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Natale con i Paperi

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Non sono scomparso (la mia adsl lo era).

Oggi è uscito un altro mio pezzo sull'Unita.it (il sito, non il giornale). Parla di anarchici e di paperi (in realtà non parla né degli uni né degli altri). A breve ricomincerò a scrivere pezzi qua dentro, non vi preoccupate. Se vi stavate preoccupando. Se invece non vi stavate preoccupando, continuate così.

[Update: Il pezzo ora si legge qui].

Un'altra cosa (poi, giuro, per un po' la finiamo con l'autoreferenzialità). Venerdì esce l'ultimo numero del 2009 di Vita dove c'è anche un'intervista che mi ha fatto Riccardo Bagnato. Riccardo è il vecchio amico a cui nel 2001 proposi di andare al G8 di Genova per scrivere "qualche pezzo di colore": in fondo è tutto iniziato lì. Tornare a chiacchierare su quelle pagine mi fa tantissimo piacere.
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Ho scritto un libro

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Giovedì 19, presso la biblioteca del Teatro India a Roma, la collana Sguardomobile presenterà i suoi nuovi libri. Ci saranno Valerio Magrelli, Andrea Cortellessa, Antonio Prete. E cercherò di esserci anch'io, visto che ho scritto uno dei libri.

La mia lunga e assai tormentata storia di non-amore con l'università italiana è finita in un burrascoso giorno di primavera del 2008, con il conseguimento di un dottorato di ricerca. Vi risparmio le frustrazioni, i dubbi, le avventure, i concorsi persi male e vinti per caso, i grandi viaggi inutili ma divertenti, le lunghe notti vegliate al lume di qualcosa che all'inizio era ancora un 486 e alla fine un laptop. Tanto ormai è tutto finito.

Fu sulla soglia della fine che, compilando un modulo qualsiasi, diedi quasi inavvertitamente il consenso a pubblicare la mia tesi su internet. Mi sembrava una formalità: in generale mi piaceva l'idea di poter consultare on line le tesi di tutti e quindi anche la mia. Ero un po' scettico sul fatto che la mia facoltà avrebbe realizzato davvero una cosa del genere – finora tesi on line non ne avevo mai viste. Scoprii qualche mese più tardi, con disappunto, che finora non ne avevo mai viste perché pochi avevano avuto il fegato di dare il consenso; e che di fegato si trattava, perché grazie ai potenti ragnetti di google il mio nome-e-cognome sarebbe stato per sempre legato alla versione grezzissima della mia tesi, consegnata via cd un mese prima, ricca di refusi e ripetizioni e tutto quel che serve a far vergognare uno studioso da qui all'eternità. Più vari inserti erotici, per la gioia di vecchi e bambini (dove “bambini” sono i miei studenti che sanno guglare e “vecchi” i loro genitori).

D'altro canto, se non avessi sventatamente consentito a liberare la mia tesi nell'internet, essa non sarebbe mai piaciuta a Giulio Braccini, Marco Federici Solari e Lorenzo Flabbi, i magnifici redattori del progetto Sguardomobile, che qualche mese più tardi mi chiesero se volevo  rilavorarci sopra e pubblicarla. Non potevo non accettare un'offerta così, se non altro per riparare allo sgorbio che era stato messo on line (e ahimè, c'è ancora).

Si trattava insomma di riprendere in mano Marinetti. L'uomo che con le sue provocazioni sgrammaticate mi ha segnato la vita, dalla gita di seconda media del 1986 (mostra del Futurismo a Palazzo Grassi), attraverso la tesi di laurea, fino allo stramaledetto dottorato. Detta così, sembra che io abbia passato almeno vent'anni a studiarlo, e in un certo senso è vero; l'ho studiato nei ritagli di vent'anni, mentre facevo qualsiasi altra cosa. Sempre nella speranza di trovare qualcosa di interessante, di originale, ma soprattutto di, come dire... unificante: una formula, un trauma infantile, la soluzione di un mistero. Probabilmente avrei sofferto molto meno se mi fossi rassegnato subito: non c'è nessun mistero, i comportamenti di F. T. Marinetti sono stravaganti ma perfettamente spiegabili, e molti sono stati già spiegati da gente più acuta di te, quindi molla l'osso. Sì, ma dopo dieci anni è dura da ammettere. Comunque alla fine, da centinaia di abbozzi e piste perdute e ritrovate, è sorto il mio lavoro. Un buon lavoro, tutto sommato. E ci sono anche i siparietti erotici.


I tre redattori, dalla encomiabile pazienza, mi dissero che la tesi era piaciuta proprio perché poco accademica: nessuna sorpresa, io l'accademia non sono mai riuscito a capirla fino in fondo. Lo dico con amarezza, perché sul serio, mi sarebbe piaciuto, ma sto fuori Bologna e ho sempre altro per la testa (di solito lavorare), e anche se sembro in grado di scrivere qualsiasi cosa ve lo dico, cercare di produrre roba anche solo vagamente accademica mi è costato la fatica di tre traslochi. A un certo punto avrei donato una parte del corpo a caso per farla finita, anche la cistifellea. Sono inoltre un solitario, che ha sempre fatto fatica a rapportarsi al giudizio altrui: fortunato di aver trovato un maestro a cui piacevo così, bello ruspante. Io ero sempre sospettoso di quello che gli portavo, ma funzionerà dal punto di vista accademico? Lei cosa dice? Lui mi correggeva l'ortografia. Ho sempre avuto il sospetto di piacergli più per come scrivevo le cose: più come scrittore che come studioso. Ma nel frattempo come scrittore 'puro' non riuscivo a combinare un granché, giusto un blog dove poi si finisce sempre per parlare di politica e litigare, e quindi ho fatto il possibile per essere almeno uno studioso decente. E insomma, è andata com'è andata, il libro adesso è lì.

Non è, bisogna dirlo, quella biografia romanzata di F.T. Marinetti che ogni tanto sogno di fare (poi il sogno diventa un incubo di 500 pagine con cui soffoco G.B. Guerri e Mughini, e mi sveglio tutto sudato). È materiale un po' più specifico, scritto in un tono assai più impacciato di quello che riesco a usare qui. Un'indagine sulle follie forse meno note di FTM, come ad esempio finanziare una manciata di poeti nel 1909 e litigare con tutti loro nel 1912; andare in cerca di emozioni e tornare a casa con una sintassi fratturata come una spina dorsale sotto una bomba a mano; pensare furiosamente alla guerra in tempo di pace e poi, quando la guerra finalmente scoppia, pensare furiosamente al sesso; e a proposito di sesso, farsi teorico e propagandista di quella che oggi è l'unica abiezione imperdonabile, l'eiaculatio praecox: sì, anche in questo campo lui si vantava della sua futuristica rapidità, la elevava a sistema: e come non scrivere una tesi su qualcosa del genere? E poi la sua cultura pseudoscientifica, che lo faceva abboccare a qualsiasi leggenda urbana degli Anni Dieci: le avventure sessuali di Rasputin, “ehi, avete sentito di quella cosa che hanno scoperto i Curie, il radio? Beh, pare sia un afrodisiaco”. Oggi non si perderebbe una puntata di Voyager, FTM. In controluce la nascita del fascismo, una miscela fortuita ottenuta in laboratorio: mescoli l'amore per una patria sconosciuta e sottosviluppata con il motore a scoppio, la rotativa, qualche pizzico di Nietzsche Bergson e Sorel, e Patatrac! Cos'è successo? Forte, ci riproviamo? La spettrale coincidenza di macchina e di morte, il paradosso di un futurista che ogni volta che si arrischia a scrutare davvero il futuro ci vede solo guerre catastrofiche e regressioni alla preistoria: uno che insomma fa il gradasso letterario perché in realtà del nuovo ha una paura fottuta. Ma detto con più diplomazia, e i siparietti erotici.

Studiare Marinetti, frugarci dentro, è stato faticoso ai limiti dello strazio, ma anche molto divertente. Non so se un po' di questo divertimento traspaia dalle pagine di questo libro. Volevo cercare di essere serio, parlando di cose molto buffe. In questo in fondo simile al mio oggetto di studio, che viaggiava per i teatri del mondo, declamando i suoi tatatatatà marziale e imperturbabile sotto una pioggia di ortaggi, ogni tanto afferrandone qualcuno e morsicandolo gloriosamente. Consapevole, come il migliore Buster Keaton, che anche il comico è un ruolo da recitare con la massima serietà.
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When In Rome

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Crash è una bella trasmissione di RaiEdu che approfondisce, per quanto si possa fare in mezz'ora, il problema dell'integrazione degli immigrati in Italia.

Siccome è davvero molto interessante, va in onda venerdì all'una di notte (tecnicamente, sabato all'una del mattino). La puntata di stanotte verterà sul problema dell'integrazione dei bambini di origine straniera nelle scuole: ci sarà l'on. Valentina Aprea (PDL, presidente della Commissione Cultura Scienza e Istruzione, autrice di un progetto di legge che rivolterà la scuola come un calzino) e la sen. Mariapia Garavaglia (responsabile settore scuola del PD: ai tempi di Veltroni era nel Governo Ombra).

Ci sarà anche un professorino di scuola media che farfuglierà le sue impressioni in un irritante accento emiliano. Se avete di meglio da fare, e all'una di notte è abbastanza probabile, la trasmissione sarà online lunedì qui, dove si potrà anche commentare.

Poi magari la prossima settimana vi racconto di cosa parlano l'onorevole e la senatrice nei fuorionda (di spille).

(Ringrazio tutta la redazione che è stata davvero gentilissima).
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All your friends Ah! Oh! Aficionados

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Premesso che i miei lettori, e gli amici dei miei lettori (e i lettori dei loro amici) sono tutti aficionados, e non gliene frega molto di nomination o premi, eccoci qui, a contare i giorni che ci separano dall'assegnazione dei Macchianera Blogger Awards. Nati come uno scherzo, una scemenza, praticamente una lista di preferiti di Gianluca Neri, anno dopo anno sono diventati sempre più seri. Non che abbiano smesso di essere una scemenza. Diciamo che sono nel limbo, in un punto intermedio.

È il loro bello, in fondo. Lasciamo che siano i giornalisti a prendersi sul serio: noi a Riva del Garda non ci andiamo mica per i premi. Ci andiamo per rivederci, conoscere gente che leggiamo tutti i giorni ma non sappiamo che accento ha, riprovare un po' quello spirito del 2003 (classe di ferro, ma siamo in meno tutti gli anni), abusare ulteriormente della squisita ospitalità di Camisani Calzolari (se c'è), sentire il cuore che ti batte forte quando passa Filippo Facci (se c'è), e di nascosto ballare. I premi vanno presi come parte del divertimento. D'altro canto, sarebbe bello se fossero un'occasione per attirare un riflettore su blog e autori di blog che se lo meritano – ma io credo che siamo ancora in una fase antecedente, in cui bisogna attirare attenzione, e autorevolezza, sui premi. E come si fa? Premiando blog che se lo meritano davvero. Neri ha rinunciato a qualsiasi velleità di giuria tecnica, per cui la responsabilità spetta tutta a noi lettori. Io che posso dire. Quattro cose.

1) Non votate per me. Ho ricevuto quattro nomination, e ve ne ringrazio, ma sul serio. Non c'è più bisogno. Vincere l'anno scorso è stato molto divertente, ma tornare e ritirare di nuovo un premio quest'anno sarebbe, mi sembra, lievemente patetico. Io il mio quarto d'ora d'attenzione direi che me lo sono giocato (male, a quanto pare), ora preferisco pararmi il posteriore e suggerirvi di votare per gli altri.

2) Però cercate di votare gente come me. Ovvero, gente che in questi premi un po' ci crede, con il dovuto distacco ironico, ma ci crede. Beppe Grillo può darsi che sia davvero uno dei più grandi blogger mondiali, ma di una statuetta a forma di fantasmino non ha nessuna necessità, e non ne trarrebbe nessuna soddisfazione: capace che il suo ufficio stampa nemmeno lo avverte. Invece, per dire, Livefast magari fa finta di niente, ma... no, aspetta, non è vero che fa finta di niente, ha palesato per tempo che ci tiene un sacco, e allora votatelo. Tra l'altro se lo merita.

3) Provate ad evitare i blog commerciali, i nanopublisher, quelle cose lì. Loro sì, loro a vincere si è visto che ci tengono, ma alla fine più che acquistare credibilità ne fanno perdere ai premi. Qui è in questione la definizione stessa di blog: vogliamo che passi l'idea che si tratta di un veicolo pubblicitario on line con un po' di contenuti sarchiati ai newsfeed? O non piuttosto un prodotto amatoriale, nel senso di fatto con amore da uno o più appassionati? Dopodiché poi può anche darsi che Cineblog abbia più accessi di Giovane Cinefilo, ma vuoi mettere? Mi spiace, il secondo è un blog, il primo un prodotto commerciale. A esser buoni.

4) Cercate di non votare a casaccio – lo so che è difficile. Chi vota deve scegliere un candidato in tutte le categorie: su questo Neri è irremovibile. Il che porta molti esperti di blog automobilistici di fronte al problema di dover scegliere tra cinque blog di cucina che non hanno mai aperto, e viceversa. La tentazione di pescarne uno a caso (di solito il primo della lista alfabetica) è molto forte, e l'anno scorso ha determinato vittorie abbastanza surreali (a sorpresa, sembra che nessuno si fosse preoccupato di sfogliare i... blog erotici, che effettivamente anch'io guardo poco, ma pensavo di non fare testo).

