Il mio Piave

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Vecchio arnese a chi

Poi per carità, a chi non piace sentire finalmente qualcuno che dice basta con le solite chiacchiere, le solite polemiche sulle fazioni o sulla leadership, qui servono idee concrete, cominciamo a farci venire delle idee concrete. Piace a tutti un discorso così.
Il punto è che nel breve intervento di Debora Serracchiani al Lingotto, sabato scorso, tutte queste idee concrete ancora non c'erano. Ce n'era una gran voglia, questo sì. Ma al netto di tutti i discorsi contro le chiacchiere e di tutte le polemiche contro i polemici, l'unica proposta un po' nel merito (in qualsiasi merito) era... il superamento dell'articolo 18. Eh? Aspetta, forse ho capito male.
No, perché dopo ha parlato la Melandri e ha ribadito il punto: “l'articolo 18 è un vecchio arnese”. Ah.

Chiedo scusa, è colpa mia. Ogni volta mi dimentico che sto assistendo alla nascita di un partito di centro, centro, centro, centro, centro, trattino sinistra, e mi stupisco di cose che tutti intorno a me daranno per scontate. Articolo 18, ma chi ne parla più. Metti Berlusconi: lui mica ne parla. Anche perché... come andò a finire quando provò ad abrogarlo? Fammi ricordare.


Comunque è un fatto che non ne parli più. Lui è ossessionato dalla comunicazione, e non ha tutti i torti: la crisi è sistemica, l'unico fattore che si può sperare di correggere è quello emotivo. Forse sarebbe arrivato alla stessa conclusione anche se non controllasse cinque emittenze nazionali e non avesse fondato il suo impero sullo spaccio di emozioni – in ogni caso la strategia ha un senso. Gli italiani devono avere la sensazione che tutto finirà per il meglio. Figurati se in un frangente del genere si mette a riparlare di licenziamenti più facili. Anzi, guai a chi ne parla.

Così va a finire che ne parla la Melandri. Giusto. In fondo, se siamo un partito di centro, centro, centro, centro, centro, trattino sinistra, il populista Berlusconi è allo stesso tempo alla nostra destra e... alla nostra sinistra. Noi invece inseguiamo il centro. Chi ci sia al centro di così interessante non si è mai capito: forse qualche industriale che non ha ancora delocalizzato in Romania. Ecco, forse lui se sente la Melandri dire che “l'articolo 18 è un vecchio arnese”, potrebbe considerare l'idea di votare per noi. Nel frattempo i suoi operai, i dipendenti con vent'anni di contributi e ancora più di dieci anni prima della pensione, il ceto medio nerbo della nazione, prende paura e vota Lega. O Berlusconi, che è più rassicurante. Poi la Melandri verrà a spiegarci che è colpa nostra, dovevamo insistere un po' di più verso il centro, centro, centro, centro, centro, trattino centro.

Io – che a suo tempo feci la mia modestissima barricata – so benissimo che l'articolo 18 non è la cura a tutti i mali. So che viene già disatteso dai fatti da migliaia di ditte che si scorporano appena superano i 14 dipendenti. E anche nel culmine dello scontro del 2002 non l'ho mai considerato molto di più che una bandiera. Però anche le bandiere hanno una loro importanza – quelle che funzionano. L'articolo 18 ha funzionato. Altroché se ha funzionato.

All'indomani della vittoria di Berlusconi nel 2001, con l'eco delle sirene di Genova ancora forte e chiaro nelle orecchie di molti, Sergio Cofferati divenne il leader della sinistra semplicemente indicando una linea, un fronte, un Piave, e promettendoci che Berlusconi non sarebbe passato. Quel Piave fu l'articolo 18, e Berlusconi non passò. Lo ricacciammo indietro, il 23 marzo 2002, qualcuno se ne ricorda? Roma invasa dai manifestanti convocati da un solo sindacato, e Marco Biagi era appena stato ucciso. Così si fa opposizione, prendete nota: si indica un punto sulla mappa, ci si raccoglie e non si cede fino alla fine. L'articolo 18 non fu modificato. Tremonti non ne parla più da allora. (Adesso parla solo di vegole, vegole, vegole, è diventato un maniaco delle regole: chissà se tra queste include lo Statuto dei Lavoratori).

Ma adesso lo vuole modificare il PD. Pare che sia l'unica idea nuova che la Serracchiani aveva pronta da portarsi a Torino. Pare che l'articolo 18 sia “un vecchio arnese”. Ma insomma, quelli che andarono a Roma il 23 marzo non avevano capito niente? Oppure hanno cambiato idea? Più semplicemente hanno smesso o smetteranno di votare PD. Ma siete sicuri che i loro voti non vi servano? Quante migliaia di voti intendete bruciare per conquistare quello della Marcegaglia?

No, scusate, lo so benissimo che non ragionate in termini elettorali. Ci mancherebbe altro. È proprio per questo che, mentre state all'opposizione, proponete di rendere i vostri elettori un po' più licenziabili. La maggioranza se ne guarda bene, ma se gli allungate una bozza Ichino, è probabile che la voterà. Senza dare troppa pubblicità alla cosa (la Melandri, invece, scommetto, sogna già i manifesti: Licenziamenti più facili grazie al PD! Grazie, PD!)

Ripeto, io non credo nella sacralità dell'Art. 18. Ma ne faccio una questione di comunicazione. Ci sono migliaia di persone che per quell'Articolo hanno combattuto: non si meritano qualche spiegazione? Nel 2002 si rifiutavano di credere nell'equazione “più licenziamenti = più opportunità di lavoro”: erano così stupidi? Il loro intuitivo scetticismo nei confronti dei dogmi del libero mercato non meriterebbe di essere un po' rivalutato, alla luce di quello che è successo più tardi in tutto il mondo? Ma sul serio intendete mandare gente come la Melandri a spiegare che si sono sbagliati, hanno fatto le barricate per salvare un vecchio arnese che va tolto di mezzo, e che se Berlusconi non vuole più farlo tocca a noi?

Io non escludo che tecnicamente abbiate ragione. So che lo Statuto dei Lavoratori è il prodotto di un'era di relativa espansione economica in cui i rapporti di forza erano molto diversi. Può darsi che quel Piave debba cedere prima o poi. Non ne farò un dramma, crollato un fronte si ripiega e se ne fa un altro. Ne faccio un problema di comunicazione. Basterebbe non insistere troppo sull'articolo 18, sui termini “abrogare”, ma anche “superare”. Dite semplicemente che volete rendere il mercato del lavoro più equo per le giovani generazioni, sentite che suona già molto meglio?

E tecnicamente si può fare senza strombazzare al mondo intero che stiamo modificando l'art. 18. Peraltro, non è detto che si debba realmente modificare. Persino la bozza Ichino mantiene alcuni paletti: non sarebbero ammessi licenziamenti “discriminatori” o per “mero capriccio”. Non sarà il Piave, ma non è ancora l'Adige: si ridefinisce il concetto di giusta causa, tutto qui. Se ne può discutere, ma io quando ho letto che la Melandri riteneva l'art. 18 un “vecchio arnese” non ho pensato “ah, intende sollecitare un dibattito sul concetto di giusta causa”. No, io pensavo che volesse consegnare le chiavi del partito ai poveri piccoli industriali che in mancanza di un'idea nuova (da vent'anni) e di sovvenzioni (dopo vent'anni) vorrebbero licenziare tutti a luglio per riassumerli a settembre con un contratto a progetto.

E siamo al punto di partenza: a tutti piace sentirsi dire basta chiacchiere, servono idee. Ma anche le chiacchiere hanno la loro importanza. Chiacchierare sull'articolo 18, come se fosse un argomento qualsiasi, può risultare controproducente. Non è un argomento qualsiasi. È la nostra Dunkerque, il nostro Forte Alamo. Ci vuole rispetto.
Comments (81)

chik67 wrote ...
Quello che ha scritto Leonardo è perfetto e mi ci ritrovo in pieno. Al di là del contenuto dell'art. 18, il punto è che i leader del PD ci chiamarono in piazza a difenderlo e negarono apertamente che la chiamata fosse puramente strumentale. Io c'ero, convinto che quell'articolo dello Stauto dei Lavoratori andasse difeso. Oggi fra chi mi dice, "scusa, l'art. 18 è un ferrovecchio ma allora ci facevi comodo in piazza, ti abbiamo preso per il culo ma sai questa è la politica" e chi mi dice "ti chiamai in piazza perché l'art. 18 anche se perfettibile è ancora attuale" propendo nettamente per il secondo.

Una cosa sull'art. 18 però nel merito la vorrei dire, perché qua sembra che tutti diano per scontato che si licenzino i fannulloni, nel nostro mondo felice. L'art. 18 è la difesa pratica più forte nei confronti del licenziamento discriminatorio, quello fatto contro tizio che sta nel sindacato, contro caio che non va a messa alla domenica, contro sempronio che tifa milan invece che inter (e se pensate che queste cose non succedano...). Perché nei fatti dimostrare che tizio è stato licenziato perchè parlava male di berlusca in pausa pranzo è difficile, impossibile. Ma dimostrare che è stato licenziato in maniera ingiusta e quindi va reintegrato è invece possibile. E' una difesa contro forme di arbitrio che esistono tutt'oggi, soprattutto nei confronti del lavoro a bassa qualificazione (conosco un noto marchio di distribuzione che "imponeva" pena licenziamento alle sue cassiere di fare spesa in quel supermercato - questo almeno diceva loro al momento dell'assunzione).
7/6/2009, 10:46:00 AM

Anonymous wrote ...
Mah, sono perplesso.
La "spinta" per modificare i rapporti di forza politici (in senso etimologico) deve venire dai diretti interessati. Diego sbaglia quado dice che l'industriale che apre in Polonia si comporta male. E' lo Stato che gli permette di farlo che e' in torto.

Se la maggioranza delle persone vota per partiti che storicamente non fanno gli interessi dei dipendenti, ma dei datori di lavoro, allora c'e' un problema: si sentono tutti datori di lavoro.

I dipendenti, anche se non saranno la maggioranza, sono comunque una forza elettorale enorme, e' che non sanno piu' chi e' il proprio referente politico. Se no voterebbero i vari brandelli di RC, che invece sono virtualmente scomparsi, e fanno a gara a chi si scinde piu' rapidamente.

Andrea (No Scudy, Andrea, io mi firmo tutte le volte ma pare che non giunga ;)
7/3/2009, 5:50:00 PM

toyg wrote ...
Simonetta, da quanto mi risulta, Bersani se non fa da proxy per D'Alema, quantomeno agisce da riferimento per il blocco dalemiano ormai da un po'. Potrei sbagliarmi, eh.
7/3/2009, 2:50:00 PM

Anonymous wrote ...
Posto GiacomoL, tranne sul ritratto di Bersani. E' uno che a D'Alema non deve proprio niente ( fu persino "declassato" da ministro dello sviluppo con Prodi e ministro dei trasporti con D'Alema) e con Visco ha pure creato una Fondazione.
Simonetta
7/3/2009, 1:08:00 PM

toyg wrote ...
Diego, d'accordo su quasi tutto, a parte due cose che sono in qualche modo opposte: se il sindacato tornasse a contare davvero, il conflitto si radicalizzerebbe eccome. Non e' ruolo del sindacato quello di vedere le cose "da ambo i lati" (o quantomeno, non e' il suo ruolo fondamentale); non e' un caso che, nel momento in cui ha cominciato a farlo davvero (in Italia con Lama), e' cominciato il suo declino.

Poi e' chiaro che non e' tutto semplice... il declino del sindacato e' stato globale, e ha molto a che vedere con la nebulosita' del concetto di "padrone" nelle nuove organizzazioni del lavoro che tendono a cercare l'orizzontalita' (quasi sempre solo in termini di organizzazione, il salario rimane invece alquanto "verticale"! lol), e in cui l'ingiustizia economica e' meno evidente che in passato. Allora forse bisognerebbe rilanciare il concetto di cooperazione, che peraltro si articola molto bene in alcuni campi (IT); avere il coraggio di *imporre* e *incentivare* nuovi rapporti di lavoro. Ridefinire il concetto di "padrone" (il padrone oggi e' la banca piu' che l'imprenditore, il fondo di investimento piu' che il padroncino) e avere il coraggio di dirgli di no quando necessario (sono i NO che aiutano a crescere! lol). Picchiare duro su questi temi. Questo dovrebbe essere il senso di "guardare alla storia".

Purtroppo non c'e' nessuno che parla di queste cose; o meglio, tanti ne parlano in congressi, tavole rotonde, tavole calde e altri inutili consessi, ma poi quando vanno al governo, nessuno (eccetto forse Visco, "anti-evasione" di nome e di fatto) ha il coraggio di metterci il muso, mettere nero su bianco argomenti che danno fastidio agli "entrenched players" (che "poteri forti" e' un po' troppo oscuro). Bersani avra' questo coraggio? Franceschini avra' questo coraggio? una Debora qualsiasi avra' questo coraggio? considerando quanto siano tutti privi di una base politica forte (Bersani deve tutto a D'Alema, Franceschini deve tutto a Repubblica, etc etc), la vedo dura.
7/3/2009, 12:55:00 PM

Diego wrote ...
Quello che in realtà volevo fare è tornare ai miei primi commenti e rientrare in discussione, così da rispondere alla dama del lago.

PUNTO 1: l'identificazione del lavoro nel sottoinsieme di "contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato". E' questo l'unico modello a cui possiamo pensare? No, ci sono altre proposte. C'è chi parla di "contratto unico del lavoro" a tutele crescenti col tempo. Non è uno strumento su cui lavorare?

PUNTO 2: l'imprenditore che non vuole mettersi in casa "rapporti a vita" e va ad aprire in Polonia. Fermo restando che chi delocalizza per mero profitto è un delinquente e danneggia il mercato due volte perchè: a) va a produrre in situazioni tecnologicamente arretrate quindi produce robaccia b) crea dumping e ricatto sociale sui salari, conosco persone per le quali avere un dipendente in più o in meno incide sul bilancio di fine anno. La soluzione non può essere "porco padrone, cazzi tuoi". Poi possiamo discutere di art. 18 e di garanzie di ogni tipo (l'estensione della Cassa alle PMI è un'ottima idea, ad esempio), ma il problema deve essere visto da ambo i lati, pena la radicalizzazione del conflitto.

PUNTO 3: il ruolo del Sindacato oggi, luglio 2009. Un mio amico e compagno di partito, iscritto alla CGIL e attivista, mi diceva, sconfortato: "abbiamo tre milioni di iscritti pensionati su cinque e mezzo totali, mi sai dire quanto PIL rappresentiamo?". Il sindacato vive sugli allori e sulla gloria di lotte sacrosante (i famosi 150 anni di Bersani)? Bene, è ora di soffiare via la muffa dal quadretto del Quarto Stato e accorgersi che quella gente esiste ancora, anche se ha facce e mestieri diversi.
7/3/2009, 12:02:00 PM

toyg wrote ...
Da notare che, mentre qui si parla di arrosti, il Corriere si accanisce sul fumo. Poi si parla di degrado della politica -- e il degrado dei media...?
7/3/2009, 9:10:00 AM

Tommaso wrote ...
@Leonardo: sono assolutamente d’accordo su 1). Volevo menzionarlo fra le varie distorsioni presenti in Italia. Pero’ attento a distinguerlo cosi’ tanto da una maggiore flessibilita’ sul mercato del lavoro. Un mercato competitivo si basa sul fatto che, se mi rendo conto che posso produrre un bene o servizio ad un prezzo piu’ basso di quello attuale sul mercato, allora mi e’ abbastanza facile aprire un’azienda, assumere dipendenti e, se ce n’e’ bisogno, anche licenziarne alcuni con cui non mi trovo. Un mercato del lavoro rigido e’ un ostacolo a riallocare le risorse laddove sono piu’ produttive. Ma, sono d’accordo, e’ uno fra i vari ostacoli e non e’ detto che si debba partire da li’ nelle liberalizzazioni – sia da un punto di vista strettamente economico che da quello di vendibilita’ politica.

Su 2) non capisco il tuo esempio. Si possono avere sussidi di disoccupazione che hanno una durata limitata nel tempo: te ne potresti approfittare durante quel periodo ma poi basta. Non credo che l’evasione sia una delle cause delle inefficienze del mercato del lavoro: anzi, se tu elevassi i controlli contro l’evasione, qualche attivita’ cesserebbe perche’ non se lo puo’ piu’ permettere e i suoi lavoratori ne risentirebbero. Poi, certo, ci possono essere altri motivi per combattere l’evasione.

In ogni caso, queste riforme non sono facili da portare avanti politicamente perche’ intaccano interessi costituiti e perche’ i frutti si vedono spesso dopo un po’ mentre i costi si pagano subito. Ci vuole abilita’ di capire i problemi e capacita’ di comunicarne le possibili soluzioni. Di tempo pero’ i partiti di sinistra ne hanno avuto: Berlusconi entro’ in politica 15 anni fa e ancora non si vede uno straccio di alternativa a questo peronismo.

@Diego: prova ad aprire una nuova tab cliccando sulla parte destra del mouse (e poi sulle opzioni) quando sei nello spazio commenti. Ieri ho avuto il tuo stesso problema.
7/3/2009, 1:39:00 AM

Anonymous wrote ...
@ Diego: eh, no, adesso ce lo devi far leggere.
Hai provato a salvare in un formato solo testo e poi da questo col copiaincolla?
7/3/2009, 12:13:00 AM

Diego wrote ...
Scusate, non mi sono eclissato, ho scritto un intervento di cui ero orgogliosissimo, solo che l'ho scritto su word per raccogliere meglio le idee, così quando è stato il momento di copincollarlo...niente. Vabbè. Pazienza. Sarà per la prossima discussione. OT: il pezzo del tipo che si costituisce per il paccheto sicurezza è meraviglioso. Alla prossima,
Diego
7/2/2009, 10:06:00 PM

Leonardo T wrote ...
Devo dire che è una discussione molto intensa, che mi onora e che forse non mi merito.

- Non per l'ansia di dire l'ultima parola, ma per ricapitolare alcuni punti: c'è qualcuno, anche tra quelli che sostengono che l'art. 18 va superato, a cui è piaciuto l'intervento della Serracchiani e (soprattutto) come l'ha messa giù la Melandri? Perché, ribadisco, al di là di tutto c'è un colossale problema di comunicazione. Se alla fine si tratta di spingere la bozza Ichino, si può fare anche senza chiamare "vecchio arnese" qualcosa che è stata la bandiera di milioni di persone.

- Rispondo a una cosa scritta più sopra: licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro, per assumere al suo posto un giovane volenteroso in cerca di occupazione, è una cosa di sinistra o di destra?

E' una cosa neoliberista. Non nel senso che i neoliberisti siano meritocratici e gli altri no; ma sono stati i neoliberisti a semplificare il problema in questo modo: c'è un numero finito di posti, ci sono persone che nascono motivate e altre che nascono scansafatiche, isoliamole e tornerà l'era dell'oro.

Persino Berlusconi è più avveduto di loro: lui sa che il problema occupazione è connesso al problema sicurezza. E non minaccia licenziamenti a destra e a manca (anche se nel frattempo taglia il settore pubblico).

Non sto scherzando quando dico che Berlusconi è decenni avanti la Melandri: lei fa un discorso Thatcheriano fuoritempo, sgomberiamoci dei vecchi arnesi e vedrete. Lui invece conosce la dimensione delle coscienze. Ci tratta tutti da undicenni, è vero, ma è meglio essere trattati da undicenni che da quarti di manzo.

E' lo stesso motivo per cui la Lega piglia voti dagli operai: sono insicuri. Bene, e allora diamogli sicurezze. Alt, no, dobbiamo renderli più insicuri sul piano contrattuale. E dopo voteranno per noi? No. Però continuerete a spiegarci che abbiamo perso gli operai leghisti perché non abbiamo capito la loro insicurezza. In realtà l'abbiamo capita: poi, siccome siamo "di sinistra", l'abbiamo considerata da un punto di vista economico-sociale e non etnico come fa la Lega.

Noi non siamo una società nordica o anglosassone, per tanti motivi che alcuni sopra hanno citato. Staremmo meglio se avessimo un mercato del lavoro modellato su un esempio anglosassone? Questo mi sembra oggi più discutibile che in passato, ma facciamo anche finta che. Ci sono vari passaggi da fare.
Per prima cosa occorrerebbe istituire un regime di vera concorrenza tra le aziende, che mi consentirebbe davvero di ritrovare più facilmente il posto se lo perdo. Quindi bisognerebbe fare la guerra a monopoli, oligopoli, conflitti d'interesse, ecc.. Questo, molto più che l'art.18, consentirebbe la nascita di una meritocrazia.

Bisognerebbe anche combattere il nero, con tutte le forze, perché sporca tutti i discorsi che facciamo. Ribadisco l'esempio di ieri: se mi licenziassero con l'obbligo di darmi un 80% del salario finché non trovo lavoro, io dal giorno dopo lavorerei in nero e prenderei due stipendi (e il popolo della partita iva la piglierebbe comunque in culo, ma in modo più anglosassone).

Quindi:
(1). Prima si eliminano i monopoli e gli oligopoli e si stabilisce la concorrenza.
(2). Poi si combatte l'evasione in tutte le sue forme.
...e a questo punto (3) si liberalizza il mercato del lavoro. Che comunque sarà già diventato molto più fluido senza aspettare i disegni di legge.

Quello che trovo insopportabile nell'intervento della Melandri è questa enfasi sul punto 3, senza neppure toccare i primi due. Ci sono tanti modi di diventare anglosassoni, ma noi dobbiamo diventare anglosassoni partendo per forza dal didietro dei lavoratori dipendenti. Ma diventeranno più insicuri, meno consumisti, più razzisti... non importa. A noi non interessano le loro paure, su quelle ci lucra Berlusconi. A noi interessa diventare anglosassoni nel modo più veloce.

Ma è solo il modo più veloce di mettercela in culo, scusate.
7/2/2009, 8:21:00 PM

Anonymous wrote ...
Quello che scrive Tommaso non è più vero da un pezzo. Il precariato ha flessiblizzato il lavoro, la sicurezza sul lavoro, il futuro. Chi va in pensione non viene sostituito perché è più conveniente usare precari che appunto non hanno orari né futuro, né ragionevoli certezze. Quel che aumenta sono i profitti, perché i precari costano meno. E stiamo ancora a raccontarci la favoletta del merito? Del fatto che non si assume perché non si può licenziare? Allora aperché non si fanno semplicemente contratti a tempo determinato, anziché le partite IVA, e i copro? E' perfettamente legale. Però vanno pagati i contibuti, le ferie, la malattia... conviene meno al datore di lavoro. O no? Della cassa integrazione ha parlato GiacomoL. Aggiungerei che la qualità di ciò che si produce, merci o servizi, è scaduta negli ultimi quindici anni, non aumentata. Perché il lavoro di qualità costa, e il profitto facile sulla pelle del precario rende meglio e prima. Intanto tiriamogli davanti la carota della meritocrazia, colpevolizziamolo: se non ce la fa è perché non è abbastanza competitivo. Non funziona? E allora diciamogli che è colpa dei "diversi" se la sua vita fa schifo, non di chi facendo lavorare la gente con i contratti parasubordinati intasca molto di più che applicando quelli da lavoro dipendente. No, la colpa è di quelli che lavorano in altre condizioni contrattuali. Consiglierei di vedere il film di Ken Loach sulla privatizzazione delle ferrovie britanniche: Paul Mick e gli altri.
Questi luoghi comuni ci sono tutti e ci sono anche le loro conseguenze. (Le ferrovie britanniche hanno avuto una serie di incidenti mortali elevatissima, dopo le privatizzazioni, tanto per dire. Ricorda nulla?)
La dama del lago
7/2/2009, 5:40:00 PM

Anonymous wrote ...
Il "caso concreto" (e unico) con cui "Diego" ha pensato di rispondere al commento non riporta un solo esempio e non spende una sola parola per dimostrare che se i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato o l'articolo 18 non ci fossero in Italia la sua condizione lavorativa sarebbe migliore. Il resto del suo discorso è off topic.
La dama del lago
7/2/2009, 4:55:00 PM

Rob wrote ...
@ Scudy: Mi dispiace, non volevo essere scortese, ci tenevo a precisare che per quanto imperfette le primarie del PD restano l'unico esempio in Italia di questo genere. Sul fatto che siano aperte o chiuse, al di là di quello che dice lo statuto del partito, penso che in genere tocchi agli iscritti decidere chi guida un partito e magari, come Bersani, che ad essere aperte siano le primarie di coalizione.
Preciso che non sono tesserato ed ho votato a tutte le primarie. Con la sensazione di partecipare ad un rito un po' fasullo, però, è vero. Ma se non ci fossero state mi sarei sentito ancor più preso in giro.

Apprezzo alcune posizioni dell'IdV, ma ancora adesso mi sembra un altro partito personale, se non familiare, dalla collocazione non sempre chiara. Per me i termini destra e sinistra contano ancora e devono tornare a contare di più.
Non capisco un tubo di economia, ma so solo che è l'interesse personale, di gruppo o di classe ad influenzare le decisioni. L'interesse di chi guida un'azienda, una chiesa, uno studio professionale, un tassì, è di guadagnare il più possibile, e la forza lavoro è (per ora) una scomoda necessità, facilmente rimpiazzabile, regolata da leggi che oggi un clima molto favorevole permette di cambiare in maniera più vantaggiosa. E' compito dei centri studi finanziati, dei giornalisti posseduti e di tutti gli altri Meneni Agrippa far passare questi interessi particolari come necessità generali.
Questi gruppi hanno sempre chi tutela i loro interessi (detassazione, evasione facile, finanziamenti) mentre invece le "risorse umane" no, non più: tutto qui.

