Sono schizzato e mi piaccio così

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(2008-9)
Ciao, sono il tuo telegiornale delle Tredici! La tua finestra sul mondo! Peccato che il mondo faccia schifo. No, sto scherzando, è tutto molto divertente.

Nei primi dieci minuti ci saranno interviste a dei politici presi per strada che si rimbeccano. Questo è effettivamente molto noioso, ma il Direttore sostiene che c'è una legge che lo costringe, e che comunque se un giorno sbagliasse il minutaggio licenzierebbero lui la moglie e i discendenti fino alla settima generazione. Ehi, sembra che a qualcuno sia successo davvero.

Apprezza almeno lo sforzo: anche se i politici che parlano sono quasi sempre le stesse mezze calze, i miei operatori si sforzano di trovare ogni giorno un'inquadratura diversa. Così almeno ti mostriamo un po' di Città Eterna a ora di pranzo; e poi anche loro riescono più spontanei, più naturali. Le loro dichiarazioni sembrano estorte a forza dopo ore di pedinamenti, e questo se vuoi è paradossale, perché la loro mansione di Portavoce consiste appunto in questo: uscire da Montecitorio, sparare una cazzata anche breve che comunque taglieremo, e andarsene per i fatti loro. Bella vita, eh?
No, in realtà dev'essere frustrante.

Vengo alle buone notizie. E' da un po' che ti parlo della nuova influenza, ebbene, pare che non ci sia nulla da temere, infatti l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che si tratterà di un'ORRIBILE PANDEMIA. Moriranno appena MIGLIAIA DI PERSONE VACCINIAMOCI TUTTI SUBITO, VACCINIAMOCI PRESTO COSA FAI LI' VECCHIETTO, CORRI A VACCINARTI. Insomma, l'allarme è praticamente PANDEMIA! rientrato. PANDEMIA! Basta così, speriamo sia passato un PANDEMIA! messaggio rassicurante.

Ecco, finalmente siamo arrivati alla Cronaca, che poi è quello che m'interessa (no, in realtà non me ne frega niente). Dunque. C'è un tale in un quartiere di una città che ha ucciso un bambino. Pare gli sia saltato alla gola. L'assassino è uno straniero originario dell'... dell'Anatolia. Notizia tremenda, eh. C'è davvero da aver paura ad andare in giro, con tutte queste brutte facce... Stacco. Pare che in Italia ci sia un'emergenza razzismo. Lo dice una ricerca di un'università. Pazzesco, ma ti rendi conto! Il razzismo! In Italia! La ricerca dice che i mass media tendono a dare risalto ai crimini commessi da stranieri bla bla bla... a questo punto ti saresti già annoiato, quindi ho montato si seguito l'intervista a uno psicologo che l'anno scorso ha detto ai nostri microfoni che razzismo è brutto, razzismo non si fa. Poi c'è un incidente sull'autostrada, il conducente è positivo al palloncino, vergogna!

Ok, e veniamo all'Orribile Processo. Di' la verità, cominciavi a temere che non te ne avrei parlato, eh? Oggi pare che l'Imputata Bionda abbia scambiato uno sguardo con l'Imputato Scuro. Forse era uno Sguardo d'Intesa, ma potrebbe anche essere uno Sguardo di Disapprovazione, in effetti l'unica sarebbe fartelo vedere, ma in quel momento il cameraman s'era distratto, comunque fidati. È tutto? Sì, perché le deposizioni erano noiosissime e noi non vogliamo farti cambiare canale, soprattutto adesso che tra tre minuti c'è la pubblicità. E quindi... beh, abbiamo pensato di approfondire mostrandoti la fila di gente che c'è fuori! Una fila di gente che vorrebbe entrare a vedere l'Orribile Processo, non lo trovi morboso? Abbiamo attaccato la dichiarazione di un vip che lo trova morboso. Oddio, vip... in realtà è un poeta di cui nessuno conosce un verso, ma ha una raccomandazione di ferro della Congregazione Opere Mariane. E poi abbiamo intervistato i vecchietti in fila. Sono sempre morbosi, i vecchietti.
No, in realtà mi stanno simpatici.

A questo punto, senza nessun preavviso, comincia lo spezzone preferito dai bambini e dalla quota cacciatori della Lega: gli animali! I nostri piccoli grandi amici! Purtroppo non riusciamo più a mostrarti l'orso Knut, si è mangiato gli ultimi tre cameramen che si sono avvicinati. Pensavamo di farti vedere un cucciolo di foca orfano allattato a biberon, ma all'ultimo momento c'è arrivata un'agenzia: in un quartiere di una città un bambino è stato morso alla gola da un cane! Sì, vabbè, povero bambino, ma il cane? Vogliamo parlare del povero cane? Quale sarà il suo futuro? I cani come sapete sono buoni di default, e se per caso a uno scappa di sgozzare un bambino, chissà che infanzia di privazioni e crudeltà si porta dietro. Poi i bambini, diciamolo, certe volte non sanno veramente trattare i cani. Schizzano da tutte le parti, li eccitano... vogliamo un po' parlare della responsabilità di chi non li addestra?

Sì, lo so, è la stessa notizia di prima. Mi sono accorto che ad essere saltato alla gola del bambino è stato un "pastore dell'Anatolia”, embè? No, ma se tu leggi un'agenzia con scritto “pastore dell'Anatolia”, pensi prima a un cane o a una persona?
Come? Ma certo che funziona così:

straniero sgozza bambino = colpa straniero;
cane sgozza bambino = colpa bambino. 

Lo trovi strano? Non è affatto strano. È molto semplice: nel consiglio di amministrazione abbiamo tre padroni di cani e nessuno straniero. Adesso però veniamo alle cose serie. Pubblicità.

Automobili grosse, automobili veloci, bevande alcoliche, aperitivi alcolici, digestivi alcolici, gomme da masticare che pagano gli art director direttamente in psicofarmaci, compagnie telefoniche che cercano di strapparsi i clienti esausti, succhi di nulla al gusto di qualcosa che rafforzano, ah ah ah, le tue difese immunitarie, no scusa, ah ah ah, ma sul serio ti bevi tutta questa roba? E la prossima volta cosa ti venderemo? La polverina che scioglie le calorie? Certo, come no, abbiamo brevettato una sostanza che infrange le leggi della Termodinamica e invece di usarla per possedere il mondo te la vendiamo sotto le feste di Natale a prezzi modici!

Fine del momento serio.
Costume e Società. Allarme dei medici: la gente prende troppi antibiotici! Ma ogni antibiotico non fa che selezionare batteri più forti, e andando avanti così tra qualche anno i batteri diventeranno... chissà poi se era così interessante questa notizia, mah. Nel frattempo comunque ti abbiamo mostrato tre minuti di gente che starnutisce e tossisce sotto la pioggia e un sacco di pilloline dai colori sgargianti; speriamo che sia passato il messaggio giusto. Ah, dimenticavo: PANDEMIA!

E poi c'è il super-mega-concorso che sta facendo perdere il sonno agli italiani, che spendono un sacco di soldi per vincere il super-mega-jack-pot. Abbiamo intervistato uno psicologo che dice di stare attenti, che uno rischia di perdersi tutti i risparmi, giocando a questo super-mega-concorso con il super-mega-jack-pot. Che sciocchi, eh, questi italiani che... ma ti ho già detto che c'è un super-mega-jack-pot? No, sai, non vorrei mai venir meno al dovere di cronaca. Dunque, dicevamo, mi raccomando, non dilapidate i vostri risparmi per vincere questo SUPER-MEGA-JACK-POT. Così lo vincerà qualcun altro. Magari proprio dal tabacchino sotto casa tua, perché chi lo sa, in fondo potrebbe avercela lui, la scheda che vince il SUPER-MEGA-JACK-POT.

A grande richiesta: cucina! Che ne pensi della trippa? Lo so, è repellente, ma oggi ho deciso che la trippa è sexy, e ho qui le foto di uno chef superstellato che fa una trippa fantastica, la farcisce, la frigge, la impana, poi butta via la trippa e serve tutto il resto e guarda che roba, guarda! magari è immangiabile, ma guarda che colori, che contrasto, che saturazione, col montaggio serrato sulla preparazione, c'è dell'arte qui, e mentre mi guardi manda giù pure la tua pasta scotta, con un bicchier di vino che fa bene, dicono i medici.

E adesso che c'è... ah, già, modelle. C'è rimasta la marchetta alle ultime due case di moda importanti, poi se Dio vuole la stagione Primaveraestate è finita. Siccome però notizie da abbinare agli outfit non ne abbiamo, pensavamo di risolvere anche stavolta il problema così: mostriamo solo le modelle più ossute e intervistiamo uno psicologo che dice che l'anoressia è un problema. Quindi beccati altri due minuti di modelle ossute... Ehi, ma hai visto che bel pellicciotto quella lì... ah, è foca? Però. Proprio bella, eh. Certo, ne dovresti perdere di chili per entrarci. Però col nuovo prodotto che scioglie le calorie, chissà.

E questo è tutto. Ciao dal tuo Telegiornale, la tua finestra del mondo.
Sì, lo so, sono schizzato. E mi piaccio così.
No, non è vero, mi faccio schifo.

FINE

*******

"Sono perplessa", confessò la pensosa Verola. "Anche questo mi pare un racconto in senso molto, molto, molto lato. Si direbbe che l'argomento che vi ho proposto non consenta un normale sviluppo narrativo. Oppure ho invitato una mezza dozzina di deficienti, anche questo è possibile. Prof. Esso, ce la fai a portarci qualcosa di passabile domani?"
"Non dovrebbe essere così difficile, mia signora".
"Ecco, appunto. A domattina allora, e mi raccomando, domattina puntuali a pilates".
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Il nostro Goldstein

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Noi alla fine Cesare Battisti avremmo anche potuto lasciarlo perdere, come abbiamo lasciato perdere tanti assassini come lui o peggiori di lui. Non fosse che per un dettaglio.


Era troppo fotogenico. (Ho una teoria #56 è sull'Unita.it e si commenta qui).

