Petronio, un patrono insoddisfacente
03-10-2023, 17:45Bologna, santiPermalink4 ottobre: San Petronio (V secolo), deludente patrono di Bologna
Si sa che alle ossa di un santo possono capitare le cose più strane, ad esempio quelle di San Petronio furono testate come parafulmine: siccome la Torre degli Asinelli sembrava particolarmente bersagliata dalle scariche elettriche del cielo – il che poteva riflettere una certa insofferenza di Nostro Signore per la città universitaria – i bolognesi provarono a mettere un po' di resti di Petronio in cima alla torre, sperando che Domineddio avrebbe usato da quel momento in poi un po' più di riguardo. Sì, se uno ci riflette non ha senso neanche dal punto di vista di un credente, cioè se Domineddio è arrabbiato con una città, mica gliela fate passare con le reliquie – però oh, ci hanno provato, i bolognesi con l'elettricità non lasciano nulla di intentato, le rane di Galvani ne sanno qualcosa.
Qualche volenteroso scrittore senza troppe preoccupazioni per le fonti, a Bologna non ne mancano, ne scrive un'agiografia che lo rende il rifondatore della città: cognato dell'imperatore Teodosio, nominato vescovo di Bologna da papa Celestino, Petronio avrebbe trovato la città distrutta dalle invasioni barbariche e si sarebbe dedicato alla sua ricostruzione; non solo edificando Santo Stefano come "Santa Gerusalemme", sul modello del Santo Sepolcro, ma ampliando le mura e ottenendo dal cognato imperatore una larga autonomia amministrativa e addirittura il permesso per costituire uno Studium, cioè l'università – insomma non era ancora il Milleduecento e già i bolognesi smaniavano di sostenere che la loro università fosse la più antica del mondo.
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Oh ma vi sembra una roba da mostrare ai turisti, ma ripigliatevi. |
Si sa che alle ossa di un santo possono capitare le cose più strane, ad esempio quelle di San Petronio furono testate come parafulmine: siccome la Torre degli Asinelli sembrava particolarmente bersagliata dalle scariche elettriche del cielo – il che poteva riflettere una certa insofferenza di Nostro Signore per la città universitaria – i bolognesi provarono a mettere un po' di resti di Petronio in cima alla torre, sperando che Domineddio avrebbe usato da quel momento in poi un po' più di riguardo. Sì, se uno ci riflette non ha senso neanche dal punto di vista di un credente, cioè se Domineddio è arrabbiato con una città, mica gliela fate passare con le reliquie – però oh, ci hanno provato, i bolognesi con l'elettricità non lasciano nulla di intentato, le rane di Galvani ne sanno qualcosa.
Funzionò? Ovviamente no. Del resto Petronio, come santo patrono, ha sempre lasciato a desiderare: questa cosa i bolognesi non ve la diranno mai, non ne parlano volentieri, hanno tutta una reputazione razionalista da difendere. Tuttavia è un'evidenza che trasuda dai fatti: Petronio è il santo che si sono scelti, rintracciandone i resti e plasmandone la storia, nella speranza che intorno alla sua augusta figura la città potesse trovare una sua autonomia, magari addirittura un'indipendenza. Ha funzionato? Decisamente no. Dal medioevo, Bologna è la più grande città italiana che non è mai stata capitale di nessuno Stato o signoria, nemmeno di sé stessa. Di Petronio, ottavo vescovo della città, si conosceva quasi soltanto il nome quando i suoi resti furono rinvenuti dai monaci benedettini nel complesso di Santo Stefano. Ma il ritrovamento avvenne in un periodo cruciale, a metà del Millecento: ogni città italiana si stava costituendo in Libero Comune e il ritrovamento di Petronio offriva ai bolognesi l'opportunità di stringersi intorno a un santo autoctono, ancorché probabilmente originario delle Gallie.
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Questo è un "videomapping" e forse ci fornisce una chiave: se i bolognesi la finissero, dovrebbero poi ammettere che non è la più bella, che in giro ce n'è di migliori. |
Qualche volenteroso scrittore senza troppe preoccupazioni per le fonti, a Bologna non ne mancano, ne scrive un'agiografia che lo rende il rifondatore della città: cognato dell'imperatore Teodosio, nominato vescovo di Bologna da papa Celestino, Petronio avrebbe trovato la città distrutta dalle invasioni barbariche e si sarebbe dedicato alla sua ricostruzione; non solo edificando Santo Stefano come "Santa Gerusalemme", sul modello del Santo Sepolcro, ma ampliando le mura e ottenendo dal cognato imperatore una larga autonomia amministrativa e addirittura il permesso per costituire uno Studium, cioè l'università – insomma non era ancora il Milleduecento e già i bolognesi smaniavano di sostenere che la loro università fosse la più antica del mondo.
Petronio sta già iniziando a incarnare un certo orgoglio cittadino, quando a metà del Duecento il Comune di Bologna lo nomina patrono ufficiale. Potrebbe sembrare una mossa scontata – insomma è il vescovo più antico di cui si sono trovate le ossa, nientemeno che a Santo Stefano – e tuttavia fino a quel momento il patrono di Bologna era San Pietro, a ricordare perpetuamente ai bolognesi che la città non era che una dipendenza di Roma. Benché al tempo fosse più grande, più ricca, più dinamica, ma niente da fare: Bologna è sotto Roma, fine delle discussioni. Ai bolognesi viceversa piace discutere, così proprio quando la stagione dei comuni è agli sgoccioli decidono di erigere in onore di Petronio la più grande basilica del mondo, qualcosa che faccia impallidire non soltanto la cattedrale di San Pietro a Bologna – che resterà la chiesa vescovile – ma la stessa San Pietro di Roma, del resto al tempo parecchio malandata. Una mossa sfrontata: funzionò?
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Il modellino di Arriguzzi, ovvero come se l'immaginavano nel Cinquecento (quando comunque non avevano i soldi per finire il pezzo già costruito). |
Assolutamente no: del resto è molto difficile costruire la più grande cattedrale del mondo in una città dove comandano i legati papali, che ogni tanto ti sequestrano marmo e legname e lo rivendono; oppure fanno costruire l'Archiginnasio dove il progetto iniziale faceva passare il transetto. San Petronio non è l'unica cattedrale che ha richiesto secoli per essere terminata, ma a differenza mettiamo di Milano, che sfoggia una facciata gotica fatta nell'Ottocento, e sul retro certe guglie tagliate col laser, San Petronio è rimasta bloccata, vittima della sua stessa arroganza: doveva essere la più grande chiesa del mondo, non c'è riuscita manco per sogno, e si è irrigidita nel suo ruolo di più grande incompiuta, con quella facciata che tira un pugno nell'occhio di qualsiasi turista abbastanza sincero con sé stesso per ammetterlo, una roba che ti fa pensare beh facciamo una colletta: quanto costerà finirla? Ma no, i bolognesi dicono di preferirla così, fotografata nel momento esatto in cui finì il marmo. San Petronio non sarebbe stato d'accordo, a leggere le agiografie era uno che le costruzioni preferiva finirle... Ma già, le agiografie sono tutte inventate.
Distruggere street-art è cosa buona se
13-03-2016, 03:17arti contemporanee, BolognaPermalinkIeri ho perso il polso della mia generazione. A Bologna due comitati cittadini avevano deciso di distruggere tutti i graffiti di Blu: vent'anni di opere di uno degli street artist più apprezzati in Italia, ma credo anche al mondo. Mentre assistevo da lontano allo scempio, mi aggiravo sui social network e invece dello scroscio di indignazione che mi aspettavo, non trovavo che applausi: ben fatto, bravi. Persino chi quei graffiti li apprezzava, chi ci era affezionato, chi li identificava con la Bologna in cui si svegliava e cercava di parcheggiare ogni mattino, persino loro cercavano di levarsi la lacrima in fretta: ok, è un gesto doloroso, ma necessario, vai col grigio. Ma cosa siamo diventati.
Sì, sto barando. I due "comitati cittadini" in realtà sono due centri sociali di Bologna, e soprattutto la decisione di distruggere i graffiti è stata presa dall'autore stesso, che in quest'occasione almeno svela un'idea della proprietà intellettuale abbastanza radicale: se magari passando davanti a una sua opera per vent'anni qualche abitante si era illuso che la tal parete colorata appartenesse alla città, ne facesse parte, ebbene, non proprio: era più un affitto, o quel tipo di licenza che compri quando credi di comprare certi libri in formato digitale: un bel giorno ti svegli e non c'è più, e non puoi farci niente.
Ecco, più della scelta dell'artista - discutibile e discussa, del resto è un artista - m'interessa la nostra reazione. Se a passare rullate di grigio sui personaggi di Blu fosse stato un comitato di benpensanti, allora sì, avremmo protestato contro l'arretratezza culturale ecc. ecc.. Ma l'ha deciso Blu. Se l'ha deciso Blu diventa una straordinaria e coraggiosa prova di integrità artistica, che è forse la cosa che apprezziamo di lui - molto più dei suoi disegni, dal momento che abbiamo preferito tenerci l'integrità e rinunciare a questi ultimi.
Forse non ho il polso dei miei coetanei perché, davvero, io tendo a ragionare come sopra: non giudico i fatti dalle premesse, ma dalle conseguenze. mi sveglio, vedo muri grigi dove prima c'erano opere straordinarie (e angosciose, va detto), e mi sembra una prepotenza nei confronti dei cittadini che fruivano di quelle opere ogni giorno. Per i più invece è sempre una questione di intenzioni: non importa cosa combini, ma per quale motivo. Ad esempio un eventuale comitato per il decoro e la tristezza urbana avrebbe distrutto le medesime opere ottenendo il medesimo risultato, ma con le intenzioni sbagliate. Invece se è Blu stesso, l'autore! che deve protestare perché Roversi Monaco ha rubacchiato qualche opera - a lui o a un collega, non è chiaro - allora ok, il motivo è coerente con le premesse, e il fatto che centinaia di migliaia di bolognesi si sveglino con qualche parete grigia in più è ininfluente.
Davvero ininfluente, non sono ironico: per molti di quei bolognesi avere un muro grigio è preferibile ad avere uno street-artist incoerente o compromesso col potere. È un'opinione trasversale, che unisce Wu Ming e Philippe Daverio sul Resto del Carlino. I muri grigi stanno per diventare il capolavoro di Blu, il che mi riporta a una domanda precedente: ma le opere di Blu vi piacevano davvero così tanto? Non è che preferite il personaggio, lo street-artist come moderno Robin-Hood che sfida il potere regalando ai poveri un'arte contemporanea che i ricchi se la sognano - e quando i ricchi se ne accorgono e cercano di ritagliarne dei pezzi per metterli nel Museo Borghese, lui, ehm, lui si arrabbia e ritira tutti i regali che aveva fatto ai poveri, ecco, mi è esplosa la metafora in mano.
Scusate, ma la situazione è persino più paradossale del solito. Qualcuno forse ha già denunciato Blu e i suoi fiancheggiatori per vandalismo, il che ci sta, e in alcuni casi sarà anche la prima ammissione che quello che è stato distrutto era arte. Che uno street artist non sia tenuto a rispettare le regole della civile convivenza è una banalità - ma come fare da qui in poi a distinguerli: metti che uno street artist si metta a distruggere le opere di un altro street artist, ne avrà il diritto? - o metti che qualche diabolico comitato di borghesi benpensanti si infiltri in un centro sociale e con due cazzate di Adorno lette al liceo (non c'è niente di più borghese della polemica contro i musei) sobilli i giovani idealisti e li armi di rulli e vernice grigia: chi è che noterà la differenza?
Nel frattempo Blu sarà diventato ancora più importante e quotato di quanto non sia ora: le non rare foto dei suoi graffiti consentiranno magari ai bolognesi della prossima generazione di ridipingerli tali e quali negli stessi luoghi, il che fornirà madeleines incredibili ai trentenni del 2030: "Ci passavo davanti tutti i giorni, che paura mi faceva! Ma quando l'hanno cancellato ho pianto". Questa cosa potrebbe fare arrabbiare ancora di più lo street-artist, che immagino reclami per sé e sé solo ogni diritto su ogni sua opera... per quanto tempo? Facciamo 70 anni, come il diritto d'autore? Se muori prima passa agli eredi? Come funziona? Forse sarebbe meglio parlarne. Sul serio, non discuto il diritto di Blu a impossessarsi di un muro della collettività e a trattarlo come suo anche dopo quindici, vent'anni: proprio perché preferisco, quando posso, giudicare dai risultati, e i risultati mi sembravano buoni. Fino a che si trattava di una trasgressione variamente tollerata da cittadinanza e amministratori, non creava grossi problemi: ma a questo punto si passa alla fase più delicata, quella in cui l'antipotere si trasforma in potere e si arroga non solo il diritto di creare, ma anche quello di distruggere, secondo leggi che almeno io non ho capito bene.
Il Resto del Carlino. (Notare il dilemma nel volto ansioso dei vigili: difendere l'arte o l'artista?) |
Ecco, più della scelta dell'artista - discutibile e discussa, del resto è un artista - m'interessa la nostra reazione. Se a passare rullate di grigio sui personaggi di Blu fosse stato un comitato di benpensanti, allora sì, avremmo protestato contro l'arretratezza culturale ecc. ecc.. Ma l'ha deciso Blu. Se l'ha deciso Blu diventa una straordinaria e coraggiosa prova di integrità artistica, che è forse la cosa che apprezziamo di lui - molto più dei suoi disegni, dal momento che abbiamo preferito tenerci l'integrità e rinunciare a questi ultimi.
Forse non ho il polso dei miei coetanei perché, davvero, io tendo a ragionare come sopra: non giudico i fatti dalle premesse, ma dalle conseguenze. mi sveglio, vedo muri grigi dove prima c'erano opere straordinarie (e angosciose, va detto), e mi sembra una prepotenza nei confronti dei cittadini che fruivano di quelle opere ogni giorno. Per i più invece è sempre una questione di intenzioni: non importa cosa combini, ma per quale motivo. Ad esempio un eventuale comitato per il decoro e la tristezza urbana avrebbe distrutto le medesime opere ottenendo il medesimo risultato, ma con le intenzioni sbagliate. Invece se è Blu stesso, l'autore! che deve protestare perché Roversi Monaco ha rubacchiato qualche opera - a lui o a un collega, non è chiaro - allora ok, il motivo è coerente con le premesse, e il fatto che centinaia di migliaia di bolognesi si sveglino con qualche parete grigia in più è ininfluente.
Davvero ininfluente, non sono ironico: per molti di quei bolognesi avere un muro grigio è preferibile ad avere uno street-artist incoerente o compromesso col potere. È un'opinione trasversale, che unisce Wu Ming e Philippe Daverio sul Resto del Carlino. I muri grigi stanno per diventare il capolavoro di Blu, il che mi riporta a una domanda precedente: ma le opere di Blu vi piacevano davvero così tanto? Non è che preferite il personaggio, lo street-artist come moderno Robin-Hood che sfida il potere regalando ai poveri un'arte contemporanea che i ricchi se la sognano - e quando i ricchi se ne accorgono e cercano di ritagliarne dei pezzi per metterli nel Museo Borghese, lui, ehm, lui si arrabbia e ritira tutti i regali che aveva fatto ai poveri, ecco, mi è esplosa la metafora in mano.
Scusate, ma la situazione è persino più paradossale del solito. Qualcuno forse ha già denunciato Blu e i suoi fiancheggiatori per vandalismo, il che ci sta, e in alcuni casi sarà anche la prima ammissione che quello che è stato distrutto era arte. Che uno street artist non sia tenuto a rispettare le regole della civile convivenza è una banalità - ma come fare da qui in poi a distinguerli: metti che uno street artist si metta a distruggere le opere di un altro street artist, ne avrà il diritto? - o metti che qualche diabolico comitato di borghesi benpensanti si infiltri in un centro sociale e con due cazzate di Adorno lette al liceo (non c'è niente di più borghese della polemica contro i musei) sobilli i giovani idealisti e li armi di rulli e vernice grigia: chi è che noterà la differenza?
Nel frattempo Blu sarà diventato ancora più importante e quotato di quanto non sia ora: le non rare foto dei suoi graffiti consentiranno magari ai bolognesi della prossima generazione di ridipingerli tali e quali negli stessi luoghi, il che fornirà madeleines incredibili ai trentenni del 2030: "Ci passavo davanti tutti i giorni, che paura mi faceva! Ma quando l'hanno cancellato ho pianto". Questa cosa potrebbe fare arrabbiare ancora di più lo street-artist, che immagino reclami per sé e sé solo ogni diritto su ogni sua opera... per quanto tempo? Facciamo 70 anni, come il diritto d'autore? Se muori prima passa agli eredi? Come funziona? Forse sarebbe meglio parlarne. Sul serio, non discuto il diritto di Blu a impossessarsi di un muro della collettività e a trattarlo come suo anche dopo quindici, vent'anni: proprio perché preferisco, quando posso, giudicare dai risultati, e i risultati mi sembravano buoni. Fino a che si trattava di una trasgressione variamente tollerata da cittadinanza e amministratori, non creava grossi problemi: ma a questo punto si passa alla fase più delicata, quella in cui l'antipotere si trasforma in potere e si arroga non solo il diritto di creare, ma anche quello di distruggere, secondo leggi che almeno io non ho capito bene.
Comments (60)
cragno wrote ...
Ed è divertente anche constatare quanti grattacapi provochi l'accostare un concetto abitualmente connaturato al sacro quale l'arte con quello di "res nullius", quali sono ad esempio i rifiuti contenuti nei cassonetti
3/17/2016, 11:16:00 PMcragno wrote ...
Bella questa vicenda fatta tutta di paradossi e che, a dispetto di tutti, ruota tutta attorno al concetto di proprietà. Tra l'altro se si tratta di "res nullius" è ineccepibile tanto il gesto di Blu quanto quello di Genus Bononiae, con buona pace del popolo e dei difensori del suo diritto
3/17/2016, 11:07:00 PMScarto di lavorazione wrote ...
Il fatto è che forse, essendo la cultura del writing diffusa da 30 anni, una parte di essa è penetrata in parte della popolazione. E' probabile che tra le persone che si sono interessate al dibattito su questa faccenda vi sia una sovrarappresentazione di quella componente tutto sommato minoritaria che conosce, quantomeno in maniera sommaria, i codici del writing.
Di fatto poi Blu s'è preso la parte buona, quella del romantico difensore dell'integrità dell'arte di fronte al bieco interesse del capitale, e ciò ha condotto molti a identificarsi con lui e sostenerlo, a prescindere dal fatto che "l'integrità dell'arte" è una chimera.
Che poi le cose non siano così semplici, è ovvio. Personalmente trovo molto poco evoluta la riflessione degli ambienti antagonisti tra arte e politica, stretta com'è tra la sopravvalutazione del significato militante dell'opera artistica e la sottovalutazione delle contraddizioni insite nel propagare un messaggio militante mediante l'opera artistica e dentro i canali della diffusione delle opere artistiche.
E' un problema che i Wu Ming scontano moltissimo e sul quale talora si scompongono in maniera piuttosto buffa.
3/17/2016, 2:43:00 PMDi fatto poi Blu s'è preso la parte buona, quella del romantico difensore dell'integrità dell'arte di fronte al bieco interesse del capitale, e ciò ha condotto molti a identificarsi con lui e sostenerlo, a prescindere dal fatto che "l'integrità dell'arte" è una chimera.
Che poi le cose non siano così semplici, è ovvio. Personalmente trovo molto poco evoluta la riflessione degli ambienti antagonisti tra arte e politica, stretta com'è tra la sopravvalutazione del significato militante dell'opera artistica e la sottovalutazione delle contraddizioni insite nel propagare un messaggio militante mediante l'opera artistica e dentro i canali della diffusione delle opere artistiche.
E' un problema che i Wu Ming scontano moltissimo e sul quale talora si scompongono in maniera piuttosto buffa.
Leonardo T wrote ...
Ma no, è che qui avvenivano discussioni che ormai si sono trasferite sui social. Io resto sempre quel giovine inverecondamente avvezzo alle dispute.
3/16/2016, 10:57:00 PMLadyJo wrote ...
Poi si invecchia xD quindi non è un periodaccio in realtà, è un rigurgito di gioventù - è la tua versione del film con Ben Stiller e Naomi Watts? :) :) :)
3/16/2016, 3:49:00 PMLadyJo wrote ...
Litighi con le femministe, litighi con Adinolfi, litighi con chi sbeffeggia Adinolfi, litighi con Blu e Wu Ming... Periodaccio? ;)
3/16/2016, 12:01:00 PMUnknown wrote ...
Il dibattito in questione mi interessa, qualcuno sa suggerirmi altre posizioni interessanti sul caso Blu?
3/15/2016, 11:55:00 PMLeonardo T wrote ...
È vero, sono due mondi fondati su codici estranei e opposti: ma non davo così scontato che il mondo della street-art fosse riuscito a imporre così bene i suoi codici, oltre che le sue opere. Ovvero: Blu fa quel che vuole, ieri voleva disegnare e oggi vuole cancellare. Ai bolognesi andava bene la prima cosa: mi sorprende (un po' negativamente, lo ammetto) che si facciano andare bene anche la seconda, e che accettino di leggere il gesto secondo la semantica che offre Blu (o che offrono i Wu Ming).
Poi a me interessa l'opera e può anche interessare la semantica, ma un artista che pretenda di farmi leggere le sue cose solo nel modo e e nel tempo e nello spazio che vuole lui mi lascia perplesso. Il mio mestiere peraltro mi porta ogni giorno a fare l'opposto: smontare le opere, analizzare le motivazioni dell'artista, talvolta criticarle, ecc.
Questa cosa per cui delle opera di Blu dovrebbero sopravvivere soltanto foto e non stacchi, ad esempio, fuori dal codice specifico della sua arte cos'è, cosa dovrebbe rappresentare, se non una forma di feticismo.
3/15/2016, 10:43:00 PMPoi a me interessa l'opera e può anche interessare la semantica, ma un artista che pretenda di farmi leggere le sue cose solo nel modo e e nel tempo e nello spazio che vuole lui mi lascia perplesso. Il mio mestiere peraltro mi porta ogni giorno a fare l'opposto: smontare le opere, analizzare le motivazioni dell'artista, talvolta criticarle, ecc.
Questa cosa per cui delle opera di Blu dovrebbero sopravvivere soltanto foto e non stacchi, ad esempio, fuori dal codice specifico della sua arte cos'è, cosa dovrebbe rappresentare, se non una forma di feticismo.
Scarto di lavorazione wrote ...
Sarò disonesto anch'io, nel senso che ho letto l'inizio e basta. Mi pare che vada sgomberato il campo da un grosso equivoco su tutta la faccenda. Il gesto di Blu non sancisce una proprietà sui lavori, bensì un concetto base dell'arte di strada, ovvero la natura effimera dei suoi prodotti. Non a caso il famoso pezzo sul muro dell'Xm24, raffigurante quella sorta di battaglia tra il bene e il male nella Bologna sesso suini e siampagn è stato dipinto su un pezzo precedente dello stesso Blu e di un'altra artista nota, Ericailcane, cancellandolo, senza destare scalpore alcuno, nemmeno nell'artista la cui opera è stata cancellata. Non si può musealizzare la street art, in quanto è arte effimera, per quanto possa sembrare paradossale, la regola sarebbe che tra qualche decennio, quando Blu sarà passato a miglior vita, rimanessero a rappresentare la sua arte solo le fotografie, oppure le patacche vendute ai galleristi e ai collezionisti per alzare soldi alle loro spalle (questo è lo spirito di un Blu quotato).
Poi certo, la natura mediatica e di performance che ha assunto questa operazione in parte contraddice questo schema semplice, ma questo è più un effetto collaterale determinato dall'imprevedibile collisione tra due mondi fondati su codici giuridici estranei ed opposti, quale quello dell'arte di strada e quello delle gallerie d'arte. L'invasione di campo, d'altronde, viene dal mondo delle gallerie d'arte, ed è ovvio che se si istituisse la pratica di scrostare i pezzi famosi e di successo dai muri si minerebbe alle basi il fondamento della street art stessa come si autoconcepisce, dunque la reazione di Blu, fuori le righe per il semplice motivo di essere così mediaticamente performativa, e dunque così comprensibile e accessibile più al mondo delle gallerie d'arte contemporanea che al mondo dell'arte di strada (detto in italiano, per inciso, suona molto più semanticamente preciso, come concetto, rispetto al modaiolo "street-art", pur condiviso da tutti, in un movimento peraltro tutt'altro che immune alle sirene della moda), diventa una sorta di reazione esistenziale, non una provocazione ma un vero e proprio atto di guerra, programmaticamente indifferente alle sue conseguenze, sigillato dalla frase di Bonnot.
L'accusa di appropriazione da parte di Blu delle sue proprie opere, è comunque curiosa: distruggendole non se ne sta appropriando ai danni dei Bolognesi che le ammiravano, le sta restituendo alla loro natura effimera e sta restituendo i muri al libero usufrutto da parte degli altri artisti di strada, i quali si troverebbero a mal partito a cancellare un Blu, ora che è famoso e in via di musealizzazione. L'opera non è di Blu o della cittadinanza, non è di nessuno, così come il muro, è questo il concetto base. C'è solo e semplicemente un codice non scritto che vuole non si cancelli un pezzo di livello alto con scarabocchi o con pezzi di livello basso, tutto qui, tutto non scritto né universalmente condiviso (tant'è che a suo tempo Banksy finì in una faida con una crew inglese di writers vecchia scuola, gente che segna il territorio con le sue tag e non fa arte, e che considera gli "street artist" delle fighette vendute, in uno di quei contrasti che ci mostrano di quanti livelli possa essere composta un'etnografia della metropoli contemporanea).
3/15/2016, 3:39:00 PMPoi certo, la natura mediatica e di performance che ha assunto questa operazione in parte contraddice questo schema semplice, ma questo è più un effetto collaterale determinato dall'imprevedibile collisione tra due mondi fondati su codici giuridici estranei ed opposti, quale quello dell'arte di strada e quello delle gallerie d'arte. L'invasione di campo, d'altronde, viene dal mondo delle gallerie d'arte, ed è ovvio che se si istituisse la pratica di scrostare i pezzi famosi e di successo dai muri si minerebbe alle basi il fondamento della street art stessa come si autoconcepisce, dunque la reazione di Blu, fuori le righe per il semplice motivo di essere così mediaticamente performativa, e dunque così comprensibile e accessibile più al mondo delle gallerie d'arte contemporanea che al mondo dell'arte di strada (detto in italiano, per inciso, suona molto più semanticamente preciso, come concetto, rispetto al modaiolo "street-art", pur condiviso da tutti, in un movimento peraltro tutt'altro che immune alle sirene della moda), diventa una sorta di reazione esistenziale, non una provocazione ma un vero e proprio atto di guerra, programmaticamente indifferente alle sue conseguenze, sigillato dalla frase di Bonnot.
L'accusa di appropriazione da parte di Blu delle sue proprie opere, è comunque curiosa: distruggendole non se ne sta appropriando ai danni dei Bolognesi che le ammiravano, le sta restituendo alla loro natura effimera e sta restituendo i muri al libero usufrutto da parte degli altri artisti di strada, i quali si troverebbero a mal partito a cancellare un Blu, ora che è famoso e in via di musealizzazione. L'opera non è di Blu o della cittadinanza, non è di nessuno, così come il muro, è questo il concetto base. C'è solo e semplicemente un codice non scritto che vuole non si cancelli un pezzo di livello alto con scarabocchi o con pezzi di livello basso, tutto qui, tutto non scritto né universalmente condiviso (tant'è che a suo tempo Banksy finì in una faida con una crew inglese di writers vecchia scuola, gente che segna il territorio con le sue tag e non fa arte, e che considera gli "street artist" delle fighette vendute, in uno di quei contrasti che ci mostrano di quanti livelli possa essere composta un'etnografia della metropoli contemporanea).
I.E.E.E. wrote ...
all'inizio, "di pancia" la cancellazione dei graffiti mi sembrava una mossa condivisibile, ora piu` ci penso meno mi sembra azzeccata.
Da un lato e` perlomeno dubbio che possa avere effetti positivi di qualche tipo, a meno che non sia parte di una strategia sul lungo periodo che francamente non colgo. Banalmente: l'avversario non ci perde nulla, l'autore non ci guadagna nulla, potra` suonare crudo ma secondo me ha senso anche pensarla in questi termini.
Dall'altro il messaggio che manda puo` arrivare solo a chi conosce gia` Blu, i centri sociali in questione, i Wu Ming, insomma quell'ambiente, e piu` che altro a chi e` gia` dalla loro parte. Per contro risulta semplicissimo, specie per una controparte che dispone di tutti i mezzi di propaganda possibili e immaginabili, ribaltare completamente questo gesto contro il suo autore e i suoi sostenitori. Per chi vuole denigrare la street art, i centri sociali, determinate posizioni politiche sulla citta`, gli spazi pubblici ecc... beh, scusate ma a me sembra proprio un invito a nozze, la puoi rovesciare come un calzino in tre parole questa cosa. E questo gia` se pensiamo all'impatto sulla popolazione bolognese, figuriamoci il resto del mondo che casomai non sa neanche di cosa si stia parlando. Mi considero ampiamente dalla stessa parte di chi l'ha fatta ma mi sembra una mossa potenzialmente piu` dannosa che altro.
3/15/2016, 12:07:00 PMDa un lato e` perlomeno dubbio che possa avere effetti positivi di qualche tipo, a meno che non sia parte di una strategia sul lungo periodo che francamente non colgo. Banalmente: l'avversario non ci perde nulla, l'autore non ci guadagna nulla, potra` suonare crudo ma secondo me ha senso anche pensarla in questi termini.
Dall'altro il messaggio che manda puo` arrivare solo a chi conosce gia` Blu, i centri sociali in questione, i Wu Ming, insomma quell'ambiente, e piu` che altro a chi e` gia` dalla loro parte. Per contro risulta semplicissimo, specie per una controparte che dispone di tutti i mezzi di propaganda possibili e immaginabili, ribaltare completamente questo gesto contro il suo autore e i suoi sostenitori. Per chi vuole denigrare la street art, i centri sociali, determinate posizioni politiche sulla citta`, gli spazi pubblici ecc... beh, scusate ma a me sembra proprio un invito a nozze, la puoi rovesciare come un calzino in tre parole questa cosa. E questo gia` se pensiamo all'impatto sulla popolazione bolognese, figuriamoci il resto del mondo che casomai non sa neanche di cosa si stia parlando. Mi considero ampiamente dalla stessa parte di chi l'ha fatta ma mi sembra una mossa potenzialmente piu` dannosa che altro.
Gianlu Berlino wrote ...
Vi lascio con un pensierino che nessuno sembra farsi:
Perché non potrebbe esserci gia DOMANI un nuovo murales bello e colorato al posto del grigio, per la felicita' di Leonardo e di tutti i bolognesi amanti della street art?
A bologna artisti non mancano né negozi di pitture.
E allora perché, Leonardo, cosi preoccupato sei di questo GRIGIO?
Sta tranquillo, ripeto, sentiti libero tu stesso, oppure, lascia libero chi per te lo dipingerá.
Ah "PER te" con significato di 'al posto tuo' e non di 'finalizzato alla tua fruizione'. Chiaro? ;)
3/15/2016, 1:16:00 AMPerché non potrebbe esserci gia DOMANI un nuovo murales bello e colorato al posto del grigio, per la felicita' di Leonardo e di tutti i bolognesi amanti della street art?
A bologna artisti non mancano né negozi di pitture.
E allora perché, Leonardo, cosi preoccupato sei di questo GRIGIO?
Sta tranquillo, ripeto, sentiti libero tu stesso, oppure, lascia libero chi per te lo dipingerá.
Ah "PER te" con significato di 'al posto tuo' e non di 'finalizzato alla tua fruizione'. Chiaro? ;)
Gianlu Berlino wrote ...
Oggi giorno la gente sta ferma a guardare esterefatta senza spirito di partecipazione in tuuttee gli avvenimenti DI STRADA. La partecipazione sociale si é spoststa su internet e noi ne siamo la conferma.
Pensavo che qui si parlasse di Blu e non dei Bolognesi.
Per quanto riguarda Blu, Leonardo, dopo una giornata di applausi, per primo lancia un rimprovero.
Io vi dico: un artista non fa qualcosa per sentirsi poi dire "hai fatto bene" o "hai fatto male".
3/15/2016, 1:09:00 AMPensavo che qui si parlasse di Blu e non dei Bolognesi.
Per quanto riguarda Blu, Leonardo, dopo una giornata di applausi, per primo lancia un rimprovero.
Io vi dico: un artista non fa qualcosa per sentirsi poi dire "hai fatto bene" o "hai fatto male".
Gianlu Berlino wrote ...
Ma vallo a colorare tu !
e poi parli dei Bolognesi che stanno a guardare con le mani in mano. Eddaaii
3/15/2016, 1:03:00 AMe poi parli dei Bolognesi che stanno a guardare con le mani in mano. Eddaaii
Gianlu Berlino wrote ...
ma infatti sta faccenda non va vista come una "polemica" ANTI-museo.
É semplicemente un'opera sull'opera.
La bellezza di questa consiste nella sua grigiezza. Spero venga pitturata ben presto con qualcosa di bello e nuovo, possibilmente all'altezza del precedente, cosi da fare contento Leonardo a cui il GRIGIO non piace proprio :) e come biasimarlo...d'altronde
3/15/2016, 12:59:00 AMÉ semplicemente un'opera sull'opera.
La bellezza di questa consiste nella sua grigiezza. Spero venga pitturata ben presto con qualcosa di bello e nuovo, possibilmente all'altezza del precedente, cosi da fare contento Leonardo a cui il GRIGIO non piace proprio :) e come biasimarlo...d'altronde
Sapùto wrote ...
Nonostante l'articolo parli soprattutto dell'artista e poco di chi era spettatore di questa cosa, l'avevo capito che scrivevi delle reazioni "we all stood still" dei bolognesi.
Nonostante la variante di valico, bologna mi sembra un po' il polso del paese in questo frangente: ubi maior minor cessat
3/14/2016, 10:19:00 PMNonostante la variante di valico, bologna mi sembra un po' il polso del paese in questo frangente: ubi maior minor cessat
mel wrote ...
non ho parlato di condivisione con l'artista, parlo di memoria e di rispetto, da parte di istituzioni che per organizzare la mostra quella storia l'avranno anche studiata. qua si tratta di denaro, di speculazione e di strumentalizzazione, su ideali e sforzi fatti in un luogo per un luogo del tutto gratuitamente e per tutti, 12 euro di ingresso ad una mostra di street art? ma stiamo scherzando? se si vogliono tutelare delle opere perché ritenute così importanti artisticamente basterebbe tutelare il quartiere e proteggerle dove si trovano, e guarda un po' si trovano per strada dove tutti possono vederle GRATIS.
3/14/2016, 7:00:00 PMcarlo natoli wrote ...
"secondo leggi che almeno io non ho capito bene."
appunto
3/14/2016, 5:37:00 PMappunto
Leonardo T wrote ...
Immagino che sì, tutto sia suscettibile di essere ridotto a una questione identitaria: se non vivi il determinato contesto del determinato quartiere non puoi capire né i graffiti né la cancellazione.
La città però la vivono tutti, e la pretesa che un'opera d'arte sia fruibile soltanto se si condivide con l'artista una "storia", dei "valori", o addirittura dei "sentimenti" è... una pretesa, appunto.
3/14/2016, 3:38:00 PMLa città però la vivono tutti, e la pretesa che un'opera d'arte sia fruibile soltanto se si condivide con l'artista una "storia", dei "valori", o addirittura dei "sentimenti" è... una pretesa, appunto.
Leonardo T wrote ...
Mi sa che è un po' più complicata di così; comunque io alla mostra non ci sarei andato.
I graffiti non li vedrò più perché Blu ha deciso di cancellarli e i bolognesi non hanno fatto nulla per impedirglielo. Le motivazioni di Blu credo di averle capite e m'interessano fino a un certo punto: mi interessano (e un po' mi sorprendono) quelle dei bolognesi.
3/14/2016, 3:34:00 PMI graffiti non li vedrò più perché Blu ha deciso di cancellarli e i bolognesi non hanno fatto nulla per impedirglielo. Le motivazioni di Blu credo di averle capite e m'interessano fino a un certo punto: mi interessano (e un po' mi sorprendono) quelle dei bolognesi.
Leonardo T wrote ...
Quel che ho capito è che l'azione di Blu, se letta dal punto di vista suo e della sua comunità, è condivisibile (dalla sua comunità). Che è poi una tautologia.
Oppure: tu non capisci Blu, non te lo meriti, sennò apprezzeresti anche il grigio e capiresti che è il simbolo di un altra cosa.
Ok, lo so che è simbolo di un'altra cosa. Però è grigio. E no, non necessariamente condivido le vostre intenzioni. Invece il grigio ora lo condivido con voi, che me l'avete imposto.
3/14/2016, 3:24:00 PMOppure: tu non capisci Blu, non te lo meriti, sennò apprezzeresti anche il grigio e capiresti che è il simbolo di un altra cosa.
Ok, lo so che è simbolo di un'altra cosa. Però è grigio. E no, non necessariamente condivido le vostre intenzioni. Invece il grigio ora lo condivido con voi, che me l'avete imposto.
Miki wrote ...
Ricordo che qualcuno di nome Roversi Monaco nella persona museale di Genius Bononia si è appena appropriato senza diritti di opere che ha fatto staccare dal muro senza i consensi. Il gesto di Blu è stato coraggioso e se lei ha perso il polso della nostra generazione, per una volta io, questa generazione, la vedo pensare. Condivido con chi dice che condividere il gesto d Blu significa vivere in e di questa città, tutto il resto è inutile.
3/14/2016, 2:35:00 PMLeonardo T wrote ...
Senz'altro no, un certo moralismo non mi appartiene, non ho mai pensato che io o Bologna ci "meritassimo" Blu e adesso ci meritiamo di perdercelo perché ci comportiamo male o siamo troppo borghesi, ecc. Nemmeno "voglio che sia così", indubbiamente.
Quel che fa Blu in realtà sono fatti suoi, non è di lui che mi interessa soprattutto: né dei suoi gesti, per quanto eclatanti, né delle sue motivazioni, che rientrano in una polemica anti-museale che credo di aver capito ma non è che mi faccia perdere il sonno (i musei borghesi ritagliano e isolano manufatti da tre secoli, senza i quali non avremmo la storia dell'arte).
Mi interessano invece gli abitanti, che ieri hanno lasciato che un gruppo di persone ingrigisse la città in modo consistente. Hanno prese per buone le motivazioni di Blu (non era scontato) e tutto sommato lo hanno appoggiato. Questo è veramente curioso.
3/14/2016, 2:31:00 PMQuel che fa Blu in realtà sono fatti suoi, non è di lui che mi interessa soprattutto: né dei suoi gesti, per quanto eclatanti, né delle sue motivazioni, che rientrano in una polemica anti-museale che credo di aver capito ma non è che mi faccia perdere il sonno (i musei borghesi ritagliano e isolano manufatti da tre secoli, senza i quali non avremmo la storia dell'arte).
Mi interessano invece gli abitanti, che ieri hanno lasciato che un gruppo di persone ingrigisse la città in modo consistente. Hanno prese per buone le motivazioni di Blu (non era scontato) e tutto sommato lo hanno appoggiato. Questo è veramente curioso.
mel wrote ...