Qui sotto ci sono i miei papabili. Tutta gente a cui in realtà non frega niente, eh? Aficionados. Sono dichiarazioni di voto o quasi, non intendo suggerire a nessuno come votare, Gianluca ti prego non t'incazzar

Miglior Blog 2009
Voglioscendere (Travaglio & co.) ha già vinto molto l'anno scorso, e ha mandato a ritirare il grafico (bravissima persona, peraltro, ma era imbarazzante anche per lui). Se siete ammiratori di Travaglio, lo aiutate di più comprandogli il giornale, o un libro ogni cinque che pubblica. Lui secondo me manco si ricorda di avere un blog, se qualcuno gli manda un link è capace di stupirsi (Toh, bravo questo, quasi quasi lo cop... ah, no, aspetta, sono io). Io direi che è stato l'anno di Gilioli, il primo in Italia a far funzionare davvero il classico blog-rubrica (quelli che di solito riesci a leggere controluce Che palle, io non volevo, è il direttore che mi ha costretto). No, Gilioli lo fa e si diverte, e sta anche cominciando a farlo usare ai suoi colleghi. Lode al merito. Gilioli, un anno fa la gente si sbagliava ancora e scriveva giglioli, e adesso è primo in classifica. Non che conti a nulla la classifica, ma per dire: sembrava blindata, Beppe Grillo forever, finché un giorno Gilioli.

Blogger dell'anno 2009
La differenza tra miglior blog e miglior blogger io l'anno scorso non l'ho veramente capita: mi intervistavano e gli rispondevo: boh. Ma se quest'anno una maggioranza compatta votasse Bonino, un senso ci sarebbe: lui di blog ne gestisce almeno tre (Phomnkmeister, Eiochemipensavo, Spinoza) tutti e tre notevoli. Sarebbe insomma un bel premio alla (toccati, zio) carriera.

Blog rivelazione
Due non li conosco, gli altri tre ho paura di offenderli; comunque Educazione Cinica e Qualcosa del Genere sono bravi – e io qui non voterei Spinoza. Me lo terrei per

Migliore community
In un'accezione un po' estesa di community, comunque ci sta tutta. È un blog di battute che funzionerebbero benissimo in un qualsiasi late night show, se in Italia li facessero (fanno Chiambretti con le bestie del circo).

Migliore blog di opinione
Grillo, abbiamo detto no. Travaglio, per lo stesso motivo, no. Io no. Secondo me tocca a Zoro, che è pure capace di arrivare da Roma. Per dire, l'anno scorso andò via solo perché aveva un matrimonio. E poi è bravo, se impari a leggere il courier su sfondo nero. Ma so che alcuni di voi accarezzano l'idea pazza di votare Retropensiero Liberale. Ora, io non nascondo le mie tendenze ideologiche e a Retropensiero dico un sinistro no, per due motivi buoni. Primo: deve restare un piacere proibito. Uno che scrive un pezzo sulle analogie tra Craxi e De Andrè e Diaco glielo prende per buono, ecco, questo tipo di cose deve continuare a succedere, anche più spesso. Secondo: dovrebbe impegnarsi di più. Cinque post in tre mesi, mentre Zoro macina migliaia di chilometri, scherziamo? L'award te lo devi sudare, o detta in modo più liberale: a lavurèr.

Migliore blog collettivo
Io, Sviluppina. A Spinoza ne avrei già dato uno, uno e mezzo se conti Bonino blogger dell'anno. Livefast nel blog collettivo ci ha creduto, ha lottato, ci ha invitato agli aperitivi, insomma se lo merita. Forse se lo meritava ancora di più Inkiostro, ma non l'hanno nominato (tanto a loro non cale, sono tutti aficionados).

Miglior blog giornalistico
Camillo, mah, Camillo più che giornalismo sarebbe opinione. Senza entrare nel merito. Se entro nel merito faccio un macello. Voterei Gilioli, ma sarebbe la seconda volta. A questo punto però voglio Gilioli a Riva del Garda, lo voglio toccare. Sennò Wittgenstein, ma voglio toccare anche lui. Mettiamola così: voto quello dei due che si farà toc... che si presenta. Se invece si presenta Rocca voto Travaglio. Il quinto sarà senz'altro bravissimo, ma ho deciso di boicottare Ilcannocchiale.it. Così, per spocchia.

Miglior blog tecnico
Ahem. Non sono un cultore. Ma Attivissimo odia Giacobbo, tanto mi basta.

Miglior blog televisivo
Dei cinque conosco solo Dave. Sono convinto che sia il meno 'tecnico' dei cinque, più che un blog televisivo il blog di una persona che è cresciuta con la televisione, e tra l'altro adesso non riesce neanche a captarla bene. Per cui votarlo è anche un gesto ironico... Ma so anche che a Riva non verrà, e quindi forse un'occhiata agli altri quattro potrei darla... data. Voto Dave.

Miglior blog food & wine
Ecco un settore dove c'è molta professionalità. Forse troppa per riuscire a dare un giudizio così, su due piedi. Comunque: Cavoletto stramerita, ma ha già vinto l'anno scorso. Dissapore più che blog è una rivista, molto bella per altro. Gli altri tre mi sembrano alla pari... E non ne capisco niente.

Miglior blog di un Vip
A Zoro ne ho già dato uno (e poi non è un Vip, dai). Confesso che era parecchio che non passavo da Luttazzi, ehi, è tutto cambiato. Ok, sulla fiducia.

Blog con la migliore grafica
Ecco 5 nomination che non ho capito. Forse era il caso di spiegare cos'è esattamente "la grafica". Fosse per me la rifarei a tutti e 5, ma non faccio il webdesigner, io (ho un lavoro onesto). Scelgo, proprio perché devo scegliere, http://francescogavello.it, ma dopo devi promettere di correre subito a rifare il layout. Meno colonne.

Miglior blog cinematografico
I 400 calci sono tanto bravi ma possono aspettare. Io credo che questo sia il momento per dare a Kekkoz quello che gli spetta (che gli spettava già l'anno scorso), e non vorrei che l'exploit di aver mandato due-blog-due in nomination non gli si ritorcesse contro. Insomma, mettiamoci d'accordo: per me entrambi meriterebbero la palma, non resta che sceglierne uno. Giovane Cinefilo è il cineblog come dio comanda, ma Friday Prejudice è diventato uno dei pochi motivi per alzarsi da letto il giovedì. Insomma dicci tu cosa fare, Kekkoz, noi siamo tuoi anima e cuore. Cineblog non passerà.

Miglior blog erotico
Mah. Dovrebbe essere la categoria più eccitaaaah-hung... eh? Sì? Sarà un mio problema, andrò a farmi vedere. Certo, da un lato c'è qualcosa di eroico, (sì, ho scritto eroico) nel fare letteratura erotica nell'era di youporn, dall'altro... se c'era votavo youporn. Comunque: la dott.sa Dania viene a Riva, le altre non promettono nulla, traetene conseguenze.

Miglior blog musicale
Secondo me Inkiostro, negli ultimi anni, si è evoluto in uno dei migliori blog punto. D'altro canto come faccio a non votare Enzo? (Gliel'ho anche chiesto: Enzo, come faccio? Lui mi ha risposto: Eh? Cosa? C'è un premio? Boh).

Miglior blog letterario
Neanche sapevo che quello di Chinaski fosse un blog letterario. Ok, vada per Come diventare il mio cane. Letteratura o no, funziona (nel senso che dopo un po' diventi il tuo cane).

Miglior disegnatore
Ho un debole per Makkox, anatra suprema, ma ha già vinto l'anno scorso. Eriadan è un grande, zuccheroso ma nutriente... ma ha davvero bisogno di un premio? Intanto diamoglielo.

Miglior photoblog
Ci sono situazioni in cui è più onesto tirare la monetina, e per me è il caso.

Post dell'anno
Alcune considerazioni: 1) è incredibile quello che la gente ritiene possa essere un “post”, e persino un “post dell'anno”; 2) se la media è questa, io potrei vincere tutte le settimane (ma è un po' come prendere a sberle i neonati, sarebbe probabilmente fighissimo ma l'educazione cattolica me lo impedisce. Stupida educazione); 3) molti post scelti ruotano intorno alla maternità, o alla paternità, chissà cosa vorrà dire, probabilmente nulla; 4) ce ne sono almeno un paio che, riflettendoci bene, violano articoli del codice. Io voto per Serendipity, voi fate un po' voi.

Miglior podcast
Ecco, no. Mi ci ero messo di buona volontà, ma scaricare un podcast no. voto Radio Sglaps perché il nome mi suggerisce un'idea di fatto in casa che gli altri no.

Miglior servizio per i blog
Blogbabel è l'unico che uso. E finché splinder non mette dei feed decenti, boycott.

Miglior blog mobile
Non ho la minima idea, e se si tratta di caricare blog sul cellulare, sono ben fiero di non averla.

Cattivo più temibile
Io Malvestite l'avrei votato come blog dell'anno – se lo avete seguito, sapete che questo è stato l'anno di Malvestite. Per Moccia, per Morgan, per l'estate di sangue bimbominchia, io mi ricorderò del 2009 per le cose che ci ha scritto Betty Moore. Se questa è l'unica statuetta, vada. Mi spiace per il dott. Pruno e per Bucknasty, fuoriclasse autentici degni di premi alla (toccatevi) carriera, ma ribadisco: il 2009 che è sfilato qui da noi indossava Malvestite.

Miglior blog andato a puttane
Un appello: liberiamo Selvaggia Lucarelli da questa incresciosa categoria. Tanto lei ci vuol bene lo stesso, sul serio, non c'è bisogno. Anzi, per il discorso di dare più autorevolezza ai premi, questo lo toglierei. Se devo votare, ammetto che Suzukimaruti un po' mi manca. Non quanto Petunias, ma mi manca. Ma non credo sia andato a puttane. Insomma, la battuta non è più divertente.

Miglior blog sui motori
E' interessante come sia impossibile trovare bei siti amatoriali sui fornelli e sui motori: i core business dell'editoria, evidentemente. Qui ci sono 4 nanopublisher e un giornalista, sapete cosa vi dico? Voto il giornalista. Lui almeno non cerca di vendermi niente.

Cazzeggio gratuito
Categoria non tanto comprensibile: perché, gli altri non sono cazzeggio gratuito? Ci pagano, a noi, per cazzeggiare? fammi controllare l'estratto conto... no. Comunque. Paul è un bel personaggino, quest'anno ha fatto cose mirabili, una statuetta se la merita, anche se in questa categoria è un po' un insulto. E ne approfitto per farvi sapere che le barzellette su Chuck Norris hanno rotto i coglioni perfino alla scuola media. Quindi adesso lo sapete, ok? Non ci sono più scuse.
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Ti ha scritto Antonio

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Vasto programma

Va bene, mi arrendo, sono uno di quelli a cui ha scritto Di Pietro. C'è qualcun altro? Dai, usciamo allo scoperto.

Forse è meglio che mi spiego. In data 14 agosto ho ricevuto una mail da Antonio Di Pietro. Siccome la mail recava come titolo "Invito blogger al 4° Incontro Nazionale IdV", ed esordiva con "Caro blogger", non ho pensato per nemmeno un secondo che non fosse una lettera circolare inviata a decine se non centinaia di peoni come me.

Il contenuto tuttavia presentava alcuni spunti d'interesse, e spero di non venire meno a nessuna deontologia se lo riporto qui in forma parziale:
anche quest'anno Italia dei Valori organizza a Vasto, nei giorni 18/19/20 settembre 2009, l'Incontro Nazionale giunto alla sua quarta edizione.

Visto l'importante ruolo svolto da quei blogger che, con il loro lavoro quotidiano, informano, documentano e sopperiscono alla mancanza di un'informazione obiettiva, di fatto asservita ad interessi economici e politici, Italia dei Valori ha deciso di coinvolgerli per questo importante evento.

Ho dunque il piacere di invitarti a partecipare all'evento di Vasto;
Voi direte vabbè, dove sta la novità? Di Pietro nei blog un po' ci crede, non da ieri (memorabili i suoi flame con Clementemastella.blogspot); forse ci crede un po' troppo, rispetto a quel poco che hanno dimostrato di saper fare quelli italiani: ma è comprensibile, il suo partito è un prodotto di nicchia ed è normale che si attacchi alla coda lunga, anche solo in mancanza di altri appigli. In effetti la cosa più interessante arriva nella frase successiva:
Italia dei Valori provvederà a fornirti collegamento internet, accesso all'area stampa e alloggio gratuito per consentirti di documentare i dibattiti e le interviste di questi tre giorni.
Notate l'eleganza del grassetto. Però, insomma, questo sì che è crederci. Altro che chiacchiere: tre giorni, due pernottamenti, mi pare un bel salto in avanti rispetto alla società dei tramezzini. "E chissà a quanti l'avrà mandato, questo invito", pensavo, mentre mi spalmavo sulla spiaggia.

Col passare dei giorni il pensiero ha cominciato a fare il bozzolo: a quanti lo avrà mandato? I primi cento della classifica? No, troppi. I primi cinquanta? Venticinque? Inutile porsi il problema, basta aspettare. E' una società di bocche larghe, non c'è proprio il rischio che si tengano un segreto. Prima o poi qualcuno su friendfeed o twitter o checcazz si tradirà: "Ehi, Tonino mi ha invitato alla festa, e voi?" (Variante: "Tonino mi ha invitato e voi no, pappappero").