Alla fine di tante discussioni su Cesare Battisti resta un dubbio: ma se non avesse la faccia che ha, con quel ghigno da furfante che ha mostrato ai fotografi due o tre volte di troppo, ne staremmo ancora parlando? In fondo un motivo ci deve pur essere, se a distanza di tanti anni il suo volto è ancora sui titoli dei tg, mentre di tanti altri latitanti non si parla semplicemente più. Non si parla più di Giorgio Pietrostefani, che per i giudici italiani è colpevole dell'omicidio di Luigi Calabresi. Nessun La Russa si permette di minacciare fuoco e fiamme contro la Svizzera che non intende estradare Alvaro Lojacono, complice dell'assassinio di Moro, divenuto cittadino elvetico; nessuno propone sanzioni contro il Nicaragua se il brigatista Casimirri gestisce suo ristorante in riva all'oceano. E la lista di gente che l'ha fatta franca potrebbe continuare ancora a lungo: cos'ha dunque Battisti che tutti questi assassini non hanno? Io una teoria ce l'avrei. 
 
Battisti è il latitante più fotogenico che abbiamo. Per quante volte possa avere rinnegato la lotta armata, il suo volto è diventato l'icona con cui i cronisti scelgono di rappresentarla. Bastano pochi secondi di filmati di repertorio, lui che ghigna in un parcheggio, e i Due Minuti d'Odio quotidiani sono serviti. Sarà per questo che di lui si parla tanto, e invece non si parla mai, per esempio, di Cacciola?
 
Salvatore Alberto Cacciola non è un terrorista, ma la sua storia è ugualmente interessante. È un banchiere fraudolento. Nato in Italia, cresciuto in Brasile, fuggito in Italia nel 2000, quando l'aria per lui cominciava a farsi pesante. Non lascia orfani e vedove, come ne lasciarono i Proletari Armati di Battisti, ma famiglie sul lastrico ne ha messe parecchie, e in questi dieci anni i brasiliani non si sono mai veramente scordati di lui. Questo è un dettaglio importante, che spesso si omette quando si parla di Battisti in Brasile. Perché prima che il nostro Proletario Armato fuggisse laggiù, era l'Italia che avrebbe dovuto estradare Cacciola in Brasile, e non lo fece. Fino al 2007, condannato in patria a tredici anni, Cacciola rimase a spassarsela dentro i confini della nostra rispettabile Repubblica, più o meno ignorato dai nostri organi di stampa. Che i brasiliani non se lo fossero affatto dimenticato lo dimostra la velocità con cui fu acciuffato appena osò mettere appena il naso oltre Ventimiglia, per un weekend a Montecarlo con una nuova fidanzata. Fu il ministro della giustizia Genro a ricordarlo allo stesso presidente Napolitano, un anno fa: gli italiani che ci chiedono Battisti non ci hanno mai dato Cacciola, un criminale comune. È superfluo notare chi aveva avuto, per gran parte di quei sette anni, la responsabilità di governo.
 
D'altro canto Berlusconi ci teneva tantissimo, a Battisti. A parole. Nei fatti, è lecito dubitare che si sia mai realmente speso per l'estradizione. Non risulta che ne abbia parlato con Lula nell'ultimo incontro, il vertice italo-brasiliano di fine giugno. Non in pubblico, “magari in ascensore”, dice l'ex sottosegretario Adolfo Urso, oggi in Futuro e Libertà. Il fatto è che Battisti diventa un argomento interessante soltanto davanti ai microfoni italiani. Ai brasiliani magari fece più effetto il party privato con sei ballerine che Berlusconi si concesse per l'occasione. 
 
Il caso Battisti è un esempio classico dell'approccio berlusconiano ai problemi: perché risolverli, quando li si può trasformare in spettacolo? Vedi l'emergenza rifiuti: dopo le elezioni Berlusconi aveva gli strumenti e il consenso per risolverla in modo strutturale, anche con misure impopolari; ma gli conveniva davvero? Che altro avrebbe promesso alle elezioni successive? Lo stesso con Battisti. Forse, con un'azione diplomatica più ponderata, Berlusconi avrebbe potuto averlo indietro. Ma ne valeva davvero la pena? Non era meglio mandare in vacanza il solito ministro Frattini, rilasciare una dichiarazione insolente nei confronti di Lula, e liberare il ministro delle chiacchiere moleste, on. Ignazio La Russa? Si sventola il ghigno del mostro al tg delle venti, si mobilitano i parenti delle vittime (che hanno tutte le ragioni per sentirsi presi in giro), e se non si ottengono risultati, si può sempre lamentare l'esistenza di un complotto radical chic contro l'Italia. Probabilmente orchestrato da Carla Bruni – che con Battisti ha smentito di aver mai avuto a che fare, ma non ha importanza: tutto fa brodo. Compresi i dubbi di chi in Italia osa mettere in discussione le sentenze: non per una questione ideologica, ma perché tutto lascia intendere che su Battisti, una volta fuggito, qualche ex complice abbia scaricato tutto quello che poteva in cambio di sostanziosi sconti di pena.
 
Questa è stata la giustizia italiana che ci ha fatto uscire dagli anni di piombo. Possiamo anche decidere che certe pagine è meglio non riaprirle, ma dobbiamo accettare che i brasiliani, a distanza, maturino un giudizio diverso. Anche alla luce di un altro dato oggettivo di cui si parla poco: le nostre carceri fanno schifo. In un anno abbiamo perso 170 detenuti: l'ultimo, morto il 28 dicembre, era un invalido al 100%. Di questi, 65 sono suicidi. Sono conteggi che difficilmente sentiremo al tg: il ghigno del perfido Battisti è senz'altro più sexy. Eppure l'Unione delle Camere Penali parla senza mezzi termini di strage, e lamenta che le carceri italiane siano diventate una “discarica sociale dove vengono meno i principi fondamentali del diritto e dell'umanità”: di fronte a tutto questo desta stupore che una richiesta di estradizione venga rifiutata per ragioni umanitarie?
 
E adesso che si fa? Si potrebbero ammettere i propri errori sul caso Cacciola, chiedere scusa per le dichiarazioni che hanno fatto infuriare Lula, pensare magari a un possibile percorso di revisione dei processi, non solo nel caso di Battisti. Ma tutto questo sarebbe faticoso e complicato, e avrebbe come unico risultato il ritorno in patria di personaggi che fanno molta più audience finché recitano, loro malgrado, la parte di cospiratori all'estero. Molto meglio continuare a far baccano, blaterando di sanzioni e altre misure minacciose che danno un tono molto virile ai nostri governanti. Paolo Granzotto, sul Giornale, ha scritto che "un tempo, in simili casi, una nazione con gli attributi e che non voleva esser trattata a pesci in faccia mandava le cannoniere": insomma siamo già alla battaglia navale. Discorsi da pranzo di capodanno, chiacchiere ideali per assopire i cummenda in poltrona: quando poi lunedì si torna al lavoro, di blocchi alle esportazioni e accordi commerciali congelati nessuno vorrà più sentir parlare, i cummenda per primi.

E quindi? Ricominceremo da capo. Quello che non abbiamo saputo chiedere a Lula, lo richiederemo a Dilma Roussef, probabilmente con la stessa boria. E davvero non ha nessuna importanza che le possibilità di ottenere un verdetto diverso dalla nuova Presidente siano praticamente nulle. In fondo è proprio quello che Berlusconi e i suoi uomini perseguono sempre, consapevolmente o no: un gran baccano intorno al nulla. Battisti continuerà a scappare di nazione in nazione, coi suoi rimorsi (se ne ha); la sua foto, l'unica cosa che realmente interessa ai nostri governanti, continuerà a sogghignare in tv, alla faccia nostra.http://leonardo.blogspot.com
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Manca solo l'ondata

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In questi giorni si parla: di Berlusconi, di studenti in rivolta, di Fini e Berlusconi, di immigrati in rivolta, di ragazze ammazzate, di Berlusconi e di wikileaks. E di Berlusconi.

Ma noi della redazione di Leonardo siamo avanti. Noi ci siamo chiesti: di cosa si parlerà in gennaio? Di Berlusconi? Certo, un po', ma... di studenti? No. Di immigrati? Sì, ma in un modo diverso. Di wikileaks? Difficile. Di Fini? Sì, anche di Fini, ma soprattutto


di microcriminalità. Prepariamoci. Ho una teoria #52 è sull'unita.it e per ora si commenta qui (ci sono problemi ai commenti, scusate).

(Nella foto, alcuni cittadini rumeni ci insegnano il modo corretto di cominciare una rivoluzione: occupando la sede della tv).

In mezzo a tante riflessioni e previsioni su quello che ci succederà nei prossimi mesi, mi sembra che nessuno abbia ancora dato il risalto che merita all'ondata di microcriminalità che molto probabilmente travolgerà le città italiane a partire da gennaio. Questa ondata di furti, violenze, effrazioni, non viene da nessuna parte in particolare, ma si abbatterà impetuosa sui sommari dei più seguiti telegiornali italiani più o meno dopo la befana, contribuendo a sommergere altre emergenze (rifiuti, scuole e università, dissesto idrogeologico: tutte cose che comunque già oggi non valgono l'ennesimo retroscena sul caso Scazzi). Eppure non è così difficile prevederla: basta un po' di esperienza.

È vero che negli ultimi anni – più o meno dall'insediamento di Berlusconi a palazzo Chigi – la microcriminalità è passata in secondo piano. Eppure qualcosa si sta muovendo: lo si vede per esempio nell'attenzione particolare che il tg1 di Minzolini riserva negli ultimi giorni alle operazioni delle forze dell'ordine. Ma è ancora presto. Il 14 dicembre questa crisi infinita entrerà nella fase terminale. Che la legislatura sopravviva o no al governo Berlusconi, in ogni caso quello che ci aspetta è una lunga campagna elettorale, che ci terrà impegnati fino alla primavera inoltrata.

