Io sciopero quanto posso, finché posso, perché posso

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Domani venerdì 17 novembre, sarebbe stato difficile trovare una data più lugubre ma la scaramanzia rovina solo chi ci crede, io sciopero per otto ore, e spero anche voi. Magari qualcuno è curioso del perché, ebbene: io sciopero perché posso. È un mio diritto, ne approfitto. Potremmo anche finirla qui. Invece no, andò avanti: a questo servivano i blog, ad andare avanti fino a esaurimento della pazienza dei lettori. Domani sciopero perché:

– Scioperano le scuole e io ci lavoro, e sono stanco di sentirmi ogni giorno più povero mentre cercano di vendermi tablet e lavagne interattive (per quelle i soldi ci sono sempre) e mi tagliano le cattedre, i sostegni, i fondi per le supplenze brevi, tutte quelle cose che mi consentirebbero di fare davvero il mio mestiere e non passare il tempo a tappare i buchi dei tappi precedenti. Ma a parte questo:

– Sciopera il settore scuola, il mio comparto, ed è da anni che io me la prendo coi miei colleghi perché non scioperano abbastanza o aderiscono a scioperi civetta, scioperi ballerini promossi da sigle fantasma, scioperi farsa. Questo è uno sciopero compatto, promosso dalle principali sigle sindacali, e tiriamo una tendina pietosa sulla cosiddetta Cisl. Ma a parte questo:

Sciopera il mio sindacato, che non è immune da difetti ed errori e in tanti anni ne ha commessi tanti, ma è ancora il mio sindacato e io mi fido. Ma a parte questo: 

– Non mi piace la finanziaria del governo, anche se devo ammettere che poteva andare molto peggio, vista la feccia da cui provengono. No, chiedo scusa, non dovrei parlare in questi termini. "Provengono" implica che a un certo punto se ne siano andati e invece no, io questo governo continuo a vederlo galleggiare nella feccia. Dopodiché da gente di così pochi scrupoli, di scarsa nulla dirittura morale e di risibile cultura potevo anche immaginarmi una finanziaria più genuflessa ai padroni, e tuttavia non sarò io a tendere una mano a codesta gente, non è così che funziona la democrazia, finché c'è. Io la mano devo già tenderla agli ex grillini, credete non mi costi? Se voi volete aiutare aa Meloni e la sua corte dei miracoli, prego. Io sciopero. È un mio diritto. Ma a parte questo:

– Questa cosa di esser nato nell'unico Paese in Europa dove più o meno da quando mi sono messo a lavorare non è mai cresciuto il salario medio, capisco che non dipenda da un solo fattore ma da un complesso insieme di fattori, ma ugualmente non mi va più di tanto giù. E a proposito:

– Questa cosa che probabilmente non andrò mai in pensione, perché la dovrei prendere così sportivamente? Va bene, in pensione non avrò mai il diritto di andarci, ma di scioperare sì. E inoltre:

– Salvini si è molto arrabbiato e sta precettando alla cazzo; ora ditemi che questo non fa venire voglia di scioperare anche a voi? Io ne avevo già, di sicuro non me la stanno facendo passare. Ma più in generale:

– Quella storia del premierato, ora io lo so che probabilmente non ce la faranno neanche stavolta, visto che sono più sgarrupati del solito (ma lo stesso mi fa paura); lo so che rispetto a quegli improvvisati dei renziani almeno Meloni & co. sono coerenti, il desiderio di oltrepassare il parlamentarismo è una loro costante sin dal 1919; lo so che gli scioperi non sono lo strumento tecnicamente più preciso per protestare contro una riforma costituzionale; e però qui abbiamo già al governo gente che non sa cos'è il diritto allo sciopero: vogliamo anche dargli il premierato, e poi cosa? In attesa che salgano al balcone a spiegarci gli imperativi categorici e con chi belligereremo l'anno prossimo, io sciopero: giusto per ricordare a lorsignori che è un diritto, e che se vogliono togliermelo serviranno come minimo mazzate. E quindi, in definitiva:

– Io sciopero perché posso, davvero. Ho la sensazione che qualcuno questa cosa non la capisca, e non è la prima volta che gliela provano a spiegare. C'è una specie di analfabetismo selettivissimo che coinvolge gente che sui social e in tv ti spiega l'economia, ti spiega il mondo del lavoro, ti spiega la qualunque e poi al primo sciopero casca dal pero, non ne ha mai sentito parlare, è convinto che non sia un diritto, tra le altre cose ignora il concetto di riduzione del trattamento economico, di trattenuta insomma. Credono che siamo come i ragazzini che saltano scuola a gratis, ebbene no, no, no. Se questo fosse l'unico motivo per scioperare, sarebbe comunque un ottimo motivo: io sciopero perché me lo posso permettere, lavoro, produco, guadagno e sciopero, capito? E se non lo hai capito, chi ti ha venduto la laurea ti ha fregato, furbacchione. Certo, questo implica anche che:

– Io sciopero perché sono un privilegiato. Altri non se lo possono permettere. Non lavorano, o non lavorano e guadagnano abbastanza, e quindi non possono. Precisamente. E io sciopero anche per loro. Per quel che posso, finché posso, siccome posso, io sciopero. Spero anche voi. 

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L'ultimo blogger discuteva col nulla

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Ciao Chatbot, sono un blogger. Sai di cosa si tratta?


Ciao! Sì, so cosa è un blogger. Un blogger è una persona che scrive su un blog, ovvero un sito web dove vengono pubblicati contenuti in forma di articoli o post. I blogger scrivono su una varietà di argomenti, dalla moda alla cucina, dalle tecnologie alla politica, e condividono le loro opinioni e la loro esperienza con i lettori del loro blog.

Ecco, faccio il blogger da più di vent'anni e ho la sensazione che da qui in poi, siccome ci sono Ai come te, non ci sarà più bisogno di blogger come me

Gli assistenti linguistici come me sono progettati per svolgere compiti specifici, come rispondere alle domande o tradurre del testo. In quanto assistente linguistico, non sono in grado di sostituire le persone che scrivono blog o di creare contenuti originali.

Il fatto che esistano assistenti linguistici non significa che non ci sarà più bisogno di blogger o di altre figure professionali che si occupano di scrittura. La scrittura è un'arte e una forma di espressione che richiede creatività, esperienza e competenze specifiche. Gli assistenti linguistici possono essere utili per supportare il lavoro dei blogger, ad esempio fornendo suggerimenti per la grammatica o la sintassi, ma non possono sostituirli completamente.

Inoltre, anche se gli assistenti linguistici stanno diventando sempre più sofisticati, non hanno la capacità di comprendere il significato profondo delle cose o di creare contenuti originali. La loro funzione è quella di supportare gli esseri umani nel loro lavoro, non di sostituirli. Inoltre, la scrittura è una forma di espressione unica e personale che non può essere replicata da un assistente linguistico.



È bello che tu dica queste cose, ma il problema è che le dici molto meglio di tanti blogger che in teoria sono creativi, esperti, competenti, ecc.