Passano i giorni. Le settimane. Va bene che siete tutti in ferie, ma ci siete con i laptop e gli iphone, quindi se tacete è perché avete deciso di farlo, è così? E' una congiura del silenzio? Forse una specie di gara. Su venti o trenta, vediamo chi è che ha il fegato di andarci, a Vasto; e poi quando comincia a postare i suoi imparziali reportages lo sputtaniamo: "C'è andato a spese del partito! Ho qui la mail! Scoop!" Ah, è una società di serpi.

(Oppure forse Tonino ha scritto solo a me! No, difficile. Forse però ha invitato solo una manciata di persone, gente che apprezza davvero. Magari mi apprezza davvero e io reagisco sputtanandolo così. Che verme, in una società di carne guasta).

Insomma, ora basta. Se era un gioco a chi cedeva per primo ho perso, ok? A me Di Pietro ha scritto, confesso. E confesso pure che un po' di voglia di andare a Vasto a fare il gonzo-blog della festa dell'IdV ce l'ho. Anche se probabilmente sarei un pessimo gonzo però... ehi, voglio dire, alloggio gratuito. Quella è gente che nei blog ci crede davvero.

Però da solo ho un po' paura. Viene qualcun altro?
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A Step Longer Than My Leg

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Ladies and gentlemen, the English site.

(Un grazie di cuore a Wendell Ricketts, che si è sobbarcato la traduzione dell'ultimo post).
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Portate i pomodori

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Ci gettino pure nel cestino, come i manoscritti inutili. Noi lo desideriamo!

Tutto era ampiamente prevedibile; non per questo meno fastidioso.

Dopo tre mesi di celebrazioni del Futurismo, in occasione del centenario del primo manifesto del futurismo, durante i quali abbiamo fatto il possibile per partecipare a iniziative mostre happening pubblicazioni futuriste, il futurismo comincia un po' a uscirci dagli occhi. Per usare un eufemismo. Marinetti però non era un eufemista. Lui avrebbe detto semplicemente che il futurismo ha rotto i coglioni.

Sì, lui l'avrebbe fatto. Sarebbe salito sul palco, avrebbe annunciato: "Il futurismo ha rotto i coglioni! Gettateci nel cestino come i manoscritti inutili! Lo desideriamo!", e giù ortaggi e pomodori. Questa è la profonda differenza tra lui e i gerarchetti che giocano all'eterna riscoperta e rivalutazione del futurismo (60 anni di ininterrotta rivalutazione, e ancora non si trova qualcuno in grado di leggersi Zang Tumb Tumb).

Vien voglia, un giorno di questi, di andare a un convegno sul futurismo e dire: Ehi, sapete una cosa? Marinetti non era un gran futurista, dopotutto. Non capiva la scienza moderna, confondeva l'elettromagnetica col magnetismo animale, era convinto che la radioattività fosse un afrodisiaco. Non capiva la fantascienza. In fin dei conti era un luddista, con la scusa di onorarla schiantava la macchina tipografica e pubblicava le macchie d'inchiostro. Sapete che c'è?

C'è che Marinetti v'ha fregato tutti quanti. Non era neanche un italiano. Era un africano d'Alessandria d'Egitto, un infiltrato del Terzo Mondo, un emissario del Cuore di tenebra venuto a minare il razionalismo scientifico europeo coi suoi tatatata bong bong. E' stato il primo bonghista milanese, Marinetti; viveva in via Senato coi tappeti di leopardo alle pareti, e feticci dappertutto. Sì, mi verrebbe voglia di andare un convegno e dire cose del genere, e vedere che faccia fanno.

Anzi, sapete cosa faccio? Ci vado. Venerdì son qui. Se venite portate gli ortaggi.
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Solo due precisazioni

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1. Sì, la prima finta homepage di Repubblica con la fine del mondo l'ho messa on line io, il primo agosto.
2. Però la versione comparsa su Diario dei naviganti è più bella e divertente.
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Cinque cinquine

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Macchianera Blog Awards 2008: NominationVi ricordate quando vi chiesi di votare per quei famosi premi di Riva del Garda? Beh, lo avete fatto. Anche troppo.

Questo blog ha ottenuto la nomination come:
* Miglior blog 2008 (concorrenti: Grillo, Dave, Gilioli e Zoro. Poche speranze).
* Blogger dell'anno 2008 (non è tanto chiara la differenza col premio precedente, comunque se la giocano sempre Dave, Zoro, Mantellini e PaulTheWineGuy).
* Miglior blog di opinione (Sempre Zoro! poi Grillo, Wittgenstein e Voglioscendere, che detto così sembra niente, ma è il blog di Travaglio, Gomez e Corrias).
* Miglior blog giornalistico (stranamente non c'è Zoro, però c'è Gilioli, Wittgenstein, Voglioscendere e, udite udite, Camillo).
* Poi c'è il Miglior post dell'anno, dove avrei dovuto organizzarmi meglio. Il post che ha ottenuto la nomination è Midsummer's nightmare, avete presente, quello con Napolitano che entra in una banca, ecc.. Secondo me quest'anno ho scritto molto di meglio, comunque per una volta i concorrenti mi sembrano abbastanza abbordabili.

Cosa dire.
Prima di tutto, grazie: anche solo la mia presenza in cinque cinquine è un riconoscimento importante, che mi riempie di orgoglio.
Detto questo, le probabilità di vincere anche solo un premio su cinque mi sembrano scarse: ed è triste venire nominati cinque volte per non beccare niente, non trovate?
Così vi chiedo di portare pazienza e di votare per me di nuovo: la scheda è qui ed è molto, molto più facile della prima volta.

Potessi scegliere, mi prenderei il premio Telecom Italia come miglior blog di opinione, anche se gli altri quattro sono senz'altro più bravi di me: però sarebbe bellissimo salire sul palco e dire: "Wow, ho vinto un premio Telecom! Come Scipione a Cannes! A proposito, mia suocera sta aspettando da 16 mesi che le attacchino il telefono, mi appello a Luca Luciani, non potrebbe mandarmi qualcuno dei suoi valorosi pretoriani?"

(Poi, se avete pazienza, ricomincerò anche a scrivere cose divertenti e interessanti. A settembre è sempre un po' più difficile, scusate).
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Avete fatto i conti senza la Fonte di Sputi!

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Nomination per il Weblog Award? In teoria nel passato dovrei averne prese abbastanza per poter oggi snobbare l’intero concetto. Invece no! A Riva almeno un giorno ci vado, e se ci andassi nominato, chissà, forse quell’ombra di minchione che mi sembra di proiettare quando vado ai blograduni assumerebbe contorni più sfumati.

Di solito venivo nominato nella categoria “migliore fonte di spunti”, che non si sapeva bene in effetti cosa fosse, ma mi restituiva un po’ l’immagine di Gianluca Neri che pensa: “diamo un premio anche a Leonardo, che è tanto simpatico”. Poi alla fine vinceva Wittgenstein anche lì, però quel che conta è il pensiero. Naturalmente, piuttosto di mostrare qualche sfumatura di gratitudine, appena intascata la nomination mi mettevo a fare ironie: ah, ah, mi avete nominato come miglior fonte di sputi? Così alla fine Neri ha tolto la categoria. Ben mi sta.

Quindi, a questo punto credo che valga la pena razionalizzare le risorse. Voglio dire, anche se qualcuno fosse intenzionato a segnalarmi come “Miglior Blogger 2008” o “Blogger dell’anno” (qual è la differenza?), credo che sia meglio lasciar perdere, troppa concorrenza. Piuttosto si potrebbe cercare di sfondare in qualche categoria abbordabile, tipo “opinione” (Sì, lo so, tanto poi vince Wittgenstein). Io mi sento anche parecchio “blog letterario”, ma lì prevedo una lotta col fango tra scrittori epici e ho paura.

Se volete votarmi (o votare qualcun altro, tranne voi stessi), la scheda è qui. Affinché i vostri voti siano validi, dovete segnalare almeno dieci categorie. Sì, faccio fatica anch’io che leggo blog da quando portavo i calzoni corti. Per cui se proprio non vi viene in mente niente fate così: votate per me in dieci categorie. Così alla fine magari risulto come “miglior blog rivelazione” o “miglior blog erotico”, e lì sai le risate.

Ma è una cosa seria? No, assolutamente. Non è una cosa seria. Specie se non vinco io.
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Carpi Soda

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Con le segnalazioni sono una frana.
Mi stavo dimenticando, per esempio, che stasera viene Soda Fountain Rag al Mattatoio di Carpi, ingresso gratis con tessera Arci, e dovremo spiegarle i passaggi del post di quest'estate che Alessandro non è riuscito a tradurre.

Naturalmente, a quest'ora, chi fosse interessato lo sa già, e gli altri non fanno più in tempo.
Oh, beh.

(Update: comunque Enzo fa sapere che il 10 è a Chieti e l'11 a Roma, regolatevi)

>>>(mp3) Pretty Girls Make Mojitos (live in Brescia, 2007/07/21)
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the midnight picnic once upon a time

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Da dove venivamo, dove andavamo

Succede che mentre dicembre precipita, la mia vecchia casella di posta si riempie di re:re:re: di fantasmi del passato che senza alcun ragionevole pretesto si mettono ad evocare un vecchio raduno internettiano, il BlogRodeo di Rozzano, maggio 2004. La spiega meglio Livefast:
Succede questo: Effe fa un post, io scrivo un commento, Effe scrive una mail a tutti quelli che si ricorda che c’erano, tutti raccontano il proprio ricordo (tranne me, che resto fermo al fetentissimo commento originale), ne nasce un instant-blog ed è solo l’inizio: la Mondadori vuole farci un libro, la Paramount un film, il Pentagono un bombardamento all’Iran e la Russia una pasticca al polonio. La gente dovrebbe stare più attenta a quello che scrive.
A chi non c'era un'iniziativa come Chieravamo potrebbe apparire inutile come la nostalgia altrui, ma riflettete. Quella sera tra rodeo, bar, e ampio parcheggio, c'erano in zona almeno quaranta scrittori (laddove per scrittori intendasi "gente che sa scrivere quel che vede e vive in modo interessante"). Se tutti e quaranta riuscissero a produrre un ricordo coerente, parlando anche semplicemente dei fatti loro, avremmo un meraviglioso romanzo collettivo su quaranta persone, con una scena centrale in cui la stessa serata viene vista da quaranta punti di vista diversi. Come i telefilm complicati di adesso, per intenderci.

E se Chieravamo non è riuscito a essere questo, non è senz'altro colpa di Effe, quanto dell'alcol, che brucia ricordi che è un piacere. Sul serio, vien la vertigine a tastare quanto sono grandi i buchi tre anni dopo. Ma intanto Effe è riuscito non dico a resuscitare, ma a riportare on line alcune voci che almeno a me mancano parecchio: La Pizia, Marquant, eccetera. Ragazzi, come state? perché non vi fate vivi più? ma si stava così male qua dentro? In altre parole: è davvero così interessante là fuori?

(Dall'archivio, i due pezzi scritti all'epoca del blogRodeo: Sono schizzato e non mi piaccio così, e King David Objectively. E' strano, mi sembra di essere più bravo adesso).

- Io al Blogrodeo ci arrivai molto stanco.

Se mi ricordo bene: in quel periodo stavo lavorando in due scuole a 40 km. di distanza, e proprio in quel maggio traslocavo in una casa a 40 km. da entrambe. Al pomeriggio traducevo un lunghissimo libro sul calcio. Di notte scrivevo sul blog. Scrivevo molto, dormivo poco, bevevo parecchio succo di pompelmo, ero spossato. Ero sotto antistaminici. Come ogni maggio odoroso, tiravo su col naso quando non smoccolavo sangue, suggerendo un’impressione di cocainomane che non meritavo. La stanchezza e gli antistaminici mi ispiravano cose molto stupide: per esempio, ricordo che quando Livefast venne a prendermi, gli chiesi di passare un attimo dal Provveditorato, perché avevo probabilmente dimenticato la mia borsa là dentro, al venerdì pomeriggio. Vi immaginate, la borsa con dentro i compiti da correggere, il nuovo contratto d’affitto, e poi chissà cos’altro, blindate al provveditorato per tutto il fine settimana... la storia era in realtà molto complessa e probabilmente divertente da raccontare su uno di quei diari on line che vanno adesso, ma ho dimenticato quasi tutto. Dalla stanchezza. Ma quanto ero stanco esattamente? C’è una definizione abbastanza precisa: ero così stanco che mi sono addormentato con Livefast al volante, da Modena a Milano. Erano i tempi pre-patente a punti, quando ancora non si era convertito alla corsia di mezzo; credo che ci mise una mezz´ora da casello a casello, durante la quale dormii profondamente, svegliandomi solo di soprassalto ogni volta che un’improvvisa decelerazione ci riportava per qualche attimo al di qua della barriera del suono.