Non voglio dare del disonesto al "popolo delle partite IVA": dico solo che oggi chi vuole evadere in Italia può farlo con una certa tranquillità che invoglia: lo fanno il mio dentista, il mio meccanico, il mio fotocopiaro, il mio barista, il mio ristoratore, il mio notaio, il mio agente immobiliare, pure mio cuggino avvocato e persino qualche amico dipendente che lavora in nero e che la pensione non l'avrà mai. Quisquilie, direbbe Totò, ma che fanno un bel cumulo.
E poi i fondi neri di Agnelli, di B., di tutto quel padronato rapace che dal 2001 ha incamerato il plusvalore derivato dall'aumento incontrollato dei prezzi, dal blocco degli stipendi, dal precariato, dalla riduzione della sicurezza e sotterrato tesoretti qua e là per il mondo.Però ci dicono che il problema è che abbiamo troppi diritti e andiamo in pensione troppo presto.
A questo riguardo,vintanto, per quanto riguarda le donne, non credo che si possano equiparare la posizione di una donna italiana e, per esempio, di una francese. Chi ha visto "Sicko" di Michael Moore sarà rimasto incredulo come me nel vedere quale tipo di assistenza riceve una giovane coppia con figli, a cominciare dalla tata comunale a casa.
Per tutti gli altri lavoratori lo dice bene l'intervento di Tommaso: ci sono talmente tante distorsioni nel mercato della casa, dei trasporti e dei servizi in Italia che un paragone con altri paesi è impossibile.
Eppure per me lo scopo di una unione europea è di creare diritti uguali per tutti e condizioni uguali per tutti: credo che rappresentiamo un mercato abbastanza vasto da poter anche imporre dei punti di vista, e non solo subirli.
In fondo si tratta di usi e convenzioni, mutevoli nel tempo, frutto delle pressioni di una forza politica o di un'altra secondo la rispettiva forza e pressione. Se non premi, non ottieni.

Ricordo che in un libro di Mack Smith sul Risorgimento era indicata come una delle sue cause principali quella di una intera generazione di giovani diplomati privati del futuro dall'apparato burocratico austriaco. Be', mi pare che non siamo tanto lontani.
7/2/2009, 4:22:00 PM

toyg wrote ...
Tutto questo per dimostrare... ?

Prima di perderci in dibattiti sulla Corea del Nord, stavamo parlando di articolo 18, no?

Togliere un diritto ai (pochi) lavoratori che ce l'hanno ancora aiuta gli altri (tanti) che non ce l'hanno perche'...?

Mi pare che siano state esposte due teorie:

1) il numero di posti di lavori sarebbe naturalmente limitato, ergo bisogna favorire quelli piu' produttivi a discapito degli altri. Ma chi lo dice che questo numero sia cosi' limitato (a parte gente come Rifkin, che deve inventarsi una cazzata nuova ogni tre anni per vendere libri)? Non sara' mica che questa scarsita' di lavoro e'... artificiale? O quantomeno artificialmente definita?

2) la flessibilita' nel dismettere aumenta la propensione ad assumere, aumentando la mobilita' e quindi la dinamicita' del sistema nel rispondere ai cambiamenti. Possibile. Pero' i paesi che hanno adottato questo modello (incluso quello in cui vivo), tipicamente su filosofia anglosassone, sono quelli che tendono a vivere momenti di boom piu' estremi (dove tutti assumono) per poi ricadere in depressioni acute (dove tutti licenziano). In posti come Italia e Francia, dove si ripete a dismisura che "il mercato del lavoro e' ingessato", ci sono meno periodi di crescita (il padro--sorry, CEO ci pensa tre volte prima di assumere ed espandersi), ma generalmente si sopravvive meglio a periodi di "bassa" (proprio per il motivo di cui sopra, si assume solo quando c'e' la certezza matematica di poter sopravvivere con personale invariato per i prossimi 15 anni). Questa paura di assumere, peraltro, e' abbastanza ridicola; ci sono mc-jobs in qui, realisticamente, pochissimi resistono piu' di qualche anno a prescindere dalle garanzie. Se il problema e' il rischio del padr-CEO di accollarsi un lavoratore in periodo di bassa, il meccanismo c'e' gia': e' la cassa-integrazione, un sistema che va *riformato*, *esteso* e *incentivato* e da solo farebbe tantissimo per il precariato. (c'e' un problema di bilancio, mi direte, ma quello purtroppo c'e' sempre, magari sarebbe l'ora di avere un bel default argentino che almeno ce lo togliamo dai maroni).

Quindi, invece di andare a picconare i diritti dei lavoratori, perche' non andiamo a vedere, ad esempio:
1) in quali settori dell'agire umano c'e' meno lavoro, magari perche' difficile da motivare economicamente (i.e. no-profit) e incentivarlo *seriamente*, in modo da ridurre la percepita scarsita'. Ci sono tanti cicli virtuosi di auto-sussistenza che necessitano solo di una spinta iniziale.

2) cerchiamo di uscire dalla schiavitu' del ciclo economico, della "crescita" come fine ultimo, cercando di non penalizzare la ricerca tecnologica.

3) incentiviamo *la piccola e media imprenditoria* ad assumere lavoratori *con piu' garanzie*.

Cosi' si fanno discorsi di sinistra... non dando del "vecchio arnese" a diritti conquistati con il sangue dai nostri padri e i nostri nonni.
7/2/2009, 4:11:00 PM

Diego wrote ...
Paolo, hai mai sentito parlare Calderoli di "piattaforma programmatica"? Dai, non sappiamo nemmeno se è in grado di fare lo spelling,o (figuriamoci) di scriverlo. E' un troglodita che si rivolge al prossimo con frasi soggetto-verbo-complemento. Hai mai sentito una subordinata? Un congiuntivo imperfetto? No: la Lega non vuole la moschea, la Lega vuole il federalismo (che sono 5 sillabe...pensa che fatica ogni volta)la lega vuole questo e non vuole quello.
Io sogno il momento in cui Bersani, Franceschini e Civati (o chi per loro)apriranno il loro discorso con: "ok, regà, la soluzione per gestire gli immigrati è questa: (omissis), costa XXX, renderà alle casse dello stato YYY. Chi è d'accordo alzi la mano". E'un sogno proibito? Che le parole piattaforma, rinnovamento, classe dirigente e ampie convergenze vengano bandite dal vocabolario?
7/2/2009, 3:24:00 PM

paolo wrote ...
@ Diego
Esprimendomi in modo desueto e paludato direi che il tuo è un sillogismo fallace.
Ma se preferisci la schiettezza che la politica oggi esige, allora ti dirò che è una stronzata.
7/2/2009, 3:09:00 PM

Diego wrote ...
Guido, la "ciotola di riso per tutti" è proprio la negazione del liberismo. Come lo è del marxismo classico (a ciascuno secondo i suoi bisogni, ma anche DA CIASCUNO SECONDO LE SUE CAPACITA'). Nel primo caso, c'è meno riso che persone, e chi è più veloce/scaltro/aggressivo mangia tutto il riso. Dall'altro, ci sarebbe un po' meno riso, ma per tutti, però tu introduci uno squilibrio, perchè l'espressione "a ciascuno secondo i suoi bisogni, da qualcuno secondo le sue capacità" non sta in piedi. La ciotola per tutti è possibile solo in Corea del Nord, mi ripeto. Il coreano non ha idea che fuori dalla porta di casa sua oltre al riso c'è anche la carne, e questo permette al regime di controllarlo (semplifico a picozzate, eh). Nel momento in cui tu crei un qualcosa di nuovo, crei anche un bisogno. La soluzione? Basta creare? Fermiamo la scienza e la tecnica al 2 luglio 2009? Chi c'è c'è? E la fusione nucleare? E la medicina basata sulle staminali? Buttiamo via tutta la ricerca perchè Steve Jobs ha apena tirato fuori l'iPhone che ti prende a schiaffi e ha reso obsoleto il cellulare che hai comprato ieri? No, dirai tu, ci sono cose utili e cose inutili. Ma qui torniamo al problema insolubile. A definire utile/inutile sono PERSONE.
Torno alla tua domanda: il diritto del "carabiniere ciccione" ad avere una ciotola di riso non limita la mia libertà ad avere il riso E la carne. La limita nel momento in cui per dare il riso a lui devo mangiare meno carne io. Probabilmente il processo è inevitabile, e MI STA BENE, perchè le mucche e le risaie non sono infinite, ma se il carabiniere non si accontenta? E se il carabiniere toccato in sorte a qualcun altro trova lo stronzo che gli nega anche il riso?
Ultima osservazione: tutti egoisti? No. E' sufficiente che sia egoista chi ha le chiavi della risaia.
7/2/2009, 3:05:00 PM

Diego wrote ...
no, perchè "tutti i negri a mare" è la piattaforma programmatica di Bossi
7/2/2009, 2:41:00 PM

Paolo wrote ...
@ Diego
Se si vuole parlare di linguaggio, opporre "tutti i negri a mare" a "piattaforma programmatica" non ha senso. Si dovrebbero almeno considerare modi diversi di parlare della stessa cosa.
7/2/2009, 1:59:00 PM

Anonymous wrote ...
Capisco le vostre obiezioni e in buona parte le condivido.

@ Carlo: sento benissimo l'urgenza della questione, sono precario a tratti disoccupato ed economicamente disperato, ma credo che senza una visione d'insieme non si possono tamponare nemmeno i problemi contingenti. E' ovvio che le soluzioni devono essere contingenti, ma ci vuole una direzione verso la quale agire: ci vuole una nuova politica del lavoro. Sennò tanto vale chiamare direttamente la Croce Rossa come alternativa alle destre. Lo so che a destra sono più sbrigativi ma per loro è tutto più facile, gli basta fare i loro interessi immediati, coltivare l'odio, far fare la guerra ai poveri, come hanno sempre fatto.

@ Diego: forse mi sono espresso male, e tu hai letto la mia posizione in chiave un po' troppo estremista. Io non dico che il lavoro sparirà, dico che ce ne sarà sempre meno e che è persino giusto che sia così. Non dico che dovremo ridurci alla ciotola di riso, ma che almeno quella dovrebbe esserci per tutti. Questo nega il liberismo? Io sono per il liberismo e anche per il capitalismo, ma con regole, persino Tremonti se n'è accorto che ci vanno le regole. Mi spieghi come fa un diritto in più a limitare la libertà?
Quanto all'egoismo, non ci credo, non è vero che cova dentro tutte le persone. "Se alcuni producono e altri godono": questo è un problema già attuale. Ci vogliono altre forme di gratificazione per chi produce, scollegate dalla produzione stessa, che dev'essere destinata anche a chi non produce.

Ciao

Guido
7/2/2009, 1:19:00 PM

Anonymous wrote ...
Rob di solito apprezzo molto quello che scrivi, ma stavolta mi fai un torto, non ho mica detto che l'IdV faceva le primarie, mi sembrava solo una presa in giro dire che il PD le faceva e poi alla fine decideranno gli iscritti.

Che io sappia in ogni partito decidono gli iscritti chi e' il "frontman". Nell'IdV, nel PdL, nel PD o nell'MSI.
Dire che "si fanno le primarie" e poi fare come sempre sa di presa per i fondelli... o no? Mi pare una fregatura mediatica per far credere all'elettorato cio che non e' vero.

Leggo anche con interesse quello che scrivono gli altri, anche se un mondo senza lavoro mi pare insieme bello e spaventoso. Se non ci saranno piu' artigiani, come faremo a fare fronte a una crisi? La tecnologia e' un cavallo rischioso a cui affidarsi completamente.
7/2/2009, 12:33:00 PM

Diego wrote ...
Guido, continuo a non capire. Vediamo di semplificare ancora.

"è pieno di gente che percepisce mini-stipendi senza produrre nulla di utile". OK. Questa affermazione implica che ci sia chi decide cosa è utile e cosa no. A chi demandiamo questa decisione?

"La tecnologia consente la produzione dell'utile con sempre minor intervento umano". sarà, ma io conosco centinaia di medici, avvocati, informatici, artigiani, agricoltori..che la pensano in modo diverso. Certo, se riduciamo il concetto di "lavoro" a "operaio fordista alla catena di montaggio", allora sono d'accordo che ci sono robot più produttivi. Ma io ne conosco davvero pochi (l'ultima che ho visto, mia madre, è andata in pensione 17 anni fa).

"Tutti devono avere accesso ai beni fondamentali". Meraviglioso. ma questa affermazione, di nuovo come sopra, implica una persona fisica (o una commissione di persone fisiche) che all'inizio di ogni anno solare stila una lista di cosa è fondamentale e cosa no. E a me questa implicazione fa paura.

"Bisogna smettere di consumare risorse per produrre beni inutili. Sei d'accordo?" Sì. Ma torniamo alla definizione di bene utile/inutile. Ricordi la storia di Diogene il Cinico e della ciotola? Quelli che tu dai come parametri non vogliono dire nulla. Cibo? Cosa vuol dire cibo? Duecento grammi di riso per tutti? Grazie, ma, per rispolverare uno slogan che non può certo essere tacciato di nuovismo, io voglio anche le rose, perchè di solo pane non sopravvivo.

"Non dobbiamo lavorare tutti ma tutti abbiamo diritto ai beni prodotti". E da chi, scusa, se non li produce più nessuno? E se li producono le macchine, chi progetta/costruisce/fa andare/ripara le macchine? Inoltre non ti dimenticare mai che (Lega docet) dentro le persone cova un egoismo che, se solleticato, esplode. Quanto ci vorrà prima che salti il tappo, se alcuni producono e altri godono della produzione senza dare niente in cambio?
7/2/2009, 12:26:00 PM

Carlo M wrote ...
guido, sui princìpi in generale potrei anche essere d'accordo con te. ma il tuo discorso mi sembra simile a quello di chi dice che per risolvere il priblema dell'immigrazione bisogna fare in modo che i paesi del sud del mondo diventino posti in cui si può vivere bene crescere una famiglia.

nel lungo periodo siamo tutti d'accordo, ma nel breve ci sono problemi contingenti di cui dobbiamo occuparci, oltre a discettare dei massimi sistemi.

altrimenti, mentre noi discettiamo, dei problemi contingenti si occupa solo la destra.

ciao
7/2/2009, 12:18:00 PM

Anonymous wrote ...
@ Diego: guardati intorno, è pieno di gente che percepisce stipendi (meglio, mini-stipendi) senza di fatto produrre nulla di utile e sarà sempre più così, perché c'è sempre di meno da produrre. E non parlo solo di merci in senso stretto, ma anche dei servizi. Se la tecnologia consente la produzione dell'utile con un sempre minor intervento umano, è necessario ripensare, secondo me, l'intera questione "lavoro". Se poi non si vuole ripensarla a fondo e mantenere il più possibile lo status quo, o accettiamo l'idea che la gente morirà di fame o dobbiamo fare in modo che anche la (futura?) maggioranza non lavoratrice abbia accesso ai beni. Di certo non possiamo continuare a inventarci bisogni fasulli per continuare a produrre l'inutile (l'ecosistema stesso - non solo l'economia - non regge più).

@ Carlo M.: scusa se sono stato scortese. Rifkin non è la bibbia, ma non credo di averti risposto pere a mele. Sei tu che dici di dare il posto dei fannulloni ai giovani volenterosi e di rendere il sistema "un po' più competitivo"? Se è così, voglio semplicemente dire che la penso al contrario.
Bisogna dare a tutti accesso ai beni fondamentali (cibo, casa, istruzione, sanità). Anche ai fannulloni. Anche ai "carabinieri ciccioni" di Brunetta. E bisogna smettere di consumare risorse per produrre prodotti inutili. Sei d'accordo su questo? Se non sei d'accordo su questo allora ci capiremo ben poco.
Queste due semplici necessità implicano un totale rinnovamento del concetto di lavoro: non possiamo e non dobbiamo lavorare tutti, ma tutti abbiamo il diritto ai beni prodotti. E' un rinnovamento che non possiamo lasciare in mano alle destre, a colpi di cassa integrazione e precarizzazione standardizzata, dritti dritti verso il fallimento.

Un saluto

Guido

Ps. scusate se non sono abbastanza chiaro, è vero, non so discutere.
7/2/2009, 11:50:00 AM

Diego wrote ...
Paolo, il PD deve ripartire anche dalla lingua, tra le altre cose. Tra "tutti i negri a mare" e la "piattaforma programmatica" c'è un oceano di mezzo. Perchè non provare a occuparlo?
7/2/2009, 10:54:00 AM

paolo wrote ...
@Rob
a proposito del nuovo nuovismo e della Serracchiani segnalo questo post:
http://www.federicasgaggio.it/2009/07/debbie-il-nuovismo-e-la-piattaforma/
7/2/2009, 10:43:00 AM

Carlo M wrote ...
caro guido, a me mancheranno le basi di economia ma a te mancano le basi di come si discute. che il lavoro sparirà lo dice rifkin, ma io non ne sono così convinto, e rifkin non è la bibbia. io parlo di mele e tu replichi con le pere; hai fatto un lungo e confuso giro di parole, citando la mia domanda, ma alla mia domanda non hai risposto.
ciao
7/2/2009, 10:34:00 AM

Diego wrote ...
Guido, io non sono un economista, e non è mia intenzione polemizzare con te, ma mi spieghi cosa significa "salario senza produzione?" A me (per MIA ignoranza, ripeto) viene in mente solo la Corea del Nord, e non è uno scenario che mi attizza. Mi piacerebbe capirlo in modalità "Piombini_on" come suggeriva qualcuno più sopra. Nel senso delle parole di Costa (o di Civati, non ricordo)che diceva "dobbiamo tornare a farci capire al bar senza l'interprete". Ecco, vorrei capirlo in quel modo lì. Grazie.
7/2/2009, 10:30:00 AM

Anonymous wrote ...
@ Carlo M.

"licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro... assumere un giovane volenteroso"

Caro Carlo M., sarò brutale, spero che tu non me ne voglia troppo: ti mancano le più minime basi di economia. Di lavoro non ce n'è. Da decenni. (E più precarizziamo meno ce ne sarà; è un circolo vizioso: meno lavoro -> meno consumi -> meno produzione -> meno lavoro...) Questo è il punto. Non ce n'è tanto per lo svogliato quanto per il volenteroso. Cosa dobbiamo fare? Tu proponi un bel posto inutile e improduttivo, spesso pure dannoso per la società, al volenteroso, e la disoccupazione e quindi giocoforza il crimine o comunque l'illegalità per lo "svogliato", la cui sola colpa, nel 99% dei casi, è aver capito l'economia un filino più di te. E' aver capito che il salario senza produzione è l'unico futuro possibile. Questo ti sembra di sinistra? A me sembra proprio della destra mafiosa che c'è in Italia. Quella che pensa solo ad arraffare oggi, nemmeno al proprio futuro di destra, e ad aumentare la forza lavoro disponiile a lavorare per la mafia.
Per me, di sinistra sarebbe ripensare tutta la questione, nei modi di cui ho già scritto nel commento precendente.

Un saluto

Guido
7/2/2009, 10:12:00 AM

Carlo M wrote ...
cercherò di fare un discorso più generale, senza cadere in provocazioni e lasciando un attimo da parte l'art. 18.

tommaso ha taccato il tema di fondo: in italia il mercato del lavoro è troppo rigido, e bisogna cercare di renderlo più flessibile, il che non vuol dire necessariamente rendere meno sicura e certa la possibilità di lavorare. "se fosse più facile licenziare, le aziende avrebbero meno esitazioni ad assumere", questo è un dato di fatto. voi mi direte, ma perché dobbiamo iniziare dai lavoratori? d'accordissimo, troviamo un modo equo e giusto di affrontare la questione, ma da qualche parte bisogna iniziare.

io non sono così esperto del settore per suggerire gli strumenti giusti, ma bisogna dare al possibilità a chi è disoccupato di trovare più facilmente un lavoro. naturalmente nessuno sostiene che si debba prendere a calci nel sedere chi il lavoro ce l'ha, ma rendere il sistema un po' più competitivo credo sia importante.

brunetta è un rozzo, violento, che spara nel mucchio, eccetera eccetera, però lo vogliamo ammettere che alcune delle cose che dice sono cose vere, che pensano tutti gli italiani? che ci sono alcune fette (alcune, sottolineo) di pubblico impiego dove c'è chi occupa un posto senza fare nulla solo perché tanto sa che nessuno lo schioderà mai da lì?

licenziare un lavoratore assenteista, che non fa bene il suo lavoro, per assumere al suo posto un giovane volenteroso in cerca di occupazione, è una cosa di sinistra o di destra? scusate l'esempio (stavolta non una provocazione), ma bisognerebbe anche mettersi d'accordo su che cosa voglia dire essere di sinistra.

e le pensioni? in italia si va in pensione mediamente 5 anni prima che negli altri paesi. la ce ha aperto una procedura di infrazione contro l'italia, chiedendo l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel settore pubblico. si può iniziare a parlare di innalzamento dell'età pensionabile anche da noi, senza essere accusati di essere di destra? a meno che non si ritenga che in europa siano tutti fasci.

io non metto in dubbio che nel pd ci siano carenze di comunicazione, di strategia e pure di contenuti. ma se uno poi cerca di affrontare questi temi in maniera innovativa, viene accusato di essere di centro-centro-centro-destra-destra-destra, così, con formulette vecchie e stantie, prive di contenuto, solo perché fa fico dire a uno che è di centro, o di destra.

ripeto, decidiamo che cosa vuol dire essere di destra o di sinistra all'alba del terzo millennio, perché io rimango convinto che chi punta solo a conservare lo status quo qualche problemino ce l'abbia.
7/2/2009, 9:13:00 AM

Rob wrote ...
@ Guido: Onestamente, mi sembra pretendere troppo da gente che non si sa mettere d'accordo nemmeno sul gruppo di appartenenza nel Parlamento Europeo.
7/2/2009, 3:40:00 AM

Rob wrote ...
@ Scudy: Però non è che l'IDV faccia poi primarie: lì hai Di Pietro di default, come Casini per l'UDC e B. per il PDL.

@ Paolo: Grazie per la precisazione. Comunque sei fortunato ad averlo solo come avversario immaginario. Io ne ho visti diversi così, ma in carne ed ossa. PD. Eletti. E con l'iphone (sbloccato). Facebook. Twitter. Che poi la crisi dov'è, che ci sono sempre i ristoranti pieni. Noi dobbiamo sfondare al centro. Parigi è sempre Parigi.

Grazie anche a Simonetta per il suo intervento chiaro e sensato. Se è una tesserata PD mi auguro che siano tanti quelli come lei.

Devo dire che ho guardato le clip di Serracchiani e Melandri con fastidio. La S. mi ha deluso anche perchè sull'art. 18 non è stata di chiarezza cristallina ed io mi sono rotto di vaghezze allusive, figurati come saranno contenti i lavoratori, precari e non. La M. invece m'è sembrata tre toni sopra, ricordava Berlusconi quando finge d'infervorarsi nei comizi e quando ha chiamato in causa la S. per un secondo ho visto solo una altoborghese nata a New York assai preoccupata di perdere il ruolo di fatina del PD. Mi chiedo se questa preoccupazione potrebbe aiutarla a comprendere meglio quella di chi invece ha come prospettiva quella di perdere il lavoro oggi, nella vita vera, quella che puzza anche un po'.
Tanto per non sembrare sessista, visto che si parlava di due donne, qui ci sbatto il cavolo a merenda che Colaninno jr lo manderei dieci anni in miniera prima di farlo parlare a nome di chicchessia, e Letta Nepos a fare il camerlengo del suo zio cyborg: non si capisce perché queste dinastie di boiardi o di Mazzarini dobbiamo tenercele proprio noi, che a farci venire il mal di pancia dovrebbe bastare ill cospicuo schieramento avversario.
Credo abbia ragione GreatGig. Questi non hanno più niente a che fare con la sinistra e non riescono nemmeno più a fare finta. Persino il programma dei Fasci di Combattimento del 1919 sarebbe troppo progressista per loro. Soprattutto troppo chiaro.
7/2/2009, 3:32:00 AM

Anonymous wrote ...
"La fine del lavoro, il declino della forza lavoro globale e l'avvento dell'era post-mercato è un noto saggio di economia scritto da Jeremy Rifkin e pubblicato in Italia da Baldini&Castoldi nel 1995 e successivamente da Oscar Mondadori nel 2002" by Wikipedia

Dopo questa debita premessa vorrei tanto aggiungere: non vedo l'ora che il Lavoro finisca DAVVERO. "Un piatto di minestra ci sarà per tutti." Se non ci sarà andremo a prendercelo. Scherzi a parte, il "lavoro" non può durare, se non come eccezione; non potrà, in un futuro purtroppo breve, brevissimo, coinvolgere più di una percentuale minima della popolazione. Perchè la sinistra, pur non temendo questi colossali autogol mediatici, non ha il coraggio di porre la questione nel suo complesso? Un vero partito di Sinistra, Moderno, dovrebbe lasciare perdere tutta la questione in fondo sì datata, dell'articolo 18 (datata non nel suo garantismo -tutt'altro- ma nella scomparsa progressiva dell'oggetto di tali garanzie) e avere il coraggio vero e storico di porre la questione fondamentale: quale società per un mondo senza più lavoro? Quali "lavori" se il Lavoro non è (e non deve essere) più necessario e auspicabile? Queste sono le idee che ci servono. Ci vuole tempo, senz'altro. Ma fintanto che stanno lì all'opposizione potrebbero pure iniziare a pensarci, no?
Per il resto sono d'accordo sulla tua linea, Leonardo.

Un saluto

Guido
7/2/2009, 2:53:00 AM

tommaso wrote ...
Il reintegro forzoso favorisce il precariato e il nero in questo senso. Un’azienda sa che se assume un lavoratore dipendente diventa difficile licenziarlo: per questo l’azienda tende a preferire contratti piu’ flessibili o il nero. Se fosse piu’ facile licenziare, le aziende avrebbero meno esitazioni ad assumere.

In Italia si da’ piu’ potere contrattuale agli insiders, quelli che le garanzie ce l’hanno, rispetto a quelli che non ne hanno. Ci si dimentica che uno dei modi migliori per tutelare un lavoratore e’ assicurare non tanto che preservi il suo lavoro all’infinito ma che abbia con facilita’ la possibilita’ di trovarne un altro se cosi’ decide.

Ora, uno puo’ chiedere: se si abolisse l’articolo 18 tutto andrebbe a posto? No. In Italia ci sono molte altre distorsioni. Per esempio, per potersi spostare facilmente da un lavoro ad un altro si ha bisogno di un buon sistema di trasporti (non necessariamente pubblico) e di un funzionante mercato della casa. Nessuna delle due condizioni si da’ in Italia e quindi e’ possibile che l’abolizione dell’articolo 18 di per se’ non dia grandi risultati.