Chiunque non comprenda il gesto di blu ( e di altri ) non ha mai vissuto la propria città, di certo non politicamente, e forse purtroppo neanche "sentimentalmente". Tutti i graffiti nascono da un sentire, spesso comune in un certo ambito politico e sociale di una città, che cresce e vive in un luogo ed in un momento ben preciso, da quel momento è perte della memoria della città e con lei si evolve cresce e muore, proprio come il quartiere, il palazzo, il muro che la ospita. Se i ricordi sono certamente ciò che forma la personalità di un individuo vale lo stesso per una città, e questo i bolognesi dovrebbero saperlo bene, strumentalizzare il sentire di tutta una fascia sociale che ha vissuto un certo momento storico, e che ha creduto in una certa idea (senza permesso oltretutto) è sbagliato da ogni punto di vista. Se la street art avesse bisogno dei musei non sarebbe street art. E' davvero incredibile come ci si indigni appena ci si ritrova davanti ad un po' di sana coerenza.
Poi proprio da chi la coerenza non sa cosa sia, sento tanto parlare delle quotazioni di blu, se andate sul suo sito, potete compravi le sue stampe ad un massimo di 500€ (una miseria per qualsiasi artista così conosciuto).
Dovremmo solo essere contenti che esista ancora qualcuno che crede in quello che fa, e non parlo solo di blu, quest'estate venite a fare un salto al crack che magari iniziate a capirci qualcosa di tutta questa storia.
http://crack.forteprenestino.net/
3/14/2016, 11:46:00 AMPoi proprio da chi la coerenza non sa cosa sia, sento tanto parlare delle quotazioni di blu, se andate sul suo sito, potete compravi le sue stampe ad un massimo di 500€ (una miseria per qualsiasi artista così conosciuto).
Dovremmo solo essere contenti che esista ancora qualcuno che crede in quello che fa, e non parlo solo di blu, quest'estate venite a fare un salto al crack che magari iniziate a capirci qualcosa di tutta questa storia.
http://crack.forteprenestino.net/
Anonymous wrote ...
Blu ha fatto un bel po' di commissioni museali, prima fra tutte la Tate Modern a Londra.
3/14/2016, 10:58:00 AMAnonymous wrote ...
Invece ritenere che l'arte sia un possesso personale e non un bene pubblico non è piccolo borghese. Proprio no.
3/14/2016, 10:57:00 AMmarcell_o wrote ...
certo! in senso metaforico s'intende.
vedi te - mettiamo - sei un artista (o pensi di esserlo, non sempre le due cose coincidono) e ti vuoi esprimere, ochei. dovresti però - caro artista che ti vuoi esprimere - non considerare la nostra (tua, mia e di altri) città il tuo personale parco giochi, primo.
seconda cosa: mi spieghi per quale cazzo di motivo (più o meno rivoluzionario) io devo sta' sul treno come se fosse un vagone piombato?
perchè il tuo bisogno di esprimerti mi deve rompere tanto il cazzo?
fai 'sta cazzo di street art, ma lascia liberi i finestrini, perché su quei cazzo di treni non ci viaggia renzi o berlusconi, ma i pori stronzi che vanno a lavora' o a scuola o all'università
chiedo scusa per il turpiloquio, ma ho voluto prova' il brivido de zozza' il muro de un altro
3/14/2016, 8:14:00 AMvedi te - mettiamo - sei un artista (o pensi di esserlo, non sempre le due cose coincidono) e ti vuoi esprimere, ochei. dovresti però - caro artista che ti vuoi esprimere - non considerare la nostra (tua, mia e di altri) città il tuo personale parco giochi, primo.
seconda cosa: mi spieghi per quale cazzo di motivo (più o meno rivoluzionario) io devo sta' sul treno come se fosse un vagone piombato?
perchè il tuo bisogno di esprimerti mi deve rompere tanto il cazzo?
fai 'sta cazzo di street art, ma lascia liberi i finestrini, perché su quei cazzo di treni non ci viaggia renzi o berlusconi, ma i pori stronzi che vanno a lavora' o a scuola o all'università
chiedo scusa per il turpiloquio, ma ho voluto prova' il brivido de zozza' il muro de un altro
Anonymous wrote ...
Caro leonardo, ti dovresti chiedere prima di tutto perchè adesso devi pagare per vedere i graffiti che ti piacevano tanto...e i soldi che paghi non vanno agli artisti...vanno solo ai topi...agli artisti vanno solo le multe
3/14/2016, 1:12:00 AMUnknown wrote ...
L'opera di Blu su quel muro era una protezione per il centro sociale xm24 e contro la speculazione edilizia subito dietro ....adesso cosa accadra'...'immaginate!
3/14/2016, 12:00:00 AMUnknown wrote ...
stupidaggini, ronca.
Sono visibili su internet e sul suo sito,
non c'è bisogno di andare a una mostra
Mario
3/13/2016, 11:37:00 PMSono visibili su internet e sul suo sito,
non c'è bisogno di andare a una mostra
Mario
precari united wrote ...
Per me è stato un gesto artistico anche il modo in cui l'ha fatto e l'ha comunicato, poi meglio così, secondo la filosofia politica dell'artista, che farli finire in mano alle speculazioni private, e pure aprire una discussione politica su questo, che era altro obiettivo di Blu e che parrebbe aver raggiunto.
3/13/2016, 11:04:00 PMmarcell_o wrote ...
premesso che sta new wave di post controversi, ma stimolanti mi piace assai, anche se non sempre sono d'accordo sul contenuto
è l'artista che decide il senso della propria opera e gli altri sono liberi di vederci quello che gli pare. premesso questo c'è da dire che i musei sono l'unica cosa che consente di rendere fruibili alla gente opere d'arte che altrimenti non vedrebbe, quindi i musei non sono solo per i turisti
un'altra cosa da dire è che molta cosiddetta street art non vale i colori con cui è stata dipinta, tuttavia blu ha fatto bene a fare quest'azione per mettere protestare ecc.
personalmente mi sembra più un gesto simile a quello del bambino che si porta via il pallone perché la partita ha preso una brutta piega
e comunque è bene che si parli di street art, cioè al di fuori dell'arte vs vandalismo, ma comunque resta il fatto che fare street art su spazi "concessi" non ha molto senso, diventa decorazione, quindi i poliziotti gli romperanno giustamente il cazzo e loro giustamente si lamenteranno
poi - ma questo ça va sans dire è un mio problema - ammazzerei personalmente quelli che coprono con i colori anche i finestrini dei treni...
3/13/2016, 10:30:00 PMè l'artista che decide il senso della propria opera e gli altri sono liberi di vederci quello che gli pare. premesso questo c'è da dire che i musei sono l'unica cosa che consente di rendere fruibili alla gente opere d'arte che altrimenti non vedrebbe, quindi i musei non sono solo per i turisti
un'altra cosa da dire è che molta cosiddetta street art non vale i colori con cui è stata dipinta, tuttavia blu ha fatto bene a fare quest'azione per mettere protestare ecc.
personalmente mi sembra più un gesto simile a quello del bambino che si porta via il pallone perché la partita ha preso una brutta piega
e comunque è bene che si parli di street art, cioè al di fuori dell'arte vs vandalismo, ma comunque resta il fatto che fare street art su spazi "concessi" non ha molto senso, diventa decorazione, quindi i poliziotti gli romperanno giustamente il cazzo e loro giustamente si lamenteranno
poi - ma questo ça va sans dire è un mio problema - ammazzerei personalmente quelli che coprono con i colori anche i finestrini dei treni...
Anonymous wrote ...
solo quelle rubate che non hanno più valore né comunicativo né di Street art.
cancellare quel muro non era un modo banale di non farlo finire nella mostra (la mostra é allestita e aprirá a breve), ma affermare che la Street art non é ciò che va in galleria, ma un atto di comunicazione eversivo
3/13/2016, 7:47:00 PMcancellare quel muro non era un modo banale di non farlo finire nella mostra (la mostra é allestita e aprirá a breve), ma affermare che la Street art non é ciò che va in galleria, ma un atto di comunicazione eversivo
zioluc wrote ...
Non sono sicuro sulle ultime due frasi (il fine dell'arte può essere legittimamente la ricerca del bello), ma il resto del commento lo sottoscrivo in pieno e direi che risponde a tutti i dubbi retorici del buon Leo. Aggiungo che esistono street artist che aspirano ad entrare nel circuito dell'arte ufficiale, altri no: Blu agisce e parla per sé, quindi chiedergli di giustificare quel che ha fatto per ridefinire l'arte di strada è fiato sprecato.
3/13/2016, 7:31:00 PMGianlu Berlino wrote ...
Elisa hai ragione. blU é un artista e il suo gesto va accolto come una opera d'arte e non come pettegolezzo politico (anche se poi siamo noi che ci divertiamo a parlarne attivamente eheh).
Il punto centrale é la Street Art: Street Art non vuol dire Bansky&Co, che finiscono in un museo per turisti. Street Art é blU che dipinge un muro QUANDO ne ha voglia e COME ne ha voglia.
3/13/2016, 7:20:00 PMIl punto centrale é la Street Art: Street Art non vuol dire Bansky&Co, che finiscono in un museo per turisti. Street Art é blU che dipinge un muro QUANDO ne ha voglia e COME ne ha voglia.
Gianlu Berlino wrote ...
Ma é la differenza tra graffito e tatuaggio: il "corpo urbano" é alla portata di tutti. Tu stesso potevi imbrattare il magnifico pezzo di Blu. Potevi. Ma in quanto "non artista" ti mantenevi lontano da quel muro, lo guardavi ma non lo toccavi. Per rispetto. Il fatto che Blu stesso sia "due volte" l'artista di quel muro dimostra che nessuno tranne lui stesso lo puo "crossare". E chiaramente per un writer é una bella soddisfazione.
Credo che blU non si abbasserebbe mai a un discorso puramente politico contro qualcuno o qualcosa.
Se ti piacciono dunque graffiti fanne tu uno, o impegnati affinché la polizia lascia che vengano fatti, belli brutti verdi rossi o grigi che siano. E cosi magari quel muro, ora grigio, sarà ben presto coperto da una nuova gioia visiva.
3/13/2016, 6:00:00 PMCredo che blU non si abbasserebbe mai a un discorso puramente politico contro qualcuno o qualcosa.
Se ti piacciono dunque graffiti fanne tu uno, o impegnati affinché la polizia lascia che vengano fatti, belli brutti verdi rossi o grigi che siano. E cosi magari quel muro, ora grigio, sarà ben presto coperto da una nuova gioia visiva.
Anonymous wrote ...
Quello di BLU è stato un gesto e anarchico. Parli come se le avesse cancellate da ovunque, ma BLU sa esattamente quanto vale la sua arte. Le ha tolte da Bologna perché Bologna non la merita, appunto perché quelle opere sono di tutti, ha smosso le coscienze e ha fatto parlare di una situazione triste e dilagante. La lettura che hai dato del gesto di BLU e della reazione di chi Bologna la vive e ne fruisce diventa fiacca e retorica. Non risponde, non dà spunti nuovi e nemmeno punti di vista nuovi, ti limiti a stupirti dell'altrui considerazione di arte muralistica, fai la morale sulla civile convivenza, dai punti di vista piccolo borghesi superficiali e buttati lì ed è palese quanto tu non abbia capito nulla su un concetto che evidentemente non ti appartiene e nemmeno vuoi che sia così.
3/13/2016, 5:42:00 PMAnonymous wrote ...
Direi che il nocciolo del discorso è il supporto. Perché se io domani distruggo un mio quadro fatto due anni fa nessuno si indigna. Il gesto di Blu (cosa non detta nell'articolo) segue di qualche giorno la multa fatta dalla stessa giunta bolognese all'artista romana Alicè per aver deturpato un muro pubblico e precede di qualche giorno la mostra creata con muri prelevati spesso senza il permesso dei vari autori. Inoltre caratteristica intrinseca della street art è quella si di rendere gratuita e fruibile l'arte a chiunque passi li davanti, ma anche temporanea perché in balia delle intemperie, degli interventi di altri writers ( che accadono anche regolarmente ) oppure pronta ad eseeee cancellata causa ripristino del muro originario. Inserita quindi in questo giusto contesto temporale l'azione di Blu non solo è giusta, ma perfettamente condivisibile perché "denuda il re" dell'ipocrisia dilagante. Chi ha scritto questo brano invece dimentica il primo valore dell'arte che non è certo il piacere alla clientela o il ricercare il bello, ma quello di rompere gli schemi, deridere il potere e far pensare denigrando l'ipocrisia. Se fossi stata lì avrei aiutato anche io a mettere del grigio ( grigio si simbolo della volontà di rendere tutto piatto e neutro)
3/13/2016, 4:31:00 PMAnonymous wrote ...
e ora paradossalmente le sue opere non sono più visibili al di fuori delle mostre...
3/13/2016, 4:23:00 PMMarino Voglio wrote ...
ah, ma siamo alla reductio ad sanpaolum qui.
persino lui, per parafrasare quell'altro baciapile di benigni, avrà detto una volta buongiorno a qualcuno.
3/13/2016, 4:09:00 PMpersino lui, per parafrasare quell'altro baciapile di benigni, avrà detto una volta buongiorno a qualcuno.
Jesus wrote ...
E basta con 'sta retorica del GRIGIO. Tutte le case su cui Blu ha disegnato erano rosse, gialle, rosa: i tipici colori degli intonaci bolognesi. Anche l'XM24 era del tipico giallo che connota il quartiere in cui si trova. Ridipingerlo di grigio cemento è una mossa da furbetti.
3/13/2016, 3:43:00 PMSapùto wrote ...
Sono confuso e non so cosa pensare.
Tranne che, nel contesto di Bologna che si trasforma pian piano in una casa di riposo, aggiungere altro grigio suona proprio come un tagliarsi le palle per indispettire la moglie.
3/13/2016, 3:15:00 PMTranne che, nel contesto di Bologna che si trasforma pian piano in una casa di riposo, aggiungere altro grigio suona proprio come un tagliarsi le palle per indispettire la moglie.
Gian Carlo wrote ...
Non capisco. Se si giudica un' opera dall'effetto allora anche il grigio ha avuto il suo e forse anche di più alto valore. Appropriarsi dei muri aveva donato ai bolognesi un po' di bellezza, almeno oggi sembra che a tutti piacessero i dipinti, oggi le intenzioni dell' artista credo siano quelle di donare alla sua gente la consapevolezza di quella bellezza. Il popolo, di cui ora tutti si riempiono la bocca, vede il bello solo dove gli dicono esso sia. Ed è sempre nei soliti posti, il curatore della mostra parla di "mondo dell'arte" come se fosse possibile dare dei confini o meglio rinchiudere l'espressione artistica. Ecco io spero che Blu col suo gesto abbia solo voluto spostare questi muri al di là per farci vedere oltre e magari vedremo qualcosa oltre i cataloghi.
3/13/2016, 3:02:00 PMAnonymous wrote ...
i musei sono solo un'idea di arte tra infinite possibili. se è destino delle opere finire nei musei, Blu ha detto no al destino ;)
3/13/2016, 2:38:00 PMAnonymous wrote ...
è il destino delle opere finire nei musei. ci è finito pure Duchamp.
3/13/2016, 2:01:00 PMAnonymous wrote ...
ci sono molte cose che il cattolicesimo ha copiato.
il natale era una festa pagana.
lasciamo perdere questi ragionamenti e chiediamoci se il fine giustifichi o no i mezzi.
la scelta di Blu è "quella giusta" e quindi gli artisti che si oppongono a certe logiche dovrebbero mettersi a distruggere le loro opere o è come il marito che per fare dispetto alla moglie si evira?
Meglio Blu o Jello Biafra che si oppone alla vendita dei diritti di holiday in Cambogia alla Levi's perché avrebbe tradito "tutto quello contro cui i DK si erano battuti", senza per questo andare a distruggere ogni copia esistente di fresh fruti for rotting vegetables?
3/13/2016, 2:00:00 PMil natale era una festa pagana.
lasciamo perdere questi ragionamenti e chiediamoci se il fine giustifichi o no i mezzi.
la scelta di Blu è "quella giusta" e quindi gli artisti che si oppongono a certe logiche dovrebbero mettersi a distruggere le loro opere o è come il marito che per fare dispetto alla moglie si evira?
Meglio Blu o Jello Biafra che si oppone alla vendita dei diritti di holiday in Cambogia alla Levi's perché avrebbe tradito "tutto quello contro cui i DK si erano battuti", senza per questo andare a distruggere ogni copia esistente di fresh fruti for rotting vegetables?
Anonymous wrote ...
non credo che esistano delle "leggi" identificabili in tal senso nella street art, ma piuttosto dei principi fondamentali. uno di questi è che le opere non diventino oggetti di mercato dell'arte per collezionisti e galleristi, mai.
di fronte ai primi tentativi di imporre un'idea di arte del tutto estranea al contesto di partenza, questo auto-vandalismo è una delle modalità attraverso cui la street-art non si ferma ad essere un abbellimento interessante nella "galleria-città", ma un modo di parlare di politica e dell'effimera essenza di ciò che è "Arte"
3/13/2016, 1:48:00 PMdi fronte ai primi tentativi di imporre un'idea di arte del tutto estranea al contesto di partenza, questo auto-vandalismo è una delle modalità attraverso cui la street-art non si ferma ad essere un abbellimento interessante nella "galleria-città", ma un modo di parlare di politica e dell'effimera essenza di ciò che è "Arte"
m. s. wrote ...
Applusi in piedi per questo meraviglioso post. Volevo solo aggiungere, a titolo informativo, che: "ma come fare da qui in poi a distinguerli: metti che uno street artist si metta a distruggere le opere di un altro street artist, ne avrà il diritto?" - che io sappia gli street artists lo fanno regolarmente, si chiama "crossing", lo ha subito pure il sopravvalutatissimo (e borghesissimo) Banksy. https://en.wikipedia.org/wiki/Glossary_of_graffiti
3/13/2016, 12:35:00 PMSax Appeal wrote ...
Inb4 "criticare la distruzione dei graffiti è una operazione ideologicamente di destra".
3/13/2016, 12:34:00 PMAnonymous wrote ...
Giuro che non è per fare polemica, ma la tesi che un'azione sia da valutare in base ai suoi effetti è tipicamente cattolica.
Lutero ha costruito un Impero contestando proprio questo assunto.
3/13/2016, 12:18:00 PMLutero ha costruito un Impero contestando proprio questo assunto.
Hop Frog wrote ...
No, intendevo proprio dire che quello è SOLO il Mondo 3 di Popper.
Ma anche questo non significa niente.
3/13/2016, 11:04:00 AMMa anche questo non significa niente.
Marino Voglio wrote ...
beh, sticazzi. se fossi capace di concepire un'idea nuova non la scriverei certo su un blog. altrui, poi.
3/13/2016, 10:19:00 AMAnonymous wrote ...
Ecco, l'approccio consensuale non funziona rispetto a questo caso particolare. Il riferimento ad Adorno è tra l'altro significativo di un parallelo approccio alla questione "apocalittici ed integrati" che, quando pende verso i secondi, invece di esprimere ponderatezza risulta sempre in passività. E' lo stesso processo per cui i primi, dove rivendicano il proprio rifiuto, finiscono spesso per imporlo.
Di Blu e della sua decisione mi interessa poco. Mi interessa poco anche la ormai insopportabile tendenza a segnalare nei "commenti" contraddizioni biografiche e personali a spese del contraddittorio.
Mi interesserebbe invece sapere se coloro che in questo momento stanno fisicamente smantellando le opere d'arte debbano essere considerati ascari confusi ed ideologizzati di un imprenditore della controcultura che impone le sue scelte, o se invece stiano promuovendo l'unica forma coerente di partecipazione civile nei confronti dell'estetica urbana (che è ben altra cosa rispetto ai "semplici" graffiti).
Faccio un esempio: vivendo io a Bucarest (la città dei block residenziali sparsi a pioggia su tutto il tessuto urbano durante il periodo comunista), posso confermarti quanto la mancanza, anche unidirezionale, di capacità di distruggere abbia nuociuto a questa città - che negli ultimi vent'anni ha pensato bene di costruire stupidaggini laddove averebbe dovuto, con fatica, smantellare gli orrori precedenti. E i risultati si vedono, anzi, questa accidia pratica ha di fatto dato ragione a chi ha perpetrato il primo stupro - il popolo va menato perché da solo non è in grado di organizzarsi.
In fondo, non vedo perché a Bologna non abbiano creato comitati per difendere le opere di Blu, immediatamente presenti quanto lo sono stati i distruttori.
Quindi:
- alla cittadinanza generalizzata di commentatori e cittadini (in quest'ordine) non fregava nulla di Blu, per loro non era nemmeno una questione;
- i soliti cretini cercano di monetizzare Blu - ne hanno diritto, lo stesso almeno di chi innesca un'invasione militare. Puoi essere ovviamente contrario, ma questo non nega che sia possibile;
- Blu segnala che s'incazza e chiede di far togliere i graffiti. Non capisco che cosa questo abbia di più paradossale (e nemmeno di più logico, sia chiaro) rispetto alla scelta del punto precedente;
- a graffiti spariti, avremo un bel trauerarbeit posticcio da parte di quelli del primo punto, incapaci comunque di considerare lontanamente l'idea che si possa davvero entrare in guerra per questioni del genere. E mai lo faranno finché qualcuno non deciderà di smantellare San Petronio - decisione legittima perché possibile, tanto quanto la reazione contraria. Sulle nostre bellissime quattro pietre raggiungiamo un livello elevato di consenso generale.
Ma caso particolare di Blu non può essere trattato consensualmente.
3/13/2016, 10:18:00 AMDi Blu e della sua decisione mi interessa poco. Mi interessa poco anche la ormai insopportabile tendenza a segnalare nei "commenti" contraddizioni biografiche e personali a spese del contraddittorio.
Mi interesserebbe invece sapere se coloro che in questo momento stanno fisicamente smantellando le opere d'arte debbano essere considerati ascari confusi ed ideologizzati di un imprenditore della controcultura che impone le sue scelte, o se invece stiano promuovendo l'unica forma coerente di partecipazione civile nei confronti dell'estetica urbana (che è ben altra cosa rispetto ai "semplici" graffiti).
Faccio un esempio: vivendo io a Bucarest (la città dei block residenziali sparsi a pioggia su tutto il tessuto urbano durante il periodo comunista), posso confermarti quanto la mancanza, anche unidirezionale, di capacità di distruggere abbia nuociuto a questa città - che negli ultimi vent'anni ha pensato bene di costruire stupidaggini laddove averebbe dovuto, con fatica, smantellare gli orrori precedenti. E i risultati si vedono, anzi, questa accidia pratica ha di fatto dato ragione a chi ha perpetrato il primo stupro - il popolo va menato perché da solo non è in grado di organizzarsi.
In fondo, non vedo perché a Bologna non abbiano creato comitati per difendere le opere di Blu, immediatamente presenti quanto lo sono stati i distruttori.
Quindi:
- alla cittadinanza generalizzata di commentatori e cittadini (in quest'ordine) non fregava nulla di Blu, per loro non era nemmeno una questione;
- i soliti cretini cercano di monetizzare Blu - ne hanno diritto, lo stesso almeno di chi innesca un'invasione militare. Puoi essere ovviamente contrario, ma questo non nega che sia possibile;
- Blu segnala che s'incazza e chiede di far togliere i graffiti. Non capisco che cosa questo abbia di più paradossale (e nemmeno di più logico, sia chiaro) rispetto alla scelta del punto precedente;
- a graffiti spariti, avremo un bel trauerarbeit posticcio da parte di quelli del primo punto, incapaci comunque di considerare lontanamente l'idea che si possa davvero entrare in guerra per questioni del genere. E mai lo faranno finché qualcuno non deciderà di smantellare San Petronio - decisione legittima perché possibile, tanto quanto la reazione contraria. Sulle nostre bellissime quattro pietre raggiungiamo un livello elevato di consenso generale.
Ma caso particolare di Blu non può essere trattato consensualmente.
Hop Frog wrote ...
"ciò premesso io credevo che l'opera d'arte - un'arte qualunque, intendo - una volta pubblicata si stacca dall'autore e vive di vita propria, tipo "voce dal sen fuggita"."
Ma quello è il Mondo 3 di Popper ;)
3/13/2016, 9:54:00 AMMa quello è il Mondo 3 di Popper ;)
Hop Frog wrote ...
In effetti sembrerebbe esserci una contraddizione nel gesto di Blu.
Ma a quanto pare nelle motivazioni di Blu prevale la volontà di evidenziare e di portare certe contraddizioni alle loro estreme conseguenze.
Il ché, forse, farebbe anche rientrare dalla finestra ciò che si era cacciato dalla porta: il puro gesto artistico.
D'altra parte nella street art è connaturato lo stato di precarietà.
Inoltre bisognerebbe considerare il fatto che l'arte non coincide con la decorazione e che l'artista, forse, si riconosce tale proprio nel momento in cui si sente libero dal ruolo di decoratore.
Comunque il risultato è che le opere sono fisicamente scomparse, e sono state sostitute da una polemica e una riflessione socio-economico-politica.
Come se l'artista nonché proprietario intellettuale avesse pensato: o la massa si “evolve”, riesce a cogliere lo stimolo culturale e agisce di conseguenza, oppure tanto peggio.
È meglio la Bolognina decorata o è meglio il gesto (genuino o strumentale che sia) artistico/politico? Forse in questo caso, secondo l'artista, una cosa escludeva l'altra.
Certo che sarebbe paradossale (e interessante) se Blu venisse accusato di danneggiamento del patrimonio pubblico. Anche perché poi, per logica, dovrebbero succedere diverse altre cose che farebbero saltare la coerenza interna del sistema.
3/13/2016, 9:47:00 AMMa a quanto pare nelle motivazioni di Blu prevale la volontà di evidenziare e di portare certe contraddizioni alle loro estreme conseguenze.
Il ché, forse, farebbe anche rientrare dalla finestra ciò che si era cacciato dalla porta: il puro gesto artistico.
D'altra parte nella street art è connaturato lo stato di precarietà.
Inoltre bisognerebbe considerare il fatto che l'arte non coincide con la decorazione e che l'artista, forse, si riconosce tale proprio nel momento in cui si sente libero dal ruolo di decoratore.
Comunque il risultato è che le opere sono fisicamente scomparse, e sono state sostitute da una polemica e una riflessione socio-economico-politica.
Come se l'artista nonché proprietario intellettuale avesse pensato: o la massa si “evolve”, riesce a cogliere lo stimolo culturale e agisce di conseguenza, oppure tanto peggio.
È meglio la Bolognina decorata o è meglio il gesto (genuino o strumentale che sia) artistico/politico? Forse in questo caso, secondo l'artista, una cosa escludeva l'altra.
Certo che sarebbe paradossale (e interessante) se Blu venisse accusato di danneggiamento del patrimonio pubblico. Anche perché poi, per logica, dovrebbero succedere diverse altre cose che farebbero saltare la coerenza interna del sistema.
Marino Voglio wrote ...
io so' completamente cieco all'arte figurativa, dunque se picasso "ritirasse" guernica me farebbe esattamente lo stesso effetto: nessuno.
ciò premesso io credevo che l'opera d'arte - un'arte qualunque, intendo - una volta pubblicata si stacca dall'autore e vive di vita propria, tipo "voce dal sen fuggita".
e poi credevo che 'ste prodezze so' robbe da mussulmani trogloditi, indove che so' indeciso se l'accento va su mussulmani o su trogloditi.
boh, fate voi.
3/13/2016, 9:39:00 AMciò premesso io credevo che l'opera d'arte - un'arte qualunque, intendo - una volta pubblicata si stacca dall'autore e vive di vita propria, tipo "voce dal sen fuggita".
e poi credevo che 'ste prodezze so' robbe da mussulmani trogloditi, indove che so' indeciso se l'accento va su mussulmani o su trogloditi.
boh, fate voi.
Giù le mani dal trombone
29-02-2016, 08:23Bologna, giornalisti, guerra, scuola, universiadePermalinkCari studenti del Collettivo Studentesco Autonomo (CUA), che siete finiti sul giornale negli ultimi giorni contestando ripetutamente il professor Panebianco durante le sue lezioni:
Sono stato giovane anch'io blablabla ho fatto le manifestazioni pacifista blablabla vi risparmio la tiritera. Anche perché non è che abbia cambiato molte idee da allora. Continuo a pensare che le guerre siano in linea di massima fregature da cui chi ha un po' di senno dovrebbe sottrarsi, e a esecrare ogni forma di violenza. E tuttavia debbo prevenirvi: se davvero riuscirete a fare di Angelo Panebianco un martire della libertà di opinione, io non risponderò più di me. Verrò a cercarvi, non sarò solo. Si possono commettere tante scemenze e per i migliori motivi: ma dare a un noioso propagatore di luoghi comuni l'occasione di mostrare un po' di coraggio è tra le più grosse.
Per quanto io possa ricordare, Panebianco ha sempre scritto sul Corriere. Stava in prima pagina quand'ero ragazzino e ci sta tuttora: e non mi è mai capitato di leggere nulla di suo non dico originale, almeno interessante. Sempre e solo i due o tre frusti concetti che il lettore-tipo del Corriere della Sera vuole sentirsi dire. Negli anni, la sua figura pubblica è finita per diventare l'illustrazione della voce "trombone" della mia enciclopedia interiore. Deve aver ricordato alla sinistra italiana i suoi errori e le sue compromissioni almeno una volta al mese per un migliaio di mesi. Poi ci fu la fase della guerra contro il Terrore, e anche lì, Panebianco ci spiegò che Saddam Hussein stava sviluppando armi di distruzione di massa; che esportare la democrazia era necessario, e chi a sinistra non capiva queste semplici verità era un imbelle, un pavido. A distanza di più di dieci anni da quella cantonata solenne, Panebianco continua a pontificare sugli stessi argomenti, a metterci in guardia sui presepi che scompaiono, e continua a saperne quanto me o quanto te, che il giornale in teoria lo compreremmo per imparare qualcosa di nuovo (e siccome ci scrive gente come Panebianco, non lo compriamo più).
In questi giorni ad esempio ha insistito sul fatto che Regeni non deve averlo ammazzato il regime di Al Sisi, ma gli oppositori islamici. Perché? Da cosa lo deduce? Ha accesso a fonti confidenziali? Ma no, ma che bisogno c'è, Panebianco è meglio di Poirot: da Bologna può risolvere un caso al Cairo. Lo devono avere ammazzato gli islamici, spiega, perché il corpo è stato ritrovato: se l'avessero ammazzato i governativi infatti lo avrebbero fatto sparire. Non fa una grinza, no? Se vi è capitato di sentire la stessa storia al bar sotto casa, da gente che in Egitto non c'è mai stata e avrebbe difficoltà a indicarlo su una cartina, ebbene, Panebianco è sulla stessa frequenza: Panebianco sa le cose prima che accadano, visto che le uniche cose che davvero gli serve conoscere sono gli umori di una classe media benpensante che se cambia idea, la cambia molto più lentamente di quanto ci mettono le loro chiome a incanutire.
Questa alla fine è anche la sua utilità - molto relativa, d'accordo. Panebianco probabilmente non ha mai spostato un voto, né convinto un solo lettore a invadere l'Iraq o votare moderato. Panebianco è un elegante barometro che ci mostra sinteticamente quello che un sacco di italiani pensano già. Cercare di metterlo a tacere sarebbe come fermare gli orologi per evitare che il tempo passi, truccare le bilance per riuscire in una dieta, censurare il meteo, aggiungete metafore a piacere. Dannoso, oltre che inutile: di Panebianco ne crescono in continuazione in tutte le redazioni. Se ne tagliate uno ne crescono altri sette, per tacere dei bot che già adesso probabilmente sarebbero in grado di scrivere fondi di Panebianco molto meglio di Panebianco.
E poi, sul serio, non fa comodo anche a voi dare un'occhiata al barometro ogni tanto? Quel che rivela al termine di quel suo fondo che vi ha fatto arrabbiare - quella voglia fino a questo momento inconfessabile di fare della guerra "la prima preoccupazione dell’Unione" - pensate che sia un'idea solo sua? (Come se P. potesse davvero maturare idee in autonomia). Non notate che è la conclusione naturale di un ragionamento collettivo? Date un'occhiata ai dati in giro. Siamo la quarta economia d'Europa, e stiamo sprofondando. Per trent'anni abbiamo fatto debiti e investito in tutto fuorché in ricerca e innovazione. Ora abbiamo la più alta percentuale di illetterati, un debito pubblico enorme, e una voragine di violenza dall'altra parte del mare. È il momento esatto in cui gli intellettuali, anche quelli un po' ribelli in gioventù, cominciano a sentire il prurito, a vedere Grandi Proletarie, a cianciare di Sola Igiene del Mondo. Sono criminali? Alcuni sì. Ma il prurito che sentono è una cosa collettiva.
Chi vi scrive è stato anche lui giovane blablabla. Ultimamente insegno in una scuola media, e di ragazzini iperattivi con una gran voglia di partire per la guerra ne ho avuti sempre, in una percentuale grosso modo costante. Da un po' di tempo a questa parte, però, mi accorgo di un fenomeno diverso. Arrivo con alcune nozioni, niente di speciale: debito pubblico, tasso di disoccupazione, piramide delle età, eccetera. E ogni tanto sul fondo un ragazzino - di solito un maschio - mi interrompe: "ma allora bisogna fare una guerra". Così. Non perché ne abbia voglia - molti ne hanno voglia, ma c'è anche un altra cosa: c'è la limpidezza del ragionamento, che poi con gli anni si annebbierà, intorbidandosi con la nostra voglia individuale di sopravvivere, avere eredi, ecc. ecc. Ma se fossimo razionali e irresponsabili come può essere un bambino di dodici anni, ci basterebbero un paio di grafici per giungere a una conclusione del genere. Abbiamo tanti disoccupati poco qualificati, abbiamo industrie che scalpitano, abbiamo un fronte pronto a poche miglia nautiche. Angelo Panebianco dà voce a quel ragazzino di ogni età. Volerlo mettere a tacere - non avete idea, fidatevi, di quanto sia patetico provarci.
Comments (14)
iltave wrote ...
ahaha! il tuo "gruppo di energumeni" sono questi sbarbatelli
http://www.imolaoggi.it/wp-content/uploads/2016/02/panebianco-centri-sociali.jpg
Terribili picchiatori fascisti.
La smettiamo di vedere il TG4 e inziamo a usare un po' di senso della realtà per favore?
3/1/2016, 6:24:00 PMhttp://www.imolaoggi.it/wp-content/uploads/2016/02/panebianco-centri-sociali.jpg
Terribili picchiatori fascisti.
La smettiamo di vedere il TG4 e inziamo a usare un po' di senso della realtà per favore?
Anonymous wrote ...
Fascismo è troppo poco. Troppo assolutoria come etichetta. Siamo almeno al nazismo delle SA,al comunismo di Pol Pot, all'imperialismo di Darth Fener (che è nero mica per caso), e così via, ad libitum sfumando.
3/1/2016, 5:22:00 PMmarcell_o wrote ...
no, vabbe'... mettere insieme un gruppo di energumeni e interrompere una lezione (senza essere studenti della stessa) rientra nel diritto di "contestare e confutare" quello che quel minchione di professore ha scritto su un quotidiano...
e lui il progessor minchione doveva avere le palle per "sostenere il dibattito interrompendo la lezione di sua iniziativa"...
e "contro-contestare in modo costruttivo"?
guarda, secondo me, dovresti leggere quello che hai scritto, poi fai te...
3/1/2016, 4:44:00 PMe lui il progessor minchione doveva avere le palle per "sostenere il dibattito interrompendo la lezione di sua iniziativa"...
e "contro-contestare in modo costruttivo"?
guarda, secondo me, dovresti leggere quello che hai scritto, poi fai te...
iltave wrote ...
Senti, nessuno ha cercato di farlo tacere.
Litigare con un cretino equivale a volerlo far tacere?
Mi sembra veramente che qua stiamo perdendo il contatto con la realtà.
Poi questo avvenimento non ha trasformato in eroe proprio nessuno.
Panebianco è e rimane quello che era prima. Al massimo ha fatto la figura dell'inetto, perché non ha saputo far fronte a critiche legittime con argomentazioni valide.
Poi vorrei capire perché se degli studenti dall'altra parte del mondo contestano degli intellettualoidi filogovernativi li applaudiamo, e quando succede qui da noi li chiamiamo idioti che sprecano energie per una lotta inutile o controproducente.
Riguardo a "quelli che ci hanno tirato fuori dalla merda" mi riferivo naturalmente all'impostazione mentale.
Lasciamo stare il discorso sui migliori, i peggiori, le armi e gli omicidi, perché su questo ci sarebbe da discutere all'infinito... era la guerra baby.
3/1/2016, 11:02:00 AMLitigare con un cretino equivale a volerlo far tacere?
Mi sembra veramente che qua stiamo perdendo il contatto con la realtà.
Poi questo avvenimento non ha trasformato in eroe proprio nessuno.
Panebianco è e rimane quello che era prima. Al massimo ha fatto la figura dell'inetto, perché non ha saputo far fronte a critiche legittime con argomentazioni valide.
Poi vorrei capire perché se degli studenti dall'altra parte del mondo contestano degli intellettualoidi filogovernativi li applaudiamo, e quando succede qui da noi li chiamiamo idioti che sprecano energie per una lotta inutile o controproducente.
Riguardo a "quelli che ci hanno tirato fuori dalla merda" mi riferivo naturalmente all'impostazione mentale.
Lasciamo stare il discorso sui migliori, i peggiori, le armi e gli omicidi, perché su questo ci sarebbe da discutere all'infinito... era la guerra baby.
iltave wrote ...
No vabbè ma è incredibile...
contestare verbalmente un professore sarebbe un'azione da squadraccia fascista?
Quindi sono dei fascio-comunisti quei ragazzi di Bologna.
Interessante.
Comunque non hanno impedito con la forza un bel niente: hanno esercitato il diritto di confutare e contestare.
Sento gente che parla come se l'avessero picchiato per chiudergli la bocca!
Semplicemente dall'altra parte della barricata hanno trovato un trombone che ha giocato furbescamente e italianissimamente la parte della vittima: non ha avuto le palle di sostenere il dibattito, interrompendo le lezioni di sua iniziativa.
Avrebbe potuto benissimo stare al gioco e contro-contestare in modo costruttivo, se fosse stato in grado di farlo.
Ho assisito a dibattiti universitari ben più infuocati di questo, senza che si levasse questo scandalo da benpensanti e senza che succedesse niente di grave.
Si chiama democrazia.
3/1/2016, 10:10:00 AMcontestare verbalmente un professore sarebbe un'azione da squadraccia fascista?
Quindi sono dei fascio-comunisti quei ragazzi di Bologna.
Interessante.
Comunque non hanno impedito con la forza un bel niente: hanno esercitato il diritto di confutare e contestare.
Sento gente che parla come se l'avessero picchiato per chiudergli la bocca!
Semplicemente dall'altra parte della barricata hanno trovato un trombone che ha giocato furbescamente e italianissimamente la parte della vittima: non ha avuto le palle di sostenere il dibattito, interrompendo le lezioni di sua iniziativa.
