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Tra le nuove uscite della collana ScrittoMisto spicca "La storia d'Italia a rovescio" di Leonardo, uno dei blogger più acuti, riflessivi e longevi della blogosfera italiana (Pandemia)

Soprattutto soprammobile

La gente vuole scrivere i libri.
Uno può scrivere dieci cartelle al giorno, ma finché non hai scritto un libro non sei nessuno. Sei un giornalista, orrore, un pubblicista, pfui, o ancor peggio, un blogger. Quanti lettori hai? Due, tre, venticinque? Ah, ne hai trecento? Al giorno? Ma non importa. Non sei nessuno, perché non hai scritto un libro.

La gente vuole scrivere i libri. Se ci pensate, è curioso. È un’esigenza che sfida le leggi più elementari dell’economia, perché la maggior parte degli aspiranti scrittori non solo non si fa illusioni sui guadagni, ma per pubblicare è disposta a pagare.
Questo, almeno fino a dieci anni fa era comprensibile. E se non avessi appunto perso Il pendolo di Foucault (quel polpettone erudito che anticipava e dava una descrizione sociologica del fenomeno Codice-da-Vinci prima ancora del fenomeno medesimo) potrei adesso qui incollarvi una di quelle folgoranti paginette sugli Scrittori a Proprie Spese che per riscattare la propria mediocrità vengono risucchiati da editori senza scrupoli in un gorgo di acquisti d’invenduti. È una storia triste, ma almeno dovrebbe essere una storia vecchia. Adesso c’è Internet! Ci sono i blog, che ti riscattano la mediocrità gratis!

E invece no. Non possiedo statistiche sull’editoria italiana, ma a occhio mi pare che le tipografie continuino a stampare tonnellate d’invenduto. La gente non vuole scrivere i blog, quella è roba per adolescenti in foia, o trentenni in foia, o al limite politici. La gente vuole scrivere i libri, sono i libri che ti fanno scrittore. Perché?

Perché il libro, in sé, è un’invenzione geniale. Lasciate perdere la scrittura, quella c’era da prima (si scorreva sui rotoli di pergamena) e ci sarà anche dopo (si scrolla su Internet). Ma il libro. Internet non ucciderà il libro, rassicuratevi. Il libro vivrà in eterno, o almeno finché vivranno uomini e donne desiderosi di circondarsi di soprammobili: e vivrà precisamente perché non c'è soprammobile più elegante di un libro. Un libro è eloquente (quante parole contiene); allo stesso tempo è allusivo (quanti parole non dice, a lasciarlo in scaffale), e si aggiunga che come soprammobile è anche estremamente comodo: un parallelepipedo si impila e si spolvera con una relativa facilità.

Un oggetto compatto, e allo stesso tempo friabile. Si apre in centinaia di punti diversi, non esiste nulla di così sorprendente in natura. In fondo ogni libro è un pop-up, ogni pagina è una finestra su un mondo un po’ diverso. L'inventore di sottilissimi fogli rettangolari di carta fissati da un solo lato è un genio assoluto, paragonabile soltanto all'inventore della ruota: per quanto le innovazioni tecnologiche la possano rendere più resistente o più morbida, nessuna invenzione renderà la ruota più rotonda di quello che è: allo stesso modo nessuna rivoluzione tecnologica può rendere il libro più eloquente, più allusivo, più comodo.

E soprattutto: su nessun altro soprammobile di casa vostra starebbe bene il nome vostro – o d’un vostro amico – in caratteri cubitali. E invece sul dorso d’un libro un nome ci sta proprio bene, e più sta in grande meglio è. La gente scrive i libri perché sul dorso ci può mettere il nome. Non è che voglia venderti un soprammobile col suo nome – se non ce la fa, al massimo te lo regala.

Io però non te lo regalo mica, caro lettore, il libro con il mio nome sulla copertina. E non voglio neanche chiederti se per favore me lo compri. Poche cerimonie tra noi due: da quanto mi leggi? Due mesi? Sei? Tre anni? Cinque? Per tutto questo tempo mi hai letto gratis.

È chiara la situazione? Quel che ti chiedo di riscattare non è la mia mediocrità (mediocrità?), ma un tuo debito. In questi anni hai comprato tanti libri e giornali che non hai nemmeno letto. Hai pagato il canone Rai. Hai pagato per tante cose molto meno interessanti, meno divertenti e meno riuscite. Ma per Leonardo non hai mai pagato un soldo, mai. Da molto tempo in qua non ti sorbisci nemmeno più il piccolo banner pubblicitario. Come l’aria, il sole, l’amore, così anche Leonardo l’hai avuto gratis et amore dei, e soprattutto perché nessuno è riuscito ancora a fartelo pagare. Ma finalmente, grazie alla favolosa équipe di Scrittomisto, le cose stanno per cambiare. La Storia d’Italia a rovescio sta per uscire, anzi è già uscita, addirittura Rillo l’ha già comprata, e tu che fai? Vuoi arrivare per ultimo?

Del libro cosa c’è da dire. Come tutti i libri di Scrittomisto (mi pare) è nato da un blog, ma cerca finché può di sembrare un libro vero (la parola b*** è quasi bandita). Il materiale è effettivamente già comparso su questo sito negli ultimi cinque anni – ma siete sicuri di averci fatto caso? Ne ho scritto di roba, qui, e più crusca che farina, diciamolo.

L’idea era quella di raccontare la storia recente a rovescio: dalle elezioni del 2006 a quelle del 2001, proprio come se la stessi raccontando a un lettore di blog, che capita su leonardo per caso leggendo il pezzo più recente e poi si mette a scorrere l’archivio. Non è un best of, che non sarei proprio in grado di fare. Non è, ahimè, nemmeno una vera Storia d’Italia: i buchi sono tanti, e si vedono (ma in cento pagine provateci voi). È un libro, un soprammobile elegante, un’idea regalo per le festività natalizie che incombono, ormai. Comprarlo non mi renderà ricco (io sono già ricco dentro) ma vi farà sentire un po’ meno scrocconi nei miei confronti.

Se poi lo ficcate in doppia fila interna sullo scaffale più in alto non mi offendo. Tanto la bottega, qui, è sempre aperta. E prima o poi ripasserete.
E' più forte di voi.
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