Il bambolotto che dice No No No

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Se Bruxelles non vale una Messa

C'è un gruppo di parlamentari del PD (di area cattolica, ma non tutti i cattolici sono così) che non può, non vuole assolutamente confluire nel Partito Socialista Europeo. Neanche se il Partito Socialista Europeo cambiasse il nome apposta per loro e diventasse, che so, Partito Socialista Europeo e degli Amici della Madonna di Loreto. Loro semplicemente non possono. La loro coscienza glielo impedisce, e io li capisco.

Sì, ho detto che li capisco.
Con tutto quello che è successo negli ultimi trent'anni, uno che nasce democristiano può avere una comprensibile vergogna di morire socialista – non siamo mica tutti salmoni, con l'istinto a risalire la corrente.

Quello che non capisco, è che mandino a parlare Francesco Rutelli. L'uomo che le correnti le ha seguite, le ha risalite, a volte è riuscito a tenere una sola pinna in due correnti che andavano una di qua, l'altra di là. Uno che è nato radicale e adesso prende il tè con la Binetti, scusate, ma con che faccia può andare davanti alla telecamera e dire “Nel PSE no”? Sei stato Radicale, Antiproibizionista, Verde Arcobaleno, Sindaco Tuttocittà, Democratico, Popolare, e adesso cos'è, hai paura di una rosa?

Non c'è niente di male ad avere una coscienza, basta non metterci sopra la faccia di Rutelli. Uno che, fra l'altro, ha perso tutte le elezioni che era umanamente possibile perdere, e la cui persistenza in Parlamento ha più a che vedere coi difetti del nostro sistema elettorale che con la presenza, in Italia, anche solo di una manciata di cittadini che lo trovi ancora simpatico. Ed è un peccato che la vostra coscienza – così pronta a scattare al primo timido accenno di socialismo, non sia sensibile a questo. Cioè, un peccato, dipende. È semplicemente peggio per voi.
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Un lampione non fa il Sudafrica

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Città buia

Di Roma veramente non dovrei scrivere, perché è una città molto grande e complicata che non conosco. È solo che alla fine di tante chiacchiere mi è rimasta una curiosità, che forse un raro lettore romano potrà esaudire: ce l'hanno poi messo, quel lampione in zona Tor di Quinto di cui tanto si parlava l'anno scorso?
Oggi forse qualcuno se n'è scordato, ma il dibattito sul lampione – illuminante, è il caso di dirlo, col senno del poi – fu talmente sentito da lambire i commenti di questo blog, che veramente con Roma c'entra nulla o poco. La mia imminente svolta a destra(*) probabilmente è iniziata in quel momento, cioè da quando osai proporre anch'io “qualche notte bianca in meno e qualche lampione in più”... e subito ci fu chi m'accusò di voler importare dentro il Grande Raccordo il modello sudafricano: telecamere, torrette, filo spinato... lo vedete che alla fine è l'estremismo che ci frega? Intendo l'estremismo degli argomenti: perché se ci pensate a mente fredda dovrete convenire che un lampione non fa il Sudafrica: non costa neanche molto e tiene un po' più lontano la paura, e magari anche chi sulla paura ci specula su.

Certo, quelli non sono mica dilettanti: è da vent'anni che ammucchiano testate ed emittenze, vent'anni che insistono sul problema; un lampione in più di sicuro non li avrebbe messo in difficoltà, non avrebbe salvato Roma da Alemanno e i suoi manipoli. Però almeno ci avrebbe lasciato la coscienza pulita, la sensazione di aver fatto tutto quello che onestamente si poteva per evitare la psicosi del buio montata ad arte sui media. Oltre al fatto, non secondario, che lo stesso lampione potrebbe salvare una vita. Sto parlando del lampione che l'anno scorso non illuminava il sentiero di casa di Giovanna Reggiani, aggredita e uccisa a pochi km. dal Campidoglio. Per l'occasione il sindaco Veltroni promise e minacciò; siccome l'aggressore veniva dalla Romania andò a parlarne col presidente rumeno personalmente, ma quel lampione poi lo piantò? Chiedo, perché onestamente non lo so. Qualcuno lo sa?

E nel caso il lampione non ci fosse ancora, mi avvertite quando lo pianterà Alemanno? Giusto per verificare un pregiudizio mio sulla destra tutta ordine-e-sicurezza: secondo me è un bluff. O meglio: Alemanni e compagnia sono talmente dipendenti da questo problema, che se lo risolvessero non sarebbero più in grado di trovare un motivo per farsi votare. Voglio dire che se per assurdo i soldi di tutte le Notti Bianche e delle Feste Del Cinema da qui all'eternità fossero dirottate sui lampioni e sulle ronde di quartiere, e sui voli charter per rimpatriare qualsiasi straniero dall'aria vagamente delinquenziale; se insomma Roma diventasse improvvisamente una capitale moderna, pulita, ordinata, una specie di enorme Treviri... a quel punto chi se la filerebbe più, la destra torva di Fini e Alemanno? Certi problemi è meglio cavalcarli che risolverli. D'altro canto, anche quel giorno i canali in chiaro e scuro non smetterebbero di pompare l'allarme criminalità (in fondo hanno continuato a farlo per vent'anni, man mano che i delitti diminuivano). Per cui, insomma, sì, da qui in poi il Sudafrica è davvero più vicino. Ma è in strada da anni: e sono ingiusto io, a pensare che un povero lampione avrebbe potuto ritardarlo.

(*) ...tengo famiglia.
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Va bene anche di plastica, il vassoio

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In seguito non mancherà il tempo per l'analisi serena e spassionata, e perché no, per l'autocritica: perché qualcosa di male l'avrò fatto pure io, non ne dubito, e in seguito avrò il tempo per chiedervene scusa, affezionati lettori.
E ci sarà anche il tempo per riconoscere che in mezzo a tanti torti c'era pure qualche ragione. Tempo al tempo, ce ne sarà per qualsiasi cosa. Ma stanotte no. Stanotte voglio solo la testa di Francesco Rutelli su un vassoio d'argento.