In questa fase Berlusconi avrà perso alcune delle sue prerogative – non molte, a dire il vero. Non disporrà più di palazzo Chigi; del resto lui ha sempre preferito palazzo Grazioli. Non sarà più a capo di un governo, ma è discutibile che negli ultimi mesi stesse comunque governando alcunché. Per il resto continuerà ad avere intorno a sé uno stuolo di fedelissimi che lo chiama Presidente. Alcuni di questi sono impiegati in tutti i più seguiti tg italiani, ed è facile immaginare che continueranno a esserlo anche dopo il 14. Anche nel caso che il parlamento riuscisse a esprimere una maggioranza diversa, un eventuale governo più o meno 'tecnico' non avrà tra le sue priorità l'epurazione degli elementi filo-berlusconiani dal servizio pubblico. Persino se Minzolini dovesse saltare, i berlusconiani mantengono comunque il controllo di Mediaset, l'altra metà dell'etere. Tutto quello che serve a Berlusconi per rivincere le elezioni, in qualsiasi momento, con questa o con un'altra legge elettorale.

È vero che ultimamente qualche sondaggio lo ha dato in caduta verticale. Ma la cosa non ha molta importanza. Ci siamo già passati. Tra i dispacci di Wikileaks ce n'è uno che, senza rivelarci nulla di sconvolgente, ci ricorda qualcosa che forse ci stavamo dimenticando: Berlusconi non è invincibile, ma in campagna elettorale dà il meglio di sé. Per esempio, nella primavera del 2006, a pochi mesi dalle elezioni, era sotto di 8 punti ("down eight points in the polls", avvertiva l'ambasciatore). La sua visita a Washington, con tanto di discorso al Congresso, fu organizzata proprio per offrire visibilità a un alleato di Bush che stava alle corde. Quelle elezioni, alla fine, Berlusconi le pareggiò: non fosse stato per il pastrocchio delle circoscrizioni estere, le avrebbe vinte. È in grado di farlo. Ma per questo tipo di rimonte occorre visibilità. E servono televisioni compiacenti.

A dirlo si passa ancora per snob. Gente che non si fida dell'intelligenza degli elettori. Bisognerebbe intendersi su cosa significa intelligenza. Io credo sia la capacità di strutturare le informazioni che si ricevono in pensieri complessi. Non ho mai pensato che i cervelli italiani fossero poco dotati in questo senso. Il problema sono le fonti da cui si ricevono le informazioni, e qui c'è poco da fare: la televisione, e in particolare i telegiornali, giocano ancora un ruolo fondamentale nel modo in cui noi italiani ci costruiamo la nostra visione del mondo. Sta a loro, e quasi soltanto a loro, evidenziare i problemi che di giorno in giorno si trasformano in crisi da risolvere con priorità assoluta, mentre altri problemi passano in secondo piano. Gli otto punti del 2006, Berlusconi li conquistò disseminando voci di corridoio sugli avversari (l'intercettazione Fassino-Consorte, gli scandali delle “coop rosse”), mentre telegiornali e quotidiani allineati insistevano sulla microcriminalità, sull'insicurezza delle periferie, sui clandestini portatori di caos e disordine, 'invitati' dalla sinistra nella nostra bianca penisola. E così via. Ha funzionato nel 2006, e poi nel 2008. Perché non dovrebbe funzionare più? Prepariamoci quindi a vivere asserragliati nelle nostre case, mentre la tv ci dà ogni sera il bollettino di scippati e rapinati. Anche se...

Anche se stavolta il meccanismo potrebbe incepparsi. Non perché gli italiani siano diventati più o meno intelligenti, ma semplicemente perché l'antico regime della tv generalista, il finto duopolio Rai-mediaset, è agli sgoccioli. Chissà che gli storici del futuro non vedano una connessione sulla fase finale del berlusconismo e il passaggio al digitale terrestre. Non che il digitale non sia anch'esso a suo modo duopolizzato: ma offre comunque agli utenti una libertà di scelta di gran lunga superiore. Tutti i futuri servizi di Minzoli e Mimun sulle vecchiette scippate diventano vani, se nel frattempo la vecchietta sta guardando le repliche della Casa della Prateria in full HD. Quanto ai giovani, quelli la tv la stanno semplicemente abbandonando: trovano internet più interessante e interattivo, e si fatica a dar loro torto (è un caso che negli ultimi giorni Minzolini stia lanciando in pompa magna il nuovo sito del tg1?). Quindi sì, l'ondata arriverà. Ma forse non ci sommergerà, forse non ci troverà nemmeno, forse saremo da un'altra parte a guardare e leggere cose più interessanti. E il berlusconismo potrebbe anche finire così. Sarebbe bello.

...ma finché non l'avrò visto coi miei occhi
, continuerò a pensare all'Italia del 2011 come a una variante della Romania del 1989: un posto dove la rivoluzione si può anche fare, ma solo occupando il palazzo della tv. È una mia teoria. (http://leonardo.blogspot.com
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Meglio anonimi

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C'è un giornalista, in Italia, di cui vorrei parlare; ma senza farne il nome. Che è già sazia di casini la mia vita.

Questo giornalista si vanta di essere uno dei pionieri di Internet in Italia; di aver messo su alcuni dei primi quotidiani on line italiani; e non ho alcuna ragione per dubitarne. Poi lui ha fatto altro; ha anche diretto il tg1, per qualche tempo: adesso dirige un quotidiano molto importante, espressione della confindustria. E internet gli fa schifo.

No, non tutta internet – ma diciamo il 70%. Quella dei piccoli siti anonimi, per intenderci: blog, forum ed eccetera. Compreso questo, che ormai è anonimo (e 'piccolo') fino a un certo punto. Per questo importante giornalista, pioniere di internet, l'anonimato sta distruggendo internet, il pettegolezzo e la calunnia stanno soffocando la libera informazione, eccetera. Bisogna al più presto regolamentare, registrare tutto con nomi e cognomi, altrimenti i blog finiranno come le radio libere degli anni Settanta che (per chi non c'era negli anni Settanta) sono finite male. Sintetizzo un discorso che ha fatto molte volte e di recente, per esempio, qui.

Dicevamo che adesso questo giornalista dirige il quotidiano della confindustria. A questo proposito è appena uscito uno stralcio malizioso di intercettazione in cui un collaboratore di Emma Marcegaglia spiega a Porro (vicedirettore del Giornale di Feltri) che la nomina di questo giornalista è stata fatta “con il benestare di Berlusconi e Letta”. Ma perché Porro si lamenta con lo staff della Marcegaglia di costui? Per il giornalista in questione ciò significa soltanto una cosa: che Egli è un Giornalista Non Allineato. È un'ipotesi. A me ne era venuta subito in mente un'altra, e cioè che Berlusconi avesse diritto di veto su chi dirige il quotidiano confindustriale; però io sono un piccolo blog anonimo che cova un sordo rancore per l'informazione di qualità, quindi prendetemi con le molle.

D'altro canto, se a Berlusconi fosse davvero piaciuto il giornalista in questione, perché l'avrebbe tolto dalla direzione del tg1? Per mettere al suo posto il povero Minzolini, di cui tutti parlano male? Ecco, infatti. Tutti parlano sempre male di Minzolini. Sembra che faccia un tg1 pessimo. Io non lo guardo spesso, ma ogni tanto mi è capitato e, devo dire, non è poi così malaccio. Nel suo genere, anzi, lo trovo molto professionale – una spanna sopra ad artisti come Giordano o Liguori e, perdonatemi la bestemmia – forse anche qualche centimetro sopra al mito indiscusso del settore, Emilio Fede. Davvero, un buon prodotto. Fosse per me aggiungerei qualche marcetta militare e accelererei alcune riprese, ma è il mio lato old-fashioned, lasciatemi perdere. Ci sono invece delle finezze che si lasciano apprezzare incondizionatamente. Per esempio, quando riportano una telefonata di Berlusconi: di solito in queste situazioni si mette in video una fotografia. Il problema è che le telefonate di Berlusconi a Minzolini durano parecchio, e una sola immagine stancherebbe; per ovviare a ciò Minzolini dispone di una lunga serie di ritratti del premier, e li monta in rotazione mentre Berlusconi parla. Ora, è quasi miracoloso il modo in cui la foto di Berlusconi sembra sempre combaciare con quello che sta dicendo in quel momento: se è arrabbiato, ecco una bella foto di Berl. accigliato; se c'è una battuta, eccolo che sorride a 32 carati. Ci vuole del talento per fare informazione così, e Minzolini quel talento ce l'ha. Altri, secondo me, non ce l'avevano. Il giornalista di cui stavamo parlando, per esempio, no, non era bravo in questo tipo di cose.

Lui che tipo di tg faceva? Lo avete mai visto? Io lo vedevo spesso. Non era un bel tg. Senza essere 'brutto' come quello di Minzolini. Anzi, ripeto, è discutibile che Minzolini faccia un tg brutto. Siete liberi di trovarlo fazioso, propagandistico, talvolta grottesco, però tutta questa faziosa e grottesca propaganda è assolutamente consapevole. Si vede che Minzolini il tg lo vuole fare in un certo modo, e lo fa: e gli riesce bene. Il tg che c'era prima, invece, era meno fazioso: ma era pretenzioso. Cercava di non essere propagandistico: ma falliva miseramente, senza maturarne nemmeno la consapevolezza.

Non credo che le responsabilità fossero tutte del giornalista in questione: ma in certi dettagli la sua mano era inconfondibile. Per esempio: lui era un pioniere di internet, no? Ed ecco allora il tg1 che scopre internet. Nel modo peggiore. Il suo tg1 è stato il primo a saccheggiare i social network. Uccidono Chiara Poggi. Due sue cugine attaccano al cancello un maldestro fotomontaggio in cui posano con lei. Su internet comincia la gara a sfotterle, infierendo sulla loro immagine sforbiciata. È una vergogna, uno schifo, un classico esempio delle perverse dinamiche dell'internet anonima e... il tg1 la manda in onda. Ovviamente con un commentino sdegnato del Direttore. Però, nel frattempo un po' di gogna è arrivata anche sul tg1.