- Io al Blogrodeo ero un po´ imbarazzato.
Mi capitava sempre, per due motivi. Il primo motivo è che, in quel periodo, si dava per scontato che i blog fossero tutti amici, o magari anche nemici, ma pur sempre parte di una stessa comunità: e che insomma ci si leggesse tutti. Per cui ogni volta che incrociavo qualcuno avevo il terrore di confessargli che non avevo letto il suo ultimo post, e magari neanche il penultimo, anzi, in effetti era da un mese che non leggevo il suo blog, di cui magari ignoravo persino l’indirizzo, e insomma, grazie per i complimenti, ma chi cazzo sei? Anche quando in realtà salutavo qualcuno che leggevo davvero, avevo sempre paura di essermi perso qualcosa d’importante, appena scritto o sepolto nella cronologia.
Il secondo motivo è che gli altri sapevano fingere meglio di me, e mi facevano sempre grandi feste. La cosa mi faceva piacere, ovviamente, ma mi complicava anche la vita, perché tutti sembravano dare per scontato che l´autore del mio blog fosse una persona intelligente, brillante, eccetera, ma io mi ero già reso conto che dal vivo non riuscivo a interpretare questo personaggio molto bene. Questa Odissea nell’Imbarazzo ha avuto il suo climax proprio a Rozzano, credo nel momento in cui fui introdotto ufficialmente nientemeno che da Tommaso Labranca:

LABRANCA: "E nella squadra dei [non mi ricordo più] c’è anche... ehm..."
PUBBLICO: "È lui! Proprio lui! Woooow!"
LABRANCA: "C’è insomma, questo qui, che sarebbe..."
PUBBLICO: "Grande! È proprio lui! Yahooo!"
LEONARDO: "Sono io, in effetti".
LABRANCA: "Sì, ma si può sapere chi sei? Cioè, come ti chiami?"
LEONARDO: "Leonardo"
LABRANCA: "Leonardo chi?"

Forse il dialogo non è andato esattamente così, ma più o meno. A tre abbondanti anni di distanza, quell’interrogativo echeggia ancora nei parcheggi di Rozzano e di tutte le periferie del mio cuore: Leonardo chi? La cosa interessante è che, ieri come oggi, non ho la minima risposta pronta da fornire a Labranca: e mi spiace, sul serio, mi rincresce non poterglielo dire semplicemente: Leonardo è un blog di xxxxxxx, che qualche volta fa anche xyyyyvvv e wwwwwxxxk, e che ha un piccolo ma affezionato seguito di lettori pronti ad acclamarlo e a spellarsi le mani. Vorrei trovare la definizione più semplice possibile. Vorrei poterlo dire senza dare l’impressione di tirarmela, ma non c´è verso, perché in effetti è tutto inutile: me la sto tirando già così, e tirarsela per un blog è patetico.

- Io al Blogrodeo, da un certo momento in poi, ero ubriaco.
Che è il sistema meno originale al mondo, ne convengo, per risolvere l’imbarazzo. Di positivo c’è che funzionò, e mi permise di sciogliermi parecchio, di parlare con un sacco di gente, di ballare persino. Di negativo c’è che di tutti i balli e i discorsi mi ricordo poco. Alcool, antistamina, trasloco, un pubblico che acclama e Labranca che chiede chi sono, ce n’era abbastanza per stendere una persona già molto precaria. E poi ho dormito di nuovo, mentre Livefast e la sua futura moglie mi riportavano a casa, e colgo l’occasione per ringraziarli di tutto: so di non essere stato un passeggero molto brillante.

- Io al Blogrodeo devo essermi divertito.
Non ho prove materiali, ma ogni volta che vado a una riunione o a una cena, o a un camp, come si chiamano adesso, spero sempre che sia divertente come il blogrodeo, e ci rimango sempre un po’ male quando mi rendo conto che non lo è.
Adesso mi chiedete ricordi sul blogrodeo. Ahimé, ne ho pochi. Inoltre sono allergico alla nostalgia, come al polline. Non c’è stata un’età dell’oro dei blog italiani, al massimo un bel gruppo di persone molto diverse tra loro che aveva trovato un modo di divertirsi insieme. Il 2003 era stato l’anno del boom, quando i contatori si impennavano e non c’era modo di capire quando si sarebbero fermati; ma per la verità nel 2004 il mio s’era fermato da un pezzo. Di lì a poche settimane interruppi la cadenza quotidiana e le sedute notturne a base di pompelmo: era chiaro che non c'era nessun contratto con una major dietro l'angolo, e avevo bisogno di più tempo per le traduzioni. In autunno ci fu la seconda blogfest a Milano e ci andai: presentavano un libro in cui non c’ero. Risolto l’imbarazzo per la gente che mi acclamava: non mi filava praticamente più nessuno. Probabilmente mi ero distratto un attimo e non andavo più di moda, chi lo sa? In fondo ne avevo sempre capito poco. Tornare a casa fu un po’ difficile, l´A1 era sbarrata tra Piacenza e Reggio, Rozzano già una vaga nostalgia. Avevo la netta sensazione di avere investito troppe energie in un giochino, il blog, che dopo un po’ come tutti i giochini stanca. Potevo prendermela con questo o con quello, ma la prima responsabilità era mia: probabilmente avevo avuto delle chances, ma ero troppo stupido, o imbarazzato, o ubriaco, o semplicemente stanco per accorgermene. Se solo al momento giusto avessi saputo rispondere all’unica domanda decisiva: Leonardo chi? E invece no, Leonardo niente. Di tanta fatica notturna in breve tempo non sarebbe rimasto nulla, solo un po’ di cache su google. Se non trovavo alla svelta un posteggio dove accostare e accasciarmi.

Presi sonno in un distributore a Fidenza, coi fanali ancora accesi; l´autoradio mandava Tom´s diner. I am thinking of your voice, and of the midnight picnic once upon a time before the rain began, eccetera.
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e manco mi pagano

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Domenica provano a riaprire il Mattatoio (già Mattatoyo, quando andavano di moda le Y), in via Rodolfo Pio 4 a Carpi, antico luogo deputato all'assassinio di suini di cui noi indigeni andiamo ghiotti, in era postmoderna riconvertito in locale Arci fighettoide ma mai abbastanza per decollare. E cos'ha stavolta di diverso, direte voi?
Per esempio c'è Enzo in cartellone (c'è anche Anais). C'è il personale dello juta cafe'.
E c'è anche il concerto degli Ex-Otago.
Io avrei migliaia di cose più interessanti da fare a Carps la domenica, figuratevi. Invece ci vado.
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siateci

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Sanremo è da sfigosi

Voi stasera siete qui.


(Anche domani).
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- compra Leonardo compra Leonardo compra

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Natale ormai è qua e come tutti gli anni non riuscite a trovare nulla per la cognata
Che non passi sotto silenzio: Leonardo, il miglior blogger d'Italia e presumibilmente del mondo, ha raccolto ed editato alcuni dei suoi post in un libro. Conoscendolo, un'opera assolutamente imperdibile. Non ci ho ancora messo le mani su, ma l'ordine è già partito. Seguite l'esempio, non ne rimarrete delusi.

Inkiostro (che ringrazio)
(Segnalatemi le vostre stroncature di Storia d'Italia a rovescio, non siate timidi. Al limite vanno bene anche i complimenti).
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- compra Leonardo compra Leonardo compra

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Non è che per caso non vi siete ancora ricordati di...


Leonardo ha pubblicato "Storia d'Italia a rovescio", e l'ho comprato. Non mi sono comportato molto diversamente da quelli che avevano in testa altri editori, mesi fa. Però ho l'attenuante: Leonardo è tecnicamente un blog, ma il suo autore lo usa in maniera tutta sua, molto poco blogger. Innanzitutto è molto poco modaiolo, poi è logorroico, poi non ha granché di personale. Per certi versi, lui ha tenuto un blog per anni per allenarsi a scrivere un libro: l'ha scritto giorno dopo giorno e poi se l'è trovato fra le mani.

Dimensioni blog (che ringrazio)
(Segnalatemi le vostre stroncature di Storia d'Italia a rovescio, non siate timidi. Al limite vanno bene anche i complimenti).
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- leggete Gomorra

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Gomorra, Italia

Aprendo Gomorra è difficile reprimere il sospetto: quanto c’era di vero, e quanto di marketing, nella campagna per concedere una scorta all’autore? Saviano non l'aveva chiesta, e almeno in un primo tempo non la voleva; il suo libro è un atto di accusa e di sfida, ma non dice nulla di veramente nuovo; nulla che non ci sia capitato di orecchiare qua e là sui giornali e persino in tv. Nomi e cognomi ce n’è, ma perlopiù di condannati o latitanti; il quadro finale risulta frammentario, soprattutto per la mancanza di quella Teoria Unificata del Complotto che il lettore italiano si attende ormai per assuefazione. Nessun grande vecchio qui: solo un’anarchia feudale sfarinata in centinaia di territori e dinastie che Saviano nemmeno tenta di ricostruire. Davvero ha senso metterlo a tacere? Di storie di camorra tutti si riempiono la bocca. Cosa c'è di così pericoloso proprio in questo libro?

Una risposta, parziale, arriva verso la fine, nel capitolo dedicato all'assassinio di Don Diana: un prete, ma soprattutto un testimone, che credeva nella parola. "Una parola capace di inseguire il percorso del denaro seguendone il tanfo. Si crede che il denaro non abbia odore, ma questo è vero solo nella mano dell'imperatore. Prima che giunga nel suo palmo, pecunia olet. Ed è un puzzo di latrina. Don Peppino operava in una terra dove il denaro reca traccia del suo odore, ma per un attimo. L'istante in cui viene estratto, prima che diventi altro, prima che possa trovare legittimazione".

Più in là si racconta di come finiscano i boss. Chi non muore ammazzato a volte si ricicla come cronachista. Sopravvivono rivendendo allo Stato la loro storia, un complicato meccanismo di potere e denaro, un percorso olfattivo che senza di loro resterebbe sconosciuto. La loro parola è davvero preziosa. Avremmo dovuto smettere, da un pezzo, di chiamarli “pentiti”: solo ai cronisti della domenica può interessare il loro pentimento. Quello che davvero interessa è la competenza, il know-how, la storia di un imprenditore di successo. Nel silenzio generale, i camorristi detengono un bene prezioso.

In questo silenzioso mercato della parola, il libro di Saviano è un tuono e un lampo. La Napoli di cui sentivamo parlare ne esce trasfigurata, come sul negativo della pellicola. Non è una teoria unificata, non è (per fortuna) il romanzone criminale pronto a trasformarsi in epica cinematografica. Ma è la fine di cento luoghi comuni.

- Per esempio: Napoli fannullona.
Gomorra racconta una città, una civiltà intera, in rapida espansione economica e commerciale. C’è tutta la fuliggine e il sudore dei sobborghi industriali dickensiani. Il porto di Napoli è il centro del mondo, non il cuore ma il piloro: tutto ciò che è merce transita da lì. Tessile, droga, armi, turismo, cemento, cemento, cemento, per finire con l’industria lucrosa dello stoccaggio rifiuti (Napoli è anche lo sfintere). I campani non stanno con le mani in mano un secondo solo. Ecco una parola che a nord di Caserta risulta ancora scandalosa: ricchezza. Il Meridione non è l’eterno passato dell’Italia, la regione bloccata nel sottosviluppo, imprigionata nelle sue tradizioni. Senza troppo chiasso Saviano capovolge il quadro: il Sud è il futuro dell’Italia, il suo sottosviluppo è funzionale alla produzione, la sua forza lavoro se la batte ad armi pari coi draghi cinesi, le sue cosiddette tradizioni sono quelle modernissime del gangsterismo globale reinventato a Hollywood.

- Un altro esempio: la bella Napoli.
Mentre i telegiornali ci mostrano una Napoli da cartolina che va a piangere la morte del suo re dei guappi, Saviano ci racconta una Napoli che spreme ricchezza dallo sconfinato disprezzo che nutre per sé stessa. I camorristi non amano il loro territorio, né i loro conterranei. Il loro potere è basato sul disprezzo per quello che hanno intorno, la loro ricchezza è basata sull’impoverimento sistematico delle risorse. Non si tratta soltanto di depredare una regione: si tratta di mantenerla, artificialmente, nel Terzo Mondo, quando improvvisamente il Terzo Mondo diventa competitivo. Per reggere la concorrenza con la produzione tessile asiatica, gli opifici casertani devono mantenere paghe da fame. Per garantirsi un bacino di manovalanza disperata, gli impresari del traffico di droga hanno bisogno che Scampia e Secondigliano restino terra di nessuno. Il camorrista inedito che esce dalle ultime pagine del libro di Saviano non è il boss sanguinario, ma lo “stakeholder”, il libero manager dello stoccaggio abusivo che svende la sua stessa terra in proficui lotti di discarica.
(Ti fa schifo questo mestiere? Robbe', ma lo sai che gli stakehoder hanno fatto andare in Europa questo paese di merda? Lo sai o no? Ma lo sai quanti operai hanno avuto il culo salvato dal fatto che io non facevo spendere un cazzo le loro aziende?)

La monnezza ci ha portato in Europa (del resto, avverte Saviano, i padri della nazione sono i palazzinari, altro che Parri ed Einaudi). La città del sole e del mare si è riciclata in pattumiera del mondo, per creare ricchezza che andrà a fruttare altrove: nel nord operoso, o nella Scozia del clan La Torre o sulla costa spagnola, ovunque i boss decideranno di reinvestire e riciclare in imprese, spesso alla luce del sole.

- Infine: l’omertà. Che in Gomorra non è l’antica reazione della piccola comunità che si chiude a riccio, ma un più moderno e neoliberista pensare agli affari propri. Un’omertà che coinvolge tutti noi, anche qui a nord, quando liquidiamo la camorra come sopravvivenza del passato, eterno ritardo del meridione. Una bugia comoda per le nostre velleità di padroncini del mondo, reucci della piccola impresa. Saviano ci grida che è sbagliato: Gomorra non è un mondo a parte, ma è una città del nostro mondo. I suoi traffici sono i nostri traffici, la sua ricchezza è la nostra. Non un passato altrui, ma forse il nostro futuro: un far west tossico, popolato da bulletti senza prospettive, e governato da signori rinchiusi nelle loro ville hollywoodiane nascoste tra i rifiuti.