Sulla poca credibilita’ e/o mancanza di strategia della Melandri sono d’accordo: di fatto non sanno di quello che parlano.
7/2/2009, 2:44:00 AM

Anonymous wrote ...
Mi avete giustamente apostrofato perchè non ho messo il link

http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/partito-democratico-23/partito-democratico-23/partito-democratico-23.html
eccolo.

Che le primarie se le facciano gli iscritti e non la base elettorale (come in USA per esempio) è una scelta, però a me sa di presa per il culo... quindi mi aliena la già flebile possibilità di votare PD.

Cioè, lo dico da ignorante, ma il voto degli iscritti è la decisione congressuale, non si chiamano primarie. Le primarie sono le elezioni dei rappresentanti di lista che vengono fatte dalla base elettorale, sebbene secondo wiki (http://en.wikipedia.org/wiki/Primary_election) si possano anche fare "chiuse".

Cioè ... mi sono spiegato? Se la decisione viene fatta dai tesserati, che differenza fa tra primarie e voto congressuale?

Andrea

P.S.: simonetta, non era la mia unica argomentazione, ma davvero è l'unico partito che riesco a votare, più che altro per esclusione, da un pò di tempo a questa parte.
7/2/2009, 1:49:00 AM

lisa wrote ...
non ho letto tutti tutti i commenti, però mi sento di dire una piccola cosa.
sono una partita iva e non evado. come me altri colleghi.
sono una partita iva non per scelta, ma se voglio provare a fare un lavoro per il quale ho studiato un sacco di anni sono costretta a mettermi in proprio. come me altri e tanti colleghi.
l'assunzione è un miraggio di pochissimi e anche nei luoghi pubblici i contratti sono solo di consulenza.
un po' mi girano le scatole pensando che i dipendenti ancora ci guardano come quelli che evadono le tasse, ecc. come se fossimo due mondi diversi.
nel lavoro dipendente c'è una tutela che noi partita iva ci sognamo, si fanno orari pazzeschi perchè oggi c'è lavoro e domani chissà. si lavora 6 giorni su 7 quando va bene.

ecco io vorrei che questo pd, che al momento mi sta deludendo sempre di più (serracchiani in primis)pensasse un po' di più alla generazione dei trenta-qualcosa, più al fatto che i precari, i liberi professionisti hanno bisogno di uno sguardo più attento, non solo di essere visti come quelli che negli anni 80 si arricchivano non pagando le tasse.
ps: a roma c'ero anch'io e ci tornerei subito.
7/2/2009, 12:14:00 AM

toyg wrote ...
Diego, capisco benissimo lo stress: sono stato "a contratto" anch'io per anni, ho amici che ancora lo sono -- chi per scelta e chi per sfiga. E si', in quel mondo sono tutti stronzi, tutti concorrenti, non ti puoi fidare di nessuno, vince il piu' forte etc etc... del resto, chi lo sceglie non puo' lamentarsi. Sara' mica che sotto sotto ti rode?

Ma stai tranquillo, il PD e' fatto per te: un partito di centro, "moderno", che ti fornira' ampi quantitativi di vaselina con cui il padrone (sorry, the CEO) continuera' a mettertelo in quel posto.

(Oh, e' una provocazione. Alla Altan.)

Il problema non e' tagliare le garanzie a chi ce le ha, sperando che questo magicamente apra spazi a chi adesso e' "precario stabile": se anche licenzio lo scansafatiche, perche' dovrei assumere poi te, dopo tutti questi anni passati lavorando cosi' bene e docilmente "alla catena"? Continuero' a tenerti semplicemente alla catena, intascando il risparmio.

Se poi il problema fosse davvero il reintegro, e non una mega-liquidazione vinta in tribunale, perche' i datori di lavoro semplicemente non offrono la mega-liquidazione direttamente?

No, il problema non e' l'articolo 18, l'articolo 18 e' solo l'ennesimo "lacciuolo"; segato quello, si passerebbe ad un altro, e via cosi'...

Il sogno che "dovremmo essere tutti liberi professionisti" e' una bella favola raccontata da chi vuole tornare ai tempi in cui davvero eravamo tutti, ma proprio tutti, effettivamente cosi': il XIX secolo.
7/2/2009, 12:06:00 AM

GreatGig wrote ...
Non è ovviamente un problema di comunicazione e no, non hanno ragione neanche tecnicamente.
Semplicemente, il Pd è un partito che più che essere di centro, centro trattino sinistra o simili, è un partito che rappresenta di fatto, ed è governato, chi ha il potere in questo paese. Una parte, ovviamente, di chi ha il potere e intende gestirlo meglio dei gerarchi impresentabili del centro destra. In questo senso il Pd non c'entra più nulla con la sinistra, con la tradizione, questa sì da non buttare via, che combatteva per l'interesse generale (art. 18, contratto nazionale) e non il proprio posticino al sole nella società.
In questo paese non si faranno passi avanti finché le persone perbene, sinceramente democratiche, naturalmente di sinistra (e ce ne sono tante, per fortuna, non siamo negli Usa) non lasceranno perdere il prodotto di marketing Pd per dedicarsi anima e corpo e sacrificio alla costruzione di una sinistra vera, che abbia un'idea di società alternativa a quella presente.
La Serracchiani? E' un nuovo brand, come un nuovo gusto dei cereali per la prima colazione, all'epoca fecero passare così anche Veltroni.
Sveglia :-)
7/1/2009, 11:55:00 PM

Anonymous wrote ...
@Diego
non mi risulta che Letta sarà il vice di Bersani.
In ogni caso, sui contenuti e sulla sua idea del pd per l'Italia, forse è più utile leggersi il discorso di candidatura che Bersani ha fatto oggi all'Ambra Jovinelli.
Simonetta
7/1/2009, 11:44:00 PM

Diego wrote ...
Leonardo, io l'illusione del guadagno facile e veloce non l'ho mai avuta. Ci sono migliaia di dipendenti, quadri e dirigenti che guadagnano più di me. In quanto alla sacralità dell'art.18, non c'è una correlazione tra la sua eliminazione e l'aumento dei posti di lavoro. Quando parliamo di "garanzie" parliamo di un'altra cosa. Ponendo i due estremi del dipendente FIAT o Fincantieri (è solo un esempio) imboscato e assenteista che si muove ai limiti del regolamento e del quale non ti puoi liberare neanche a cannonate, e del cameriere in nero che prende due spiccioli e rischia di finire in mezzo alla strada dall'oggi al domani, bene la politica (che è arte del mediare) deve trovare una soluzione che riduca al minimo le due situazioni patologiche sopra descritte.
Tolta la malattia? Ti riferisci al famigerato art. 71? Premetto che l'ho letto di corsa, ma in cosa differisce dal trattamento in ambito privato? Bada che non è una polemica o una domanda retorica, è una semplice richiesta di informazioni.
Non siamo abbastanza numerosi da formare un blocco sociale? Eh lo so, è proprio nella natura dell'imprenditore, grande o piccolo, vedere nel collega la concorrenza anzichè l'affinità "di classe". A questa cosa mi sono rassegnato, ed è per questo che preferisco parlare di ME anzichè del "popolo delle Partite IVA". IO voglio stare nel PD e voglio starci a mio agio, e quando mi riferivo a colleghi che la pensano come me, non mi riferivo di certo alla categoria intera (c'è ancora chi è convinto che Prodi è comunista, fai un po' te...)ma a PERSONE che, una per una, non si sentono rappresentate.
Sulla conclusione ti devo dare ragione. Se scegli Bersani, però, occhio al vice: ha già pubblicamente dichiarato che non morirà socialdemocratico.
7/1/2009, 11:19:00 PM

Anonymous wrote ...
@Andrea: Bersani non può aver annunciato che le primarie le faranno solo i tesserati, perché lo statuto prevede che vi partecipino tutti. (Per quanto a me personalmente sembrerebbe sensato che il segretario di un partito lo scelgano gli iscritti a quel partito.) Se vuoi votare IdV trova un’altra argomentazione.

Sull’art 18 io penso, come Leonardo, che sia una questione mal posta, utile solo a dividere precari, dipendenti a tempo indeterminato e lavoratori autonomi e a fare passare l’idea che i diritti conquistati da padri e madri siano privilegi e non un importante punto di approdo per tutti.
Quando si difende la dignità di chi lavora oggi, si difende anche la dignità di chi lavorerà domani.
Evidentemente la Serracchiani, nel suo furore di fare fuori il vecchio, ha deciso di comprendervi anche i diritti. Lei non lo sa, ma un lavoratore dipendente lo sa che il diritto al reintegro, se non c’è giusta causa, è una piccolo, ma sacrosanto puntello per difendersi sul luogo di lavoro ( che non è una organizzazione democratica) da eventuali sopraffazioni dei suoi capi. Un lavoratore senza diritti è un “servo muto” anche se viene pagato a fine mese.

Del resto tutte le leggi che in questi ultimi 25 anni hanno tolto tutele ( a partire dal referendum sulla scala mobile, fino alle riforme delle pensioni e alla legge 30), non sono servite a creare “buon” lavoro, sviluppo e benessere diffuso, né ad evitare questa crisi di sistema che lascia precari e autonomi con il culo scoperto.
Forse è il caso che ci concentriamo sugli obiettivi comuni di tutto il mondo del lavoro: ciò che ci unisce anzichè ciò che ci divide e io Diego, che è persona seria, lo vorrei portare con noi.
Simonetta
7/1/2009, 10:48:00 PM

Paolo wrote ...
@Scudy
Non so cos'abbia detto Bersani, ma non credo le regole le decida lui. Se non ho capito male ci sarà una prima fase in cui si decideranno i candidati alle primarie in base alle preferenze dei tesserati.
Da qui dovrebbero emergere i candidati (da tre a sei) alle primarie, aperte a tutti.

@Rob
Quelle baggianate sull'iPhone volevano essere una parodia, senz'altro mal riuscita, di un tipo di elettore del PD che si può incontrare sia tra i tenutari che tra i visitatori di blog. Uno che sventola parole come "modernità" come se si trattasse di un "brand" di cui lui e una ristretta elite hanno il diritto esclusivo d'uso. E come se quel logo dovesse essere la sintesi di un pensiero. Quale sia quel pensiero poi non si sa. Io almeno non l'ho mai capito. Sospetto ci sia dietro anche un malinteso tra "moderno" e "tecnologicamente avanzato", oltre a quello tra "moderno" e "buono".
Però può anche darsi che questo tipo non esista e sia solo un personaggio della mia immaginazione. E' il mio nemico immaginario.
7/1/2009, 9:29:00 PM

Anonymous wrote ...
Leo, non so perche' non funziona il copincolla, ma comunque, la tua aritmetica e' piu' carente di quella di Carlo o Diego: il lavoro dipendente non e' piu' socio-politicamente egemone, in Italia, da parecchi anni: lo spiegava gia' Paolo Sylos Labini ne 'Le classi sociali negli anni '80' (Bari: Laterza, 1986), che avevo ma devo aver scartato in qualche trasloco, quindi fidati della mia memoria; del resto, nel 1985, il referendum contro il taglio della scala mobile vide vincere i 'NO', eppure il PCI i lavoratori dipendenti li rappresentava un po' meglio del PD attuale.
A portare gente in piazza coi pullman la CGIL e' (ancora) brava, quando poi si vanno a contare i voti i risultati cambiano, a riprova che mele e pere non sono sommabili.

tibi
7/1/2009, 8:37:00 PM

Anonymous wrote ...
Intanto Bersani ha bellamente annunciato che le primarie le faranno solo i tesserati (non si sa mai che uno che abbia delle idee possa mai presentarsi e supporre di dire la sua, come questo ragazzo qui che ci stava provando http://www.bennycalasanzio.blogspot.com/) giusto per far capire che aria tira. La base si, ma la base è solo chi prende la tessera.

Ricordando che le primarie erano state una delle (pochissime) idee buone del PD negli ultimi anni, e visto che questa formazione politica non solo si è scavata una bellissima tomba, ma ci è saltata dentro... direi che è il caso di porgerle l'estremo saluto.

Mi toccherà votare un partito di destra (IdV), pazienza.

Andrea
7/1/2009, 8:25:00 PM

Nautilus wrote ...
Le donne? Alla 'onca!!
(Proverbio livornese, sta per "conca")
7/1/2009, 7:49:00 PM

Leonardo T wrote ...
quella dei 20 posti per 30 teste era una provocazione

Lo so. E ha provocato la mia risposta.

Non cadere anche tu nel tranello postmoderno per cui ogni cazzata diventa una "provocazione".

Era anche un lapsus: sotto sotto per te il problema è veramente così semplice. Si tratta di licenziare dieci vecchi per assumere dieci giovani (anche perché la spartizione in parti eque, 20:30=0,6 periodico mele a testa, ormai è demodé).

Io, ripeto, non credo che l'articolo 18 sia scritto nel marmo. Anzi, vi sto chiedendo spiegazioni: chiaritemi in che modo togliendo il reintegro i posti di lavoro aumenteranno.

In luogo di spiegazioni chiare mi arrivano "provocazioni": se ci sono 20 posti e 30 teste, come si fa... il senso della provocazione è che sono un cretino? O che anche tu non possiedi una spiegazione più raffinata di questa?
7/1/2009, 7:14:00 PM

Leonardo T wrote ...
"Quello che tu mi hai confermato è che al grande partito alternativo alla Pdl non frega un cazzo dei lavoratori non dipendenti. Bene, grazie, ne prendiamo atto".

Mi sono spiegato male. Al partito di Franceschini e della Melandri interessa moltissimo di voi. Al punto che per farvi uno straccio di corte ci spinge verso la Lega. E' una strategia suicida da un punto di vista meramente aritmetico: non si capisce poi perché l'aritmetica se la usate voi è semplice semplice chiara chiara e se la uso io non va più bene. Il popolo della Partita Iva non è così importante nella costituzione di un blocco sociale, ok? Questo è il motivo per cui la pigliate in quel posto sia che vinca Berlusconi sia che vinciamo noi. Triste, ma è così. Certo, se le cose fossero andate bene avreste guadagnato molto più di noi. Ma non è mai successo: siete in qualche misura vittime di un'illusione. Noi però non siamo quelli che ve l'abbiamo venduta: siamo quelli che non ci abbiamo mai creduto e ci limitavamo a cercare un modesto posto fisso.

Invece che i pubblici dipendenti siano mediamente "meno stakanovisti" dei dipendenti del privato suppongo sia un luogo comune e una menzogna

Continuiamo ad attribuire opinioni che nessuno ha mai detto.
Scusa, eh, ma sono io quello che è andato sul blog di un autonomo a lamentarsi perché noi statali ci trattano tutti da assenteisti? No, io lo so che certe generalizzazioni hanno ragioni statistiche. Dopodiché, le stesse statistiche dicono che gli insegnanti non sono così assenteisti, e ciononostante ci hanno praticamente tolto la malattia quest'anno: basta così? No, non basta mai, continuo a dilapidare risorse.

No, il problema è un altro. Se Leonardo viene licenziato dalla sua scuola, e il welfare gli consente di percepire facciamo l'80% della sua vecchia retribuzione accompagnandolo ad un nuovo lavoro (parlo di sistemi reali che funzionano, eh, tipo Inghilterra)

In Inghilterra non so, ma se in Italia la scuola potesse licenziare gli insegnanti a patto pagarli all'80% finché non trovano un nuovo lavoro (e se intanto lavorano in nero, come tutti?) praticamente i prof avrebbero il culo più parato di adesso: e sempre a spese tue. Però farebbe molto più anglosassone, ok.

occhio anche agli altarini e ai Fort Alamo, perchè se il tuo è l'art. 18, quello della Binetti è Padre Pio che lacrima sangue, e tra i due, chi decide qual è legittimo e quale no

Chi ha più voti. Non vedo l'ora, tra l'altro.
7/1/2009, 7:06:00 PM

Diego wrote ...
Anche il mio carrozziere mi chiama regolarmente Dario, dopo anni che provo a correggerlo ci ho rinunciato(a questo punto la crisi di identità è inevitabile). Detto questo: a me non frega una beata mazza di pagare meno tasse. Ma zero, a patto che, in cambio, abbia servizi e welfare. Ma già, gli autonomi evadono e sono lì tutto il giorno a pensare come frodare il fisco (invece che i pubblici dipendenti siano mediamente "meno stakanovisti" dei dipendenti del privato suppongo sia un luogo comune e una menzogna). Quindi la mia prospettiva è limitata all'orizzonte delle imposte. Che culo. Se licenziano Leonardo vado in credito IVA. No, il problema è un altro. Se Leonardo viene licenziato dalla sua scuola, e il welfare gli consente di percepire facciamo l'80% della sua vecchia retribuzione accompagnandolo ad un nuovo lavoro (parlo di sistemi reali che funzionano, eh, tipo Inghilterra), mi spieghi a cosa serve l'art. 18? A rientrare a scuola e a fare pappappero al preside sventolando la sentenza del giudice del lavoro? Son soddisfazioni anche quelle, per carità, ma se mi licenziassero penso che le mie priorità diventerebbero altre, rispetto all'aspettare due anni a casa che il giudice pronunci il mio reintegro. Quello che tu mi hai confermato è che al grande partito alternativo alla Pdl non frega un cazzo dei lavoratori non dipendenti. Bene, grazie, ne prendiamo atto, tant'è che metà di noi vota Pdl e l'altra metà non va nemmeno a votare perchè non si sente rappresentata da nessuno. Per quanto mi riguarda, morirò laico e antifascista e piuttosto che votare UDC, Lega, AN o Forza Italia espatrio. Tre precisazioni per concludere: 1) occhio alle pere e mele operaie, mi sa che ormai votano tutti lega (sì, certo hanno la tessera CGIL perchè il CAAf gli compila il 730, ma non è la stessa cosa) 2) i contadini sono autonomi, quindi evadono, quindi state alla larga, 3) occhio anche agli altarini e ai Fort Alamo, perchè se il tuo è l'art. 18, quello della Binetti è Padre Pio che lacrima sangue, e tra i due, chi decide qual è legittimo e quale no? Saluti, D-I-E-G-O
7/1/2009, 6:32:00 PM

Carlo M wrote ...
ragazzi, quella dei 20 posti per 30 teste era una provocazione...famo a capisse suvvia.
7/1/2009, 6:32:00 PM

arso wrote ...
@ Carlo M "una cosa di cui anche allora non fregava una mazza a nessuno"
Parla per te.
7/1/2009, 6:05:00 PM

Leonardo T wrote ...
"supponiamo che ci siano 20 posti di lavoro e 30 persone."

Carlo, la tua semplificazione è una cosa che fa spavento.

Sei davvero convinto che il mercato del lavoro funzioni così? Ci sono tot posti di lavoro e tot posti per strada? Tanto varrebbe controllare le nascite, a quel punto.

Secondo il tuo modello, comunque, ci saranno sempre 10 disoccupati. Per fortuna persino Tremonti sa che non è così: se 20 persone lavorano, creeranno un indotto che potrebbe farne lavorare altre 10. Ma se gli racconti un giorno sì e un giorno no che possono perdere il posto, loro prendono paura, smettono di comprare, e alla fine ci saranno meno di 20 posti di lavoro.

E' una questione di percezione della sicurezza, che almeno Berlusconi ha capito. Voi no. Su queste cose forse è davvero meglio Berlusconi. Almeno lui non ti tratta come pere e mele in un problema di terza elementare ("ci sono solo 20 mele per 30 bambini"), ma come delle persone con dei desideri e delle esigenze.

Dario, insomma, cosa vuoi esattamente da me? Pensi che se il mio posto di lavoro diventa meno sicuro tu pagherai meno tasse? Mi spieghi come avverrà questo? Sul serio, m'interessa. Il fatto che non m'abbiano convinto Biagi o Ichino (la Melandri non ci ha neanche provato) non significa che non possa riuscirci tu.

Su una base puramente aritmetica, di pere e mele, non capisco perché un grande partito alternativo al PdL dovrebbe perdere tempo a corteggiare te e tutto il popolo delle partite iva. Certo, siete interessanti e simpatici, ma siete meno degli operai, dei pensionati, dei contadini, di un sacco di pere e di mele che può far vincere o perdere le elezioni.

Poi, scusa eh, ma è vero che gli autonomi evadono.
7/1/2009, 6:00:00 PM

Anonymous wrote ...
http://farm4.static.flickr.com/3172/2698676624_4a5c1a5d42.jpg
7/1/2009, 5:50:00 PM

Carlo M wrote ...
la ola per diego!
7/1/2009, 5:36:00 PM

Anonymous wrote ...
OT, ma gli orari dei commenti su che fuso sono???
7/1/2009, 5:35:00 PM

Anonymous wrote ...
@diego ...mò te lo dico io dove devi 'annà..

Scherzo Diego, hai tutta la mia comprensione; anzi , mi chiedo da dove prendi la pazienza.

Sei tu che devi mandare qualcun altro da qualche parte, prima o poi.
7/1/2009, 5:34:00 PM

Diego wrote ...
Casi concreti, dama del lago? Eccomi. Sono quello che ha rosicato per anni a 12 mensilità mentre i colleghi ne prendevano 14, che ha preso la varicella e l'INPS gli ha rimborsato 80 euro per 15 giorni di malattia, che quando è andato a comprarsi la macchina la finanziaria gli ha riso in faccia, che quando si è messo in proprio la banca lo ha fatto strisciare per 3mila euro marci di fido, che suda freddo quando c'è da pagare l'IVA (perchè è sì un piccolo imprenditore, ma non ha il Suv e il conto offshore, ohibò), che si è sentito rinfacciare da una compagna di partito "eh, io che lavoro all'Agenzia delle Entrate lo so io VOI AUTONOMI quanto evadete" ... ecco, io sono quel caso concreto lì, assieme a decine di amici e colleghi che vorrebbero votare PD ma si sentono trattare da appestati, da intrusi. Io la tessera l'ho fatta perchè (un pochino) ci credo ancora, ho fatto i miei volantinaggi, i miei presidi... ma perchè la sinistra (col trattino, senza, col centro, senza centro) non vuole parlarmi? Sono laico, ateo, internazionalista, non credo nella triade Dio Patria Famiglia, ho partecipato al Pride, sono favorevole al matrimonio omosessuale, al testamento biologico, al welfare modello inglese o scandinavo, alle frontiere aperte...me lo dite voi dove cazzo devo andare?????
7/1/2009, 5:21:00 PM

Anonymous wrote ...
I sindacati hanno cominciato e in ritardo a difendere anche i precari. L'idea di cominciare a sfoltire il precariato della PA assumendo chi è precario da decenni, come deciso da Prodi II viene da lì. L'idea di un modello-tipo di cococo, che garantisse la conservazione del posto di lavoro in caso di malattia, le ferie e alcune garanzie sulle manisioni (che non dovrebbero essere identiche a chi ha un contratto di assunzione) veniva da loro. La legge 30 ha massacrato questi tentativi di normare una situazione selvaggia, utile non ha chi cerca lavor ma a chi vuole darlo a suo massimo vantaggio. Giuristi come Rodotà e altri avevano proposto di allargare le tutele di chi ha un contratto di lavoro dipendente anche ai parasubordinati, in quanto "economicamente dipendenti" da uno o due datori di lavoro, e non lavoratori autonomi da pagare a prestazione. questo mi sembra tutela di chi è precario e di chi cerca lavoro. Dire semplicemente che sindacati e art. 18 li danneggerebbero, senza uno straccio di argomentazione, senza casi concreti, senza una prova è solo ripetere parole d'ordine di chi col precariato e la disoccupazione ci guadagna, perché può imporre le condizioni che gli pare a chi non può contrattare se vuole sopravvivere. Francamente non se ne può più di questi utili idioti.
La dama del lago
7/1/2009, 5:04:00 PM

Carlo M wrote ...
per masaccio e roberto

supponiamo che ci siano 20 posti di lavoro e 30 persone.
se le norme del diritto del lavoro si preoccupano di tutelare solo i 20 che lavorano, rendendoli praticamente inamovibili, come fanno gli altri 10 a trovare lavoro?

come vedete è un problema matematico, non culturale.

la verità e che voi dei 10 senza lavoro non vui curate, non ve ne frega poi tanto, che si arrangino. del resto roberto lo dice chiaramente:

"...chi il lavoro ce l'ha è il padre e la madre di una famiglia, è il signore che mantiene il figlio, è il motore dell'economia, è il signore che sta costruendo il futuro, è il sostenitore finanziario dello stato..."

chi invece il lavoro non ce l'ha, cazzi suoi.
7/1/2009, 4:50:00 PM

Rob wrote ...
Ma porco (@§§°, la Serracchiani non è un avvocato del lavoro?!

E cosa diavolo è successo a questo paese, che ormai identifica il lavoratore dipendente con lo scansafatiche-massa?

I consulenti finanziari e i banchieri hanno fatto più morti dell'aviaria, gli immobiliaristi anche, i medici lucrano sul dolore con la sensibilità di un Mengele, gli industriali e gli imprenditori edili lasciano morire i loro dipendenti ed acquirenti per un po' di profitto in più. E il problema sono i TROPPI DIRITTI dei lavoratori?!

Forse i veri problemi sono i miliardi che ci costa la Chiesa Cattolica, l'evasione fiscale endemica e impunita, la corruzione politica e le varie mafie che abbiamo saputo generare e importare: ognuno di questi ci costa ogni quanto una finanziaria intera. Il resto sono balle. Chi rovista nei cassonetti dopo una vita di lavoro merita qualcosa di più e soprattutto un partito che pensi anche a lui.