Avrebbe potuto benissimo stare al gioco e contro-contestare in modo costruttivo, se fosse stato in grado di farlo.
Ho assisito a dibattiti universitari ben più infuocati di questo, senza che si levasse questo scandalo da benpensanti e senza che succedesse niente di grave.
Si chiama democrazia.
Leonardo T wrote ...
Cioè tu pensi che i ragazzini nascano naturalmente pacifisti e vengano traviati da genitori imbecilli?
3/1/2016, 12:44:00 AMLeonardo T wrote ...
Non credo che serva davvero un chiarimento: cerco sempre di essere il più chiaro possibile. Se non sono riuscito a farmi a capire, evidentemente non sono capace.
Non credo che P. "legittimi" o "elevi a discorso culturale" qualcosa che senza di lui non sarebbe legittimo o non sarebbe un discorso: è solo un tizio che scalda pasti precotti.
Contestare un trombone è legittimo e divertente; impedirgli ripetutamente di fare lezione è una scemenza che trasforma il trombone in un eroe. Quelli che "ci hanno tirato fuori dalla merda" si difendevano da un nemico in armi; non cercavano di far tacere professori o giornalisti, e i migliori si fecero venire dei dubbi all'indomani dell'assassinio di Gentile.
3/1/2016, 12:42:00 AMNon credo che P. "legittimi" o "elevi a discorso culturale" qualcosa che senza di lui non sarebbe legittimo o non sarebbe un discorso: è solo un tizio che scalda pasti precotti.
Contestare un trombone è legittimo e divertente; impedirgli ripetutamente di fare lezione è una scemenza che trasforma il trombone in un eroe. Quelli che "ci hanno tirato fuori dalla merda" si difendevano da un nemico in armi; non cercavano di far tacere professori o giornalisti, e i migliori si fecero venire dei dubbi all'indomani dell'assassinio di Gentile.
Leonardo T wrote ...
Ma non si capisce?
Lo trovo abbastanza allarmista (l'idea che l'Isis possa attaccarci dalla Libia coi missili); interessante per come esprime la voglia di guerra del lettore-tipo del Corriere.
3/1/2016, 12:27:00 AMLo trovo abbastanza allarmista (l'idea che l'Isis possa attaccarci dalla Libia coi missili); interessante per come esprime la voglia di guerra del lettore-tipo del Corriere.
marcell_o wrote ...
quindi, se ho capito bene, a secondo di quel che dicono i dodicenni se ne può dedurre il tasso d'imbecillità dei genitori e questo - avendo due figli - mi pare un azzardo, poco grave ma sempre un azzardo
la seconda cosa, più importante, che ho capito è che qualche decina di scalmanati decidono di combattere la cultura guerrafondaia impedendo con la forza a un minchione di fare lezione... paragonando quest'azione a cosa... la lotta partigiana?
per me, ma non sono bravissimo in storia, assomiglia di più all'azione di squadracce fasciste
2/29/2016, 10:17:00 PMla seconda cosa, più importante, che ho capito è che qualche decina di scalmanati decidono di combattere la cultura guerrafondaia impedendo con la forza a un minchione di fare lezione... paragonando quest'azione a cosa... la lotta partigiana?
per me, ma non sono bravissimo in storia, assomiglia di più all'azione di squadracce fasciste
amaryllide wrote ...
Ma il prurito che sentono è una cosa collettiva.
ma manco per niente. E' il prurito dei soldi che gli gonfiano le tasche. Quando 10 anni fa faceva il megafono delle balle di Bush, c'erano milioni di americani e di italiani in piazza contro la guerra. Panebianco è il barometro del regime, non degli italiani. Dire che la guerra la vuole il popolo attaccandosi a un ragazzino al 99% figlio di genitori imbecilli (perchè nessun dodicenne fa conclusioni del genere da solo) è semplicemente un INFAMIA.
2/29/2016, 8:56:00 PMma manco per niente. E' il prurito dei soldi che gli gonfiano le tasche. Quando 10 anni fa faceva il megafono delle balle di Bush, c'erano milioni di americani e di italiani in piazza contro la guerra. Panebianco è il barometro del regime, non degli italiani. Dire che la guerra la vuole il popolo attaccandosi a un ragazzino al 99% figlio di genitori imbecilli (perchè nessun dodicenne fa conclusioni del genere da solo) è semplicemente un INFAMIA.
iltave wrote ...
Scusa Leonardo, facciamo il punto per capirci: tu ti poni come uno che considera P. come un trombone da bar, e come darti torto.
Poi però partendo da questa premessa finisci per dargli ragione. O meglio, no, non gli dai ragione, ma non gli dai neanche torto.
Di fatto ti metti nella posizione di quello che dice: e vabbè è lo zeitgeist, lasciamo che si esprima e laviamocene le mani, tanto tutto il popolo è già lì che sta urlando “crucfige” prima ancora che lo faccia lui.
Questa per me si chiama ignavia.
Non abbiamo bisogno di P. come barometro, ci sono già i bar che fanno la stessa funzione.
P. fa male al pensiero collettivo, perché legittima ed eleva a discorso culturale ciò che dovrebbe rimanere confinato nella chiacchiera da bar. Per questo va contestato con tutte le forze.
P. è come gli intellettualoidi che accoglievano entusiasti il fascismo e l'entrata in guerra dell'Italia: anche quelli erano espressione del prurito collettivo di una certa parte della società italiana, pur non essendo magari esplicitamente fascisti.
E hanno contribuito attivamente a formare un pensiero collettivo che quando non ha sostenuto apertamente gli orrori del fascismo, quantomeno non vi si è opposto.
Di danni quindi i Panebianco ne possono fare eccome, non trovi?
La libertà è fatta di dialogo e anche di conflitto e opposizione. Per restare liberi è fondamentale che ci sia la contestazione del trombone.
Il tuo ragionamento ha invece il sapore di una ritirata accondiscendente, perché? Sotto sotto ti va bene così?
Sai bene che quelli che alla fine ci hanno tirato fuori dalla merda e che ringraziamo ancora oggi per essere un paese (quasi) libero, sono quelli che si sono opposti, che hanno detto "questo è troppo", proprio come i contestatori di Bologna.
Di certo non quelli come P., né quelli come te a quanto mi par di capire...
Servirebbe un chiarimento da parte tua, grazie.
2/29/2016, 3:38:00 PMPoi però partendo da questa premessa finisci per dargli ragione. O meglio, no, non gli dai ragione, ma non gli dai neanche torto.
Di fatto ti metti nella posizione di quello che dice: e vabbè è lo zeitgeist, lasciamo che si esprima e laviamocene le mani, tanto tutto il popolo è già lì che sta urlando “crucfige” prima ancora che lo faccia lui.
Questa per me si chiama ignavia.
Non abbiamo bisogno di P. come barometro, ci sono già i bar che fanno la stessa funzione.
P. fa male al pensiero collettivo, perché legittima ed eleva a discorso culturale ciò che dovrebbe rimanere confinato nella chiacchiera da bar. Per questo va contestato con tutte le forze.
P. è come gli intellettualoidi che accoglievano entusiasti il fascismo e l'entrata in guerra dell'Italia: anche quelli erano espressione del prurito collettivo di una certa parte della società italiana, pur non essendo magari esplicitamente fascisti.
E hanno contribuito attivamente a formare un pensiero collettivo che quando non ha sostenuto apertamente gli orrori del fascismo, quantomeno non vi si è opposto.
Di danni quindi i Panebianco ne possono fare eccome, non trovi?
La libertà è fatta di dialogo e anche di conflitto e opposizione. Per restare liberi è fondamentale che ci sia la contestazione del trombone.
Il tuo ragionamento ha invece il sapore di una ritirata accondiscendente, perché? Sotto sotto ti va bene così?
Sai bene che quelli che alla fine ci hanno tirato fuori dalla merda e che ringraziamo ancora oggi per essere un paese (quasi) libero, sono quelli che si sono opposti, che hanno detto "questo è troppo", proprio come i contestatori di Bologna.
Di certo non quelli come P., né quelli come te a quanto mi par di capire...
Servirebbe un chiarimento da parte tua, grazie.
salvatore talia wrote ...
Leonardo, mi piacerebbe capire meglio cosa pensi tu delle idee esposte da Angelo Panebianco nel suo articolo del 14 febbraio. Secondo te, Panebianco ha ragione o ha torto? Grazie per l'eventuale risposta.
2/29/2016, 12:51:00 PMAnonymous wrote ...
Il problema è che si contesta qualcuno, pur correttamente, in quattro gatti la cosa ha più il sapore di un situazionismo fuori tempo massimo. Una malattia tipica di molti collettivi universitari (e lo dico da militante che blabla).
Ciò detto,se la sigla è CUA, presumo stia per collettivo universitario autonomo.
Giù le mani dai nostri acronimi!1!!!
2/29/2016, 10:55:00 AMCiò detto,se la sigla è CUA, presumo stia per collettivo universitario autonomo.
Giù le mani dai nostri acronimi!1!!!
marcell_o wrote ...
oddio, mi sa che ci hai ragione al 100%. anche sul fatto a che voler far tacere un minchione gli si fa un favore, senza contare che usare la violenza per impedire la "propaganda" della violenza... ecco... non so...
per il resto credo che i minchioni siano tra noi. essi esistono. votano certi partiti e comprano certi giornali e fanno certi discorsi in certi bar o sull'autobus...
2/29/2016, 9:07:00 AMper il resto credo che i minchioni siano tra noi. essi esistono. votano certi partiti e comprano certi giornali e fanno certi discorsi in certi bar o sull'autobus...
Una cosa, una roba senza senso o forma
02-08-2014, 08:00Almanacco, Bologna, Leonardo sells out, memoria del 900, terrorismoPermalink2 agosto 1980 - Esplode una bomba alla stazione dei treni di Bologna. 85 morti, 218 feriti.
...La storia della caldaia resse sino a sera, ma già intorno a mezzogiorno le cose erano chiare. Nella squadretta di Scialoja c'era un sottufficiale che da soldato era stato artificiere. Gli era bastata un'occhiata alla voragine per scuotere la testa e sentenziare:
"Gas un cazzo. Questa è una bomba".
La stazione era sventrata. Le sirene ululavano. Militari e volontari, fianco a fianco con le mascherine sul naso, scavavano le macerie in cerca di un segno di vita. Qualcuno piangeva, i più moltiplicavano gli sforzi per rimandare l'appuntamento con la rabbia e lo sgomento. Arrivarono le troupe televisive. Una folla di parenti angosciati assiepava i binari. Circolava una parola maledetta e rivelatrice: strage. Le lancette del grande orologio del piazzale Ovest erano ferme sulle 10 e 25. [...] Scialoja s'era concesso una sigaretta. Una giornalista impicciona gli fu subito addosso. La mandò a quel paese e si rimise la mascherina. Dal profondo di due travi squarciate che si erano miracolosamente incastrate a formare una sorta di cavità naturale proveniva un flebile lamento. Scialoja si avventò. Vide una piccola mano coperta di graffi, la strinse, tirò. Le travi ressero. La bambina era sotto choc. Ma respirava. Lo guardava con i suoi enormi occhi stupiti e respirava. La prese in bracciò e la consegnò a un'infermiera. La bambina era biondissima e non capiva l'italiano. Un ufficiale dei carabinieri in alta uniforme lo bloccò al volo.
"Lei! Vada immediatamente al binario uno. Bisogna organizzare un servizio di scorta per le autorità!"
Scialoja mandò anche lui a quel paese e tornò al lavoro. Era lacero, era sudato, puzzava. Ma non sentiva la fatica, non sentiva il disagio. Aveva dormito troppo a lungo. Il letargo era finito... (Giancarlo De Cataldo, Romanzo Criminale, 2002).
...Definiamo quindi "neosensibilismo" il nostro modo di essere sensibili. Che in tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro; da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario. (Offlaga Disco Pax, Sensibile)
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...La storia della caldaia resse sino a sera, ma già intorno a mezzogiorno le cose erano chiare. Nella squadretta di Scialoja c'era un sottufficiale che da soldato era stato artificiere. Gli era bastata un'occhiata alla voragine per scuotere la testa e sentenziare:
"Gas un cazzo. Questa è una bomba".
La stazione era sventrata. Le sirene ululavano. Militari e volontari, fianco a fianco con le mascherine sul naso, scavavano le macerie in cerca di un segno di vita. Qualcuno piangeva, i più moltiplicavano gli sforzi per rimandare l'appuntamento con la rabbia e lo sgomento. Arrivarono le troupe televisive. Una folla di parenti angosciati assiepava i binari. Circolava una parola maledetta e rivelatrice: strage. Le lancette del grande orologio del piazzale Ovest erano ferme sulle 10 e 25. [...] Scialoja s'era concesso una sigaretta. Una giornalista impicciona gli fu subito addosso. La mandò a quel paese e si rimise la mascherina. Dal profondo di due travi squarciate che si erano miracolosamente incastrate a formare una sorta di cavità naturale proveniva un flebile lamento. Scialoja si avventò. Vide una piccola mano coperta di graffi, la strinse, tirò. Le travi ressero. La bambina era sotto choc. Ma respirava. Lo guardava con i suoi enormi occhi stupiti e respirava. La prese in bracciò e la consegnò a un'infermiera. La bambina era biondissima e non capiva l'italiano. Un ufficiale dei carabinieri in alta uniforme lo bloccò al volo.
"Lei! Vada immediatamente al binario uno. Bisogna organizzare un servizio di scorta per le autorità!"
Scialoja mandò anche lui a quel paese e tornò al lavoro. Era lacero, era sudato, puzzava. Ma non sentiva la fatica, non sentiva il disagio. Aveva dormito troppo a lungo. Il letargo era finito... (Giancarlo De Cataldo, Romanzo Criminale, 2002).
...Definiamo quindi "neosensibilismo" il nostro modo di essere sensibili. Che in tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro; da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario. (Offlaga Disco Pax, Sensibile)
Porci alle perle
12-02-2014, 14:431977, Bologna, coccodrilli, musicaPermalink
Roberto "Freak" Antoni (1954-2014)
Temo che sarà inevitabile, a questo punto: qualche giornalista in cerca di carne da coccodrillo sfoglierà l'archivio fino a trovare un'intervista vecchia o nuova in cui Freak Antoni si proponeva nel triste numero del rancoroso di talento. Scopriremo per l'ennesima volta cosa pensava dei colleghi ed ex amici che avevano fatto molti più soldi di lui: di Vasco che non faceva più niente di buono dall'ottanta-e-qualcosa, di Elio mestierante senza nulla da dire, Ferretti ipocrita criptofascista... Sto andando a braccio, non ho voglia di controllare. Purtroppo le cose funzionavano così: giornalista andava a trovare Freak Antoni, giornalista non sapeva cosa domandare a Freak Antoni, e magari dopo qualche deprimente scambio sullo stato di salute, si rassegnava ad alzare un pallonetto, sicuro che Freak Antoni l'avrebbe schiacciato quel che basta per farci un titolo: l'ex cantante svuota il sacco su Vasco, su Elio, su Lindo, le solite miserie.
Un po' era anche colpa sua, la franchezza può essere salutare come un balsamo, ma alla lunga stanca come qualsiasi altro balsamo. E non basta aver ragione: non c'è alcun dubbio che Vasco non canti più nulla di interessante dal 1986; che Elio sia soprattutto un mestierante (e avercene), Ferretti un guru opportunista, eccetera. Tutte opinioni sostanzialmente ragionevoli, ma avremmo preferito non sentirle da un collega che semplicemente non ce l'aveva fatta. Al netto di tutto il romanticismo dei poeti maledetti, questa posa che ti prendi a sedici anni e poi quando cerchi di staccartela di dosso ti accorgi che fa male, che ti si è radicata sottopelle... al netto di tutte queste menate la carriera musicale è simile a tante altre carriere in cui sopravvivi soltanto se trasformi le tue vaghe intuizioni iniziali (che passano sotto il tronfio nome di talento) in una prassi professionale. L'accostamento a Vasco (di due anni più vecchio) è il più brutale ed eloquente: l'arrivismo del provinciale contro il nichilismo del cittadino; il realismo urbano contro l'avanguardia; la provocazione come espediente per conquistare la scena contro la provocazione per il gusto di distruggere qualsiasi scena; gli anni Ottanta contro il '77; più tardi, il rock da birreria contro il punk da teatro. Sin dall'inizio non era possibile avere dubbi su chi avrebbe conquistato la critica e chi avrebbe fatto i soldi veri: e allora perché prendersela? D'altro canto aver visto questo sfattone scendere dalla montagna e finire nel giro di pochi mesi a Discoring può essere stato uno choc difficile da mandar giù: ma se sei l'avanguardia queste cose le devi mettere in conto. Purtroppo non siamo tutti molto bravi a mettere in conto le cose; gli artisti soprattutto, e Freak Antoni un artista è rimasto, più di quanto forse lui non volesse.
Gli altri no, sono riusciti a diventare qualcosa di meno interessante e più redditizio. Vasco almeno ce l'ha fatta alla grande; Elio e compagnia diciamo che l'hanno sfangata, Ferretti ci ha provato ma attualmente alleva cavalli. Antoni? Non ha mai dato la sensazione di volerci nemmeno provare. Possiamo chiamare questo atteggiamento integrità, ma a quel punto è inutile lamentarsi del pubblico di merda. Avreste preferito un Freak Antoni di successo, un Freak Antoni invitato come disturbatore a Sanremo? L'avanguardia alternativa non fa sconti comitiva. Gli Skiantos sono quel classico esperimento che funziona soltanto in laboratorio: Mi piacciono le sbarbine avrebbe potuto diventare anche una hit; le potenzialità c'erano, ma a quel punto saremmo stati i primi a dissociarci disgustati.
In realtà in tanti momenti della sua vita un po' complicata dalle sostanze, a Freak Antoni un po' di sano successo commerciale avrebbe fatto comodo. Faceva sempre un po' strano ascoltare prediche sull'integrità artistica dall'autore e interprete di Ti spalmo la crema. Qualche singolo in radio, qualche ritornello un po' più paraculo, provò a piazzarli anche lui. Salvo che non funzionarono mai, chissà perché - sfiga, incostanza, cattivo management, va' a sapere. A me dispiace: lo avrei preferito meno integro e ancora vivo. Sono sicuro che tra tanti pezzi inutili, qualche gioiellino come Sono ribelle mamma ce lo avrebbe infilato: e tanto ci sarebbe bastato.
Se questo pezzo vi dà fastidio avete assolutamente ragione: FA si meritava parole più commosse. Accanto a qualche stronzata ha fatto cose importanti e necessarie, senza di lui la musica italiana sarebbe persino più triste eccetera. Non so cosa mi stia capitando ultimamente: la crisi, i quarant'anni, la triste scoperta che davvero i medici non ti curano finché non li paghi davvero, il film dei Coen che scioglie ogni residuo zuccheroso di bohème e ti fa sentire la morte con il ghiaccio nei piedi. Se si trattava di imparare a fallire, direi che ho imparato. Adesso bisogna imparare a invecchiare, e devo ringraziare Freak Antoni anche per quelle tristi interviste in cui incauto sparava merda a bersagli troppo vicini e troppo in alto. Se non le avessi lette, forse non avrei mai fatto il voto solenne di non stroncare mai, per nessun motivo, un collega coetaneo di successo. Piuttosto farò finta di non averlo mai letto. Sarà molto facile fare questo tipo di finta.
Temo che sarà inevitabile, a questo punto: qualche giornalista in cerca di carne da coccodrillo sfoglierà l'archivio fino a trovare un'intervista vecchia o nuova in cui Freak Antoni si proponeva nel triste numero del rancoroso di talento. Scopriremo per l'ennesima volta cosa pensava dei colleghi ed ex amici che avevano fatto molti più soldi di lui: di Vasco che non faceva più niente di buono dall'ottanta-e-qualcosa, di Elio mestierante senza nulla da dire, Ferretti ipocrita criptofascista... Sto andando a braccio, non ho voglia di controllare. Purtroppo le cose funzionavano così: giornalista andava a trovare Freak Antoni, giornalista non sapeva cosa domandare a Freak Antoni, e magari dopo qualche deprimente scambio sullo stato di salute, si rassegnava ad alzare un pallonetto, sicuro che Freak Antoni l'avrebbe schiacciato quel che basta per farci un titolo: l'ex cantante svuota il sacco su Vasco, su Elio, su Lindo, le solite miserie.
Un po' era anche colpa sua, la franchezza può essere salutare come un balsamo, ma alla lunga stanca come qualsiasi altro balsamo. E non basta aver ragione: non c'è alcun dubbio che Vasco non canti più nulla di interessante dal 1986; che Elio sia soprattutto un mestierante (e avercene), Ferretti un guru opportunista, eccetera. Tutte opinioni sostanzialmente ragionevoli, ma avremmo preferito non sentirle da un collega che semplicemente non ce l'aveva fatta. Al netto di tutto il romanticismo dei poeti maledetti, questa posa che ti prendi a sedici anni e poi quando cerchi di staccartela di dosso ti accorgi che fa male, che ti si è radicata sottopelle... al netto di tutte queste menate la carriera musicale è simile a tante altre carriere in cui sopravvivi soltanto se trasformi le tue vaghe intuizioni iniziali (che passano sotto il tronfio nome di talento) in una prassi professionale. L'accostamento a Vasco (di due anni più vecchio) è il più brutale ed eloquente: l'arrivismo del provinciale contro il nichilismo del cittadino; il realismo urbano contro l'avanguardia; la provocazione come espediente per conquistare la scena contro la provocazione per il gusto di distruggere qualsiasi scena; gli anni Ottanta contro il '77; più tardi, il rock da birreria contro il punk da teatro. Sin dall'inizio non era possibile avere dubbi su chi avrebbe conquistato la critica e chi avrebbe fatto i soldi veri: e allora perché prendersela? D'altro canto aver visto questo sfattone scendere dalla montagna e finire nel giro di pochi mesi a Discoring può essere stato uno choc difficile da mandar giù: ma se sei l'avanguardia queste cose le devi mettere in conto. Purtroppo non siamo tutti molto bravi a mettere in conto le cose; gli artisti soprattutto, e Freak Antoni un artista è rimasto, più di quanto forse lui non volesse.
Gli altri no, sono riusciti a diventare qualcosa di meno interessante e più redditizio. Vasco almeno ce l'ha fatta alla grande; Elio e compagnia diciamo che l'hanno sfangata, Ferretti ci ha provato ma attualmente alleva cavalli. Antoni? Non ha mai dato la sensazione di volerci nemmeno provare. Possiamo chiamare questo atteggiamento integrità, ma a quel punto è inutile lamentarsi del pubblico di merda. Avreste preferito un Freak Antoni di successo, un Freak Antoni invitato come disturbatore a Sanremo? L'avanguardia alternativa non fa sconti comitiva. Gli Skiantos sono quel classico esperimento che funziona soltanto in laboratorio: Mi piacciono le sbarbine avrebbe potuto diventare anche una hit; le potenzialità c'erano, ma a quel punto saremmo stati i primi a dissociarci disgustati.
In realtà in tanti momenti della sua vita un po' complicata dalle sostanze, a Freak Antoni un po' di sano successo commerciale avrebbe fatto comodo. Faceva sempre un po' strano ascoltare prediche sull'integrità artistica dall'autore e interprete di Ti spalmo la crema. Qualche singolo in radio, qualche ritornello un po' più paraculo, provò a piazzarli anche lui. Salvo che non funzionarono mai, chissà perché - sfiga, incostanza, cattivo management, va' a sapere. A me dispiace: lo avrei preferito meno integro e ancora vivo. Sono sicuro che tra tanti pezzi inutili, qualche gioiellino come Sono ribelle mamma ce lo avrebbe infilato: e tanto ci sarebbe bastato.
Se questo pezzo vi dà fastidio avete assolutamente ragione: FA si meritava parole più commosse. Accanto a qualche stronzata ha fatto cose importanti e necessarie, senza di lui la musica italiana sarebbe persino più triste eccetera. Non so cosa mi stia capitando ultimamente: la crisi, i quarant'anni, la triste scoperta che davvero i medici non ti curano finché non li paghi davvero, il film dei Coen che scioglie ogni residuo zuccheroso di bohème e ti fa sentire la morte con il ghiaccio nei piedi. Se si trattava di imparare a fallire, direi che ho imparato. Adesso bisogna imparare a invecchiare, e devo ringraziare Freak Antoni anche per quelle tristi interviste in cui incauto sparava merda a bersagli troppo vicini e troppo in alto. Se non le avessi lette, forse non avrei mai fatto il voto solenne di non stroncare mai, per nessun motivo, un collega coetaneo di successo. Piuttosto farò finta di non averlo mai letto. Sarà molto facile fare questo tipo di finta.
Comments (31)
Franz wrote ...
Freak era ironico con tutto è gli ironici sono dei grandi criticoni....Non credo proprio che fosse invidioso del successo altrui, cosa vuoi che gliene freghi a un tossico intelligente come lui...credo più che altro che il suo idealismo gli imponesse la critica alla fama per la fama e nientaltro...l articolo è sbagliato
4/21/2018, 9:38:00 PMHeavymachinegun wrote ...
Può darsi, anche se ultimamente mi sembra che si divertano sempre meno e "mestièrino" sempre di più.
Ma è un destino comune. Anche gli Skiantos dopo il periodo "classico" 1977-1980 hanno fatto più o meno la stessa cosa.
2/20/2014, 8:08:00 AMMa è un destino comune. Anche gli Skiantos dopo il periodo "classico" 1977-1980 hanno fatto più o meno la stessa cosa.
Anonymous wrote ...
Forse Elio non si è mai offeso per quel "mestierante " e per la definizione di musicista datagli da Antoni. Forse considera essere un bravo musicista non un disvalore. Forse sapeva e sa di non avere particolari messaggi da veicolare con la musica, se non essa stessa ed il divertimento che ne scaturisce .
Eest mi han sempre dato l'idea che facessero quella musica perché si divertivano nel farla.
2/19/2014, 3:25:00 AMEest mi han sempre dato l'idea che facessero quella musica perché si divertivano nel farla.
Heavymachinegun wrote ...
Comunque Elio mi è sembrato sinceramente provato alla camera ardente di Antoni.
Non l'avevo mai visto così triste.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/02/14/news/addio_freak_in_comune_la_camera_ardente_domani_i_funerali_in_forma_privata-78511019/
Forse non c'era così tanto "rancore", come dicono alcuni. O forse ha perdonato il rancore post-mortem. Chissà.
2/14/2014, 5:10:00 PMNon l'avevo mai visto così triste.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/02/14/news/addio_freak_in_comune_la_camera_ardente_domani_i_funerali_in_forma_privata-78511019/
Forse non c'era così tanto "rancore", come dicono alcuni. O forse ha perdonato il rancore post-mortem. Chissà.
Leonardo T wrote ...
Su blogger non si può bannare nessuno, ma consideratevi tutti bannati moralmente.
2/13/2014, 11:20:00 PMAnonymous wrote ...
hey hey ma che piedi che c'hai
hey hey ma che piedi che c'hai
hey hey ma che numero è mai
hey hey ma che numero è mai
2/13/2014, 6:45:00 PMhey hey ma che piedi che c'hai
hey hey ma che numero è mai
hey hey ma che numero è mai
Anonymous wrote ...
Anonimi che non hanno capito il topic e spiegano la netiquette agli altri, solo su leonardo.blogspot.com
2/13/2014, 12:47:00 PMAnonymous wrote ...
Per l'anonimo delle 11.17 che delira e si crede il padrone del blog.
Qualche consiglio.
"l'unica cosa che ti da piacere" io metterei l'accento sulla a.
Spera che non ti becchi Leonardo che se no te la mena per due settimane
Se non ti piace come Leonardo gestisce il blog puoi benissimo andartene e comunque evitare commenti off topic.
Oppure ti fai un blog tuo e te lo gestisci come meglio credi.
Poi lasciaci il link che verremo a trovarti
Saluti
2/13/2014, 12:31:00 PMQualche consiglio.
"l'unica cosa che ti da piacere" io metterei l'accento sulla a.
Spera che non ti becchi Leonardo che se no te la mena per due settimane
Se non ti piace come Leonardo gestisce il blog puoi benissimo andartene e comunque evitare commenti off topic.
Oppure ti fai un blog tuo e te lo gestisci come meglio credi.
Poi lasciaci il link che verremo a trovarti
Saluti
Randolph Carter wrote ...
E chi è un "grande" degli ultimi 30 anni, nella musica italiana?
La "musichella"... e la "musicona" cos'è? Stravinsky?
P.S.
Rino Caetano?
2/13/2014, 12:21:00 PMLa "musichella"... e la "musicona" cos'è? Stravinsky?
P.S.
Rino Caetano?
Anonymous wrote ...
Io invece vorrei spezzare una lancia in favore dell'anonimo bifolco.
Si stava appena riprendendo dalla caduta del muro di Berlino ...e ora si sta rendendo conto che votando pd in realtà vota pdc (partito democratico cristiano)...
Chi non sarebbe un pelo nervoso al suo posto?
A lui va tutta la mia solidarietà...
2/13/2014, 12:11:00 PMSi stava appena riprendendo dalla caduta del muro di Berlino ...e ora si sta rendendo conto che votando pd in realtà vota pdc (partito democratico cristiano)...
Chi non sarebbe un pelo nervoso al suo posto?
A lui va tutta la mia solidarietà...
Anonymous wrote ...
Sei diventato come un controllore
non stai nemmeno ad ascoltare
l'unica cosa che ti da piacere
è criticare è criticare, criticare
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
2/13/2014, 11:17:00 AMnon stai nemmeno ad ascoltare
l'unica cosa che ti da piacere
è criticare è criticare, criticare
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
Non farò mai quello che vuoi
marcell_o wrote ...
io non li capisco tanto 'sti discorsi...
ora non nego che tra vasco rossi e laura pausini ci sia poca differenza qualitativa diciamo e perfino che (cito dei nomi a caso) non riesco a vedere gran differenza di qualità culturale tra tiziano ferro e fabri fibra
di musichella si tratta. è evidente che elio non è un genio, credo neanche freak antoni, ma - se vogliamo dirla tutta - neanche rino caetano e se parliamo di mogol-battisti... sempre canzonette sono.
bravi, ma sempre a scrive canzonette
dare del venduto a qualcuno perché è riuscito a fare canzonette che vendono invece di fare canzonette che non vendono... boh... non la capisco proprio
non è che se iva zanicchi canta la zingara è una merda e se la canta giuliano palma è una roba... roba cosa?
ironica? vintaggista?
se la canzone è una stronzata (e in questo caso è una stronzata) rimane una stronzata anche se la canta il fantasma di pavarotti
mi piaccion le sbarbine... mio dio!
diciamo che in quel periodo ('60-'70) c'era più senso dell'umorismo, ora si prendono tutti terribilmente sul serio, a cominciare da elio: che palle!
2/13/2014, 9:28:00 AMora non nego che tra vasco rossi e laura pausini ci sia poca differenza qualitativa diciamo e perfino che (cito dei nomi a caso) non riesco a vedere gran differenza di qualità culturale tra tiziano ferro e fabri fibra
di musichella si tratta. è evidente che elio non è un genio, credo neanche freak antoni, ma - se vogliamo dirla tutta - neanche rino caetano e se parliamo di mogol-battisti... sempre canzonette sono.
bravi, ma sempre a scrive canzonette
dare del venduto a qualcuno perché è riuscito a fare canzonette che vendono invece di fare canzonette che non vendono... boh... non la capisco proprio
non è che se iva zanicchi canta la zingara è una merda e se la canta giuliano palma è una roba... roba cosa?
ironica? vintaggista?
se la canzone è una stronzata (e in questo caso è una stronzata) rimane una stronzata anche se la canta il fantasma di pavarotti
mi piaccion le sbarbine... mio dio!
diciamo che in quel periodo ('60-'70) c'era più senso dell'umorismo, ora si prendono tutti terribilmente sul serio, a cominciare da elio: che palle!
Anonymous wrote ...
Ma anche le foibe.
2/13/2014, 9:09:00 AMPiero wrote ...
Allora, d.t. è un rompicoglioni non so se in buonafede o meno ma rompicoglioni rimane.
L'anonimo dopo è un troglodita che non riesce a dire due parole di fila senza parolacce. E per quanto il ragionamento di d.t. sia assolutamente off topic è comunque ineccepibile e il troglodita di cui sopra deve farsene una ragione.
Leonardo, io li avrei bannati e li bannerei entrambi.
2/13/2014, 8:22:00 AML'anonimo dopo è un troglodita che non riesce a dire due parole di fila senza parolacce. E per quanto il ragionamento di d.t. sia assolutamente off topic è comunque ineccepibile e il troglodita di cui sopra deve farsene una ragione.
Leonardo, io li avrei bannati e li bannerei entrambi.
Heavymachinegun wrote ...
Mah, semmai volevi linkare questo:
http://www.youtube.com/watch?v=0ijGgFz0bBE
Quello è un cortesissimo contest di demenzialità.
No davvero, io tutto questo "rancore a palate" non lo vedo.
2/13/2014, 7:51:00 AMhttp://www.youtube.com/watch?v=0ijGgFz0bBE
Quello è un cortesissimo contest di demenzialità.
No davvero, io tutto questo "rancore a palate" non lo vedo.
delio wrote ...
se questo non è rancore (ammantato da placido sarcasmo), non so cosa lo è:
http://www.youtube.com/watch?v=7d0wRPO2IYs&list=PL0ED49C1A5C36DF68&index=1
2/13/2014, 5:36:00 AMhttp://www.youtube.com/watch?v=7d0wRPO2IYs&list=PL0ED49C1A5C36DF68&index=1
Leonardo T wrote ...
Veramente è l'unico in topic... http://www.youtube.com/watch?v=nY4BgVEGlh8
2/13/2014, 12:36:00 AMHeavymachinegun wrote ...
Ancora con 'sto "rancore"? Ma non è vero...
Che gli Skiantos non abbiano mai inciso il disco-capolavoro siamo d'accordo. Probabilmente il loro "capolavoro" è Kinotto, seguito da Monotono, seguito dall'Unplugged e da Doppia Dose. Nessuno di questi dischi è "in fuoco", ma si barcamena tra alti e bassi. Le canzoni sono eterogenee. Sono "amatoriali" appunto.
Però se vai a prendere le singole canzoni trovi sì dei capolavori. Te trovami qualcun'altro che abbia affrontato il tema di "Sono buono". L'arrendersi del ribelle di fronte al mondo. Ma per dirne solo una, eh.
2/12/2014, 11:56:00 PMChe gli Skiantos non abbiano mai inciso il disco-capolavoro siamo d'accordo. Probabilmente il loro "capolavoro" è Kinotto, seguito da Monotono, seguito dall'Unplugged e da Doppia Dose. Nessuno di questi dischi è "in fuoco", ma si barcamena tra alti e bassi. Le canzoni sono eterogenee. Sono "amatoriali" appunto.
Però se vai a prendere le singole canzoni trovi sì dei capolavori. Te trovami qualcun'altro che abbia affrontato il tema di "Sono buono". L'arrendersi del ribelle di fronte al mondo. Ma per dirne solo una, eh.
Anonymous wrote ...
Leo, quando hai un minuto banna l'anonimo intellettuale delle 20.01
2/12/2014, 11:18:00 PMdelio wrote ...
ok, eelst non sono dei geni. ho letto vite bruciacchiate e mi ha lasciato molto amaro in bocca, lontano dal palco e dagli studi di radio deejay sembrano molto meno fighi.
epperò: ma qui si parla di musica, no? bertrand russel aveva una statura intellettuale superiore a quella di freak antoni, ma non basta questo per dire che fosse un musicista superiore. sinceramente: cos'ha fatto e scritto freak antoni, a parte essere uno dei pochi anti-eroi sopravvissuti al '77? una serie di libri pietosi, una manciata di dischi velleitari e amatoriali, ma totalmente fuori fuoco. e, appunto, ha sviluppato rancore a badilate. mah.
2/12/2014, 10:41:00 PMepperò: ma qui si parla di musica, no? bertrand russel aveva una statura intellettuale superiore a quella di freak antoni, ma non basta questo per dire che fosse un musicista superiore. sinceramente: cos'ha fatto e scritto freak antoni, a parte essere uno dei pochi anti-eroi sopravvissuti al '77? una serie di libri pietosi, una manciata di dischi velleitari e amatoriali, ma totalmente fuori fuoco. e, appunto, ha sviluppato rancore a badilate. mah.
Anonymous wrote ...
Non dimentichiamoci l'immenso Rino Gaetano
2/12/2014, 10:39:00 PMAnonymous wrote ...
Eh eh, la solita risposta antropologicamente superiore
2/12/2014, 10:03:00 PMcragno wrote ...
Effettivamente ricondurre Freak Antoni a cosa diceva di qualche altro musicista mi sembra un granchio abbastanza grosso. E poi non parlava solo male, di qualcuno parlava anche benino
‐ Cosa pensi invece della musica italiana di oggi?
Oggi in Italia la musica è ridoAa ai minimi termini, l’industria musicale quella delle grandi etichette, ha pagato la mediocrità dei propri funzionari in maniera atroce ma corretta. Nel senso che c’è stata una nemesi molto forte nei
confronti di queste etichette definite major che soprattutto nel nostro paese hanno sempre avuto da un punto di vista artstico delle tendenze dementi – non demenziali ma dementi – facendo scelte sciagurate. Questo anche perché
nell’industria discografica non sono mai andati i cervelli migliori visto che i guadagni dell’industria discografica sono sempre stati modesti rispetto a quelli dell’industria del petrolio, di quella automobilistica, siderurgica e di tanti altri tipi
di industrie. In Italia i direAori ar9s9ci sono sempre sta9 dei manager da ‘quaAro soldi’ che pensavano di vendere dischi come saponette, non avendo invece capito che ogni prodotto ha una sua specificità e lo devi conoscere in
profondità per poterlo valorizzare e poi vendere…. Oggi mi sembra che la musica sia ridotta ai minimi termini, e lo si deduce anche dagli spazi che ha nei grandi mass media, in televisione per esempio: le uniche trasmissioni che riservano
spazio alla musica sono Amici e XFactor che è un programma tra l’altro copiato da un format anglosassone. Due anni fa ho fatto una mini tournée con gli Skiantos in Sardegna; durante uno dei tanti spostamenti ci siamo fermati in un
autogrill dove al fianco della cassa abbiamo notato un espositore contenente solo i CD dei vincitori di Amici e XFactor, non c’erano altri CD. Se non passi da quelle trasmissioni non sei nessuno. Oppure ti fai una gavetta di dieci anni
sperando che ti noti un impresario o qualcuno dell’ambiente che ti dia una minima chance. In Italia non ci sono spazi adeguati per la musica e tutto quello che viene promosso è la penultima o la terzultima moda. Per esempio, il rap ha
quasi più di 20 anni negli Stati Uniti dove è nato, e ormai ‘tira gli sgoccioli’. Qui da noi invece è ancora un genere che Fabri Fibra o Jovanotti coltivano con un certo successo. Questo per dire, che sono tutti generi copiati dal mondo
anglosassone e riportati qui da noi con una grande miseria di contenuti. I Litfiba ai miei tempi erano osannati perché sembrava fosse un gruppo di grande sperimentazione in ambito rock. Me li ricordo ai tempi di dischi come 17 re, reduci dalle tournée francesi, vedere un loro concerto sembrava di essere al cospetto di un gruppo di notevole ricerca musicale. I loro successi però sono venuti con canzoncine rock modeste e banali. Non vedo grandi interpreti nella
musica italiana di oggi. I grandi ci sono stati veramente solo negli anni ‘60 e qualcuno negli anni ‘70. Per me la coppia vincente è stata quella di Battisti Mogol che proprio in quel periodo tirò fuori canzoni strepitose. Non vedo nessun’altro interprete a quel livello oggi. Ogni tanto Cesare Cremonini piazza una canzone di una certa bellezza per i miei gusti; Daniele Silvestri è un altro molto bravo; Caparezza è divertente… In generale, non vedo grandi interpreti oggi ma non voglio fare il vecchio acido, ammetto anche la mia ignoranza, ammetto di essere un po’ disamorato della scena musicale contemporanea.
http://freakbeat.it/download/freakbeat-pressbook.pdf
2/12/2014, 9:46:00 PM‐ Cosa pensi invece della musica italiana di oggi?