Di questo ci parla Saviano. Senza i compiacimenti dei professionisti del noir o dei teorici della mitopoiesi, nel suo libro rifonda il suo materialismo sugli odori e le tracce di sangue e denaro. Al centro, finalmente, il vero motore da cui tutto dipende (politica inclusa): la Merce. Per averci raccontato quello che siamo o che diventeremo, per avere spacciato a poco prezzo parola e conoscenza, Saviano è stato minacciato di morte. Ma esiste una minaccia ben peggiore per gente come lui, ed è sempre la stessa: il non esser più letti, il non essere più compresi. Leggete Gomorra.
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- compra Leonardo compra Leonardo compra

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Tra le nuove uscite della collana ScrittoMisto spicca "La storia d'Italia a rovescio" di Leonardo, uno dei blogger più acuti, riflessivi e longevi della blogosfera italiana (Pandemia)

Soprattutto soprammobile

La gente vuole scrivere i libri.
Uno può scrivere dieci cartelle al giorno, ma finché non hai scritto un libro non sei nessuno. Sei un giornalista, orrore, un pubblicista, pfui, o ancor peggio, un blogger. Quanti lettori hai? Due, tre, venticinque? Ah, ne hai trecento? Al giorno? Ma non importa. Non sei nessuno, perché non hai scritto un libro.

La gente vuole scrivere i libri. Se ci pensate, è curioso. È un’esigenza che sfida le leggi più elementari dell’economia, perché la maggior parte degli aspiranti scrittori non solo non si fa illusioni sui guadagni, ma per pubblicare è disposta a pagare.
Questo, almeno fino a dieci anni fa era comprensibile. E se non avessi appunto perso Il pendolo di Foucault (quel polpettone erudito che anticipava e dava una descrizione sociologica del fenomeno Codice-da-Vinci prima ancora del fenomeno medesimo) potrei adesso qui incollarvi una di quelle folgoranti paginette sugli Scrittori a Proprie Spese che per riscattare la propria mediocrità vengono risucchiati da editori senza scrupoli in un gorgo di acquisti d’invenduti. È una storia triste, ma almeno dovrebbe essere una storia vecchia. Adesso c’è Internet! Ci sono i blog, che ti riscattano la mediocrità gratis!

E invece no. Non possiedo statistiche sull’editoria italiana, ma a occhio mi pare che le tipografie continuino a stampare tonnellate d’invenduto. La gente non vuole scrivere i blog, quella è roba per adolescenti in foia, o trentenni in foia, o al limite politici. La gente vuole scrivere i libri, sono i libri che ti fanno scrittore. Perché?

Perché il libro, in sé, è un’invenzione geniale. Lasciate perdere la scrittura, quella c’era da prima (si scorreva sui rotoli di pergamena) e ci sarà anche dopo (si scrolla su Internet). Ma il libro. Internet non ucciderà il libro, rassicuratevi. Il libro vivrà in eterno, o almeno finché vivranno uomini e donne desiderosi di circondarsi di soprammobili: e vivrà precisamente perché non c'è soprammobile più elegante di un libro. Un libro è eloquente (quante parole contiene); allo stesso tempo è allusivo (quanti parole non dice, a lasciarlo in scaffale), e si aggiunga che come soprammobile è anche estremamente comodo: un parallelepipedo si impila e si spolvera con una relativa facilità.

Un oggetto compatto, e allo stesso tempo friabile. Si apre in centinaia di punti diversi, non esiste nulla di così sorprendente in natura. In fondo ogni libro è un pop-up, ogni pagina è una finestra su un mondo un po’ diverso. L'inventore di sottilissimi fogli rettangolari di carta fissati da un solo lato è un genio assoluto, paragonabile soltanto all'inventore della ruota: per quanto le innovazioni tecnologiche la possano rendere più resistente o più morbida, nessuna invenzione renderà la ruota più rotonda di quello che è: allo stesso modo nessuna rivoluzione tecnologica può rendere il libro più eloquente, più allusivo, più comodo.

E soprattutto: su nessun altro soprammobile di casa vostra starebbe bene il nome vostro – o d’un vostro amico – in caratteri cubitali. E invece sul dorso d’un libro un nome ci sta proprio bene, e più sta in grande meglio è. La gente scrive i libri perché sul dorso ci può mettere il nome. Non è che voglia venderti un soprammobile col suo nome – se non ce la fa, al massimo te lo regala.

Io però non te lo regalo mica, caro lettore, il libro con il mio nome sulla copertina. E non voglio neanche chiederti se per favore me lo compri. Poche cerimonie tra noi due: da quanto mi leggi? Due mesi? Sei? Tre anni? Cinque? Per tutto questo tempo mi hai letto gratis.

È chiara la situazione? Quel che ti chiedo di riscattare non è la mia mediocrità (mediocrità?), ma un tuo debito. In questi anni hai comprato tanti libri e giornali che non hai nemmeno letto. Hai pagato il canone Rai. Hai pagato per tante cose molto meno interessanti, meno divertenti e meno riuscite. Ma per Leonardo non hai mai pagato un soldo, mai. Da molto tempo in qua non ti sorbisci nemmeno più il piccolo banner pubblicitario. Come l’aria, il sole, l’amore, così anche Leonardo l’hai avuto gratis et amore dei, e soprattutto perché nessuno è riuscito ancora a fartelo pagare. Ma finalmente, grazie alla favolosa équipe di Scrittomisto, le cose stanno per cambiare. La Storia d’Italia a rovescio sta per uscire, anzi è già uscita, addirittura Rillo l’ha già comprata, e tu che fai? Vuoi arrivare per ultimo?

Del libro cosa c’è da dire. Come tutti i libri di Scrittomisto (mi pare) è nato da un blog, ma cerca finché può di sembrare un libro vero (la parola b*** è quasi bandita). Il materiale è effettivamente già comparso su questo sito negli ultimi cinque anni – ma siete sicuri di averci fatto caso? Ne ho scritto di roba, qui, e più crusca che farina, diciamolo.

L’idea era quella di raccontare la storia recente a rovescio: dalle elezioni del 2006 a quelle del 2001, proprio come se la stessi raccontando a un lettore di blog, che capita su leonardo per caso leggendo il pezzo più recente e poi si mette a scorrere l’archivio. Non è un best of, che non sarei proprio in grado di fare. Non è, ahimè, nemmeno una vera Storia d’Italia: i buchi sono tanti, e si vedono (ma in cento pagine provateci voi). È un libro, un soprammobile elegante, un’idea regalo per le festività natalizie che incombono, ormai. Comprarlo non mi renderà ricco (io sono già ricco dentro) ma vi farà sentire un po’ meno scrocconi nei miei confronti.

Se poi lo ficcate in doppia fila interna sullo scaffale più in alto non mi offendo. Tanto la bottega, qui, è sempre aperta. E prima o poi ripasserete.
E' più forte di voi.
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- troppo avanti per voi buzzurri

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Scoop!

Solo per informarvi che questa settimana dovrebbe uscire l'ultimo film di Woody Allen, e che la recensione su Leonardo è già pronta da un mese e mezzo.

In America (sapete, io sono stato in America) ho visto un altro piccolo film assai bello e acclamato dalla critica, ma non credo che arriverà mai qua da noi. Si chiama Half Nelson e racconta di un prof di scuola media che ha due problemi. Il primo problema è una lieve dipendenza dal crack. Il secondo è che le sue lezioni di Storia ("Che cos'è la Storia? La Storia è... conflitto! Bianco nero, dolce salato, continuate voi") sono patetiche. Eppure i suoi studenti (tutti afroamericani di ghetto, ovvio, mentre lui è radicalscic da generazioni), invece di mandarlo troppo giustamente a cagare lo fissano con occhi sbarrati. Probabilmente si fanno pure loro.

Oppure forse no. Insomma, sono tonrato in Italia, sono entrato in una classe e ho provato a chiedere: Cos'è la geografia? La geografia è: fare disegni della terra! Fatemi dei disegni della terra, su. Però, come fan schifo i vostri disegni! Ma anche i primi disegni della terra facevano schifo! E così via.
Vediamo come va - ma probabilmente non è la stessa cosa, senza crack.
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- spunti

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La legge del Branco

Ringrazio tutti coloro che mi hanno votato come miglior fonte di spunti, portandomi sul podio dietro a Luca Sofri (complimenti) e davanti ad Akille (nyeah! nyeah! nyeah).
Anche se – adesso posso dirvelo – secondo me vi siete sbagliati. Voglio dire, dove sono tutti questi spunti? Io sto scrivendo sempre le stesse cose. Ho pochi argomenti e raramente cambio idea.

Insomma mi sembro il contrario di quel tipo di blog curioso, che spazia nello scibile umano quotidiano alla ricerca di perle e di porci. Tra l’altro mi piacciono i blog così. Ma io mi somiglio piuttosto a quel tipo di blog che andando avanti negli anni è sempre più selettivo e monomaniaco, sempre più preso da certi cazzi suoi, quel quarantenne che non chiama più nessuno e nessuno lo chiama, si coltiva le proprie personali ossessioni e fine.

Uno che ogni giorno disimpara qualcosa non solo sul mondo, ma persino su sé stesso – ci sono annate di me stesso che mia madre sta chiudendo in scatoloni, per via di un trasloco (i miei genitori crescono, adesso mettono su casa). “C’è qualcosa che ti serve, che t’interessa?” No. Meglio non buttar via, ma grazie, no, niente.

Io che anni fa mi piccavo di avere un parere su tutto, adesso vado in crisi davanti a un qualsiasi tg della sera. C’è tutta una serie di problemi di cui davvero, non saprei e non vorrei dir niente. Non è solo il processo Cogne che riapre e i reporter che si lamentano per lo scarso pubblico. È qualcosa di più profondo. È l’escalation di malati angoscianti che battendo le ciglia avanzano le proprie richieste. Uno vuole morire. Un altro - visto ieri al TG - vivrebbe anche, ma chiede un sacco di soldi. E io da che parte sto? Ho già cambiato canale, scusate. Sul serio, se il dilemma morale è Quanto Concretamente Scuciresti Per Tenere In Vita Uno Che Riesce Solo A Sbattere Le Ciglia, io passo.

È Prodi in Cina che fa quello che stanno facendo tutti i governanti italiani dal 1990 in poi, in perfetta coerenza con le direttive di Ciampi quando faceva l’amatissimo presidente: riallaccia relazioni industriali e chiede di sospendere l’embargo alla vendita di armi che penalizza i poveri armaioli della Val Trompia. Si noti qui per inciso che Prodi agli industriali deve permettere cose concrete, non si può permettere di stordirli a suon di puttanate come il caro vecchio Berlusconi. E quindi io cosa ne penso? Io passo.

E poi l’affare della bimba bielorussa. Che è una cosa tremenda sotto qualunque punto di vista – qualsiasi parere mio o vostro non ridurrà i tempi di dimezzamento delle radiazioni intorno a Cerbobyl, dove quei bambini vivono e continueranno a vivere anche quando l’ondata d’interesse si sarà spostata. Nel frattempo c’è una coppia italiana che ha messo il destino di una bambina al di sopra di tutto. Come forse è giusto che sia – salvo che in quel “tutto” c’è anche il destino di 28mila bambini come lei che non potrebbero più tornare in Italia per l’estate se la Bielorussia s’impunta. E se voi riuscite a formulare un parere voi, complimenti. Io, finché ho potuto, ho cambiato canale.

Poi la curiosità ha mangiato il gatto – a un certo punto mi sono chiesto: ma questi due, dall’aria così normale, come hanno fatto a improvvisarsi da un momento all’altro ladri di bambini e fregare carabinieri e polizia? È un’arte che non s’improvvisa. Ti serve una cappa di omertà irriproducibile in laboratorio, una rete di complicità coltivate per anni, decenni, generazioni. La capacità di comunicare attraverso canali informali e assolutamente sicuri (scordati ti poter usare un cellulare, ma anche un fisso; c’è da tornare al Morse). Non ti basta certo la seconda casa di un amico – occorrono basi logistiche in località sconosciute, covi, tane, insomma, come hanno fatto questi due? Mi sembrava impossibile.

Poi l’altro giorno, sfogliando un blog che è una fonte di spunti, ho scoperto l’arcano (ed è stato come ritrovare un pezzo di me in uno degli scatoloni di mamma). Sono due capi scout. Ok, allora è tutto chiaro. Non la troveranno mai. È un male? È un bene? Ditelo voi. Io non posso esprimere pareri, preferisco fingere di trovarmi davanti a uno di quei film americani primi anni Ottanta che spesso faceva Spielberg, quando gli uomini dei sobborghi erano ancora caparbi, fantasiosi e ribelli, e per una giusta causa fottevano di gusto l’ottuso sceriffo e l’FBI. Al tempo in cui ero un lupetto, appunto.
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- migliore fonte di sputi

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MacchianerAward 2006: Nomination

Possibilità di vincere, minime; quindi la linea sarebbe snobbare. Io nei premi non ci credo. (Anche nelle classifiche. Nelle statistiche. In niente).

D'altro canto è per me un onore avere ottenuto due nomination per i macchianera blog awards 2006, come "miglior fonte di spunti" e "miglior blog di opinione". Se volete votare per me, io non mi offenderò, sono tollerante. Sarebbe bello trovarsi davanti a Di Pietro, sarebbe impietoso sorpassare Scalfarotto. Ma è già bello esserci.