@ Paolo: quelle baggianate dell'iPhone sono un tuo amaro esercizio di ironia, oppure le hai copiate e incollate inorridito da qualche parte come esempio di pensiero nazi-pdl? Perché nella seconda ipotesi vorrei dire un paio di cose all'autore.
7/1/2009, 4:28:00 PM

Gino wrote ...
Le idee non ci sono, ma arriveranno. Basta aspettare la Serracchiani ed arriverà la Marcegaglia.
7/1/2009, 3:49:00 PM

Anonymous wrote ...
le 35 ore di fatto sono addirittura state superate: che altro è la CIGS (tra l'altro a carico dei contribuenti)?
7/1/2009, 3:46:00 PM

Giovanni wrote ...
ciao leonardo,
volevo segnalare un interessante articolo scritto da un ragazzo che parla del collegamento che c'è tra il rapporto che berlusconi ha con i tifosi del milan e con il popolo italiano.

http://milanellobianco.blogspot.com/2009/07/papi-e-le-masse.html

cordiali saluti,
giovanni
7/1/2009, 2:22:00 PM

Paolo wrote ...
[piombini mode = "on"]
Ma stai difendendo l' art.18?
Urca!
Rispetto a noi sei proprio di un'altra epoca, usi un altro linguaggio. Davvero tutt'un altro mondo. Sei più vecchio di Bersani.
Ma un'idea di futuro ce l'hai? Lo sai cos'è la modernità? Dai che ti insegno come si scrive: M-O-D-E-R-N-I-T-A'.
Il tuo slogan qual è? "El pueblo unido gnè gnè gnè?"
Lo sai che l'Italia è piena di gente che gira e ha girato l'Europa con Interrail e Ryanair, che ha fatto l'erasmus, che ha l'iPhone (i-P-h-o-n-e), che soffre della scarsa diffusione del WiFi (W-i-F-i)?
No, non lo sai. Morale della favola: sei vecchio, appartieni al passato.
[piombini mode = "off"]

Bel post.
Quello sciopero fu l'unico a cui aderii, e credo che sia lo stesso per molti altri che come me non hanno mai avuto un lavoro a tempo indeterminato. Noi scioperammo per una cosa che non ci riguardava direttamente. Sapevamo che stavamo difendendo il diritto di chi aveva più diritti di noi. L'art.18 era ed è poco più di un simbolo.
La sensazione allora, per chi come me aveva da poco iniziato a lavorare, era che dalla legge Treu fosse iniziata un'inarrestabile erosione dei diritti dei lavoratori. Nel frattempo la sensazione non se n'è andata, e l'unico amuleto da sventolarle contro è il ricordo di quel giorno che segnò una vittoria, simbolica ma importante. Importante perché simbolica. E perché unica.
7/1/2009, 2:12:00 PM

Diego wrote ...
Uhm, non lo so. Magari per mia distorsione, vedo i sindacati arroccarsi nella tutela do pubblici impiegati, pensionati e dipendenti della grande industria. Si, c'è una federazione degli atipici ma francamente non mi ricordo neanche la sigla. Di sicuro mi sono spiegato male, ma quello che volevo dire è che la difesa dell'art.18, oggi, riguarda solo chi ha un contratto a tempo indeterminato. Gli altri si attaccano, oggi come ieri, art. 18 o no. Una buona argomentazione (argomentazione eh, bada bene, non soluzione) è il contratto unico. Rimango inoltre dell'idea che una riformulazione del welfare in maniera più "nordica" renderebbe sostanzialmente innocuo il superamento dell'art.18. Se poi un vero partito "di sinistra" deve parlare solo alle categorie di cui sopra (dipendenti della PA e della grande industria e pensionati)allora, ahimè, non fa per me (ne vengo da 5 anni di co.co.pro. e adesso mi sono messo in proprio e sono una "partita IVA"). Per continuare con le punzecchiature, infine, no, non li conosco tutti quelli dela foto, ma se fosse interattiva mi piacerebbe chiedere "alzino la mano i precari". Quante mani alzate conteremmo?
7/1/2009, 12:47:00 PM

Leonardo T wrote ...
Diego, non si argomenta così.
la soluzione è trasformare tutti i rapporti in rapporti "a vita"?

Ma chi l'ha detto? Noi difendiamo alcuni concetti: la giusta causa, il reintegro. Se vuoi difendiamo l'idea che un lavoro possa essere considerato un rapporto "a vita". Non significa che vogliamo imporre rapporti a vita a tutti.

Sull'utilità del rapporto a vita si può discutere, ma non come fai tu. Se noi stessimo difendendo il panino alla Nutella, tu arriveresti sostenendo che vogliamo imporre a tutti la Nutella. No.

"I signori illustrati in foto", che tu hai l'aria di conoscere un po' tutti, non erano soltanto "lavoratori a vita". C'erano anche precari, come me, che stavano lottando per evitare che la legge 30 detta Biagi picchiasse ancora più dura. C'eravamo nel 2002 e c'eravamo anche l'anno successivo. In mezzo ci sono state cose spiacevoli (l'orrido referendum estivo, per esempio) e, per altro, non eravamo la maggioranza del Paese. Ma abbiamo combattuto contro il pacchetto Biagi e non abbiamo perso del tutto.
7/1/2009, 12:29:00 PM

Anonymous wrote ...
Augh fratello Leo, tu parli da uomo saggio.

steu
7/1/2009, 12:18:00 PM

Elo' wrote ...
sono sempre piu' convinta che non votero' mai piu'
7/1/2009, 12:10:00 PM

Diego wrote ...
Qualcuno dei commentatori ha idea di che cosa sia un "lavoro stabile"? Un contratto a tempo indeterminato in una P.A. o in un'azienda con più di 15 dipendenti? Questo? E basta? Quindi Tizio assume solo precari perchè non vuole mettersi in casa rapporti "a vita", e la soluzione è trasformare tutti i rapporti in rapporti "a vita"? A questo punto Tizio aprirà il suo bel capannone in Polonia e il mercato del lavoro italiano ne avrà avuto giovamento, aahh sì. A proposito: bella quella foto del 2002. Peccato che ESATTAMENTE un anno dopo è uscita la legge 30. ma siccome non riguardava i signori illustrati in foto, non mi ricordo il Circo Massimo pieno, nell'occasione.
7/1/2009, 11:34:00 AM

francesco wrote ...
Onestamente non ne posso nemmeno più di questo auto-sbandieramento di Serracchiani come "Il nuovo".
Ma voi ci credete alla favoletta di una che arriva a Udine da Roma (non si sa perchè), e viene colta dal scaro fuoco dell'impegno, si presenta ad una sezione del PD e "buongiorno, mi chiamo Deborah", e quelli: "ma prego, si accomodi, vuole fare il segretario cittadino del nostro partito?".
Non prendiamoci in giro: è una geniale trovata dell'apparato di un partito-mostro per darci l'illusione di essere aperti al rinnovamento e alla critica (costruttiva, s'intende....).
Non c'è niente di più orrendamente connaturato all'establishment clientelare e auto-referenziale del PD della signora Serracchiani.
7/1/2009, 10:49:00 AM

masaccio wrote ...
Ne ho parlato anch'io (http://malingut.wordpress.com/2009/06/28/il-topolino-e-la-politica/) e non posso che essere d'accordo.
Non sono d'accordo, però, sul fatto che sia una mera questione di comunicazione. È un problema politico concreto. Che ci siano persone, nel Pd e fra i commentatori di Leonardo, convinte che in qualche modo se si precarizza chi ha un lavoro stabile allora si aiutano i precari, è un evidente problema politico e culturale di questo paese.
7/1/2009, 10:46:00 AM

Roberto wrote ...
di solito si tutela chi il lavoro ce l'ha già per una serie di motivi storici non da poco, ma evidentemente sia Carlo che la Debora sono troppo giovani per ricordarselo...eppoi "l'esperienza è il pettine per i calvi"...chi il lavoro ce l'ha già è il padre e la madre di una famiglia con figli piccoli e nonni anziani e magari malati, chi il lavoro ce l'ha già è quel signore che mantiene il figlio universitario ni suoi lunghi anni 'fuori corso'...chi il lavoro ce l'ha già è quel signore che sta costruendo il paese, il futuro, di chi il lavoro ancora non ce l'ha...chi il lavoro ce l'ha già è la persona che sta costruendo il lavoro per chi ancora non ce l'ha...chi il lavoro ce l'ha già è il motore dell'economia è il sostenitore finanziario dello stato...chi il lavoro non ce l'ha vive in grave insicurezza, se anche chi il lavoro ce l'ha già, vivesse tale insicurezza, sarebbe una tragedia per la società...ed in effetti non é che stiamo messi un gran bene...

saluti

RA

PS: io ho dato la mia preferenza alla serracchiani, come ebbi modo di dire quando votai Casini, la primissima volta che si candidò, dico: mi sono pentito...
7/1/2009, 10:43:00 AM

Diego wrote ...
"Togliere la giusta causa?" Errore. Nessun contratto può essere rescisso se non c'è giusta causa (neanche il contratto di compravendita che concludi col giornalaio tutte le mattine). L'art. 18 disciplina un'altra cosa, che è l'obbligo di reintegro. Sotto i 15 dipendenti, c'è un indennizzo in denaro, sopra i 15 l'obbligo di reintegro. Perchè non proviamo a lavorare su questa cosa? Detto ciò, è naturale che la Melandri abbia detto una fesseria (l'art. 18 con l'apertura del mercato del lavoro non c'entra evidentemente una mazza). Altro problema. La pensione? Il nostro sistema pensionistico è tarato su gente che entrava in fabbrica/ufficio tra i 16 e i 25 anni e moriva a 60/65. Bene, ha funzionato. Ma ora? Se io comincio a versare i miei primi contributi a 30/35 e morirò (spero) oltre gli 80, come la mettiamo? Infine una (piccola) nota polemica. Di partiti che difendono gli altarini, a sinistra del PD ce ne sono almeno tre o quattro. ma non mi sembra che godano di sta gran salute.
7/1/2009, 10:29:00 AM

Atos wrote ...
Il 18 è un vincolo che il "sistema economico transnazinale" e il FMI non vogliono in mezzo ai maroni; la mancata abolizione dell'art, il rimandato scontro finale con i sindacati (in part. con la CGIL), per ridurli a mera rappresentanza di decisioni già prese, insieme alle mancate "liberalizzazioni" ovvero svendite di pezzi d'Italia a multinazionali o potentati economici, hanno irritato il "resto del mondo" verso Berlusconi, molto più che le sue perversità da vecchio bavoso.

Il Cav, da populista puro vuole il potere e vuole fare affari; è un leader sudamericano e ha difeso, suo malgrado, statalismo e rendite di posizione, molto più efficacemente di come avrebbero fatto i defunti partiti popolari.

Ora è d'intralcio, ma non può cadere troppo presto, le mosse di Fini sono, ad esempio, una cartina tornasole: va in Spagna e si fa notare come "innovatore " liberista e affidabile leader per una futura guida dell'Italia aperta alle indicazioni e ai consigli del mondo finanziario.

Il pd di centro centro centro centro sinistra non vuole essere da meno , e inzia il balletto delle assicurazioni: "anche noi " " anche noi ".

Come strategia non è sbagliata: se il dopo Bewrlusconi è Fini, e il Pd perde di nuovo le le elezioni, ci si allea per avere almeno una fetta da spartire (deia vu..) , se poi si prende, per sfiga, anche qualche voto in più, ci sia allea con piùvoce in capitolo, in nome di uan sana responsabilità verso l'Italia che va guidata bipartisan in un momento critico.

Se il PD, invece, fa il partito di centro-sinistra, come dovrebbe, il rischio diventa molto + alto:
o si vince (dura, durissima, mission impossible e Dario non è Tom Cruise), o si perde , e si finisce per nn contare un'emerita cippa sullo scacchiere del potere "vero".

Senza una cultura politica diffusa, con l'informazione messa come sappiamo, e con la scuola che sarà sempre più fabbrica di risorse umane invece che di risorse intellettuali, la vedo tendente al grigio, e pure scuretto.
7/1/2009, 10:22:00 AM

m.fisk wrote ...
Un piccolo ulteriore contributo su Serracchiani e dintorni in questo post
7/1/2009, 10:05:00 AM

Leonardo T wrote ...
Carlo M, ripeto: ne faccio una questione di comunicazione.

E' il solito problema di "non pensare all'elefante". Non vogliamo più parlare di vecchi arnesi come 35 ore o art. 18? Smettiamo di parlarne. Ma strombazzare davanti a una platea che l'art. 18 è un vecchio arnese, dare a intendere che questa è l'unica proposta concreta (una proposta in negativo: demolire qualcosa che si è lottato per difendere) è la dimostrazione che il PD degli altarini ha bisogno. Per pisciarci sopra, magari, ma ne ha bisogno.

Tu scrivi: "io vorrei che si facessero proposte concrete per rendere migliore la mia vita da precario". Perfetto, ma la Serracchiani e la Melandri non ne hanno fatte: si sono limitate a dire che alcune garanzie dei lavoratori, per i quali i lavoratori hanno lottato, vanno buttate giù. Come se questo fosse il messaggio importante.

Se davvero sapete che togliendo la giusta causa a chi ha un contratto a tempo indeterminato, voi in un qualche modo aiutate chi ha un contratto a progetto, perché non cercate di spiegarlo anche a noi? Invece di ribattere sempre sul punto che dobbiamo essere licenziati più facilmente per aiutare i precari.

Magari prendete qualche minuto in più, e invece di parlare del fatto che non ci vogliono le correnti e le polemiche (suona un tantino stalinista, tra l'altro) spiegate concretamente in che modo rendere i genitori più licenziabili garantisce ai figli più opportunità. Perché sì, può darsi che siamo tutti cretini a non capirlo, eppure meritiamo rispetto. Non fosse per il fatto che dobbiamo valutare se votarvi o no.
7/1/2009, 9:32:00 AM

Anonymous wrote ...
pochi giorni prima delle elezioni europee sono riuscito a vincere - per pochi minuti - la nausea, a spegnere l'autostima, a smettere per un po' di credere di meritare rispetto come essere umano, e ho acceso la tv su una trasmissione in cui parlava franceschini (ce ne vuole, stomaco!).

intervistatrice: molti dicono che il centrosinistra è troppo frammentato e diviso, e che queste divisioni interne vi impediranno di fare le cose necessarie: contrasto all'immigrazione, eliminazione dell'articolo 18, innalzamento dell'età pensionabile. lei cosa risponde?

franceschini non è scattato in piedi, non s'è messo sull'attenti, ma sembrava quasi. ovviamente ha subito rassicurato quelli che si ostinano ancora a votare: il pd non solo eliminerà l'articolo 18, ma ne farà brandelli così minuscoli che nessuno ricorderà più di averne sentito parlare; porterà l'età pensionabile a vette mai sognate prima, là in alto dove osano solo le aquile e i superlongevi; nella lotta all'immigrazione farà impallidire il verde merda della lega, si schiererà lungo i confini al grido di no pasaran!


d'altronde, what you vote is what you get: l'opposizione tutta è chiara sui motivi per cui dovrei votare loro: perché loro quando vanno a puttane ci vanno con l'auto privata, la più anonima delle otto a testa, e a bavero alzato; e se proprio si fanno beccare si dimettono, straziandoci però i cuori e i coglioni con la solitudine del parlamentare.
ci promettono che quando rubano non si vanteranno in pubblico, ma al contrario stigmatizzeranno fermamente l'accaduto.
ci promettono che non diranno mai: lavoratori dovete morire, di voi non ci frega un cazzo, ma al contrario, ci mostreranno tutta la loro solidarietà mentre ci buttano in mezzo alla strada.
non faranno mai battute del cazzo, né si mostreranno zelanti guerrafondai, ma con la massima contrizione bombarderanno serbi.
non si vanteranno di respingere i barconi di clandestini, si limiteranno a dire che i nostri ragazzi non fanno cose come la strage del canale d'otranto, che non è mai esistita.
non regaleranno dentiere ai terremotati, al massimo regaleranno i nostri culi alla confindustria e i loro stessi culi al primo pirla pronto a vendersi all'opposizione.
inoltre non faranno mai caciara, ma sussurreranno con forza davanti alle più futili minchiate, tacendo però alla grande su tutte le cose serie.

giorgian
7/1/2009, 9:04:00 AM

Carlo M wrote ...
leonardo, forse dovremmo una volta per tutte deporre le bandiere di una volta, e ricominciare a fare POLITICA, senza stracciarci le vesti ogni volta che qualcuno minaccia i nostri splendidi altarini.

ad esempio, io credo che in questa epoca storica sia molto più di destra arroccarsi in una acritica protezione dei diritti e delle tutele di chi il lavoro già ce l'ha, piuttosto che cercare di estendere questi diriti e queste tutele a chi un lavoro lo sta cercando. penso che sia molto più di destra fare una vaga e generica lotta a colpi di slogan contro il "precariato", piuttosto che occuparsi di rendere migliore, più tutelata, e con nuovi ammortizzatori sociali, la vita di chi è precario. il precariato c'è, è ra noi, siamo tutti precari, è inutile combattere contro i mulini a vento. io vorrei che si facessero proposte concrete per rendere migliore la mia vita da precario. credo che sia una sfida possibile.

è una questione di approccio, una questione politica e strategica, di rivoluzione del discorso politico. ne vogliamo parlare? oppure dobbiamo ancora inchinarci di fronte ai dogmi de' sinistra degli anni 50?

vi ricordo che il primo governo prodi fu fatto cadere da quel mentecatto di bertinotti per le "35 ore". le "TRENTACINQUE ORE", non so se mi spiego. una battaglia da archelogia industriale, una cosa di cui anche allora non fregava una mazza a nessuno, e che oggi è morta e sepolta, scomparsa dal dibattito politico-economico.

meditate gente.
7/1/2009, 8:43:00 AM

adriano wrote ...
Ci sarebbero mille modi "di sistema" per rendere la vita meno difficile alle imprese e a tutto il Paese. Uno per tutti: rendere la giustizia civile più efficiente, cosa che se si facesse renderebbe ogni padroncino (e non solo loro) felice come un topo nel formaggio. Invece si parte dall'art 18, con un fallo comunicazionale di genialità perversa.
7/1/2009, 8:38:00 AM

toyg wrote ...
Quindi il problema di un mondo del lavoro diviso tra chi ha garanzie e chi no e'... rimuovere le garanzie?
Gesu'. Ma Serracchiani e Melandri si sono fatte eleggere su questa piattaforma ? O hanno preso i loro elettori per il culo ?

Direi che continuero' a NON votare PD. Perche' io, elettore di sinistra, dovrei votare per un partito di centro, che di progressivo ormai ha solo il disfacimento?
7/1/2009, 8:29:00 AM

PiDave wrote ...
Hanno sbroccato definitivamente. Per me possono pure andare in malora, anche se fino a qualche minuto fa stavo addirittura pensando di supportare Bersani alle primarie. Mavaffanculo.
7/1/2009, 8:09:00 AM

l'invasione degli ultrabuoni

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Contro i buoni (e i lazzaroni)
...vi si trovavano vagabondi, soldati in congedo, forzati usciti dal bagno, galeotti evasi, birbe, furfanti, lazzaroni, tagliaborse, ciurmatori, bari, ruffiani tenitori di postriboli, facchini, letterati, sonatori ambulanti, straccivendoli, arrotini, stagnini, accattoni, in una parola, tutta la massa confusa, decomposta, fluttuante…
Marx, Il 18 brumaio

Uno dei grandi misteri d’Italia è quello della scomparsa dei comunisti. Dopo aver affollato le piazze e le officine per quarant’anni e rotti, i comunisti italiani (senza lettere maiuscole) sono tutti scomparsi improvvisamente, nel giro di pochi mesi. Più o meno gli stessi mesi in cui comparivano agli incroci i lavavetri, ma probabilmente è una coincidenza.
Al loro posto, certo, sono rimasti i simulacri: due o tre Partiti nominalmente Comunisti, con falce e martello nel simbolo, e tutto un brulicare di magliette di Che Guevara che Togliatti difficilmente avrebbe autorizzato. Gente anche simpatica, per carità, ma… comunisti? Non scherziamo. I comunisti, quando esistevano, erano un partito dotato di una coscienza di classe. Prima ancora che comunisti, erano lavoratori. Proletari. Rivoluzionari? Sì, ma in prospettiva, con calma, senza sommosse o barricate che sono roba da cialtroni o avventurieri. Per farsi un’immagine bisogna pescare nell’inconscio collettivo pretelevisivo, per esempio nel Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. La rivoluzione verrà e sarà una dignitosa passeggiata.

Avete mai notato quant’è elegante il Quarto Stato, il portamento con cui indossa i suoi quattro stracci? Nella folla non è dato vedere lavavetri, ma non c’è dubbio che se i signori in prima linea li avessero incrociati durante la marcia se li sarebbero lasciati indietro senza molti complimenti. I proletari sono barbuti, non barboni, la differenza è tutta qui. Persone dignitose che nel presente lavorano, nel futuro prendono il controllo dei mezzi di produzione, nel tempo libero leggono Marx o se lo fanno spiegare, e se hanno un parabrezza preferiscono tenerselo pulito da soli. Senza fare l’elemosina, che è un retaggio medioevale. Non dico che fossero bravi e buoni, anzi no, proprio non lo erano. Erano comunisti dotati di coscienza di classe. La loro classe: il proletariato. E la lotta di classe non era soltanto quella contro il Signor Padrone, ma anche quella quotidiana contro il sottoproletariato degli straccioni. Quelli che non lavorano per scelta, quelli che campano di pietismo: la carità è roba da preti, il proletariato difende i suoi interessi e non ha pietà di nessuno. Anche perché a dargli corda, finisce che questi che si alleano con la borghesia e mandano un parassita pari loro al potere: Marx aveva mostrato l’esempio di Napoleone III. Alle elementari m’insegnarono che non si regala un pesce a un vagabondo, ma gli si insegna a pescare: io non ero tanto d’accordo, ma alla fine mi adeguai. Più tardi scoprii con orrore che si trattava della dottrina di Mao (ancora più tardi scoprii che Mao scopiazzava Confucio).

Sono cresciuto così, in ogni caso: quindi, mentre voi forse rimpiangete i pittoreschi rumeni ai semafori, io rimpiango i comunisti. Se esistessero ancora probabilmente mi terrei un po’ sulle mie, frequenterei l’osteria e la festa dell’Unità con un certo spocchioso distacco da intellettuale, ma è tutto vano, perché tanto non ci sono più. Sono stati sostituiti da una manica di pietisti, pronti a commuoversi per il povero rumeno, la povera zingara, il povero pancabbestia: tutta gente che non voterà mai per loro (anzi, probabilmente quando sarà il momento farà le barricate per il Napoleone III di turno). Non so di chi sia stata la colpa, se di Pasolini o di Wojtyla, fatto sta che a un certo punto i dirigenti hanno totalmente perso il contatto con la loro classe di riferimento: che non erano gli insegnanti o gli intellettuali o i dipendenti pubblici, ma i lavoratori. Il popolo delle otto ore, che guarda caso è l’unico popolo che i lavavetri li incrocia due volte al giorno, e le monete le deve risparmiare per il parcheggio. La classe lavoratrice dignitosa e conformista, che priva di un serio partito di riferimento si butta sulla Lega: col risultato tragico di mandare nelle giunte dei lazzaroni non molto meno avidi o più capaci degli stessi lavavetri.

Ogni giorno ne scompare qualcuno, sostituito da un ultracorpo radical-chic di nessun interesse. La scorsa settimana se n’è andato Asor Rosa: perché quello che ha scritto la letterina al Corriere contro il conformismo dominante non può mica essere lui. Asor Rosa non può essersi dimenticato del conformismo massiccio e tetragono che teneva insieme il Partito di Togliatti, di Longo e Berlinguer. Il problema è proprio che non ce n’è più abbastanza, di conformismo: che tutti vogliono tentare la loro strada, nel disperato tentativo di intercettare qualche sacca di voti qua e là. Come Rutelli, che difendendo i privilegi feudali delle immobiliari del Clero spera magari di conquistarsi qualche chierichetto. La Chiesa, del resto, è da duemila anni che si fa sovvenzionare con il ricatto della Carità: e funziona. Fa anche del bene, a volte, non dico di no. Però il comunismo è un’altra cosa, e confondere queste due cose non ci sta portando alcun bene.

Forse bisognerebbe ripartire da un’idea forte: se il neoliberismo è un tentativo di riorganizzare la società intorno alla legge della jungla, la criminalità non è una falla del progetto, ma ne è la massima incarnazione: il sopruso al potere. Come sta succedendo in quei Paesi, come la Russia o l’Estremo Oriente, in cui si fa veramente fatica a capire dove finisce la mafia e comincia lo Stato o il Partito. Ma allora combattere contro la criminalità equivale a combattere contro il neoliberismo. Un problema da materialisti seri, da affrontare con razionalità, e da non lasciare ai pagliacci come Gentilini, decisamente.

Quando invece si critica il sindaco di Firenze (o quello di Bologna, dove però il discorso è un po’ diverso) perché se la prende con “gli ultimi”, si fa un discorso terribilmente cattolico. Io sono anche cattolico e quindi lo capisco, ma purtroppo, in materia di microcriminalità, prendersela con gli ultimi funziona, eccome. Il racket è un’idra a teste intercambiabili: se te la prendi coi vertici, se fai una retata nel Quartier Generale, stai soltanto preparando la successione per il prossimo gruppo dirigente (e infatti dietro l’arresto di un ras c’è spesso lo zampino del ras successivo). L’unica strategia vincente è il soffocamento: togliere progressivamente alla criminalità lo spazio in cui si organizza e prospera. A me sembra abbastanza chiaro, ora va spiegato agli ultracorpi. Con tutti i noir che si sono letti quest’estate, per loro non dovrebbe essere difficile capirlo. Ma forse certe cose le capisci solo quando ci sei in mezzo tu, con la tua utilitaria dignitosa, senza moneta davanti a un semaforo rosso: la zingara si avvicina e tu acceleri a vuoto, vorresti solo metterla sotto.

(L'argomento è talmente controverso che per le prima volta io e Cragno ci troviamo d'accordo).
Comments (45)

Zen lento wrote ...
Grazie b.georg, mi erano completamente sfuggite queste ottime argomentazioni, strettamente politiche, di Ilvo Diamanti, che ovviamente condivido.