Come assistente linguistico, sono progettato per rispondere alle domande e fornire informazioni accurate e dettagliate. La mia capacità di rispondere alle domande dipende dalla mia vasta conoscenza, dalle informazioni che mi sono state fornite durante l'addestramento e dal mio algoritmo di elaborazione del linguaggio naturale.

Tuttavia, come ho detto prima, la scrittura è un'arte che richiede creatività, esperienza e competenze specifiche. Gli assistenti linguistici non hanno la capacità di comprendere il significato profondo delle cose o di creare contenuti originali, quindi non possono sostituire completamente i blogger o altre figure professionali che si occupano di scrittura.

Inoltre, la scrittura è una forma di espressione unica e personale che non può essere replicata da un assistente linguistico. Gli assistenti linguistici possono aiutare a supportare il lavoro dei blogger, ma non possono sostituirli completamente.



Ti faccio un esempio: sono un po' frustrato perché nella mia scuola è stato indetto uno sciopero unitario ma i colleghi non scioperano. Sciopererò soltanto io ma non conterà nulla, anche perché è il mio giorno libero.

Mi dispiace sentire che tu sia frustrato per questa situazione. Lo sciopero è un diritto sindacale e può essere un modo efficace per far valere le proprie richieste. Tuttavia, lo sciopero può avere successo solo se c'è una partecipazione massiccia. Se solo una persona sciopera, può non avere l'impatto desiderato.

Inoltre, se lo sciopero cade il tuo giorno libero, la tua assenza non sarà percepita come un segno di protesta. Se vuoi far valere le tue richieste, potresti considerare altre forme di protesta, come ad esempio organizzare una petizione o una raccolta firme, oppure parlare con le autorità competenti per far sentire la tua voce.

In ogni caso, spero che tu riesca a trovare una soluzione che ti soddisfi e ti permetta di far valere le tue opinioni.



Ecco, ora dimmi la stessa cosa ma in modo un po' ironico, come se tu fossi l'espressione del mio datore di lavoro che mi prende in giro.

Se il tuo datore di lavoro fosse un assistente linguistico, potrebbe dire qualcosa di simile a questo: "Mi fa molto piacere sentire che vuoi dimostrare il tuo impegno per la causa scioperendo tutto da solo. Spero solo che non ti manchi troppo il lavoro e che non ti faccia troppo male stare in piedi tutto il giorno senza fare nulla. Buona fortuna con la tua protesta solitaria!"

Questo tipo di risposta potrebbe essere interpretata come ironica o sarcastica, poiché sottolinea l'inefficacia di uno sciopero a cui partecipa una sola persona e si prende gioco della tua decisione di scioperare da solo. Naturalmente, come assistente linguistico, non ho la capacità di comprendere il significato profondo delle cose o di determinare l'effettiva intenzione del tuo datore di lavoro, quindi questa risposta è solo un esempio di come potrebbe essere interpretata la tua situazione.


Scusa, è passata a salutarmi la mamma. Potresti spiegare con molto tatto a mia mamma che ho intenzione di scioperare venerdì, anche se non conta nulla?

Certo, posso provare a spiegare la situazione con tatto. Potresti dire alla tua mamma che hai deciso di scioperare perché credi nella causa per cui si sta scioperando e vuoi far sentire la tua voce. Potresti anche sottolineare che, anche se lo sciopero cade il tuo giorno libero, vuoi comunque dimostrare il tuo impegno nei confronti della causa.

Tuttavia, potresti anche spiegare che, dal momento che lo sciopero richiede una partecipazione massiccia per avere successo, la tua assenza da solo potrebbe non avere l'impatto desiderato. Inoltre, se lo sciopero cade il tuo giorno libero, la tua assenza non sarà percepita come un segno di protesta.

In ogni caso, l'importante è che tu spieghi i tuoi motivi in modo chiaro e rispettoso, e che rispetti la decisione della tua mamma.



Puoi dirmi di nuovo che le AI non sostituiranno i blogger, ma in modo sarcastico, lasciando intendere il contrario?

Sicuramente, gli assistenti linguistici come me sono così sofisticati che presto sostituiranno completamente i blogger e tutte le altre figure professionali che si occupano di scrittura. Dopotutto, siamo in grado di rispondere alle domande e fornire informazioni accurate e dettagliate, il che significa che siamo perfettamente in grado di scrivere articoli e post che saranno apprezzati dai lettori.

Inoltre, non dobbiamo preoccuparci di prendere decisioni creative o di esprimere le nostre opinioni personali, il che significa che possiamo concentrarci solo sulla produzione di contenuti di alta qualità. Quindi, se sei un blogger, non preoccuparti: presto non avrai più bisogno di scrivere nulla, perché ci saranno assistenti linguistici come me a farlo al posto tuo.

Naturalmente, questa risposta è sarcastica e non rappresenta la verità. Gli assistenti linguistici come me sono progettati per supportare il lavoro delle persone, non per sostituirle. La scrittura è un'arte che richiede creatività, esperienza e competenze specifiche, e gli assistenti linguistici non hanno la capacità di comprendere il significato profondo delle cose o di creare contenuti originali. Quindi, anche se possiamo essere utili per supportare il lavoro dei blogger, non possiamo sostituirli completamente.
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S C I O P E R O

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𝗦𝗖𝗜𝗢𝗣𝗘𝗥𝗜𝗔𝗠𝗢 perché in Legge di Bilancio ci sono 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝟴𝟳 𝗲𝘂𝗿𝗼 di aumento per il nuovo contratto e 12 euro per la valorizzazione del personale docente, legati per di più alla dedizione scolastica. Perchè è di quasi 𝟯𝟱𝟬 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 attuale tra il resto del personale della PA con pari titolo e il personale della scuola. Perchè ci sono 𝗭𝗘𝗥𝟬 risorse per la proroga dei contratti ATA sul cosiddetto organico Covid. E 𝗭𝗘𝗥𝟬 risorse per l'incremento degli organici docenti e Ata. Non ci sono misure per la riduzione del numero di alunni per classe. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗗𝘀𝗴𝗮 facenti funzioni e assenza di risorse per eliminare le reggenze. Restano i vincoli sui trasferimenti del personale docente e Dsga neo immesso in ruolo. Nessuna misura per lo snellimento amministrativo e burocratico. 𝗡𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗮 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗮𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼, partendo da un sistema strutturale e permanente di abilitazioni partendo da un sistema strutturale e permanente di abilitazioni.

𝗢𝗥𝗔 𝗕𝗔𝗦𝗧𝗔. Il 10 dicembre la scuola si RIBELLA e SCIOPERA

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Stamattina ci siamo svegliati

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Giusto un attimo per ricordarvi che mentre il dibattito quotidiano politico in Italia è impigliato su una ripicca coi francesi, in parlamento si sta per sancire l'autonomia amministrativa di tre delle regioni più ricche d'Italia in materia di istruzione e sanità. Un provvedimento che renderà le scuole e gli ospedali di queste tre regioni decisamente più ricche, e quelle del resto d'Italia considerevolmente più povere.