Oggi in Italia la musica è ridoAa ai minimi termini, l’industria musicale quella delle grandi etichette, ha pagato la mediocrità dei propri funzionari in maniera atroce ma corretta. Nel senso che c’è stata una nemesi molto forte nei
confronti di queste etichette definite major che soprattutto nel nostro paese hanno sempre avuto da un punto di vista artstico delle tendenze dementi – non demenziali ma dementi – facendo scelte sciagurate. Questo anche perché
nell’industria discografica non sono mai andati i cervelli migliori visto che i guadagni dell’industria discografica sono sempre stati modesti rispetto a quelli dell’industria del petrolio, di quella automobilistica, siderurgica e di tanti altri tipi
di industrie. In Italia i direAori ar9s9ci sono sempre sta9 dei manager da ‘quaAro soldi’ che pensavano di vendere dischi come saponette, non avendo invece capito che ogni prodotto ha una sua specificità e lo devi conoscere in
profondità per poterlo valorizzare e poi vendere…. Oggi mi sembra che la musica sia ridotta ai minimi termini, e lo si deduce anche dagli spazi che ha nei grandi mass media, in televisione per esempio: le uniche trasmissioni che riservano
spazio alla musica sono Amici e XFactor che è un programma tra l’altro copiato da un format anglosassone. Due anni fa ho fatto una mini tournée con gli Skiantos in Sardegna; durante uno dei tanti spostamenti ci siamo fermati in un
autogrill dove al fianco della cassa abbiamo notato un espositore contenente solo i CD dei vincitori di Amici e XFactor, non c’erano altri CD. Se non passi da quelle trasmissioni non sei nessuno. Oppure ti fai una gavetta di dieci anni
sperando che ti noti un impresario o qualcuno dell’ambiente che ti dia una minima chance. In Italia non ci sono spazi adeguati per la musica e tutto quello che viene promosso è la penultima o la terzultima moda. Per esempio, il rap ha
quasi più di 20 anni negli Stati Uniti dove è nato, e ormai ‘tira gli sgoccioli’. Qui da noi invece è ancora un genere che Fabri Fibra o Jovanotti coltivano con un certo successo. Questo per dire, che sono tutti generi copiati dal mondo
anglosassone e riportati qui da noi con una grande miseria di contenuti. I Litfiba ai miei tempi erano osannati perché sembrava fosse un gruppo di grande sperimentazione in ambito rock. Me li ricordo ai tempi di dischi come 17 re, reduci dalle tournée francesi, vedere un loro concerto sembrava di essere al cospetto di un gruppo di notevole ricerca musicale. I loro successi però sono venuti con canzoncine rock modeste e banali. Non vedo grandi interpreti nella
musica italiana di oggi. I grandi ci sono stati veramente solo negli anni ‘60 e qualcuno negli anni ‘70. Per me la coppia vincente è stata quella di Battisti Mogol che proprio in quel periodo tirò fuori canzoni strepitose. Non vedo nessun’altro interprete a quel livello oggi. Ogni tanto Cesare Cremonini piazza una canzone di una certa bellezza per i miei gusti; Daniele Silvestri è un altro molto bravo; Caparezza è divertente… In generale, non vedo grandi interpreti oggi ma non voglio fare il vecchio acido, ammetto anche la mia ignoranza, ammetto di essere un po’ disamorato della scena musicale contemporanea.
http://freakbeat.it/download/freakbeat-pressbook.pdf
Heavymachinegun wrote ...
Non è solo una questione di arrivare prima. È che Antoni ha scritto delle cose che Elio non ha mai scritto e non scriverà mai. Per quanto ami gli Eelst e li abbia visti due volte dal vivo non posso dire che abbiano la stessa statura intellettuale. E non lo dico per trollarti "alla skiantos" o per fare il controcorrente, lo penso veramente.
Poi se Antoni fosse o meno "rancoroso" è da vedere. Dal post di Leo sembra che nelle interviste parlasse solo di questo. Non è un segreto che considerasse gli Eelst "quattro orchestrali noiosissimi". Però ridurre tutta la figura di Antoni a quello che pensava della gente (attualmente) più famosa è riduttivo.
Per esempio, qui parla della morte e della sua fede buddista (forse l'intervista più incongrua con la sua immagine):
http://www.youtube.com/watch?v=cJT1ktFPkQw
Qui parla della produzione culturale del movimento del '77:
http://www.youtube.com/watch?v=-m-hMM7NZag
Qui parla della sua dipendenza dall'eroina:
http://www.youtube.com/watch?v=LeX78DtoxRg
Qui parla della storia degli Skiantos, di Andrea Pazienza, e degli Eelst (alla fine):
http://www.youtube.com/watch?v=6KlEOEqfm-I
http://www.youtube.com/watch?v=0ijGgFz0bBE
2/12/2014, 8:25:00 PMPoi se Antoni fosse o meno "rancoroso" è da vedere. Dal post di Leo sembra che nelle interviste parlasse solo di questo. Non è un segreto che considerasse gli Eelst "quattro orchestrali noiosissimi". Però ridurre tutta la figura di Antoni a quello che pensava della gente (attualmente) più famosa è riduttivo.
Per esempio, qui parla della morte e della sua fede buddista (forse l'intervista più incongrua con la sua immagine):
http://www.youtube.com/watch?v=cJT1ktFPkQw
Qui parla della produzione culturale del movimento del '77:
http://www.youtube.com/watch?v=-m-hMM7NZag
Qui parla della sua dipendenza dall'eroina:
http://www.youtube.com/watch?v=LeX78DtoxRg
Qui parla della storia degli Skiantos, di Andrea Pazienza, e degli Eelst (alla fine):
http://www.youtube.com/watch?v=6KlEOEqfm-I
http://www.youtube.com/watch?v=0ijGgFz0bBE
Anonymous wrote ...
Non ti sopporto più, m'hai rotto i coglioni.
Mi scarichi addosso le tue paranoie.
Io non ne voglio un cazzo.
2/12/2014, 8:01:00 PMMi scarichi addosso le tue paranoie.
Io non ne voglio un cazzo.
d.t. wrote ...
Letta ha fatto scacco a Renzi ora vedremo quale sarà la sua mossa!
Il problema è sempre il solito: i giochi di potere vengono sempre prima dei problemi degli italiani.
2/12/2014, 7:06:00 PMIl problema è sempre il solito: i giochi di potere vengono sempre prima dei problemi degli italiani.
delio wrote ...
ho difficoltà a credere che antoni sia mai stato piú talentuoso e meno mestierante di elio. era solo arrivato prima.
2/12/2014, 5:00:00 PMHeavymachinegun wrote ...
Insomma, non avrò nessun coccodrillone da occhi lucidi.
Non sei in vena in questo periodo.
2/12/2014, 4:01:00 PMNon sei in vena in questo periodo.
Anonymous wrote ...
E anche bravo, credimi.
Zagabart
2/12/2014, 3:27:00 PMZagabart
5 cose che nessuno sa di Dalla, forse
04-03-2012, 16:18Bologna, cantautori, coccodrilli, musica, omofobie, SanremoPermalink
Su Lucio Dalla in questi giorni è stato detto tutto di tutto, vero? No, sbagliato. Ci sono cose che persino nel coccodrillo più accurato non avete letto, per il semplice motivo che nessuno le sa - o chi le sa ha la consegna di tacere. Ve ne allungo qualcuna, senza la pretesa di far luce su nessun mistero: mi limito a far notare che di misteri ce n'è: ed è abbastanza intrigante, se si pensa all'uomo. Se si eccettua qualche strofa di Com'è profondo il mare, Dalla non ha mai coltivato l'ermetismo chic di molti suoi colleghi (vien subito in mente De Gregori, che con gli anni comunque si è molto aperto): era uno che potevi incontrare davanti alla vetrina di un negozio di strumenti musicali o in piscina e nei limiti del possibile se lo salutavi ti salutava; dava l'impressione di sentirsi a suo agio in mezzo alla gente, e la coda che vedete in Piazza Maggiore lo testimonia. In questi giorni si sono rilette diverse interviste e sembra proprio che Dalla avesse sempre da offrire all'interlocutore qualcosa di nuovo, qualcosa di suo: non era il tizio che ribadisce sempre i tre concetti e i due aneddoti e fa il muro su tutto il resto. E però a un certo punto un muro evidentemente c'è, perché noi tante cose di Dalla non le sappiamo e forse non le sapremo mai, per esempio:
1. Come ha fatto a diventare il più grande cantautore italiano nel giro di pochi mesi?
I termini della vicenda sono noti. Fino ai tardi anni Settanta Lucio Dalla ha scritto diverse musiche e almeno il testo, molto curioso, di una canzone (La capra Elisabetta), sepolta in un vecchio LP che non si è comprato nessuno (Terra di Gaibola). Ai più è noto come musicista e interprete; un ruolo simile a quello del diversissimo Lucio Battisti, salvo che quest'ultimo ha un sodalizio ormai stabile con il demenziale Mogol, mentre Dalla le sta provando tutte per rendere cantabili le strofe del poeta Roberto Roversi, in tre dischi che sono forse l'ultimo posto in cui la Musica italiana e la Poesia italiana sono state viste assieme. A un certo punto il sodalizio con Roversi si interrompe e Dalla si improvvisa cantautore, una cosa che praticamente non aveva mai fatto. Il problema, che credo abbia turbato molti suoi colleghi e persino me, è che il modo in cui si improvvisa cantautore è Com'è profondo il mare, cioè l'eccellenza assoluta nella categoria, sin dalla prima strofa che descrive l'insonnia e tante altre cose ma è anche come se dicesse: cari amici cantautori, fin qui abbiamo scherzato, ma se volete venire a prender lezioni io ne ho qui per tutti quanti, prendi questa Francesco, prendi questa Fabrizio, porta a casa Antonello eccetera.
Siamo noi
Siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Non so se avete presente quella scena nei film americani in cui una ragazzina che fino a quel momento non aveva mai provato i pattini / la ginnastica acrobatica / la danza moderna / il softball fa un tentativo e bum! diventa campionessa assoluta del mondo mondiale, queste cose capitano appunto soltanto nei film americani per teenager e nella vita di Lucio Dalla, che ha cominciato a scrivere testi, immaginate, a 35 anni, e ha cominciato direttamente dai capolavori (tutto quel disco sembra scritto da un signore che abbia la lingua italiana a sua immediata e completa disposizione). Non lo so, avete delle ipotesi? Vuoi dire che se le scrivesse già da prima intestandole a dei prestanome perché era timido? O che sono davvero tutti buoni a fare i parolieri, che ci vuole? Non lo sapremo mai. Qualcuno di voi ha 35 anni e non ha mai scritto una canzone in vita sua? Controlli se per caso non è il più grande paroliere degli anni Dieci, magari ci fa un favore a tutti.
2. Chi amava Lucio Dalla?
1. Come ha fatto a diventare il più grande cantautore italiano nel giro di pochi mesi?
I termini della vicenda sono noti. Fino ai tardi anni Settanta Lucio Dalla ha scritto diverse musiche e almeno il testo, molto curioso, di una canzone (La capra Elisabetta), sepolta in un vecchio LP che non si è comprato nessuno (Terra di Gaibola). Ai più è noto come musicista e interprete; un ruolo simile a quello del diversissimo Lucio Battisti, salvo che quest'ultimo ha un sodalizio ormai stabile con il demenziale Mogol, mentre Dalla le sta provando tutte per rendere cantabili le strofe del poeta Roberto Roversi, in tre dischi che sono forse l'ultimo posto in cui la Musica italiana e la Poesia italiana sono state viste assieme. A un certo punto il sodalizio con Roversi si interrompe e Dalla si improvvisa cantautore, una cosa che praticamente non aveva mai fatto. Il problema, che credo abbia turbato molti suoi colleghi e persino me, è che il modo in cui si improvvisa cantautore è Com'è profondo il mare, cioè l'eccellenza assoluta nella categoria, sin dalla prima strofa che descrive l'insonnia e tante altre cose ma è anche come se dicesse: cari amici cantautori, fin qui abbiamo scherzato, ma se volete venire a prender lezioni io ne ho qui per tutti quanti, prendi questa Francesco, prendi questa Fabrizio, porta a casa Antonello eccetera.
Siamo noi
Siamo in tanti
Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Dei linotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare
Non so se avete presente quella scena nei film americani in cui una ragazzina che fino a quel momento non aveva mai provato i pattini / la ginnastica acrobatica / la danza moderna / il softball fa un tentativo e bum! diventa campionessa assoluta del mondo mondiale, queste cose capitano appunto soltanto nei film americani per teenager e nella vita di Lucio Dalla, che ha cominciato a scrivere testi, immaginate, a 35 anni, e ha cominciato direttamente dai capolavori (tutto quel disco sembra scritto da un signore che abbia la lingua italiana a sua immediata e completa disposizione). Non lo so, avete delle ipotesi? Vuoi dire che se le scrivesse già da prima intestandole a dei prestanome perché era timido? O che sono davvero tutti buoni a fare i parolieri, che ci vuole? Non lo sapremo mai. Qualcuno di voi ha 35 anni e non ha mai scritto una canzone in vita sua? Controlli se per caso non è il più grande paroliere degli anni Dieci, magari ci fa un favore a tutti.
2. Chi amava Lucio Dalla?
Comments (71)
Giulio proprio io wrote ...
Tu potresti parlarci di lui, tu che ne hai incontrato il cuore di nuvola.
Dicci ciò che non può più dirci Lucio, Iskra.
Facci restare con lui ancora un po'.
Giulio
4/3/2022, 1:27:00 AMDicci ciò che non può più dirci Lucio, Iskra.
Facci restare con lui ancora un po'.
Giulio
Nickball69 wrote ...
Cara, a mio avviso, è una canzone ermetica. La puoi ascoltare con leggerezza ed è sempre bella ma il testo contiene chiavi interpretative.
Dice"non ti avessi incontrato" coniugando il participio passato al maschile. Nell' italiano parlato è abbastanza consueto ma scritto è errore se si parla di una donna. Nell' italiano cantato non si sa, peró Dalla dopo canta "come una farfalla ti avrei potuta inchiodare". Perchè lo fa? Non ha neanche problemi di rima, invece cosí sottolinea che la persona da scordare nelle strofe prima è uomo e parecchio giovane che ha paura ad andar lontano. Metafora sessuale? Propone qualcosa di meno compromettente con la mano.
D altronde parla di un giovane uomo che ha paura a farsi vedere con lui di giorno e preferisce le notti che ormai portano il suo profumo. Ammette anche che è solito a questi amori e che ne esce solitamente a pezzi.
Lui rifiutato si sente uno sputo. La notte che lo aveva visto con l amante ora non lo riconosce piú tra le sue stelle.
Quel "e cosí sia" alla fine al nascere del nuovo giorno dopo una notte passata ad elaborare il lutto dell amore perduto sa di cattolicissimo amen.
Busi secondo me fa spettacolo. Dalla ha portato avanti il suo discorso in modo ermetico ma neanche troppo.
8/10/2020, 3:21:00 AMDice"non ti avessi incontrato" coniugando il participio passato al maschile. Nell' italiano parlato è abbastanza consueto ma scritto è errore se si parla di una donna. Nell' italiano cantato non si sa, peró Dalla dopo canta "come una farfalla ti avrei potuta inchiodare". Perchè lo fa? Non ha neanche problemi di rima, invece cosí sottolinea che la persona da scordare nelle strofe prima è uomo e parecchio giovane che ha paura ad andar lontano. Metafora sessuale? Propone qualcosa di meno compromettente con la mano.
D altronde parla di un giovane uomo che ha paura a farsi vedere con lui di giorno e preferisce le notti che ormai portano il suo profumo. Ammette anche che è solito a questi amori e che ne esce solitamente a pezzi.
Lui rifiutato si sente uno sputo. La notte che lo aveva visto con l amante ora non lo riconosce piú tra le sue stelle.
Quel "e cosí sia" alla fine al nascere del nuovo giorno dopo una notte passata ad elaborare il lutto dell amore perduto sa di cattolicissimo amen.
Busi secondo me fa spettacolo. Dalla ha portato avanti il suo discorso in modo ermetico ma neanche troppo.
Anonymous wrote ...
Lucio cercò sicuramente di sdrammatizzare, Aveva visto Tenco dopo la morte e ne rimase traumatizzato Continuate pure a giudicare e contestare il Genio ,voi non lo sarete mai e la tristezza è che passeranno chissà quanti anni per avere un altro GENIO di questo calibro Giudica e condanna chi non conosce
3/15/2015, 2:19:00 PMMauro wrote ...
E' incredibile come io abbia rivalutato " Cara" dopo tanto anni, e quante emozioni riesce ancora a trasmettermi, ma solo cantate da Lui : Lucio, l'ho ascoltata recentemente da Ron : fa ca@are....
5/30/2014, 8:18:00 PMAnonymous wrote ...
quante parole,, forse e tutto piu semplice,, amarlo e basta,,, iskra
7/28/2013, 4:00:00 PMAnonymous wrote ...
Io lucio l'ho sempre ascoltato...e apprezzato...anche nei pezzi post 1981
3/25/2013, 7:36:00 PMAnonymous wrote ...
evvabbé, ma il cretino su De André ci sta sempre, per equilibrare il mondo.
3/4/2013, 8:37:00 PMNino d'Angerous wrote ...
macchè sentito dire: il testo è di venditti, lo sanno tutti!
"cara, svegliati è primavera", è questa la canzone no?
4/4/2012, 1:12:00 AM"cara, svegliati è primavera", è questa la canzone no?
Marina Viola wrote ...
A proposito di Cara e di noi femmine, ecco i miei pensieri, se interessano:
http://pensierieparola.blogspot.com/2012/03/cara-dei-e-parmalat.html
Marina Viola
3/15/2012, 3:34:00 PMhttp://pensierieparola.blogspot.com/2012/03/cara-dei-e-parmalat.html
Marina Viola
Leonardo T wrote ...
Ma il problema non è l'autoironia, il problema è il ritornello neomelodico dopo la strofa reggae, e più in generale il paraculismo radiofonico degli anni Novanta.
Langone non cita fonti e non racconta storie interessanti, è un poveretto che ha orecchiato un gossip.
3/14/2012, 7:23:00 PMLangone non cita fonti e non racconta storie interessanti, è un poveretto che ha orecchiato un gossip.
Anonymous wrote ...
Bel post. La pista Bonaga è trapelata anche sulle colonne del Foglio, a opera di Camillo Langone. Dalla è stato grande. Ha avuto una lunga decadenza, è vero, ma tutto sommato è riuscito a mantenere un briciolo di diversità rispetto a tutti gli altri nel suo settore, perchè non si è mai preso troppo sul serio. Roba tipo "Attenti al lupo" chi vuole può benissimo evitarla, ma a me sembra che ci sia molta autoironia dentro, e ciò non fa mai male. Poi per carità, il Dalla 1977-1981 rimane una cosa a parte. Io ci sono affezionato perchè era la colonna sonora della mia infanzia, e non è stato per niente male (Ho messo i miei ricordi qui: http://dueaccordi.wordpress.com/2012/03/04/lucio-dalla-e-me-e-noi/ ). L'affetto nasce anche dalla qualità: se fossi cresciuto con un ramazzotti qualsiasi non mi sarebbe dispiaciuto tanto (e oggi sarei un'altra persona!), l'avrei classificato tra gli aspetti ridicoli dell'infanzia e stop.
Francesco
3/14/2012, 6:51:00 PMFrancesco
ero Lucy wrote ...
Commento lo stesso anche se altri post sono passati sotto i ponti. Ho visto l'ultimo Sanremo dagli Stati Uniti dove mi trovo, e la canzone di Dalla-Carone era davvero inascoltabile. Pero' ero rimasta sbalordita di come questo quasisettantenne facesse il controcanto e le armonizzazioni e i suoi soliti gorgheggi, con un'estensione vocale di due ottave. E ho capito che si puo' essere grandi anche cantando una idiozia come Attenti al lupo - che di VERAMENTE imbarazzante aveva solo il video.
3/13/2012, 9:18:00 PMAnonymous wrote ...
salve (e concludo anch'io.) io non accuso nessuno di trollare; mi riferivo a un commento del signor Tondelli:
"Vedete cosa succede a dare le noccioline ai troll; che in tre passaggi riescono a collegare De Andrè con l'omicidio di un bambino."
inequivocabilmente concernente il mio del Mar 6, 2012 02:32 PM (e, se si può dire, di contenuto un po' goffo, come lei giustamente rileva subito dopo).
chiudo davvero citando (a memoria) due passi che trovo esemplari de "la versione di Barney":
"hai un bel parlare, ma poi devi ricordarti che Israele è la tua assicurazione sulla vita"
"dopo un anno là sono venuto via: non riuscivo a non pensare che stessimo facendo coi palestinesi la stessa politica che avevamo subito noi per secoli."
ecco, io non vedo perché non si dovrebbe poter trovare comprensibile - e rispettabile e condivisibile - la prima frase, e credere tuttavia che nella seconda vi sia una parte di verità.
arrivederci sul suo blog.
3/11/2012, 9:01:00 PM"Vedete cosa succede a dare le noccioline ai troll; che in tre passaggi riescono a collegare De Andrè con l'omicidio di un bambino."
inequivocabilmente concernente il mio del Mar 6, 2012 02:32 PM (e, se si può dire, di contenuto un po' goffo, come lei giustamente rileva subito dopo).
chiudo davvero citando (a memoria) due passi che trovo esemplari de "la versione di Barney":
"hai un bel parlare, ma poi devi ricordarti che Israele è la tua assicurazione sulla vita"
"dopo un anno là sono venuto via: non riuscivo a non pensare che stessimo facendo coi palestinesi la stessa politica che avevamo subito noi per secoli."
ecco, io non vedo perché non si dovrebbe poter trovare comprensibile - e rispettabile e condivisibile - la prima frase, e credere tuttavia che nella seconda vi sia una parte di verità.
arrivederci sul suo blog.
נחום wrote ...
Non metto affatto in discussione il diritto di essere anonimi. Ma SE (sottolineo SE) sei tu l'anonimo che accusa gli altri di trollare, bhe, lo trovo perlomeno buffo.
Di antisemitismo qua non ho parlato, e nemmeno penso che De Andre' lo sia, ma forse il punto importante (con cui spero di chiudere l'argomento) e' che ci sono diverse gradazioni nel pregiudizio. Chi si irrita ogni volta che si parla di Shoa, non necessariamente riaccenderebbe i forni crematori, magari e' solo una persona con le idee confuse. Personalmente credo che il pubblico che apprezza(va) Sidun, lo apprezzi perche' in gran parte ha (aveva) una visione schematica, derivante da idee confuse e/o da pregiudizi di diversa matrice.
Faccio un poco fatica a seguire il resto del post. Si parlava di Lucio Dalla, ho indicato quello che per me e' un lato positivo del personaggio pubblico Lucio Dalla, a differenza di molti suoi colleghi che [e vedi sopra a proposito di schematismi]. Per molta gente Israele e' un argomento di conversazione, uno schermo bianco su cui proiettare le proprie fantasie; per me -che sono un cittadino di Israele- e' letteralmente una questione di vita o di morte. Vogliamo aprire una discussione sulla societa' israeliana, sul comandamento biblico, sulla liberazione palestinese (che sembra consista solo nello sbarazzarsi di noi)? Benissimo, ma non credo che questo sia il luogo migliore, anche perche' qui il nostro scambio di opinioni e' ostacolato da un troll anonimo. Ci vediamo sul mio blog?
3/11/2012, 7:01:00 PMDi antisemitismo qua non ho parlato, e nemmeno penso che De Andre' lo sia, ma forse il punto importante (con cui spero di chiudere l'argomento) e' che ci sono diverse gradazioni nel pregiudizio. Chi si irrita ogni volta che si parla di Shoa, non necessariamente riaccenderebbe i forni crematori, magari e' solo una persona con le idee confuse. Personalmente credo che il pubblico che apprezza(va) Sidun, lo apprezzi perche' in gran parte ha (aveva) una visione schematica, derivante da idee confuse e/o da pregiudizi di diversa matrice.
Faccio un poco fatica a seguire il resto del post. Si parlava di Lucio Dalla, ho indicato quello che per me e' un lato positivo del personaggio pubblico Lucio Dalla, a differenza di molti suoi colleghi che [e vedi sopra a proposito di schematismi]. Per molta gente Israele e' un argomento di conversazione, uno schermo bianco su cui proiettare le proprie fantasie; per me -che sono un cittadino di Israele- e' letteralmente una questione di vita o di morte. Vogliamo aprire una discussione sulla societa' israeliana, sul comandamento biblico, sulla liberazione palestinese (che sembra consista solo nello sbarazzarsi di noi)? Benissimo, ma non credo che questo sia il luogo migliore, anche perche' qui il nostro scambio di opinioni e' ostacolato da un troll anonimo. Ci vediamo sul mio blog?
Anonymous wrote ...
una purtroppo doverosa precisazione: ho usato l'espressione "essere pro o contro israele" in maniera schematica per meri motivi di spazio, e non riportando certo con tale schematizzazione il mio pensiero. anzi! sono convinto che sia possibilissimo essere simpatetici con gli israeliani e a favore dell'esistenza di uno stato degli ebrei, e rimanere fermamente critici di molte politiche dei governi d'israele; in generale, di quello che mi sembra l'accecamento sciovinistico di una parte importante della società israeliana, che purtroppo sta mettendo sempre piú in scacco le sue altre componenti ragionevoli. spero lei ammetta questa possibilità; se cosí non fosse, be', la prego di perdonare la mia ingenuità.
3/11/2012, 3:52:00 PMAnonymous wrote ...
salve,
sono colui che è intervenuto la prima volta il 5 marzo 2012 alle 06:09. l'autore dei commenti successivi al 6 marzo 2012 alle 02:32 compreso, fino a questo, non sono io, né condivido contenuti e toni; in particolare, mai mi sarei sognato di dire che la sua visione del mondo sia "oggettivamente molto squallida".
il fatto di rimanere anonimo, coi problemi che crea, può essere discutibile; ad ogni modo qui stiamo solo parlando, seppure di temi sensibili. senza alcuna implicazione per le sue intenzioni, signor Nahum, lasci che riduca a zero la probabilità che mi si dia personalmente dell'antisemita. visti i miei interessi e tante cose della mia vita, lo troverei infinitamente insultante.
a me sembra di aver cercato di portare degli argomenti, quindi suggerirei a lei e al signor Tondelli un uso più accorto del termine "troll", o quantomeno una sua definizione. ad ogni modo, non sapendo di preciso che significa, non me ne offendo.
(il signor Tondelli, peraltro, a quanto pare non sa di cosa parla Sidun; e lei, signor Nahum, non ricorda chi l'ha tirata in ballo per primo.)
l'intervento dell'altra persona consente comunque di dire che non è parso solo a me che l'essere pro o contro israele giochi, diciamo cosí, un ruolo rilevante nelle sue predilezioni anche artistiche. un passo in piú che io faccio è sottoporle la mia opinione che sia un ruolo eccessivo; e che rischi di farle completamente perdere di vista la comprensione degli altri, anche nel loro ricorrere alla violenza che essi stessi possono - magari persino a ragione! - considerare difensiva. ma lei, invece, non crede di correre quel rischio; lei sa bene come le cose stanno nel mondo reale; un mondo in cui, con ogni evidenza, la causa palestinese non è un movimento di liberazione, De André è antisemita, e forse lo sono anch'io. vede: se lei è a suo agio a pensare cosí, sia pure.
mi lasci citare un passo, non a beneficio suo, ché certo lo conoscerà, ma solo perché credo piú lo si ripete e meglio è: “Amate lo straniero, perché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto.” (Dt 10,19) quando penso alla gloria dell'ebraismo penso in primo luogo supremamente a questo, e ai tanti ebrei (ma pure gentili) che nel passato e nel presente ne hanno tratto quelle che a me sembrano le implicazioni, avendo in ciò spesso da dar lezioni a tanti gentili (ma pure ebrei), di allora e di ora.
di nuovo, accetti i miei cordiali saluti.
3/11/2012, 1:31:00 PMsono colui che è intervenuto la prima volta il 5 marzo 2012 alle 06:09. l'autore dei commenti successivi al 6 marzo 2012 alle 02:32 compreso, fino a questo, non sono io, né condivido contenuti e toni; in particolare, mai mi sarei sognato di dire che la sua visione del mondo sia "oggettivamente molto squallida".
il fatto di rimanere anonimo, coi problemi che crea, può essere discutibile; ad ogni modo qui stiamo solo parlando, seppure di temi sensibili. senza alcuna implicazione per le sue intenzioni, signor Nahum, lasci che riduca a zero la probabilità che mi si dia personalmente dell'antisemita. visti i miei interessi e tante cose della mia vita, lo troverei infinitamente insultante.
a me sembra di aver cercato di portare degli argomenti, quindi suggerirei a lei e al signor Tondelli un uso più accorto del termine "troll", o quantomeno una sua definizione. ad ogni modo, non sapendo di preciso che significa, non me ne offendo.
(il signor Tondelli, peraltro, a quanto pare non sa di cosa parla Sidun; e lei, signor Nahum, non ricorda chi l'ha tirata in ballo per primo.)
l'intervento dell'altra persona consente comunque di dire che non è parso solo a me che l'essere pro o contro israele giochi, diciamo cosí, un ruolo rilevante nelle sue predilezioni anche artistiche. un passo in piú che io faccio è sottoporle la mia opinione che sia un ruolo eccessivo; e che rischi di farle completamente perdere di vista la comprensione degli altri, anche nel loro ricorrere alla violenza che essi stessi possono - magari persino a ragione! - considerare difensiva. ma lei, invece, non crede di correre quel rischio; lei sa bene come le cose stanno nel mondo reale; un mondo in cui, con ogni evidenza, la causa palestinese non è un movimento di liberazione, De André è antisemita, e forse lo sono anch'io. vede: se lei è a suo agio a pensare cosí, sia pure.
mi lasci citare un passo, non a beneficio suo, ché certo lo conoscerà, ma solo perché credo piú lo si ripete e meglio è: “Amate lo straniero, perché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto.” (Dt 10,19) quando penso alla gloria dell'ebraismo penso in primo luogo supremamente a questo, e ai tanti ebrei (ma pure gentili) che nel passato e nel presente ne hanno tratto quelle che a me sembrano le implicazioni, avendo in ciò spesso da dar lezioni a tanti gentili (ma pure ebrei), di allora e di ora.
di nuovo, accetti i miei cordiali saluti.
נחום wrote ...
Mah, io non trovo nulla di banale e scontato in New York e non mi stupirei se fosse stato lui l'ispiratore dei Litfiba. Ma se ci sia o no la derivazione diretta, e' un punto secondario: era una buona idea, stilisticamente efficace.
E invece quel che non si capisce e' cosa ne pensi tu. Invece di farti dei gran film su opinioni non espresse a proposito di una canzone mai scritta, perche' non spieghi cosa pensi di quel passaggio sull'OLP? Ci trovi qualcosa di banale e scontato, o semplificatorio? Io no.
Ci sono centinaia di imbecilli che credono che si fanno il gran film secondo cui il nazionalismo palestinese sarebbe una causa di liberazione; il buon Lou Reed, che di liberta' e diritti se ne intende, ha gentilmente (oddio, forse non proprio gentilmente, d'altronde e' Lou Reed) ricordato al pubblico come stanno le cose nel mondo reale.
Tagliamo il pipponcello finale. Nella tua accozzaglia di luoghi comuni di quella parte della sinistra in cerca della prossima sconfitta ci mancava solo l'attacco a McDonald e la difesa dei localismi (capirai che coraggio cantare in dialetto). Riminchia quanto sei noioso. Mica da stupirsi se giudichi le canzoni per il loro contenuto ideologico. E piu' sono semplificatorie, piu' ti piacciono. Meglio se c'e' un tocco di localismo no-globbal. E' il tuo personale kitsch, spero per te che tu te ne renda conto.
3/10/2012, 8:49:00 AME invece quel che non si capisce e' cosa ne pensi tu. Invece di farti dei gran film su opinioni non espresse a proposito di una canzone mai scritta, perche' non spieghi cosa pensi di quel passaggio sull'OLP? Ci trovi qualcosa di banale e scontato, o semplificatorio? Io no.
Ci sono centinaia di imbecilli che credono che si fanno il gran film secondo cui il nazionalismo palestinese sarebbe una causa di liberazione; il buon Lou Reed, che di liberta' e diritti se ne intende, ha gentilmente (oddio, forse non proprio gentilmente, d'altronde e' Lou Reed) ricordato al pubblico come stanno le cose nel mondo reale.
Tagliamo il pipponcello finale. Nella tua accozzaglia di luoghi comuni di quella parte della sinistra in cerca della prossima sconfitta ci mancava solo l'attacco a McDonald e la difesa dei localismi (capirai che coraggio cantare in dialetto). Riminchia quanto sei noioso. Mica da stupirsi se giudichi le canzoni per il loro contenuto ideologico. E piu' sono semplificatorie, piu' ti piacciono. Meglio se c'e' un tocco di localismo no-globbal. E' il tuo personale kitsch, spero per te che tu te ne renda conto.
נחום wrote ...
Un post che sta all'interno di un blog a proposito del quale non si puo' parlare? Ma tu non ti intendi di blog. Ecco perche' sei anonimo.
3/10/2012, 8:36:00 AMLeonardo T wrote ...
Davvero, è un sentitodire intorno alla pista Bonaga, niente più.
3/9/2012, 11:06:00 PMAnonymous wrote ...
"La canzone di Lou Reed esiste, ed e' invece apprezzabile ed apprezzata"
da te. Scusa se non ritengo un fissato la persona più adatta a dire se, e quanto, una canzone che parla della sua fissazione è apprezzata.
"la strofa in cui si immagina il papa polacco in amabile compagnia di un genocida e' una immagine che ritrovi anche in una canzone dei Litfiba"
e tu sei convinto che i Litfiba abbiamo replicato l'immagine per apprezzamento di Lou Reed, e non perchè, più semplicemente, è un dato di fatto che il papa polacco faceva lingua in bocca con la peggiore feccia fascista sudamericana, anche quando ammazzava membri del clero cattolico (o forse soprattutto allora).
"si capisce che ti sta facendo girare le scatole che qualcuno ne coltivi una divergente dalla tua"
a proposito di farsi i film sulle idee altrui.
"Dalla ha scritto canzoni banali? Si', gli piaceva giocare con il kitsch"
Se col kitsch ci fai i soldi, stai dando a un pubblico ignorante musica da ignoranti per fare soldi. Un po' la stessa differenza che aprire nuove vie alla cucina italiana e mettere la firma su un panino McDonald (Marchesi da giovane e da morto).
"una roba banale e scontata come Sidun delude assai. "
Per un cantautore popolare scrivere in genovese stretto è il massimo della banalità, tanto che prima o poi ci cascano tutti. Persino Mina si è arresa alla lobby zeneise http://www.youtube.com/watch?v=IYC9grQtvq0
3/9/2012, 10:36:00 PMda te. Scusa se non ritengo un fissato la persona più adatta a dire se, e quanto, una canzone che parla della sua fissazione è apprezzata.
"la strofa in cui si immagina il papa polacco in amabile compagnia di un genocida e' una immagine che ritrovi anche in una canzone dei Litfiba"
e tu sei convinto che i Litfiba abbiamo replicato l'immagine per apprezzamento di Lou Reed, e non perchè, più semplicemente, è un dato di fatto che il papa polacco faceva lingua in bocca con la peggiore feccia fascista sudamericana, anche quando ammazzava membri del clero cattolico (o forse soprattutto allora).
"si capisce che ti sta facendo girare le scatole che qualcuno ne coltivi una divergente dalla tua"
a proposito di farsi i film sulle idee altrui.
"Dalla ha scritto canzoni banali? Si', gli piaceva giocare con il kitsch"
Se col kitsch ci fai i soldi, stai dando a un pubblico ignorante musica da ignoranti per fare soldi. Un po' la stessa differenza che aprire nuove vie alla cucina italiana e mettere la firma su un panino McDonald (Marchesi da giovane e da morto).
"una roba banale e scontata come Sidun delude assai. "
Per un cantautore popolare scrivere in genovese stretto è il massimo della banalità, tanto che prima o poi ci cascano tutti. Persino Mina si è arresa alla lobby zeneise http://www.youtube.com/watch?v=IYC9grQtvq0
Anonymous wrote ...
no, siamo in un post su Lucio Dalla. E di X ne parli solo tu, perchè sei un troll.
3/9/2012, 10:19:00 PMAnonymous wrote ...
Non è carino fare il sapientino, sbandierare un cugino e poi non farci non dico sapere ma almeno intuire la storia dietro "cara"
Diccelo, non ce la faccio più. é una settimana che ci penso. Pliz, pliz
3/9/2012, 10:06:00 PMDiccelo, non ce la faccio più. é una settimana che ci penso. Pliz, pliz
נחום wrote ...
Scusa, dove sarebbe l'OT. Siamo sul blog di Leonardo e io ho scritto quel che penso del blog di Leonardo: che lui continua a ripetere di non essere anti-X e di non essere Y-fobo.
Hai una gran voglia di scrivere quel che pensi di X? Pensi che sia davvero interessante?
3/9/2012, 8:45:00 PMHai una gran voglia di scrivere quel che pensi di X? Pensi che sia davvero interessante?
נחום wrote ...
Non vedo dove sta questa canzone sugli attentati a Gerusalemme. Siccome non esiste, non posso dirti cosa ne penso. Pertanto smettila di dedurre un giudizio che non ho espresso.
La canzone di Lou Reed esiste, ed e' invece apprezzabile ed apprezzata. Per esempio, la strofa in cui si immagina il papa polacco in amabile compagnia di un genocida e' una immagine che ritrovi anche in una canzone dei Litfiba. Questo, a prescindere da quel che uno pensa sull'affare Waldheim o sulla opportunita' del viaggio in Cile di Woityla.
Non sto parlando della mia visione del mondo, anche se si capisce che ti sta facendo girare le scatole che qualcuno ne coltivi una divergente dalla tua. Sto facendo pure considerazioni stilistiche.
Taglio il rantolo finale sul paragone tra diritti degli omosessuali e responsabilita' di Dalla perche', tanto per cambiare, non ha nulla a che fare con l'argomento del thread.