Buona settimana
9/10/2007, 11:16:00 AM

Anonymous wrote ...
Repubblica
9 settembre 2007

A che punto è la paura nella società vulnerabile
di Ilvo Diamanti

Un fatto sicuro è che siamo insicuri. Che l´insicurezza sta crescendo rapidamente, nella società. L´abbiamo rilevato qualche mese fa (Osservatorio Demos-coop, giugno 2007). L´83% delle persone pensa che oggi, rispetto agli ultimi anni, in Italia la criminalità sia aumentata. Il 44% ritiene che lo sia anche nella zona in cui vive.
La sensazione del rischio, però, è aumentata soprattutto a livello locale (+ 10 punti percentuali negli ultimi due anni). Questa tendenza sta penalizzando, soprattutto, la maggioranza di governo. Non a caso, il 40% degli italiani ritiene il centrodestra maggiormente in grado di “combattere la criminalità”. Mentre solo il 18% considera più affidabile il centrosinistra.
E´ per questo, probabilmente, che, da qualche tempo, leader di governo e amministratori di centrosinistra sono protagonisti di iniziative molto discusse, in tema di ordine pubblico. In alcune città (fra cui Bologna, Padova e Firenze) sono state avviate azioni decise contro l´illegalità urbana e contro la “microcriminalità”.
Un termine riduttivo. Evoca reati “piccoli piccoli” commessi da “criminali piccoli piccoli. Li pesti a ogni passo”, ironizza Marco Paolini in una pièce. In effetti, si tratta di reati che suscitano grande inquietudine, perché “offendono la vita quotidiana dei cittadini”, come ha giustamente affermato Giuliano Amato, intervistato da Massimo Giannini. Il ministro dell´Interno, per questo, ha annunciato, anch´egli, “un pacchetto di misure urgenti contro la criminalità”. Mentre i sindaci Cofferati e Domenici hanno auspicato che vengano attribuiti loro “poteri di polizia”. Subendo le pesanti ironie di Giancarlo Gentilini, (pro)sindaco di Treviso. Il quale, a una recente “festa della Lega”, ha invitato a diffidare delle imitazioni; di “questi sceriffini di sinistra”. E ha scandito: “Lo Sceriffo sono io”. Ha inoltre chiarito quale uso farebbe dei poteri di polizia. Riguardo agli autori del sanguinario assalto alla villa nei pressi di Treviso, ha, infatti, detto, senza giri di parole: “L´unica pena certa è la pena di morte. Metto io il sapone sulla corda”.
Naturalmente, non c´è parentela fra le posizioni di Gentilini e l´orientamento di Cofferati, Domenici e Zanonato (per non parlare di Amato). Lo “sceriffo di Treviso” è il primo a rifiutare l´accostamento con quelli che definisce “gli sceriffini bolscevichi”. Però, non è casuale se, quando si parla di “tolleranza zero”, in Italia, il pensiero non cada su Rudoph Giuliani, ma su Gentilini. Profeta della “tolleranza doppio zero”.
Il fatto è che la sinistra, soprattutto negli ultimi vent´anni, ha sostenuto il tema della “giustizia” principalmente se esercitata dai magistrati contro i poteri e gli interessi forti (Berlusconi, grandi imprenditori, i politici di governo). Oppure contro le grandi organizzazioni criminali (mafia, camorra e ‘ndrangheta; in alcuni casi “colluse” con i poteri e con gli interessi forti). Mentre ha sempre mostrato disagio di fronte alla “microcriminalità”, perché composta, in larga parte, da figure socialmente marginali. Quasi che, come ha osservato Carlo Trigilia sul Sole 24ore, il principio di legalità si dovesse adattare alla condizione sociale dei responsabili di illeciti. Ma i cosiddetti reati “minori” meritano la massima attenzione, e suscitano grande reattività nell´opinione pubblica, proprio perché non solo gli artefici, ma anche le vittime appartengono, prevalentemente, ai ceti popolari e marginali.
Tuttavia, è indubbio, e significativo, che il verbo “securitario”, in Italia, evochi, per riflesso pavloviano, Gentilini. Lo Sceriffo della “tolleranza doppio zero”. Il quale ha inaugurato, negli anni Novanta, un modello ispirato al motto “ordine e pulizia”. L´ordine: espresso da iniziative provocatorie, a chiaro contenuto simbolico (segare le panchine su cui stazionano gli immigrati), rafforzato da messaggi ancor più violenti (proponendo, fra l´altro, di mascherare i soliti immigrati da “leprotti”, per poi aprire la caccia, a colpi di doppiette). La pulizia: il centro storico trasformato nel “salotto di casa”, ripulito non solo dalle cartacce, ma anche da stranieri, accattoni e poveracci.
Per sopire l´insicurezza della società, in altri termini, si ricorre a iniziative provocatorie, indirizzate contro bersagli “esemplari”. Una politica efficace, dal punto di vista dell´immagine. Che, tuttavia, non risolve l´insicurezza. Perché la asseconda e, quindi, la dilata. Come dimostra, di nuovo, il caso di Treviso. Dove la Lega governa in Comune e in Provincia. E agita, periodicamente, “la paura” della criminalità, ma soprattutto degli immigrati, per motivi di consenso politico. Tuttavia, (come dimostra il rapporto curato dalla Caritas per il Cnel) il grado di integrazione degli immigrati a Treviso è, da anni, fra i più alti d´Italia. Grazie alla capacità di assorbimento delle imprese, alla rete di solidarietà dell´associazionismo cattolico (e non). Ma anche alle politiche attuate dalle amministrazioni locali leghiste. Che, per propaganda, predicano male ma, per necessità, razzolano molto bene.
Fa bene, allora, il centrosinistra ad affrontare, con decisione, il problema dell´insicurezza. Ma deve evitare di “imitare” questo modello. Non può, in particolare, accontentarsi della “politica dell´annuncio”. Perché, in questo caso, rischia di risultare poco credibile. Una “cattiva imitazione” della destra. Tanto più se promette ciò che poi non è in grado di mantenere. Giuseppe D´Avanzo, sulla Repubblica, ha sollevato il dubbio che il “pacchetto anticriminalità” possa effettivamente essere approvato entro l´anno. Perché mancherebbero non solo i “voti” (della sinistra radicale), ma anche i “tempi” tecnici.
Occorre poi chiarire il rapporto fra criminalità comune e insicurezza. Spiegare perché, negli ultimi anni, l´insicurezza sociale sia cresciuta mentre la microcriminalità, da tempo, sta declinando. Come dimostrano le statistiche fornite dallo stesso ministero dell´Interno (giugno 2007). Negli ultimi dieci anni, ad esempio, i furti di auto sono calati (l´8% solo nell´ultimo anno). I furti in abitazione quasi dimezzati, al pari degli scippi. Sono cresciute, invece, le rapine. Quasi del 50%. Ma vanno catalogate, piuttosto, nei reati maggiori. L´Italia, peraltro, presenta tassi di episodi micro-criminali non dissimili dal resto d´Europa.
Per affrontare il tema della sicurezza dei cittadini, dunque, occorre evitare “chimere”. Artifici ambigui, per impressionare l´opinione pubblica. Usare la lotta alla criminalità comune (obiettivo meritorio) come terapia all´inquietudine sociale. Altri fattori, ben noti, concorrono ad alimentare le paure dei cittadini. La società è insicura perché l´ambiente in cui vive è insicuro. Perché i legami sociali si sono indeboliti, perché le città sono diventate spesso invivibili e sempre meno vissute, perché il territorio si è degradato. Non è un caso che il massimo grado di insicurezza oggi investa proprio le grandi città. Che le categorie sociali più esposte siano gli anziani – i più soli. Ma anche i giovanissimi, che crescono in ambienti sempre più anomici; sempre più “violenti” (i quartieri periferici, il mondo della notte, le stesse scuole). La società è insicura perché le persone si sentono vulnerabili e isolate, in un mondo senza confini, che moltiplica tensioni e minacce. La società è insicura perché i media amplificano i fatti di violenza quotidiana. Per ragioni di spettacolo, oltre che di informazione. La società è insicura perché la politica invece di offrire certezze insegue e moltiplica l´insicurezza.
Argomenti che il ministro Amato potrebbe considerare afflitti dal vizio tipico della sinistra, che fa filosofia invece di “misurare le politiche sulla loro efficacia”. Tuttavia, noi dubitiamo che la lotta ai microcriminali possa realisticamente abbassare la soglia della paura. E dubitiamo perfino della sua efficacia, se mira ad aumentare la “concentrazione” di forze dell´ordine senza incrementare la “densità sociale”; senza legare l´azione della polizia al contesto e alla comunità locale. Noi dubitiamo che la paura e la criminalità comune si possano contrastare.
Fino a che, come avviene oggi, lo sviluppo dei quartieri e il disegno delle città verranno affidati (anzi: appaltati) alle imprese immobiliari. Fino a che lo spazio intorno a noi continuerà ad apparirci “ostile” e “straniero” (a prescindere dal numero di immigrati che lo popola). Fino a che il compito di garantire la sicurezza verrà affidato, se va bene, a una crescente presenza di polizia. Se va male, a surrogati folk: sceriffi e ronde padane. Oppure, come ormai avviene ovunque, a sistemi di videosorveglianza. Occhi liquidi, che monitorano un territorio sempre più deserto, attraversato da ombre.
::
9/10/2007, 10:05:00 AM

caporale wrote ...
oibò, a me leonardo stavolta è piaciuto più nei commenti che nel post ...
9/9/2007, 7:52:00 AM

Anonymous wrote ...
Beh, è solo una mia ipotesi. Non vedo questa estrema contraddizione tra stare sulla stessa barca e fare una guerra tra poveri. Proprio perché le risorse sulla barca son quelle che sono, e chi controlla dalla terraferma ci gode, nella guerra che impegna i poveri tra di loro.
Forse, facce di una stessa medaglia suona meglio. Resta il fatto che rispetto al fascino per la violenza originario, oggi il tasso di civiltà sia molto più alto, e personalmente non posso che compiacermene.

Permettimi di terminare con un puro esercizio di benaltrismo col botto, ed una provocazione gratuita, ché su sto blog persino la discussione controversa è molto più civile e di qualità superiore a milioni di altri luoghi.

Sul sito di Libera (libera.it), (che riporta anche un intervista calzante a Caselli)
http://www.libera.it/index.asp?idpagine=723
si trova la notizia dell'attentato a Lirio Abbate (per il suo lavoro di giornalista sulla mafia).
Se questa non ha enorme risalto, la notizia delle minacce mafiose a Tonino d'Agostino e famiglia è praticamente inesistente, salvo la segnalazione e le relative risposte in questa newlsetter, non indicizzata da google:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2007/09/msg00004.html
notizie 4 e 5, e numeri successivi.

Visti i tanti accesi assertori della legalità immagino le manifestazioni d'indignazione e calorosa solidarietà per le vittime, in quest'ultimo caso una famiglia borghese come tante, e socialmente impegnata. (vabbeh, l'argomento non è controverso e c'è poco da discutere, però..)
Così come, finalmente, la passione per la legalità e la riprovazione sociale generalizzata farà sparire le auto in doppia fila ed apparire un sacco di fatture e scontrini (parte dei quali all'interno delle auto suddette)

Gru'
9/7/2007, 11:05:00 PM

Leonardo T wrote ...
Ok, onestamente credevo che mendicare fosse ancora illecito.

Mi stupisce che non sia illecito, in generale, svolgere un'attività del tutto in nero.

C'è un punto, secondo me, sul quale non ci capiamo. I lavavetri sono stati tolti dagli incroci, dove svolgevano un'attività *ai limiti* della legalità.

Ma li hanno messi tutti in galera? Non mi pare. Forse mi sono perso la retata.

Credo che lo spirito dell'ordinanza fosse dissuadere i lavavetri, non arrestarli. La loro attività non era regolata dalla legge ed era oggettivamente pericolosa (in primis per chi la esercita, ricordiamolo sempre: respirano carbone e pagano il pizzo per il territorio).

Georg parlava di "piccolo illecito": esatto. Ma l'ordinanza serve appunto a dissuadere da un piccolo illecito. Nel mio paese se parcheggio in doppia fila mi portano via la macchina e mi fanno pagare il traino della gru a peso d'oro: ed è giusto. E' persino di sinistra, essendo i SUV in doppia fila quasi sempre di destra.

Non ho certo la competenza per discutere con Fausto, per cui mi arrendo: probabilmente i sindaci hanno abusato dei loro poteri. Ma in sé non trovo nulla di sbagliato nel proibire un'attività irregolare e pericolosa.

Infine: dove voi continuate a vedere il perbenismo della piccola borghesia, io comincio a vedere la rabbia repressa di un neoproletariato. Magari mi sbaglio, eh: ma ho sobbalzato leggendo quello che ha scritto molto più sopra Gru': "I partiti di ispirazione comunista si sono evoluti, han lasciato la dittatura del proletariato per abbracciare le lotte sociali, han capito forse che il precario, il lavavetri ed il sem terra sono sulla stessa barca".

Ecco, se hanno capito così, hanno proprio capito male. Il precario e il lavavetri non sono sulla stessa barca. Il precario e il lavavetri sono i protagonisti della prossima guerra tra i poveri.
9/7/2007, 6:22:00 PM

Anonymous wrote ...
Ben detto ultimo anonimo. E' proprio sulla possibilità di ritenere sussistente la commissione del reato di cui all'art.650 c.p. per il mancato rispetto di un'ordinanza generale del Sindaco che non si può che essere assolutamente critici.
E' evidente che il Sindaco può emanare delibere generali di quel tipo (salvo il requisito dell'urgenza che nel caso di specie non ritengo nemmeno sussistente) ma è dicutubile che il mancato rispetto di ordinanze di quel genere possa comportare una sanzione penale.
Non solo appare difficile superare il problema della conoscenza della norma(errore sulla legge extrapenale) ed infatti in quasi tutti i casi di applicazione concreta l'art.650 c.p. si applica a violazioni conseguenti a mancato rispetto di un ordine specifico.
D'altronde se non fosse così, si trasformerebbe in reato ogni violazione di normativa comunale in materia di giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico o di igiene, il che mi parrebbe rendere incostituzionale l'art.650 c.p. (sul quale già tanti dubbi al riguardo sussistono).
Giova ricordare, perchè pochi sembrano ricordarsene, che il reato di mendicità è stato abrogato nel 1999 e non riesco a capire come possano i nuovi sindaci, sia pur con ambizione di sceriffi, reintrodurre un reato abolito dal Parlamento.
Poi le mie perplessità e i miei filosofeggiamenti da giurista perditempo e garantista saranno, ovviamente, superati dall'efficienza del Ministro Amato e di questo Parlamento, che trasformerà immediatamente in legge l'ordinanza del Sindaco, dimostrando che anche la sinistra è per il rispetto della legalità, soprattutto quando si tratta di reintrodurre una bella norma del codice fascista.
9/7/2007, 5:33:00 PM

Anonymous wrote ...
NOOO! Leonardo, no!
Intervengo, contrariamente alle mie abitudini di mero lettore , perché questo post, infilato dopo un filotto di scritti gustosi e splendidi, mi ha davvero lasciato perplesso.
Fortuna che altri, già prima di me (Delio, Gru, Zen lento e B George soprattutto) sono intervenuti, con argomenti cero migliori dei miei e mi hanno risollevato un poco l’animo. Qualcosa però, da leguleio e non solo, vorrei aggiungerla.

Primo punto:
Non penso caro Leo che, in materia di micorcriminalità, prendersela con gli ultimi funzioni (in politica invece si, quasi sempre). Potrà dare l’idea di un’amministrazione impegnata e indaffarata a curare e difendere in nostri interessi ma, ed eviterò di citare barbosi sociologi e criminoli, come dice Caselli (il Procuratore di Torino, magistrato piuttosto rigido e talvolta anche amante delle vie spicce e dure..) prendersela con gli ultimi nella lotta alla criminalità di solito è indice o di insipienza ovvero (più spesso) di scarsa convinzione.

Secondo punto:
Non si tratta, a proposito dei lavavetri di criminalità, ne micro ne macro ne mediana. L'attività di lavavetri, a prescindere dagli aspetti fiscali (ovvero mancata corresponsione delle imposte sul reddito in tal modo percepito) NON è infatti vietata da alcuna legge né risulta soggetta a nulla osta o autorizzazione amministrativa di sorta. Non si tratta quindi ne di un illecito penale e nemmeno di un illecito amministrativo (es. il già citato parcheggio in doppia fila cui sopra ci si richiamava).
Il comportamento di colui che si offre di lavare il vetro di un'auto, di per sè, non è minimamente lesivo né della sicurezza né dell'ordine pubblico, beni giuridici che l'autorità emanante afferma di voler tutelare. Se si vogliono reprimere comportamenti molesti o pericolosi, sono quei comportamenti in quanto tali a dover essere perseguiti con gli ordinari strumenti del codice penale, che prevede (e a iosa) le fattispecie di reato di molestie, ingiurie, violenza privata, minacce, estorsione, ecc.
Non si può, in soldoni, punire penalmente un’attività per taluni (invoro sporadici) comportamenti di (questa sì micrissima) criminalità commessi da taluni in tale contesti.

L’ordinanza comunale generale, adottata dal comune di Firenze e che a furor di popolo viene ora reclamata da uno stuolo di Sindaci, in un susseguirsi di grida invocanti nuovi provvedimenti all’insegna della tolleranza zero per ripulire le città cui la stessa ha dato la stura, stabilisce che l’attività di lavavetri costituisce ipso facto d’ora in poi violazione dell’art 650 c.p. e quindi è assurta al rango di reato penale. Essa, a mio avviso, costituisce: a) una cialtronata politica (richiamo la perfetta definizione data da Asor Rosa nella sua lettera che a me è piaciuta molto..), b) una dimostrazione di assoluta ignoranza giuridica , c) la prova di quanto siamo lontani da un ragionamento ponderato che distingua le persone dai comportamenti e, tra questi, tra le condotte penalmente illecite, quelli irregolari da un punto di vista amministrativo , da quelle meramente sgradevoli.

Non mi dilungherò sugli aspetti giuridici (se interessa posso approfondire un po’ di più questo aspetto visto che , come associazione dei giuristi democratici, ci siamo presi l’impegno di predisporre perosnalmente il ricorso al Tar per chiedere l’annullamento di questa ordinanza) ma aggiungo come sia francamente assurdo che in un paese soffocato da circa 10.000 figure di reato un assessore decida di trasformare in illecito penale lo svolgimento di un'attività in sè lecita secondo il nostro ordinamento.

L’insieme poi degli interventi che il Governo stà a tambur battente predisponendo per soccorrere con mezzi di legge i Sindaci Sceriffi ad oggi purtroppo (per loro) sprovvisti di stella e pistola dà l’idea di una classe politica davvero allo sbando, priva di progettualità politica e pertanto impegnato a (non solo inseguire ma addirittura) aizzare gli umori di quel basso ventre qualunquista che, ha ragione b.gerog nel suo ultimo intervento, anche se albergano nello stomaco di un onesto e vessato operaio non meritano comunque di essere elevati a criteri della politica penale.

Questuanti fastidiosi e accattoni di ogni genere, prostitute, graffitari,
zingari & co. sono viceversa diventati i nuovi nemici delle campagne di legalità che i nostri governanti (dismessi i novecenteschi confini che dividevano destra e sinistra) si sforzano di offrire in pasto al popolo. Il governo , non riuscendo ad affrontare i reali e spinosi temi sociali ed economici e non sapendo dire una parola che sia una di sinistra sulle questioni di fondo, fa quello che di solito e da tempo i governi peggiori fanno: cerca di distogliere l'attenzione dai risultati (non) conseguiti e solletica gli istinti peggiori, enfatizzando problemi secondari per guadagnare quel consenso facile che gli manca .

Qui in Emilia, d'altronde, è più facile cogliere il senso di questi nuovi
venti securitari: il "pericolo lavavetri" il buon Cofferati , già
candidatosi al ruolo di Rudolph Giuliani del nuovo Partito Disciplinare, l'aveva già lanciato parecchio tempo fa, purtroppo per lui con meno clamore mediatico.

Fausto Gianelli
9/7/2007, 5:24:00 PM

Anonymous wrote ...
Vi porto un contributo tecnico alla discussione. Da quanto ho capito l'ordinanza sindacale si limita a vietare l'attività di lavavetri, richiamando l'art. 650 codice penale in caso di violazione.
Peraltro il sindaco non può certo stabilire che la violazione di un suo ordine è reato contravvenzionale. Sarà il Giudice Penale, eventualmente investito della questione, a dover decidere se sussistono i requisiti di cui all'art. 650 c.p.

Del che dubitereni nel caso di specie. La cassazione si è pronunciata una volta sui lavavetri, ritenendo non configurabile il reato di cui al 650 in quanto il sindaco non ha il potere di vietare detto "mestiere".

Inoltre c'è il dubbio che il provvedimento emanato verso una generalità di soggetti, in via preventiva, sia idoneo a far scattare il divieto di cui al 650 c.p. (vedi l'altra sentenza).

Infine, vi è da dubitare che il provvedimento sindacale risponda ad esigenze di sicurezza pubblica.



Cass. pen., sez. I 05-11-2002 (02-10-2002), n. 37112 -Non integra il reato di cui all'art. 650 cod. pen. (inosservanza dei provvedimenti dell'autorità) l'inottemperanza all'ordinanza sindacale di interdizione allo svolgimento dell'attività di lavavetri, in quanto, non essendo quest'ultima soggetta ad autorizzazione, il sindaco è sprovvisto del potere di emettere provvedimenti al riguardo, rientranti nelle esclusive attribuzioni del questore, a norma dell'art. 17-ter, comma 1, R.D. 18 giugno 1931 n. 773 (testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).

Cass. pen., sez. I 07-05-1999 Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 650 cod. pen. è necessario che: a) l'inosservanza riguardi un ordine specifico impartito ad un soggetto determinato, in occasione di eventi o circostanze tali da far ritenere necessario che proprio quel soggetto ponga in essere una certa condotta, ovvero si astenga da una certa condotta; e ciò per ragioni di sicurezza o di ordine pubblico, o di igiene o di giustizia; B) che l'inosservanza riguardi un provvedimento adottato in relazione a situazioni non prefigurate da alcuna specifica previsione normativa che comporti una specifica ed autonoma sanzione. Non ha le caratteristiche sopra indicate (e quindi la sua inosservanza non può integrare il reato di cui all'art. 650) una disposizione data in via preventiva ad una generalità di soggetti, ed a carattere regolamentare. (Fattispecie in tema di ordinanza della Capitaneria di porto, ove si imponeva, tra l'altro, a tutti, indistintamente, i titolari di concessioni di stabilimenti balneari di dotare gli stabilimenti stessi di un addetto alla assistenza bagnanti (bagnino) e di assicurarne la presenza. Rileva la Corte che tale prescrizione non era stata emanata in occasione di un evento né di una concreta situazione di emergenza o di pericolo, bensì in via del tutto generale ed astratta; in via regolamentare e non tramite un ordine specifico "ad personam").

Quindi, se fossi un lavavetri, continuerei a esercitare la mia attività.
9/7/2007, 5:20:00 PM

Anonymous wrote ...
Così aprono l'ultimo Giap i Wu Ming:

"Non sappiamo se la sentenza dei posteri sarà "ardua". La nostra è molto semplice da emettere, eccola qui, chiara e risplendente:
'Sto tossico compost di cetomediume vigliacco, eterna piccola borghesia razzista, massa omologata individualista annegata nell'abitudine, base sociale d'ogni fascismo e fascismetto, merda che olezza di merda... Questa ex-sinistra ormai sub-destra che, anziché muovere guerra alla povertà, muove guerra direttamente ai poveri e lo fa perché li odia, i poveri, li odia biliosamente, dal profondo delle budelle, prova ribrezzo per i poveri, perché puzzano, sono d'intralcio, sono pre-moderni, questa ex-sinistra dei vigili coi tonfa, questa ex-sinistra in piena "modenizzazione" (non è un refuso) che firma per aprire i CPT anziché per chiuderli, che rincorre e afferra al lazo gli istinti più ferini e prevaricatori, che fa l'apologia criminogena della roba, gli sghei, e in cambio di un voto "moderato" che non esiste (che significa essere "moderati"? Essere un po' contro le unioni civili? Essere moderatamente contro l'eutanasia? Essere al 50% come Schifani?) vende "sicurezza" a chi è già al sicuro, al contempo deturpando la vita e la dignità di chi campa appeso a un filo, questa ex-sinistra ormai sub-destra che ha trasformato la mediazione al ribasso in vera e propria masturbazione, vi si dedica gemendo di piacere, e ha come unico referente l'Homunculus, l'Homunculus che spia dalle persiane e teme, trema e teme, ha paura di tutto e di tutti, vive un terrore prefabbricato e media-stimolato come falso veder bestia quand'ombra (Inferno, canto II, 48)... Noi la disprezziamo, l'ex-sinistra ormai sub-destra, dello stesso disprezzo che essa riserva ai disperati. I lavavetri come emergenza nazionale, si scomodano i ministri, che la farsa sia con noi. Ipocrita idolatria della "legalità", Legalità con la Maiuscola, legalità placebo di ogni male, in un paese dove si iper-legifera per accontentare ogni lobby e cordata e non vi è norma che non sia in contrasto con mille altre. Questa ex-sinistra ormai sub-destra. Questa cofferateria diffusa. Fa male constatarle ma fa bene dirle, queste cose. Cazzo, sì, fa bene dirle. Tacendole s'intorbidano le acque. Tacendole si uccide la speranza che rimane."

Sottoscriv i contenuti e la rabbia.
9/7/2007, 4:26:00 PM

Anonymous wrote ...
Una società ricca ma anche etica deve drammaticamente accettare di confinare le proprie briciole altrimenti i topi invadono (a buon diritto s'intende) tutta la casa. La stessa società deve poi creare delle autostrade per consentire il riscatto a chi lo cerca, perché è etico ma anche è utile poiché tra gli ultimi ci stanno i migliori. Ciò significa ghettizzare? Sì. Ma l'umanità è già ghettizzata. Il problema è rendere comunicanti e non permeabili le sacche di benessere e di miseria. Il resto è demagogia o pietismo.