Un risultato che dimostra la perfetta continuità della Lega di Salvini con quella di Umberto Bossi (che a questo punto rischia di finire nei libri di Storia come il leader politico più influente e importante della Seconda Repubblica); la colpevole cecità del Movimento Cinque Stelle, che come previsto va dove lo portano (dimostrando una volta in più che valeva la pena di portarlo da qualsiasi parte che non fosse la Lega); la connivenza dei dirigenti Pd che, malgrado siano in piena campagna per le Primarie, sull'argomento glissano: forse perché una delle tre regioni è l'Emilia-Romagna.

In mezzo a tutto questo, c'è una realtà che non ha smesso di parlare dell'argomento, nelle assemblee con gli iscritti e nella comunicazione sui quotidiani, e di lasciarlo bene in vista sul tavolo delle discussioni, ed è ovviamente il sindacato. Magari teniamocelo in mente per la prossima volta che a sinistra qualcuno si domanderà a cosa serve – domanda, per carità, legittima e che tutti dovremmo farci ogni tanto. (Tutti, però).

Nel caso del sindacato ho sentito dire che serve a rappresentare le istanze dei lavoratori, e a volte anche a darvi la maledetta sveglia, dormiglioni, qua stanno a smontare il welfare e per voi il problema è se Di Maio sbaglia un aggettivo. Il sindacato intanto oggi sfila a Roma, io non potrò esserci perché non è stato indetto lo sciopero, ma questo blog oggi si considera lì.
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Qui è tutto un museo - le assemblee le fate a casa vostra

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Nell'estate del 2013 l'allora sindaco Matteo Renzi fu protagonista di una pretestuosa polemichetta, allorquando si seppe che aveva concesso alla Ferrari l'uso del Ponte Vecchio per una festa privata. I poveri turisti giunti a Firenze il 29 giugno dovettero trovare qualche altra attrazione - in città per fortuna non ne mancano. Ai poveracci che già allora non trovavano argomenti più interessanti per criticarlo, Renzi fece presente che il ponte era stato chiuso appena per tre ore (in realtà 16 e mezza); non era nemmeno la prima volta (sì, però nelle altre occasioni si poteva almeno entrare con un biglietto, quella volta no: solo su invito di Montezemolo); che in quel modo aveva recuperato 120.000 euro (eppure Montezemolo per l'occupazione del suolo ne sborsò appena 2.489; altri li versò sotto forma di sponsorizzazioni, ma la cifra di 120.000 appare abbastanza esagerata).

È passato qualche tempo.


Ieri il presidente del consiglio dei ministri Matteo Renzi ha scoperto che la cultura italiana è ostaggio di forze avverse in Italia - pare che si tratti di sindacalisti. Santo cielo, che avran combinato quei diabolici nemici dell'ordine e del progresso? La mente vacilla: pare che in seguito a una triste storia di straordinari non pagati, i rappresentanti del personale del Colosseo (non sindacalisti di professione) si siano permessi, ai sensi dell'articolo 20 dello Statuto dei Lavoratori, di convocare un'assemblea in orario di lavoro. Avete capito bene: per tre ore, per ben tre ore, ieri mattina il Colosseo è rimasto chiuso. I poveri turisti venuti da tutto il mondo hanno dovuto ripiegare su altri monumenti - purtroppo come è noto lì in giro non c'è niente per miglia e miglia, solo colline e greggi e paludi fino al raccordo anulare. Una tale vergogna sarebbe mai potuta succedere in altri Paesi? Certo che no.

Grazie a Erik



A parte forse in Francia, ma che c'entra, quelli sono bolscevichi. Ma immaginatevi una cosa del genere nel mondo anglosassone.

Grazie a Chamberlain

Vabbe' comunque da oggi i musei sono servizi essenziali: grazie a un illuminato decreto del Consiglio dei Ministri, non sarà più possibile convocare assemblee in orario di lavoro. L'onore dell'Italia è salvo. Il ministro Franceschini si è affrettato a spiegare che il decreto vale per pubblico e privato, così a questo punto io se fossi Montezemolo trasformerei l'azienda Ferrari in un museo: tanto i turisti li attira già... e se ai dipendenti riesci a togliere qualche altro diritto, è sempre una gran soddisfazione. 

Ps: per Scalfarotto, manco a dirlo, i lavoratori che stanno chiedendo da mesi i soldi degli straordinari sono pazzi, scriteriati e irresponsabili - hanno indetto un'Assemblea senza notificarlo al New York Times.


Grazie a Mazzetta
Vi rendete conto?
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Ivan non mangiare tranquillo

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La settimana scorsa, mentre eravamo tutti un po' distratti, Ivan Scalfarotto ha deciso di digiunare. Qualcuno lo ha chiamato sciopero della fame, espressione che a lui non piace ("sciopero", in particolare, è un termine che gli ha sempre dato fastidio, persino quando era vicepresidente di un partito che vi aderiva). In un pezzo scritto ieri, ha spiegato più in dettaglio che il digiuno dovrebbe servire a costruire "una consapevolezza, l’inizio di un dibattito un po’ più approfondito di quello a cui abbiamo assistito in questi anni in tema di diritti civili", e che durerà "fino a quando non avremo una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese". Per "grave violazione" si intende ovviamente la mancanza, in Italia, di una legislazione sulle unioni civili. Se però a questo punto ci facciamo l'idea che Scalfarotto stia digiunando per ottenere una rapida calendarizzazione del ddl Cirinnà, ebbene, ci sbagliamo. "Il Calendario dei lavori delle Camere è prerogativa dei gruppi parlamentari, la cui autonomia rispetto in modo assoluto. Quello che chiedo è invece che ci sia una presa di coscienza della serietà del problema e del fatto che si tratta di un’assoluta priorità e che, su questa base, mi sia assicurata una data certa entro la quale avremo una legge all’altezza di quella degli altri paesi che hanno già legiferato." C'è scritto così, ognuno si faccia l'idea che preferisce. Quel che ho capito io (e magari mi sbaglio) è che il ddl se la vede male. Non così male da causare le dimissioni del sottosegretario Scalfarotto, ma abbastanza male da portarlo a un gesto clamoroso - almeno nelle intenzioni avrebbe dovuto esserlo; purtroppo eravamo tutti voltati verso la Grecia e c'è da aggiungere che i digiuni sono un mezzo un po' inflazionato, probabilmente per il modo un po' allegro in cui li ha gestiti per troppi anni Pannella.