In realtà scherzo, come sempre. Mi basterebbe non vederlo più in circolazione: in un'altra nazione perdere le elezioni come le ha perse lui, cascando a piedi pari nel più banale tranello sulla sicurezza, equivarrebbe alla morte politica. Mi fanno sapere, invece, che Rutelli ha comunque un seggio pronto in Senato, capolista in Umbria. Che gli elettori umbri fossero consapevoli o no di votare per lui, mentre mettevano la croce sulla scheda, non ha naturalmente la minima importanza: né avevano importanza le rilevazioni che qualche mese prima delle primarie lo davano all'1% di popolarità tra gli elettori del neonato PD. Ripeto, l'1% del suo bacino elettorale. Un dato tra tanti che avrebbe dovuto far riflettere, ma non c'era tempo. Al loft erano troppo occupati a ventilare riforme costituzionali alla cacchio, ispirarsi al superbowl, svenarsi per acquistare quattro radicali che una volta eletti stanno già meditando di rimettersi sul mercato.

In questi giorni riapre il Parlamento, e per la prima volta non mi rappresenta. Non solo manca la Sinistra, che qualcosa di me avrebbe potuto rappresentarlo; ma il PD che ne ha preso il posto è composto da personaggi politicamente finiti come Francesco Rutelli. O come Massimo D'Alema, che comincia a mandare i suoi in ricognizione tra le le macerie del loft. E allora mi tocca scriverlo una volta in più, su questo sito di nessuna importanza: a un certo livello di professionalità, imprenditoriale o politica, non possono esistere seconde possibilità. Rutelli ha perso (male)? Rutelli fuori. Veltroni ha perso? Veltroni fuori. Bettini ha perso? Bettini chi? Il mio grado di attaccamento a questo catastrofico Partito Democratico, da qui in poi, sarà direttamente proporzionale al numero di teste che cadranno, pagando per i loro innumerevoli errori. Il fatto che Rutelli & co. abbiano ancora cinque anni di indennità parlamentare garantita deve scivolare nell'oblio: vadano pure a Palazzo Madama o a Montecitorio, votino e intaschino i gettoni secondo coscienza, ma non si facciano più vedere davanti a una telecamera; ne va della nostra residua capacità di immaginarci un'Italia migliore.
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forever young, reprise

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Quando non so a cosa pensare, penso a Rutelli.

Qualche tempo fa la Repubblica ha fatto un sondaggio sul leader del Partito Democratico – ho perso il link, ma fidatevi. Veltroni ha preso il 30% e rotti. Il secondo mi pareva fosse Bersani – poi tutta una pletora di personaggi al cinque, al tre, al due. E in fondo, al termine di una coda lunga di uno virgola, Rutelli. Forse perché, alfabeticamente, Rutelli è un po' svantaggiato. Già. Sarà l'alfabeto.

Quando penso a Rutelli, non so bene a cosa pensare.
Di trasformisti ne ho conosciuti, li ho studiati: ai tempi della guerra di Libia Mussolini andava a fermare i treni, Bocca era nel GUF, Ferrara uscì dal PCI dopo una rissa da filopalestinese intransigente. E via e via. Ma Rutelli, ancora relativamente giovane, chissà come mi stupisce di più: veramente uno si chiede cosa si potrà inventare ancora. L'unica ideologia che non ha ancora vagamente costeggiato è il fascismo, e la cosa gli fa onore – ma aspettiamo, non si sa mai.

Badate bene: il trasformismo, in sé, non è un problema. Una persona può cambiare idea. Solo i cretini non le cambiano mai. Il punto è che Rutelli, tutte queste idee, non le veste proprio. Ve lo immaginate, Rutelli verde? Rutelli ai convegni ecologisti? È stato segretario nazionale dei Verdi Arcobaleno. E Rutelli che si fa le canne? Nel periodo radicale fu incarcerato per essersi fatto una canna in corteo. E Rutelli cattolico? Rutelli che va in Chiesa, s'inginocchia, si segna, si batte il cuore al Mea Culpa, ve lo immaginate Rutelli che intona il Gloria? Ecco, appunto. Il physique c'è, ma non è il physique du rôle. Volete mettere, per dire, con un Ferrara? Se una mattina Ferrara si sveglia teocon, come prima cosa si mette a compulsare le encicliche. Si documenta, e poi si atteggia – in fondo è un guitto, il basso del melodramma. Rutelli invece è manichino, alla gente non va giù.

Altrimenti non si spiega questo mistero: dai radicali, con tutte le loro eroiche battaglie, ai teodemocratici, con tutta la loro fede incrollabile nella Vita e in Cristo, passando dai Verdi (che sono quelli che dovrebbero salvare il mondo) e dal Municipio di Roma (che ha amministrato neanche male), Rutelli dovrebbe avere collezionato qualche umana simpatia, o no? E invece no! non lo sopporta nessuno. Ormai è un uomo d'apparato, lui che andava in giro coi cartelli davanti a Montecitorio, lui che augurava il rancio di San Vittore a Bettino Craxi, lui! ormai parla solo a nome dei quadri di partito. Se chiedi all'uomo della strada un leader del PD, a quello gli verrà in mente prima un paio di pelati, come Bersani o Letta, o di donne, come la Finocchiaro e… la Bindi! Persino la Bindi è più popolare di Rutelli. Su un altro sondaggio, di Excite, lo ha sorpassato Scalfarotto, un gay con le orecchie a sventola. Se ci pensate è incredibile. Rutelli in teoria dovrebbe essere quello col fascino.

Quando vi lamentate che ci sono pochi giovani tra gli aspiranti leader del PD, mi viene in mente Rutelli. Cioè niente.
Ma voi c'eravate, nel 2001? Perché io c'ero, e mi ricordo che l'Ulivo schierava contro Berlusconi un leader giovane, fascinoso, carismatico: Rutelli. E perse. Difendendosi bene, però. Ricordo che a quel tempo si parlava di "effetto Rutelli", che aveva avvantaggiato la Margherita rispetto agli altri partiti della coalizione. Si diceva che gli elettori di sinistra fossero già molto più uninominalisti dei loro rappresentanti. Non votavano più per un partito o per una coalizione di partiti, ma per un leader, per una faccia: e magari proprio quella faccia lì, a metà tra Kennedy e Albertone.