Tanto più che vincere un macchianera blog award non cambia la vita: e se lo dico, è perché almeno uno l'ho già vinto, due anni fa, sempre come "miglior fonte di spunti". Che non si è mai capito bene cosa significhi - forse qualcuno aveva letto "miglior fonte di sputi" e pensò subito a me.

All'inizio pensavo di fare qui una lista di chi bisognerebbe votare e chi no, e quelli ingiustamente esclusi dalla nomination (polaroid!), ma la verità è che non voglio litigare con nessuno - ho poco tempo e quel poco non lo passo a leggere blog. Soprattutto non a scoprirne di nuovi. E' un mondo che conosco sempre meno, e mi dispiace. Come direbbe il cantautore, da qualche parte c'è una casa più calda, e sicuramente esiste una fonte di spunti migliore. Grazie comunque per la fiducia.

PS: ahem, avete tempo fino a domani (sabato).
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- viaggiano i perdenti - piu' adatti ai mutamenti

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New York, NY
Io (ma potrei anche dire, ed era ora, Noi) andiamo a stare li', per un paio di settimane.
Non possiamo ospitare nessuno - regolamento di condominio - ma se siete nei pressi, scrivete, si va a prendere un frappuccino al pomodoro frizzante, cose cosi'.

Aggiungo che a NY gli alberghi sono assai cari, ma per fortuna su internet c'e' la possibilita' di concludere affari interessantissimi con tutti gli niuiorchesi che subaffittano d'estate, su siti che non ho nessuna intenzione di consigliarvi - piu' tardi arriva la massa dei vacanzieri italiani meglio e', sorry.
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- usa

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Sono arrivato e sto bene

Soliti problemi di adattamento e adattatori. Quando è tutto a posto vi scrivo.
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- Grazio!

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Leonarda?

Nel periodo in cui sembrava venuto il momento di cambiare - perché ormai un blog come questo ce l'avevano i cani e i porci, e qui intorno era tutto un abbaiare e grugnire senza infamia né lode - la redazione di Leonardo formulò diverse ipotesi di lavoro.

Tra le meno probabili, c'era l'opzione "Leonarda", ovvero: cambiare sesso per qualche tempo, cimentandosi con la scrittura femminile, con prevedibili esiti parodici.

Inimicarsi per sempre tutto il genere femminile non era esattamente una priorità, così Leonarda non vide mai la luce. Piuttosto di cambiare sesso, il sito fu invecchiato di vent'anni. Sembrava un'idea meno disastrosa, all'inizio.

Questo sconcertante retroscena serve solo a introdurre la notizia, e cioè: a partire da ieri, e per una settimana, sto collaborando al blog di Grazia. Non so bene il perché mi abbiano invitato, e per ora ho preferito non chiedere. Non so neanche se abbia senso invitarvi tutti là. Ma a chi fosse vagamente curioso di sapere come sarebbe stata Leonarda, ebbene, consiglio di dare un'occhiata.
Più o meno sarebbe stata così. Non molto femminile, decisamente. Mai stato bravo nei travestimenti.

(Il primo pezzo si chiama "Il tunnel dell'amore").
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- in anteprima per voi

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Siccome Mantellini non lo fa, io, che avrei mille altre cose da fare, vi segnalo l’ultimo exploit del più prestigioso giornalista informatico di Repubblica, Giuseppe Turani, che l'altro ieri su Affari e Finanza ha provato per voi in anteprima un avveniristico software marca Microsoft. No, ma sentite:

Un altro esempio, sempre di questo genere, si ha in Word per quanto riguarda i caratteri. Se io seleziono un paragrafo e voglio cambiare carattere (tipo di carattere, corsivo, neretto, ecc.), mi si apre l’elenco dei caratteri e delle loro specificità, e scorrendovi sopra con il mouse, nella pagina il testo cambia. In sostanza ho un’anteprima istantanea di quello che voglio fare e così posso controllare subito come mi verrà alla fine il documento. Quando ho trovato la soluzione che mi piace, mando il segnale di conferma e a quel punto è fatta.
Tutto il nuovo Word è un po’ costruito così.


Cioè, capite, se io voglio cambiare tipo di carattere, corsivo, neretto, si apre l'elenco e posso...
La mente vacilla
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- questo sito annaspa

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Questo sito annaspa un po', me ne rendo conto.

Non è solo la bassa pressione, l'ondata di graminacee, il mal di denti, gli esami di licenza media. Questo sito all'inizio dell'anno si era dato un obiettivo preciso: mandare Prodi al governo. Missione compiuticchiata (la cosa angosciosa è che è vero: con uno scarto così risicato, anche siti come questi possono essere considerati, brrr, decisivi).

A questo punto occorre darsi una nuova mission – la prima che mi era venuta in mente era: criticare il deludente governo Prodi. Ma a freddo, ora come ora, non ce la faccio: ci vuole dello stomaco per sputare su una creaturina così fragile. Così navigo a vista.

Vorrei rassicurarvi: non ho intenzione di ributtarmi in pericolosi feuilleton, per il momento, né di spalancare abissi di fatti miei. Ma per una volta vorrei usare questo formidabile mezzo per chiedere un parere.
Insomma, incrociando dita e tutto, sembra davvero che alla fine io dovrò passare almeno due mesi d'afa negli USA, quest'estate, per una ricerca.
Avrò naturalmente bisogno di un portatile (e di un miliardo di altre cose).
Ecco, vorrei chiedere: lo compro adesso qui, o aspetto di prenderlo là? Sempre ammesso che non ci siano problemi tecnici o doganali o quant'altro che m'impediscano di comprarlo là e poi riportarlo qua.

Scusate l'ignoranza, ma l'ultima volta che sono stato da quelle parti i modem andavano ancora, credo, a 48 k. Sì, non sono un gran viaggiatore.

Grazie a tutti.
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Ehi, che fai con quelle scatole

Più o meno un paio di anni fa, per via di una serie di complicate circostanze, ho incontrato una persona.(Succede).

In seguito mi sono rivisto con questa persona piuttosto spesso.

Poi, sabato verso mezzogiorno, questa persona è arrivata qui con un paio di scatoloni, e da allora non c'è verso di schiodarla. La cosa un po' mi spaventa. Adesso è di là che dorme, credo.

D'altro canto, le sue motivazioni (per esempio, che paga metà affitto già da un pezzo) mi sembrano inoppugnabili, così credo che me la dovrò tenere, nella buona e nella cattiva sorte, etc. Scusate se vi scrivo queste cose, certo voi non venite qui per farvi i fatti miei, ci mancherebbe.

Ma questo dovevo per forza segnarmelo, perché da oggi scriverò meno. Di sicuro non scriverò più tutte le notti. Lo so che lo dico sempre, ma stavolta è diverso. Credo che capirete. È stato bello, ma adesso buonanotte. E sogni d'oro. Io vado di là.

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Aggregatore della Domenica

Mi piacerebbe iniziare con una buona notizia, ne abbiamo? Ne abbiamo.

Banca Intesa non fornirà più finanziamenti al commercio di armi, forse. il gruppo vuole rispondere anche a un'esigenza espressa da ampi e diversificati settori dell'opinione pubblica, che fanno riferimento a istanze etiche sia laiche sia religiose. Sono cose che vanno incoraggiate.

Così come va incoraggiato chiunque, martedì 30 marzo alle ore 21, verrà a sentire me, i Polaroidi e il grande vecchio Blogorroico allo Juta café di Modena, in Via Del Taglio (vicino alla piazzetta della Pomposa). Presenteremo Blogout, un libro che non si presenta mai abbastanza. Venite, venite.

***

L'ultimo pezzo Contro la Lingua italiana ha scatenato una ridda, un pandemonio (si dice "pandemonio" quando mi scrivono più di due persone):

d'accordissimo con te nella battaglia contro gli ipercorrettismi, ma pignoleria mi impone di precisarti che "sono tornato aroma" a Roma non è un ipercorrettismo, ma una forma dialettale. E' noto infatti che i romani hanno in uggia le doppie erre (il famoso adagio "guera con una ere è erore") e ciò vale anche per il raddoppiamento fonosintattico. Aggiungo
che non tutti i dialetti del sud raddoppiano tutto: raddoppiare dopo il da, per esempio, è esclusiva toscana. ciao


Credo che l'italiano non preveda raddoppiamenti dopo il "da". Oh, ecchissene (notate in questa parola due raddoppiamenti corretti).


***

Io non so neanche se il blogging italiano sia così in ritardo. Posso raccontare la mia storia, interessa?

Due anni fa io mi consideravo un po' più informato della media, perché navigavo su Internet e consultavo vari siti d'informazione. Inoltre avevo un blog.

Un anno fa io mi accorgevo di essere molto meno informato della media, perché passavo sempre più tempo on line sui blog, interessandomi più dei fatti altrui che delle vere e proprie "notizie". I siti d'informazione li scorrevo molto più velocemente. Ero molto più attratto da polemiche e commenti.

Oggi mi accorgo di essere un po' più informato della media, perché nella lunga distanza ho selezionato una discreta quantità di blog che mi riportano le notizie meglio dei siti d'informazione ufficiali. Questi ultimi, quando li sfoglio, mi dicono solo cose che so già.

Faccio un esempio. Io so che la settimana scorsa Berlusconi ha detto che Al Quaeda sono solo quattro beduini. Questa notizia, in Italia, non è passata tanto. Io l'ho trovata da Lia. Per inciso: l'Islam come lo racconta lei non ce lo sta raccontando nessuno. Qualcuno, un giorno, dovrà prendersi la briga di pubblicarla.

(Sullo splendido tempismo di Berlusconi, che 'sfida' i beduini proprio sotto Pasqua, valgono le riflessioni di due anni fa).

Altro esempio. Il caso della stagista di Ivrea esclusa a causa del velo islamico: quante ne avete sentite sui media ufficiali? Una buona percentuale sono stronzate. Come faccio a saperlo? Leggo Pfaall. (Vedi anche sul caso del quattordicenne kamikaze in Palestina).

Oppure. Mettiamo che a me interessi qualcosa dei radicali. In realtà no, ma un sacco di blog che leggo s'interessano dei radicali. Qui Brodo, se ho ben capito, denuncia le infiltrazioni fascistoidi. Qualcosa del genere sul redivivo Wash it on post (per chi non lo sapesse, fu uno dei primi tentativi di blog-aggregatore: adesso è il blog in cui Wile, bontà sua, si ostina a dialogare coi Neoconi).

Quindi: i blog fanno bene o male all'informazione? Non lo so. Nel mio caso va a periodi, vi terrò informati.

***

E' vero: linco sempre gli stessi. Col tempo mi correggerò, ma volevo segnarmi un appunto.
Sembra un blog quieto e minimale, inoffensivo, ma è fondato sull'angoscia. E sul precariato. L'angoscia è la sua musa. Quella sensazione di cadere in moto rettilineo permanente. Non c'è rete, non c'è fondo. E' sempre lei.

***

In realtà, col tempo ti selezioni un gruppo di lettori abbastanza sintonizzati sulla tua lunghezza d'onda, che si beve qualsiasi cosa (quasi). Si rischia un po', invece, a mettere un pezzo su Macchianera : rivalità, livori, ma soprattutto un sacco di gente che dice: "Mbè? E chi è questo?"

Qualche settimana fa andava di moda cominciare i pezzi così: "ero al ristorante e ho visto Scalfari..." "Facevo la spesa e ho incrociato Veltroni..." "Pat Metheney non riusciva a ricaricare il cellulare"... il massimo del provincialismo, anche se non dovrei dirlo io. A un certo punto ho voluto contribuire, e ho scritto:

Mi chiama Dio al telefono, mi chiede se ho impegni in serata.

Con quel che segue... Beh, uno ha commentato:

Bello, troppo lungo e troppo fine.
Leo sei vecchio.
Va adattato per i neoblogger: più sesso, più ritmo, più provocazione, meno da leggere, meno da capire.

CLONE POST:

Mi chiama al telefono Dio, mi chiede se ho impegni in serata.
“In effetti avrei altri cazzi per la testa, volevo trombare Simona, certo che sei un bel rompiballe..”


Il resto è qui.
Ho paura che fili meglio il clone...
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Oggi, a partire dalle 18, alla Tenda di Modena (Viale Monte Kosika, davanti al vecchio palazzetto dello sport), presentiamo due libri in compagnia dei rispettivi autori: Dalla parte del fuoco, di Romolo Bugaro (Rizzoli) e Gorilla Blues, di Sandrone Dazieri. E poi si va a cena con gli scrittori (si mangia anche piuttosto bene). Il ciclo d'incontri "Narrazioni in movimento" proseguirà venerdì prossimo.

Martedì 30, invece, presentiamo Blogout allo Juta (Via del Taglio, Modena). Ho come l'idea che ve lo dirò varie altre volte.

Qui sotto prosegue il pippone di ieri.
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Aggregatore della domenica

Oggi, 29 febbraio (San Precario), nevicava. Ma io sulla neve non ho altro da aggiungere.

Ma non temete, finirà anche questo inverno, come tutti gli altri, si squaglierà come neve al sole, e sotto la neve Modena vi offrirà una primavera carica di stupende iniziative culturali. Venerdì prossimo alla Tenda comincia un ciclo sulle Narrazioni in Movimento: verranno quasi tutti gli scrittori che hanno parlato del G8 di Genova nei loro romanzi: Bosonetto, Bugaro, Dazieri, Lestini, Tassinari, Carlotto. Camilleri aveva un impegno. Qui c’è il programma.