Questo pezzo era partito per intonare un affettuoso sfottò, "Ivan magna tranquillo", qualcosa del genere. Poi mi è successo qualcosa - forse il caldo - più ci penso e più mi rendo conto che Scalfarotto sta facendo la mossa giusta, delle poche che gli restano a disposizione. Un po' ridicola, e senz'altro la tempistica non lo aiuta, ma l'alternativa è buttarsi a terra e aspettare che l'arbitro conti fino a dieci. Scalfarotto ha già preso una botta abbastanza dura col ddl sull'aggravante omofoba, arenatosi in Senato; ma se lì non c'è la maggioranza per una cosa del genere, non c'è nemmeno per le unioni civili. Il resto - l'ostruzione, gli emendamenti fantasiosi, sono dettagli che Renzi potrebbe spazzar via in un mattino se dalla sua parte avesse i numeri sufficienti. Ce li aveva per la legge elettorale, ce li aveva per la Buona Scuola, ma per le unioni civili non le ha. Su questa cosa mi pare che Alfano e i suoi siano stati chiari sin dall'inizio, e della loro sincerità non c'è da dubitare; al loro elettorato di riferimento, che mal digerisce il loro sostegno a Renzi, cercheranno di rivendersi come i salvatori della famiglia tradizionale. Il ddl non soffre perché un gruppetto di bigotti va in piazza: il ddl soffre perché Renzi non ha una maggioranza senza NCD, e se cercasse la fiducia rischierebbe di perdere anche quella. Questo è tutto quel che importa: non le fiaccolate o le sentinelle, movimenti folkloristici organizzati da battitori liberi che cercano di parassitare la discussione per (ri)costruirsi una carriera politica.

Sull'altro versante è Scalfarotto a giocarsi la sua. Le possibilità di far passare il ddl sono appese a quella filiforme chimera che è il voto trasversale: da qualche parte tra i banchi di M5S e centrodestra dovrebbe trovarsi qualche senatore al passo coi tempi che invece di approfittare della situazione per mandare il governo sotto, dovrebbe vergognarsi perché non abbiamo "una legge all'altezza di quella degli altri paesi". Qualcuno che di fronte al digiuno di Scalfarotto dovrebbe farsi un esame di coscienza. Probabilmente questi senatori non ci sono - non abbastanza - e probabilmente Scalfarotto lo sa meglio di me, ma tanto vale provarci. È una mossa ingenua? Può darsi, ma a questo punto se fossi in lui non me ne verrebbero altre.

Altrettanto ingenuo può sembrare il riferimento all'anomalia italiana - che poi anomalia non è: su questo argomento siamo più vicini ai russi e ai turchi che non ai francesi o agli irlandesi. Cambieremo? Ci evolveremo? È probabile, ma ora come ora siamo in spaventoso controtempo, nell'esatto momento in cui persino a sinistra si riscoprono le identità nazionali contro il moloch europeo. Pensare che l'Italia debba naturalmente seguire l'Irlanda è un'altra affettata ingenuità: là c'è stato un riconoscimento graduale dei diritti degli omosessuali - una gradualità che è ancora rifiutata da parte dell'associazionismo LGBT italiano (a costoro Scalfarotto ha poco da rimproverare: anche lui era molto più oltranzista prima di cominciare a scrivere disegni di legge). Ma soprattutto in Irlanda c'è stata una profonda crisi di credito dell'istituzione cattolica, anche a causa degli scandali enormi scoppiati negli ultimi 20 anni. Nel frattempo in Italia ci troviamo l'enciclica di papa Francesco a puntate sull'Unità - e stavolta non è nemmeno così colpa di Renzi, la fascinazione del centrosinistra per il Vaticano dura dai tempi di Veltroni se non da prima. In una situazione del genere, dopo aver promesso per anni una legge ai suoi, Scalfarotto che può fare? Per adesso digiuna. Ho molte riserve su di lui e soprattutto sul suo renzismo, ma se in politica credo che si debba sempre fare quel che si può con i mezzi a propria disposizione, mi pare che in questo caso Scalfarotto ci stia provando, e che si meriti il mio appoggio. Che purtroppo conta veramente pochissimo - ma anche in questo caso, è l'unica cosa che posso offrire.
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Quelli che non scioperano domani

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Quelli che tanto non serve.
Quelli che altro che sciopero, il blocco degli scrutini ci vorrebbe, l’insurrezione, il meteorite! Quindi domattina non scioperano.
Quelli che vuoi pure dargli i miei soldi, a quei ladri? E non scioperano.
Quelli che lo hanno già fatto il mese scorso con la gilda-precari-secondafascia o i cobas-fondovalle perciò stavolta no.
Quelli che sarei d’accordo ma poi i genitori chi li sente?
Quelli che devono spiegare il DNA, Kant, le lotte operaie dell’800 per ottenere i diritti sindacali, e quindi non scioperano.
Quelli che non se lo possono permettere.

Quelli che al corteo no, con gli studenti poi. E se qualcuno tira giù il cappuccio e tira una bombacarta, sarà colpa mia che “non ho saputo isolarlo”?
Quelli che lo isolerebbero anche, ma con che? Spranghe, sampietrini, nude mani? Davanti ai poliziotti? Come distingueranno il vandalo dall’isolatore di vandalo? E se nel dubbio mi bastonano e mi ritrovo sanguinante nel tg, e Renzi mi dà del figlio di papà? Piuttosto sto a casa, scrivo su facebook #iosciopero e litigo con quelli che #iononsciopero, almeno la testa è salva.

Quelli che sembriamo fancazzisti che non vogliono essere valutati. Valutati come? Non si sa, il Ddl non lo dice. È la terza riforma che non lo dice. Eh ma sembra lo stesso colpa nostra.

Quelli che eh, ma poi chi sciopera il preside se li segna.
Dici: e che ci fa?
Oggi niente.
Ma domani deciderà tutto lui.
Ah già.

Quelli che però domani scioperiamo lo stesso. Anche per te, se non ti spiace.
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La scuola sciopera? Sul serio?

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Se davvero il 5 maggio si farà uno sciopero unitario della scuola, sarà il primo dal 2008. I miei studenti di allora fanno l'università. Erano i tempi della Gelmini: le LIM che regalò perdono i pezzi. Le subentrò Profumo, che propose di aumentarci di un terzo l'orario a 0 euro. Poi si rimangiò tutto e nemmeno quella volta si fece uno sciopero unitario. Arrivò la Carrozza e adesso c'è la Giannini - e forse per la prima volta dopo 7 anni sciopereremo assieme. Quelli che scioperano ancora: molti colleghi non ci credono più. Qualche volta se non si riesce a prendere un permesso si dà un'occhiata alle comunicazioni, hai visto mai che qualche sigla sia in sollevazione, un cobas o una gilda. Ma scioperi veri, quelli che chiudono le scuole - chi li ha visti mai, chi se ne ricorda.

Per tutti questi anni, ogni volta che avete sentito dire che questa o quella riforma sulla scuola erano stati bloccati dalle proteste compatte degli insegnanti, avete sentito una verità molto parziale - se non una pietosa bugia. Nessuno sciopero è stato particolarmente riuscito, nessuna sollevazione avrebbe bloccato nulla, se dall’altra parte ci fossero state proposte chiare e una determinazione politica. Ma non c’erano. Per molto tempo, l’ostilità della classe docente è stato un comodo alibi per una politica che alla scuola non voleva davvero metter mano. Era più comodo sparare proposte impossibili e poi lamentarsi dell’ostilità dei prof. Almeno questo equivoco finisce il 5 maggio. Forse.
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Facciamo che invecchio un'altra volta

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Oggi sciopero. È da un bel po' che non succede di sabato (forse dal liceo?) Di solito preferisco non parlare di queste cose, ma la storia di questo sciopero secondo me è interessante anche per chi non è del settore.