Delitto di Perugia. A un certo punto i sospetti cominciano a convergere su Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Il tg1 mostra una foto di quest'ultimo, interamente coperto di bende e con una mannaia in mano. La prova che si tratta di uno psicopatico? O che ad Halloween gli piace fotografarsi travestito da matto e condividere le foto su internet? Quando le indagini convergeranno su un altro indagato, il tg1 riuscirà a pubblicare un video dove pure lui fa il deficiente su youtube. In quegli anni il tg1 ci ha insegnato cos'è il cyberbullismo: bambini, non fate i deficienti su internet, anche se i vostri amichetti non fossero così maliziosi da usarli per prendervi in giro, c'è sempre il rischio che li usi il tg1. Come indizi di colpevolezza. Metti che accoltellano tuo cugino e tu un mese prima hai condiviso una foto con un coltellino svizzero in mano, eh? Ma lo sai che brutta gente gira in rete? Alcuni addirittura dirigono i tiggì.

Questi furono casi eclatanti. Ma il saccheggio di internet era metodico e quotidiano. Si parlava in quei giorni di User Generated Content (“= portatevi i contenuti da casa”). Il tg1 lo abbracciò con tutto l'entusiasmo dei pionieri: mandateci i vostri video amatoriali! Lo dicevano tutte le sere, verso le venti e venticinque. A cosa miravano, esattamente? A riprese che documentassero abusi ambientali? A documentari fai-da-te sul microcrimine? A materiale di prima mano sul luogo di un disastro naturale? Eh, magari. No, il più spesso mandavano in onda video buffi di gatti e cani. Era come se il tg1 volesse entrare in concorrenza diretta con youtube. L'apoteosi di questa formula si ebbe in uno storico 14 febbraio che il tg1 volle celebrare con l'onore delle più importanti solennità: così, al servizio redazionale su San Valentino, si accostò un altro minuto User Generated; in pratica su Rai1 in prima serata stavano mandando in onda i videomessaggi dei fidanzatini: e voi vi lamentate di Minzolini.

No, secondo me quando Berlusconi si è posto il problema di farsi il tg1 su misura, tutte 'ste scemenze di youtube e dell'User Generated Bullshit sono passate in secondo piano. Così è stato chiamato un professionista, e il Giornalista Pioniere se n'è andato in confindustria – a proposito, come sta andando? Ci sono pareri contrastanti (bene, male). Io gli faccio i miei migliori auguri, da lontano, e continuo a non capire perché se la prende tanto con l'internet anonima. Voglio dire, è vero che è una fogna. Io l'ho sempre detto, sempre: anche quando difendevo, pensate, indymedia: internet è costituzionalmente una fogna. Nella quale si possono pescare cose interessanti, come a volte fanno anche i direttori dei tg. E non c'è schizzo di fango che possa offenderli davvero. Sul serio: hanno avvocati, hanno un ottimo ranking, hanno tutto quello che serve loro per difendere il proprio buon nome.

A rischiare, nella fogna, sono i pesci piccoli. Per loro l'anonimato è una prima forma di difesa: rozza ma efficace. Io sono stato anonimo per quasi dieci anni: ho sparlato di molti, ma non credo di avere mai infamato nessuno (o meglio: quando mi sono accorto di aver infamato qualcuno, ho cancellato e chiesto scusa). A un certo punto ho dovuto tirar fuori il cognome. Sei mesi dopo da qualche parte c'erano già minacce e accuse di pedofilia. E a me l'avvocato costa. Stavo meglio da anonimo.

Anche adesso, avevo voglia di scrivere un articolo molto critico nei confronti di un celebre direttore di giornale. Ma c'è il piccolo problema che tengo famiglia, e che il celebre direttore è molto potente, che un giorno, non si sa mai, potrei bussare a una porta e trovare dall'altra parte lui, e lui quanto ci metterebbe per googlarmi? Internet lo conosce bene, pare addirittura che sia un pioniere. Insomma, chi me lo fa fare? Meglio non scrivere niente.

(Anche voi, siate gentili, non commentate - o almeno non fate il suo nome).
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21st Century Schizoid Anchorman

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(Versione estiva, un po' rivista)

Ciao, sono il tuo telegiornale delle Tredici!

La tua finestra sul mondo! Peccato che il mondo faccia schifo. No, sto scherzando, è tutto molto divertente.
Nei primi minuti ci saranno interviste a dei politici presi per strada che si rimbeccano. Questo è molto noioso e non interessa effettivamente a nessuno, ma il Direttore sostiene che c'è una legge che lo costringe, e che comunque se un giorno sbagliasse il minutaggio licenzierebbero lui la moglie e i discendenti fino alla settima generazione. Ehi, a qualcuno è successo davvero.

Apprezza almeno lo sforzo degli operatori: anche se i politici che parlano sono quasi sempre le stesse mezze calze, loro si sforzano di trovare ogni giorno un'inquadratura diversa. Così almeno ti mostriamo un po' di Città Eterna a ora di pranzo; e poi anche loro riescono più spontanei, più naturali. Le loro dichiarazioni sembrano estorte a forza dopo ore di pedinamenti, e questo se vuoi è paradossale, perché la loro mansione di Portavoce consiste appunto in questo: uscire da Montecitorio, sparare una cazzata anche breve che comunque noi taglieremo, e andarsene per i fatti loro. Bella vita, eh? No, in realtà dev'essere frustrante.

Ecco, finalmente siamo arrivati alla Cronaca, che poi è quello che c'interessa (anche se in realtà non ce ne frega niente). Dunque. C'è un tale in un quartiere di una città che ha ucciso un bambino. Pare gli sia saltato alla gola. L'assassino è uno straniero originario dell'... dell'Anatolia. Notizia tremenda, eh. C'è davvero da aver paura ad andare in giro, con tutte queste brutte facce... Stacco. Pare che in Italia ci sia un'emergenza razzismo. Lo dice una ricerca di un'università. Pazzesco, ma ti rendi conto! Il razzismo! In Italia! La ricerca dice che i mass media tendono a dare risalto ai crimini commessi da stranieri bla bla bla... a questo punto ti saresti già annoiato, quindi abbiamo montato sopra l'intervista a uno psicologo che l'anno scorso ha detto ai nostri microfoni che razzismo è brutto, razzismo non si fa.

Ok, e veniamo all'Orribile Processo. Di' la verità, cominciavi a temere che non ne avremmo parlato, eh? Oggi pare che l'Imputata Bionda abbia scambiato uno sguardo con l'Imputato Scuro. Forse era uno Sguardo d'Intesa, ma potrebbe anche essere uno Sguardo di Disapprovazione, in effetti l'unica sarebbe fartelo vedere, ma in quel momento il cameraman s'era distratto, comunque fidati. È tutto? Sì, perché le deposizioni erano noiosissime e noi non vogliamo farti cambiare canale, soprattutto adesso che tra tre minuti c'è la pubblicità. E quindi... beh, abbiamo pensato di approfondire mostrandoti la fila di gente che c'è fuori! Una fila di gente che vorrebbe entrare a vedere l'Orribile Processo, non lo trovi morboso? Abbiamo attaccato la dichiarazione di un vip che lo trova morboso. Oddio, vip... è un poeta sconosciuto ai più, però ha una raccomandazione di ferro della Congregazione Opere Mariane. E poi abbiamo intervistato i vecchietti in fila. Sono sempre morbosi, i vecchietti.
No, in realtà mi stanno simpatici.

Veniamo alle buone notizie. E' da un po' che vi parliamo della nuova influenza, ebbene, pare che non ci sia nulla da temere, infatti l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che si tratterà di un'ORRIBILE PANDEMIA. Moriranno appena MIGLIAIA DI PERSONE VACCINIAMOCI TUTTI SUBITO, VACCINIAMOCI PRESTO COSA FAI LI' VECCHIETTO, CORRI A VACCINARTI. Insomma, l'allarme è praticamente PANDEMIA! rientrato. PANDEMIA! Basta così, i nostri 40 secondi di pilloline ve li abbiamo fatti vedere, speriamo sia passato un PANDEMIA! messaggio rassicurante.

A questo punto, senza nessun preavviso, comincia lo spezzone preferito dai bambini e dalla quota cacciatori della Lega: gli animali! I nostri piccoli grandi amici! Purtroppo non riusciamo più a mostrarti l'orso Knut, si è mangiato gli ultimi tre cameramen che si sono avvicinati. Pensavamo di farti vedere un cucciolo di foca orfano allattato a biberon, ma all'ultimo momento c'è arrivata un'agenzia: in un quartiere di una città un bambino è stato morso alla gola da un cane! Sì, vabbè, povero bambino, ma soprattutto... povero cane! I cani, sapete, sono buoni di default, e se per caso a uno scappa di sgozzare un bambino, chissà che infanzia di privazioni e crudeltà si porta dietro. Poi i bambini, diciamolo, certe volte non sanno veramente trattare i cani. Schizzano da tutte le parti, li eccitano... vogliamo un po' parlare della responsabilità di chi non li addestra?

Sì, lo so, è la stessa notizia di prima. Ci siamo accorti che il tizio che mandava suoni gutturali era un “cane pastore dell'Anatolia”, embè? No, ma se tu leggi un'agenzia con scritto “pastore dell'Anatolia”, pensi prima a un cane o a una persona?
Come? Ma certo che funziona così:

straniero sgozza bambino = colpa straniero;
cane sgozza bambino = colpa bambino.

Lo trovi strano? Non è affatto strano. È molto semplice: nel consiglio di amministrazione abbiamo tre padroni di cani e nessuno straniero. Adesso però veniamo alle cose serie. Pubblicità.

Automobili, compagnie telefoniche che cercano di strapparsi i clienti esausti, succhi di nulla al gusto di qualcosa che rafforzano, ah ah ah, le tue difese immunitarie, no scusa, ah ah ah, ma sul serio ti bevi tutta questa roba? E la prossima volta cosa ti venderemo? La polverina che scioglie le calorie? Certo, come no, abbiamo brevettato una sostanza che infrange le leggi della Termodinamica e invece di usarla per possedere il mondo te la vendiamo sotto le feste di Natale a prezzi modici!