A quel punto cos'è successo? Da qualche parte qualcuno avrà spiegato come Rutelli dilapidò il suo capitale di leader dell'opposizione. Io non ricordo bene. Ma mi sembra che al termine dell'investimento emotivo della campagna elettorale, Rutelli smise per sempre di essermi in qualche modo simpatico. Tra Prodi e lui, nessun dubbio. Ne è prova che nessuno valutò mai seriamente una sua candidatura alle Primarie.

Ne è prova l'enorme credito che diamo a Veltroni, un politico che coi DS non ha poi dimostrato tutte queste meraviglie. Porta in dote l'amministrazione del Municipio di Roma, dove non mi pare abbia fatto molto meglio del suo predecessore. E allora cos'è che lo rende così popolare?
Potrò sbagliare, ma secondo me il segreto del successo di Veltroni è il gran vuoto che c'è intorno. Gli elettori volentieri eleggerebbero un leader relativamente giovane, con idee nuove e una cultura del Fare, e siccome non c'è, si arrangiano con Veltroni. Ma in teoria doveva esserci. In teoria doveva essere Rutelli. Più smarcato dai partiti tradizionali, più giovane, più bello. Ma nessuno lo considera più. Che ha combinato?

Qui, se ci riflettete, c'è un errore. Forse noi viviamo in un universo parallelo. Nell'universo in cui le cose vanno secondo logica, l'anziano e rassicurante Prodi è diventato il segretario del rassicurante partito della Margherita, mentre l'ex candidato della coalizione, giovane e rampante, ha continuato a fare il capo della coalizione, forte del suo carisma trasversale. Doveva andare così. Perché non è andata così?

Forse perché Prodi, con quell'aria di fessacchiotto, s'è letteralmente mangiato Rutelli? Nel lungo confronto ai vertici lo ha fiaccato, l'ha svuotato di tutto il suo fascino e l'ha trasformato in un'ameba reazionaria. E Rutelli è stato al gioco. S'è fatto svuotare. Perché? Forse non era abbastanza furbo. Bravo abbastanza per fare carriera coi radicali (capirai). Bravo abbastanza per vincere a Roma. Ma Prodi è su un altro livello.

Questa è dura da mandare giù, lo so. Mi rendo conto che Prodi non ha l'aria di un grande stratega, che sembrava e sembra uno scartino della Prima Repubblica. Tuttavia lo scartino della Prima Repubblica alla fine ha fatto fuori il giovane rampante. Il popolo che premiò la Margherita di Rutelli nel 2001 è solo una parte di quello che plebiscitò Prodi alle primarie del 2005. È un popolo che ha voglia di un leader, questo è sicuro. Se gliene proponi uno, anche usato, lo incorona di buon grado. E l'età non è un fattore importante. Mi dispiace. Non fu decisiva quando Rutelli sfidò Berlusconi, non lo è nemmeno oggi.

***

Quando vi lamentate dei pochi giovani in politica, e mi proponete una lista di giovani in politica, io penso a Diaco. Cioè a poco.
Perché lo conosco poco, davvero, di solito quando arriva cambio stazione o canale. In fondo non ho nulla contro di lui, tranne un'epidermica antipatia, ma nemmeno capisco perché debba dirigere il mio partito.
Qualche sera fa l'ho visto un attimo da Chiambretti: se non sbaglio è riuscito in pochi minuti a esprimere simpatia per Papa Ratzinger ("che non piace a nessuno") e a fare un coming out bisessuale. Cioè, capite, a lui non basta stare simpatico ai gay: deve stare simpatico simultaneamente a donne e uomini, gay ed etero, ma anche al Papa, "che non piace a nessuno"! come no, il problema del Papa è appunto che nessuno lo ascolta, nessuno gli vuole bene. E a quel punto ho cambiato canale, altrimenti faceva in tempo a esprimere ammirazione anche per Bin Laden. Lui stesso avverte che essendo cresciuto senza padre tende a cercarlo dappertutto: va bene, capisco, ma cercane almeno uno alla volta. Non puoi fare il bisessuale e il papaboy simultaneamente, non è serio, e anche se tu ci credi ugualmente non ti crederà nessuno.

Neanche Rutelli era arrivato a quel punto. Forse non ci aveva pensato, forse si sta mordendo le mani dal dispetto. So anche che in seguito Diaco è stato da Biagi a parlare della droga; sono sicuro che ne avrà parlato male, e tuttavia a questo punto non mi fido: secondo me vuole stare simpatico sia a chi si droga, sia a chi ha smesso, sia a chi non si drogherà mai; oltre naturalmente agli omosessuali, agli eterosessuali, ai bisessuali e al Papa. In teoria ormai Diaco dovrebbe essere simpatico a chiunque, in Italia; in realtà non lo regge nessuno. Come si spiega? Credo che sia l'effetto Rutelli: il giovane piacione in Italia non funziona. Tutti questi giovani rampanti che si credono Tony Blair, più in là di tanto non vanno. Se hanno costanza e un po' di fortuna possono anche metter radici in Parlamento, ma il cuore degli italiani è un'altra cosa.

L'obiezione la conosco: anche Berlusconi è un piacione. Come no. Ma lui conosce i suoi limiti. C'è gente che non lo amerà mai, e lui lo sa: li chiama comunisti, li considera coglioni, li disprezza e li provoca. Questo gli italiani lo capiscono, e lo apprezzano. Un politico che ti dà del coglione è la fantasia proibita di ogni democratico: stimola e divide. Rutelli e i simil-rutelli vorrebbero invece piacere a tutti. Appena si apre una nuova categoria sociale, una nuova idea politica, un nuovo genere sessuale, una novità su internet, ci si fiondano, e si mettono a stringere le mani. Ma l'italiano non abbocca. Stringere le mani in Italia non basta. Bisogna anche far gestacci all'avversario. Berlusconi è credibile, perché fa le corna. Prodi già un po' meno. Rutelli e simil-rutelli non s'azzarderebbero mai. Stanno ancora a cercare il padre, e gli anni passano. Datevi pace. Non potete piacere a tutti. In realtà per ora non piacete a nessuno.
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Civilization VII - Lo Scenario Rutelli (continua da venerdì).