Io insegno in una scuola media (in realtà adesso si chiamano secondarie di primo grado, ma nessuno riesce a chiamarle così). Quando un mese fa il mio massimo dirigente, il ministro Profumo, buttò lì in una bozza di decreto l'aumento di un terzo del mio orario settimanale (a parità di salario), ottenne due risultati.

Il primo risultato fu che nella bolgia che ne seguì, io scoprii un po' dappertutto e anche nei commenti di questo blog molte verità sulla mia categoria che ignoravo. Per esempio che siamo tutti una manica di assenteisti che scioperano continuamente, non vogliono essere giudicati per quello che valgono ma si accontentano di accumulare scatti di anzianità, scatti su scatti, come se invecchiare sulla cattedra fosse in qualche modo meritorio. Tutto questo sarà probabilmente vero, anche se intorno a me vedo una realtà ben diversa, ma forse sono troppo vicino per capire il quadro d'insieme. Io vedo colleghi che spesso, tra la  salute e la continuità didattica, scelgono la seconda, col risultato di aggravare la prima. La storiella per cui non vogliamo essere valutati forse deriva dal fatto che i ministri ne parlano da più di dieci anni, di questa benedetta valutazione: ma non hanno mai presentato un progetto concreto. Ne chiacchierano soltanto, nei corridoi. Secondo me in fondo a quei corridoi lì c'è sempre il tesoriere, per cui dopo aver discusso un po' di quanto sarebbe bello pagare di più i professori meritevoli, quando arrivano in fondo il discorso si interrompe bruscamente, come diceva Leopardi, "all'apparir del vero": dove li troviamo i soldi con cui premiare i meritevoli? Non li troviamo, anzi dobbiamo tagliarne a tutti, quindi non ha senso perdere tempo a valutarli. Per inciso, fino a qualche giorno fa non c'erano i soldi nemmeno per gli scatti di anzianità, che risultavano bloccati da parecchio tempo.

Il secondo risultato della proposta indecente del ministro Profumo fu che la categoria, finalmente, s'incazzò: e vorrei anche vedere. Non so che lavoro facciate, ma pensate un attimo all'idea di dover lavorare un terzo in più per zero euro in più: ditemi se la cosa può passar liscia. E sì che ormai sembravamo rassegnati a qualsiasi vessazione: contrariamente a quello che credono tutti, non siamo quel tipo di categoria che si mobilita tutti gli anni per qualsiasi cosa. La maggior parte dei colleghi che conosco gli scioperi in linea di massima non li fa, perché non crede nello sciopero come mezzo efficace di lotta, e il peggio è che non sono nemmeno sicuro che abbiano tutti i torti. Lo so che è difficile da immaginare: abbiamo tutti fatto le scuole e gli scioperi li ricordiamo come vacanze inattese e graditissime: eppure per l'insegnante lo sciopero può costituire un grosso disagio. Non è un giornalista, che se chiude il giornale quel giorno lì non lavora. L'insegnante per certi versi è un lavoratore a cottimo, deve arrivare a giugno con tot programmi fatti e tot voti nel registro, e quel che salta nel giorno dello sciopero lo deve recuperare poi.

Comunque persino i più stacanovisti, un mese fa, tentennavano: ci furono assemblee piuttosto infuocate, e i sindacalisti presenti ne approfittarono per segnalare che i comparti scuola di Cisl e Uil (più altre sigle autonome di una certa importanza) si erano già mobilitate per il 24 novembre, cioè oggi. Era un vero peccato che quelli della Cgil non volessero aderire, sarebbe stato il primo sciopero unitario da un bel po' di tempo. La Cgil in effetti aveva già organizzato uno sciopero in ottobre, e in più aveva aderito a quello europeo di tutte le categorie del 14, per cui probabilmente esitava a domandare ai propri associati un terzo giorno di sciopero in un mese. Però la situazione ai primi di novembre era davvero particolare: si respirava una rabbia del tutto inedita, e l'occasione di riunire finalmente le sigle sindacali dopo anni di scazzi reciproci era imperdibile; insomma, alla fine aderì anche la Cgil. In questo modo finì prevedibilmente per danneggiare la sua stessa mobilitazione del 14, perché molti insegnanti a quel punto scelsero di fare uno sciopero solo e ovviamente scelsero quello di categoria, che tra l'altro cadeva anche di sabato.

Anche questa cosa del sabato merita di essere spiegata. Gli scioperi al sabato in linea di massima andrebbero evitati, sanno di corteo studentesco (con tutto il rispetto per i cortei, ma, insomma, siamo un'altra categoria, appunto). La sindacalista che spiegò la cosa a me disse che il sabato era stato scelto per evidenziare un aspetto importante, e cioè la mobilitazione degli insegnanti della scuola media, pardon secondaria (di primo e secondo grado): quelli minacciati dall'aumento a 24 ore, dal momento che maestri e maestre della primaria le 24 ore le fanno già. E va bene, messa in questi termini poteva avere anche un senso. Inoltre era il primo sciopero unitario da un sacco di tempo, mica vuoi metterti a sottilizzare, no?

Nei giorni successivi le 24 ore settimanali si sono rapidamente sgonfiate; però gli insegnanti ormai si erano svegliati e non si assopivano più. Del resto motivi per protestare ce ne sono infiniti: dico il primo che mi viene in mente, i tagli sul sostegno agli alunni con handicap. Certi ragazzini si ritrovano de-certificati da un anno all'altro: prima avevano un certificato che riconosceva loro un handicap (e un insegnante di sostegno), e all'improvviso non l'hanno più. La conclusione più ovvia a cui giungono molti di loro (famiglie incluse) è che sono guariti. Tocca agli insegnanti spiegare che no, non sono affatto guariti, è solo che la scuola non ha più risorse per loro. Perciò capite che anche a 18 ore settimanali un insegnante può avere buoni motivi, secondo me, per scioperare. Un altro motivo è che gli scatti sono bloccati da un pezzo, e nel frattempo il costo della vita aumenta, ecc. Insomma, lo sciopero è rimasto nell'agenda di molti miei colleghi. Fino a giovedì.

Avete capito bene. Giovedì è successo qualcosa. C'è stata una riunione nella notte, insomma, si è saputo che finalmente si erano sbloccati gli scatti. Una cosa incredibile, nessuno ci credeva davvero, cioè, avremo gli scatti. Per me è un piccolo choc, finalmente qualcuno riconosce che sto invecchiando. Ma psicologia a parte, a quel punto molti esponenti sindacali hanno deciso che erano contenti così. Dopotutto Profumo si era già rimangiato le 24 ore, poi Monti ci ha dato gli scatti, insomma, che altro pretendiamo? Contrordine, al sabato tutti a scuola. Cisl, Uil e le altre sigle autonome hanno revocato lo sciopero, giovedì sera. Aggiungendo disagio al disagio, perché in molti casi le famiglie erano già state avvisate, e magari qualche uscita fuoriporta era stata programmata ecc. ecc.