Fine del momento serio.
Costume e Società. C'è il super-mega-concorso che sta facendo perdere il sonno agli italiani, che spendono un sacco di soldi per vincere il super-mega-jack-pot. Abbiamo intervistato uno psicologo che dice di stare attenti, che uno rischia di perdersi tutti i risparmi, giocando a questo super-mega-concorso con il super-mega-jack-pot. Che sciocchi, eh, questi italiani che... ma ti ho già detto che c'è un super-mega-jack-pot? No, sai, non vorrei mai venir meno al dovere di cronaca. Dunque, dicevamo, mi raccomando, non dilapidate i vostri risparmi per vincere questo SUPER-MEGA-JACK-POT. Così lo vincerà qualcun altro. Magari proprio dal tabacchino sotto casa tua, perché chi lo sa, in fondo potrebbe avercela lui, la scheda che vince il SUPER-MEGA-JACK-POT.

E adesso che c'è... ah, già, modelle. C'è rimasta la marchetta alle ultime due case di moda importanti, poi se Dio vuole la stagione Primaveraestate è finita. Siccome però notizie da abbinare agli outfit non ne abbiamo, pensavamo di risolvere anche stavolta il problema così: mostriamo solo le modelle più ossute e intervistiamo uno psicologo che dice che comunque l'anoressia è un problema legato alla famiglia. Quindi beccati altri due minuti di modelle ossute... Ehi, ma hai visto che bel pellicciotto quella lì... ah, è foca? Però. Proprio bella, eh. Certo, ne dovresti perdere di chili per entrarci. Però col nuovo prodotto che scioglie le calorie, chissà.

E questo è tutto. Ciao dal tuo Telegiornale, la tua finestra del mondo.
Sì, lo so, sono schizzato. E mi piaccio così.
No, non è vero, mi faccio schifo.
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Pandemia, per normale che tu sia

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Mascherine

Ieri il tg2 delle tredici ha fatto di tutto per ridimensionare l'allarme "influenza suina" (che non è più suina), con un servizio che diceva così:
Messico: un matrimonio in tempi di influenza A. L'immagine è emblematica: l'influenza A rappresenta una sfida globale di tutto rispetto. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità al momento i Paesi coinvolti sono 21, con un totale di 985 casi registrati, 26 decessi, tutti in Messico tranne un bambino comunque messicano morto negli USA.
Al momento si è in attesa delle decisioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che potrebbe far salire il livello di allerta a 6, segnalando così l'inizio della Pandemia. Il termine però non deve far paura: indica soltanto che i focolai epidemici sono presenti in più Paesi, e non solo in Messico.
E' soprattutto una misura precauzionale, visto che il comportamento dei virus non può essere previsto e che l'emisfero meridionale inizia la stagione fredda, quella durante la quale i virus tendono a evitare più pericolosi. L'Egitto ha deciso di abbattere i maiali destinati all'alimentazione della popolazione cristiana anche se perfettamente sani e del tutto incolpevoli della trasmissione dell'influenza.
La Cina mette in isolamento chi arriva dalle popolazioni colpite: gli ospiti di un hotel di Hong Kong sono in quarantena perché turisti messicani. La cosa ha suscitato le forti perplessità del Paese centroamericano, che ha accusato il Paese asiatico di discriminare i cittadini messicani. In Thailandia si chiedono strumenti come gli scanner per misurare la febbre in ogni scalo.
Insomma la sitazione è ancora fluida anche se per il momento non grave e comunque è sotto controllo.

Il testo, a rileggerlo, non era neppure così male; però le notizie delle Tredici non si "leggono": si guardano. E le immagini corredate al testo mostravano messicani con la mascherina. Due minuti di messicani e mascherine. Ormai si sa che la mascherina non serve a nulla, ma fa lo stesso. E poi un po' di provette in laboratorio, il rassicurante armamentario scientifico. E in mezzo a tutto questo, certo, mentre con un occhio guardavamo le mascherine messicane e con l'altro soppesavamo inquieti il prosciutto, avremo pure udito parole ragionevoli, ma cosa ne avremo capito? Qualcosa del genere:

Messico: un matrimonio in tempi di influenza A. L'immagine è emblematica: l'influenza A rappresenta una sfida globale di tutto rispetto. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità al momento i Paesi coinvolti sono 21, con un totale di 985 casi registrati, 26 decessi, tutti in Messico tranne un bambino comunque messicano morto negli USA.

Al momento si è in attesa delle decisioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che potrebbe far salire il livello di allerta a 6, segnalando così l'inizio della Pandemia. Il termine però non deve far paura: indica soltanto che i focolai epidemici sono presenti in più Paesi, e non solo in Messico.

E' soprattutto una misura precauzionale, visto che il comportamento dei virus non può essere previsto e che l'emisfero meridionale inizia la stagione fredda, quella durante la quale i virus tendono a evitare più pericolosi. L'Egitto ha deciso di abbattere i maiali destinati all'alimentazione della popolazione cristiana anche se perfettamente sani e del tutto incolpevoli della trasmissione dell'influenza.

La Cina mette in isolamento chi arriva dalle popolazioni colpite: gli ospiti di un hotel di Hong Kong sono in quarantena perché turisti messicani. La cosa ha suscitato le forti perplessità del Paese centroamericano, che ha accusato il Paese asiatico di discriminare i cittadini messicani. In Thailandia si chiedono strumenti come gli scanner per misurare la febbre in ogni scalo.

Insomma la sitazione è ancora fluida anche se per il momento non grave e comunque è sotto controllo.

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No, non è TeleBrianza

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Piccolo test
Ora vi faccio leggere un testo che è la trascrizione di un servizio audiovisivo, e alla fine mi direte secondo voi da dove l'ho preso:
1. TeleBrianza Solo Musica Italiana
2. Baci & Abbracci Frosinone Network
3. Radio Smack Smack Metaponto.

Giovanissima e romantica, Giulia dedica il suo video a Chicco. Ecco Valerio che risponde a Veronica: “Ieri mi ha sorpreso mandandovi la mia foto, ora tocca a me meravigliarla”. Ancora foto: quella di Rossella con Luca, di Leopoldo con Benedetta, e di Lara con il suo amato.
Francesco, detto Gengio, spera che grazie a questo video Melissa si ricordi di lui. Raffaella vuole ricambiare tutta la gioia e l'immenso stupore che il suo Stefano le regala ogni giorno.
In questo giorno speciale Benedetto e Viviana fanno gli auguri ai due novelli sposi Enzo e Angela.
I Celebrity Queen dedicano questa versione di Love Of My Life a tutti i fan innamorati.
“You don't knnoow, what it means to me!”
Da Milano un cuore di 8500 palloncini fa volare il messaggio d'amore nel giorno di San Valentino.
Gli innamorati sotto la Madonnina – un milanese su venti secondo un sondaggio – si dichiarano con gli essemès. Affidano i loro messaggi amorosi a un megaschermo in piazza duomo per amplificare hi-tech il linguaggio del cuore.
“What do you wait, what do you expect from San Valentino?”
“Roses and chocolates”
“Rose e cioccolato!”
“Barbara, questi tulipani sono per te, e buon San Valentino”.
Cuori e bigiotteria racchiudono un sentimento generoso. Il santo degli innamorati, calcola la camera di commercio, costerà in media cinquanta euro a testa; quattro milioni di euro per dirsi “Ti amo”.
Di prima scelta il ristorante con menu dedicato, e non si trova un tavolo.
“Abbiamo rifiutato più di 40 persone per la cena di San Valentino. Abbiamo un bellissimo menu che parte da carpaccio di spada, salmone, a finire con morbido di gianduia e lamponi”.
Un San Valentino che di crisi proprio non vuol sentir parlare.


Ok, lo avete capito da soli: il servizio non proviene da nessuna delle tre pregiate emittenti, ma dal tg1 di sabato sera.

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Professione reporter

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Si avvicinano le vacanze di Natale e la famiglie italiana media è inquieta: dove si va? I risparmi non sono proprio tantissimi: seccherebbe investirli tutti in biglietti andata ritorno per il prossimo obiettivo terroristico.

Il problema è che i terroristi diventano ogni anno più imprevedibili. Per dire, un anno fa l'India chi se la filava? E se avessero detto “rivolte in Grecia”, ci avreste creduto? Inutile dar retta ai tour operator, quelli sono tutti alla canna del gas e dispostissimi a spergiurare sulla sicurezza della Thailandia o a consigliarti un'oasi di pace e tranquillità nel centro della Repubblica Democratica del Congo.
Per fortuna che ci sono i blog, come ad esempio questo. La redazione di Leonardo ha deciso di non differire oltre il suo regalo di Natale ai lettori e di renderli partecipi del Sistema di Rivelazione RiotCon.

Il Sistema di Rivelazione RiotCon è un sistema empirico di valutazione del grado di pericolo di una località geografica, basato sull'identificazione dell'inviato Tg1 che ha frequentato la località per ultimo. Il RiotCon si ispira ovviamente ai DefCon delle forze armate USA (perché siamo cresciuti a DayAfter e WarGames, noi), e si articola in tre livelli principali.

1. Livello Scaccia


Concreto rischio di incorrere in scontri a fuoco, esplosioni, incendi, sequestri di ostaggi, pestilenze, invasioni di cavallette, piogge di batraci. Prima di partire rammentate di lasciare un'impronta delle vostre arcate dentarie ai parenti prossimi; in caso di scontri diplomatici la Farnesina si riserva comunque la possibilità di negare la vostra stessa esistenza. Insomma, se viaggiate in famiglia è un po' sconsigliato. 

2. Livello Maggioni

Ma sì, una sparatoria una tantum è possibile, così come un uragano di media intensità, del resto si vive una volta sola.

3. Livello Mignanelli

Alla Sagra dello Zampone potrebbero essere finite le lenticchie.

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Grazie al delirante telegiornaliste per le ultime due foto.
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from afar you'll see me: I'm a Sensation.