... I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare...


della lotta di classe è già stato cantato il de profundis.

guido
9/7/2007, 4:25:00 PM

delio wrote ...
dopodiche:

"sei contenta se un ladro muore, se si arresta una puttana, se la parrocchia del sacro cuore acquista una nuova campana.
sei soddisfatta dei danni altrui, ti tieni stretti i denari tuoi, assillata dal grande tormento che un giorno se li riprenda il vento."

la canzone è di 30 anni fa: come si vede, nessuno ha inventato niente, la borghesia c'è sempre stata e nessuno ormai piú la vorrebbe mettere al muro. però, appunto, si tratta di aspirazioni piccolo borghesi. riconoscerlo è solo un atto di onestà intellettuale, poi si può continuare a parlare persino del perché la sinistra perde. basta non presentarla come una rivalsa del proletariato sui lumpen, neanche fosse l'era di ladri di biciclette.
9/7/2007, 2:43:00 PM

delio wrote ...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
9/7/2007, 2:37:00 PM

delio wrote ...
nautilus,

> Asor Rosa, come mi sembra te, sostiene che al fine di alleviare la condizione di certi sfortunati bisogna sopportare le molestie.

non so asor rosa cosa pensi; di certo io non credo questo. io credo che chi rompe i coglioni oltre il lecito (e chi scassina le case d'estate, e chi crea ingorghi, e chi provvede al degrado di una città - qualunque cosa questo voglia dire) vada punito. ma vada punito INDIVIDUALMENTE, non spalando merda sulla sua categoria di appartenenza, e ancor meno sulla sua etnia o sulla sua religione, se no non se ne esce e si diventa davvero leghisti (e si dice che le zingare rapiscono i bambini, e che i turchi praticano gli omicidi d'onore, e che i musulmani sono terroristi). come dicevo, allo stato chiedo che la punizione sia individuale e non collettiva; poi sta a me, o a te, o ad asor rosa decidere se portare il livello di tolleranza una tacca oltre e magari riflettere sulle dinamiche sociali che hanno portato all'accattonaggio - ma questo non lo richiedo allo stato.
9/7/2007, 12:45:00 PM

delio wrote ...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
9/7/2007, 12:43:00 PM

Anonymous wrote ...
Io, per esempio, non mi sono mai definito comunista, perché mai lo sono stato. Altri (berlusconiani) lo hanno fatto, perché mi interessavo di giustizia e diritti umani (la confusione è molto, molto diffusa, si).
Come ho spiegato meglio un paio di commenti più su, sono solo felice che gli eredi del comunismo (ammesso che ne siano in effetti gli eredi) siano molto progrediti, distaccandosi dagli aspetti autoritari e violenti ed ampliando i propri orizzonti rispetto ad una classe operaia che non esiste più, nella forma ottocentesca e nemmeno novecentesca.

Per il resto, ribadisco i motivi per cui questa ordinanza ha suscitato tante reazioni.
9/7/2007, 12:36:00 PM

delio wrote ...
ma in fatti io non mi dico (quasi mai) comunista e non ho citato marx, ma quanto si fa comunemente nelle moderne socialdemocrazie europee: quelle stesse socialdemocrazie che amato, d'alema e l'allegra combriccola di italianieuropei hanno studiato così a lungo che - minchia - mi sarei immaginato avessero imparato un po' meglio.

in germania non ci sono lavavetri per strada, è vero: qualcuno si è mai fatto prendere dal dubbio che questo dipende anche dai sussidi sociali che vanno (anche) a tutti gli immigrati con permesso di soggiorno in regola? e che vengono integrati da corsi di lingua, aiuti all'inserimento nel mondo lavorativo ecc.

poi non dico che in germania sia tutto oro che luccica, eh, è solo che mi piacerebbe chiudere velocemente il tema lavavetri e passare a quello corposo dei tempi e modi dell'integrazione (per esempio), che in tutta europa si è visto essere né facile né indolore. in italia arriveremo a parlarne nel 2017, probabilmente.
9/7/2007, 12:34:00 PM

Anonymous wrote ...
Caro DELIO, intanto anche se non mi capisci mi piace il tuo tono civile.
Poi vorrei rimandarti a un mio post all'inizio della discussione in cui affermo che nella questione lavavetri non si tratta di legalità o racket, quindi sono ben convinto che reati non ve ne siano, ma solo rompimento di coglioni.
Tu in pratica rispondi: "e che sarà mai !(in confronto all'indigenza di questi disgraziati)"
Secondo me non è cosa da poco quando è talmente reiterato da portarti all'esasperazione, a quel punto un fermo ci vuole.
Guarda, proprio stamani un amico m'ha raccontato il seguente episodio: tre diciottenni, al suo rifiuto del lavaggio gli si sono seduti sul cofano, lui ha mosso la macchina e quelli gli hanno dato una pedata nella portiera.
E' un reato ? (Forse l'ha commesso lui) Certamente non tale da sbatterli in galera o chiamare la polizia: è stato un GROSSO rompimento di coglioni. Ritrovandoli, ha preferito passare col rosso.
Questi episodi secondo me NON C'ENTRANO NULLA col razzismo del leghista che pulisce dov'era la nigeriana, fossero pur stati svedesi biondi è L'ATTO che conta, non chi lo fa.
Asor Rosa, come mi sembra te, sostiene che al fine di alleviare la condizione di certi sfortunati bisogna sopportare le molestie.
A me questo sembra fuori dal mondo, un nobile fine può giustificare che tu mi chieda denaro, non di sopportare molestie quotidiane.
Saluti.
9/7/2007, 12:29:00 PM

Anonymous wrote ...
Sarà anche semplicistico l'argomento di Leo, ma storicamente non fa una piega. Non è lui ad essere incoerente (se non per la questione cattolica).

Io vorrei piuttosto capire come un comunista che abbia capito qualcosa di Comunismo (Marx, di lì non si scappa) possa accettare la piega buonista-pietista-pacifista-politically correct che più di cattolico (pochissimi lavavetri in Vaticano), sa tanto di matrigna america com le sue ipocrisie da campus e ghetto.

Non dico che io non possa essere d'accordo con le vostre considerazioni. Ma per piacere (per rispetto del pensiero di chi voleva FAR FUORI LETTERALMENTE la borghesia e parlava di DITTATURA DEL PROLETARIATO) non vi dite comunisti o simpatizzanti del Comunismo.

E diamine. Sembrate quei ragazzini che sfilano con la magliette del Che inneggiando alla Pace mondiale.

Anche se atei, quelli si rovesciano nelle tombe...
9/7/2007, 11:05:00 AM

Anonymous wrote ...
leo, nemmeno io ho le idee chiarissime, però mi pare che tu commetta lo stesso errore, anche nella replica, dell'assessore fiorentino: giustificare pubblicamente l'ordinanza con questioni inerenti alla legalità, alla microcriminalità e alla sicurezza (e non, come sarebbe più onesto, col decoro urbano). Ripeto cose già dette da molti:
Primo: lavare vetri non è un reato (al limite un piccolo illecito non più grave del parcheggio in seconda fila). Secondo: il fondamento del diritto è la responsabilità individuale. Se uno fa violenza a un'altro, va perseguito lui, non un suo parente, amico, conterraneo o collega. Fare così significa pervertire il diritto (amato dice che questo ci salva dal fascismo: cioè, attribuire a una categoria un reato commesso da singoli appartenenti a quella categoria ci allontana dal fascismo? Interessante).
Naturalmente la linea è sottile: nessuno può vietare a un sindaco di fare un'ordinanza contro i lavavetri o i chitarristi nel metrò o i parcheggiatori in doppia fila o chi butta la carta per terra, trattandosi dopotutto di (piccoli) illeciti. Ciò che rende scivoloso il tutto è proprio che venga ideologicamente associato questo illecito da un lato con la microcriminalità (e l'immigrazione) e dall'altro con la famosa "ggente che non ne può più", creando una zona grigia di ambiguità nelle motivazioni: il punto, si dice, non sono i lavavetri, ma i lavavetri aggressivi (sorvolo sulla comicità dell'affermazione). Ma così l'ordinanza si confuta da sola, come detto.

Vorrei poi far notare che anche io sono ggente, e avere un'opinione diversa non mi rende di per sé un ricco radical chic che non va a lavorare e quindi è lontano dai problemi della ggente suddetta. Purtroppo. E purtroppo un simile argomento può magari provocare una forte dissenteria, ma non prova alcunché. Sulla classe media e la coscienza di sé, mi pare che tu faccia un discorso molto semplicistico e irrigidito - per dire, come si può identificare proletariato e comunismo, nel 2007? - ma non è questa la sede. Però idealizzi il lavoratore non diversamente da come il buonista idealizza il povero. Il povero non è buono, i suoi atti non sono giusti - semmai si spiegano in un contesto più ampio. Così, se il lavoratore sulla sua 1200 giapponese (o 1800 tedesca) a un certo punto scoppia e vuole metter sotto la zingara sgarbata, non è che siccome è un lavoratore allora ha ragione. Se ha la testa piena di merda, qualcuno dovrà pur dirglielo.

Il resto del tuo discorso è condivisibilissimo: meglio un lavoro migliore di uno peggiore, la miseria fa schifo e bisogna lottare per eliminarla non per conservarla, con l'italiano vai dove vuoi, ecc. (poi ci vorrebbero i corsi per l'italiano e magari un welfare inclusivo su settori come l'accoglienza e l'avviamento al lavoro e l'alloggio e la disoccupazione e così via, giusto per renderlo credibile, quel discorso, innescando peraltro problemi a cascata). Il fatto è che tutto ciò non c'entra granché con le motivazioni dell'ordinanza. Queste si radicano piuttosto chiaramente nella "sicurezza", cioè a ben vedere, non essendoci veri reati, nel fastidio (il lavoratore scoppiato). Essere perplessi sull'ordinanza non significa certo accettare la miseria, o immaginarla buona, e lasciare tutto com'è. Significa solo non accettare la demagogia, non pensare che lo star male di qualcuno si allevia facendo star peggio chi sta già più male di lui.
9/7/2007, 10:34:00 AM

Anonymous wrote ...
Caro Leo (permettimi di chiamarti così anche se non è il tuo vero nome, ma è quello con cui ti ho conosciuto attraverso il blog), il violinista no: per mandare in galera i lavavetri l'ordinanza parla di motivi di salute pubblica (l'acqua sporca dei secchielli).

Tornando a bomba: i comunisti nostalgici di Stalin sono oggi solo una curiosità storica. I partiti di ispirazione comunista si sono evoluti, han lasciato la dittatura del proletariato per abbracciare le lotte sociali, han capito forse che il precario, il lavavetri ed il sem terra sono sulla stessa barca.
Han rinnegato le purghe ed il fascino della violenza (insomma, gli aspetti fascisti). Son diventati più civili.

Benissimo. Era ora. Per fortuna. E se la svolta nonviolenta di Bertinotti di un paio d'anni fa era vera e non un operazione di marketing, e se non era condivisa da tutta la base (dico se, non lo so se e quanto sia così) è segno che talvolta i leader son più illuminati ed avanti di coloro che
rappresentano. In fondo, son pagati per questo.

Ma non è mica successo tutto pochi mesi fa, improvvisamente, senza avvisarci (che scortesi).
Ne è passata di acqua sotto i ponti, dai carriarmati sovietici in Ungheria ed in Cecoslovacchia, passando per l'Afghanistan (quando i talebani erano buoni), gli anni di piombo, il 68, il 77, la nascita del Manifesto e l'infinito dibattito che, vivaddio, di progressi ne ha fatti fare. Se poi si passasse a studiare Dolci, La Torre, Fava, si portasse sul palco i "Maestri di strada" odierni ed i tanti eroi oscurati da Corone e veline, forse se ne farebbero altri.


Però, detto questo, chi se ne frega? Siam persone serie, al teatrino dei partiti lasciamo lo spazio che merita, parliamo di cose
serie e di fatti.

L'argomento "tira" perchè non è solo una boutade estiva. Non è solo di lavavetri (o di "ultimi") che si parla. E' di chi siamo e cosa siamo diventati: appunto, del modello di società e dei suoi valori.
Una società entusiasta di mandare in galera i rompicoglioni (e che se ne sbatte di chi rischia la vita lottando contro la mafia; non è benaltrismo: è proprio il nocciolo di ciò su cui ci stiamo appassionando), che non vuole fastidi, cosa che non ha nulla a che fare con la legalità e la compassione per la vecchietta al semaforo.
Perchè l'amministrazione fiorentina non parla dei progetti di reinserimento, degli interventi seri, in sostanza, di politica (nel senso nobile)? Perchè tiene il profilo basso sulle cose concrete che pure fa e punta sull'immagine di sceriffo spietato?

Perchè fa come Sarkosi con la castrazione chimica. Sente il vento che tira, sa chi controlla i media e chi indirizza e sfrutta la pancia della massa.
Sa, in sostanza, che hanno vinto Bossi e Berlusconi, e si adegua.
Io a questo punto sento un classico campanellino, profondo, che dice "pericolo!", "non è giusto!", "attenzione, che strada stiamo pigliando?" (Negli ultimi anni suona spesso)

A me questa gran voglia di manganello, questo eccessivo entusiamo per la repressione e solo la repressione inquieta, non so a voi.
Per questo, forse, dietro a questo episodio marginale, c'è una piccola lotta di civiltà, che ci dirà quale strada abbiamo imboccato.
Per questo mi scaldo tanto, per questo tanti si scaldano.

Mi sembra banale riaffermare che in galera dovrebbe andarci chi compie reati, che la repressione da sola ben che vada sposta il problema, mal che vada lo peggiora, che per togliere i lavavetri dagli incroci servono interventi legislativi che rimuovano gli ostacoli ad avere un'abitazione dignitosa e favoriscano l'inserimento lavorativo delle categorie disagiate, e risorse per gli interventi specifici (ma poi gli stessi che sbraitano a favore del manganello protesterebbero perchè si spende denaro pubblico per quei zozzoni). Purtroppo forse serve ribadirlo (non mi riferisco agli interventi in questo blog, ma all'aria che si respira in giro, ai commenti sull'autobus.. e su libero).

Segnalo, per chi vuole approfondire:

http://sogniebisogni.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1603894

http://www.netdiap.polimi.it/lab/laqus/02-05-01Politiche%20sicurezza%20New%20York.htm

http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=84218

http://www.carta.org/rivista/settimanale/2007/31/sommario.htm

Oltre -ovviamente- all'immancabile Mauro Biani


Gru'
9/7/2007, 9:52:00 AM

Anonymous wrote ...
Bella domanda, delio. Sagacemente introdotta, sul filo del sillogismo immediato, nonché centrata e opportuna. Sarà tardi, eppure il cosiddetto "argomento controverso" appare rafforzato nella sua controversia dal tuo commento, caro Leonardo. Che è
appunto è - ma guarda un po' – controverso (puoi, e posso, fare di meglio, ma stanotte ti seguo fino in fondo). Questo dimostra anche quanto sia perverso l'argomento: puoi ribaltarlo,sfiorarlo, saltargli addosso, fargli l'autopsia, prenderlo da una parte o dall'altra. Insomma, puoi giustificare oppure attaccare un provvedimento come quello fiorentino, firmato dall'effettivo sindaco.

Chiamali, se vuoi, punti di vista. E quindi via d'uscita non c'è.
Un aiuto potrebbe essere ripensare, tra una citazione e l'altra, visto che non ne fai a meno, anche al grande marxista de' 'noantri, uno che davvero è da rimpiangere: Antonio Gramsci con 'sta storia dello "storicizzare" qualsiasi questione (anzi, quistione) ci ha quasi sfiancato gli zebedei.
Ma aveva le sue sante ragioni e marxianamente allora non mi torna (non mi torni). Proprio tu (singolare di tutti) che ogggi coltivi un punto di vista marxiano. Presunto.

Stima (immutata)
9/7/2007, 4:15:00 AM

delio wrote ...
>Beh, ma il padre di famiglia
>mi sembrava il caso più
>eclatante di buonista pentito:
>prima aveva sposato in toto la
>strategia veltroniana sui
>nomadi, poi si era
>improvvisamente accorto che i
>nomadi sono sgarbati e
>rubacchiano sugli autobus e
>concludeva col classico
>"vogliamo dargli il voto, a
>questi qui?"

leonardo, è una delle prime volte in quattro anni che ti leggo che davvero non capisco dove tu voglia andare a parare - con la logica e con la retorica.

quel padre di famiglia ti sembrava ridicolo o no? e ti sembrava ridicolo perché nel profondo era un razzista che aveva paura di scoprirlo e lo celava sotto altri abiti (quelli di boy-scout allevato ad essere gentile con le vecchiette); o piuttosto perché il suo pentimento da buonista (orrore!) è stato tardivo e non convincente?

insomma, un tizio italiano che prende una tizia straniera a sberle perché questa ha mandato affanculo una vecchietta italiana che pretendeva un posto a sedere, un tizio del genere ti lascia perplesso (come io avevo capito mesi fa dal tuo post) o (come invece mi sembra di leggere oggi) ti accodi alla sua linea?
9/7/2007, 12:20:00 AM

delio wrote ...
nautilus, davvero non ti capisco. il rompimento di coglioni non è un reato, l'aria minacciosa non è un reato. lo sono le eventuali violenze. scusa, ma se accettiamo l'idea che il timore di una signora in suv (cit.) al semaforo sia sufficiente a bandire (con coscienza pulita) non solo lui, ma tutti i suoi colleghi piú o meno pacifici; se accettiamo questo, dicevo, poi non potremo piú dire niente quando un leghista si precipita a pulire una poltrona di treno prima occupata da una nigeriana; o se un ragazzino ben vestito cambia lato della strada all'approssimarsi di un povero cristo dalla qualsiasi pelle scura. del resto, se fan così, rompono i coglioni a tutti, destra, sinistra, centro, tolleranti e anime buone.
9/7/2007, 12:14:00 AM

Anonymous wrote ...
Ciao Delio, ti cito:

"ma poi vivaddio mi ricordo che sono di sinistra e che non posso permettermi di provare ribrezzo per la povertà - perché di questo in sostanza si parla."

Secondo me invece si parla di rompimento di coglioni.
Personalmente non provo alcun ribrezzo per la povertà, e un piccolo aiuto e un sorriso ai lavavetri non l'ho mai negato.
Ma non posso sopportare le prepotenze che da qualche tempo in qua, non molto, buona parte di loro esercitano. Molestie, insistenza esagerata, dileggio e a volte offese ai danni di donne sole o anziani. Ormai accostarsi a un semaforo per molti è diventato uno stress.
Come sempre da noi si fanno le guerre sui grandi principi piuttosto che guardare la realtà, non considerare la fondamentale differenza che c'è fra il gentile nordafricano sorridente che è stato facile tollerare e i tangheri (Rumeni ? Rom ?)che oggi imperversano con aria minacciosa.
Non è la stessa cosa. E il decreto fiorentino ne è la conseguenza, per esplicita dichiarazione dell'assessore.
Se fan così, rompono i coglioni a tutti, destra, sinistra, centro, tolleranti e anime buone.
La filosofia insomma non c'entra nulla.
9/6/2007, 11:56:00 PM

Leonardo T wrote ...
Beh, ma il padre di famiglia mi sembrava il caso più eclatante di buonista pentito: prima aveva sposato in toto la strategia veltroniana sui nomadi, poi si era improvvisamente accorto che i nomadi sono sgarbati e rubacchiano sugli autobus e concludeva col classico "vogliamo dargli il voto, a questi qui?"

Detto questo, anche se probabilmente ha ragione Zen Lento a considerare tutta questa polemica una bufala di fine estate, credo di non aver mai trovato tanti commenti e così densi: a riprova che le bufale nascono soltanto negli ambienti e nei momenti favorevoli. Da questo punto di vista tutto sommato non mi dispiace che la polemica generi discussioni a sinistra, visto che i programmi dei candidati del pd per ora non ci riescono.

Rispondo un po' a casaccio, perdendo senza dubbio un po' di spunti. Per prima cosa, devo avverire che la mia nostalgia per i comunisti d'antan non significa che io sia un comunista: ripeto, se ci fossero ancora i comunisti veri io probabilmente li prenderei per il culo, ma mi mancano. E' un atteggiamento incoerente, ma del resto anche i nostalgici dei lavavetri non stanno ai semafori, a parte rare volte Paolo Cento.

Georg pone un problema che non mi è chiaro: se tra i Lumpen e la borghesia il proletariato esista o no. Forse no, forse i comunisti si sono semplicemente dissolti nella borghesia. Poi però sento parlare di crisi della terza settimana, e cambio idea. Ma appunto, il problema del proletariato di oggi è che non ha coscienza di sé, si crede borghesia, delapida fortune per andare al mare in Sardegna e poi torna a casa e va in rosso con le bollette. Non è colpa dei lavavetri se stanno male, tante grazie. Però stanno male, e se i lavavetri li importunano quotidianamente, prima o poi scoppiano.

Ci sono poi dei punti sui quali non ci capiamo. Un'ordinanza comunale non serve a mandare tutti i lavavetri in galera. Il punto non è questo. Un'ordinanza serve a dissuadere i lavavetri dal presentarsi ai semafori per svolgere un'attività illegale. Nessuno pretende che il mondo migliori di punto in bianco, o che spariscano le violenze o i soprusi o i mendicanti. Il violinista che compare al posto del lavavetri probabilmente infrange la stessa ordinanza, e se lo becca il vigile corre lo stesso rischio. Però a Modena una volta c'erano lavavetri organizzarti in tanti semafori, e adesso non mi pare ce ne siano più. Non credo siano morti di fame, e se sono passati ad attività più illegali, corrono ancora più rischi. Io non voglio interpretare il ruolo del filisteo che vuole soltanto togliergli dagli occhi della brava gente, e voi non siate i filistei convinti che finché sorridono e spugnano il parabrezza alla brava gente stiano passando una vita dignitosa e legale: è solo elemosina, ed è una vergogna.

Io sono convinto che in Italia ci sia spazio per altri stranieri, perché lo dice il mercato del lavoro. Anche se lo spazio non è infinito (il che ci pone il problema immenso di capire quando finirà, quando dovremo dire Grazie basta). Penso anche che il lavoro debba essere il più possibilmente legale e sicuro, e che un governo di sinistra, solo di sinistra, debba impegnarsi per questo. Esisteranno sempre sacche di illegalità, però non devono diventare la regola. Gli stranieri dovrebbero imparare un po' d'italiano, almeno quel po' per sapere che la Repubblica è fondata sul lavoro e che il lavoro è un diritto costituzionale, ma anche un dovere (è scritto, più o meno, più o meno, nello stesso).

Se pensate che il mercato del lavoro sia veramente agli sgoccioli, ok, legalizzate i lavavetri e organizzateli in cooperative: non è il massimo della vita, ma insomma. In fondo a Bologna è da anni che indossano una pettorina e vendono copie del Carlino. Poi mi dovete dimostrare che con un euro a parabrezza si pagano i contributi e le spese mediche che saranno necessarie per una vita spesa nel diossido di carbonio: perché nessuno lo ha ancora detto, mi pare, ma mentre gli facciamo la carità li stiamo ammazzando.

E Zucconi? Zucconi mi sta simpatico, ma in questo caso non mi è sembrato così incisivo. Boh.
9/6/2007, 10:10:00 PM

delio wrote ...
(e non sto a ricordarti di come tu stesso pochi mesi fa avessi irriso il buon padre di famiglia romano che aveva preso a sberle l'immigrata scortese).
9/6/2007, 6:39:00 PM

delio wrote ...
leo, anch'io oggi vivo una piccola delusione. leggere da te un elogio dell'investimento di una zingara, e da suzukimaruti l'esortazione ad espatriare ogni zingaro sorpreso a rubare e contestualmente sgombrare il suo campo nomadi, e per finire da dotcoma un'elogio della sedia elettrica (ma solo per gli sfruttatori dei lavavetri, bontà sua); boh, tutto questo mi lascia l'amaro in bocca. anche a me si chiude lo stomaco quando passo per la periferia di napoli e vedo cataste di auto e rifiuti abbandonati, ma poi vivaddio mi ricordo che sono di sinistra e che non posso permettermi di provare ribrezzo per la povertà - perché di questo in sostanza si parla.

guarda, rifletti sul serio: ti ricordi quando suggerivi di stare attento alle parole, perché ad estrapolare una frase da un blog ci si mette niente e un eventuale lettore non ha il dovere di conoscere tutta la tua storia pregressa per farsi un'opinione? ecco. ora, rileggi queste frasi

> Ma forse certe cose le capisci solo quando ci sei in mezzo tu, con la tua utilitaria dignitosa, senza moneta davanti a un semaforo rosso: la zingara si avvicina e tu acceleri a vuoto, vorresti solo metterla sotto.

> mandiamo la polizia in borghese a prendere quelli che li scaricano in strada sul 'luogo di lavoro'. la prima volta, li avvertiamo, e alla seconda volta che li prendiamo, sedia elettrica.

> E’ come la questione dei campi nomadi. Sono indifendibili e lo dico abitando a 400 metri da un loro campo. Nessuno di loro lavora. Come campano? Giusto, quindi, espellere dall’Italia chi non ha un lavoro perche’ e’ automatico che camperebbe violando la legge [...] se lo scippatore e’ zingaro, via il suo campo e via lui dall’Italia, dopo che si e’ fatto il suo periodo di galera.

e dimmi qual è la grossa differenza con il sindaco di thiene che vuole erigere un muro attorno al parcheggio in cui di notte si va a copulare:
> Non ce l'ho con i gay in generale [...] La nostra non è discriminazione, ma tutela della cittadinanza e del senso del pudore.

e guarda che per decenza ho evitato di citare gentilini, ma i toni ultimamente sono simili.

(per inciso: non so cosa pensasse marx a proposito, ma per far avanzare il sottoproletariato le moderne socialdemocrazie non hanno il carcere come mezzo principale, ma il welfare. iniziamo a dare 200€/mese (piú le spese di alloggio) ad ogni residente in italia come si fa in germania (che pure è governato dai democristiani) e poi iniziamo a far tintinnare le manette, se ne abbiamo tanta voglia.
9/6/2007, 6:36:00 PM

Anonymous wrote ...
da Wittgestein: Si liberano dei posti
Oggi, al semaforo di Viale Papiniano, sommerso dal rombo del traffico, c'era un violinista

Quindi, i lavavetri non erano gli "ultimi", gli ultimi erano quelli a cui i lavavetri impedivano di fermarsi ai semafori.