Dalla ha scritto canzoni banali? Si', gli piaceva giocare con il kitsch. De Andre' invece ha scritto molte belle canzoni, non giocava con il kitsch (a meno che non gli desse un aiuto Paolo Villaggio) e per questa ragione una roba banale e scontata come Sidun delude assai.
Non vedo perche' te la prendi, capita a tutti di fare delle cazzate.
3/9/2012, 8:43:00 PMLa canzone di Lou Reed esiste, ed e' invece apprezzabile ed apprezzata. Per esempio, la strofa in cui si immagina il papa polacco in amabile compagnia di un genocida e' una immagine che ritrovi anche in una canzone dei Litfiba. Questo, a prescindere da quel che uno pensa sull'affare Waldheim o sulla opportunita' del viaggio in Cile di Woityla.
Non sto parlando della mia visione del mondo, anche se si capisce che ti sta facendo girare le scatole che qualcuno ne coltivi una divergente dalla tua. Sto facendo pure considerazioni stilistiche.
Taglio il rantolo finale sul paragone tra diritti degli omosessuali e responsabilita' di Dalla perche', tanto per cambiare, non ha nulla a che fare con l'argomento del thread.
Dalla ha scritto canzoni banali? Si', gli piaceva giocare con il kitsch. De Andre' invece ha scritto molte belle canzoni, non giocava con il kitsch (a meno che non gli desse un aiuto Paolo Villaggio) e per questa ragione una roba banale e scontata come Sidun delude assai.
Non vedo perche' te la prendi, capita a tutti di fare delle cazzate.
Anonymous wrote ...
chi va sistematicamente OT è un troll, anche se ci mette nome, cognome e indirizzo. Non l'anonimato a rendere i troll tali, nè l'anonimato di chi dice ai troll che sono troll cambia il dato di fatto.
3/9/2012, 2:41:00 PMAnonymous wrote ...
"La storia di "al posto di" e' una tua fantasia; ma si potrebbe provare, vedi se riesci a convincere un cantautore a scrivere quella canzone sulla bomba a Gerusalemme e ti faro' sapere se la trovo noiosa oppure no. Fino a quel momento, per favore, evita di proiettare il tuo filmato sui pensieri altrui."
"Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
(molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)"
ti dissoci da te stesso, o ammetti che nella tua (oggettivamente molto squallida) visione del mondo non esistono l'arte, la letteratura, la musica, ma solo persone che sono buone o cattive ESCLUSIVAMENTE in base quello che dicono di ebrei e/o Israele?
"Lucio Dalla. Invece De Andre', di questo diritto degli ebrei a difendersi, non ha mai parlato...Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico. "
gli ebrei il diritto a difendersi se lo sono dati da soli, non hanno bisogno del placet di Fabrizio, mentre i diritti degli omosessuali italiani continuano a non esserci anche grazie a gente come Dalla che preferisce non perdere MOLTO più pubblico di quello di un Fabrizio sionista, guardandosi bene dal dire una parola contro l'omofobia vaticana, anzi celebrando quel porco antisemita di Balaguer e il protettore di pedofili che sta in Vaticano. Direi che se proprio vogliamo buttarla in politica, fa parecchio più schifo Dalla. E che Sidun sia più banale del 99% delle canzoni di Dalla (almeno) dell'ultimo ventennio lo puoi dire solo per quanto sopra, ovvero che valuti l'universo in base a Israele, e non a un minimo di obiettività
3/9/2012, 2:39:00 PM"Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
(molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)"
ti dissoci da te stesso, o ammetti che nella tua (oggettivamente molto squallida) visione del mondo non esistono l'arte, la letteratura, la musica, ma solo persone che sono buone o cattive ESCLUSIVAMENTE in base quello che dicono di ebrei e/o Israele?
"Lucio Dalla. Invece De Andre', di questo diritto degli ebrei a difendersi, non ha mai parlato...Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico. "
gli ebrei il diritto a difendersi se lo sono dati da soli, non hanno bisogno del placet di Fabrizio, mentre i diritti degli omosessuali italiani continuano a non esserci anche grazie a gente come Dalla che preferisce non perdere MOLTO più pubblico di quello di un Fabrizio sionista, guardandosi bene dal dire una parola contro l'omofobia vaticana, anzi celebrando quel porco antisemita di Balaguer e il protettore di pedofili che sta in Vaticano. Direi che se proprio vogliamo buttarla in politica, fa parecchio più schifo Dalla. E che Sidun sia più banale del 99% delle canzoni di Dalla (almeno) dell'ultimo ventennio lo puoi dire solo per quanto sopra, ovvero che valuti l'universo in base a Israele, e non a un minimo di obiettività
נחום wrote ...
Trovo sempre piuttosto buffi gli anonimi che danno del troll agli altri.
3/9/2012, 2:32:00 PMAnonymous wrote ...
"e' curioso questo desiderio di far smettere di parlare di ebrei"
quando si parla di altro è curiosa la pretesa del troll che si parli di quello che vuole lui, piuttosto.
3/9/2012, 2:16:00 PMquando si parla di altro è curiosa la pretesa del troll che si parli di quello che vuole lui, piuttosto.
נחום wrote ...
Mah, e' la canzone di De Andre', evocata dall'anonimo amico (a proposito di troll) che parla di bambini morti.
E penso che concordiamo: canzoni cosi' banalotte, Dalla non ne ha mai scritte.
3/8/2012, 12:37:00 PME penso che concordiamo: canzoni cosi' banalotte, Dalla non ne ha mai scritte.
Leonardo T wrote ...
Vedete cosa succede a dare le noccioline ai troll; che in tre passaggi riescono a collegare De Andrè con l'omicidio di un bambino.
3/7/2012, 6:52:00 PMAnonymous wrote ...
non per essere ripetitiva, ma "Merdman" è mille volte meglio di "Attenti al lupo" come canzone demenziale finto-impegnata
3/7/2012, 3:12:00 PMCarlo M wrote ...
su "attenti al lupo" però non sono d'accordo.
primo, è una canzone molto riuscita nel suo genere, ovvero il genere demenzial-umoristico che fa parte a pieno titolo del bagaglio di dalla.
secondo - e a mio parere più importante - dalla con "attenti al lupo" ci prende un po' per il culo, ma soprattutto prendeva per il culo sé stesso, ovvero il dalla cantautore impegnato e di successo di qualche anno prima. "attenti al lupo" è un divertissement, con il video in cui dalla balla fra le due ragazze, una grassa e una magra, come a dire "guardate che io posso essere quello che voglio, quello grasso o quello magro, l'intellettuale e il bieco commerciale, quello di cara e quello di attenti al lupo, quindi miei cari smettetela con le sovrastrutture che apiccicano un'etichetta agli artisti per farli essere quello che voi volete. io faccio quello che mi pare, e non sono certo solo quello di fine anni 70, sono un animale musicale, quindi...attenti al lupo!"
quasto secondo me è il senso di quella canzone.
3/7/2012, 10:11:00 AMprimo, è una canzone molto riuscita nel suo genere, ovvero il genere demenzial-umoristico che fa parte a pieno titolo del bagaglio di dalla.
secondo - e a mio parere più importante - dalla con "attenti al lupo" ci prende un po' per il culo, ma soprattutto prendeva per il culo sé stesso, ovvero il dalla cantautore impegnato e di successo di qualche anno prima. "attenti al lupo" è un divertissement, con il video in cui dalla balla fra le due ragazze, una grassa e una magra, come a dire "guardate che io posso essere quello che voglio, quello grasso o quello magro, l'intellettuale e il bieco commerciale, quello di cara e quello di attenti al lupo, quindi miei cari smettetela con le sovrastrutture che apiccicano un'etichetta agli artisti per farli essere quello che voi volete. io faccio quello che mi pare, e non sono certo solo quello di fine anni 70, sono un animale musicale, quindi...attenti al lupo!"
quasto secondo me è il senso di quella canzone.
נחום wrote ...
Bene, allora la pensi come Lucio Dalla. Invece De Andre', di questo diritto degli ebrei a difendersi, non ha mai parlato.
Come la pensava sugli ebrei in genere, non lo sapremo mai: a meno di non prendere per opinioni sull'ebraismo un disco dedicato ai Vangeli apocrifi, mi sembra ci sia un passaggio sui vecchi satiri che cercano di abusare la giovane Maria, portata innocente al Tempio da una religione patriarcale e violenta. La stessa che sta dietro alla Legge di cui parla il Testamento di Tito.
Come la pensa il suo pubblico, ripeto, sarebbe interessante scoprirlo.
Il punto e' che in "Sidun" non si vede il De Andre' che apprezza le persone nella loro unicita', come invece fai tu. Si vede un bozzetto propagandistico, con gli israeliani nel ruolo di carnefici scanna-bambini, e i palestinesi nel ruolo di vittime inermi (se permetti, in Libano le cose erano piu' complicate, e a scannare bambini erano prevalentemente milizie arabe, di una parte e dell'altra). In Italia, per tante ragioni, alcuni settori dell'opinione pubblica scambiavano quei bozzetti propagandistici per la realta', nel periodo in cui nel corso di manifestazioni sindacali si lasciavano bare davanti alle sinagoghe; e dopo un po' di tempo un bambino italiano e' rimasto secco sulle scale della stessa sinagoga. De Andre' ha voluto compiacere quel tipo di pubblico, quello di quelle manifestazioni. Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico.
Possiamo mettere da parte la tua fantasia sulla canzone a proposito di Gerusalemme, e io che non la trovo certamente noiosa ecc. ecc. ?
3/7/2012, 9:24:00 AMCome la pensava sugli ebrei in genere, non lo sapremo mai: a meno di non prendere per opinioni sull'ebraismo un disco dedicato ai Vangeli apocrifi, mi sembra ci sia un passaggio sui vecchi satiri che cercano di abusare la giovane Maria, portata innocente al Tempio da una religione patriarcale e violenta. La stessa che sta dietro alla Legge di cui parla il Testamento di Tito.
Come la pensa il suo pubblico, ripeto, sarebbe interessante scoprirlo.
Il punto e' che in "Sidun" non si vede il De Andre' che apprezza le persone nella loro unicita', come invece fai tu. Si vede un bozzetto propagandistico, con gli israeliani nel ruolo di carnefici scanna-bambini, e i palestinesi nel ruolo di vittime inermi (se permetti, in Libano le cose erano piu' complicate, e a scannare bambini erano prevalentemente milizie arabe, di una parte e dell'altra). In Italia, per tante ragioni, alcuni settori dell'opinione pubblica scambiavano quei bozzetti propagandistici per la realta', nel periodo in cui nel corso di manifestazioni sindacali si lasciavano bare davanti alle sinagoghe; e dopo un po' di tempo un bambino italiano e' rimasto secco sulle scale della stessa sinagoga. De Andre' ha voluto compiacere quel tipo di pubblico, quello di quelle manifestazioni. Nulla di strano, capita a tutti gli artisti di voler compiacere il pubblico.
Possiamo mettere da parte la tua fantasia sulla canzone a proposito di Gerusalemme, e io che non la trovo certamente noiosa ecc. ecc. ?
נחום wrote ...
Non conosco il brano di Pagani, ho dovuto googolarlo e il testo sembra un filino piu' articolato di quello di De Andre'. Ma bisognerebbe sentire la musica.
Intanto abbiamo stabilito che Sidun e' un testo antisionista, ovvero contro il diritto degli ebrei a non dipendere piu' dalla carita' e il buon cuore dei gentili. Hai messo De Andre' in compagnie poco raccomandabili, eh.
3/7/2012, 9:08:00 AMIntanto abbiamo stabilito che Sidun e' un testo antisionista, ovvero contro il diritto degli ebrei a non dipendere piu' dalla carita' e il buon cuore dei gentili. Hai messo De Andre' in compagnie poco raccomandabili, eh.
Anonymous wrote ...
Mettiamola cosi
l'antisionismo ha ispirato a De Andrè Sidun
il sionismo ha ispirato a Pagani quella cosa che comincia col"Nonno di un bisnonno mio"
Quando la volpe all'uva non potè arrivare....
3/6/2012, 11:49:00 PMl'antisionismo ha ispirato a De Andrè Sidun
il sionismo ha ispirato a Pagani quella cosa che comincia col"Nonno di un bisnonno mio"
Quando la volpe all'uva non potè arrivare....
Anonymous wrote ...
1) io personalmente apprezzo senz'altro che gli ebrei "abbiano imparato a difendersi", una volta che sia data una definizione precisa di quali atti siano legittima difesa.
in generale comunque, devo dire, cerco di non apprezzare "gli ebrei" o "gli arabi" ma di tener presente di aver davanti una persona nella sua unicità. se sembrano parole vuote, pazienza.
2) Damour, Tel El Zaatar, Karandina non le ho citate io. se non servivano a evocare crimini commessi da arabi, perché sono state menzionate?
il punto è che non capisco in che modo la presenza o l'assenza di canzoni riguardo a tali episodi renda illegittimo, o "banale", scriverne una su quanto accaduto a sidone. spero uno abbia il permesso di fare una canzone su srebrenica senza necessariamente dover aggiungere una postilla per elucidare le sacrosante ragioni difensive dei serbi nella guerra di bosnia. definire tali una tragedia e una vittima - questo è il punto - non significa demonizzare il carnefice, negare che questi abbia dignità di uomo e possa avere peraltro delle ragioni dalla sua; neppure lui come individuo, figuriamoci il gruppo di cui è membro.
3) sul merito artistico è possibile discordare, ci mancherebbe. a me non sembra una schifezza grandguignolesca. è il canto della disperazione del padre di un bambino ucciso, presumibilmente di estrazione popolare, e questo punto di vista emerge da tanti segnali di testo. non è un giudizio storico compiuto, ma solo il bozzetto in soggettiva di una disperazione vissuta. il suo scopo è mostrare, non assegnare torti o ragioni, e questo scopo per me lo assolve bene.
4) la "mia fantasia" sorge dalla citazione sopra di una dichiarazione di simpatia per israele da parte di dalla, che veniva vista come ragion sufficiente per suscitarne apprezzamento, in contrapposizione a de andré e altri. io non avrei apprezzato dalla di meno se avesse espresso critiche per una particolare politica del governo israeliano: possibilissimo che l'abbia fatto, peraltro. possibilissimo d'altronde che de andré abbia manifestato simpatia per la storia ebraica: stiamo parlando di un cantautore al centro della cui poetica stava l'amore per le vittime e per gli umiliati e offesi; non ci sarebbe niente di piú logico. per conseguenza, non mi sorprenderei che avesse comprensione e simpatia per le ragioni d'esistenza di israele. non credo che nulla di tutto questo gli avrebbe impedito di scrivere "sidun", né che avrebbe dovuto. saluti.
3/6/2012, 11:32:00 PMin generale comunque, devo dire, cerco di non apprezzare "gli ebrei" o "gli arabi" ma di tener presente di aver davanti una persona nella sua unicità. se sembrano parole vuote, pazienza.
2) Damour, Tel El Zaatar, Karandina non le ho citate io. se non servivano a evocare crimini commessi da arabi, perché sono state menzionate?
il punto è che non capisco in che modo la presenza o l'assenza di canzoni riguardo a tali episodi renda illegittimo, o "banale", scriverne una su quanto accaduto a sidone. spero uno abbia il permesso di fare una canzone su srebrenica senza necessariamente dover aggiungere una postilla per elucidare le sacrosante ragioni difensive dei serbi nella guerra di bosnia. definire tali una tragedia e una vittima - questo è il punto - non significa demonizzare il carnefice, negare che questi abbia dignità di uomo e possa avere peraltro delle ragioni dalla sua; neppure lui come individuo, figuriamoci il gruppo di cui è membro.
3) sul merito artistico è possibile discordare, ci mancherebbe. a me non sembra una schifezza grandguignolesca. è il canto della disperazione del padre di un bambino ucciso, presumibilmente di estrazione popolare, e questo punto di vista emerge da tanti segnali di testo. non è un giudizio storico compiuto, ma solo il bozzetto in soggettiva di una disperazione vissuta. il suo scopo è mostrare, non assegnare torti o ragioni, e questo scopo per me lo assolve bene.
4) la "mia fantasia" sorge dalla citazione sopra di una dichiarazione di simpatia per israele da parte di dalla, che veniva vista come ragion sufficiente per suscitarne apprezzamento, in contrapposizione a de andré e altri. io non avrei apprezzato dalla di meno se avesse espresso critiche per una particolare politica del governo israeliano: possibilissimo che l'abbia fatto, peraltro. possibilissimo d'altronde che de andré abbia manifestato simpatia per la storia ebraica: stiamo parlando di un cantautore al centro della cui poetica stava l'amore per le vittime e per gli umiliati e offesi; non ci sarebbe niente di piú logico. per conseguenza, non mi sorprenderei che avesse comprensione e simpatia per le ragioni d'esistenza di israele. non credo che nulla di tutto questo gli avrebbe impedito di scrivere "sidun", né che avrebbe dovuto. saluti.
Leonardo T wrote ...
Lepidia, della Pallottino in questi giorni si è sentito parlare, l'ho pure vista in faccia in un'intervista e non la vedevo da un pezzo. È destino dei parolieri restare in secondo piano, comunque.
3/6/2012, 6:37:00 PMLeonardo T wrote ...
Non so, ma diffiderei di ogni sillogismo la cui premessa minore fosse la monogamia di Bonaga.
3/6/2012, 6:27:00 PMnest wrote ...
appunto.
3/6/2012, 6:11:00 PMנחום wrote ...
E' molto semplice: se pensi che io scriva solo roba noiosa, puoi anche evitare di leggermi. Pero' e' curioso questo desiderio di far smettere di parlare di ebrei.
3/6/2012, 3:54:00 PMDebora wrote ...
Per carità, verissimo. Ma cantare "Bisogna saper perdere" suonò proprio come presa per i fondelli finale...
3/6/2012, 3:51:00 PMנחום wrote ...
1) Non so quanti, nel pubblico di De Andre', apprezzino gli ebrei che finalmente hanno imparato a difendersi. Ma sarebbe interessante scoprirlo.
2) Evita di parlare di colpe, stiamo parlando di una forma di arte (o di consumo), non di morale.
3) Ogni tragedia si puo' cantare, ed ogni canzone puo' riuscire bene. Ci sono canzoni che riescono a trasformare un evento banale in una tragedia. A volte sono propaganda, a volte arte, ma devono essere fatte bene. Quella in questione e' invece fatta male.
4) La storia di "al posto di" e' una tua fantasia; ma si potrebbe provare, vedi se riesci a convincere un cantautore a scrivere quella canzone sulla bomba a Gerusalemme e ti faro' sapere se la trovo noiosa oppure no. Fino a quel momento, per favore, evita di proiettare il tuo filmato sui pensieri altrui.
3/6/2012, 3:49:00 PM2) Evita di parlare di colpe, stiamo parlando di una forma di arte (o di consumo), non di morale.
3) Ogni tragedia si puo' cantare, ed ogni canzone puo' riuscire bene. Ci sono canzoni che riescono a trasformare un evento banale in una tragedia. A volte sono propaganda, a volte arte, ma devono essere fatte bene. Quella in questione e' invece fatta male.
4) La storia di "al posto di" e' una tua fantasia; ma si potrebbe provare, vedi se riesci a convincere un cantautore a scrivere quella canzone sulla bomba a Gerusalemme e ti faro' sapere se la trovo noiosa oppure no. Fino a quel momento, per favore, evita di proiettare il tuo filmato sui pensieri altrui.
Anonymous wrote ...
io non apprezzo gli ebrei solo quando sono deportati, cosí come non apprezzo gli arabi solo quando sono esuli; non ho mai conosciuto alcun ascoltatore di de andré che lo faccia.
neppure per questo mi nascondo le colpe di alcuni ebrei, o di alcuni arabi, o di alcuni italiani tra cui me stesso.
come ripeto, non capisco in che modo però tali colpe debbano far sí che un bambino morto ammazzato non sia un bambino morto ammazzato (ebreo arabo o italiano che sia); e che questa tragedia si possa cantare.
resto a domandarmi come mai, se al posto del cingolato vi fosse stata una bomba, e il bambino squartato fosse stato seduto in un bar di gerusalemme, magicamente la canzone non sarebbe piú stata banale; e come mai allora sí che l'autore di rimini e marinella sarebbe stato un grande artista e un grande uomo; mentre invece se scrive di un bambino arabo è un venduto che scrive canzoni banali su tragedie che non sono vere tragedie per compiacere il suo ottuso pubblico.
3/6/2012, 2:38:00 PMneppure per questo mi nascondo le colpe di alcuni ebrei, o di alcuni arabi, o di alcuni italiani tra cui me stesso.
come ripeto, non capisco in che modo però tali colpe debbano far sí che un bambino morto ammazzato non sia un bambino morto ammazzato (ebreo arabo o italiano che sia); e che questa tragedia si possa cantare.
resto a domandarmi come mai, se al posto del cingolato vi fosse stata una bomba, e il bambino squartato fosse stato seduto in un bar di gerusalemme, magicamente la canzone non sarebbe piú stata banale; e come mai allora sí che l'autore di rimini e marinella sarebbe stato un grande artista e un grande uomo; mentre invece se scrive di un bambino arabo è un venduto che scrive canzoni banali su tragedie che non sono vere tragedie per compiacere il suo ottuso pubblico.
Giovanni Maria Ruggiero wrote ...
Apprendo che di "Cara" le parole sono di Stefano Bonaga, Quindi Cara è la Parietti?
3/6/2012, 1:05:00 PMnest wrote ...
...mentre non è affatto noioso o scontato il tuo tirar fuori la questione ebraica da OGNI argomento sotto il sole, dalla poetica di lucio dalla alla punteggiatura...
3/6/2012, 11:40:00 AMAnonymous wrote ...
A mio giudizio, Cara è una delle canzoni più belle di Dalla, forse un po' passata in secondo piano rispetto ad altre più famose, ma riscoperta negli ultimi anni da chi la conosceva meno (l'aveva anche ricantata negli ultimi concerti, mentre a partire dal 1988 non l'avevo mai sentita live). Tutto ciò per dire che sarei felice di conoscere la 'bella storia' che riguarda la canzone che mi ha fatto scoprire - e poi amare - Lucio...
ciao, Paolo
3/6/2012, 10:54:00 AMciao, Paolo
נחום wrote ...
E vabbe', abbiamo differenti opinioni: per come lo ricordavo io, la prima strofa parlava di lepre e non di labbra, letto cosi' e' ancora piu' banale. Il "dato di fatto" della lingua ebraica associata ai cingolati ed ai massacri dovrebbe essere perlomeno equilibrato con l'uso della lingua araba, ma vabbe', torniamo al problema dell'artista che deve compiacere il suo pubblico. Un pubblico che apprezza gli ebrei solo quando sono vittime, "deportati", appunto. Da qualsiasi parte la guardi, e' una canzone banale: l'autore di "Rimini" o di "Marinella" sapeva fare di meglio.
3/6/2012, 9:26:00 AMAnonymous wrote ...
sono andato a rivedermi il testo, che riporto sotto per comodità. non trovo riferimenti a lepri, uno alla "gente come selvaggina" rincorsa da "soldati come cani affamati" "cacciatori di agnelli". storicamente non mi sembra scorretto affermare che le città di tiro e sidone siano state pesantemente danneggiate durante l'intervento israeliano in libano. l'associazione tra lingua ebraica e cingolati (come tra molte altre lingue e i cingolati, peraltro) non è né banalotta né profonda (dovrebbe esserlo?), è un dato di fatto.
la valutazione di qualità poetica può ovviamente essere soggettiva. rilevo comunque che nell'idea di soldati "cacciatori di agnelli" c'è un ovvio riferimento biblico, e nei versi "e nelle ferite il seme velenoso della deportazione/perché di nostro dalla pianura al molo/non possa più crescere albero né spiga né figlio" io leggo un chiaro (e toccante) parallelo con la vicenda del popolo ebraico, che pertanto non esclude affatto la simpatia per esso come per tutti i popoli esuli, scacciati, sradicati, cancellati. de andré, se è per questo, non scrisse nemmeno canzoni per srebrenica o per lo sterminio dei tutsi, e francamente non gliene farei una colpa. semplicemente, credo avrebbe sottoscritto senza problemi che il fatto che i palestinesi (o gli ebrei, o i bosgnacchi, o gli armeni) non siano tutti santi, e alcuni di loro commettano crimini, non elimina la parte di ragione che hanno altri palestinesi (o ebrei, o bosgnacchi, o armeni), o persino i medesimi!, nella misura in cui sono vittime. di questo essere vittime, se permetti, è legittimo cantare.
Versione italiana ripresa dall'album (probabilmente di Fabrizio de André stesso)
SIDONE
Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.
3/6/2012, 3:09:00 AMla valutazione di qualità poetica può ovviamente essere soggettiva. rilevo comunque che nell'idea di soldati "cacciatori di agnelli" c'è un ovvio riferimento biblico, e nei versi "e nelle ferite il seme velenoso della deportazione/perché di nostro dalla pianura al molo/non possa più crescere albero né spiga né figlio" io leggo un chiaro (e toccante) parallelo con la vicenda del popolo ebraico, che pertanto non esclude affatto la simpatia per esso come per tutti i popoli esuli, scacciati, sradicati, cancellati. de andré, se è per questo, non scrisse nemmeno canzoni per srebrenica o per lo sterminio dei tutsi, e francamente non gliene farei una colpa. semplicemente, credo avrebbe sottoscritto senza problemi che il fatto che i palestinesi (o gli ebrei, o i bosgnacchi, o gli armeni) non siano tutti santi, e alcuni di loro commettano crimini, non elimina la parte di ragione che hanno altri palestinesi (o ebrei, o bosgnacchi, o armeni), o persino i medesimi!, nella misura in cui sono vittime. di questo essere vittime, se permetti, è legittimo cantare.
Versione italiana ripresa dall'album (probabilmente di Fabrizio de André stesso)
SIDONE
Il mio bambino il mio
il mio
labbra grasse al sole
di miele di miele
tumore dolce benigno
di tua madre
spremuto nell'afa umida
dell'estate dell'estate
e ora grumo di sangue orecchie
e denti di latte
e gli occhi dei soldati cani arrabbiati
con la schiuma alla bocca
cacciatori di agnelli
a inseguire la gente come selvaggina
finché il sangue selvatico
non gli ha spento la voglia
e dopo il ferro in gola i ferri della prigione
e nelle ferite il seme velenoso della deportazione
perché di nostro dalla pianura al molo
non possa più crescere albero né spiga né figlio
ciao bambino mio l'eredità
è nascosta
in questa città
che brucia che brucia
nella sera che scende
e in questa grande luce di fuoco
per la tua piccola morte.
נחום wrote ...
Il punto e' che ultimamente leggendo questo blog si recepisce solo questo messaggio:
Leonardo dice che non e' omofobo. E poi dice anche che non e' antisemita. E poi ripete che non e' omofobo.
Sembra una lettura noiosa, tutto qui.
3/5/2012, 7:54:00 PMLeonardo dice che non e' omofobo. E poi dice anche che non e' antisemita. E poi ripete che non e' omofobo.
Sembra una lettura noiosa, tutto qui.
נחום wrote ...
Mah, paragonare il cadavere di un bambino a una lepre non e' esattamente una vetta poetica, e la associazione tra lingua ebraica e cingolati e' davvero troppo banalotta. Sara' che se fai parlare gli assassini in arabo, poi magari non vendi lo stesso numero di dischi allo stesso numero di persone, non fai lo stesso numero di concerti e cosi' via. Ma sarebbe stato storicamente piu' corretto, no? Ecco, operazioni cosi' banalotte portano a chiedersi come mai Sai, viene da chiedere come mai De Andre' non abbia mai parlato di Damour, Tel El Zaatar, Karandina ecc. ecc. ecc. Tu ne hai una idea?
3/5/2012, 7:49:00 PMנחום wrote ...
Oh beh, io ho avuto questa conversazione con un suo parente:
http://itempieleidee.blogspot.com/2008/02/cinismi.html
Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
(molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)
3/5/2012, 7:38:00 PMhttp://itempieleidee.blogspot.com/2008/02/cinismi.html
Di Lou Reed comunque apprezzo molto questo brano, non so se lo conosci http://tinyurl.com/7jgs2n3
(molto azzeccato il parallelo tra Ku Klux Klan e OLP)
giuliopk wrote ...
Non demonizzerei Aldo Busi, almeno come romanziere e come articolista sul Manifesto mi piaceva
3/5/2012, 7:26:00 PMAnonymous wrote ...
Indipendentemente dal tabù da non infrangere, il tema del "love that does not dare speak its name" è affascinante. Un altro esempio che mi viene in mente sono i sonetti di chi per tradizione chiamiamo William Shakespeare.
Anche io ho il ricordo di un Dalla inascoltabile: fine anni 60, Buenos Aires, pomeriggio di sabato televisivo, "LA COSA NEGRA NEGRA"
http://www.gemm.com/item/LUCIO%2520DALLA%252CLOS%2520IRACUNDOS%252CARMANDO%2520MANZANERO%252CVIOLETA%2520RIVAS%252CGIANNI%2520MORANDI%252CLOS%2520BRO/BIENVENIDO%25201969%2520SUNG%2520IN%2520SPANISH/GML700160669/
Pure in questo caso, come in CARA, "etero" per il rotto di una vocale o due.
Da non credente, del funerale mi hanno colpito due cose: le abilità canore dei clerici (buone quelle del celebrante, molto meno gli acuti della suora) e l'annuncio della destinazione che pensa(va)no di dare alle offerte.
Last thing of all: perché quando si parla di 4/03/43 (quasi) nessuno ricorda una certa Paola Pallottino, autrice delle parole (secondo Wikipedia)?
Lepidia
3/5/2012, 5:35:00 PMAnche io ho il ricordo di un Dalla inascoltabile: fine anni 60, Buenos Aires, pomeriggio di sabato televisivo, "LA COSA NEGRA NEGRA"
http://www.gemm.com/item/LUCIO%2520DALLA%252CLOS%2520IRACUNDOS%252CARMANDO%2520MANZANERO%252CVIOLETA%2520RIVAS%252CGIANNI%2520MORANDI%252CLOS%2520BRO/BIENVENIDO%25201969%2520SUNG%2520IN%2520SPANISH/GML700160669/
Pure in questo caso, come in CARA, "etero" per il rotto di una vocale o due.
Da non credente, del funerale mi hanno colpito due cose: le abilità canore dei clerici (buone quelle del celebrante, molto meno gli acuti della suora) e l'annuncio della destinazione che pensa(va)no di dare alle offerte.
Last thing of all: perché quando si parla di 4/03/43 (quasi) nessuno ricorda una certa Paola Pallottino, autrice delle parole (secondo Wikipedia)?
Lepidia
Anonymous wrote ...
Prova ad ascoltare gli album di Dalla dal 1973 in poi, poi torna qui.
3/5/2012, 5:24:00 PMdomenico wrote ...
Scusa sono ignorante non so usare la punteggiatura, ma se mi dici quale parte del mio pensiero sfaccettato non è arrivata cercherò di spiegartela al mio meglio. Se invece il messaggio è arrivato, buon proseguimento ciao.
3/5/2012, 2:23:00 PMLeonardo T wrote ...
Giusto te, ma hai sentito che Lou Reed vorrebbe trasferire Israele in Utah? Io mi dissocio, sia chiaro.
3/5/2012, 2:12:00 PMLeonardo T wrote ...
Domenico, ok se vuoi risparmiare le sovrastrutture, ma non lesinare in punteggiatura sennò non si capisce nulla.
3/5/2012, 2:10:00 PMdomenico wrote ...
Tutta questa sbracata di parole perché tanta voglia di parlare in libertà della frociaggine del povero Dalla, ma Annunziata si è coraggiosamente immolata per noi tutti, ora possiamo sfogarci con libertà senza tutto il tuo spreco di sovrastrutture o.k.
3/5/2012, 2:02:00 PMmarcell_o wrote ...
a me, per dire, dalla non piaceva. non mi piaceva da tanto. forse dagli annai 80. anzi, mi sa che m'era un po' piaciuto solo al tempo di banana republic con de gregori. ma poi non l'ho più ascoltato. al tempo di bollicine già l'odiavo un po'.
a casa ho 5-600 cd, marecchie 32 giga sul lettore mp3 e neanche una canzone di lucio dalla. per me era musica leggera e io preferisco le band che suonano il rock, con poche eccezioni.
però mi fa impressione vedere quanti estimatori ha lucio dalla e mi chiedo quanti di quelli che ora lo piangono comprassero i suoi dischi o almeno ascoltassero le sue canzoni.
chissà quanti di quelli che tanto lo adorano inorridirebbero nel conoscere eventuali dettagli della sua vita privata. però lui oggi ha quel grande privilegio: essere commentato senza pregiudizi. per una forma di pudore verso la sua vita privata si parla di lui come artista. il che non è affatto male.
ma io continuerò, credo, a non avere sue canzoni sull'emmepitré. però mi stava simpatico, per dire
(ah, ovviamente non ho neanche una canzone di venditti, di de gregori, ecc. e solo di recente ho ammesso lucio battisti)
3/5/2012, 2:02:00 PMa casa ho 5-600 cd, marecchie 32 giga sul lettore mp3 e neanche una canzone di lucio dalla. per me era musica leggera e io preferisco le band che suonano il rock, con poche eccezioni.
però mi fa impressione vedere quanti estimatori ha lucio dalla e mi chiedo quanti di quelli che ora lo piangono comprassero i suoi dischi o almeno ascoltassero le sue canzoni.
chissà quanti di quelli che tanto lo adorano inorridirebbero nel conoscere eventuali dettagli della sua vita privata. però lui oggi ha quel grande privilegio: essere commentato senza pregiudizi. per una forma di pudore verso la sua vita privata si parla di lui come artista. il che non è affatto male.
ma io continuerò, credo, a non avere sue canzoni sull'emmepitré. però mi stava simpatico, per dire
(ah, ovviamente non ho neanche una canzone di venditti, di de gregori, ecc. e solo di recente ho ammesso lucio battisti)
Kruaxi wrote ...
Dopo il Q-disk che conteneva 'Telefonami fra vent'anni' non sono riuscito ad ascoltare più nulla di Dalla...
3/5/2012, 1:23:00 PMAnonymous wrote ...
un'altra retrospettiva su Dalla che non fa parola di "Merdman". sono delusa
3/5/2012, 10:01:00 AMנחום wrote ...
Venditti fa sapere al mondo di avere adottato una bambina palestinese; Vecchioni ha scritto l'orrenda Shalom; De Andre' ha composto quella grandguignolesca schifezza che e' Sidun.
Invece, Dalla ... beh, buona lettura: http://allegrofurioso.blogspot.com/2012/03/gli-telefoneremo-tra-ventanni.html
A me stava simpatico. E, tra l'altro, trovo che alcuni dei suoi testi siano criptici tanto quanto quello che hai citato tu (L'Ultima Luna, p. es.).
3/5/2012, 8:05:00 AMInvece, Dalla ... beh, buona lettura: http://allegrofurioso.blogspot.com/2012/03/gli-telefoneremo-tra-ventanni.html
A me stava simpatico. E, tra l'altro, trovo che alcuni dei suoi testi siano criptici tanto quanto quello che hai citato tu (L'Ultima Luna, p. es.).
Leonardo T wrote ...
Debora, la decisione di continuare il festival non fu sua, e una volta presa probabilmente non poteva permettersi di non onorare un contratto.
3/4/2012, 8:29:00 PMgrullo wrote ...
So quasi nulla di Dalla, e forse per questo un po' mi sorprende vedere accostate in questo modo "Attenti al Lupo" e "Caruso".
Una cosa solo vorrei segnalare, a conferma della sua "popolarità". La musica di qualità l'ha portata anche in strada, letteralmente. Non è stato l'unico, ma certamente uno dei primi, a suonare al festival internazionale dei musicisti di strada, senza palcoscenici preferenziali, ma come altre decine di artisti sconosciuti.
Qui un interessante inedito:
Lucio Dalla ed il suo clarino al Ferrara Buskers Festival 1989 con Jimmy Villotti
http://www.ferrarabuskers.com/it/stampa/news/ciao-lucio-busker-tra-i-busker-nell89/
3/4/2012, 7:52:00 PMUna cosa solo vorrei segnalare, a conferma della sua "popolarità". La musica di qualità l'ha portata anche in strada, letteralmente. Non è stato l'unico, ma certamente uno dei primi, a suonare al festival internazionale dei musicisti di strada, senza palcoscenici preferenziali, ma come altre decine di artisti sconosciuti.
Qui un interessante inedito:
Lucio Dalla ed il suo clarino al Ferrara Buskers Festival 1989 con Jimmy Villotti
http://www.ferrarabuskers.com/it/stampa/news/ciao-lucio-busker-tra-i-busker-nell89/
Debora B. wrote ...
Te ne dico una sesta.
Lucio Dalla era molto amico di Luigi Tenco.
Tenco si sparò nella sua camera d'albergo, la sera prima della finale di Sanremo, perché era stato eliminato dalla giuria.
Lucio Dalla, la sera dopo, dal palco dell'Ariston cantò tutto tranquillo "Bisogna saper perdere/Non sempre si può vincere".
Mia nonna me lo raccontava regolarmente ad ogni festival, e non l'ha mai perdonato.
3/4/2012, 7:20:00 PMLucio Dalla era molto amico di Luigi Tenco.
Tenco si sparò nella sua camera d'albergo, la sera prima della finale di Sanremo, perché era stato eliminato dalla giuria.
Lucio Dalla, la sera dopo, dal palco dell'Ariston cantò tutto tranquillo "Bisogna saper perdere/Non sempre si può vincere".
Mia nonna me lo raccontava regolarmente ad ogni festival, e non l'ha mai perdonato.
Anonymous wrote ...
Quando ero piccolo, Dalla era già inascoltabile: cantava le cose sugli angeli e Attenti al Lupo, poi un amico mi fece ascoltare i primi dischi scritti da solo e ci rimasi. Vero mistero come abbia fatto a scrivere quei testi.. Guardo le foto del funerale e vedo che sono tutti anziani, a parte Jovanotti, i rappresentanti dell'italico mondo canoro, sicchè provo tristezza per un mondo che se ne va, Fossati che smette di fare dischi e concerti (bei dischi in realtà sono anni che non ne faceva, dell'ultima produzione 3/4 pezzi si ricordano)...
La stampa rompe il silenzio e chiama compagno l'"amico" di Dalla:
http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444933/
3/4/2012, 6:33:00 PMLa stampa rompe il silenzio e chiama compagno l'"amico" di Dalla:
http://www3.lastampa.it/spettacoli/sezioni/articolo/lstp/444933/
lo scorfano wrote ...
Io avrei adesso l'esigenza fisica, a questo punto, di sapere di chi parla davvero "Cara"...
3/4/2012, 6:01:00 PMAnonymous wrote ...
"i veri danni alla causa in questione, non li fanno tanto i gay che tacciono, ma Aldo Busi ogni volta che parla." standing ovation! ma non ci metterei soltanto Busi, ma anche tanti altri italiani gay da salotto .
3/4/2012, 5:42:00 PMIntermezzo
01-04-2010, 09:29Bologna, musica, sessoPermalinkIl calcinculo dell'85
Ma chi l'ha poi detto che questo è un sito politico, che io debba scrivere le cose politiche, chi l'ha deciso. Musica. Adesso scrivo di musica.