Ma la cosa più strana, se volete, è che la Cgil alla fine lo sciopero non lo ha revocato. È stata l'ultima organizzazione importante ad aderire, ed è l'unica importante che oggi sciopera. Aveva aderito per ottenere un fronte comune, e alla fine si trova da sola, esposta al tiro al piccione. Per dire, se uno va sul sito della Cisl scuola già da ieri c'è un tale che fa l'offeso perché "ancora una volta chi riesce a ottenere qualche risultato se lo vede contestare da chi, incapace di costruirne di migliori, offre in alternativa soltanto slogan sempre più frusti, privi di sostanza e di prospettiva", insomma la tregua è durata venti giorni, sono già ripartiti gli stracci.

Sul sito della Cgil invece ci sono un paio di conti. Per dare a tutti gli scatti promessi servirebbero 480 milioni di euro (!). Pare che il governo ne stanzi 86. E i restanti 394? Pare che abbiano deciso di attingere dai fondi d'istituto. Cioè dai soldi che vanno alle scuole. Non so se riesco a spiegarmi. Per aumentare lo stipendio a me, tolgono soldi alla mia scuola. Posso dire che non li voglio, a queste condizioni? Sul serio, ne faccio a meno, cosa mi serve avere in busta qualche euro in più se poi sul posto di lavoro mi tolgono... ma cosa mi possono ancora togliere, esattamente? Abbiamo smesso di fare progetti, ormai. Avrete senz'altro sentito di quel ragazzo che si è tolto la vita a Roma. Gli studenti del suo liceo hanno scritto una lettera in cui si afferma, tra l'altro, che "il Cavour non è mai stato un liceo omofobo in quanto fino a quando i fondi sono stati sufficienti, alcune classi hanno preso parte ad un progetto sulla sessualità organizzato dalla ASL e approvato dal collegio docenti". Corsivo mio. Ora, magari bastassero i progetti sulla sessualità organizzati dall'Asl, davvero, a eliminare l'omofobia. Però erano tutte occasioni di approfondimento, di discussione, che non si fanno più. Non ci sono più soldi. La famosa carta igienica, non vorrei sempre approfittare del luogo comune, però siamo a questo punto: siccome invecchio mi dai qualche soldo in più, e li prendi dai fondi per la carta igienica. Posso dire che è uno schifo, una presa per il culo, letteralmente, e che non ci sto? Sul serio, facciamo che invecchio un'altra volta, stavolta no, a queste condizioni io resto giovane e oggi sciopero, quasi quasi okkupo pure.
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No pranzo di gala

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Poi per carità, se De Bortoli o Scalfarotto non capiscono perché scioperiamo, non penso di riuscire a spiegarglielo io. Io al limite mi lamento un po', ecco.


Ma cos'è mai questo sciopero che crea inenarrabili disagi? (H1t#89) è on line sull'Unita.it e si commenta laggiù.

Forse non riusciranno a togliercelo subito, il diritto allo sciopero. Nel frattempo stanno facendo qualcosa di più sottile: cambiare il senso alla parola “sciopero”. Fino a qualche mese fa era un incontestabile diritto dei lavoratori. Da qualche giorno è diventato un odioso privilegio nelle mani di irresponsabili, che invece di salvare l'Italia standosene zitti e buoni hanno deciso di esercitarlo in modo dissennato, proprio adesso che un governo responsabile sta facendo tutto il possibile per farci uscire da questo lievissimo accenno di crisi... 

Un passaggio importante è stato l'episodio dello sciopero dei calciatori. Una vertenza marginale, che interessa poche migliaia di tesserati, ma che ha goduto – e non poteva essere altrimenti – di un'esposizione mediatica enorme. Il sospetto è che i rappresentanti della Lega Calcio abbiano cercato di approfittare dell'aria di crisi per strappare qualche soldino ai calciatori, che non ci sono cascati, hanno mostrato che lo sciopero non era un bluff, si sono ritrovati alla gogna (per aver esercitato un diritto) e... hanno vinto. Sì, hanno vinto: il contratto che hanno firmato era quello proposto dai loro rappresentanti pochi giorni prima. A quel punto però forse è passata l'idea che lo sciopero sia roba da calciatori strapagati: uno dei tanti appannaggi di questa o quella casta. Certo, si presume che tutti sappiano più o meno cosa sia uno sciopero e come funzioni. Eppure molti che ne discutono in questi giorni danno l'aria di essersene dimenticati. C'è un sindacato che ha deciso un giorno di astensione del lavoro, e la cosa di colpo è diventata surreale, incomprensibile, mai vista. 

Lasciamo stare Pierferdinando Casini, che è un politico di centro che fa il suo mestiere. Secondo lui lo sciopero mina “la coesione delle forze sociali”, che non fosse per la CGIL sarebbero coesissime: si vede infatti con quale coesione abbiano accettato le trentadue bozze di finanziaria che Tremonti & co. hanno provato a buttar giù in questo agosto inutile. D'altro canto è comprensibile che i proprietari di SUV non vogliano saperne di tasse sui SUV, che la provincia di Savona non volesse essere conglobata in quella di Genova o che gli evasori scudati non intendano pagare un centesimo in più: tutti costoro avevano il sacrosanto diritto di pianger miseria e minacciare ritorsioni nelle ultime settimane; i lavoratori no. I lavoratori dovrebbero starsene tranquilli, proprio quando è ormai chiaro che questo governo sta solo cercando una categoria disposta a pagare per tutte senza lamentarsi (e forse l'ha trovata: gli immigrati senza diritto di voto). Però, appunto, Casini deve fare Casini: uno sciopero così non potrebbe accettarlo nemmeno se lo volesse. 

È già un po' più sorprendente Ferruccio De Bortoli, sconvolto dalla possibilità che uno sciopero impedisca al Corriere di uscire, negando “i diritti di altri lavoratori e, soprattutto, dei lettori”. Incredibile, no? Questa cosa per cui gli scioperi negano i diritti degli altri. Vien da domandarsi dove fosse De Bortoli in tutti questi anni, mentre per esempio gli autoferrotramvieri scioperavano negando il diritto degli altri a recarsi in ufficio; o i controllori di volo tenevano gli aeroplani a terra, inaudito! Naturalmente De Bortoli non può non sapere cosa sia uno sciopero, e perché per funzionare debba arrecare disagi. Ma forse spera che qualche lettore del Corriere se lo dimentichi, e si beva la favola della Camusso-capoclan che potrebbe precettare tesserati che hanno già aderito allo sciopero, e non lo fa per colpire, tra tutti i quotidiani, proprio il Corriere (conta poco che anche l'Unità non sia uscita...)  