Ave, Rutelli. Sei il Primo Ministro della Repubblica Italiana nel 2001 AD. Gli italiani sono simpatici, improvvisatori e inconcludenti.

"Be', ma come si permette?"
"In effetti questo è uno degli aspetti più discutibili del software. Ogni civiltà ha delle caratteristiche innate che si porta avanti in ogni fase del gioco, dalla preistoria all'era spaziale".
"Sì, lo so benissimo. I tedeschi sono metodici ed espansionisti, gli indiani sono mistici e pacifici, eccetera".
"Ah, vedo che hai giocato, qualche volta".
"Io… sì, qualche versione precedente. Negli anni Novanta".
"Ah sì? E come mai non sei diventato un Neocone?"
"Un che?"
"È una teoria molto in voga, ultimam. Fino a qualche tempo fa si pensava che la generazione di intellettuali USA formatasi negli anni Novanta avesse abbracciato l'ideologia neoconservatrice dopo aver letto il libro di Huntington, The Clash of Civilizations, hai presente".
"Che non è un Neocon".
"Diciamo che era un buon antipasto. Perché, l'hai letto?"
"Beh… ho guardato le figure".
"Ecco, appunto. A un certo punto qualcuno si è reso conto che The Clash of Civilizations era stato molto più citato che letto, e comunque era uscito solo nel 1996, mentre Sid Meier aveva pubblicato Civilization I già nel 1991".
"Sul serio? Pensato che le teorie di Huntington lo avessero influenzato".
"Era il contrario. Il videogioco aveva influenzato Huntington. O perlomeno i suoi lettori. Anche perché… pensaci un momento. The Clash of Civilizations si legge in una settimana. Quanto ti dura una partita di Civilization?"
"Io… non so. Trentasei ore".
"Di più, di più. E se ci giochi una volta…"
"…ci giochi altre volte".
"Insomma, i neoconservatori degli anni dieci erano tutti appassionati giocatori di Civilization negli anni Novanta. Erano maturati ideologicamente durante lunghe sessioni di gioco. E poi può darsi che leggessero anche un po' di Huntington, ma un buon gioco di simulazione ti penetra molto più di qualsiasi opera letteraria".
"Vabbè, ma che vuol dire, ci giocava anche un sacco di gente non Neocona… Io mi ricordo una volta che tornavo in treno da una manifestazione, sai, quelle cose enormi che facevamo ai tempi dell'Iraq, e non riuscivo a dormire perché il mio dirimpettaio pacifista si ostinava a spiegare a un suo amico come aveva scatenato la guerra nucleare contro gli egiziani e… ma come, sono già sotto coi soldi?"
"È il buco lasciato dal governo precedente".
"Ma no! Amato non mi avrebbe mai tirato un gioco simile. Lui era un uomo onesto, un…"
"Un socialista, sì. Non ti ricordi il bonus fiscale del 2000? Il tuo primo aumento alla tua prima busta paga. Pura manovra elettorale".
"Allora Tremonti non mentiva".
"Era solo un simpatico esageratore".
"Beh, che importa, tanto non ho mica promesso mari e monti, io. Ci metto solo un turno a… Momento. Cos'è qsta puzza di fritto?"
"Qsto è un altro aspetto discutibile della simulazione. Ogni ambasciatore si annuncia dal suo… profumo".
"Mao Tze Tung?"

Ave, Rutelli. L'ambasciatore della Repubblica del Popolo Cinese ti augura pace e prosperità.

"Sì, mi rendo conto che a questo livello avrebbero potuto usare volti più verosimili, ma pare che agli utenti piaccia più così. Quando tratti coi francesi c'è sempre Napoleone, e l'ambasciatore indiano è sempre Gandhi, anche quando ti lancia l'offensiva nucleare. Piccoli effetti umoristici".

Abbiamo sentito dire che state fondando un'Organizzazione Mondiale del Commercio con USA, Europa e Russia.
Ci piacerebbe aderire alla vostra Organizzazione.
Possiamo vendere: utensili in acciaio, manufatti tessili, tecnologia hi-tech
.

"La traduzione lascia un po' a desiderare. Cosa gli rispondo?"
"Sei tu, il Presidente. Improvvisa. Sei italiano o no?"
"Se gli dico di no, cosa fa, mi invade?"
"Ufficialm no. Potrebbe usare le bombe umane".
"Bombe umane?"
"Un deterrente molto efficace. Libera qualche milione di cittadini ansiosi di emigrare in Italia clandestinam".
"Beh, meglio così, un sacco di forza lavoro. Tanto io sono di sinistra… e qsto chi è?"

Ave, Rutelli, sono il tuo Ministro degli Interni, on. D'Alema

"Ma se non ha i baffi!".
"Porta pazienza, è uno scenario che ti ho fatto in due ore, secondo te avevo il tempo di mettere i baffi a D'Alema? Senti che ti dice".

Rapporti confidenziali dicono che un attacco umano dalla Repubblica del Popolo Cinese causerebbe rivolte in tutte le città del Nord.

"Beh, ma si fottano, quei Padani!"

Se questo è il tuo volere, Presidente, devo rassegnare le dimissioni

"E si fotta anche D'Alema! Però, mi piace qsto gioco. Ma la prossima volta mettici i baffi, mi darà più soddisfazione… beh? È già finita?"
"D'Alema si è dimesso, i Diesse ti hanno tolto la fiducia, il tuo governo è caduto, hai perso la partita".