Ho sentito l'ultimo pezzo dei Baustelle, l'album non ancora. Il pezzo mi entrerà in testa come tutti gli altri, persino Irene Grandi c'è riuscita, ma quella sensazione claustrofobica che mi fanno provare da qualche anno in qua le canzoni di Bianconi merita un'analisi. Mi sembra che stia giocando con la mia educazione musicale. Mi sveglio nella mia cameretta del 1996, con qualche oggetto fuori posto. C'è sempre qualche elemento diverso, questa volta il trombone, che è appena arrivato e sembra che sia sempre stato lì, con un po' di sforzo posso anche risalire alla fonte originale, ma il punto è, perché debbo fare questo sforzo? Sono prigioniero nella testa del compositore Bianconi? Bianconi è prigioniero nella mia? Non potremmo entrambi aprire le finestre, farci un giro, ascoltare musica diversa, i dervisci, la dodecafonia... quando ascolti Bianconi ti tornano in mente gli incubi degli ingegneri, quelli che dicono che essendo le note solo sette (una più una meno) tutte le canzoni saranno prima o poi scritte, e questo infallibilmente succederà, anzi è già successo, probabilmente nel 1966 (per questo le avanguardie erano ochei). Poi sarebbe ingiusto non notare come lo stesso Bianconi provi ogni volta a metterci qualcosa di diverso; però la sensazione, è quella degli stilisti che sfogliano vecchie riviste alla ricerca affannosa di qualcosa di 'nuovo', nel senso di qualcosa che nessuno si è ricordato di copiare da almeno dieci anni. Il video ribadisce l'idea: stavolta ci mette barattoli Campbell e telefoni rossi, l'altra volta erano poltrone di plastica, la prossima (tiro a indovinare) avremo fiat Centoventisette e tinelli marron. Il catalogo però ha i fogli sempre più sgualciti.
Detto questo non voglio cimentarmi nel tiro al Bianconi, sport fin troppo popolare. In fondo è uno dei pochi a cui il mestiere sta andando bene. Tira un disco ogni due anni, media notevole per i tempi, e alla gente piace; piace senza bisogno di andare in tv a fare la rivoluzione culturale o vantare le proprietà antidepressive di qualche droga pesante; è anche riuscito a trovare un'interprete popolare, ha già scritto un paio di canzoni degne entrambe di figurare a Sanremo senza essere brutte canzoni. Si deve chiedere qualcosa di più a un compositore di musica leggera? Perché Bianconi questo è, anche se forse a noi piace ricordarcelo giovane virgulto indie, ma è stato una vita fa. La musica, almeno questo tipo di musica, è una disciplina intuitiva, in cui le tue cartucce migliori le spari da giovane. In seguito, la fine va da sé (è inevitabilè). Se hai fatto abbastanza soldi campi di rendita; sennò amen, ti trovi un altro mestiere. Questo pone un grosso problema agli artisti italiani, che per arrivare al mainstream devono farsi gavette decennali. Come i Baustelle: sono in giro già da sedici anni. Tanto per il gusto del paragone assurdo: i Beatles sono durati la metà. I Rolling Stones il doppio, ma dopo sedici anni erano già all'autoparodia. Persino Bacharach ha scritto tutto quel che doveva scrivere in dieci anni. È un fuoco accecante ed effimero, la musica leggera. D'altro canto, con un po' d'impegno e molta fortuna, si può rimanere aggrappati a quei due o tre bei dischi che hai fatto quando non ti conoscevano in molti, e trasformare le tue intuizioni giovanili in mestiere. Si tratta di ricombinare le idee che hai già avuto, magari rendendole più dirette, più appetibili, ora che hai capito più i gusti del grande pubblico e hai bisogno di soldi per il mutuo. Io non ce l'ho coi mestieranti. Mi fanno una grandissima malinconia gli artisti che dopo dieci, quindici anni di tentativi (spesso ottimi) appendono gli strumenti al chiodo e si rassegnano alla vita. Per esempio, ho sentito che si sarebbero sciolti i Settlefish: mi dispiace. Me li ricordo mentre salgono sulla torre degli asinelli cantando, e quando arrivano in cima i turisti non applaudono: ecco, l'arte è questa qui, regalar canzoni senza avere in cambio nemmeno un grazie. Ma quanto si può vivere così? Dieci anni, quindici probabilmente sono il massimo. Poi, se decidi di restare in circolazione, la tua arte devi trasformarla in mestiere. E non c'è niente di male, sul serio, è inevitabile rifriggere la stessa canzone ogni due anni; le note sono sette, fuori c'è un pubblico che paga esattamente per quel tipo di cose, aggiungi il mutuo, la famiglia... sentite come sto invecchiando mentre faccio queste considerazioni? Mi cadono i capelli, tutti, tra le fessure della tastiera.
Perché in tutto questo rischio di dimenticarmi che comunque stiamo parlando di musica leggera, roba da ragazzini, e quindi al massimo il problema sono io, che tutte le melodie di Bianconi le ho già sentite ricombinate in un modo lievemente diverso per il semplice motivo che ho passato troppa vita a orecchiare melodie; per il solito motivo che alla mia età ormai dovrei dedicarmi a cose più serie, la dodecafonia appunto, o risolvere l'enigma finale dell'Arte della Fuga; ma là fuori ci sono i ragazzini, che il trombone suonato in quel certo modo non l'hanno mai sentito e d'ora in poi lo considereranno una cosa da Baustelle, mentre invece le parole tristi al pianoforte sono cosa da Morgan. E ne hanno il diritto. Di trovare originale Lady Gaga, che, discorso immagine a parte, non tira fuori niente che non si potesse già sentire su un calcinculo nel 1985, ma vuoi negare a qualcuno il diritto di salire sul turbinante calcinculo del 1985? O di farsi stantuffare dallo stallone negro Jimi Hendrix? No, aspettate, spiego.
È successo la scorsa settimana che mi sono arrabbiato molto, probabilmente troppo, per una copertina di Rolling Stone che prendeva uno dei chitarristi più innovativi e geniali del secolo scorso, James Marshall Hendrix detto Jimi, e lo sbatteva in faccia al lettore così: altro che chitarra, la sua vera arma l'aveva tra le gambe. Un'immagine che, analizzata, rivela un 43% di sessismo, un 29% di razzismo, un 26% di trasgrescio cazzara, tracce sparse di necrofilia, passione per la musica non pervenuta. Qualche anno fa sarei divampato direttamente qui, fortuna che adesso ci sono i social network per sbollire. E allora i seguaci su friendfeed mi hanno detto tante cose, per esempio che non devo giudicare una rivista dalla copertina (la rivista no, ma la copertina da cosa dovrei giudicarla se non dalla copertina?) Oppure: cosa vuoi, in fondo è Rolling Stone, mica una rivista di musica... e parlando di lifestyle, in fondo Jimi Hendrix era anche quello: un pisello nero in libertà in un mondo ancora in mano ai bianchi. Può darsi, ma questa storia del lifestyle non mi convince.

Continuiamo a sfogliare il passato come una rivista da cui rubare idee, di solito immagini – in effetti ce ne sono di fantastiche, ma poi le mettiamo indosso ai nostri fantasmi. Il sesso interrazziale è un argomento attuale, adesso, qui, che giustamente fa vendere copie: (il numero contiene servizi sul turismo sessuale al femminile, esperienze interraziali ecc.), però bisogna per forza nobilitarle schiaffandoci sopra un nume tutelare del passato, un pisello della Storia del rock. Non facciamo che deformare la Storia, adeguandola alle nostre ansie 2010 (prestazioni, dimensioni, mercato, tutte cose che quarant'anni fa erano per forza diverse). A quel punto il passato ti si sgualcisce in mano, la famosa Storia del famoso Rock diventa una galleria di vip strafatti o sessuomani, più o meno il canone di metà anni Settanta che in teoria il punk avrebbe spazzato via. Ma probabilmente a RS sono convinti che il punk sia soltanto un'altra generazione di vip strafatti; che il “Rock” in genere consista in una genealogia di vip strafatti per l'invidia dei discepoli, e a quel punto, davvero, si arriva a Berlusconi rockstar: chi più vip strafatto e puttaniere di lui? Se ci alleniamo a invidiare Bowie o Jagger, come facciamo a non invidiare anche lui? Ma a pensarci bene anche Leonida Breznev, quando faceva chiudere al traffico la Prospettiva di Leningrado per cercare di ammazzarsi guidando auto occidentali ad altissima velocità, era molto rock'n'roll, fateci una copertina. Detto questo, insomma, perché prendersela tanto, hanno ragione, non è mica musica, è Rolling Stone. Ma infatti. Non sapevo neanch'io perché me la stavo prendendo tanto. Poi domenica c'era il sole, ho fatto un giro a Bologna, e ho capito.
Ecco, è molto semplice: in un pacco costipato nei jeans voi ci vedete la leggenda del rock, io ci vedo Beppe Maniglia. Questo chiude ogni discussione.
(Si paga a duro prezzo, l'educazione bolognese, è un mutuo a vita).
Comments (17)
marco wrote ...
Ma Beppe Maniglia è ancora in giro? Cazzo (appunto), che costanza.
4/9/2010, 5:23:00 PMsamarcanda wrote ...
heheheheh meglio il pisello di Jimmy, che il pacco del nanopirla!
4/7/2010, 8:14:00 AMAnonymous wrote ...
Vai con l'arte della fuga, Leonardo...
4/7/2010, 12:51:00 AMAnonymous wrote ...
Volevo commentare, ma alla fine noto che fai tutto da solo, immaginando obiezioni e demolendole con argomentazioni inappuntabili, e infine chiudendo ogni discussione, insomma sei autosufficiente, quindi non mi rimane che stare zitto.
Samuele
4/6/2010, 11:56:00 AMSamuele
Anonymous wrote ...
jimi era giovane, e probabilmente era in mano a gente che voleva la sua immagine fosse così. un negrone col cazzone pieno di fighe. forse anche per spostare l'attenzione dalla sua chitarra al suo cazzone.
essendo giovane, magari era anche un po' cretino, ma checcifrega.
il problema, come dici tu, è la copertina di una rivista - che in teoria dovrebbe parlare di musica - con la foto di un chitarrista senza chitarra ma con due fighe e pacco in evidenza.
e il vero problema, in realtà, non è nemmeno la rivista in sè. è proprio la cultura dell'italiano medio. tette e culi. non è maschilismo, è ottusità. pensare cose semplici per evitare problemi.
4/6/2010, 1:28:00 AMessendo giovane, magari era anche un po' cretino, ma checcifrega.
il problema, come dici tu, è la copertina di una rivista - che in teoria dovrebbe parlare di musica - con la foto di un chitarrista senza chitarra ma con due fighe e pacco in evidenza.
e il vero problema, in realtà, non è nemmeno la rivista in sè. è proprio la cultura dell'italiano medio. tette e culi. non è maschilismo, è ottusità. pensare cose semplici per evitare problemi.
Ukiyoe wrote ...
Concordo in tutto aihmè... Chissà perchè parlare di arte e di politica può non essere così diverso ai giorni nostri...
4/5/2010, 1:00:00 PMAnonymous wrote ...
però la sensazione, è quella degli stilisti che sfogliano vecchie riviste alla ricerca affannosa di qualcosa di 'nuovo', nel senso di qualcosa che nessuno si è ricordato di copiare da almeno dieci anni.
interessante...
4/4/2010, 11:31:00 AMinteressante...
Leonardo T wrote ...
Aveva vent'anni. Ha fatto migliaia di foto, ma c'è un motivo per cui quella col pacco in evidenza finisce in prima pagina oggi. In generale non sembrava entusiasta di legare la sua immagine a foto di donne nude: la copertina "orgia" di Electric Ladyland lo disgustava.
4/2/2010, 6:17:00 PMAnonymous wrote ...
Eh, vabbe', adesso uno si mette in posa a gambe larghe, con due squinzie a poppe al vento in mezzo e il pacco in evidenza al centro esatto della composizione, e non e' consapevole; si fa fare il calco al suddetto pacco, e non e' consapevole; sciupa piu' groupies che corde di chitarra, e non e' consapevole.
Eccheccazzo.
tibi
4/2/2010, 11:33:00 AMEccheccazzo.
tibi
Leonardo T wrote ...
Massì, gli fecero il calco, sì, si fece fotografare con le modelle, però no, non era del tutto consapevole e padrone dell'immagine che gli stavano tagliando addosso e comunque no, non era un'immagine machista da rapper, siamo noi che abbiamo un immaginario vecchio di 40 anni e confondiamo le cose. Non era un rapper, la sua musica non contiene quel tipo di aggressività.
4/1/2010, 10:42:00 PMCintia wrote ...
Ci sta una tizia che, al tempo, fece un calco in gesso della Mazza di Hendrix:
http://www.cynthiapcaster.org/casts/_dicks/casts_hendrix_page/hendrix_page.htm
4/1/2010, 8:41:00 PMhttp://www.cynthiapcaster.org/casts/_dicks/casts_hendrix_page/hendrix_page.htm
Effe wrote ...
caro Leo,
io ci ho un'età, e il giovine Maniglia (con questo cognome d'arte è la riposta farcita al crescione agli Hendrix d'oltre oceano) l'ho visto davvero soffiare dentro una boulle fino a farla scoppiare. Certo, è un ricordo che vale dieci lire, e non c'è niente da capire, e all'epoca avevamo tutti più capelli, e Hendrix era morto da pochi anni (Elvis invece è ancora vivo), e il nostro era un Paese diverso, forse un Paese delle meraviglie, se lo è stato mai (non lo è stato, ma ormai chi vuoi che se ne ricordi).
Qui da pochi giorni siamo i nuovi servi della Lega, e la musica dei negher non la potremo ascoltare più. Un Hendrix così sfacciato e perturbante (suppongo), in fondo mi sta pure bene. Metteremo delle copertine di RS nei nostri cannoni.
F
4/1/2010, 3:10:00 PMio ci ho un'età, e il giovine Maniglia (con questo cognome d'arte è la riposta farcita al crescione agli Hendrix d'oltre oceano) l'ho visto davvero soffiare dentro una boulle fino a farla scoppiare. Certo, è un ricordo che vale dieci lire, e non c'è niente da capire, e all'epoca avevamo tutti più capelli, e Hendrix era morto da pochi anni (Elvis invece è ancora vivo), e il nostro era un Paese diverso, forse un Paese delle meraviglie, se lo è stato mai (non lo è stato, ma ormai chi vuoi che se ne ricordi).
Qui da pochi giorni siamo i nuovi servi della Lega, e la musica dei negher non la potremo ascoltare più. Un Hendrix così sfacciato e perturbante (suppongo), in fondo mi sta pure bene. Metteremo delle copertine di RS nei nostri cannoni.
F
Pietro wrote ...
Mick Jagger ci si metteva l'ovatta, nel pacco.
4/1/2010, 3:04:00 PMAnonymous wrote ...
Sì ma alla fine la foto di Hendrix (con o senza biondine tra le gambe) è d'epoca o se l'è inventata Rolling Stone?
Perché, ti piaccia o no, l'immagine di se stesso che proponeva era (anche) quella, la cultura nera americana (giù fino ai rappers) è intrisa di machismo e già allora Black Power significava (anche) quello: c'erano teste di cazzo razziste mica da poco, là in mezzo: o se uno è nero non può essere razzista?
O forse, più banalmente, il sessismo razzista all'incontrario (che esalta - anziché temere - la potenza sessuale del Maschio Nero) è tutto nell'immaginario del rocchettaro medio italiano, cui la copertina è rivolta; nelle copertine americane di RS, Hendrix non appare così:
http://bit.ly/dzWrvC
tibi
4/1/2010, 12:21:00 PMPerché, ti piaccia o no, l'immagine di se stesso che proponeva era (anche) quella, la cultura nera americana (giù fino ai rappers) è intrisa di machismo e già allora Black Power significava (anche) quello: c'erano teste di cazzo razziste mica da poco, là in mezzo: o se uno è nero non può essere razzista?
O forse, più banalmente, il sessismo razzista all'incontrario (che esalta - anziché temere - la potenza sessuale del Maschio Nero) è tutto nell'immaginario del rocchettaro medio italiano, cui la copertina è rivolta; nelle copertine americane di RS, Hendrix non appare così:
http://bit.ly/dzWrvC
tibi
Anonymous wrote ...
grazie per l'articolo, ma soprattutto per avermi fatto scoprire Peppe!!!
(http://www.lasuburbana.it/wp/?p=70)
4/1/2010, 11:59:00 AM(http://www.lasuburbana.it/wp/?p=70)
Anonymous wrote ...
a proposito di musica , rock, bologna , etc .....hai mai sentito Moltheni ? ao' incredibile mica riesco a levarmelo da torno .
4/1/2010, 10:01:00 AM- 2025
26-05-2005, 04:042025, ascesa e caduta di S. Cofferati, Bologna, ucronie, universiadePermalink
Ah, ho ricominciato il corso in Facoltà. È il Trimestre caldo. Qllo che odio di più.
Una volta qndo faceva caldo non si lavorava. Noi italiani eravamo fatti così. Poi l'Italia è colata a picco (un bel pezzo), e ora si studia d'estate, in collina, quando non c'è altro da fare. D'inverno il livello del mare s'abbassa e gli studenti vanno in palude ad anguille. O nelle risaie. Beata gioventù.
Il problema è che San Petronio non è collina. In teoria non avrebbe dovuto salvarsi. È tutto merito di un Sindaco malvagio di cui s'è perso il nome (damnatio memoriae). Qsto Sindaco, ai tempi dei disastri, si sentì dire da una commissione che l'unico modo per salvarsi dall'alta marea era scavare dei polder, come in Olanda: ma a Castelbolognese. Ma si trattava di scavare buchi di melma nella melma, un lavoro schifoso, e non c'era più quella bella manodopera di una volta: arabi e albanesi ai primi diluvi se l'erano squagliata in Germania, ingrati.
"Nessun problema", disse allora il Sindaco malvagio, "ho io la soluzione".
Qualche giorno dopo iniziarono le retate dei pancabbestia, ordinate per i più futili motivi, tipo che non facevano l'antirabbica al cane, non si lavavano, non facevano un cazzo, stavano sempre a rompere i coglioni, disturbavano coi bonghi le lezioni della più antica facoltà del mondo, rubacchiavano, e spacciavano, anzi no, non erano neanche bravi a rubare senza dar nell'occhio e a spacciare seriamente per cui creavano solo indotto per gli spaccini stranieri, eccetera. Tutte qste frescacce da Sindaco stronzo. Ma lui era più che stronzo. Era proprio malvagio.
Invece di metterli dentro, li assunse tutti ai lavori forzati comunali. A tempo indeterminato. A Castelbolognese c'è un monumento che ricorda i pionieri della melma, gli uomini valorosi che hanno salvato qsta città dove ora, a fine maggio, fa un caldo bestiale, e la sera i cani ululano alla luna per i loro padroni pulciosi che non torneranno mai.
(I cani, quando sono stati abbandonati dai pancabbestia, si sono organizzati e adesso gestiscono il loro quartiere. Si vede che erano traviati dalle cattive compagnie).
L'altro motivo per cui odio qsto trimestre è il corso istituzionale. Mi hanno promesso che in inverno mi sarei sbizzarrito con film e quant'altro, purché in estate presentassi il Sacro Testo degli usastri. Era sul contratto.
"Dai, dai, che vuoi che sia".
"Ma a me quel libro fa sch…"
"Piano a dirlo, l'hai letto almeno?"
"Sì!"
"Ah, complimenti. Beh, come sai, gli usastri ora sono nostri amici. Così in consiglio abbiamo pensato che fosse giusto introdurre gli studenti allo stile di vita usastro, spiegare i libri che leggono, le cose che mangiano, ecc.. Sa, non è mica come ai nostri tempi, che c'era la tv e s'imparava di tutto… Adesso gli usastri sembrano dei marziani".
"Un po' lo sono".
"Va bene, se ci siamo tutti possiamo cominciare.
Come abbiamo già osservato, la narrativa Ucronica è un genere molto particolare, assai indicato per veicolare proposizioni ideologiche in modo convincente. Tanto che diversi libri sacri sono, in effetti, opere di narrativa ucronica. L'esempio più celebre è l'Apocalisse di San Giovanni.
Il testo che leggeremo in qsto trimestre è l'opera più importante della letteratura usastra del secolo scorso, che pure al tempo della sua pubblicazione fu snobbato da tutti i critici. È il destino dei, ehm, dei grandi libri.
Ma più per il suo valore letterario, l'opera in questione è importante per l'influsso che ha esercitato sulle comunità religiose di qsto grande Paese e, di riflesso, sul mondo intero. Tanto che possiamo dire che qsto libro ha effettivam fatto la Storia.
"Molto bene. Per la prossima volta leggetevi le prime 50 pagine. Anzi. Le prime 100, così vi fate davvero una cultura usastra, su. Ne riparleremo lunedì".
- 2025
28-04-2005, 03:262025, Bologna, migrantiPermalink
Le mezze stagioni della vita
Caro Leonardo,
faccio fatica a spiegarti cos'è Taddei per me. È come una semipiovosa giornata d'aprile, di quelle non proprio indimenticabili, anzi dimenticabilissime (la memoria è in bianco e nero, seleziona estati afose e inverni rigidi, e non ha pietà per le mezze stagioni). È la vecchia foto che salta fuori all'improvviso e non ti ricorda nulla, ma è una tua foto, e sei più bello e giovane, e sorridi. È un vecchio nastrone fatto in un pomeriggio e mai ascoltato, perché precipitato nella fessura di un mobile: canzoni che volevi prenderti il tempo di amare, e quel tempo non c'è stato mai. È quel tipo di ragazza con cui hai solo preso un tè un pomeriggio, non avrebbe mai funzionato, eppure. E tante altre bolle di felicità che non sono mai scoppiate, frammenti che non sono diventati ricordi, materiale inutilizzato, e ormai inservibile. Segni di un passato ancora più struggente, perché mai realm vissuto. Non so cosa pagherei per un tesoro del genere (non so neanche qnto mi pagheranno per Taddei, ma sono ottimista).
Se ho mai conosciuto Taddei – prima del suo congelamento, intendo – dev'essere stato in una di quelle mezze stagioni della vita in cui prendi tè con sconosciute e passi lunghi giorni inconcludenti a combinare progetti che poi si infilano in fessure tra i mobili. Quegli anni che il film della memoria scorre rapidam, come tempi morti tra una scena madre e l'altra. O come le interruzioni pubblicitarie nelle vecchie VHS, che a distanza di anni erano la cosa più interessante.
Prendi qsta cosa degli stranieri. L'avevo persa. Eppure c'è stato un tempo in cui i portici della mia città rimbombavano di pettegolezzi slavi e barzellette arabe. Tanto che ci avevo fatto l'orecchio, sapevo distinguere una rumena da una moldava dall'accento. E dove sono tutte quelle moldave, e le ucraine della vecchia scuola serale? Le bambine saranno madri, e le madri saranno nonne. Ricordo (ora ricordo) che avevano un debole per i verbi riflessivi, non si stancavano mai di farseli spiegare. E i pachistani che giocavano a cricket nei parcheggi, e i sikh della bassa modenese, con le loro cuffie strane: dove saranno adesso? In quali pascoli condurranno i loro armenti, o quelli altrui? In USA, a Bisanzio, in Antartide?
"Gli stranieri, già. Ti mancano?"
"Vuoi sapere cosa mi manca davvero? A me manca il posto che c'era qui. Ti ricordi?"
"Il MacRonald sulla Via Emilia".
"Sempre aperto. Una certezza".
"Me l'ero dimenticato. Poi un giorno sono venuto qui al mare con mia figlia, e ho visto quel che hai fatto con la croce. A proposito, sei stato tu?"
"Non ne sono sicuro".
"Ma la statua del Patrono l'hai buttata giù tu".
"Sì, quella sì. Ero molto incazzato. Faccio un'indigestione di peperoni, mi sveglio dopo vent'anni, e la mia città è in mano a una fottuta dittatura cattocomunista. Non ci ho visto più".
"Cattocomunista! Hai detto cattocomunista!"
"Ti eri dimenticata anche questa?"
"Ce la siamo dimenticati tutti".
"Strano, la trovo molto appropriata".
"E poi sei venuto a nasconderti qui. Dovevo capirlo subito".
"E da cosa l'avresti dovuto capire?"
"Dovevo mettermi nei tuoi panni. Tu sei un supereroe patriottico americano, in una città del futuro dominata dai cattocomunisti. Non puoi andare in giro per sempre a spaventare la gente e buttar giù le statue dei santi. Dovevi cercarti un rifugio, una base per le operazioni".
"Anche questa storia del supereroe ha stancato, io…"
"Alcuni hanno una caverna. Altri un rifugio nei ghiacci. Tutte cose difficilm reperibili a San Petronio. Poi ci sono qlli che si nascondono nei cimiteri. Quando sono venuto qui con mia figlia l'ho capito. Ti sei sistemato al cimitero di guerra. È così?"
Il cappuccio di Taddei si china in un timido cenno di assenso. "Avevo paura che fosse stato abbandonato. Così sono venuto qui…"
"E strada facendo ti è venuta fame. Ma quando sei arrivato ti sei reso conto che l'insegna del vecchio MacRonald di fronte al cimitero di guerra è stata trasformata in un monum al vecchio Papa polacco, e non l'hai presa bene. A proposito, perché tanta rabbia per Wojtyla? Tu sei un anticomunista, no? E lui non è qllo che ha liberato l'Europa dal comunismo?"
"Ma no, ma no, ma è mai possibile. Non è stato Wojtyla".
"Ma mi sembrava…"
"Ti ricordi male. È stato Reagan. Lui ha spinto l'industria bellica americana al massimo, i russi non hanno retto il colpo, e il comunismo è crollato. E poi se n'è uscito qsto polacco a prendersi tutto il merito. Ma cosa avrebbe fatto senza gli americani, lui? Senza l'industria, l'esercito…"
"Senza nemmeno una divisione corazzata".
"Già. Ma è sempre così. Gli americani sgobbano e i polacchi si prendono il merito. Del resto, guarda qsti due cimiteri di guerra. Guarda la modestia e la semplicità di qllo angloamericano. Confrontalo con la magniloquenza di qllo polacco, ancora in stile fascista. Uno che passasse di qui senza saperne niente, penserebbe che Bologna l'abbiano liberata i polacchi".
"E non sono stati i polacchi".
"Ma certo che no! Sono stati gli inglesi e gli americani!"
"Ah, già, certo".
"Mi prendi in giro?"
Comments (4)
Anonymous wrote ...
Commento off-topic (ovvero senza topa): molto divertente la risposta alla lettera su Sacripante! :-) Buona giornata. Trespolo.
5/2/2005, 11:20:00 AMAnonymous wrote ...
L'Immacolato lirismo ha stupito anche me...
Ohibò. Bello assai.
narsil
4/29/2005, 9:42:00 PMOhibò. Bello assai.
narsil
Anonymous wrote ...
Copio, incollo e lascio un Buon fine settimana. Trespolo.
4/29/2005, 12:10:00 PMAnonymous wrote ...
Bello. Davvero.
Ogni nuovo post mi stupisce, così anche questo inedito lirismo di Immacolato! Leggere il tutto in formato libro sarà ancora meglio, almeno per una come me affezionata alla carta stampata. Complimenti, Leonardo!
4/28/2005, 4:09:00 PMOgni nuovo post mi stupisce, così anche questo inedito lirismo di Immacolato! Leggere il tutto in formato libro sarà ancora meglio, almeno per una come me affezionata alla carta stampata. Complimenti, Leonardo!
- 2025
12-04-2005, 03:482025, autocritiche, autoreferenziali, Bologna, consumiPermalink
Caro Leonardo,
qst'epoca di merda ha purtuttavia i suoi vantaggi, per esempio: da aprile in poi, se a San Petronio ti girono le palle, puoi prendere un filobus e andare al mare, e il tempo è quasi sempre bello.
Una volta non era così, e lo sai. Una volta qui aprile era grigio e uggioso, ogni giorno un barile, e il mare a centinaia di chilometri di distanza. Adesso la spiaggetta più vicina è a San Lazzaro, e aprile è il più dolce dei mesi, così se Antonio-Abate ha proprio deciso di sospendermi per come mi sono comportato in presenza del cardinale, che posso dire: f'nql e grazie. Vorrà dire che porterò mia figlia al mare.
"Ma qsto è il bus sbagliato, papà".
"Non andiamo a scuola, oggi".
"Papà!"
"D'aprile la scuola fa male".
Letizia è allergica ai pollini, proprio come me. Da quando siamo tornati ai combustibili fossili la sua rinite è peggiorata. Una coincidenza, naturalm. Gli antistaminici costano tanto, e non abbiamo più un dottore disponibile a passarci campioni omaggio. Per ora, almeno. (Devo trovare Taddei).
"Ma qui non c'era la grande croce?"
"Sì, l'hanno tirata giù".
Via Cracovia si chiamava così anche prima che morisse Wojtyla, per via di certi polacchi che sono venuti a combattere una guerra e sono sepolti in un cimitero a pochi passi: a un certo punto poi sembrò impossibile che all'incrocio con la via Emilia non ci fosse un monumento al grande Papa: ma siccome eravamo già in un'epoca di austerity, si decise di riconvertire quel pilastro di cemento che già sorgeva in loco. È buffo pensare a quel che era prima di diventare un braccio della grande croce. Ma nessuno se ne ricorda, in verità. E in ogni caso il problema non pone più: abbattuto.
"Ma chi è stato?"
"Non lo so. I terroristi".
Dopo la fase di attacchi suicidi alle infrastrutture, i famigerati libici hanno attraversato in primavera una fase iconoclasta. Poca roba, in realtà: la statua del Patrono abbattuta sotto le torri, e la croce di Polonia proprio nel ventennale della morte. Più qlche altro danno qua e là a varie madonnine e presepi, che probabilm sono solo opere di mitomani o emulatori. Ma so che a San Lazzaro parlano già di una terza fase, in cui i terroristi si starebbero dedicando a razziare il pollame ruspante sulle rive del Savena: insomma, l'invasione è cominciata…
"Ma tu ci credi, nei terroristi, papà?"
"Certo, certo che ci credo".
"Uh, non ho neanche il costume".
"L'ho preso io, è in valigia".
"Le mamme non se ne sono accorte?"
"No, pare di no".
Ogni volta che vengo qui, dopo un po' mi viene in mente una cosa: che a me la spiaggia annoia. M'ha sempre annoiato.
Una volta almeno potevo portarmi da leggere. Che follia. Preziosi tascabili squadernati al sole. Le pagine ingiallivano a vista d'occhio, s'imbibivano d'olio solare e sabbia, mentre l'incollatura si scioglieva. Pensare quanto sarebbero costati, anni dopo, al telemercato nero. Pensare che di molti classici ci sono rimaste solo le versioni tascabili, perché i rilegati, a parte i bestseller, non li comprava più nessuno, non li stampavano nemmeno più. Pensare che ora in facoltà di lingue hanno l'opera omnia di Michael Crichton e Dan Brown, e niente De Lillo. Una volta me lo portai, un De Lillo in spiaggia. In tre giorni lo feci a pezzi. Che anni cretini.
No, non cretini, dai. Ma improvvidi, qsto sì. Terribilm improvvidi. Consumavamo un sacco di cose senza nemmeno rendercene conto. Ci riempivamo di parole contro il consumismo, e intanto consumavamo. Protestavamo contro le biblioteche a pagamento, e intanto ci riempivamo le case di libri incollati, che nel giro di vent'anni si sarebbero scollati regolarm. E lo sapevamo. Dovevamo saperlo. Io li ho ben visti scollarsi, i sonzogno pocket di mia madre, gli Oscar Mondadori a 350 lire. E intanto compravo Miti Mondadori a tre euro e mezzo, e me li portavo in spiaggia. Così. Tutto dato per scontato. La cultura costava meno dell'olio solare e io manco mi ponevo il problema.
"A cosa pensi, papà?"
"A niente. Facciamo una corsa".
Fin da quando mi riesce di ricordare, ho sempre passeggiato sulla spiaggia rimuginando finché non esaurivo i pensieri. E ho sempre pensato alle storie che avrei scritto. Storie lunghe e complicate, che prima o poi mi sarebbero venute in mente. Ma non è mai successo. Ho cinquantun anni ed è almeno da quarantuno che vado su e giù per le spiagge adriatiche, senza mai trovare una trama decente. E dire che ai tempi dei tempi ero considerato uno di talento, uno che se solo si fosse applicato un po'… se solo avessero saputo quanto mi applicavo, ogni estate, su e giù, su e giù, senza costrutto. Giusto qlche infiammazione inguinale ogni tanto.
"Dove arriviamo?"
"Alla croce abbattuta, dai".
In definitiva credo che il mio sia stato un semplice caso di diagnosi errata: l'applicazione c'era, mancava piuttosto il talento. Tutto qui. Averlo saputo prima.
Avrei imparato un altro mestiere. Non sarei diventato il precario a vita che sono. Avrei avuto un'esistenza più tranquilla. Meno ansia. Cioè, non esiste che a cinquantun anni uno ancora si fa sospendere dal lavoro. Ma quando cresco. Davvero, quand'è che finalm –
"Perché ti sei fermata?"
"Hai il fiatone, papà".
"Ma no, non è niente".
"Hai preso le tue medicine stamattina? Qlle per il cuore"
"Eh? Tanto non mi servono".
"Papà".
"Non mi fanno niente, dai. Finiamo la corsa".
"No, non ho più voglia".
"Come vuoi".
La croce è ancora lì, per terra, dove un tempo c'era un parcheggio e ora la banchina di un porticciolo sul fiume. Nessuno ha interesse a spostarlo. Sembra quel che resta di un immenso aquilone, il giocattolo rotto di un bambino gigante. A volte qualche bagnante viene a vederla e si fa il segno della croce: ma adesso non c'è nessuno.
Quasi quasi.
"E adesso?"
"E adesso torniamo indietro. Ti do un minuto di vantaggio".
"Cosa fai con quel sasso, papà?"
"Non ti preoccupare".
Se me lo sarei immaginato, avrei portato del gesso. Con un sasso è difficile lasciare qlcosa di leggibile. D'altro canto, se è davvero nei pressi è meglio non attirare l'attenzione, no? Nessuno fa caso a due segni sul cemento.
BAR-TADDEI
DEVO-PARLARTI.
ORA-POSSO-RISPONDERTI.
IMMACOLATO.
Già. E perché dovrebbe fidarsi, poi?
2004:-HA-VINTO-BUSH
Qsto dovrebbe fargli tornare la curiosità.
"Papà!"
"Arrivo".
Adesso sì, adesso il cuore batte troppo forte.
Comments (4)
Anonymous wrote ...
Ero riuscito a scappare ormai da diverso tempo da quella gabbia simile ad un ospedale dove mi tenevano. Aggirandomi in quella che sembrava una citta` che un tempo conoscevo, ma aveva un che di deserto e spettrale. Pensavo di dovermi sbarazzare prima di tutto del costume che mi rendeva riconoscibile e avrebbe potuto attirare l'attenzione di qualcuno, qualcuno che mi avrebbe riportato indietro, ma le poche persone che incontravo smbravano smarrite, sicuramente poco propense a dare attenzione a qualsiasi cosa non rientrasse nel mezzo metro di marciapiede che i loro piedi avrebbero calpestato nel successivo paio di passi. Certo, non e` facile credere ad una notizia come quella, vent'anni nel futuro, e un futuro come questo... Vent'anni non sono poi cosi` tanti, puo` cambiare cosi` un mondo? Non posso mica essere vittima di qualche scherzo, e` tutto troppo organizzato e questo sarebbe un set troppo grande. Sicuramente, se fosse vero, vent'anni, passati in un secondo, si sentirebbero sicuramente di più che non vivendoli. Questa citta` io la conosco, ci sono gia` stato, eppure e` completamente diversa. Sembrava ieri (o era ieri?) che vivevo le strade, gli edifici, che gia` ingrigivano nello smog delle giornate che diventavano sempre più buie, ma questo che vivo ora e` un paesaggio che ricordo solo in qualche libro sulla rivoluzione industriale, sembra che queste case non ricevano della vera luce da anni...
Devo cercare qualcosa che mi riporti al passato, se non fisicamente almeno mi sappia spiegare, luoghi, persone... Quell'uomo, Immacolato diceva di chiamarsi (che nome e` poi?) certo, me l'avevano venduto per uno che potesse in qualche modo chiarirmi le idee, ed alla fine sapeva poco più di tutti gli altri, ma almeno mi trattava quasi normalmente. Eppure, come posso fidarmi? Come potrei anche trovarlo, qui, in questo mondo, sconosciuto? Qui è cambiata anche la geografia, questo fiume non c'era, potrei giurarlo...
4/13/2005, 3:20:00 PMDevo cercare qualcosa che mi riporti al passato, se non fisicamente almeno mi sappia spiegare, luoghi, persone... Quell'uomo, Immacolato diceva di chiamarsi (che nome e` poi?) certo, me l'avevano venduto per uno che potesse in qualche modo chiarirmi le idee, ed alla fine sapeva poco più di tutti gli altri, ma almeno mi trattava quasi normalmente. Eppure, come posso fidarmi? Come potrei anche trovarlo, qui, in questo mondo, sconosciuto? Qui è cambiata anche la geografia, questo fiume non c'era, potrei giurarlo...
Anonymous wrote ...
..."se me lo sarei immaginato""?????? leonardo ti prego dimmi che è stato un colpo di sonno, eri ubriaco, il telefono è squillato proprio nel momento in cui la tua vicina ha bussato al tramezzo dicendo che aveva le doglie e se per cortesia la portavi all'ospedale, mentre il millennium bug si avventava sul tuo pc come un esercito di locuste affamate fuoriuscite da una piaga biblica...
altrimenti questa non te la perdono
4/13/2005, 1:34:00 PMaltrimenti questa non te la perdono
Anonymous wrote ...
Continuo nell'ardua impresa della reimpaginazione; come se non bastasse il lavoro di questi giorni. Ma credo ne valga la pena, è tutta un'altra cosa. Buona notte. Trespolo.
4/12/2005, 11:07:00 PMAnonymous wrote ...
Lo giuro.
Non c'era, appena stamattina.
Poi
erano forse le sei, cioé, le diciotto, c'era traffico, tutti a casa
e insomma
giro l'angolo
e c'era
chi l'abbia scritto non si sa
il proprietario del muro - l'amminstratore dello stabile, intendo - sembrava molto seccato.
Io sono rimasto fermo a leggere la scritta, mentre le auto dietro di me compulsavano clacson e turpiloquio
Bar Taddei, c'era scritto.
Proprio.
(lascia un mesaggio in posta, lasciai)
4/12/2005, 11:27:00 AMNon c'era, appena stamattina.
Poi
erano forse le sei, cioé, le diciotto, c'era traffico, tutti a casa
e insomma
giro l'angolo
e c'era
chi l'abbia scritto non si sa
il proprietario del muro - l'amminstratore dello stabile, intendo - sembrava molto seccato.
Io sono rimasto fermo a leggere la scritta, mentre le auto dietro di me compulsavano clacson e turpiloquio
Bar Taddei, c'era scritto.
Proprio.