I lavavetri erano i penultimi.

Ma, a parte l'uso del termine, di matrice cattolica, "ultimi", siamo sicuri che sia pietismo quello di consentire agli immigrati di fare i lavavetri.

Per me è impotenza; impotenza di fronte ad un problema insolubile, quello di una immigrazione superiore alla nostra capacità di assorbimento.

L'unica soluzione a questi problemi sarebbe quella di impedire l'immigrazione (è il modo che ho in mente - pura utopia - che mi distingue dai leghisti e mi avvicina a quella dell'utopia dell'internazionale comunista).

Fino ad allora ci saranno sempre lavavetri o violinisti ai semafori.
Certo si potrebbe non dargli una lira, perchè dargliela potrebbe costiuire un alibi: la cosa più facile da fare.
Ma in qualche modo la lira che gli neghiamo la troverebbero altrove.


Luca
9/6/2007, 6:34:00 PM

Anonymous wrote ...
Mi spiace farti notare che Zucconi (si, tragicamente, proprio Zucconi) oggi ti da' dei punti.
Leggi un po' che risposta:

GLI ANTIITALIANI

Caro Zucconi
perché la sinistra massimalista (cioè comunista) è sempre contro qualsiasi iniziativa o legge che tuteli la sicurezza dei cittadini; che si possa avere fiducia in una giustizia efficiente e veloce che condanni giustamente e non giudichi con incomprensibile e disastroso buonismo; che ci sia la certezza di scontare la pena inflitta senza facili sconti e perdonismi; che la gente possa uscire di casa come è quando vuole senza essere scippata, molestata o peggio; che si possa vivere dove si vuole senza il rischio concreto di essere sgozzati e torturati.

Questi desideri sono di destra? La sicurezza di tutti è ideologicamente di destra o di sinistra? Forse che i comunisti di oggi non ricordano che con legge ed ordine (e che legge, e che ordine!) i comunisti di ieri hanno "governato" due miliardi di persone (Cina compresa ancora oggi)?

Quale è la vera ragione di questo atteggiamento (direi) di disprezzo nei confronti di tutti gli italiani che invocano e ancora sperano di vivere in città pulite e sicure? Insomma perché la sinistra che si dichiara orgogliosamente comunista difende Caino e disprezza Abele?

Cordiali saluti
Ernesto Menta

Perché la sinistra comunista non pensa che il problema della sicurezza e della legalità possa essere risolto costruendo più carceri, allungando le pene e rastrellando stranieri, così come il vaiolo non si cura trattando le pustole. Lei ha il diritto di avere un'opinione diversa, ma non di sostenere che "disprezzano" gli italiani. Italiani sono anche loro, come lei, che disprezza loro.
9/6/2007, 6:27:00 PM

Anonymous wrote ...
Potrebbe anche essere un progresso, in buona parte :)

La sinistra, per governare (o semplicemente per sopravvivere, in un mondo impostato prevalentemente da altri), si adegua agli slogan di una destra che ha indubbiamente il coltello dalla parte del manico.
Questo ne è il classico esempio: lanciare lo slogan (esattamente: estivo) da sceriffo nascondendo (o non essendo più capace di fare?) le politiche serie di intervento.

E si che di eredi di personaggi come Danilo Dolci e Pio La Torre non siamo sprovvisti. Eppure sono marginali, emarginati anche in quella che dovrebbe essere la loro "parte".
9/6/2007, 6:23:00 PM

Anonymous wrote ...
Secondo me però state aggirando il problema posto da Leo.

Il Comunismo, quello vero. Diciamo il Marxismo và, non aveva (non avrebbe avuto) spazio per questi difetti sociali. Punto.

Questo segnala Leo. L'ipocrisia della sinistra. Ed ha ragione.
9/6/2007, 5:37:00 PM

Zen lento wrote ...
Si tutto bello, logico, razionale , colto e con salto a sorpresa "allora combattere contro la criminalità equivale a combattere contro il neoliberismo".

Sarebbe, quasi, se non si parlasse di lavavetri, di sfigati rompipalle. Ti sfugge in questo ragionamento qualcosa, il fatto che si chiacchiera molto di un problema inesistente, estivo, transitorio. Un colpo di scopa fa anche bene, ma pretendere di mantenere pulito il locale facendo la polvere e gabolarla come misura igienica definitiva, come gran cosa mi pare ridicolo. A sinistra come a destra.
E' quel che accade, i rompiballe come problema ed emergenza mazionale. Ma quando mai ?

Si spendono fiumi di parole oggi , ancora estate, come a ondate accadde nel 1986 per Venezia invasa dai saccopelisti, per la riviera romagnola "invasa" dai vuccumpra' nell' '86,via via poi nelle estati nel 95, nel 2003 un po' su tutte le spiagge. Tutto nacque gia' nel periodo della Milano da bere.
I polacchi a Roma ci camparono in molti negli anni '70 come lavavetri, nessuno si sogno' di cacciarli, ma certo erano cattolici.

Buona parte dell'immigrazione in Italia, come molte immigrazioni che si scaraventano su un paese, vive di espedienti e anche di criminalita', negli interstizi. Abbiamo almeno una citta', Napoli, dove l'emergenza e' perenne e mai si risolve, che e' poi un a citta' di antichi e perenni flussi migratori, in entrata e in uscita, un pozzo di trasferimenti e di cose insolute come lo smaltimento dei rifiuti. Io piuttosto mi chiedo come mai in 20 anni di amministrazione di sinistra non si sia riusciti a metterci una pezza.

Questo gabolare l'emergenza travasandola su quattro poveri cristi (perche' quattro fastidiosi gatti sono), mi sembra proprio un eccesso estivo, un segno di impotenza, non una politica lungimirante o di qualche respiro. E' una emergenza preconfezionata, una bufala, come tante da un po' di tempo a questa parte. Si inseguono bufale.

Il Nipote di suo Zio trovo' facile armata distribuendo qualche salciccia nei sobborghi di Parigi, ma non si puo' dire che la vita degli operai degli opifici migliorasse di molto successivamente, ne' che le questini fossero incasinate per colpa del sottoprelatariato urbano. Ci volle ben altro e solo nel '900.

E' vero, come ben documenta il volume del governo sullo stato della sicurezza nel paese, che e' aumentata la microcriminalita', ma e' anche vero che c'e' un divario insensato tra la percezione della criminalita'(alta) e l'andamento della criminalita' classica (sempre piu' bassa).
E noi che si fa ? le campagne contro i lavavetri , quando un normale , silenzioso provvedimento amministrativo sarebbe sufficiente per contrastare due "zecche" estive.

Guardati in giro, leonardo, hai cantieri edili ovunque, dove credi stiano le mani sulla citta', dove pensi che si alimentino ?

Dalle mie parti oltre che di calcio, griffe e automobili, si fa sempre piu' largo nella conversazione la lamentazione sull'aumento spropositato dei generi alimentari, sull'aumento del 40 % della rata del mutuo, sulle "mille rapine legali" di banche, assicurazioni e sugli stipendi e i salari che son pressoche' fermi da 4 anni, della difficolta' nel trovare lavoro dei figli.
Poi c'e' chi, non pochi, se ne sbatte, problemi non ne ha gli manca solo Berlusconi e le tasse gli paiono son sempre troppe.

Dei lavavetri parla nessuno qui, degli immigrati che appaiono minacciosi, alla fin fine un po' tutti; anche il buon uomo di sinistra che se va al Festival dell'Unita', per sentire una cinquantenne che parla a tutti sessantenni di Patto con i Giovani, si ritrova un recinto ordinato e separato per i senegalesi con le loro mercanzie; la cosa lo infastidisce ma non ci mette piede. Non ha soldi il nostro uomo comune di sinistra, che banchetta nell' asettico ristoranti della festa, e i senegalesi belli e colorati gli stanno sulle scatole con tutta quell'insistenza levantina nel volergli rifilare l'elefantino di mogano. Nuovo apartheit per finanziare il sostegno al partito che non c'e'.

A me questo can can sui lavavetri, appare sproporzionato, una gabola estiva, un cazzeggiare in politichese per non agire politicamente. Con l'aggravante di poggiare su un terreno sdrucciolevole e inclinato, che offusca i nessi di causa ed effetto che vuole fare il vuoto ideologicamente contro le derive di destra, con il bel risultato di incoraggiare l'astio sociale in casa.

Alla faccia del siamo diversi !
9/6/2007, 4:58:00 PM

Anonymous wrote ...
Sono da anni un ammiratore di questo blog, del suo stile, dei suoi argomenti. Soprattutto, della persona che c'è dietro.
Per questo chiedo venia anticipatamente, se sarà lunga e noiosa la spiegazione della mia piccola delusione.

Ammetto: in questo momento me ne frega nulla di cattolici, comunisti, dei Comunisti, di Cento, di Marx (da sempre il mio impegno è nella società -ispirato, pur distante, da valori cattolici o comunisti? probabile).
Interessante, certo, ma mi pare una bella patina ideologica stesa senza troppa convinzione su un problema concreto e molto specifico, e che evidenzia segnali più generali e significativi.
Ovvero il modello di società che traspare, dall'entusiasmo per il giro di vite (giusto? utile? perché tanti sono così privi di dubbi e si concentrano sul teatrino politico?) contro i poveracci. Si, i poveracci, quelli brutti ed incattiviti e talvolta aggressivi e violenti: che si vuole in galera come categoria, non come singoli personalmente responsabili di atti violenti e, questi si, illegali.

Per i dettagli, rimando a questa discussione (ed agli interventi segnalati, soprattutto quelli di Mauro Biani)
http://www.dotcoma.it/2007/09/03/anche_bertinotti_lavavetri.html

Altro che legalità, queste mi sembra un grande "non rompetemi i coglioni" (e, volendo, qui tornino alla jungla neoliberista).
Uno spot che cerca la reazione di pancia, non l'analisi e la soluzione del problema (ché maggior controllo del territorio ed interventi sociali costano e forse portano meno voti)

Quel che più mi lascia l'amaro in bocca è la conclusione.
Cioè, pensi (tu Leo)davvero che ci siano così tanti "tu" (generico) che desiderano prendere sotto l'elemosinante? Perché non ti rompa, che c'hai già i tuoi problemi cui pensare - e non avendone, fortunatamente, il coraggio, plaudi a chiunque proponga il manganello per toglierti il fastidio?

In quanto a problemi, l'affitto, lo stipendio che basta a malapena per arrivare a fine mese, poche prospettive per la pensione (figuriamoci il metter su famiglia con la compagna cocopro) ce li ho pure io. Anche io dico spesso di no alla questua. Ma mi picco di conservare un minimo d'umanità, di senso delle proporzioni, di curiosità sul merito delle questioni.

"Tutti" è il plurale di "tu", diceva Capitini.
Ecco, oggi "tutti" è un insieme disordinato di simulacri di tu, che possibilmente stia dall'altra parte del muro di cinta.

Gru'
9/6/2007, 4:04:00 PM

Anonymous wrote ...
Ho letto l'articolo di Asor Rosa. Non ha tutti i torti quando parla di conformismo . C’è maggiore conformismo di una volta, perché tutti aderiscono allo stesso conformismo. Una volta i conformismi erano in maggior numero: c’era il conformismo di sinistra, quello di centro, quello di destra, e questi conformismi erano distinti tra loro. E’ un altro modo di dire che le ideologie non ci sono più e tutti cercano di acchiappare voti ovunque.
Quanto all’ordinanza dei sindaci, sbaglia Asor Rosa a criticarla dicendo che ci sono cose più importanti da fare. Si tratta di argomento solo suggestivo: il problema dei lavavetri non è certo il maggior problema italiano, ma ciò non significa che l’ordinanza sia sbagliata. La conclusione che Asor Rosa trae dalla sua lunga prolusione è incongura.
C'è da dire che l'ordinanza dei Sindaci, ovviamente, non risolve alcun problema alla radice (da un lato, resta aperto il problema di come si guadagneranno da vivere i lavavetri che non possono più farlo, dall’altra non credo che il racket si fondi sugli introiti dei lavavetri). Ma ha ragione Leonardo quando considera legittimo combattere la criminalità a tutti i livelli, anche al livello dei lavavetri (se no, dovremmo dire che non ha senso arrestare il piccolo spacciatore, ultimo di una lunga catena).
E a proposito di racket e soffocamento, quest'estate ho visto una trasmissione sulla diffusione della cocaina in occidente, e sui disastri ambientali che produce, in America Latina ,la coltivazione e raffinazione della pianta di coca.
Poi ci sono stati gli articoli sulle cosche calabresi e sui profitti della droga.
Non ho potuto fare a meno di avere il seguente ragionamento.
1 è criminale non fare tutto il possibile per combattere la droga; 2 ci sono due modi per combattere la droga: a) quello di renderla illegale e combattere la criminalità che sul mercato della stessa fa affari; b) quello di legalizzarla e sottrarre il mercato ai criminali (anche questo è soffocamento);
3. i fatti hanno dimostrato che non si riesce ad attuare il modo a), mentre non ci sono dati che sostengano la tesi secondo cui la legalizzazione (ovviamente purchè non attuata con lo scopo di fare profitti, magari lanciando il consumo con pubblicità tipo quella della ferrarelle, con la madre che sniffa e il feto che balla) provocherebbe un aumento dei drogati (unico argomento spendibile da chi si oppone alla liberalizzazione).
4. chi non accetta la liberalizzazione è "criminale".
C'è qualcosa di sbagliato?

Luca
9/6/2007, 3:51:00 PM

Anonymous wrote ...
E? incredibile come, fra tutti i punti per cui vale la pena di minacciare (ma anche causare) una crisi di governo (devo citare i soldi da ridare alla class emediobassa?) ci si concentri su un problema che più amrginale non si puo'.
Bastava usare il buonsenso da entrambe le parti, prendendosela con i lavavetri aggressivi.

P.S. stamattina verso le 10.30 in piazza della Libertà a Firenze c'era uno a chiedere l'elemosina, senz alo spazzolone
9/6/2007, 12:30:00 PM

Anonymous wrote ...
Finalmente qualcuno che ha letto Marx. Il Comunismo vero era spietato. Duro. Altro che pacifista e tollerante. Figli dei fiori? Sai dove li avrebbe mandati Karl!

Magari poi ti chiederei come si fa ad approvarlo, senza contare la tua confessione di uso d'oppiacei cattolici (ha ragione miic) e senza contare il vero paradosso marxista. Egli, il barbone, visse sempre da elemosinatore...
9/6/2007, 12:15:00 PM

accento svedese wrote ...
Sottoscrivo parola per parola il contenuto del post. Grazie per essere riuscito a scrivere in un post tutto ciò che io non riuscirò mai a scrivere così chiaramente.
9/6/2007, 11:57:00 AM

Anonymous wrote ...
non puoi cavartela mettendo tra parentesi il tuo "sono anche cattolico". tutto il comunismo italiano è stato (anche) cattolico. per fortuna, direbbe qualcuno di noi, o purtroppo: ma senza la sua dose di cattolicesimo, non credo che sarebbe stato forte e longevo come è stato
9/6/2007, 11:06:00 AM

Anonymous wrote ...
"E la lotta di classe non era soltanto quella contro il Signor Padrone, ma anche quella quotidiana contro il sottoproletariato degli straccioni. Quelli che non lavorano per scelta, quelli che campano di pietismo: la carità è roba da preti, il proletariato difende i suoi interessi e non ha pietà di nessuno"

"Sono stati sostituiti da una manica di pietisti, pronti a commuoversi per il povero rumeno, la povera zingara, il povero pancabbestia: tutta gente che non voterà mai per loro (anzi, probabilmente quando sarà il momento farà le barricate per il Napoleone III di turno)."

"L’unica strategia vincente è il soffocamento: togliere progressivamente alla criminalità lo spazio in cui si organizza e prospera. A me sembra abbastanza chiaro, ora va spiegato agli ultracorpi"

questi passi spiegano il grande equivoco della nostra sinistra.
Grazie per averlo scritto cosí chiaramente
9/6/2007, 9:19:00 AM

Anonymous wrote ...
Mi viene in mente una vignetta di Bucchi su "Repubblica":
"Il dramma non è il crollo del comunismo, sono quelli estratti vivi dalle macerie."

Riso (almeno io) su ciò, quel che mi sembra cretino, ma probabilmente è ipocrisia, è tutto questo parlare da parte della dirigenza csx di "legalità", "racket", "sfruttamento di minori" ecc.
Ma quando mai ! Quel che davvero vogliono loro e la grande maggioranza è eliminare le molestie ai semafori, obiettivo ragionevole ma che si scontra col turpe risultato che contemporaneamente a tanti poveracci verrà tolto un pur labile e disagiato mezzo di sussistenza.
Ecco allora la necessità di ammantare la nostra semplice e umana insofferenza con nobili scopi di lotta alla microcriminalità.
Vabbè, non potevano dire come Leonardo, la zingara mettetela sotto e non se ne parli più.
9/6/2007, 12:34:00 AM

Anonymous wrote ...
questo discorso, molto classico, andrebbe un po' aggiornato. Al posto del proletariato c'è la classe media, la dignitosa utilitaria può spingersi fino a un'accessoriata station wagon, la solidarietà di classe (quella che vedeva giustamente il sottoproletriato come una classe intrinsecamente reazionaria) facilmente può sconfinare nell'egoismo dei due terzi, e al comunismo è preferibile sostituire sistemi di welfare inclusivi (resta un po' il problema dello stato e della legge, che anche allora erano un buco nero pronto all'uso e all'abuso, in ciò non troppo diversamente da oggi).
Se però lo intendi come risposta alle polemiche sulle ordinanze fiorentine, mi pare ci sia un assunto di partenza errato: cioè che il lavavetri rumeno, o il venditore senegalese di cianfrusaglie e accendini (o il "rom-in-quanto-rom" che alloggia abusivamente in un prato e non in quanto ladro dotato di responsabilità individuale circa i suoi eventuali atti criminosi), siano microcriminali, e quindi che le iniziative nei loro confronti siano dettate da una giusta lotta alla criminalità (non saprei dire del neoliberismo), e non semplicemente dal fastidio nei confronti dell'evidenza della disparità sociale. Tolta questa imperfezione, non proprio secondaria, il discorso ha una sua coerenza.
9/5/2007, 11:08:00 PM

Anonymous wrote ...
Grazie.
GePs
9/5/2007, 10:51:00 PM

Anonymous wrote ...
La questione mi perplime... non era di Benjamin (che qualche anno fa citavi come tuo maestro di marxismo) e ripresa da Marcuse la frase "è solo a favore degli ultimi che ci è data la speranza"? Che non fossero comunisti? Certo l'odio per il sottoproletariato è una condizione portante della lotta di classe (UNA classe, come giustamente sottolinei), ma credo che la questione, nel tempo, si sia riarticolata in modo differente: il monolitismo intransigente è fin troppo schiacciato sull'idea di popolo, di Stato opposto alla malavita. Sistema che, certo, tu sai criticare e cogliere nelle forme più schifose (dici bene della Russia, ma perché non anche Israele?), ma che non vede certo gli "abusivi" come fonti e foraggiatori della malavita: questo risponde solo ad un razzismo latente nel centrosinistra, malcelato dall'aria da "difensori delle istituzioni" di cui si vestono i clero-comunisti italiani, di cui si sono sempre vestiti: adesso, come 20 anni fa quando votavano PCI, mandavano i "gasisti" a massacrare di botte i compagni e cantavano "viva Marx, viva Stalin, viva Mao Tze Tung" inneggiando ai vati come ad una religione e confondendo il materialismo storico con "il vangelo secondo Lenin" (tanto per restare in tema di citazioni ;-). Dico questo pur essendo tremendamente anticattolico ed antipietista, forse anche un filino nietzscheano: siamo sicuri che non fossero i vecchi "comunisti" (non a caso "all'italiana") ad essere ultrabuoni? Un consiglio (ma dubito fortissimamente che tu non l'abbia ascoltata mai): "Qualcuno era comunista" del compianto per quanto "socialsciovinista", Giorgio Gaber. E tanta stima. Ma quella sempre ;)
9/5/2007, 10:43:00 PM

il-giustiziere wrote ...
Una volta un'anima candida mi chiese perché avevo deciso di uscire dal PCI (divenuto PDS).

"Non é tanto per il muro di Berlino, e che non sopporto chi critica Stalin", risposi..

Pesò ad una battuta, a poi quando vide che dicevo sul serio se ne ebbe a male.
9/5/2007, 8:51:00 PM

Anonymous wrote ...
applausi.
9/5/2007, 8:16:00 PM

- 2025

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Il Sindaco Malvagio

Ah, ho ricominciato il corso in Facoltà. È il Trimestre caldo. Qllo che odio di più.
Una volta qndo faceva caldo non si lavorava. Noi italiani eravamo fatti così. Poi l'Italia è colata a picco (un bel pezzo), e ora si studia d'estate, in collina, quando non c'è altro da fare. D'inverno il livello del mare s'abbassa e gli studenti vanno in palude ad anguille. O nelle risaie. Beata gioventù.
Il problema è che San Petronio non è collina. In teoria non avrebbe dovuto salvarsi. È tutto merito di un Sindaco malvagio di cui s'è perso il nome (damnatio memoriae). Qsto Sindaco, ai tempi dei disastri, si sentì dire da una commissione che l'unico modo per salvarsi dall'alta marea era scavare dei polder, come in Olanda: ma a Castelbolognese. Ma si trattava di scavare buchi di melma nella melma, un lavoro schifoso, e non c'era più quella bella manodopera di una volta: arabi e albanesi ai primi diluvi se l'erano squagliata in Germania, ingrati.
"Nessun problema", disse allora il Sindaco malvagio, "ho io la soluzione".
Qualche giorno dopo iniziarono le retate dei pancabbestia, ordinate per i più futili motivi, tipo che non facevano l'antirabbica al cane, non si lavavano, non facevano un cazzo, stavano sempre a rompere i coglioni, disturbavano coi bonghi le lezioni della più antica facoltà del mondo, rubacchiavano, e spacciavano, anzi no, non erano neanche bravi a rubare senza dar nell'occhio e a spacciare seriamente per cui creavano solo indotto per gli spaccini stranieri, eccetera. Tutte qste frescacce da Sindaco stronzo. Ma lui era più che stronzo. Era proprio malvagio.
Invece di metterli dentro, li assunse tutti ai lavori forzati comunali. A tempo indeterminato. A Castelbolognese c'è un monumento che ricorda i pionieri della melma, gli uomini valorosi che hanno salvato qsta città dove ora, a fine maggio, fa un caldo bestiale, e la sera i cani ululano alla luna per i loro padroni pulciosi che non torneranno mai.
(I cani, quando sono stati abbandonati dai pancabbestia, si sono organizzati e adesso gestiscono il loro quartiere. Si vede che erano traviati dalle cattive compagnie).

L'altro motivo per cui odio qsto trimestre è il corso istituzionale. Mi hanno promesso che in inverno mi sarei sbizzarrito con film e quant'altro, purché in estate presentassi il Sacro Testo degli usastri. Era sul contratto.
"Dai, dai, che vuoi che sia".
"Ma a me quel libro fa sch…"
"Piano a dirlo, l'hai letto almeno?"
"Sì!"
"Ah, complimenti. Beh, come sai, gli usastri ora sono nostri amici. Così in consiglio abbiamo pensato che fosse giusto introdurre gli studenti allo stile di vita usastro, spiegare i libri che leggono, le cose che mangiano, ecc.. Sa, non è mica come ai nostri tempi, che c'era la tv e s'imparava di tutto… Adesso gli usastri sembrano dei marziani".
"Un po' lo sono".

"Va bene, se ci siamo tutti possiamo cominciare.
Come abbiamo già osservato, la narrativa Ucronica è un genere molto particolare, assai indicato per veicolare proposizioni ideologiche in modo convincente. Tanto che diversi libri sacri sono, in effetti, opere di narrativa ucronica. L'esempio più celebre è l'Apocalisse di San Giovanni.
Il testo che leggeremo in qsto trimestre è l'opera più importante della letteratura usastra del secolo scorso, che pure al tempo della sua pubblicazione fu snobbato da tutti i critici. È il destino dei, ehm, dei grandi libri.
Ma più per il suo valore letterario, l'opera in questione è importante per l'influsso che ha esercitato sulle comunità religiose di qsto grande Paese e, di riflesso, sul mondo intero. Tanto che possiamo dire che qsto libro ha effettivam fatto la Storia.
"Molto bene. Per la prossima volta leggetevi le prime 50 pagine. Anzi. Le prime 100, così vi fate davvero una cultura usastra, su. Ne riparleremo lunedì".
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non sono ioAttaccatemi

(esame di coscienza di un attivista)

Ma che fine hanno fatto quelli del Movimento? Quelli di Genova, insomma?
Casarini, si sa, litiga con Bertinotti su violenza e non violenza, finalmente un argomento originale. Agnoletto scrive libri e risponde solo di sé stesso. E poi? Forum sociali, lilliput, che fine hanno fatto? C’è stata una crisi? (Ce ne sono state tante). C’è stato un riflusso? (Anzi, diversi). C’è stato un ritorno al privato? Non che ci fosse un granché a cui tornare. Esagero se dico che il privato si è fatto pubblico come non mai? Una volta per fare opposizione dovevi tenerti informato e andare le riunioni, adesso basta fare la spesa. E tutta questa stanchezza in giro, non crediate, è una stanchezza molto politica. Berlusconi sostiene che sto meglio, ma in effetti mi sembra di lavorare il doppio dell’anno scorso. E guadagno meno, anche se l’Istat non ci crede.
E allora che fine vuoi che abbiano fatto, quelli del Movimento. Di sicuro non sono passati alla Casa della libertà. Probabile che non si facciano vivi perché hanno un sacco d’impegni, come te e come me. Resta un vago senso di colpa e la sensazione che le cose sarebbero potute andare meglio, se. Se cosa?