Addio, Rutelli.
Il tuo governo è durato 27 giorni.
Gli annalisti del futuro ti ricorderanno come:
RUTELLI L'IMBELLE


"No, no aspetta. Torno indietro. Come non detto. Control Zeta. C'è un modo di fare Control Zeta?"
"Come no, basta pensarlo intensamente".
"E infatti! Dunq, sono di nuovo di fronte a Mao Tze Tung che sa di fritto. Gli dico che può entrare nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, però… deve rispettare alti standard in materia di diritti umani! To', beccati questa".
"Lui che dice?"
"Fa sì con la testa e sorride".
"È un modo del software per esprimere assenso «all'orientale»".
"Più che sorridere ridacchia".
"È sempre un cenno d'assenso".
"Bene. E qsta adesso cos'è… cannella?"

Ave, Rutelli. Sono il Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush

"Sì, e sai di cannella. Cosa vuoi?"

Vedo che anche tu sei d'accordo all'ingresso della Cina nel WTO. Firmeremo l'accordo formale al prossimo summit, in Italia, in luglio. Mi raccomando di curare le misure di sicurezza anti-terrorismo".

"E se lo mando a f'nql?"
"Non credo che andrai molto avanti".

"Va bene, allora Ok, George, non ti preoccupare, anzi, te lo posso dire? Preoccupati. Osama Bin Laden sta preparando un attacco alle Due Torri in settembre. Ouch! Che succede?"
"Succede che stai barando. Stai usando il senno del poi".
"E mi arriva la scossa?"
"Un piccolo deterrente".
"E qsto casino cos'è?"
"Non è niente, c'è malcontento popolare".
"E perché? Cosa ho fatto?"
"Pensano che organizzando un summit in Italia attirerai i terroristi; inoltre né Mao Tze Tung né George W. Bush sono molto popolari".
"Vabbe', ma che ci posso fare?"
"Più o meno lo sai cosa puoi fare. Puoi intrattenerli, costruire stadi, ripetitori tv, cinematografi…"
"Ci sono già in tutte le città, non bastano".
"Puoi farli lavorare meno a parità di salario".
"Ma sono già in rosso".
"Ti sarà già capitata una situazione del genere, no? Di solito cosa facevi?"
"Beh, la cosa più facile era distaccare un'unità militare nella città in tumulto".
"Bene, allora fa così. Prima concentri tutto il malcontento popolare in una città… in qlla dove avverrà il summit. E poi, con la scusa dell'antiterrorismo, ci mandi un bel po' di unità-carabinieri".
"Non è che ne abbia tante a disposizione. Mi servono per gli stadi".
"E allora prendi anche i poliziotti, i finanzieri, i forestali… tutto quel che hai".
"Però non so… non mi sembra una cosa molto di sinistra".
"Se te ne vengono in mente altre…".
"Non conosco il gioco abbastanza".
"Lo conosci benissimo. Improvvisa".
"E qsto chi è?"

Ave, Rutelli, sono il tuo Ministro degli Esteri, on. Veltroni

"Veltroni?"
"Pensavo che ti sarebbe piaciuto, sai, è un brav'uomo, ogni tanto lo mandi in Africa…"

Il summit internazionale è stato un successo. I terroristi non hanno colpito. Il mondo ti stima.

"Oh, bene".

Ave, Rutelli, sono il tuo Ministro degli Interni, on. D'Alema

"E tu che vuoi?"

La sollevazione popolare nella città di Genova è stata sedata.

"Ottimo".

Perdite: una unità.

"Che significa?"
"C'è scappato un morto".
"Militare o civile?"
"Senti, è una simulazione fatta in poco tempo, non ha nessuna importanza se è morto un carabiniere o un manifestante. Uno su 57 milioni è comunque poca cosa".
"Poca cosa? Questa è una Repubblica! Non è che può morire una persona in una città così".
"Certo che puoi, se concentri tutto il malcontento e tutte le forze di polizia in una città sola! Quando giocavi alle versioni più vecchie non ti capitava mai di far morire i tuoi cittadini?"
"Sì, ma era un gioco. Non me ne accorgevo neanche".
"È un gioco anche questo".

Ave, Rutelli, sono il tuo Addetto Stampa, Michele Serra

"Piuttosto inverosimile".
"È il primo che mi è venuto in mente".

Lieve malcontento in tutte le città, per la morte di un cittadino durante la rivolta di Genova.
La tua popolarità è crollata. Fini e Bertinotti vinceranno le prossime elezioni.

"E va bene, che ci posso fare?"
"Puoi chiedere scusa, nominare una commissione d'inchiesta e scaricare le colpe sui sottoposti".
"Giusto. Faccio dimettere tutti i dirigenti delle forze di polizia. E anche D'Alema, to', non è agli Interni, D'Alema? Al suo posto ci metto Fassino, così i DS mi mantengono la fiducia. Come sto andando?"
"Non male, sei arrivato al settembre del 2001 senza ancora fare una sola cosa di sinistra".
"Va be', ho ancora cinque anni, tanto".

(continua)
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Caro Leonardo, anzi no, non a te oggi.
Scriverò piuttosto al

Caro astensionista di sinistra,
È da un po' di tempo che non ci sentiamo, vero?

E tu senz'altro non ti ricordi di me. Non ti ricordi neanche di te. Di essere stato, anche un giorno solo, astensionista. Di sinistra.
Quel giorno è stato esattam 24 anni fa, figurati. Con tutto qllo che è successo dopo – Genova, le Due Torri, l'Iraq, la Cina, le grandi alluvioni, il Teopop, le piramidi in Antartide, eccetera. In mezzo a tante catastrofi, com'è possibile che io possa portare rancore per te? In fondo cosa hai fatto di così grave? Niente. Un giorno c'era da salvare l'Italia da cinque anni di merda e non l'hai fatto. Tutto qui.
Il giorno dopo eri già pronto a riparare. Hai organizzato comitati, hai promosso referendum, girotondi intorno ai tribunali, forum internazionalisti, eccetera. Ma era troppo tardi, per l'Italia, forse: di sicuro era troppo tardi per me. Tu mi hai spezzato il cuore il 13 maggio 2001, astensionista: e nessun girotondo, nessun forum, nessun referendum me l'ha più rimesso insieme. Finché ho avuto un blog, ti ho scritto, Astensionista. Ti ho scritto nel 2001, nel '2, nel '3, nel '4, finché ho avuto speranza di convincerti dell'enormità del tuo errore. Quando ho perso quella speranza, ho smesso di scrivere.