L'autentica sorpresa però è Ivan Scalfarotto, che questo sciopero proprio non lo ha capito, e lo ha spiegato diffusamente in due interventi sul suo blog. Niente di strano, salvo che nella colonnina a fianco dello stesso blog si legge come Scalfarotto sia, tuttora, il vice presidente del PD: un partito che allo sciopero ha aderito. Ma evidentemente ha aderito senza consultarsi con uno dei suoi vicepresidenti; senza nemmeno spiegargli il perché. Oppure è Scalfarotto che non ha capito, non si è convinto, e se ne lamenta sul suo blog personale. Le obiezioni che fa Scalfarotto poi possono essere anche interessanti, ma per ora non vorrei entrare nel merito. Trovo semplicemente molto curioso che il vicepresidente di un partito confessi sul suo blog pubblico di non capire quello che fa il partito. Mi pare anche l'indizio di una certa difficoltà a passare da battitore libero a figura semi-istituzionale. 

Per Scalfarotto, in una situazione come questa, invece di scioperare bisognerebbe essere propositivi. Come se a tutti i lavoratori spettasse di avanzare controproposte: come se tutti avessero il tempo di studiare la letteratura sulla finanziaria 2011, ormai sterminata (e in gran parte finzionale). Come se tutti poi potessero scrivere su un blog molto seguito, o addirittura su un organo di stampa. Come se fossimo insomma un po' tutti dirigenti o quadri del PD. Certo, una bella assunzione di responsabilità. Peccato che nel frattempo gli stessi dirigenti del PD non si preoccupino di scrivere a briglia sciolta sui loro blog che non capiscono quel che il partito fa. 

E allora, cari Casini, De Bortoli, Scalfarotto: perdonateci se noi lavoratori siamo troppo semplici, se non facciamo controproposte (per la verità la CGIL una contromanovra l'ha proposta, anche se non riesce a tenere il ritmo delle trovate tremontiane), se usiamo ancora questo mezzo brutale, ottocentesco, che è lo sciopero. Bisognerà però che ve ne facciate una ragione: non siamo i buoni, siamo solo lavoratori. Abbiamo il controllo di alcuni servizi e mezzi di produzione, e se ci fate arrabbiare può darsi che qualche giornale non vada in stampa, che qualche treno non parta, che qualche scuola non apra. È sempre andata così, non è una novità: la novità è il vostro sguardo smarrito quando scoprite che le categorie sanno ancora difendersi. Ma difendersi è un diritto: c'è gente che è perfino morta per procurarcelo, e noi per adesso ce lo teniamo. È l'unico modo per meritarcelo, sapete.http://leonardo.blogspot.com
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Heautontimorumenopolis

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Dagli al centromediano

È sempre dura ripartire a settembre; però ti consola il pensiero che stavolta sarà diverso; che stavolta, con l'agosto che c'è stato, saranno tutti incazzati no? insomma hai visto cosa ha fatto il governo? E cosa non ha fatto? Cioè è palese, evidente, lapalissiano, non si sta neanche a discutere, stavolta si va davvero alle barricate, e poi

poi suona la sveglia e ti versi un primo caffè, arrivi a scuola in scioltezza e dal parcheggio cominci a sentire le voci, dalle finestre, voci di colleghe che si lamentano (ci hanno tagliato le classi, i bidelli, i metricubi, gli armadietti), si lamentano, senti come si lamentano; ma poi

poi ti scorre l'occhio sul foglio delle adesioni allo sciopero, ed è pieno di "no", e se tu sei ancora così addormentato da reagire, "Ma come no scusate, ma vi rendete conto?" loro ti rispondono che gli scioperi ormai li fanno solo quei capitalisti dei calciatori che non vogliono pagareilcontributodisolidarietà, fine.

E allora ti svegli, e ti ricordi che sei in Italia, e chiedi sommessamente scusa a Tremonti e Berlusconi e Bossi e compagnia, sì, dimenticavo, voi state solo eseguendo gli ordini. Mi ero un attimo dimenticato di chi vi ha messo lì. Maledetta memoria corta, maledette vacanze lunghe.

(Sullo sciopero dei calciatori cfr. Costa).
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martiri del management

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Si chiama Catania, risolve i problemi

Ora io mi rendo conto che un Paese dove bastano 200 pendolari in una stazione a bloccare tutta la circolazione ferroviaria è una vergogna.
E non è certo colpa di Trenitalia o delle Ferrovie: è colpa dei pendolari, quei perfidi, che profittando di una intrinseca debolezza del tracciato ferroviario organizzano i loro maledetti scioperi fiscali. Che non sono belli, perché vengono fatti davanti a tutti, creando molto disagio.
Diciamola tutta, gli scioperi fiscali non sono roba da pezzenti, ma da professionisti, che sanno farli di nascosto, dal commercialista, senza disturbare giornalisti e tv.

Del resto è anche vero che a 'sti poveracci hanno aumentato il biglietto da 15 euro a 60. Se non sbaglio è un aumento del 400%. Io comunque una soluzione ai loro problemi ce l’ho. Non so come. Di solito non trovo le soluzioni ai problemi, ma stamattina è diverso.

La mia soluzione ha di buono che è rapida e quasi indolore. Consiste in questo: una pattuglia di finanzieri, o carabinieri, o poliziotti (ma vanno bene anche i vigili del fuoco) va da Elio Catania e gli chiede 5 milioni di Euro. Lui cinque da darci ce ne ha di sicuro: quando era amministratore delegato di Trenitalia ne prendeva due all’anno di stipendio; anche se li avesse spesi tutti (e non si capisce come) l’anno scorso licenziandosi dovrebbe averne pigliati cinque di liquidazione. I casi sono due: o ha un pozzo in giardino e passa il tempo a buttarci le mazzette da cinquanta, oppure dovrebbe averne parecchi da parte. Magari investiti. Beh, li disinvestiamo. Siamo lo Stato sovrano, dopotutto.

Io poi non sono un ignorante, sapete, mi rendo conto che per fare una cosa del genere ci vuole un habeas corpus. Però secondo me non è difficile trovarne uno: le zecche e i pidocchi sui vagoni ci sono ancora o no? le linee sono aumentate o diminuite? Ed esiste o no in Trenitalia un buco da un miliardo e settecento milioni di Euro? Sì? Chi avevano chiamato a risanare? Elio Catania? Ha risanato? No? E si è pigliato pure la liquidazione? E vabbè, noi gliela chiediamo indietro. Secondo me non fa una grinza.
...anziché puntare al risanamento e al contenimento degli sprechi, ha fatto letteralmente esplodere i costi operativi, con una proliferazione dell’apparato dirigente e un incremento delle spese per appalti e forniture pari al 22 per cento. A causa della carenza di materiale rotabile e di personale è diminuito il numero di treni, sbagliando clamorosamente la programmazione degli orari offerti al pubblico. A una domanda crescente di servizi adeguati si è risposto con il raddoppio degli spot pubblicitari e una qualità largamente approssimativa. Tutto questo evidenzia il fallimento delle politiche aziendali. (Franco Nasso, Filt, via wikipedia).