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Raoul for Obama

L'altro giorno, in uno di quei servizi di avvicinamento alla cerimonia degli Oscar, intervistavano dei vip italiani in America. La domanda era audace: Obama o Hilary?
La prima a rispondere è stata Romina Power, che in scioltezza ha spiegato le sue ragioni per Hilary: ha letto i suoi discorsi, ha già apprezzato la presidenza del marito, ecc. ecc.. Stacco rapido su Raoul Bova, che esclama: “Obama!”

E il giornalista: “Perché?”

E in quell'attimo, la fronte del grande attore s'increspa leggermente, come solcata da un pensiero: Ma che stronzo, oh. Sono qui per te, sono Raoul Bova, il più figo d'italia in base alle più recenti rilevazioni, mai preteso d'essere una cima ma sono simpatico e disponibile, tu mi fai una domanda di politica estera e ti rispondo pure al volo, e tu insisti? Cioè: già tanto se so i nomi dei candidati. E allora dillo, che vuoi farmi fare una figura di merda.
...poi si ricompone e risponde: “...non so. È una sensazione”.

Obamiano d'Italia che leggi qui, che ti ridi? Che ti credi? Che questo fosse un post scritto per dileggiare Raoul? Ma a me sta simpatico Raoul, è un tipo a posto. Qui si parla di te. Tu ce l'hai un motivo sensato per tifare Obama? Raoul è sincero, lui non è che abbia proprio letto il programma. Neanche i discorsi. Lui c'ha una sensazione. Ma tu, li hai fatti i compiti? Sei in grado di dimostrare la tua superiorità intellettuale su Raoul? Fatti avanti, coraggio.

(Prendetela come un invito a spiegare il programma di Obama a uno che c'ha poco tempo e voglia, oltre che una scarsa fiducia nelle sensazioni sue o di Raoul).

(Il video l'ho visto su Dave, ma onestamente non sono ancora riuscito ad arrivare alla fine).
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Divertiti e/o Muori

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Tanga rosso e maglia di lana

Ieri a Mantova è morto un ragazzo. Un egiziano 17enne, già senza fissa dimora, che viveva in una Comunità di recupero. Se ho capito bene, dopo i botti ha voluto fare un bagno nel porto, ed è annegato. Io lo so perché ne hanno parlato al tg1 delle otto.

Vedi come siamo, noi italiani. C'è uno straniero senza fissa dimora, e noi gli troviamo una comunità, cerchiamo di recuperarlo, ci preoccupiamo per lui. Se fa una cazzata, e muore, lo mandiamo al tg delle otto, e lo piangiamo con le stesse lacrime che usiamo per gli altri morti da botti di capodanno. Vedi che non siamo poi così male? E perché allora gli stranieri devono farci soffrire così, con cazzate del genere? Il bagno la notte del 31 dicembre, nel Mincio? Ma chi gli mette in testa queste stronzate, ai giovani?

Il servizio successivo parlava della tradizione dei bagni di Capodanno. Io fino a qualche anno fa non lo sapevo, ma poi i tg hanno cominciato a mostrarmi che c'è gente che assolutamente deve tuffarsi nei canali, in Capodanno. All'inizio erano immagini dall'Europa del nord, poi sono arrivate quelle dall'Italia, e da qualche tempo in qua comincio anche a sentirne parlare da persone in carne ed ossa: “c'è il mio-amico-tale” che a capodanno si tuffa dal ponte, “perché è tradizione”. E in fondo, gran parte delle feste “tradizionali” sono invenzioni degli ultimi sessant'anni: Babbo Natale, l'Albero, Halloween, San Valentino, l'8 marzo, il concertone del primo maggio, il bagno nella fontana appena la nazionale vince un ottavo di finale, eccetera. Che male c'è se ogni tanto ci inventiamo o prendiamo in prestito una “tradizione”? Di solito non c'è problema.

Finché qualcuno muore. Per una bomba carta, o una pistolettata nel cortile, o una congestione durante un bagno gelido. E allora i tg aprono i rubinetti della commozione. Ah, questi trafficanti senza scrupoli di botti abusivi . Ah, questi giovani a caccia di emozioni. E la società dei consumi, e la crisi dei valori, e qui e là. Tre minuti, e poi riparte il servizio sui meravigliosi fuochi artificiali del mondo, e sui vecchietti finlandesi che si tuffano nei laghi. Pura schizofrenia, tutte le sere a ora di pranzo e cena. Il direttore-tipo di un qualsiasi tg italiano è quel classico genitore frustrato – spesso separato – che ci tiene tanto che suo figlio si diverta, ma allo stesso tempo ha paura che prenda freddo; quello che gli fa una predica sui botti, e poi glieli compra; quello che si raccomanda guidate con prudenza, e poi riparte sgommando.

Da un lato è persuaso – poco giornalisticamente, in verità – di essere l'anima della festa: “cioè, lo capite, è capodanno! Ma no, che non capite, siete troppo stupidi! Probabile che ve lo dimentichiate, se non ve lo dico io, che sono il tg. Se non ti faccio vedere almeno 15 minuti di servizio sui fuochi d'artificio nel mondo, col veglione, gli oroscopi, e poi... che altro c'è? Il bagno di mezzanotte? Massì, mettiamoci anche il bagno, è una cazzata che fa colore”.

Dall'altro è totalmente privo di senso di responsabilità: se i teleutenti, cresciuti a servizi sui fuochi d'artificio e bagni di mezzanotte, si fanno del male da soli, sarà sempre colpa di qualcun altro. Molto spesso è la società (cattiva!), quasi sempre i genitori. Che non parlano coi figli, invece di guardare il servizio del tg1 sui meravigliosi botti di capodanno. E così via.
Se ti dicessero semplicemente: “divertiti, fregatene, spera soltanto che qualcun altro paghi i danni che farai”, sarebbero almeno sinceri. Ma no: ti mettono davanti agli occhi il divertimento, e poi pretendono di farti la morale. Auguri di buon 2008! Champagne! Ma guidate con prudenza. E poi tutti a fare il bagno... ma avete messo la maglia di lana?
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postille

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Ieri sono stramazzato dal sonno prima di aggiungere alcuni linc, come per esempio:

L'accecante caleidoscopio di cazzate della stampa italiana: il caso Rignano Flaminio

"E poi quell'omino nero onnipresente: il benzinaio cingalese"

Nel frattempo cinque indagati su sei sono stati scarcerati, ed è uscito questo:

La disinformazione in tv: LO SPECIALE DI STUDIO APERTO LIVE.

E adesso stramazzo di nuovo.
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sbatti il mostro in prima serata

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Di solito, dopo gli strilli dei primi giorni, molti preferiscono non parlarne più, magari non pensarci proprio. È la maggioranza silenziosa che in questi giorni, quando sente parlare di Rignano Flaminio, sbuffa e cambia canale. È un atteggiamento perfettamente comprensibile, di fronte a fatti così gravi, che dopotutto non sono di nostra competenza. Ci sono i giudici, giudicheranno loro. Giusto. Spesso poi i giudici assolvono, ma al secondo o terzo grado di giudizio, dopo molti anni, quando il caso non è più seguito dai cronisti d’assalto che avevano sbattuto il mostro in Prima. L’assoluzione invece andrà tra le Brevi di cronaca. Questo fa sì che ancora molta brava gente sia convinta, in perfetta buona fede, che Marco Dimitri stia marcendo in prigione condannato per pedofilia. Dimitri invece è stato totalmente scagionato in non uno, ma due processi.

Ci sono però anche quelli che non riescono a smettere di pensarci, senza per questo essere in grado di formulare un giudizio ponderato. In questo momento sembra impossibile mediare tra le due possibili verità: o esiste una rete mondiale di pedofili che controlla scuole pubbliche e private, o si tratta di una psicosi di massa straordinariamente virulenta, che viaggia di città in città e ha effetti devastanti su bambini e genitori. Un compromesso sembra impossibile. Bisogna scegliere.

Per esempio, la redazione di Studio Aperto ha scelto di credere nell’Internazionale Pedofila, e le ha dedicato una lunga puntata di Live, martedì sera, molto difficile da seguire. Io ci ho provato, e mi sono trovato in un incubo. Questo tutto sommato potevo aspettarmelo. Forse non me l’aspettavo confezionato con tanta accortezza.

La professionalità di Studio Aperto

Lo Speciale non parlava solo di Rignano. Il filo della trasmissione si dipanava lungo una serie di casi più o meno simili, in Italia e all’estero. Episodi controversi come il caso di Brescia (tutti assolti meno uno) erano mescolati a casi acclarati e famigerati, come Marcinelle. Chi potrebbe schierarsi dalla parte del mostro di Marcinelle? Nessun riferimento alla lunga catena di processi a carico di maestre di scuole dell'infanzia negli anni 80 in USA, quasi tutti conclusi (dopo anni) con assoluzioni. Nessun riferimento a un episodio storico e importante come il caso d’Outreau in Francia, un processo fiume terminato col Presidente Chirac costretto a chiedere scusa agli imputati assolti per la “catastrophe judiciaire” (parole sue). Insomma, nessuno spazio a chi parla di psicosi di massa, perché chi parla di psicosi di massa non vuol credere ai bambini, e bisogna sempre credere a quello che dicono i bambini.

Invece agli avvocati non si può credere, e infatti ai difensori degli imputati di Rignano non viene dato il tempo di esprimersi: qualche frase tagliata, qualche ragionamento monco, ed è tutto. Volendo dimostrare la sua imparzialità, la cronista decide di seguire la fiaccolata di sostegno agli indagati, e nel montaggio riesce a far sentire due volte le urla dei carcerati di Rebibbia che dalle finestre gridano ai manifestanti “pedofili”. Il senso qual è? Qual è esattamente la credibilità dei carcerati, la loro competenza in merito? Eppure, cronometro alla mano, hanno avuto più tempo loro, per esprimere il loro parere, dei partecipanti alla fiaccolata: i quali davanti agli improperi dei galeotti battono in precipitosa ritirata. Questo almeno ci fa vedere il montaggio.