Perché vedi, caro Astensionista, sono anch'io un po' come Taddei. Lui ha il pallino delle elezioni americane di vent'anni fa: io mi sono bloccato in quel piovoso giorno di maggio del 2001. Niente e nessuno riuscirà a convincermi che le cose dovevano andare per forza così. No. Quel giorno avevamo il destino tra le mani, e ce lo siamo fatti soffiare. Da allora ogni catastrofe, ogni carestia, ogni frana, mi sembra in qualche modo meritata.

Quando dico che niente e nessuno riuscirà a convincermi, parlo con cognizione di causa, visto che una volta ci provò Arci stesso. Fu a Bisanzio, nel… nel… (ho delle difficoltà a orientarmi negli anni Dieci), durante gli accordi di pace trilaterali. Facevamo parte tutti e due parte della delegazione del Teopop: lui era l'eminenza grigia, io qllo che prenotava ai ristoranti. In verità, non ne prenotai nessuno.

Bisanzio ha da esser splendida, con tutte qlle moschee ultramoderne, ma l'ho giusto ammirata da un balcone. La nostra delegazione non usciva quasi mai dall'albergo, ufficialm per motivi di sicurezza, in realtà per un senso di vergogna che ci pesava addosso fino a schiacciarci al suolo. I bizantini consideravano gli accordi di pace un'occasione per processarci davanti alla loro opinione pubblica. L'accusa ci era stata formalizzata il primo giorno: genocidio.
"Ma non siamo stati noi!"
"Avete però contro tutte le evidenze".
"Eravamo giovani! I nostri padri…"
"Signori, noi da giovani fummo giudicati per un genocidio compiuto dai nostri bisnonni. In politica le colpe dei padri ricadono sui figli, benché nel vostro libro sacro sia scritto diversamente".
"Lasciate perdere i libri sacri! Noi non potevamo sapere…"
"Non sapevate, non immaginavate, avete ubbidito agli ordini. Coi genocidi è sempre così. Siamo spiacenti".

Era successo che gli storici bizantini avevano pensato bene di fare il calcolo di tutti i morti sulla frontiera del mare, durante le grandi migrazioni degli anni '90-'10. Compresi qlli rimpatriati a forza in Libia, e poi morti in qualche campo di lavoro nel Sahara. E i morti suicidi nei CPT. Trent'anni di gommoni e pescherecci colabrodo. La cifra era spaventosa, la vergogna ancora da spartire.
"Sarà dura spiegare ai nostri compatrioti che sono responsabili di tutto qsto", disse Arci, l'ultima sera. Era disteso sul letto nella nostra camera d'albergo, e pensava a voce alta. Io stavo facendo la valigia. "Non siamo tutti responsabili", dissi.
"Sì, dai trent'anni in su, sì. Sapevano benissimo cosa stava succedendo. Sapevano del Canale d'Otranto e degli scafisti libici e tunisini. Dei CPT. E della schiavitù e della prostituzione. Sapevano tutto e non hanno fatto niente. Peccato d'omissione, c'è nel nostro libro sacro".
"Lascia perdere quel libro lì. Ci sono persone più colpevoli di altre".
"E sarebbero?"
"Bossi e Fini, sarebbero".
"Ma la gente annegava anche prima. E dopo".
"La maggior parte è annegata durante".
"Mac, dove vuoi arrivare? Secondo te dovremmo scaricare tutto su un paio di vecchi politici?"
"No, non dico qsto. È colpa di chi ha permesso che Bossi e Fini scrivessero qlla legge. Se solo il 13 maggio del 2001…"
"Ci risiamo col 13 maggio".
"Per me è importante. È lo spartiacque. Quel giorno potevamo decidere del nostro destino. Essere complici di un genocidio o no. Scusa se è poco".
"No, Mac, no, te l'avrò detto mille volte. Il futuro non si determina in un giorno. Tieni. Mettiti qsta".
"Un altro casco? Cos'è?"
"Un gingillino, tecnologia usastra. Le interfacce utenti di adesso le fanno così. Bella, no?"
"È più elegante di qlle che ti facevi nel garage, ma… mi sta punturando il cervello, o sbaglio?"
"Rilassati, non ti farà più male di un'aspirina".
"Le aspirine fanno male. E cosa dovrebbe succedermi? Finirò in una specie di realtà virtuale?"
"No, il concetto è diverso. Una periferia del tuo cervello carica un software, e interagisce con te con stimoli discreti. Vedrai scritte e disegni in sovrimpressione, ma continuerai a vivere e operare nel mondo reale. È difficile da rendere a parole, ma… anche i rumori e gli odori e le sensazioni tattili le percepirai in sovrimpressione".
"Da impazzire"
"No, anzi, pare che distragga meno di un comune monitor. E della marijuana. Sai, ogni volta che arriva una tecnologia nuova c'è qualche flippato a Londra o Boston che riesce a dimostrare che fa più male della ganja, ih ih".
"Arci, siamo due diplomatici del Teopop, se i nostri compagni sapessero… Oddio".
"Hai caricato?"
"Che roba mi hai messo qui dentro? Sento delle voci".
"Seh, capirai le voci, ti bastava un walkman. Rilassati, piuttosto, e inizierai a pensare dei pensieri".
"Tredici maggio del 2001. Sono nel tredici maggio del 2001! Cosa significa? Sto viaggiando nel tempo? E allora perché non piove? Quel giorno pioveva".
"Mac…"
"Ci sono: è un universo parallelo. È così. Mi sta mostrando un universo parallelo in cui il 13 maggio c'è il sole, Rutelli vince le elezioni e…"
"Mac, non è un universo. È solo un giochino".
"Un giochino?"
"Un gioco di simulazione di civiltà, l'ho comprato al duty-free dell'aeroporto. Roba usastra, illegale da noi. Si chiama Civilization VII".
"Stai scherzando".
"Ho sentito dire che a furia di evolversi qsto software ormai è diventato più determinista della Storia vera, nel senso che ormai tiene conto di variabili di cui la Storia s'infischia. Per esempio, se il cavallo bianco di Napoleone diventa grigio, cambia l'esito di una certa battaglia, e altre cose così. Ieri ci ho giocato un po' e poi ho preparato uno scenario per te. Ti piace?"
"Ssst. Aspetta. Sono al Quirinale che presto giuramento. Sono Rutelli, è così?"
"Proprio così. Come ti senti?"
"Non tanto bene".