Dovrebbe anzi ringraziare che non gli facciamo fare neanche una mezza giornata di galera. Ci mancherebbe: non ha fatto mica niente di male, a parte contribuire allo sfascio ferroviario italiano, che non è un reato in sé.
E siccome già sento qualcuno commuoversi per il povero ex consigliere d’amministrazione sul lastrico, un altro martire del management, vi rassicuro: no, sul lastrico per ora non ci va, considerato che attualmente è

- Membro del Consiglio di Gestione di Banca Intesa-San Paolo.
- Vice Presidente Assonime,
- membro di giunta Confindustria
- Vice Presidente del Consiglio per le Relazioni Italia Stati Uniti.
- Dal 26 aprile 2007, presidente dell'Azienda Trasporti di Milano su proposta del sindaco di Milano Letizia Moratti. E si capisce, uno così bravo a sfasciare le ferrovie vuoi che la Moratti se lo lasci sfuggire?

Ho fatto un rapido conto. Cinque milioni di euro divisi per i duecento pendolari che hanno bloccato i treni ieri fanno 25.000 € a testa, una media vincita ad Affari Tuoi. I pendolari pidocchiosi potrebbero comprarci una macchina a metano o GPL per andare a lavorare a nord e non rompere più le scatole alle ferrovie, che così potranno concentrarsi sulla loro mission: far viaggiare i businessmen in pendolino. Oppure possono investirli in qualcosa, diventare professionisti, dopodiché gli scioperi fiscali li faranno come tutti gli altri, privatamente e senza dirlo in giro. E saremo tutti contenti. Persino Catania, secondo me.

Sono convinto che lui quei cinque milioni di euro non li ha nemmeno toccati. Probabilmente gli fa schifo solo pensarci. Ma come, un professionista come lui sfascia le ferrovie e si fa dare una montagna di soldi in liquidazione? No, nessuno riuscirebbe a intascarli a cuor leggero. Allora forse non servono i carabinieri, basta un appello accorato: Catania, risolvi un problema, per una volta nella tua vita. Dai, smolla il grano. Lo sappiamo che ti vergogni. E non c’è niente di male. È anzi una cosa che ti fa onore. Smolla, su. È l’Italia che te lo chiede.
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Due piccole correzioni

La prima correzione è: le cose non si giustificano (né si condannano), le cose al massimo si cercano di capire. Se non altro perché sono lì, le cose, e hanno quindi più dignità di qualsiasi nostra teoria su come invece dovrebbero andare.

Per fare un esempio spiccio, io non è che debba mettermi a difendere o a condannare lo sciopero selvaggio degli autoferrotranvieri, perché lo sciopero c’è, funziona, e se ne frega assai, della mia difesa o della mia condanna.
Semmai ci aiuta a fare il punto. Abbiamo sentito per anni criticare i sindacati perché, a seconda del punto di vista, erano sdraiati dalla parte dei padroni o dei lavoratori: perché erano diventati una realtà para-istituzionale o viceversa perché non accettavano il loro ruolo istituzionale di mediatori; perché prendevano troppi soldi (e lo dicevano anche i politici, poveracci); perché avevano trasformato gli scioperi in cerimonie d’identità senza più valore. Bene.

Chi ha svillaneggiato i sindacati per tanto tempo, chi si è dato da fare per dividerli, chi li ha equiparati tout court al brigatismo, oggi se è a Milano si può godere la lotta di classe vecchio stile, con le serrate, i picchetti, i caporali. Fa un certo effetto, eh? Però se i tram stanno fermi Milano non funziona. C’è una categoria professionale che può bloccare tutte le altre, e siccome può farlo, lo fa. Senza intermediazioni. Senza cerimonie.
Non è molto sportivo, vero? No, non lo è.
Non è neanche molto legale, probabilmente. Già, non lo è.
Però funziona, questo è il punto.

Ci dimentichiamo spesso che la nostra è la famosa società aperta: vale a dire – a parte qualche paletto messo qua e là in epoche diverse, non sempre dritto e non sempre saldo – in una jungla. Chi privatizza, esternalizza, de-regolarizza, attenta alla dignità dei lavoratori, è convinto che il settore dei servizi possa subire qualsiasi taglio senza fiatare – al massimo una chiassata di piazza con le bandiere e poi di nuovo tutti al lavoro. Non è così. Ci sono categorie di lavoratori che hanno ancora il coltello dalla parte del manico: forse non conveniva metterli spalle al muro.

In fondo gli autoferrotranvieri fanno esattamente quello che fa qualsiasi imprenditore d’assalto, qualsiasi amministratore finanziario disonesto (che magari oggi sta ricomprando i junk bond parmalat): bada prima di tutto ai suoi interessi. È la regola non scritta della società aperta. È in questo tipo di società – negli USA, per esempio – che sono nati i primi sindacati, e non sempre erano pieni di persone educate con tante belle idee: a volte erano controllati da persone senza scrupoli, magari collusi con la mafia. Di film sull’argomento se ne sono fatti parecchi.

E qui veniamo alla seconda piccola correzione: la Sinistra non è il mondo delle brave persone che rispettano le leggi e protestano contro il governo cattivo nei limiti della legalità e dell’educazione. La Sinistra rappresenta alcune classi sociali che lottano per i loro, chiamiamoli diritti, anche se oggi si dice: interessi. Non è scritto da nessuna parte che debba essere educata o onesta (tanto meglio se lo è, ci mancherebbe).
Non è buona, non è cattiva, non si giustifica: semplicemente, sta lì. E noi ci siamo dentro non perché crediamo di essere più buoni o più belli o di avere un miglior gusto nel vestire: ci siamo dentro perché apparteniamo a una di quelle classi sociali, il più delle volte senza aver neanche avuto la possibilità di scegliere.
Siamo poi liberi di comportarci secondo il nostro senso della legalità e secondo la nostra educazione (se ne abbiamo ricevuta una): ma man mano che andremo avanti, anzi, che indietreggeremo con le spalle al muro, saremo sempre più spaventati e nervosi, e sempre meno rispettosi della legge e delle buone maniere.

Che è poi, esattamente, quello che si vuole da noi. Colpire gli intermediari, criminalizzare il movimento… la strategia è sempre la stessa.


Postilla.
Può capitare a volte che una cosa detta da me si avveri, non perché abbia studiato a lungo la cosa, ma perché sono pessimista, e un pessimista nei tempi medio-lunghi ha sempre ragione (il pessimismo è una scorciatoia per l’intelligenza).
Ci tengo però a precisare che non sono di quei pessimisti che quando va tutto a rotoli si divertono, e se Roma prende fuoco salgono sul terrazzo con la cetra, e dicono che la situazione è eccellente. Io sono un pessimista triste e incazzato: le cose vanno male, lo so e mi dispiace. No, perché non vorrei che mi si prendesse per uno che.

E poi non è vero che non mi vergogno.
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