Martedì 30, poi, nel trendissimo locale Juta di Via del Taglio, presenteremo Blogout a chi non se lo fosse ancora procurato, in compagnia dei polaroidi e di altri blog di scuola modenese. Rispetto all’ultima presentazione, posso garantire che il bar resterà aperto, e qualsiasi dibattito sui Commenti verrà punito in modo esemplare (notate che qui non metto nessuna faccina ironica).

Codesto blog darà a tali iniziative tutto il risalto che meritano. Invece non darà risalto a Sanremo, né in generale a nessuna trasmissione tv d’intrattenimento. Per i motivi già spiegati l’anno scorso, ma anche per uno molto più banale: io di tv ne guardo poca, perdo troppo tempo coi blog.
Da quel poco che ho capito, comunque, “Bisturi” segna lo sputtanamento finale della body art, e non me ne posso che rallegrare. (Grazie, Spocchia):

Nelle oziose performance delle due operatrici dell'estetico albergava uno spirito piccolo-borghese e narcisista, tipico d'altra parte di tutta quella body art e arte concettuale che fa del proprio ombelico il centro dell'universo. Uno non lo dice per non essere accusato di zdanovismo e maschilismo. Ma poi l'idea che sta alla base di tutte le esibizioni di Orlan (operazioni di chirurgia estetica in diretta) viene ripresa senza sostanziali modifiche da un programma di Irene Pivetti e Platinette. E quindi è inutile nasconderlo, stavolta sono contento, time is on our side.

In realtà parlare di tv non è facile come può sembrare. Bisogna essere ironici, e io ultimamente non ci riesco. Mi cascano le braccia subito e non so come raccoglierle. Prendete – non so – gli spot della Tim. Io vorrei tanto riuscire a fare ironia sugli spot della Tim, ma non ci riesco. Quando le cose sembrano troppo facili, in realtà si fanno davvero difficili. E infatti ci riesce solo Personalità Confusa. Sulla scala della mia invidia, se volete saperlo, X§ sopravanza Sergio Romano di parecchi gradini.

Qualche gradino lo ha salito anche Secondavisione con questa esilarante letterina a Laura (non la Laura dei cocktail, un’altra meno giovane che fa l’attrice).

Poi, uno ha un bel da dire che la differenza culturale è un feticcio: ci sono cose che ti lasciano sgomento. Per dirlo con Cronaca Vera: Per mettere a suo agio l’ospite occidentale del figlio, coppia di coniugi egiziani gli regala una cassetta porno… D’altronde, come dice Lia, l’importante è venirsi incontro…

Chi è arrivato fin qui si merita letture impegnative. Bene. Avete ancora 5 giorni di tempo per leggere questo bel pezzo di Pierpaolo Ascari su Casanova, Stendhal, Paul et Virginie e Mme Bovary, prima che il Manifesto lo cancelli come genialmente fa con tutto quello che pubblica. Segue dibattito.

E anche febbraio ce lo siamo tolti di mezzo. Secondo me è andato un po’ meglio di gennaio, ma secondo voi no.
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Aggregatore della Domenica

(perché effettivamente, io, non ho qualcosa di interessante da dire tutti i giorni).

Gli italiani sono un popolo strano: hanno biblioteche aperte al pubblico, spesso gratuite, e non pagano il copyright agli autori. E molte funzionano anche bene, come la Delfini (ma a Modena ce ne sono tante belle).
L’Unione Europea non poteva reggere questo scempio. (Vedi Mantellini). La Biblioteca Civica di Cologno Monzese promuove una petizione telematica.

***

Domani si parlerà, di Israele e kamikaze, kamikaze e Israele. Questo pezzo di Adriano Sofri di due settimane fa (su Repubblica), salvato da Blogoltre, non c'entra in senso stretto con l'ultimo attentato. Mi pare prezioso perché rielabora – a suo modo – tante cose diverse (le posizioni di Benny Morris, la questione demografica in Palestina, i migranti in Europa) e… non conclude. Questo credo sia l’unico approccio maturo alla questione israelo-palestinese: quello tragico. Non ci sono facili soluzioni all’orizzonte: non ci sono strette di mano che risolvono tutto, né muri di cemento o filo spinato che risolvono tutto, né ritorno dei profughi, né bottoni da premere.

(In particolare la “barriera difensiva” crea una serie di problemi senza fine. Su Indymedia, un episodio tragico e la protesta di una suora).

***

Guantanamo. Negli ultimi giorni un paio di notizie un po' troppo disinvolte sul recinto più famoso del mondo hanno riacceso una polemica tra vari blog che qui volentieri vi risparmio. Anche perché rischio di voler passare per un guantanamologo e non lo sono.
Alla fine della partita, i punti saldi sono:
(1) Guantanamo fa a pugni col diritto internazionale, e questo non è bene, da parte della superpotenza che del diritto internazionale vorrebbe essere garante;
(2) Le notizie da Guantanamo vanno prese con le molle: i carcerieri hanno tutto l'interesse a mostrarci che le cose vanno bene e che i ragazzi ingrassano (tutti gli animali in cattività ingrassano). Camillo, insomma, è solo l'ultimo anello di una filiera di notizie scremate ad arte (è anche l'anello che tiene meno - ma questa è solo una mia opinione). Forse non varrebbe la pena di discuterne, ma Il pezzo di Pfaall è anche bello da leggere.
(Qui Paferrobyday recensisce "Guantanamo" di Bonini (via Brodo).

***

Qualcosa di più allegro, adesso. Venerdì scorso ero depresso. Volevo scrivere un post sulla mia frustrazione, ma il mio sosia automatico mi ha battuto in velocità. E in sincerità. Sono un po' perplesso.

Right now I am obsolete. I see how my talent has been turned away from its goal and I feel like I am missing out on so much. Oh well, I rejected all the little disappointments...[...] It's like nailing jelly to a wall but that hurts. I'm sure I've said this before.

***

"Ciao, come va?"
"Al solito, stressato, frustrato, stanco, e tu?"
"Non mi lamento: stanco, stressato, frustrato. Andiamo al cinema?"
"Cosa danno?"
"C'è il film sul mobbing".
"Ah, bene. Altrimenti?"
"C'è quello sull'anoressia che dicono che è bello".
"Non so, cosa dici?"
"E se ci sparassimo?"
"Siamo pure pacifisti".
"Aggià".

(Scottanti rivelazioni! Lo "psicologo della mutua" del film di Garrone è Giulio Mozzi!)

***

Stile Cronaca Vera: Gli nascondono i libri di Freud, e cercandoli trova le riviste porno del padre...
Se pensate che la vostra educazione sentimentale non sia stata abbastanza deviante, provate con quella di Clutcher

***

Volete fare ironia sugli statistici (e la storiella dei polli di Trilussa non la reggete più)? Questa è cinica al punto giusto (o foise un po' più in là del punto giusto).

***

L'hanno poi trovato, poi, il Tesoro dei Tanzi? Secondo il misterioso Sbancor un vero tesoro non esiste. E vabbè, Sbancor ne ha dette tante. Però se Caravita (Network Games, e nei ritagli Sole 24 Ore) conferma parola per parola, beh, io mi fido (belli anche gli ultimi post su India e Cina).

***

Ma guarda che ora è già.
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Hai preso le gocce?

Poche parole per esprimere un pensiero: stasera i Lomas presentano il loro nuovo cd, naturalmente a Libera (Mo).
Io, siccome vado a Grottammare, non ci sarò, come non sarò alla serata dei polaroidi che mettono su i dischi, né al convegno sui blog a Napoli.

No, ma avete presente certi sabati sera che sembra non ci sia proprio niente di niente da fare al mondo? Tipo sabato scorso? Ecco.
Divertitevi.
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Il pezzo di oggi?
Il pezzo di oggi me l'ha fregato Momo, accidenti.
Oh, beh.
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L’ombelico dei blog

Certe sere mi chiedo se anche questi blog non siano per caso il proseguimento di quella letteratura del guardarsi l’ombelico, che andava qualche anno fa e che forse, chissà, va ancora.

Dipenderà dai casi, e poi è inevitabile: questa comunità di persone non ha altro in comune che tenere un blog; se vogliono comunicare tra loro è di blog che devono parlare.

Se però certe sere vi stancate, di leggere blog di persone che raccontano del loro blog, magari è il momento di consigliarvi il sito di un mio amico (e ti pareva), un blog narrativo, sincero, anche un po’ coraggioso, rigorosamente senza link, ma che merita di essere lincato più di quanto già non sia.

...Io stesso, siccome non mi porto mai a casa le Jinetere del Paraiso, vengo preso da qualcuno per omosessuale. E un ragazzino arriverà a offrirmisi. Ma sempre sottovoce. Con una discrezione che non è nemmeno lontana parente del baccano delle donne, che ti si gettano quasi letteralmente addosso.
Una ragazza (Jacqueline) arriverà una volta a dirmi che sono omosessuale perché mi lascio toccare il sedere dalle donne. Nessun macho cubano lo farebbe mai.
Ed effettivamente, anche nelle discoteche, le donne si permettono a volte di metterti la mano sui genitali. Mai sul sedere.


Il Diario di Cuba è on line da un mese. È un taccuino di viaggio senza fronzoli ed espressionismi: più che di un diario ha davvero lo stile di un blog (e qui si potrebbe aprire un dibattito, ma stasera no); più che imporre le sue esperienze, le mette a disposizione del lettore, che ne faccia quello che vuole. E senza tante cerimonie, pulitamente, racconta di Cuba, del turismo di nicchia e della prostituzione di massa. Forse certe sere può riuscire più interessante dei soliti blog che parlano di gente che ha un blog (questo incluso).

Diario di Cuba, dunque: ci trovi sempre ombelichi, ma più esotici del solito. E per una volta anche Google t’indirizza bene.
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ci sono pochi, pochissimi motivi per andare fieri di essere italiani. Ad esempio:

Beh, buona Pasqua.
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CRISI UMANITARIA NEGLI OSPEDALI
APPELLO URGENTE :The Palestinian Society for the Protection of Human Rights & the Environment "LAW"
INTERVENGA SUBITO LA COMUNITA' INTERNAZIONALE

Uno dei principi basilari del diritto umanitario internazionale riguarda l'obbligo per gli Stati di assicurare l'accesso alle cure mediche per qualsiasi ferito, compresa la sua evacuazione se necessario, la protezione degli ospedali civili e del personale medico, il trasporto medico e garanzia dei rifornimenti sanitari.
E' per questo che il sistematico impedimento ai soccorsi medici, da parte delle forze di sicurezza israeliane sin dall'inizio dell'escalation, cominciato all'attacco al campo di rifugiati di Balata, il 28 febbraio, è in chiara violazione del diritto umanitario internazionale.
Un piu' recente esempio di violazione della neutralità dei soccorsi è la situazione a Ramallah dove l'accesso alle cure mediche viene ostacolato in diversi modi.
Dopo l'attacco al personale medico sulle ambulanze durante gli ultimi giorni, il PCRS ha deciso di coordinare ogni movimento con l'esercito israeliano; questo ha portato a ritardi che vanno dai 30 minuti alle 2 ore. In caso di feriti gravi, dove il tempo è un fattore assolutamente cruciale, i ritardi possono causare un aggravamento delle condizioni del paziente.·
Nonostante il preventivo coordinamento con le autorità israeliane, le ambulanze sono state ugualmente colpite. Per esempio, ieri alle 17,15, una jeep dell'ICRC di scorta a un'ambulanza della PRCS è stata colpita da tre proiettili
Da quel momento la PRCS ha sospeso tutti i movimenti fino a quando l'autorità israeliana non garantirà la sicurezza delle sue ambulanze. Ieri notte, la PRCS ha registrato 19 chiamate da Ramallah e Al Bireh, che non hanno ricevuto risposta.
A causa delle limitazioni di spostamento e degli attacchi al personale medico e alle ambulanze, feriti e morti non possono essere evacuati. Per esempio, ieri attorno alle 22, Shefa Ratha Tawil, 56 anni, un'abitante di Al Bireh la cui casa era stata circondata dai carri armati, ha avuto un attacco di cuore. I familiari hanno chiamato un'ambulanza, ma quando è arrivata sul posto le è stato vietato il passaggio. Attorno alle 24, la donna è morta.
Fino alle 12 di oggi non è stata permessa alcuna evacuazione dei corpi.
A causa della chiusura e del coprifuoco imposto a Ramallah, gli ospedali non possono ricevere rifornimento sanitari nè di cibo. Per esempio, l'amministrazione dell'ospedale di Ramallah ha detto che hanno urgente bisogno di ossigeno. Alle 15 di oggi LAW ha assicurato che all'UNRWA e alla OCRC sarà permesso di trasportare ossigeno, cibo e acqua per l'ospedale. Tuttavia, fonti dell'ospedale hanno detto alla LAW che la quantità di ossigeno autorizzato per il trasporto sarà consumato nel giro di sei ore. Ieri, quando uno degli autisti dell'ambulanza dell'ospedale, Hani Hamadi, ha tentato di portare rifornimenti sanitari e cibo all'ospedale, è stato costretto a tornare indietro dopo che la sua ambulanza è stata colpita.
Sono stati attaccati gli ospedali. Per esempio, il Ramallah Government Hospital ha subito la distruzione delle tubature dell'acqua. Di conseguenza, manca l'acqua da ieri Anche le linee telefoniche sono state interrotte.
Da oggi alle 11, l'esercito israeliano ha proibito l'evacuazione dei feriti al Ramallah Government Hospital, che è l'ospedale piu' grande e importante della città. Per questa ragione, alcuni pazienti sono stati trasportati all'Arab Medical Care Hospital, che si trova al centro della città ed è meno equipaggiato. Al momento in cui scriviamo(15,30), la LAW ha ricevuto notizie di 32 persone ferite a Ramallah solo nella giornata di oggi, 9 delle quali in condizioni gravi.
Poichè l'Arab Medical Care Hospital non ha sufficienti chirurgi e equipe medica, come gli anestesisti, l'equipe medica del Ramallah Government Hospital e dello Sheikh Zayed Hospital hanno tentato di fornire assistenza, ma l'esercito israeliano ha sbarrato loro la strada pribendo l'ingresso all'Arab Medical Care Hospital.
Di fronte alla crisi umanitaria negli ospedali , inclusi Ramallah e Al Bireh, la LAW sollecita con urgenza l'intervento della comunità internazionalen in particolare degli Stati Uniti e degli Stati membri dell'Unione Europea, perchè Israele dia garanzia di non ostacolare i soccorsi medici per tutti coloro che ne hanno bisogno e che gli attacchi agli ospedali, alle ambulanze e al personale medico cessino immediatamente.
Inoltre, la LAW sollecita la comunità internazionale ad aprire un'inchiesta e a procedere contro ogni azione di attacco alle ambulanze , alle equipe mediche e alle istituzioni che provochino la morte o il grave ferimento, per determinare se si tratti di atti deliberati. Ogni attacco deliberato costituisce una grave violazione della IV Convenzione di Ginevra ed è per questo un crimine di guerra.