(lascia un mesaggio in posta, lasciai)
- 2025
25-03-2005, 08:112025, Bologna, terrorismoPermalink
Caro Leonardo,
Cosa vuoi mai, routine.
Sul Supernet di San Petronio dicono che i terroristi hanno alzato il tiro in città. Niente più kamikaze negli stabilimenti, bensì un paio di colpi in banca e un gesto simbolico e spettacolare: l'abbattimento della statua del Patrono sotto le torri.
Le banche sono sicuram una stronzata. Ormai uno tende a prendersela coi terroristi anche se il micio gli sale sull'albero. La statua è un altro discorso. Non è esplosa: l'hanno tirata giù. Se è stato un vandalo, doveva avere con sé un piccolo bulldozer. Un bulldozer silenzioso e invisibile, o perlomeno con lo ZTL, che attraversa la città di notte senza dar nell'occhio né a Sirio né a un nottambulo né a nessuno.
La notizia ha comunq rimesso la guerra all'ordine de giorno, e meno male: ormai le centrali energetiche in tilt e i blackout non se li filava più nessuno. Ora pattuglie di volontari montano la guardia al Santo Padre Pio del Cassero, e li capisco. Mentre il Patrono ha sempre avuto l'aspetto bonario di uno santificato secoli fa che non deve più dimostrare niente a nessuno, qll'altro, oltre a essere relativamente fresco di nomina, è uno che s'incazza. E se s'incazza, ha senza dubbio i mezzi per portare sfiga.
Quanto a me, sono preoccupato: nessuna traccia di Taddei. Neanche di Damaso, se è per questo: all'ospedale non me lo fanno più vedere (Assunta è molto preoccupata). Io mi sono rimesso a venire in Facoltà quasi tutti i pomeriggi (Concetta è preoccupata). Certo, lei ha questo chiodo fisso che io una di queste primavere inciampi in qualche fanciulla in fiore. In realtà non è come lei pensa: bensì, dopo attenta valutazione, ho concluso che per trovare Taddei o farmi trovare da lui un posto vale l'altro; e siccome mica posso andare in giro con la lanternina, mi conviene stare fermo da qualche parte e aspettare che la legge dei grandi numeri me lo conduca tra le braccia.
Naturalm in base alla vera legge dei grandi numeri, questo può accadere in un momento qualsiasi da qui ai prossimi diecimila anni; ma per ora non si sta male, qui. Sotto Pasqua non c'è mai molta gente, studenti professori drogati cani e barboni si prendono tutti un meritato ponte lungo. La brezza in Piazza Verdi sa di mare. Solo qlche giovinetta ogni tanto percorre i portici ad ampie falcate con una tesina ritardataria stretta in seno, ma non è come Concetta pensa. Del resto la biondina, come si chiama, Aureliana, non si fa vedere, sarà in Liguria o Versilia, chissà.
C'è un'altra cosa. Mettiti nei panni di una persona scongelata vent'anni prima che si sveglia in un ospedale della sua città e scappa in un pigiama a righe: dove vai? Cosa fai? Per prima cosa, hai voglia di rivedere casa tua, controllare se c'è ancora qualche amico o familiare. Ma amici e familiari, per quanto ci è dato di sapere, non ne ha più (tutti morti o emigrati): la sua casa natale era a San Lazzaro, in uno di quei caseggiati buttati giù per far posto agli stabilimenti balneari. A Pasqua porterò Letizia a farsi un bagno e darò un'occhiata in giro, ma secondo me non è rimasto lì. (E in ogni caso non mi posso permettere di andarlo a cercare sul bagnasciuga tutti i santi giorni. Per quel che mi pagano. Non sono mica un informatore a tempo indeterminato, io, ecchecazzo. Sono un collaboratore part-time e finora i rimborsi spese li ho letti nei romanzi. Se volevano un lavoro fatto bene mi pagavano di conseguenza. E F'nql).
Dicevo, secondo me non è rimasto lì. Bella spiaggia, bella gente, magari un pigiama a righe si può mimetizzare, ma non c'è niente che possa ricordargli davvero l'infanzia o quant'altro. Inoltre è maledettam curioso, qll'uomo. Avrà voglia di sapere cos'è successo negli ultimi vent'anni. Le mie risposte imbarazzate devono avergli creato solo confusione. Che farà?
Cercherà giornali. Non ce ne sono. Librerie. Molto rare, e i libri sono gli stessi tascabili di vent'anni fa, ingialliti e scollati. A meno che non decida di far pace con l'interfaccia utente del Supernet, non avrà nessun modo di informarsi. E a quel punto, dove arriverà, guidato dalla disperazione?
Al tempio del sapere. L'ateneo più vecchio del mondo. Là ci saran bene testi di Storia sugli ultimi quattro lustri, penserà. Naturalm non li troverà. Ma troverà me.
Dopodiché…
Non lo so. Speriamo bene.
Comments (3)
Anonymous wrote ...
Cosa essere "vacanze"?
3/25/2005, 5:39:00 PMAnonymous wrote ...
Qui mi stanno facendo lavorare durante le vacanze. Non c'è più religione; quindi leggerò con calma e mi limito ad un Buona Pasqua. Trespolo.
3/25/2005, 12:39:00 PMAnonymous wrote ...
Questa e' la volta in cui Leonardo diventa famosetto...
http://www.theweblogproject.com/wiki/index.php/Who_Are_The_Stars
3/25/2005, 9:40:00 AMhttp://www.theweblogproject.com/wiki/index.php/Who_Are_The_Stars
- 2025
25-01-2005, 13:092025, Berlusconi, Bologna, crisi energetica, dialoghi, Teopop, terrorismoPermalink
Caro Leonardo,
pensavo che non avrei mai più avuto tempo per scrivere qui – dopo la dichiarazione di guerra sono stato co-optato nel Servizio Segreto di Quartiere. Ed è solo colpa mia, stavolta. Perché non so mai dire di no a nessuno?
Questi ragazzini del SSQ sono tanto teneri, ma pazzi, fallaciani marci. Credono di essere in diretta dall'apocalisse, al quinto o al sesto sigillo come minimo. Volevano organizzare i turni di notte che manco i padani dei vecchi tempi. Ci voleva un vecchietto coi capelli bianchi come me a persuaderli che nessuno ha intenzione di invadere il nostro isolato, per ora, e che si trattava semplicem di mettere un picchetto di fronte al supermercato per scoraggiare gli incettatori.
"Tenetevela in bene in mente, questa parola, 'scoraggiare', se volete fare strada nel Teopop. Perché il Teopop, sapete, non reprime: il Teopop scoraggia".
"Ha detto Scoreggia?"
"Ahahah".
Quindici anni che la sento, questa battuta. Un giorno di questi finisce che uccido qualcuno.
***
L'altra sera, la storica sera della dichiarazione, avevo lasciato Assunta sull'ultimo posto a sedere del filobus, con la scusa che volevo fare due passi da solo e fermarmi a bere qualcosa. Avevo in tasca il numero dell'amante di mia moglie e volevo provare a capire il perché. Magari sedermi da Marino mi avrebbe fatto bene, anche se la sua birra ormai sa esplicitam di reagenti chimici e sciacquatura di fusto.
"Non è neanche più birra, la tua, sai? È il ricordo della birra che ho bevuto già, e tutte le volte che vengo infatti è più sbiadita".
"Mica solo la birra è sbiadita, eh, prof?"
Nel quartiere io sono il prof, per antica convenzione.
A quest'ora da Marino ci sono sei clienti, quattro intorno a una briscola, uno alla playstation abusiva e uno ai giornali. Riconosco quattro facce: tre inoffensive e il quarto è Carmelo, un informatore di quartiere che abita proprio sotto casa mia. Ma ha più voglia di briscola che d'informarsi, se lo conosco bene.
"E alora, prof, siamo in guerra?"
"Pare di sì".
"Che poi per la verità c'eravamo anche prima, o no?"
"Sì, in pratica sì".
"Però questa cosa del Papa, mah… ma non era in fin di vita? Coma vigile, avevan detto".
Questo che ha parlato per ultimo è Carmelo, più per far sapere che c'è che per altro. Tiene gli occhi sulle carte e fuma. Tutti fumano. In futuro gli storici che studieranno le ere geologiche dei bar troveranno uno strato d'intonaco bituminoso e diranno: qui la gente fumava parecchio e male, un'era geologica di merda.
Io mando giù l'ultimo sorso di ricordo e poi rispondo ad alta voce, che mi senta: "sono solo voci dei disfattisti. Il nostro Santo Padre ha ancora una lunga vita davanti a sé".
"Mah", fa Marino dal bancone. "Purché sia la volta buona. Che non se ne può più di 'sti gialli".
"E chi t'ha detto che sian i gialli, a te?"
"E chi vuoi che sia, scusa"
"Ma, i Padani per esempio".
"Seh, secondo te svegliano il Santo Padre dal coma vigile per fargli annunciare la crociata contro tre Padani delle Paludi. Giusto per farsi ridere dietro in mondovisione. No, no, io dico i gialli".
"Ma i gialli sono nostri amici adesso".
"E alora gli usastri".
"Ma siamo amici anche degli usastri".
"Ma senti questi qua. Prof, glielo dica anche lei, che è da trent'anni che siamo amici di tutti e facciamo una guerra l'anno quando va bene. E se non sono gli usastri saranno i bizantini, e se non sono i bizantini sarà la Califfa…"
"Ma, no, la Bin Laden no".
"E perché no?"
"Ma è una signora tanto ammodo…".
"Ma sentilo. O! La guerra non si fa mica a simpatia! Si fa per l'energia. Glielo dica anche lei, prof".
Io sono al bancone, e guardo l'unico giocatore che continua a fissare le carte.
È chiaro che non vuole saperne mezza di me. È chiaro che stasera non ha la minima intenzione di fare tardi a stendere un rapporto. È chiaro che appena si è accorto che ero dentro, mi ha identificato come una grana: un rieducato che va a bersi una bicchiere, e magari parla, straparla, e poi tocca al povero spione di quartiere riferire. Che palle. Che stanchezza. Che scoraggiamento. Il teopop, ai suoi minimi termini.
"Eh, prof? Glielo dica".
"No, Marino, la guerra non si fa per l'energia".
"Ah no?"
"No, di regola si fa per la democrazia".
"Ma l'energia…"
"L'energia vien dopo. Prima la democrazia. E poi l'energia non è così importante. Noi abbiamo tutta l'energia che ci serve".
"Ma i blecaut…".
"I blecaut sono per via degli sprechi. C'è gente che tiene attaccato il frigo tutta notte, d'inverno, lo sapete? Anche qui da noi, a San Petronio, c'è gente che lo fa. Il frigo tutta notte e l'acqua calda tutto il giorno, e poi ci si lamenta dei blecaut. Per forza".
Adesso ho dieci occhi addosso, sbigottiti, e due soli che continuano a fissare le carte, come se stessero giocando la briscola della sua vita. Toh Carmelo, ti ho salvato la serata, contento? Ma mi sa che qua dentro non ci rimetterò piede per un bel po', dalla vergogna.
Giù dal ponte di Mascarella neanche un cane, neanche un drogato. Tutti in casa a guardare il Papa resuscitato che ci chiama alle armi contro questi o contro quelli. Ho freddo, puzzo di nicotina passiva, mi brucia lo stomaco e ho appena deciso di smettere di bere. Non sopporto che Leti mi trovi in questo stato.
"Ciao papà Mac".
"Ciao tesoro, che ci fai sul pianerottolo?"
"Sono molto arrabbiata".
"Con chi?"
"C'è un signore in supernet, che ha interrotto i cartoni".
"Tesoro, quel signore è il Papa"
"Ma io stavo guardando i cartoni".
"Si vede che doveva dirci una cosa importante ".
"Ma non è vero! Sta raccontando delle barzellette".
Ahi. Peggio di quel che pensassi.
"A me non piace. Uno che interrompe i cartoni, per me, è cattivo".
"Hai ragione, Leti. Interrompere i programmi dei bambini è pura cattiveria".
"Ma perché lo fa?"
"Lo fa perché lo ha sempre fatto. Pensa, lo faceva anche quando ero bambino io".
"Ma papà, tu sei più vecchio di lui".
Sapevo che sarebbe successo prima o poi, ma speravo più poi.
Oh, beh.
"No, Leti. Lui è più vecchio di me, anche se non sembra".
"Ma se ha i capelli neri".
"Tesoro, non sono suoi, un'altra volta ti racconto. Entriamo, adesso. Cosa c'è per cena?"
"Fagioli".
"Mmmmm! Buoni i fagioli!"
"A me non piacciono".
"Ma con la conserva?"
"Sì, con la conserva sì".
"E allora noi chiediamo a mamma Conci se ci mette un po' di conserva, solo per la Letizia, e…"
Spalanco la porta, e trovo le mie due mogli immobili sul divano. E solo allora mi rendo conto. Siamo in guerra, siamo nella disgrazia. Solo una disgrazia può unire quelle due donne sullo stesso divano. Assunta ha le lacrime agli occhi, Concetta fissa ancora il monitor spento.
"La conserva è finita", fa.
"E vabbè, ho ancora il cappotto indosso, vado a comprarne".
Mi guarda come se avessi detto la più grande sciocchezza in terra. "Dov'è che vai. Non si trova più da nessuna parte, da due giorni!"
"Gli incettatori, già?"
"Oi".
"Va bene, vado giù a chiederne alla moglie di Carmelo, mi deve un favore. Be', mi dite almeno contro chi stiamo, stavolta? Cinesi o usastri?"
"Gheddafi".
"Tutto qui? Tutta questa scena per l'ex riserva del Perugia?"
"Ma che cazzo dici" (questa è Assunta, adesso ha i pugni negli occhi).
"Tu non ti ricordi, io sì. Lo comprò Gaucci nel… nel…"
"Piantala. Non è Gheddafi il guaio. Il guaio è Lui. Ha preso il controllo".
"Ma come fai a dirlo, andiamo".
"Ha raccontato una barzelletta"
"Che tipo di barzelletta, magari è una simulaz…"
"Giudizio universale. Il Papa va da San Pietro e gli dice: permetti che ci penso io, che sono più aggiornato? E allora San…"
"Stop. Ho capito".
"È lui. Altro che coma vigile. Altro che morte clinica".
"Ha ripreso il controllo".
Che disperazione. Ma soprattutto, che palle.
Il Teopop è al suo apice.
Comments (2)
Anonymous wrote ...
No.....no Il Nano no non dire che è lui che si è svegliato ed ha ripreso il controllo?
1/27/2005, 3:25:00 AMAnonymous wrote ...
Io credo che post come questi andrebbero sigillati con un bel bollino rosso.
E ci vorrebbe una password, per leggerli.
Una password lunghissima, diciamo 100, 120 caratteri ittiti, che cambia ogni 30 secondi, così che ci si debba continuamente connettere e disconnettere.
Post così, lasciati in pubblica lettura, sono pericolosi.
Io il blog post-Leonardo (o pre-Leonardo, con questi spostamenti temporali non si sa bene da che parte si sta guardando la cosa) di solito lo lascio leggere a mio figlio.
E' un blog buono, sano, innocuo addirittura. Glielo lascio leggere insieme al sito del Moige e a Topolino on line.
Oggi il ragazzino mi è tornato dal piccì sconvolto.
E'terrorizzato, all'idea che certe cose possano davvero accadere.
E anche io, dopo aver letto di certi futuri possibili, candidabili, papabili, diciamo, sento ritornare quella punta di gastrite.
Password di 120 caratteri ittiti automodificantesi.
E a pagamento.
Solo contanti brevi manu al webmaster (e chi non può, ciccia)
Effe
1/25/2005, 2:19:00 PME ci vorrebbe una password, per leggerli.
Una password lunghissima, diciamo 100, 120 caratteri ittiti, che cambia ogni 30 secondi, così che ci si debba continuamente connettere e disconnettere.
Post così, lasciati in pubblica lettura, sono pericolosi.
Io il blog post-Leonardo (o pre-Leonardo, con questi spostamenti temporali non si sa bene da che parte si sta guardando la cosa) di solito lo lascio leggere a mio figlio.
E' un blog buono, sano, innocuo addirittura. Glielo lascio leggere insieme al sito del Moige e a Topolino on line.
Oggi il ragazzino mi è tornato dal piccì sconvolto.
E'terrorizzato, all'idea che certe cose possano davvero accadere.
E anche io, dopo aver letto di certi futuri possibili, candidabili, papabili, diciamo, sento ritornare quella punta di gastrite.
Password di 120 caratteri ittiti automodificantesi.
E a pagamento.
Solo contanti brevi manu al webmaster (e chi non può, ciccia)
Effe
08-10-2004, 19:591977, Bologna, cinema, fb2020, musicaPermalink
Senza fare alcuno sforzo.
Niente post, soltanto spot: questo è il film che dovreste andare a vedere nel weekend (seguirà dibattito).
Se siete un po' nostalgici del '77 a Bologna senza mai esserci stati; se invece c'eravate e manco per sogno ci tornereste; se amate la radio (e i blog), se avete un programma (o un blog); se anche odiate la radio (e i blog); se lavorate tanto (e guadagnate poco); se lavorate poco (e guadagnate uguale); se siete studenti e non apprezzate i carabinieri; se siete i carabinieri e non apprezzate gli studenti; se siete figli d'operai e non apprezzate un bel niente; non so com'è che sia andata, ma Chiesa e i Wu Ming hanno fatto un film che può piacere a tutti. A me sembra proprio a tutti. Questo è il generalismo che mi piace.
(Al limite, se il vostro amico nicchia, ditegli che ci sono le donne nude e il kung fu).
In che cinema lo fanno? Qui.
25-03-2004, 01:56blog, Bologna, commenti, universiadePermalink
A questo punto qualcuno si sarà anche chiesto:
Ma perché Leonardo non ha i commenti?
# 30: I sanitari dell’Alma Mater
(PARENTAL ADVISORY, explicit lyrics)
Io, se ci ripenso, ho fatto l’università in un contesto alquanto sudicio.
Le sale studio in particolare. I cessi delle sale studio per la precisione. Scritte zozze, fango, peli, acqua marrone, si stava come suini sul camion. A volte non c’era il bidet: qualcuno per protesta usava il lavabo.
Tuttora, quando il bisogno impellente mi porta in autogrill di seconda categoria, o nell’orinatoio di una stazione o di un centro sociale, sento che qualcosa nel mio profondo si smuove, come letame appena rivoltato (una scatologica madeleine), e mi trovo a esclamare, senza vergogna: “oh, che è, l’Università degli studi di Bologna?”
Ai miei tempi il laureando in lettere occupava un piano molto basso della piramide sociale. Non così basso che non ci fosse qualcuno messo peggio: i laureandi in Filosofia. Più già ancora quelli del Dams. Poi i pancabbestia. Poi i cani dei pancabbestia, quelli che in realtà se la passano meglio di tutti. Tutte queste categorie dividevano la stessa isola pedonale, studiavano, mangiavano, spacciavano fumo e biciclette negli stessi ambienti. E pisciavano negli stessi servizi.
L’idea che l’umanista sia un parassita della società di solito è un retropensiero, una cosa che si ha pudore a manifestare. Ma Bologna, sotto questo punto di vista, non aveva pietà. Vuoi fare l’umanista? Impara a vivere come una piattola. L’alternativa è la progressiva nazificazione: transitare in via Zamboni a testa bassa, portarsi l’acqua minerale da casa, imprecare sottovoce ai bonghisti delle tre del pomeriggio.
(Una cosa che mi fa sentire vecchio è il sottotitolo di Inkiostro, “uno studente bolognese”. Si sente che è passato del tempo. Io ai miei tempi non mi sarei mai definito uno studente bolognese. Non dico che ci fosse nulla da vergognarsi, ma era qualcosa da esibire il meno possibile, come una panda bianca arrugginita, un cesso sporco, il lavello quando non sciacqui i piatti da tre giorni. Questa era Bologna).
Dopo aver studiato laggiù, il resto del mondo sembrava un posto più pulito, diciamo pure più fighetto: lavoro non te ne danno, ma le pareti sono marmorizzate o color pastello, e i sanitari odorano di timo e di lavanda. E un po’ ti manca, la città delle piattole. Quegli odori, quei colori (il giallino, soprattutto).
Poi un bel giorno torni sotto quel portico e ti rendi conto dell’amara verità: non era la città a essere sudicia, era la tua generazione. Là dove c’era l’assemblea permanente dei bonghisti adesso ci sono tre, quattro camionette della polizia. Qualcuno ha strappato i manifesti e ritinteggiato tutti i muri. Il vecchio bar dello studente, un postaccio dove il caffè costava 600 lire e i camerieri ti chiedevano di buttare le cicche per terra, ora è un mediacenter strafighetto. E tu non puoi più pisciare, all’Università. Ovunque vai, c’è bisogno di un’esclusiva tessera magnetica, e tu non ce l’hai, sei escluso. Questo sì che è uno choc.
In questi casi tocca fare così: ci si appoggia al muro di fianco, col fare noncialante di un Joe Falchetto, e si aspetta che qualcuno munito di tessera arrivi, sospinto dal medesimo bisogno che vi ha portato lì. Quel che rende piccante la cosa è che all’Università i bagni tendono a essere bisex (perché?).
Quando alla fine arriva la ragazza – statisticamente è sempre una ragazza – ed estrae la preziosa tessera, occorre farle notare, con un’occhiata gentile, che si avrebbe tanta voglia di entrare con lei, tanto là dentro c’è posto per tutti.
La società del controllo è anche questo: doversi munire di una carta magnetica per pisciare.
“Ma almeno adesso l’ambiente si è ripulito, no?”
Sì e no. Prendi le scritte sui muri. I piccoli annunci di prestazioni sessuali. Finché l’Università era aperta al popolo, uno poteva anche ipotizzare una genìa di maniaci che venissero lì apposta. Ma ora non ci possono essere dubbi: sono i laureandi in lettere a offrire i loro corpi ad altri laureandi. Magari è quello stangone biondo al tavolo di fronte, che sta compulsando Cino da Pistoia: tra un po’ si alzerà, andrà in bagno, estrarrà una bic dai pantaloni e scriverà: offro pompini con ingoio, chiamate xxxxxxyyyx. Beh, fatti suoi, dopotutto.
Questo tipo di interfaccia grafica non vi ricorda niente? Molto prima dell’introduzione delle finestre di commento nei blog, molto prima della nascita dei blog, molto prima della stessa invenzione del World Wide Web, gli esseri umani usavano una tecnica simile per comunicare informalmente nei cessi pubblici.
Ma perché qualcuno sente la necessità di comunicare nei cessi pubblici? Perché non vuole essere visto, (a) e perché vuole comunicare con gente che non conosce (b); e che forse non ha nessuna intenzione di conoscere. Una ben strana modalità di comunicazione. Ma perché no? Dopotutto che c’è di male?
C’è che dopo un po’ le scritte stancano. Sono brutte. Sono volgari. Per una cosa divertente, ci sono dieci stronzate che ti fanno pensare al tramonto dell’occidente. Sembra che al riparo di quattro muretti piastrellati, ognuno di noi riesca a dare soltanto il peggio di sé.
E non si può trovare un modo per ripulire i quattro muretti, trasformarli in un elegante tazebao, limitare gli accessi soltanto a gente distinta, o agli addetti ai lavori? No. L’esperienza dei cessi dell’Università di Bologna ci mostra che è inutile.
Una volta potevamo dare la colpa ai pancabbestia, brutti, sporchi e cattivi. Ma oggi le tessere magnetiche ci inchiodano alle nostre responsabilità. Il troll che perde tempo a sporcare i muri con le sue stronzate, è uno di noi. Se non è proprio dentro di noi. È inutile che diamo la colpa agli altri. Siamo noi umanisti a scrivere quelle cose, nell’intimità dei nostri cessi pubblici. Ci piace. Del resto, siamo umani (forse troppo).
Ma umani o no, ve ne andate da un’altra parte a pisciare. Non a casa mia.
(Il biondone che compulsa Cino da Pistoia è un parto della mia immaginazione, che è malata).
Ma perché Leonardo non ha i commenti?
# 30: I sanitari dell’Alma Mater
(PARENTAL ADVISORY, explicit lyrics)

Le sale studio in particolare. I cessi delle sale studio per la precisione. Scritte zozze, fango, peli, acqua marrone, si stava come suini sul camion. A volte non c’era il bidet: qualcuno per protesta usava il lavabo.
Tuttora, quando il bisogno impellente mi porta in autogrill di seconda categoria, o nell’orinatoio di una stazione o di un centro sociale, sento che qualcosa nel mio profondo si smuove, come letame appena rivoltato (una scatologica madeleine), e mi trovo a esclamare, senza vergogna: “oh, che è, l’Università degli studi di Bologna?”
Ai miei tempi il laureando in lettere occupava un piano molto basso della piramide sociale. Non così basso che non ci fosse qualcuno messo peggio: i laureandi in Filosofia. Più già ancora quelli del Dams. Poi i pancabbestia. Poi i cani dei pancabbestia, quelli che in realtà se la passano meglio di tutti. Tutte queste categorie dividevano la stessa isola pedonale, studiavano, mangiavano, spacciavano fumo e biciclette negli stessi ambienti. E pisciavano negli stessi servizi.
L’idea che l’umanista sia un parassita della società di solito è un retropensiero, una cosa che si ha pudore a manifestare. Ma Bologna, sotto questo punto di vista, non aveva pietà. Vuoi fare l’umanista? Impara a vivere come una piattola. L’alternativa è la progressiva nazificazione: transitare in via Zamboni a testa bassa, portarsi l’acqua minerale da casa, imprecare sottovoce ai bonghisti delle tre del pomeriggio.
(Una cosa che mi fa sentire vecchio è il sottotitolo di Inkiostro, “uno studente bolognese”. Si sente che è passato del tempo. Io ai miei tempi non mi sarei mai definito uno studente bolognese. Non dico che ci fosse nulla da vergognarsi, ma era qualcosa da esibire il meno possibile, come una panda bianca arrugginita, un cesso sporco, il lavello quando non sciacqui i piatti da tre giorni. Questa era Bologna).
Dopo aver studiato laggiù, il resto del mondo sembrava un posto più pulito, diciamo pure più fighetto: lavoro non te ne danno, ma le pareti sono marmorizzate o color pastello, e i sanitari odorano di timo e di lavanda. E un po’ ti manca, la città delle piattole. Quegli odori, quei colori (il giallino, soprattutto).
Poi un bel giorno torni sotto quel portico e ti rendi conto dell’amara verità: non era la città a essere sudicia, era la tua generazione. Là dove c’era l’assemblea permanente dei bonghisti adesso ci sono tre, quattro camionette della polizia. Qualcuno ha strappato i manifesti e ritinteggiato tutti i muri. Il vecchio bar dello studente, un postaccio dove il caffè costava 600 lire e i camerieri ti chiedevano di buttare le cicche per terra, ora è un mediacenter strafighetto. E tu non puoi più pisciare, all’Università. Ovunque vai, c’è bisogno di un’esclusiva tessera magnetica, e tu non ce l’hai, sei escluso. Questo sì che è uno choc.
In questi casi tocca fare così: ci si appoggia al muro di fianco, col fare noncialante di un Joe Falchetto, e si aspetta che qualcuno munito di tessera arrivi, sospinto dal medesimo bisogno che vi ha portato lì. Quel che rende piccante la cosa è che all’Università i bagni tendono a essere bisex (perché?).
Quando alla fine arriva la ragazza – statisticamente è sempre una ragazza – ed estrae la preziosa tessera, occorre farle notare, con un’occhiata gentile, che si avrebbe tanta voglia di entrare con lei, tanto là dentro c’è posto per tutti.
La società del controllo è anche questo: doversi munire di una carta magnetica per pisciare.
“Ma almeno adesso l’ambiente si è ripulito, no?”
Sì e no. Prendi le scritte sui muri. I piccoli annunci di prestazioni sessuali. Finché l’Università era aperta al popolo, uno poteva anche ipotizzare una genìa di maniaci che venissero lì apposta. Ma ora non ci possono essere dubbi: sono i laureandi in lettere a offrire i loro corpi ad altri laureandi. Magari è quello stangone biondo al tavolo di fronte, che sta compulsando Cino da Pistoia: tra un po’ si alzerà, andrà in bagno, estrarrà una bic dai pantaloni e scriverà: offro pompini con ingoio, chiamate xxxxxxyyyx. Beh, fatti suoi, dopotutto.
Ma è possibile che tra le scritte sui cessi dell’Università e su quelle di una qualsiasi stazione non ci siano sostanziali differenze di stile? Nessuno che scrive endecasillabi a rima baciata, parolacce tratte dall’Inferno dantesco, distici elegiaci? No, il solito umorismo da cesso standard. E quel modo di dialogare a finestrelle, per esempio:
W i Korn! |
I
I
I
SFIGATO, PASSA A STEVE VAI |
I
I
I
PROBABILMENTE SEI UN FROCIO DI MERDA CHE SI ECCITA ASCOLTANDO I QUEEN CON UN CETRIOLO NEL CULO FOTTITI |
Questo tipo di interfaccia grafica non vi ricorda niente? Molto prima dell’introduzione delle finestre di commento nei blog, molto prima della nascita dei blog, molto prima della stessa invenzione del World Wide Web, gli esseri umani usavano una tecnica simile per comunicare informalmente nei cessi pubblici.
Ma perché qualcuno sente la necessità di comunicare nei cessi pubblici? Perché non vuole essere visto, (a) e perché vuole comunicare con gente che non conosce (b); e che forse non ha nessuna intenzione di conoscere. Una ben strana modalità di comunicazione. Ma perché no? Dopotutto che c’è di male?
C’è che dopo un po’ le scritte stancano. Sono brutte. Sono volgari. Per una cosa divertente, ci sono dieci stronzate che ti fanno pensare al tramonto dell’occidente. Sembra che al riparo di quattro muretti piastrellati, ognuno di noi riesca a dare soltanto il peggio di sé.
E non si può trovare un modo per ripulire i quattro muretti, trasformarli in un elegante tazebao, limitare gli accessi soltanto a gente distinta, o agli addetti ai lavori? No. L’esperienza dei cessi dell’Università di Bologna ci mostra che è inutile.
Una volta potevamo dare la colpa ai pancabbestia, brutti, sporchi e cattivi. Ma oggi le tessere magnetiche ci inchiodano alle nostre responsabilità. Il troll che perde tempo a sporcare i muri con le sue stronzate, è uno di noi. Se non è proprio dentro di noi. È inutile che diamo la colpa agli altri. Siamo noi umanisti a scrivere quelle cose, nell’intimità dei nostri cessi pubblici. Ci piace. Del resto, siamo umani (forse troppo).
Ma umani o no, ve ne andate da un’altra parte a pisciare. Non a casa mia.
(Il biondone che compulsa Cino da Pistoia è un parto della mia immaginazione, che è malata).
19-01-2004, 01:331977, Bologna, fumetti, maestri di vita, Ottanta, PazienzaPermalink
Maestri di vita (11) - Andrea Pazienza
Gli italiani, lo sapete, si dividono in 57 milioni d’individui.
Ma fingiamo qui per comodità che si dividano soltanto in due categorie: (1) quelli che conoscono Andrea Pazienza, lo considerano un genio e credono che i suoi fumetti saranno una delle poche cose che resteranno degli anni Ottanta se non del Novecento, e (2) quelli che manco sanno chi è.
Ora, è a questi ultimi (la maggioranza, tralaltro) che io vorrei parlare adesso, pregando semmai i primi di ripassare un’altra volta. No, perché francamente di pezzi che spieghino quant’era bravo Andrea Pazienza a chi ama Pazienza, il mondo non ha più bisogno. Anzi.
Negli ultimi dieci anni è nato un vero e proprio genere letterario, la lode sperticata al genio e all’opera di Andrea Pazienza, molto praticata soprattutto nelle introduzioni. E va bene. Il fatto è che a 16 (16!) anni dalla morte sembra ancora impossibile riuscire a ‘criticare’ quello che ha fatto. Siamo ancora nella fase “o lo ami o lo odi”. Ma io non ho mai conosciuto nessuno in grado di odiare Pazienza. E allora le cose stanno proprio così: o lo ami o non lo conosci.
È per questo che mi volevo rivolgere a chi non lo conosce (non vergognatevi, c’è di peggio, per esempio io non ho mai letto prùst), e fare un po’ di pubblicità: in edicola, fino a venerdì, c’è un volume dei classici del fumetto di repubblica con alcune storie sue, un po’ a colori e un po’ no. Costa euro 4 e 90 più il quotidiano, ma forse, se non vi piace repubblica e conoscete il giornalaio, riuscite a procurarvelo sfuso. In ogni caso il rapporto qualità-prezzo non è mai stato così buono, per delle tavole di Pazienza. Alcune sono state un po’ rimpicciolite, ma ne vale ancora la pena: procuratevelo. Io, che conosco i fumetti di Pazienza (e quindi lo amo), ci terrei.
Sul serio, m’interessa il vostro parere. Vorrei che lo sfogliaste, che vi sforzaste di mettere a fuoco i disegni e le storie, anche se non è sempre facile. E poi che mi faceste sapere se piace anche voi o se no, non vi piace per niente, e perché. Credo che sia ora di fare uscire Pazienza dalla nicchia dei suoi estimatori, e di discuterne come si discute di un classico vero: parlandone anche male, se è il caso. Criticandolo.
Le prime 140 pagine contengono una cosa che si chiama “Le straordinarie avventure di Pentothal”, e che è molto difficile definire. Grosso modo è l’autobiografia in diretta dello studente Andrea Pazienza (si chiama proprio così), che si ritrova al DAMS di Bologna nel 1977. La prima puntata è del febbraio di quell’anno, e racconta di un’occupazione universitaria che sembra già essere naufragata tra pastoie assembleari e scontri con la polizia. Il 21enne Pazienza registra tutto e trasfigura tutto con un occhio impietoso. Impietoso soprattutto verso sé stesso: il 21enne Pazienza, prigioniero dei suoi sogni e del più banale dei problemi personali: la ragazza lo ha lasciato, è colpa sua.
Scrivere autobiografie in diretta comporta però un grave difetto: che le cose accadono in continuazione. Pochi giorni dopo aver spedito le tavole a Linus, la polizia uccide uno studente, Francesco Lorusso, e la rivolta che sembrava partita così male diventa il leggendario “77 bolognese”. Detto anche “dei carri armati”, perché il già stravagante Ministro degli Interni d’allora, Francesco Cossiga penserà di reprimerlo proprio coi carri armati. A questo punto Pazienza si precipita nella redazione di Linus con una tavola nuova, da sostituire all’ultima, per rimpiazzare un “allora è una fine” con “era invece un inizio. Evviva!” Ma in realtà la tavola è tutt’altro che gioiosa. Si vede un carro armato, appunto, lo striscione in cui “Francesco è vivo” e, naturalmente, “lotta insieme a noi”, e un Pazienza disperato che ascolta Radio Alice e conclude: “tagliato fuori… sono completamente tagliato fuori”. Autocritica un po’ ingiusta, perché in quei giorni Pazienza partecipò attivamente alle manifestazioni: ma questo è Pentothal: un delirio spietato in primo luogo con sé stesso. Poche pagine più in là comincerà ad autodenunciarsi: “Questo Andrea Pazienza è sinonimo di una strategia nuova. Lo muoveremo tra le file del nemico… ben programmato egli diffonderà presto quelle che sono le caratteristiche psichiche elette a fondamento del nostro ordine democratico: pigrizia, egoismo, paura, ignoranza, situazionismo, arrivismo, falsità, pressappochismo, prevedibilità, nevrosi”. La tenera faccia baffuta, che abbiamo imparato a riconoscere nelle prime tavole, si deforma, si distorce, invecchia, per poi ringiovanire all’improvviso: a un certo punto Andrea si fa catapultare nella savana per farsi picchiare a morte da uno scimpanzé. Nel frattempo passano le puntate (ma è difficile capire quando è come, perché da anni sono state raccolte in un volume solo senza nessuna spiegazione), e con le puntate i mesi del ’78, del ’79, dell’’80, dell’81. Ma il brio delle prime tavole (le prime pubblicate su una rivista) non tornerà più. L’“inizio” non era l’inizio, la quotidianità dello studente fuorisede Pazienza si fa sempre più sconfortante: tra i deliri, le file in mensa, le telefonate ai genitori, si fa strada l’altro leitmotiv di Pentothal: l’eroina. A un certo punto da una vignetta spunta un fumetto senza padrone, una specie di voce dal coro che fa: “uff. abbiamo capito che ti fai. Droga, droga, non pensi ad altro”. Pazienza, in realtà, continua a pensare e a mostrarci anche molte altre cose. Ma pochi sono riusciti a spiegare il fascino della droga, o meglio, della dipendenza, come ha fatto lui nelle ultime pagine più intense di Pentothal, quelle tra pag. 133 e 138.
A pagina 134 fa capolino una faccia che non c’entra niente: è un personaggio di altre storie, a cui Pazienza stava lavorando in quegli anni. In partenza anche lui era una caricatura di sé stesso: una copia più giovane e ghignante, col naso e il mento enormi a disegnare in profilo una grande Z. Si chiama Zanardi, come una strada di Bologna, e anche lui vive a Bologna, ma è più giovane. Mentre Pazienza ha ormai finito il DAMS ed è un fumettista e illustratore noto e onnipresente (quasi tutti i cantanti italiani del periodo hanno almeno un LP disegnato da lui), Zanardi è ancora al Liceo, che frequenta con scarso impegno. Mentre “Andrea Pazienza” è un personaggio discutibile, che non ne combina una buona, suscettibile di qualunque ironia e caricatura, Zanardi è un personaggio scolpito nella roccia a colpi netti, come è netto il suo profilo: capisce al volo qualsiasi situazione e sa rivolgerla in suo favore, e del suo mondo interiore non riusciamo a capire niente. E mentre “Andrea Pazienza”, malgrado tutte le sue autodenunce, era un bonaccione incapace di far male a una mosca, Zanardi è il Male personificato. Io vi consiglierei di partire da “Verde matematico” che comincia senza dir nulla a pag. 146, ed è un capolavoro. Nelle prime pagine fate la conoscenza di un altro personaggio memorabile: Petrilli, detto Pietra. Un altro nasone. È un compagno di classe di Zanardi, un suo “amico”, in realtà uno zimbello di cui Zanardi si prende gioco in continuazione. Per altro non è uno stupido, e se ne rende conto. Ma è un debole, e ha bisogno di Zanardi tanto quanto forse anche Zanardi ha bisogno di lui.
Anche Pazienza probabilmente non amava Petrilli, e per ben due volte gli fa fare delle morti orribili. Salvo poi resuscitarlo, perché evidentemente anche lui ne aveva bisogno. Quando leggiamo le storie di Zanardi, è facile mettersi al suo posto. Siamo in un mondo violento e spietato: un liceo bolognese dei primi anni 80. Di personaggi buoni non ce ne sono, e l’unico che sembri dare qualche appiglio è lui.