(Continua)
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Reparto nostalgia

 

"Ci siamo tutti? E Immacolato?"
"Son qui".
"E quel brutto taglio sulla fronte, cos'è?"
"Uno spigolo della doccia".
"La doccia? Ti funziona la doccia?"
"Gli spigoli sì, benissimo".
"Allora, se ci siamo tutti, aprirei la riunione. Sia lodato Gesù Cristo".
"Sempre sia"
"Seduti".
"A proposito, direttore, i migliori auguri".
"Eh?"
"Oggi è Sant'Antonio Abate, la sua festa, ".
"Oddio, avete fatto bene, m'ero già dimenticato..."

Nome: ANTONIO-ABATE (bisbattezzato il 17/1/2015)
Qualifica: Direttore del progetto Duemila
Età stimata: 45, giovanile
Capacità mnemoniche: è un miracolo che si ricordi di venir qui la mattina
Cosa penso io di lui: al suo posto farei di meglio, ma mi annoierei
Cosa pensa lui di me: sappiamo tutti che sei al capolinea, quindi: non darmi grane, e da me non ne avrai.

"Bene, se è la mia festa fatemi dire solo due parole: Basta Tsunami. Non se ne può più".
"Ma io ho appena trovato un video amatoriale tailandese che..."
"No".
"E il bimbo birmano trovato sotto le macerie dopo quind..."
"Stop".
"E i retroscena sui bimbi rapiti dai ped..."
"Zitto, Loreto, basta! Se continui ti spedisco al Reparto 68! "

Nome: LORETO (bisbattezzato il 17/12/2016)
Qualifica: Assistente
Età stimata: 23
Capacità mnemoniche: se ne parla tra vent'anni
Cosa penso io di lui: simpatico, volonteroso, ma non capisce niente. Sta lavorando per diventare un utile idiota, per ora non è ancora abbastanza utile. Si farà.
Cosa pensa lui di me: non ho ancora capito chi è il nonnino qui di fianco.

"Loreto, apprezzo i tuoi sforzi, ma noi qui stiamo lavorando alla nostalgia. Tu sai di cosa si tratta, naturalm".
"Direttore, in quanto laureato in scienze della nostalgia..."
"...sai benissimo che un immane disastro naturale non è un buon veicolo di nostalgia. Posso capire qualche scenetta edificante, un bivacco di volontari nel fango, ogni tanto, questo è ochei per la nostalgia. Ma i cataclismi no. La gente vuole dimenticarli, i cataclismi. Sono millenni che la gente ne dimentica. Questa è saggezza popolare, Loreto. Per favore, ripassati un po' la saggezza popolare. Ochei?"
"Sì, direttore".
"Io preferirei aprire con qualcosa di molto familiare. Tipo Berlusconi. Ho visto che il pubblico ha molto apprezzato il treppiede, 15 giorni fa. Se avessimo qualcosa del genere, o almeno un detto celebre...  "
"Se il comunismo andasse al potere l'esito sarebbe miseria, terrore e morte".
"Dai! Questa l'ha detta vent'anni fa?"
"E' qui su un ritaglio del 17 gennaio 2005".
"Questa mi piace, questa funziona. Miseria, terrore e morte... Questa vedrete che diventa un tormentone".
"Ci sarà chi la troverà profetica".
"Tanto meglio. Apriamo con questa, allora".
"Mi dispiace, direttore, non possiamo".
"Oh, andiamo, Pioquinto..."

 

Nome: PIO V (bisbattezzato il 30/4/2012)
Qualifica: Diacono, commissario politico della redazione, nominato dalla Curia. Veglia sulla nostra integrità morale. ('veglia' è una grossa parola. Diciamo: sonnecchia sulla nostra integrità morale).
Età stimata: 34
Capacità mnemoniche: non ricorda niente. Solo i peccati degli altri. Quelli non se li scorda più
Cosa penso io di lui: classico esempio della Generazione di mezzo. Vede ovunq peccati e tentazioni, un po' lo invidio. Sa solo dire No No No, come se la vita fosse una lezione di catechismo e lui il maestro. E piantala di vestirti in nero, bacherozzo, mi sa che porti pure sfiga.
Cosa pensa lui di me: puoi nasconderti finché vuoi, ma resti sempre un'anima nera di defargista e giuda, e verrà un giorno... verrà un giorno... ronf.

 

"Le devo ricordare, direttore, che si tratta di un soggetto molto delicato".
"Berlusconi, intende?"
"Si è aperto il processo, lo sa..."
"No! Un altro processo. Non ne sapevo niente".
"Intendo il processo di beatificazione".
"Ah, quello. Ma potevate aspettare la morte clinica, almeno".
"Direttore, le rammento che questi colloqui sono registrati".
"Ma sì, ma sì, è tutto registrato, Pioquinto. Va bene, niente Berlusconi. C'è qualche altro politico interessante?
"Nello stesso ritaglio c'è una dichiarazione di Rutelli: L'approdo della Margherita non è la socialdemocrazia".
"Bene. Cioè, bene per niente. Spiegatemi intanto chi era questo Rutelli e cos'era questa margherita".
"Rutelli era un lider politico, già nei  radicali, poi nei verdi, in seguito fondatore della Margherita. Creata nel 2000, quest'aggregazione di centro in seguito confluì nel..."
"Chi se ne frega. Non mi dice niente. E' ancora vivo, lui?"
"Vivo e operante, dopo il Bisbattesimo è noto al pubblico come Cardinal Crispino, direttore della Congregazione Fides et Spes".
"In effetti non è approdato alla socialdemocrazia".
"No, proprio no".
"Beh, mi pare abbastanza dimenticabile. Assunta, tu che ne pensi?"