Non mancano gli esperti. Massimiliano Frassi, vero ispiratore del programma, che merita un discorso a parte. Don Fortunato di Noto, che avalla l’ipotesi di una rete pedofila mondiale. Sull’inchiesta di Rignano, però, non dice niente. Forse non glielo hanno chiesto. Curioso, perché qualche giorno prima al Giornale l’aveva definita “disastrosa” per le modalità con cui era stata condotta.

Uno dei momenti più ripugnanti dello Speciale è la testimonianza di alcune madri bresciane, che riferivano le violenze narrate dai loro bambini con dovizia di particolari. Secondo la giustizia italiana quegli episodi non sono mai accaduti: Studio Aperto ha deciso di riportarli ugualmente. È una scelta piuttosto forte.
Ora: io non credo nel mantra “ho fiducia nella magistratura”. Non ho nemmeno, se proprio devo dirlo, tutta questa fiducia metafisica nella magistratura, che è un’istituzione umana e quindi soggetta ad errori. Inoltre credo nella libertà di espressione – sono un blog, ci mancherebbe altro. Non discuto il diritto di Studio Aperto di schierarsi così apertamente dalla parte di genitori che hanno perso un processo. Avrei qualcosa da dire, magari, quando immediatamente dopo un noto sacerdote di Brescia viene duramente preso di mira dalla cronista perché crede nell’innocenza dell’unico condannato. Come si permette questo prete di non attenersi a una sentenza? Beh, se si permette Studio Aperto, perché non dovrebbe farlo un prete? Il problema è sempre quello: il prete, oltre a non credere alle sentenze, non crede ai bambini. Studio Aperto invece ha deciso di credere a qualsiasi cosa dicano i bambini, che le sentenze lo confermino o no. Del resto le sentenze vengono citare soltanto nei casi in cui rispettano i resoconti dei bambini. Ripeto, è una scelta piuttosto forte. Ma del resto è Studio Aperto. Alle undici di sera.

A meno che qualcuno a Mediaset non voglia seguire l’invito di Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che propone di replicare la trasmissione in prima serata. Copio e incollo dal sito dell’Osservatorio (ma i grassetti sono miei):

“Con sensibilità e professionalità da parte degli addetti ai lavori la trasmissione ha trattato il tema della pedofilia mettendo in rilievo aspetti mai fino ad oggi evidenziati dalla televisione. Un contenitore che ha permesso a pochi sonnambuli, vista e considerata l’ora tarda della messa in onda, di comprendere come e quanto la pedofilia non sia più da considerarsi patologia individuale ma aberranza collettiva e lobbistica. Per tali ragioni – continua il presidente dell’Osservatorio – è indispensabile che un pubblico più massiccio abbia l’opportunità di fruire di una delle produzioni più coraggiose, coscienziose e credibili che siano mai state trasmesse in Tv”.
Marziale chiede dunque ai vertici di Mediaset: “La riproposizione della puntata in prima serata allo scopo di favorire presso l’opinione pubblica il giusto grado di comprensione del fenomeno pedofilia ancora troppo sottovalutato”. Ecc.


Marziale è stato componente del gruppo di lavoro della "Commissione per l'assetto del sistema radiotelevisivo" del Ministero delle Comunicazioni per la stesura del "Codice di autoregolamentazione sulla tutela dei minori in tv". Memorabile fu la sua protesta per la proiezione della seria “Roma” in prima serata: troppa violenza, troppo sesso. Questo è molto curioso, perché in fatto di sesso e violenza lo speciale di Italia 1 non è certo secondo a nessuno. Uno dei punti clou è un’intervista a un detenuto per reati pedofili. Marziale deve aver pensato che il fine (salvare i bambini) giustificasse una dose di violenza, visiva psicologica e verbale, molto superiore a quella di un telefilm di legionari.
Quel servizio ha impedito a persone adulte di dormire, ieri sera. Marziale propone di farlo vedere a tutti. Naturalmente, “con i dovuti accorgimenti contemplati dalla normativa vigente in materia di tutela dei minori”.

Io sono di un altro parere.
Ripeto quanto detto la scorsa settimana: non posso sapere cosa è veramente successo a Rignano. Non ho gli elementi necessari: forse un giudice li avrà, io no.
Se preferisco pensare all’isteria collettiva, è forse per pregiudizio razionalistico, o perché istintivamente tra genitori e maestre parteggio per queste ultime, o forse solo perché mi piacerebbe che quei crimini non fossero stati commessi. In ogni caso non ho le prove per parlare di isteria collettiva. Ma so che in altre città, che in altre nazioni, si sono verificati casi d’isteria collettiva molto simili a quanto successo a Rignano.
E so anche come questo tipo di isteria può contagiarsi: attraverso programmi confezionati come lo Speciale di Italia 1. Che sembrano davvero fatti apposta per indurre al dubbio e all’angoscia la persona forse più fragile del mondo: il giovane genitore. In buona fede, naturalmente. Siamo tutti in buona fede qui. Si parla molto di buona fede in questi giorni, come se fosse l’acqua lustrale: come se l’umanità non avesse dato spesso il peggio di sé, in perfetta buona fede.
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salvare le api, fottersi dei panda

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Achtung Knut

Voi popolo della pausa-pranzo v’immaginate che la Star assoluta del Tg2 delle Tredici sia, boh, Annamaria Franzoni? Il Principe William? Schifani? Macché. Chiedete a noi casalinghi cosa succede a premere il centro del telecomando all’una e venti: più forte del gossip, più forte della cronaca nera, più persistente dei portavoce di Montecitorio, c’è solo lui: Knut, l’orsetto bianco dello Zoo di Berlino.

(Lo so che voi gente còlta pensate subito al film di droga e poi agli U2: ma ci sono anche gli animali, allo Zoo di Berlino).

Altroché se ce n’è. A centinaia: ma adesso tutti vengono a guardare Knut. È bianco, morbido, tanto carino. Le nascite di orsi bianchi in cattività sono piuttosto rare. Knut in effetti è raro, ma non è unico: aveva un fratello gemello. Il punto è che la madre, dopo il parto, scelse di salvarne soltanto uno e scelse l’altro, che poi morì. E Knut? Sarebbe morto anche lui. È la natura, dicono. Natura? Che natura, è lo Zoo di Berlino. Dal momento che accetti di mettere in gabbia un animale, dal momento in cui scegli che un animale in gabbia è uno spettacolo, è inutile che ti poni il problema se l’animale si comporti in modo “naturale” o no. È lo stesso disagio del reality: metti in gabbia un tale e poi gli chiedi d’essere spontaneo. Perché le bestie dovrebbero essere spontanee? Naturali?

Insomma: che lo abbia fatto perché la Natura, matrigna, glielo ha ordinato, o perché l’Umanità, matrigna al quadrato, l’ha incattivita in una gabbia, fatto sta che l’Orsa Maggiore lo aveva ignorato, il povero Knut. Tanta malvagità materna è stata la sua fortuna, perché così il personale dello Zoo ha potuto adottarlo. E già dalle prime foto col piccolo Knut al biberon, si poteva intuire che era nata una stella. Bianca.
Ultimamente l’affare s’è ingrossato. Mentre il Principe William, per andare sul tg2, ha bisogno come minimo di ballare in pubblico con una sbarba, a Knut basta negarsi per occupare una striscia di tre minuti: il giorno che non si è fatto vedere, il tg2 ci ha fatto un servizio con tanto di riprese dei bambini che facevano la fila per non vederlo. È a causa del caldo, ha detto il giornalista. Perché anche il tg2 si preoccupa del riscaldamento globale.
Ma voi avete idea di che fonte di notizie sia un orsetto bianco? Pensate alla questione etica: è giusto salvare un orsetto che non si potrà re-inserire nella natura? Sì, no, mah. Minacce di morte a Knut dice il Bild: i soliti ecoterroristi? "Knut sarà morto a mezzogiorno". Macché, Knut è vivo e ingrassa. Anzi, rischia la bulimia. E così via, all’infinito.

Non saprei dire quand’è iniziata esattamente la conversione animalista del Tg2 delle Tredici. A un certo punto ricordo che Costume e Società si stava allargando ben oltre il primo stacco pubblicitario. Poi, lentalmente, gradualmente, gli animali si sono scavati una nicchia tra il nuovo imperdibile film della “sempre affascinante” Sharon Stone e la collezione Primavera-Estate (il grimaldello forse è stato Bruno, l’orso “naturale” che sconfinando in Germania e s’è fatto ammazzare. Non era affatto carino, lui: sgozzava il bestiame e causava incidenti stradali). Di questa svolta nessuno, che io sappia, si è lamentato: del resto non è che levando un po’ di gossip e mettendo due coccodrilli ed un ourang-outang tu ledi il servizio pubblico.

Inoltre gli animali piacciono, sono sempre piaciuti. Puoi mostrarli mentre si ammazzano, e nessuno griderà allo snuff. Puoi farli vedere mentre ci danno dentro, e nessuno griderà al porno. Non c’è nulla di più estremo di un documentario, e puoi mostrarlo anche ai bambini. Il tg2 in effetti si è specializzato negli animali pacioccosi, come i panda. Quest’anno torno presto a casa, e mentre apparecchio mi ascolto il tg2 e mi faccio una cultura sui panda. Voi avete mai pensato seriamente a cos’è un panda?
Un panda è un orsetto che si nutre esclusivamente di un tipo di germoglio di un esclusivo tipo di bacca, che naturalmente sta scomparendo. Un’altra caratteristica dei panda è che sono un po’ refrattari all’accoppiamento: non solo in cattività, dove cercano di invogliarli proiettando filmini di altri panda che si accoppiano (con risultati scarsi), ma anche au nature; perché, evidentemente, ai panda il sesso non piace.