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Associazione per la Pace
Gruppo Palestina
Via Salaria, 89 00198 Roma
Tel. +39 - 068841958
La pace non è solo l’assenza della guerra, è una virtù, uno stato della mente,
una disposizione alla benevolenza, confidenza, giustizia.
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Sans culottes, Madame!

Per prima cosa: ma avete visto che bel sito sta diventando Polaroid? È bello, è vario, mette insieme Amélie, Porto Alegre e Stereo Total. Leggete Polaroid! È come la rivista che non ho mai fondato, è come il figlio che non ho mai avuto (e che non avrò mai se continuate a essere così timide, figliole. Fatevi sotto, su).

Per seconda cosa: prima o poi bisognerà anche presentarvi Madame. Sì, forse non è ancora in ordine, senz’altro starà ancora scegliendo gli abiti, il trucco adatto, però signora, ci consenta, sono già mesi che aspettiamo, lo vogliamo lanciare questo sito o no? Peggio per lei, io lo lancio adesso. Spero di non sorprenderLa a mutande calate, Madame, ma se anche fosse, in fondo è solo internet. La vita è altrove. E anche la letteratura. E la politica. E la filosofia. E tante altre cose.

Chi si aspetta un sito sconcio resterà deluso. Madame, è vero, può dare in escandescenze: del resto frequenta gli stadi, i bar di provincia, i collegi, i banchetti di raccolta firme e altri luoghi malfamati ed equivoci. Ma diciamolo, non brilla per sex appeal. Anzi, ha cambiato sesso solo di recente e non è detto che non ci ripensi. Insomma, evitate di scriverLe le cose che di solito scrivete alle blogghiste femmine, tipo: “Ho pensato tutta sera al tuo ultimo post, così intenso, chissà cosa stai facendo in questo momento”, perché magari nel frattempo Madame si sta grattando il culo. Oppure sta discutendo di ermeneutica con un Ordinario della Normale. O le due cose insieme. Insomma, vi ho avvertiti.

Per terza cosa ci sarebbe da replicare alle obiezioni di Wile sulla Tobin Tax, che a naso trovo più sensate comunque di quelle del governatore della Banca d’Italia. Però, vedi, Wile, io non sono un economista, sono un correttore, e come tale posso correggere gli errori che trovo più marchiani, come quello di contare nel mondo un miliardo di terminali telematici per lo scambio di valuta: andiamo, sono molti meno.
Di qui a convincerti della bontà della Tobin Tax, se non c’è riuscito un Ordinario della XII di Parigi, figurati. Non posso combinarti neanche un incontro con Brancaccio – che ha stilato la proposta di legge che stiamo facendo firmare – e che mi sembra una gran testa, ma è un’opinione mia. Cosa posso dire?

Vedrò di prepararmi nel week-end. Nel frattempo, però, mi sto chiedendo quali sono queste “battaglie più meritevoli” verso le quali mi consigli di indirizzare i miei ardori. Da quel che mi scrivi nel forum, sospetto che sia un velato consiglio a fare più sesso, che dal tuo punto di vista è preferibile alla masturbazione. Sì, Wile, non hai tutti i torti. Vogliamo aggiungere che il salmone è meglio della sogliola e che una Classe A è oggettivamente più desiderabile di una Seicento?
Certe volte mi ricordi Maria Antonietta alla finestra, che si chiedeva cosa avessero tutti da protestare. “Madame, domandano pane”. “E voi dateglielo!” “Madame, è finito”. “E allora dategli le brioches!”. Anche una brioche è senz’altro meglio del pane, ma mica tutti sono in grado di apprezzare le finezze.
Morale: non trattateci sempre da giacobini. Magari fossimo giacobini. Al massimo siamo sanculotti, via. Col tempo studieremo. Ma intanto ci siamo. E ci arrangiamo con quel che c’è.
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Piccolo Scoop

Non sto scherzando, mezz'ora fa alla mia sinistra c'era Elio Veltri che dettava a una collega la seguente:

c.a. On.Silvio Berlusconi / Roma

Gentile Presidente,

nella trasmissione di Vespa Lei ha polemizzato con noi definendo "L'odore dei soldi" una sorta di pattumiera di documenti riciclati riguardanti procedimenti penali conclusi con assoluzioni o archiviati.
Lei sa che non è vero e ha mentito senza possibilità di essere contraddetto perché in televisione o monologa o trova giornalisti come Vespa non troppo avvezzi a porre domande vere. Che Lei, come ha detto più volte Indro Montanelli, sia abituato a mentire, anche a sé stesso, tanto da credere nelle cose che dice, non ci meraviglia più di tanto. Si sorprende invece che Lei, leader del Polo, aspirante Presidente del Consiglio, l'uomo più potente e più ricco d'Italia che vuole governare come Napoleone, in una trasmissione televisiva del servizio pubblico attacchi, senza alcun contraddittorio, gli autori di un libro che la riguarda, che sono persone normali, senza scorta, viaggiano con i mezzi pubblici e considerano un dovere informare i cittadini sulle questioni che la riguardano.
Comportandosi così, Egregio Presidente, Lei perde il senso delle proporzioni e dimentica che qualche volta anche "le formiche si incazzano". Proclama a destra e a manca di volere cambiare il Paese da liberale doc e poi non sopporta nemmeno che i suoi comportamenti vengano messi in mora. Lei pensa davvero che abbiamo fabbricato documenti e inventato fatti, circostanze, frequentazioni, abusi e illeciti che La riguardano? Se così è, chiarisca e risponda alle domande contenute nel libro. Ma ci indichi anche un solo leader politico di una grande democrazia che si comporta come lei, perché noi per quanto ci siamo sforzati non lo abbiamo individuato. Anzi, in un qualsiasi paese democratico, chiunque avesse un curriculum giudiziario come il Suo sarebbe da tempo fuori dalla politica.
Poiché noi abbiamo a cuore il futuro del Paese, anche perché vogliamo viverci e sappiamo bene che se Lei vince le elezioni, cosa che non ci auguriamo, diventa anche il nostro capo di Governo, La invitiamo a chiarire nel Suo interesse e in quello del nostro Paese.
L'occasione può essere la Presentazione del libro a Roma, giorno 13, alla quale parteciperanno Sabina Guzzanti, Curzio Maltese e Paolo Flores D'Arcais. Come vede, saremo tra amici: potremmo evitare alla Guzzanti di imitarla perché con Lei presente possiamo contare sull'originale. Se poi quel giorno non avesse tempo, ci comunichi un'altra data in modo da poter ripetere la presentazione a Roma o altrove con la Sua presenza.

Molti cordiali saluti da Elio Veltri e Marco Travaglio


(Non sono giornalista, e allora?)
Proprio oggi che dicevo: niente politica... per par condicio riporto qualche altra perla dal muro di votaberlusconi.it (non riesco più a farne a meno):

Lezione di storia con coro da stadio
Prima gli Etruschi e i Romani, poi lo splendore Medioevale dei Medici e dei Visconti. La nazione Italia non puo´ essere gestita dai Katto-Komunisti! FORZA SILVIO, distruggili!!!!!!

Il sogno del distributore
Sono un giovane di 31 anni lavoro nella grande distribuzione,ma non c´e´ cosa piu´ bella disrtibuire il Programma di Silvio. Forza Silvio il mercato della grande distribuzione e´ con Te.

Ancora oppressione comunista
ora per avere un sito internet bisogna registrarsi al tribunale. Silvio salvaci tu dall´oppressione comunista. Mandiamoli tutti a casa

C'è spazio anche per i dissidenti
VIVA ZACCHERONI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Chi va dicendo in giro
Che non amo il mio lavoro
Non sa con quanto impegno
Mi dedico a…


Novità non in libreria

Passavo l'altro giorno non in una libreria ma all'ipermercato, e ho notato che Mondadori sta rimetendo in commercio 1984 con una fascetta molto trendy: "LA VERA STORIA DEL GRANDE FRATELLO".
Qualche acquirente ci resterà male.

Trendy per trendy, non posso fare a meno di segnalare il forum dell'Espresso on line: Isabella Santacroce risponde ai lettori. Roba per palati forti. Mm. La Santacroce è più di un caso letterario, è proprio un caso umano. Questo e-pistolario collettivo ne è la conferma. (No, basta, non voglio fare il solito acido… è una trappola… aiuto).

Beh, e lo sapete chi è l'editore di Luttazzi? Mondadori!
Il signore ha del fegato.

Spopola L'odore dei soldi, tutti lo comprano, (230.000 copie), se è esaurito lo chiedono lo stesso, le librerie lo ordinano, ma poi non è detto che quando arriverà avranno ancora voglia di acquistarlo, e si porrà il problema di smaltire tutte queste rese de L'odore dei soldi. Sospetto che diventerà il più tipico oggetto da bancarella triste – sempre se Berlusconi non va al governo e li manda tutti al macero per decreto.

Anzi Berlusconi, o chi per lui, forse sta già adoperandosi per ritirare tutta questa pubblicistica non ossequiosa. La voce del "misterioso acquirente", che si presenta in edicola e compra la partita in blocco (era successo per esempio a Fiumicino dopo l'intervista a Travaglio), è girata anche all'uscita dell'ultimo numero di "Diario" (la bella rivista di Enrico Deaglio), un numero tutto dedicato a chi? A Berlusconi.
Ecco come potrebbe funzionare la censura forzista. Berlusconi non è mica un fascista. Non vuole manganellare nessuno, ma è convinto di poter comprare qualsiasi cosa. Se un giornalista getta fango su di lui, mica lo minaccia. Mica gli fa fare la fine di Pecorelli. No, lui compra tutto, giornalista e giornali.
A questo punto, se avessi una rivista qualsiasi, anche di taglio e cucito, dedicherei il prossimo numero a Berlusconi. Qualche centinaio di copie in più le farei senz'altro. Magari riceveri anche un'offerta per cedere una quota a Mondadori. Perché, perché non ho più una rivista? Dopo averne avute tante? Che rabbia. Che sfiga.

Se però non volete aspettare il giorno in cui lo troverete su una bancarella a un prezzo risibile, c'è un altro modo di leggere un po' dell'odore dei soldi senza pagare. Wordtheque, il sito più fico d'Italia, ha chiesto e ottenuto di poterne ospitare ampi stralci. Li potete scaricare gratis, in txt o pdf, a questo link.

E poi non dite che non amo il mio lavoro.
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Tutti fuori
Cosa fate domenica prossima?
Domenica sera non sarà la solita, terribile, domenica sera, con l'acido nello stomaco, i goal in tv, e gli allenatori sul latte versato. Domenica prossima presso la Sala Truffault si festeggia l'imperdibile III edizione di Fuori i corto, rassegna di cortometetraggi video, organizzata dall'associazione Fuori Orario.
A dire il vero la manifestazione inizia sabato, con la proiezione dei cortometraggi di qualità, premiati a vari festival internazzzzz.... per esperienza, si tratta quasi sempre di vuote ciofeche prosopopaiche (e dando un'occhiata al programma t'accorgi che alcune sono pure riciclate dall'anno scorso). I cultori di questa manifestazione sanno che il vero divertimento sta nella videocassette amatoriali, talvolta ridicole, talvolta noise, talvolta sorprendenti.
Ma c'è un motivo in più per non prendere altri impegni domenica. Il coraggioso curatore dell'edizione di quest'anno, infatti, non è un qualunque ragazzo, bensì Ragazzi Fabrizio, il tizio formerly known as ragno.
Forza Ragazzi. Da parte tua ci aspettiamo qualcosa di degno. L'anno scorso agli spettatori fu inferto, tra l'altro, un corto libico in arabo con sottotitoli in israeliano (tema l'omosessualità). Sarai capace di tanto, e di peggio? Sei sotto i riflettori. Fatti valere.
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