 

Nome: ASSUNTA (bisbattezzata il 15/8/2016)
Qualifica: Vice-direttore. Inoltre è la mia seconda moglie. Sì, il posto lo devo a lei.
Età: 35.
Capacità mnemoniche: non saprei. Dimentica in fretta, quando vuole, questo sì.
Cosa penso io di lei: col mio consenso, mi tradisce con un uomo più giovane. Ufficialm non me la prendo.
Cosa pensa lui di me: sei troppo buono e saggio per prendertela, vecchio coglione.

 

"La penso come lei, direttore. E credo che dovremmo lasciar stare la politica per un po', era una fase di stanca. Io pescherei dalla cronaca".
"Morti ammazzati?"
"Pensavo qualcosa di più riposante. Per esempio, questo lupo trovato alla periferia di Cupolona".
"Un lupo a Cupolona?" 
"Sì".
"Ma questa che notizia è, scusa".
"Era il primo in 70 anni"
"Ah sì? Cioè, vent'anni fa non c'erano lupi a Cupolona?"
"No, era una razza in via d'estinzione. E' interessante vedere le reazioni. Ho un servizio in cui un animalista spiega di stare tranquilli, che i lupi non assaltano gli uomini..."
"Un folle!"
"In effetti no, le cose stavano così, in quegli anni i lupi avevano paura degli uomini. Anche questo, appena arrivato in città fu messo sotto da un' auto".
"Beh, beh, è interessante. Potremmo aprire con questo".
"Io non sono tanto d'accordo, Direttore".
"E perché non sei tanto d'accordo, Immacolato?

 

Nome: IMMACOLATO (bisbattezzato l'8/12/2010)
Qualifica: Redattore semplice. Già membro del Partito, collaboratore di Arci, in seguito inquisito per defargismo, dal 2023 pentito e rieducato.
Età: 51 e mezzo.
Capacità mnemoniche: Scarse. Più di tutti questi idioti messi assieme, comunq.
Cosa penso io di me: non mi ci far pensare

 

"Col suo permesso, Direttore, un lupo a Cupolona non è un frammento di passato da conservare nel presente, semmai il contrario: un frammento di presente incastrato nel passato".
"In sintesi".
"In sintesi, ha a che fare più con quello che ci succede oggi che con quello che succedeva vent'anni fa. Oggi i lupi a Cupolona sono una piaga sociale, sgozzano pecore e pastorelli a tutt'andare. Se diamo al nostro pubblico la possibilità di ricordare che vent'anni fa le cose non stavano così... rischiamo di non creare solo nostalgia. Rischiamo di creare anche malcontento".
"Il confine è molto sottile".
"Ragione in più per essere prudenti. Credo che anche il Commissario Pioquinto sia d'accordo con me. Sbaglio?"
"Zzz... eh?"
"Ssst, lasciamolo tranquillo. Tanto è tutto registrato. Ma va bene, Immacolato, capisco quel che intendi. Però siamo qui da dieci minuti e non abbiamo ancora trovato un'apertura. Tu hai qualcosa, almeno?"
"Sì, ho varie cose. Per esempio, le primarie in Puglia, un fatto politico molto importante. In un certo senso è la data che segna la nascita della democrazia partecipativa in Italia, che prelude in qualche modo all'affermazione del Teopop".
"Ma..."
"Poi ho trovato un ritaglio, qui, su "Affari e Finanza Moda e Design" di lunedì 17/1/05, in cui si anticipa con una preveggenza straordinaria l'imminente crisi strutturale della media impresa italiana. Sentite: Mentre un po' di tempo fa queste stesse realtà industriali dicevano di voler comprare aziende in Cina ora la musica è cambiata e più che comprare vogliono vendere... Che ne dite?"
"Ecco, veramente..."
"Ochei, stavo solo scherzando. Ho già qui tutto pronto: dieci minuti di montato su Pitti Uomo".
"Il Pitti Frocio! Ma potevate dirmelo prima ..."
"Una piccola sorpresa per il suo onomastico. E altri dieci minuti sui reality show che andavano per la maggiore in quel periodo, mi sembra giusto che la gente non se li dimentichi".
"Restano cinque minuti..."
"Ho un'idea anche per quelli, sono riuscito a scovare un'altra intervista alle Lecciso".
"Ancora loro!"
"Sì, abbiamo visto che funzionano":
"E dire che io me ne ero completamente dimenticato".
"Tutti se ne erano completamente dimenticati. Ma adesso, grazie a noi..."
"...Non se ne dimenticheranno mai più. Perfetto. Abbiamo finito. No, aspetta. Lo spot".
"Ne ho già due pronti. Una casa che si piega e si trasforma in un telefono cellulare. Molto bello".
"Ne abbiamo già parlato, io preferirei non insistere sui telefoni cellulari. Meglio dimenticarli, no?"
"Già. Allora abbiamo quello dell'uomo che corre nudo allo stadio".
"Aspetta! Quello me lo ricordo!"
"Con musiche di Morricone"
"...e voce brasileira, sì! Incregibile Amici!, ahah! Me lo ricordo! E' fantastico".
"Sta avendo una madeleine, Direttore?"
"Incredibile. E' l'unica cosa che mi ricordo davvero di quel periodo".
"Beh, come si dice, Nessun Ricordo, Buon ricordo".
"Già. Bene, quindi se la scaletta è completa, io scioglierei la riunione. Sia Lodato Gesù Cristo".
"Sempre sia".

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