A questo punto a me viene da fare due più due. A voi non viene? I simpatici orsetti (1) non mangiano e (2) non si riproducono. E rischiano l'estinzione? Io direi che la stanno cercando con tutte le forze; che sono disposti a qualsiasi sacrificio pur di ottenerla; e chissà, può anche darsi che abbiano ragione loro. La sopravvivenza dei panda non è un problema dei panda, ma degli uomini. Se riuscissimo a capire quello che ci dicono coi loro occhioni, probabilmente li sentiremmo grugnare: “Piantala di salvarmi: non hai letto Charles Darwin? Sono un perdente, perché non mi uccidi? Perché vuoi fare sopravvivere la mia specie in un mondo che evidentemente non m’interessa?
“Perché sei tanto, tanto cariiiiino”.
Questo è un problema tuo, non mio. Io non mi sento carino, è la selezione naturale che ha premiato quelli che avevano un manto un po’ bianco e un po’ nero, così. La stessa selezione naturale però mi sta facendo fuori, e vuoi sapere una cosa? A me sta bene. Per favore. Ci sono tante bestie importanti da salvare. I passeri. Le api. Se muoiono le api, muore tutto. Cambia il logo di quel cazzo di wwf, togli la mia faccia e metti le api”.
“Le api non sono carine. Tu sei tanto cariiiiiino! Fatti abbracciare!”
T’ammazzo. Se t’avvicini t’ammazzo. Giuro. Stupido uomo”.

Ci estingueremo anche noi, non per mancanza di risorse, ma probabilmente per un problema di priorità. Abbiamo le risorse per salvare l’orsetto dello zoo di Berlino, ma non per salvare le api e gli esseri umani. Ma se invece in qualche modo sopravvivessimo altri cento, mille anni, in che natura vivremmo?

Io la natura non so cosa sia. Quand’ero bambino un giorno sentii dire da mio padre “noi di campagna”, e rimasi interdetto. Fino a otto anni non mi ero conto di vivere in campagna. Vedevo canali dritti come fusi, e boschi di pioppi ordinati come denti di spazzola. Tutto era umanizzato, ma risaliva a un tempo in cui l’umanità era un po’ rigida, efficientista, cartesiana.

Tempi finiti. Se l’uomo sarà vivo tra mille anni, probabilmente vivrà in un mondo di animali super-pacioccosi, con occhioni graaandi e pellicce foooolte. Che c’è successo? Siccome siamo intelligenti, a modo nostro, abbiamo abolito la selezione naturale e l’abbiamo sostituita con la selezione dell’animale più pacioccoso. Il futuro è di Knut, tutto bello bianco, un amoooore. E dei panda. E dei koala. E delle lontre che si tengono per mano.

Gli ultimi uomini vivranno in accampamenti fortificati dispersi in prati verde smeraldo, con fiori sgargianti tutto l’anno che non danno mai pollini sgradevoli, e passeranno il tempo a difendersi con spade e lance aguzze dagli assalti di enormi peluche che chiedono coccole, coccole, coccole in continuazione. I figli di Knut. E voi Figli dell’uomo, attenti. Andateci piano, con l'affetto.

(i pezzi su Uccelli e api sono stati segnalati da Cragno; le lontre da Wittgenstein)
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- tv news strike (back?)

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Subliminews

Anche ieri i giornalisti hanno scioperato e anche ieri, puntualmente, si è verificato quell’inatteso fenomeno: abbiamo visto dei tg normali. Spartani ma impeccabili. Un signore un po’ legnoso leggeva una serie di dispacci di agenzia, senza neanche l’ausilio del gobbo. Un format quasi perfetto nella sua fattura artigianale – non fosse per quegli inutili tre minuti di comunicati e controcomunicati sindacali. E con la scusa che non ci sono sfilate da inquadrare e film da pubblicizzare, avanza anche un po’ di tempo per i cartoni animati.

Da qui una serie di considerazioni, prima della quale: forse mi sto rincoglionendo. E se la pensi come me, o lettore, stiamo rincoglionendo insieme. Invecchiamo, diventiamo reazionari. La nostra idea di “tg normale” è indissolubilmente legata ai tg della nostra infanzia, con una grafica minima o inesistente, e Vespa o Fede o Frajese su uno sfondo grigio che leggevano notizie: tutto quello che potevano fare era leggere notizie. In casa si faceva silenzio, perché se si voleva imparare qualcosa (a quei tempi si desiderava imparare qualcosa), occorreva stare attenti. Come i nostri nonni con le radio. Era il medioevo della multimedialità, ma da qualche parte nella nostra coscienza di rincoglioniti sarà per sempre l’età dell’oro in cui giocavamo coi lego sul tappeto. Si stava meglio.

Seconda considerazione: siamo sicuri che non si stesse davvero meglio? Il tg all’antica aveva un grosso vantaggio: come la radio, potevo ascoltarlo e intanto giocare coi lego. L’apporto visivo era nullo. Oggi siamo costretti a guardare. Ma sarà vero? C’è davvero molto da guardare nei filmati di un qualsiasi tg (anche serio)? Fateci caso: l’80% del materiale visivo consiste in materiale d’archivio, spesso estrapolato dal primo contesto, col risultato di deformare l’informazione. Faccio un esempio: se si parla di un nuovo comunicato di Bin Laden, si andrà a pescare qualche vecchio filmato del califfo del Terrore. Nel medioevo della nostra infanzia si usava aggiungere la scritta “immagini di repertorio”. Oggi no. Oggi la maggior parte dei telespettatori è deliberatamente indotta all’equivoco: Bin Laden è ancora in circolazione, legge discorsi e compare in tv. In realtà non abbiamo più video suoi da un sacco di anni.

È andata così: dopo decenni di multimedialità molto scarsa, la tecnologia ha permesso ai telegiornali di abbinare davvero testi e immagini. Ma la forma più chiara, breve e sintetica per dare le informazioni resta sempre la stessa: farle leggere a qualcuno. Le immagini possono illustrare la notizia, ma restano secondarie. Quello che veicolano, molto spesso, sono messaggi laterali, subliminali: mentre lo speaker ci dice “è uscito un nuovo discorso di Bin Laden”, l’immagine suggerisce: “Bin Laden è sicuramente vivo, guardatelo qui”.

I messaggi subliminali sono allo stesso tempo più suadenti e più difficili da riconoscere, e quindi da criticare. Arrivano spesso prima del messaggio primario – specie da quando nelle nostre case abbiamo smesso di seguire i tg in religioso silenzio. Da quando, cioè, sono diventati contenitori chiassosi di filmati di repertorio, defilés, trailers, videoclip. Il subliminale è talmente debordante da soddisfare totalmente la nostra fame d’informazione. Tant’è che già da parecchi anni i tg hanno messo a disposizione del pubblico più smaliziato uno strumento utilissimo per riconoscere le informazioni pure in mezzo al chiasso: i titoli correnti in fondo alla pagina. Quelli si possono seguire senza disturbare ed essere disturbati anche mentre il resto della famiglia ciarla e sforchetta.

Terza considerazione, assai simile alla prima: sono davvero un reazionario. Immerso come sono in un universo multitasking, mi ostino a credere di poter fare solo una cosa alla volta. Continuo a prediligere strumenti lineari, come la voce dello speaker, o la linea dei titoli che scorre lungo il lato inferiore del video. Tutto quello che il video mi offre di più, lo squalifico come paccottiglia subliminale, buona per ipnotizzare le masse. In realtà i supporti video possono essere molto utili e fornire testimonianze preziose…

Eppure resta l’incontrovertibile verità: un tg di dieci minuti, tutto letto al microfono come ai vecchi tempi, contiene l’esatta quantità di informazione che di solito viene condita con mezz’ora di scemenze. Se ci riflettessero bene, i giornalisti tv, forse troverebbero un altro strumento di lotta.
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Typewriters of the world unite
(Io non ho difficoltà ad ammetterlo: tengo un blog perché sono un giornalista mancato. Mi sfogo così. Dai, non faccio del male a nessuno).

Due giornalisti che ho sentito, venerdì sera, in tv.
Il primo era Mentana, che a Otto e Mezzo ha detto di non temere la concorrenza di Internet: “Sarebbe come temere la concorrenza di una macchina da scrivere”.
Interpreto: Internet non è che uno strumento, nelle mani del giornalista. È lui, l’Umano, il Professionista, che vaglia le notizie, le verifica, le rende presentabili. Nessuna macchina da scrivere potrebbe mai sostituirlo in questo lavoro …

Tre ore dopo ripasso, su rai1 Mollica festeggia il compleanno di Tv7 intervistando Bernabei, proprio lui!
“Qual è il principale difetto dei giornalisti, al giorno d’oggi [rispetto a quelli della Rai-di-Bernabei?]”
“Vogliono tutti fare il colpo. Non bisogna fare colpo, mai”.

Finito il servizio, rimesso Bernabei in formalina, Tv7 prosegue con un servizio sulle risse di donne pakistane. Proprio così: assisto a tre minuti di tafferuglio in una strada pakistana, tra donne di diverse età che si strappano i capelli e si tirano in testa cartelli elettorali. Sarebbe anche divertente, non fosse per il sangue (e poi le facce sui cartelli sono tutte maschili).
Ma soprattutto: nessuno mi spiega cosa sta succedendo. Nessuna voce fuori campo, nessuna didascalia, niente.
Formulo due teorie.

1. Forse hanno pensato che sono troppo stupido per capire la complessità della campagna elettorale pakistana, e hanno tagliato il testo del servizio.
2. Forse hanno pensato che, a quell’ora della notte, non ho voglia di informarmi sulla complessità della campagna elettorale pakistana, ma soltanto di eccitarmi con donne orientali che urlano scazzottandosi a sangue. Così acquistano reportage di scarto dai corrispondenti per fare concorrenza agli spot dei telefoni e r o t i ci.

Insomma, se a quell’ora della notte sto seguendo T7 (che è il più prestigioso settimanale d’informazione della rai), o sono un deficiente o sono un a r r a p a t o, o più probabilmente un misto di entrambi.
E se invece fossi onestamente curioso del perché donne di tutte le età se la davano di santa ragione in mezzo a una strada di Karachi?

Beh, l’unica cosa che potrei fare è spegnere la tv, tornare in camera e connettermi a internet.

Mmm. Se io fossi Mentana comincerei a guardarmi le spalle.
Di certe macchine da scrivere non c’è da fidarsi.
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