Credo che “Verde Matematico” dopo “Pentothal" debba fare uno strano effetto. Pentothal è un’improvvisazione totale, con tante tavole senza capo ne coda che han l’aria di essere state messe assieme giusto per far numero. Si può leggere tranquillamente saltellando qua e là, e forse è meglio. (Per farvi un esempio, pagina 114 e pag. 115 sono state pubblicate invertite vent’anni fa, e da allora nessuno sembra essersene accorto, visto che continuano a ristamparle così in tutte le edizioni). Al contrario, “Verde Matematico” è un’opera di alta ingegneria. Non c’è una vignetta che non serva a qualcosa: non c’è un solo tratto di penna che non sia funzionale al racconto. Anche il naso di Zanardi si allarga o si restringe in funzione della trama. E la trama, complicatissima, racconta di un giorno qualunque a Bologna in cui nessuno riuscirebbe a immaginarsi una storia, e invece, che storia. Ma anche solo il cielo nuvolo di Bologna, con gli aeroplani sullo sfondo, i muretti imbrattati, i motorini e i telefoni che suonano a ora di pranzo, danno a quel giorno un tale senso di realtà che ci sembra di esserci stati.
In quel giorno, Zanardi gioca d’azzardo con le vite di un paio di persone. Non gli va sempre bene, ma alla fine tutto si mette come voleva lui. C’è anche una festa pomeridiana nell’appartamento dell’“ing. Cinti”, quelle con la tapparella abbassata come nel coevo Tempo delle Mele: ma al posto della spuma c’è un “tirello” di coca pronto in cucina. I compagni di Zanardi vanno all’ospedale con l’epatite, si prostituiscono, si giocano le ragazze ai dadi, organizzano furti e ricettazione, e intanto a scuola devono sorbirsi le prediche dei prof che credono di avere qualcosa da insegnare. Non mi pare che ci sia stato niente di più cattivo di Zanardi, dopo Pazienza. Altri ci hanno provato, ma erano troppo autoindulgenti per riuscire a essere davvero cattivi. Pazienza – questa è la sua lezione – si era ucciso un milione di volte prima di cominciare a mordere gli altri.
Il finale del libro è un’altra sorpresa: Pazienza, sapete, era un grande fumettista, ma si guadagnava da vivere facendo la satira. Le vignette, sì, come Forattini. Le sue però facevano ridere.
Uno dei suoi personaggi preferiti era Pertini, a cui dedicò un volume intero. Ma anche quando lo ridicolizzava, Pazienza tradiva una gran simpatia per il presidente. Come tanti italiani, Pazienza aveva capito che il vecchietto arrivava direttamente da un altro mondo: la Resistenza. E la Resistenza era un altro sogno di Pazienza. Una delle sue storie più strambe e spietate si chiama proprio: “Il partigiano”. Comincia così: i sovietici invadono San Severo di Puglia e la ribattezzano Cafograd. Pazienza decide di fuggire nella foresta umbra e di cominciare la resistenza. Ma, tutto solo, si sente triste, e comincia a rollarsi una, due, tre canne… finché i sovietici non lo sgamano. E la storia continua così, sempre più deludente: il “partigiano” di Pazienza è soltanto un altro eterno studente incapace di combinare qualcosa che non sia, come dice alla fine “soltanto un’altra puttanata”. Non è più tempo per la Resistenza.
Quando però Pertini precipita sul Quirinale, Pazienza ha un’intuizione folle: trasforma il nanetto con la pipa nel protagonista di assurdi sketch sulla resistenza, con lo stesso Paz nel ruolo di spalla comica. Io non so se tutti li troveranno divertenti, ma alcuni non riesco a rileggerli senza scoppiare.
Il volume “Pertini”, però, non finiva qui. Repubblica ha tagliato una lunga tirata finale, in cui Pertini tornava bambino, e una creatura misteriosa lo prendeva per mano e gli mostrava gli orrori della prima repubblica. Alla fine la creatura spiegava al bambino di chi era la colpa, e puntava il dito fuori del foglio: la colpa è tutta sua, di uno dei tanti che vedono e lasciano fare. Non del lettore, no. La colpa era proprio di chi stava disegnando quella tavola in quel momento: la colpa era di Andrea Pazienza. Che infatti si precipitava a cancellare, inutilmente. Proprio come in quella vecchia puntata di Pentotahl: ancora una volta il colpevole di tutto era lui, con nome e cognome.
Pochi anni dopo, nel 1988, Andrea Pazienza è morto, credo che si possa dire di overdose: aveva trentadue anni. Fino a quel momento era stato una giovane promessa del fumetto, destinato a diventare un Grande, se solo si fosse impegnato di più e avesse rispettato le consegne e avesse scritto storie con un capo e una coda. Poi, una volta morto, la gente che lo conosceva cominciò a mettere insieme le cose che aveva dipinto (sin da giovanissimo), disegnato, scritto, illustrato: e ci si cominciò a rendere conto che Pazienza aveva lavorato come un matto, facendo mille cose, senza nessuno forse in grado di consigliargli veramente cosa continuare e cosa smettere. Nel frattempo, non aveva smesso di drogarsi e disperarsi quando una ragazza lo lasciava. Non aveva mai smesso, probabilmente, di odiarsi e autodistruggersi, com’era implicito sin dai tempi di Pentothal. Di solito ogni “lode sperticata di Andrea Pazienza” finisce con la contemplazione di quante belle cose avrebbe potuto fare e dire Pazienza se fosse ancora tra noi. Sperando che non si sarebbe rassegnato a disegnare culetti come Manara, o commercializzare i suoi incubi un tanto al chilo e un tanto al mese come Sclavi. C’è mancata, per tutto questo tempo, la lucida cattiveria di Zanardi: qualcuno in grado di spiegarci quanto siamo stronzi e di farcela pagare. Ma non era così facile, essere Zanardi, essere Pentothal, essere Pompeo, essere il Partigiano. Tanto che c’è riuscito solo lui. Ma non c’è riuscito a lungo.
Gli italiani, lo sapete, si dividono in 57 milioni d’individui.
Ma fingiamo qui per comodità che si dividano soltanto in due categorie: (1) quelli che conoscono Andrea Pazienza, lo considerano un genio e credono che i suoi fumetti saranno una delle poche cose che resteranno degli anni Ottanta se non del Novecento, e (2) quelli che manco sanno chi è.
Ora, è a questi ultimi (la maggioranza, tralaltro) che io vorrei parlare adesso, pregando semmai i primi di ripassare un’altra volta. No, perché francamente di pezzi che spieghino quant’era bravo Andrea Pazienza a chi ama Pazienza, il mondo non ha più bisogno. Anzi.
Negli ultimi dieci anni è nato un vero e proprio genere letterario, la lode sperticata al genio e all’opera di Andrea Pazienza, molto praticata soprattutto nelle introduzioni. E va bene. Il fatto è che a 16 (16!) anni dalla morte sembra ancora impossibile riuscire a ‘criticare’ quello che ha fatto. Siamo ancora nella fase “o lo ami o lo odi”. Ma io non ho mai conosciuto nessuno in grado di odiare Pazienza. E allora le cose stanno proprio così: o lo ami o non lo conosci.
È per questo che mi volevo rivolgere a chi non lo conosce (non vergognatevi, c’è di peggio, per esempio io non ho mai letto prùst), e fare un po’ di pubblicità: in edicola, fino a venerdì, c’è un volume dei classici del fumetto di repubblica con alcune storie sue, un po’ a colori e un po’ no. Costa euro 4 e 90 più il quotidiano, ma forse, se non vi piace repubblica e conoscete il giornalaio, riuscite a procurarvelo sfuso. In ogni caso il rapporto qualità-prezzo non è mai stato così buono, per delle tavole di Pazienza. Alcune sono state un po’ rimpicciolite, ma ne vale ancora la pena: procuratevelo. Io, che conosco i fumetti di Pazienza (e quindi lo amo), ci terrei.
Sul serio, m’interessa il vostro parere. Vorrei che lo sfogliaste, che vi sforzaste di mettere a fuoco i disegni e le storie, anche se non è sempre facile. E poi che mi faceste sapere se piace anche voi o se no, non vi piace per niente, e perché. Credo che sia ora di fare uscire Pazienza dalla nicchia dei suoi estimatori, e di discuterne come si discute di un classico vero: parlandone anche male, se è il caso. Criticandolo.

Scrivere autobiografie in diretta comporta però un grave difetto: che le cose accadono in continuazione. Pochi giorni dopo aver spedito le tavole a Linus, la polizia uccide uno studente, Francesco Lorusso, e la rivolta che sembrava partita così male diventa il leggendario “77 bolognese”. Detto anche “dei carri armati”, perché il già stravagante Ministro degli Interni d’allora, Francesco Cossiga penserà di reprimerlo proprio coi carri armati. A questo punto Pazienza si precipita nella redazione di Linus con una tavola nuova, da sostituire all’ultima, per rimpiazzare un “allora è una fine” con “era invece un inizio. Evviva!” Ma in realtà la tavola è tutt’altro che gioiosa. Si vede un carro armato, appunto, lo striscione in cui “Francesco è vivo” e, naturalmente, “lotta insieme a noi”, e un Pazienza disperato che ascolta Radio Alice e conclude: “tagliato fuori… sono completamente tagliato fuori”. Autocritica un po’ ingiusta, perché in quei giorni Pazienza partecipò attivamente alle manifestazioni: ma questo è Pentothal: un delirio spietato in primo luogo con sé stesso. Poche pagine più in là comincerà ad autodenunciarsi: “Questo Andrea Pazienza è sinonimo di una strategia nuova. Lo muoveremo tra le file del nemico… ben programmato egli diffonderà presto quelle che sono le caratteristiche psichiche elette a fondamento del nostro ordine democratico: pigrizia, egoismo, paura, ignoranza, situazionismo, arrivismo, falsità, pressappochismo, prevedibilità, nevrosi”. La tenera faccia baffuta, che abbiamo imparato a riconoscere nelle prime tavole, si deforma, si distorce, invecchia, per poi ringiovanire all’improvviso: a un certo punto Andrea si fa catapultare nella savana per farsi picchiare a morte da uno scimpanzé. Nel frattempo passano le puntate (ma è difficile capire quando è come, perché da anni sono state raccolte in un volume solo senza nessuna spiegazione), e con le puntate i mesi del ’78, del ’79, dell’’80, dell’81. Ma il brio delle prime tavole (le prime pubblicate su una rivista) non tornerà più. L’“inizio” non era l’inizio, la quotidianità dello studente fuorisede Pazienza si fa sempre più sconfortante: tra i deliri, le file in mensa, le telefonate ai genitori, si fa strada l’altro leitmotiv di Pentothal: l’eroina. A un certo punto da una vignetta spunta un fumetto senza padrone, una specie di voce dal coro che fa: “uff. abbiamo capito che ti fai. Droga, droga, non pensi ad altro”. Pazienza, in realtà, continua a pensare e a mostrarci anche molte altre cose. Ma pochi sono riusciti a spiegare il fascino della droga, o meglio, della dipendenza, come ha fatto lui nelle ultime pagine più intense di Pentothal, quelle tra pag. 133 e 138.

Anche Pazienza probabilmente non amava Petrilli, e per ben due volte gli fa fare delle morti orribili. Salvo poi resuscitarlo, perché evidentemente anche lui ne aveva bisogno. Quando leggiamo le storie di Zanardi, è facile mettersi al suo posto. Siamo in un mondo violento e spietato: un liceo bolognese dei primi anni 80. Di personaggi buoni non ce ne sono, e l’unico che sembri dare qualche appiglio è lui.
Credo che “Verde Matematico” dopo “Pentothal" debba fare uno strano effetto. Pentothal è un’improvvisazione totale, con tante tavole senza capo ne coda che han l’aria di essere state messe assieme giusto per far numero. Si può leggere tranquillamente saltellando qua e là, e forse è meglio. (Per farvi un esempio, pagina 114 e pag. 115 sono state pubblicate invertite vent’anni fa, e da allora nessuno sembra essersene accorto, visto che continuano a ristamparle così in tutte le edizioni). Al contrario, “Verde Matematico” è un’opera di alta ingegneria. Non c’è una vignetta che non serva a qualcosa: non c’è un solo tratto di penna che non sia funzionale al racconto. Anche il naso di Zanardi si allarga o si restringe in funzione della trama. E la trama, complicatissima, racconta di un giorno qualunque a Bologna in cui nessuno riuscirebbe a immaginarsi una storia, e invece, che storia. Ma anche solo il cielo nuvolo di Bologna, con gli aeroplani sullo sfondo, i muretti imbrattati, i motorini e i telefoni che suonano a ora di pranzo, danno a quel giorno un tale senso di realtà che ci sembra di esserci stati.
In quel giorno, Zanardi gioca d’azzardo con le vite di un paio di persone. Non gli va sempre bene, ma alla fine tutto si mette come voleva lui. C’è anche una festa pomeridiana nell’appartamento dell’“ing. Cinti”, quelle con la tapparella abbassata come nel coevo Tempo delle Mele: ma al posto della spuma c’è un “tirello” di coca pronto in cucina. I compagni di Zanardi vanno all’ospedale con l’epatite, si prostituiscono, si giocano le ragazze ai dadi, organizzano furti e ricettazione, e intanto a scuola devono sorbirsi le prediche dei prof che credono di avere qualcosa da insegnare. Non mi pare che ci sia stato niente di più cattivo di Zanardi, dopo Pazienza. Altri ci hanno provato, ma erano troppo autoindulgenti per riuscire a essere davvero cattivi. Pazienza – questa è la sua lezione – si era ucciso un milione di volte prima di cominciare a mordere gli altri.

Uno dei suoi personaggi preferiti era Pertini, a cui dedicò un volume intero. Ma anche quando lo ridicolizzava, Pazienza tradiva una gran simpatia per il presidente. Come tanti italiani, Pazienza aveva capito che il vecchietto arrivava direttamente da un altro mondo: la Resistenza. E la Resistenza era un altro sogno di Pazienza. Una delle sue storie più strambe e spietate si chiama proprio: “Il partigiano”. Comincia così: i sovietici invadono San Severo di Puglia e la ribattezzano Cafograd. Pazienza decide di fuggire nella foresta umbra e di cominciare la resistenza. Ma, tutto solo, si sente triste, e comincia a rollarsi una, due, tre canne… finché i sovietici non lo sgamano. E la storia continua così, sempre più deludente: il “partigiano” di Pazienza è soltanto un altro eterno studente incapace di combinare qualcosa che non sia, come dice alla fine “soltanto un’altra puttanata”. Non è più tempo per la Resistenza.
Quando però Pertini precipita sul Quirinale, Pazienza ha un’intuizione folle: trasforma il nanetto con la pipa nel protagonista di assurdi sketch sulla resistenza, con lo stesso Paz nel ruolo di spalla comica. Io non so se tutti li troveranno divertenti, ma alcuni non riesco a rileggerli senza scoppiare.
Il volume “Pertini”, però, non finiva qui. Repubblica ha tagliato una lunga tirata finale, in cui Pertini tornava bambino, e una creatura misteriosa lo prendeva per mano e gli mostrava gli orrori della prima repubblica. Alla fine la creatura spiegava al bambino di chi era la colpa, e puntava il dito fuori del foglio: la colpa è tutta sua, di uno dei tanti che vedono e lasciano fare. Non del lettore, no. La colpa era proprio di chi stava disegnando quella tavola in quel momento: la colpa era di Andrea Pazienza. Che infatti si precipitava a cancellare, inutilmente. Proprio come in quella vecchia puntata di Pentotahl: ancora una volta il colpevole di tutto era lui, con nome e cognome.
Pochi anni dopo, nel 1988, Andrea Pazienza è morto, credo che si possa dire di overdose: aveva trentadue anni. Fino a quel momento era stato una giovane promessa del fumetto, destinato a diventare un Grande, se solo si fosse impegnato di più e avesse rispettato le consegne e avesse scritto storie con un capo e una coda. Poi, una volta morto, la gente che lo conosceva cominciò a mettere insieme le cose che aveva dipinto (sin da giovanissimo), disegnato, scritto, illustrato: e ci si cominciò a rendere conto che Pazienza aveva lavorato come un matto, facendo mille cose, senza nessuno forse in grado di consigliargli veramente cosa continuare e cosa smettere. Nel frattempo, non aveva smesso di drogarsi e disperarsi quando una ragazza lo lasciava. Non aveva mai smesso, probabilmente, di odiarsi e autodistruggersi, com’era implicito sin dai tempi di Pentothal. Di solito ogni “lode sperticata di Andrea Pazienza” finisce con la contemplazione di quante belle cose avrebbe potuto fare e dire Pazienza se fosse ancora tra noi. Sperando che non si sarebbe rassegnato a disegnare culetti come Manara, o commercializzare i suoi incubi un tanto al chilo e un tanto al mese come Sclavi. C’è mancata, per tutto questo tempo, la lucida cattiveria di Zanardi: qualcuno in grado di spiegarci quanto siamo stronzi e di farcela pagare. Ma non era così facile, essere Zanardi, essere Pentothal, essere Pompeo, essere il Partigiano. Tanto che c’è riuscito solo lui. Ma non c’è riuscito a lungo.
Comments (3)
Anonymous wrote ...
bello...grazie
2/4/2014, 7:57:00 AMAnonymous wrote ...
ciao leonardo
ho scoperto questo tuo post datato prorpio oggi, dopo aver visto il tg uno e i due minuti dedicati dal mollicone al nostro paz, due minuti a sgram bull puff invece che un mega speciale (magari non a sua cura, per carità), proprio ora che fra due giorni ricorre il ventennale della sua morte, solo ed ancora due minuti a sbrim sgush prot
che tristezza
6/14/2008, 5:44:00 PMho scoperto questo tuo post datato prorpio oggi, dopo aver visto il tg uno e i due minuti dedicati dal mollicone al nostro paz, due minuti a sgram bull puff invece che un mega speciale (magari non a sua cura, per carità), proprio ora che fra due giorni ricorre il ventennale della sua morte, solo ed ancora due minuti a sbrim sgush prot
che tristezza
16-01-2004, 02:08Bologna, criptici, Federico, invecchiare, raccontiPermalink
Titicaca Lake
Ero seduto lì, la radio mandava una canzone, mi sono ricordato di una cosa, mi è sembrato d’un tratto di capire qualcosa di fondamentale, di aver risolto un problema importante per me, per tutti, poi una gran luce, poi –
Let’s take break on the Titicaca Lake
Got some more in Ecuador
Stole a car in the streets of Panama
Went too far in Bogota
Devo stare calmo.
Devo stare calmo.
Devo stare calmo. Che non è successo niente.
Devo stare calmo. Che andrà tutto bene.
Io non mi sono perso. Io so chi sono. Io mi chiamo… tra un attimo mi verrà in mente. Ma so chi sono.
E so dove sono. Questo è un bar. È un bar che conosco. Sono già stato qui.
Questo è un bar fuori Porta Santo Stefano.
Quindi so cos’è un bar, e so dov’è Porta Santo Stefano. E so che non è la mia città, e che di solito non dovrei essere qui. Almeno credo. Io abito in un’altra città. Io abito… tra un attimo mi verrà in mente.
Però so altre cose. Per esempio conosco la canzone che danno per radio. È una canzone di qualche anno fa.
(Come faccio a saperlo?)
Dice A little weak
a little pale today
looks like it's time
for that certain holiday.
È una canzone stupida che parla del Lago Titicaca. E' un lago sulle Ande. Ecco, non so come mi chiamo e so dov'è il Lago Titicaca.
E' una canzone che si ascoltava per radio nel… nel… io ero in un mercatone, e cercavo dei mobili. Cercavo dei mobili perché avevo preso una stanza a Modena. Ecco, vedi? Si chiama Modena. So anche l’anno. Ci sono andato all’inizio del Duemila. Ma oggi non è il Duemila, vero?
C’è il Carlino, appoggiato qui. Dice: gennaio 2004. È così.
Beh, cosa mi aspettavo? Le astronavi? L’uomo su Marte? La terza guerra mondiale? Quattro anni sono niente, per l’arredo di un bar. E se ora andassi fuori scommetto che troverei Bologna tale e quale, con tutte le sette chiese e le due torri al loro posto. (Ma è meglio se per adesso resto qui) È un mattino di gennaio limpido. Ha il colore di mille altri mattini di gennaio limpidi. Il clima più di tanto non dev’essere cambiato. There is no global warming.
Stamattina, perlomeno.
Sul giornale c’è Berlusconi. Da come ne parlano probabilmente al governo c’è lui. Questo è quasi consolante. Non mi devo essere perso un granché. E poi… Palestina… solite cose. No, aspetta. Autobomba in Iraq? Cosa c’è in Iraq? Gli americani? Beh, prima o poi sarebbe successo, no? Niente d’imprevedibile, direi.
E anch’io. Non devo essere molto cambiato. Quanti anni ho? Vediamo. Lo so. So quando sono nato. Perciò se oggi è il 2001 io ho… trent’anni. È così. Ho trent’anni.
E mi mangio ancora le unghie, pare. Che vergogna.
Altro? Non direi. Un po’ di pancia, è comprensibile. Mi sono appena tagliato i capelli e… forse qui sulle tempie ce n’erano di più ma… stessi occhiali. Ovviamente. È un periodo che tengo la barba. I vestiti… perché tanto nero? Non mi piaceva il nero.
Forse nel frattempo è passato di moda.
Le scarpe?
Non dico… no. Non sono brutte, ma… le ho prese io? Davvero?
Ora farò una cosa. Mi alzerò da questo tavolino, come se niente fosse, andrò al bancone e chiederò di pagare il… il caffè. Qui c’è una tazzina di caffè: ne ho appena bevuto uno, evidentemente. E probabilmente ne bevo troppi.
Mentre vado verso la cassa, mi guarderò attraverso i liquori nello specchio a muro. E so già cosa vedrò: capelli bianchi e rughe sotto gli occhi. Ho trent’anni, no?
Temevo peggio, dai…
“Ottantacinque”.
“Come?”
“Ottantacinque!”
“Ah, sì, scusi”.
Dovevo pensarci prima. Sono cambiate tutte le monete. Qui dentro probabilmente ne ho abbastanza. Ma non si sa mai, tiro fuori una banconota.
Sono strane. Sembrano nuove anche se sono spiegazzate. Dieci euro. Un caffè ce lo compro di sicuro. E mi dà anche un sacco di resto. Bene.
Ora, già che ci sono, senza dare nell’occhio tiro fuori la carta d’identità.
Cognome: OGNIBENE
Nome: DAVIDE
Cittadinanza: ITALIANA
Stato civile: ==========
Professione: ==========
Statura: 1,65
Beh, di crescere di statura non mi aspettavo, ma quei segni cosa vogliono dire? Non ho un lavoro? A trent’anni? E cosa ci faccio qui?
C’è una borsa qui sotto il tavolino. Non so, magari è mia. Ci do un’occhiata?
(E se non è mia?)
Di sicuro è mia. Era qui. Sono solo in questo bar.
(E se trovo qualcosa che non mi piace?)
Sembra leggera, allora… fogli. Manoscritti. Ma non è la mia callig… aspetta.
L’allevamento dei bovini in Europa non offre alti redditi.Vero. Falso.
Gran parte dei bovini europei vengono allevati allo stato brado. Vero.Falso.
Sono compiti. Compiti di scuola. Quindi io insegno. Ho passato il concorso e insegno nella scuola… direi media. Ecco cosa faccio.
E siccome sono qui, e ho questi compiti nella borsa, io insegno in una scuola media di Bologna. Ma perché? Devo essermi trasferito.
Forse ho trovato una ragazza qua, e viviamo assieme. Può essere. Magari è una che conosco. Non mi viene in mente nessuno.
(Speriamo sia carina).
Del resto, di sicuro in tasca ho un mazzo di chiavi. Ecco. Mi sembrano le solite chiavi. Le solite squallide chiavi, se posso aggiungere. Ho trent’anni, vesto in nero, insegno a Bologna, e non mi posso ancora permettere una porta blindata. Ma non importa. La chiave della macchina è la stessa. Questo è importante.
Significa che non ho fatto incidenti gravi. Qui fuori da qualche parte c’è la mia vecchia macchina (magari con una multa).
Ma per ora non esco. Non è prudente. Devo aver avuto una cosa che non mi era mai successa prima. Non posso mettermi in macchina, ora, e poi per andare dove. (Dai miei. No. Si spaventano).
E poi cosa c’è qui… ma guarda! Un cellulare. Per forza non lo sentivo, è troppo piccolo. Prima avevo un affare più pesante.
(Prima quando?).
Con lo sportellino. Ho sempre odiato i cellulari con lo sportellino. Me l’avrà regalato qualcuno.
Adesso, appena capisco come funziona, posso chiamare qualcuno. Trovo la rubrica, e poi… i nomi me li ricordo, più o meno fino al Duemila.
Sì, ma magari chiamo qualcuno con cui nel frattempo ho litigato, e non ci parliamo da quattro anni, e poi un mattino sta lavorando e all’improvviso lo chiama Ognibene Davide: “ciao, ti ricordi di me? Ho un problema. Sono bloccato in un bar fuori porta Santo Stefano e non so come uscire”. Patetico. No.
Posso chiamare i miei genitori. Con loro non posso aver litigato più di tanto. E sono pur sempre i miei genitori.
Ma aspetta. No. Loro si preoccupano. E poi magari li chiamo e loro… quattro anni… non può essere successo niente di grave… non può… però.
Però succedono cose gravi in continuazione. Succede che io sono qui e da un momento all’altro non mi ricordo chi sono, e ricordo solo una canzone che avevo già sentito quattro anni fa. Per ora i miei non li chiamo. Chiamo mio fratello. Certo.
Doveva venirmi in mente prima. Se siamo nel 2004 lui fa l’università, ha la macchina, può venire a prendermi. Se c’è qualcosa che non va vedrai che lui trova il modo di dirmelo con le buone. Sa come prendermi. È una fortuna che c’è lui. Adesso lo chiamo.
No, aspetta. Qualcosa non va.
Non c’è il suo numero.
- poi buio.
Ero seduto lì, la radio mandava una canzone, mi sono ricordato di una cosa, mi è sembrato d’un tratto di capire qualcosa di fondamentale, di aver risolto un problema importante per me, per tutti, poi una gran luce, poi –

Got some more in Ecuador
Stole a car in the streets of Panama
Went too far in Bogota
Devo stare calmo.
Devo stare calmo.
Devo stare calmo. Che non è successo niente.
Devo stare calmo. Che andrà tutto bene.
Io non mi sono perso. Io so chi sono. Io mi chiamo… tra un attimo mi verrà in mente. Ma so chi sono.
E so dove sono. Questo è un bar. È un bar che conosco. Sono già stato qui.
Questo è un bar fuori Porta Santo Stefano.
Quindi so cos’è un bar, e so dov’è Porta Santo Stefano. E so che non è la mia città, e che di solito non dovrei essere qui. Almeno credo. Io abito in un’altra città. Io abito… tra un attimo mi verrà in mente.
Però so altre cose. Per esempio conosco la canzone che danno per radio. È una canzone di qualche anno fa.
(Come faccio a saperlo?)
Dice A little weak
a little pale today
looks like it's time
for that certain holiday.
È una canzone stupida che parla del Lago Titicaca. E' un lago sulle Ande. Ecco, non so come mi chiamo e so dov'è il Lago Titicaca.
E' una canzone che si ascoltava per radio nel… nel… io ero in un mercatone, e cercavo dei mobili. Cercavo dei mobili perché avevo preso una stanza a Modena. Ecco, vedi? Si chiama Modena. So anche l’anno. Ci sono andato all’inizio del Duemila. Ma oggi non è il Duemila, vero?
C’è il Carlino, appoggiato qui. Dice: gennaio 2004. È così.
Beh, cosa mi aspettavo? Le astronavi? L’uomo su Marte? La terza guerra mondiale? Quattro anni sono niente, per l’arredo di un bar. E se ora andassi fuori scommetto che troverei Bologna tale e quale, con tutte le sette chiese e le due torri al loro posto. (Ma è meglio se per adesso resto qui) È un mattino di gennaio limpido. Ha il colore di mille altri mattini di gennaio limpidi. Il clima più di tanto non dev’essere cambiato. There is no global warming.
Stamattina, perlomeno.
Sul giornale c’è Berlusconi. Da come ne parlano probabilmente al governo c’è lui. Questo è quasi consolante. Non mi devo essere perso un granché. E poi… Palestina… solite cose. No, aspetta. Autobomba in Iraq? Cosa c’è in Iraq? Gli americani? Beh, prima o poi sarebbe successo, no? Niente d’imprevedibile, direi.
E anch’io. Non devo essere molto cambiato. Quanti anni ho? Vediamo. Lo so. So quando sono nato. Perciò se oggi è il 2001 io ho… trent’anni. È così. Ho trent’anni.
E mi mangio ancora le unghie, pare. Che vergogna.
Altro? Non direi. Un po’ di pancia, è comprensibile. Mi sono appena tagliato i capelli e… forse qui sulle tempie ce n’erano di più ma… stessi occhiali. Ovviamente. È un periodo che tengo la barba. I vestiti… perché tanto nero? Non mi piaceva il nero.
Forse nel frattempo è passato di moda.
Le scarpe?
Non dico… no. Non sono brutte, ma… le ho prese io? Davvero?
Ora farò una cosa. Mi alzerò da questo tavolino, come se niente fosse, andrò al bancone e chiederò di pagare il… il caffè. Qui c’è una tazzina di caffè: ne ho appena bevuto uno, evidentemente. E probabilmente ne bevo troppi.
Mentre vado verso la cassa, mi guarderò attraverso i liquori nello specchio a muro. E so già cosa vedrò: capelli bianchi e rughe sotto gli occhi. Ho trent’anni, no?
Temevo peggio, dai…
“Ottantacinque”.
“Come?”
“Ottantacinque!”
“Ah, sì, scusi”.
Dovevo pensarci prima. Sono cambiate tutte le monete. Qui dentro probabilmente ne ho abbastanza. Ma non si sa mai, tiro fuori una banconota.
Sono strane. Sembrano nuove anche se sono spiegazzate. Dieci euro. Un caffè ce lo compro di sicuro. E mi dà anche un sacco di resto. Bene.
Ora, già che ci sono, senza dare nell’occhio tiro fuori la carta d’identità.
Cognome: OGNIBENE
Nome: DAVIDE
Cittadinanza: ITALIANA
Stato civile: ==========
Professione: ==========
Statura: 1,65
Beh, di crescere di statura non mi aspettavo, ma quei segni cosa vogliono dire? Non ho un lavoro? A trent’anni? E cosa ci faccio qui?
C’è una borsa qui sotto il tavolino. Non so, magari è mia. Ci do un’occhiata?
(E se non è mia?)
Di sicuro è mia. Era qui. Sono solo in questo bar.
(E se trovo qualcosa che non mi piace?)
Sembra leggera, allora… fogli. Manoscritti. Ma non è la mia callig… aspetta.
L’allevamento dei bovini in Europa non offre alti redditi.
Gran parte dei bovini europei vengono allevati allo stato brado. Vero.
Sono compiti. Compiti di scuola. Quindi io insegno. Ho passato il concorso e insegno nella scuola… direi media. Ecco cosa faccio.
E siccome sono qui, e ho questi compiti nella borsa, io insegno in una scuola media di Bologna. Ma perché? Devo essermi trasferito.
Forse ho trovato una ragazza qua, e viviamo assieme. Può essere. Magari è una che conosco. Non mi viene in mente nessuno.
(Speriamo sia carina).
Del resto, di sicuro in tasca ho un mazzo di chiavi. Ecco. Mi sembrano le solite chiavi. Le solite squallide chiavi, se posso aggiungere. Ho trent’anni, vesto in nero, insegno a Bologna, e non mi posso ancora permettere una porta blindata. Ma non importa. La chiave della macchina è la stessa. Questo è importante.
Significa che non ho fatto incidenti gravi. Qui fuori da qualche parte c’è la mia vecchia macchina (magari con una multa).
Ma per ora non esco. Non è prudente. Devo aver avuto una cosa che non mi era mai successa prima. Non posso mettermi in macchina, ora, e poi per andare dove. (Dai miei. No. Si spaventano).
E poi cosa c’è qui… ma guarda! Un cellulare. Per forza non lo sentivo, è troppo piccolo. Prima avevo un affare più pesante.
(Prima quando?).
Con lo sportellino. Ho sempre odiato i cellulari con lo sportellino. Me l’avrà regalato qualcuno.
Adesso, appena capisco come funziona, posso chiamare qualcuno. Trovo la rubrica, e poi… i nomi me li ricordo, più o meno fino al Duemila.
Sì, ma magari chiamo qualcuno con cui nel frattempo ho litigato, e non ci parliamo da quattro anni, e poi un mattino sta lavorando e all’improvviso lo chiama Ognibene Davide: “ciao, ti ricordi di me? Ho un problema. Sono bloccato in un bar fuori porta Santo Stefano e non so come uscire”. Patetico. No.
Posso chiamare i miei genitori. Con loro non posso aver litigato più di tanto. E sono pur sempre i miei genitori.
Ma aspetta. No. Loro si preoccupano. E poi magari li chiamo e loro… quattro anni… non può essere successo niente di grave… non può… però.
Però succedono cose gravi in continuazione. Succede che io sono qui e da un momento all’altro non mi ricordo chi sono, e ricordo solo una canzone che avevo già sentito quattro anni fa. Per ora i miei non li chiamo. Chiamo mio fratello. Certo.
Doveva venirmi in mente prima. Se siamo nel 2004 lui fa l’università, ha la macchina, può venire a prendermi. Se c’è qualcosa che non va vedrai che lui trova il modo di dirmelo con le buone. Sa come prendermi. È una fortuna che c’è lui. Adesso lo chiamo.
No, aspetta. Qualcosa non va.
Non c’è il suo numero.
- poi buio.
20-03-2001, 09:54Bologna, italianistica, lingue morte, universiadePermalink
Noi non ci meritiamo
Goodbye Paris I'm leaving you nothing they say 'bout you was true
And it drives me crazy
Tre anni fa (Il 20 marzo del 1998) mi sono laureato.
È da tanto tempo che non torno all'università. Non abbiamo niente da dirci. In fondo, non ci siamo mai piaciuti. È stata una delusione a prima vista.
La stanchezza pendolare. Le dormite alle lezioni. Le dormite nelle sale studio. Bologna è un comodo divano dove puoi sonnecchiare in mille posizioni.
Tutta la boheme che ci è toccata è stata il bar degli studenti, dove si ciccava per terra. Ah, ho anche occupato una volta. Sono finito in una commissione anarchica, con una fazione socialdemocratica (che poi era Glauco, ciao Glauco).
Ma poi il riflusso è stato inarrestabile. Ogni volta che passi in Piazza Verdi, tum-tum-tum, diventavo un po' più di destra. In un afoso pomeriggio il prof. Traina, seccato dal tum-tum-tum che saliva nella mansarda di latino, tagliò corto e m'inflisse un ventisette. Tornai sei mesi dopo, ma era afoso uguale. Incrociai le dita, mi buttai sulle georgiche, ma proprio in quel momento attaccò il tum, tum, tum. Avrei detonato una mina sul selciato.
A furia di trenta contumaci i docenti mi impartirono la lezione più importante: lo studente migliore è lo studente non frequentante, che si fa i cazzi suoi e si presenta solo per verbalizzare.
Ma il dialogo fruttificante, il confronto, verticale e orizzontale, gli oziosi pomeriggi a dibattere di filosofia e letteratura a un tavolino, dico, li ha mai visti qualcuno? Mi vergogno anche soltanto al pensiero di aver mai immaginato qualcosa del genere.
Con la tesi, poi, ognuno si chiude definitivamente nel suo guscio monomaniaco. Metti il naso fuori solo per andare a trovare il professore, ma di solito quello notte non hai dormito, perciò sei carne morta che cammina, le ragazze ti guardano male e non si sbottonano con te. Stiamo tutti scrivendo una monografia irripetibile. Senz'altro degna di pubblicazione, anche se si sa come vanno le cose, è tutto uno schifo, tutta una mafia, naturalmente.
Poi la lunga sequela di colloqui e di concorsi. Immagino che vinca chi riesce a conservare uno straccio di motivazione. Io comunque ho perso. Tra l'altro, non sono diventato un esperto di letteratura italiana. Ho quasi smesso di leggere. Messo alle corde, tiro fuori sempre e solo Leopardi e Manzoni, perché per me alla fine la partita s'è chiusa al liceo. Devo aver sbagliato qualcosa di grosso. Forse dovevo andare a letto più presto. O più tardi. Crederci un po' di più. O non crederci affatto. Far la corte ai professori. O lasciarli proprio perdere. Sono rimasto fregato nel mezzo. Tanto peggio. Tanto non mi meriti, università. E io non merito te.
Goodbye Paris I'm leaving you nothing they say 'bout you was true
And it drives me crazy
Tre anni fa (Il 20 marzo del 1998) mi sono laureato.
È da tanto tempo che non torno all'università. Non abbiamo niente da dirci. In fondo, non ci siamo mai piaciuti. È stata una delusione a prima vista.
La stanchezza pendolare. Le dormite alle lezioni. Le dormite nelle sale studio. Bologna è un comodo divano dove puoi sonnecchiare in mille posizioni.
Tutta la boheme che ci è toccata è stata il bar degli studenti, dove si ciccava per terra. Ah, ho anche occupato una volta. Sono finito in una commissione anarchica, con una fazione socialdemocratica (che poi era Glauco, ciao Glauco).
Ma poi il riflusso è stato inarrestabile. Ogni volta che passi in Piazza Verdi, tum-tum-tum, diventavo un po' più di destra. In un afoso pomeriggio il prof. Traina, seccato dal tum-tum-tum che saliva nella mansarda di latino, tagliò corto e m'inflisse un ventisette. Tornai sei mesi dopo, ma era afoso uguale. Incrociai le dita, mi buttai sulle georgiche, ma proprio in quel momento attaccò il tum, tum, tum. Avrei detonato una mina sul selciato.
A furia di trenta contumaci i docenti mi impartirono la lezione più importante: lo studente migliore è lo studente non frequentante, che si fa i cazzi suoi e si presenta solo per verbalizzare.
Ma il dialogo fruttificante, il confronto, verticale e orizzontale, gli oziosi pomeriggi a dibattere di filosofia e letteratura a un tavolino, dico, li ha mai visti qualcuno? Mi vergogno anche soltanto al pensiero di aver mai immaginato qualcosa del genere.
Con la tesi, poi, ognuno si chiude definitivamente nel suo guscio monomaniaco. Metti il naso fuori solo per andare a trovare il professore, ma di solito quello notte non hai dormito, perciò sei carne morta che cammina, le ragazze ti guardano male e non si sbottonano con te. Stiamo tutti scrivendo una monografia irripetibile. Senz'altro degna di pubblicazione, anche se si sa come vanno le cose, è tutto uno schifo, tutta una mafia, naturalmente.
Poi la lunga sequela di colloqui e di concorsi. Immagino che vinca chi riesce a conservare uno straccio di motivazione. Io comunque ho perso. Tra l'altro, non sono diventato un esperto di letteratura italiana. Ho quasi smesso di leggere. Messo alle corde, tiro fuori sempre e solo Leopardi e Manzoni, perché per me alla fine la partita s'è chiusa al liceo. Devo aver sbagliato qualcosa di grosso. Forse dovevo andare a letto più presto. O più tardi. Crederci un po' di più. O non crederci affatto. Far la corte ai professori. O lasciarli proprio perdere. Sono rimasto fregato nel mezzo. Tanto peggio. Tanto non mi meriti, università. E io non merito te.
...modificano la realtà! 😀