Oggi a Grottammare (AP) comincia la terza assemblea nazionale di Attac Italia. Lo sapevate? Avete mai sentito parlare di Attac Italia?
Attac sta per Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini. È un’associazione nata da un gruppetto di studiosi francesi. In Italia arrivò proprio alla vigilia di Genova, e prese subito una via diversa. Da quel che mi è parso di capire (forse mi sbaglio), i francesi lo vedevano come una specie di think-tank anti-neo-liberista, un gruppo di pressione di intellettuali. Ma in Italia abbiamo una vocazione a volgarizzare tutto quanto, e già alla prima convocazione eravamo già in grado di riempire un palazzetto (e nessuno si conosceva). In seguito con molti ci siamo persi di vista, ma qualche palazzetto abbiamo continuato a riempirlo (memorabile Firenze, novembre 2002), e anche oggi continuiamo a essere in troppi per entrare in un think-tank.

Piccolo esame di coscienza personale: quando io sentii parlare di Attac per la prima volta, avrei potuto accorgermi che cercavano soprattutto intellettuali, ma me ne fregai. Ho preferito portare gli striscioni, fare servizio d’ordine (un’idea abbastanza balzana, se ci penso), montare banchetti, al massimo scrivere “qualche pezzo di colore”. Perché, contrariamente a quanto si crede di solito, fare l’intellettuale è faticoso. Bisogna farsi delle idee. Io invece speravo che me ne arrivasse qualcuna a buon mercato.
Di tutto l’apparato scientifico di Attac intuivo soltanto una cosa, che avevo sempre trovato sacrosanta: il mondo è un problema economico. Ergo, bisogna studiare l’economia. E mi rivedevo al liceo, mentre dicevo alla prof: non il latino, prof, la lingua che dovevate insegnarci è l’economia. Sì, bravo, però nel frattempo erano passati diversi anni, e cosa avevi fatto, Ognibene? L’avevi poi studiata, l’economia?
“Ehm, no. Mi sono laureato in lettere”.

E allora, scusa, non è senza dubbio colpa della tua prof d’italiano se sei rimasto un pirla (ora che ci penso, alla primissima assemblea di attac ci incontrai pure lei).
Attac nasceva come “Gruppo di Autoeducazione all’Azione”: bravi, bene, sottoscrivo in pieno. Io però preferivo vendere libri ai banchetti piuttosto che leggerli. Con tutto quello che c’era da fare, scusate.

La cosa paradossale è che, per quanto io sia rimasto un bell’ignorante in materia, il senno del poi ha dato ragione a me piuttosto che a un Fazio o a un Tremonti. Fazio all’inizio del 2002 sosteneva che la Tobin Tax era impossibile perché “non si possono controllare miliardi di computer”. Miliardi? Davvero il Governatore della Banca d’Italia era convinto che nel mondo ci fossero miliardi di computer, e che in tutti transitassero le transazioni finanziarie? Ok, io sono un ignorante in economia, ma Fazio sarebbe un esperto? E Tremonti che proponeva l’A-tax, cioè una tangente da devolvere a enti di beneficenza invece che allo Stato, una modo per trasformare definitivamente cose come San Patrignano in enti parastatali: ne ha più sentito parlare nessuno?
Invece si è sentito parlare di junk bond. Sapete chi è stato il primo a parlarmi di junk bond? Attac. E di dumping? Attac. E chi ha tradotto e pubblicato il primo libro italiano sui paradisi fiscali? Mi pare proprio Attac. E le migliori analisi sul WTO, per cui alla vigilia di Cancun sapevamo già che sarebbe andata male? Attac. Chi è che si è accorto dei danni che avrebbe potuto causare sulle democrazie il GATS, l’accordo multilaterale dei servizi? Non so voi, ma nel mio caso è stato Attac. Ma vedi che allora funziona, l’autoeducazione all’azione. E se è funzionata in questi anni, in cui io mi sono autoeducato al 10%, figurati se mi fossi impegnato di più. Ma perché non mi sono impegnato di più?

Attac, si sa, secondo i francesi doveva essere una cosa, ma gli italiani l’hanno trasformata in un’altra cosa: un movimento italiano di sinistra. Vogliamo dire la parola un po’ d’annata: extraparlamentare? Ora, noi non siamo più intelligenti di chi è venuto prima di noi. Al massimo ci possiamo arrampicare sulle spalle di qualcuno, ma a volte non c’è nemmeno molto su cui arrampicarsi.
La sinistra extra in Italia ha un movimento oscillatorio talmente regolare e prevedibile, che avrebbe già potuto descriverlo uno di quei maledetti studenti pisani, Galileo. Fa così: esplosione, espansione, collasso, gruppettismo, riflusso (i gruppetti vanno a sbattere l’uno contro l’altro e fanno le scintille), risucchio, implosione. E poi di nuovo: esplosione, espansione, collasso, gruppettismo, riflusso… è successo ai nostri padri e ai nostri nonni, perché non dovrebbe succedere a noi? Siamo forse più intelligenti? Io no (posso parlare solo di me, in effetti). A Genova era pieno di signori che continuavano a dire: “mi sembra di essere tornato nel 196… o nel 197…”. Nostalgie a parte, l’impressione di trovarsi in un copione già scritto era molto forte.
Era scritto che il 2001 dovesse essere un anno di grandi entusiasmi. Poi c’è stato quel famoso giorno di settembre, e di colpo in bianco ci è saltato il paradigma. Noi avevamo in mente la lotta al neoliberismo, ai potenti della terra, allo sfruttamento che oggi si chiama speculazione. Di colpo saltava fuori che il problema era l’Impero, lo scontro di civiltà, la guerra globale. Attac diceva: parliamo di economia. Il mondo rispondeva: no, parliamo di guerra. Poteva esserci gara? La guerra è infinitamente più sexy. Le bandiere ai balconi non le metti per i junk bond, anche se i junk bond ti hanno fatto più male dell’uranio impoverito. Ma il manifestante ha bisogno di forti tensioni ideali, di lottare contro l’Impero del male (proprio come Bush, in fondo: lui e Toni Negri hanno molto in comune). Lui vuole odiare gli Stati Uniti d’America. Vagli a spiegare che il vero nemico può essere, non so, il Liechtenstein.

“Perché il Liechtenstein?”
“Perché è un paradiso fiscale”.
“Ah”.

Abbiamo tenuto duro. Appena si è abbassato il polverone dell’Afganistan, abbiamo lanciato una campagna in grande stile per presentare una legge sulla Tobin Tax in parlamento. Servivano 50.000 firme: ne abbiamo raccolto più di 180.000. Firme vere, di persone fermate per strada o a un concerto, a cui veniva spiegato cos’era la Tobin Tax e a cosa sarebbe servita; firme autenticate in migliaia di comuni di tutt’Italia. Rispetto all’anno prima, avevamo imparato a conoscerci, a volte a stimarci, a volte a volerci bene. E avevamo fatto un gran lavoro.

“Ma la proposta di legge, poi, che fine ha fatto?”
“È ancora lì, in Parlamento”.
“Ma ne discuteranno un giorno?”
“Ma sì, un giorno ne discuteranno”.

Poi ci fu l’anniversario di Genova. Poi il forum di Firenze. Poi, di colpo, esistette solo l’Iraq. La gente si mise a mettere le bandiere ai balconi e il Movimento si gettò a pesce sulla nuova ondata, con l’aria di chi boccheggiava già da un pezzo. Attac cosa poteva fare? Insistere sull’aspetto economico, forse. Ribadire che l’Impero è sì un impero, ma è pur sempre un’entità neoliberista (ma sarà vero?) L’economia è la grande assente della vulgata neocon. Per loro c’è solo la democrazia, una cosa che un giorno si pianta e un altro giorno, improvvisamente, cresce. Ci credono veramente, o è solo un modo per occultare ancora e sempre i rapporti di proprietà? È difficile entrare nelle loro menti (in quella di George W Bush, soprattutto). Ma è difficile anche cercare di appiccicare l’economia a qualsiasi problema. Alla fine l’unica cosa che ti viene da dire è: Lo fate per il petrolio. Che è probabilmente vero, ma è anche una banalità. Ma anche noi siamo persone banali, a volte. Non siamo mica intellettuali. Ci manca il tempo e ci è mancata la pazienza.

Mentre i liberatori cannoneggiavano Bagdad c’è stato un altro brutto episodio, che oggi si tende a dimenticare: il referendum sull’articolo 18. Una campagna a perdere, fatta anche con l’intento di dividere un po’ di sinistra e di emarginare il Sig. Cofferati: cosa che è puntualmente avvenuta. Dopodiché, di articolo 18 non ha parlato più nessuno. Ma molti, non si sa perché, si sono guastati in bocca. Guardacaso gli storici litigi, le furenti lettere di dimissione, le polemiche, etc… sono accaduti proprio nei mesi successivi. Se vi devo dire chi ha iniziato e perché, non me lo ricordo, e neanche me lo voglio ricordare. Viste da un attivista lontano tutti questi distinguo sembravano solo un momento dell’eterno oscillare galileiano: collasso, riflusso, scazzi interni per questioni personali, risucchio, flop.
In controluce, la minaccia dei “professionisti della politica”: quelli che mentre tu sgobbi tramano alle spalle, e poi quando non ne poi più e senti il richiamo del privato, si aggrappano al posto di comando e non lo lasciano più. Ma le cose sono davvero così? Non sarà, semplicemente, che certe persone hanno più capacità di altre, più flessibilità di altre, più idee di altre (anche perché magari hanno più esperienza di altre)? Ma la meritocrazia è proprio vietata? E non è un po’ colpa nostra, se a un certo punto ci siamo sentiti stanchi e abbiamo iniziato a delegare? Quanto abbiamo odiato questa parola, delegare. Ma credevamo davvero di poterne fare a meno?

La questione è aperta. Tutte le questioni sono aperte. E nei tempi lunghi saremo tutti morti, lo so perché lo ha detto un economista. Ma nel frattempo, non è una consolazione sapere di avere avuto ragione su Parmalat, su Cirio, sulla speculazione finanziaria, sul WTO? No. No, perché tutto quello che è successo io l’ho capito al 10%. Perché non ho studiato. Me lo diceva sempre la prof, sì, Ognibene, tu sei bravino, però studia. E io niente. Ma da domani…

Guardo l’orologio. Oggi è già domani. Sei ore alla sveglia. E poi dieci ore. Dieci. Come se fosse normale. È la mia vita. È così. Non riuscirò mai a studiare, è inutile.
Poi ci ripenso. Se non riesco a studiare, è perché devo lavorare. Una volta si chiamava alienazione. Ed è un problema esistenziale ed economico. Se togli la mia esistenza, che interessa solo a me, ti resta solo il problema economico. L’associazione che cerca di interpretare il mondo come un problema economico è Attac. È la mia associazione. Domani vado a Grottammare.
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L’anno prossimo a Ponte Alto

Terza e ultima

Settembre, a Modena, è l’unico mese che valga la pena. Poi ci saranno le nebbie, le piogge, qualche nevicata, e poi improvvisamente il sole, il sudore, i finestrini aperti su polline e micropolveri, le zanzare e l’afa, e tutti al mare. Non ci fosse questo terrazzino sull’autunno, dove vengono le ragazze vestite di bianco per meglio farsi valutare l’abbronzatura, e il lavoro di rassodamento ai fianchi, non ci fosse un po’ di Festival per farsi il riassunto su chi si è diventati, dove si abita, e con chi, e perché, e quanto al mese e per quanti mesi. Non ci fosse tutto questo si potrebbe anche piantar baracca e burattini e andare dovunque, ché la val Padana non sembra esser stata progettata per noi: per le zanzare, forse (o per le nutrie).
Io poi col secolo nuovo avevo un sacco di cose da dire a un sacco di gente: che adesso abitavo in centro a Modena, e lavoravo, lavoravo anche parecchio, con un contratto a tempo indeterminato, ch’è si raro. Così che improvvisamente il volontariato non mi interessava più. Oddio, il mio capo – che aveva uno stand al Festival – ci avrebbe anche tenuto.
“E poi potresti andare a fare qualche serata al Festival, no?”
“Al festival? Fino a mezzanotte?”
“Ma no, alle undici chiudi”.
“Ma poi il giorno dopo vengo a mezzogiorno?”
“Ehm, no, se fai così tu dopo anche tutti gli altri…”
“Ma allora è straordinario, me lo pagate?”
“No, sarebbe volontariato”.
Eeeh?”
“Volontariato!”
“Beh, qualche volta vi verrò a trovare”.

Il lavoro è lavoro e il volontariato non è lavoro, e a chi mi diceva rifacciamo una rivista un gruppo di studio, o semplicemente tiriam mattina con i massimi sistemi e con la birra io rispondevo non ho tempo vado a lavorar. Mi fermai a sentire Luttazzi, risi tutto il tempo e il giorno dopo non mi ricordavo una battuta sola (pare che a molti faccia questo effetto), vidi i Subsonica, gli Almamegretta, la gente che entrava a vedere i Blu Vertigo, con Morgan che tentava lo stage diving e picchiava per terra ingloriosamente (e la Sammi si incazzò col suo ragazzo perché Asia lo aveva inspiegabilmente salutato). Fu un anno di transizione, come tutti. Del resto a esser precisi il secolo iniziava l’anno successivo.

L’anno successivo, appunto.

L’anno successivo mi ritrovavo a sinistra del Partito, parecchio a sinistra del Partito, per uno che era partito da una parrocchia e non gli sembrava di essersi mosso granché. Allora forse si era spostato il Partito, no?
Tornare da Genova, con le sirene nei timpani, e trovare tra un paio di Megan Gale quel cartello pubblicitario fu come il colpo di grazia. Noi ci si faceva massacrare per strada e il partito restava in casa a fare marketing. Ero molto incazzato, e quando sono incazzato scrivo (riuscite a immaginarvi quanto io sia incazzato?)
Scrissi un pezzo che, a detta di chi se ne intende, è ancora uno dei migliori. La lesse pure mio fratello e rise molto. Un giorno eravamo in macchina assieme – stavamo andando al matrimonio di Virus (che non si ricorda più di essersi mai chiamato Virus) – e passammo sotto quel cartello. “Non dire niente”, mi disse. “So già la storia”. Scrivendo molto non mi restavano poi parecchie cose da dire.
Io sapevo che prima o poi mio fratello l’avrei visto, allo Spazio Giovani, stavo abituandomi all’idea. C’era abbastanza Spazio Giovani per tutti e due? Dovevo farmi da parte?

Per il momento andavo ai concerti (gli Stereolab! Ma l’acustica era pessima) e stavo dietro il banchetto di Attac. C’eravamo presi la nostra posizione e non la mollavamo. In un mese avevamo già stampato cinque quaderni di lavoro, vendevamo magliette, tessevamo una trama di studenti, insegnanti, operai più o meno specializzati. Chiesi al mio capo uno spazio dello stand per proiettare un paio di filmati di Genova, uno coi manifestanti pacifici e l’altro coi manifestanti tumefatti. Non facevamo che guardare spezzoni di Genova, e in sottofondo, onnipresente, Manu Chao, neanche più musica, fruscio. Dovevamo convertire il Partito che il 21 luglio ci aveva lasciati soli. Eravamo in tanti, l’assemblea era prevista per la sera dell’11.

Quando su un tavolo di biliardo una boccia colpisce un’altra, trasferisce su di lei gran parte della sua energia cinetica. La boccia che era immobile schizza via. La boccia che correva si ferma di colpo. Ma se potessimo rallentare come in un filmato, scopriremmo che c’è un istante in cui le due bocce sono ferme, immobili, e l’energia cinetica è trattenuta da qualche parte. La collisione c’è già stata, ma le reazione non ancora. L’11 settembre ci sentivamo così. Venivamo da Genova, andavamo forte, siamo andati a sbattere contro questa cosa enorme. E sapevamo già che non ci saremmo più mossi, e che anche questa cosa enorme in breve sarebbe schizzata via, per la sua rovinosa strada: ma intanto eravamo lì, a bocce ferme, disperati e impazienti. Allo Spazio Giovani avevano montato il maxischermo, così arrivando alla spicciolata sentimmo per la prima volta la voce di Bruno Vespa nel sacrario. E in un momento in cui non ci si capiva nulla, ma davvero nulla, e le stime sui morti variavano dai cinquecento ai cinquantamila, il Ministro Claudio Scajola seppe fornirne la cifra precisa, “da fonte certa, americana”. Quell’uomo era un fenomeno, anzi è.

Tornai a casa, misi su rai 3 e passai la notte sul divano. Nulla sarebbe stato come prima, come si dice in questi casi.

L’anno dopo c’era la guerra e io ero esausto. Cambiare lavoro, raccogliere tremila firme, protestare contro l’Afganistan e l’articolo 18, incontrare la donna della propria vita, sono cose che stancano. In libreria ci sono i soliti fumetti, è inutile che ristampino Moebius, lo so a memoria. C’è una mostra di Wharol, ma quanto tempo ci puoi mettere a guardare una mostra di Wharol? Dieci minuti per leggere la presentazione e tre minuti per un’occhiata ai vasetti Campbell. Al banchetto del Forum Sociale ci andavo per inerzia. Proiettavo l’ennesima videocassetta su Genova (e la gente continuava a fermarsi, sconvolta). Volevo prepararmi sul WTO, lessi tutto il libro di Susan George che in seguito, purtroppo, dimenticai.
Di fronte c’era l’Associazione Italia-Cuba, con le eterne magliette del Che. Il giorno della manifestazione per la pace, spuntò il cartello: magliette della pace.
Lì sotto, sulla riva del lago, c’era lo spazio Giovani, ma io non volevo più andarci, e avevo ragione. C’è gente davvero giovane lì sotto. Una sera stavamo facendo capannello quando non passa un fighetto totalmente stonato con un gavettone di birra? Ed eccoci qui, un architetto, un professore di italiano, un dottorando in filosofia e un avvocato, fradici di birra. Eravamo molto incazzati, in ispecie Johnny, che certe cose ai suoi amici non le può tollerare (lo tenemmo fermo in sei).
“Ti portiamo a casa, eh?”
Verso il parcheggio, sull’argine del laghetto artificiale, quasi inciampiamo in un culetto roseo, sbocciato da un paio di jeans sbottonati.
“Ehi, ma qui c’è un culo!”
“Se guardi bene, non è da solo”.
“Ma che ci fanno lì? Si sono addormentati?”
“Oppure se la prendono comoda”.
“Che roba però, ‘sti giovani”.
“Sfacciati, proprio, eh?”
“Ma figurati se noi alla loro età”.


Sulla strada di casa sorpassiamo il fighetto a piedi con la macchina, il suo fuoristrada ha spianato il guard-rail.

Quest’anno qualcosa è cambiato.
Hanno fermato Tom fuori dal parcheggio custodito: si era fatto un paio di birre. Palloncino, patente ritirata (da dieci giorni a sei mesi, vedremo), dieci punti in meno, mille euro di multa.
Ho la sensazione che nulla sarà come prima.

Per il resto, mi tengo la smorfia dell’anno scorso, ma non sono più esausto, sono solo scocciato. Non faccio banchetti, volontariato non mi ricordo più cosa sia, le ragazze carine sono tutte sistemate, ballare non se ne parla, birra è meglio berne poca. Giusto per vedere Cofferati, che l’anno prima non sarebbe mai entrato in politica, e quest’anno non desiderava altro che prender la cittadinanza a Bologna. La verità è che ho poca voglia di uscire, non sono più abituato a tanta gente nello stesso posto. E poi una volta ero solo, autonomo, parcheggiavo, bevevo qualcosa, un’occhiata in libreria e fine. Ora devo salutare cento persone e tutte mi chiederanno come va col lavoro, e qui dovrò iniziare cento discorsi un po’ complessi.
“Non sarà che comincia a starti stretta, Modena?”
“No, lo escludo. È che… Lo escludo”.
“Cosa prendi?”
“Una bud”.
“Ih, ih, ih”.
“Che c’è?”
“Si pronuncia bad, ignorante”.
“Lo so. Però io dico bud. Problemi?”
“Eeeeh, che carattere”.
“Sei tu che rompi le palle, scusa”.
“Com’è andata al mare?”
“Di merda. E te?”
“E il lavoro, come va?”
“A puttane grazie”.
“Ma quella rivista che facevi…”
“Chiuse tutte le riviste”.
“E quella brunetta che stava in casa con te, sai che a me piaceva…”
“Tornatataranto”.
“Ah… cambiando argomento”.
“Ecco”.
“Quest’anno è uno schifo, non c’è neanche un concerto”
“Ma non direi, stasera è pieno”
“Sì, Irene Grandi lo chiami un concerto. È roba da ragazzini”.
“Infatti”.
“Ma tu cosa ascolti, adesso?”
“Non lo so”.
“Io ho preso il live di Manu Chao, carichissimo! Te lo presto?”
“Magari un’altra volta”.

Ora mi rendo conto che ho raccontato quindici anni di Festival dell’Unità di Modena senza quasi parlare del Partito. Che ha cambiato due nomi, due quotidiani e quattro segretari, due volte nella polvere e una volta al governo. Che a Roma ha perso soldi a palate, mentre qui la gente si dava da fare a friggere piadine e a bollire tortelloni, polverizzando record d’incasso, e poi buttando tutto via per quel lotto di terra a Ponte Alto che alla fine non valeva neanche la pena.
Allora spiegherò una cosa: per me, e forse non solo per me, il Partito è come la parrocchia. È un’istituzione che non va presa troppo sul serio, però allo stesso tempo non la si può prendere in giro, ci vuole rispetto. Non per i preti, che vanno e vengono e di solito non hanno niente di nuovo da dire, ma perché c’è gente che ci ha lavorato, e gratis, e non per un volontariato di un anno o due, ma per una vita.
Voi cosa sapete delle parrocchie? Quello che dice il Papa, o Ruini? Non ne sapete niente. Cosa sapete del Partito? Quel che dice Fassino? Fassino non è nessuno senza la gente che lo sta ad ascoltare. Ed è quella gente che monta gli stand e serve ai ristoranti, e si siede per due ore ad ascoltare il nuovo segretario, e ogni anno ce n’è qualcuno in meno. Quando non ce ne saranno più pianteremo baracca e burattini e ce ne andremo via, perché la val Padana non è degna di essere popolata. Io a quindici anni ero una tabula rasa, se qualcuno mi avesse detto: tiriamo sassi da un cavalcavia, ci sarei andato. Se mi avessero dato una mazza in mano, sarei entrato in uno stadio con quella mazza in mano. Ma c’era una parrocchia, c’erano festival all’aperto, città finte di compensato in cui la gente passeggiava tranquilla e nessuno mi chiedeva chi ero e da dove venivo. Voi l’avete un posto così, nelle vostre smaglianti città? A Modena un posto così c’è, e lo hanno fatto i comunisti, che adesso si chiamano diessini. Per questo andrebbero giudicati, non per le loro idee sballate o per le loro strategie ancora più sballate. Per il loro lavoro, per la loro serenità, per la loro accoglienza. C’erano librerie e i concerti, e banchi del bar, e qualcuno mi chiese di fare il Delegato Letteratura, e tutto è iniziato da lì. E tutto questo mi è stato dato gratis, e il meno che io possa fare è dire: grazie. Mi dispiace per chi non c’è più, ma io ci sono, e ci sono anche grazie a voi.
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Nessuno gli vuole bene 2
10 mesi dopo...(6 marzo '02)

(premessa doverosa: non l’ho visto in tv, non ho potuto. Ma ho fiducia nei virgolettati della Repubblica).

C’è una cosa di cui bisogna dare atto a D’Alema: lui non è quel tipo di persona che vuol fare il simpatico a tutti i costi, no.

I movimenti sono importanti, ma non sono un fatto epocale. Firenze? Anche a noi è capitato di stare fino all'una di notte in un'assemblea, molte volte. E nessuno ha il monopolio delle passioni.

La tesi di questo pezzo è banale: D’Alema è una persona antipatica. Mi rendo conto che il travaglio della Sinistra meriterebbe ben più acute riflessioni, ma a volte bisogna anche attentarsi a dire che il re è nudo, putacaso qualcuno non se ne fosse accorto. D’Alema non è nudo: però è antipatico. Liberissimo di esserlo. Ma forse le persone antipatiche non dovrebbero fare politica.

Qui non è in discussione il suo pensiero politico. Ma anche le idee migliori servono ben poco, in mano alla persona sbagliata. In questi giorni ho sentito dire fino alla nausea frasi che iniziavano con “Cofferati” e finivano con “cuore-della-gente”: “Cofferati sa parlare al cuore della gente”, “Cofferati sa scaldare il cuore”, ecc., un frasario da Tamaro prestata alla politica. Ora, senza dubbio l’uomo ha le sue qualità, non si diventa leader sindacali per caso. Ma io credo che a questo punto chiunque sarebbe in grado di vincere un duello di simpatia con D’Alema.
E siccome anche lui lo sa – non è uno stupido – mi chiedo come abbia potuto acconsentire a un duello del genere. Se Cofferati ha critiche da fare ai dirigenti DS, il suo avversario naturale è Fassino. D’Alema dovrebbe mantenersi al di sopra delle parti, come si conviene al Presidente del partito. Ma lui non si stanca di ripetere che la carica di Presidente serve a poco o nulla. Il che, oltre a denotare uno scarso rispetto nei confronti delle istituzioni del suo Partito, è anche scarsamente credibile, da parte sua.
Per quella poltrona di presidente, infatti, D’Alema ha brigato parecchio. Non se n’è staccato nemmeno quando, dopo il disastro elettorale, tutti i dirigenti si sono dimessi. Sempre per il motivo che “tanto il Presidente serve a poco”, e quindi se ne sobbarcava lui…

Mi dispiace che Cofferati sia in collegamento da Milano, mi sarebbe piaciuto guardarlo negli occhi. Lo so che lavora alla Pirelli, ma anche noi lavoriamo.

D’Alema forse ignora (ma come fa?) qual è la percezione che l’italiano medio ha del Parlamento: un convitto di allegri scrocconi, insaziabili, di una certa età. Non si sarà mai accorto delle voci che girano su internet e nei bar, sui mille privilegi, gli stipendi continuamente ritoccati verso l’alto, gli aerei e i cinema gratis. Non ha mai fatto caso a certe battute sulle sue barche, sui suoi cuochi, sul suo paio di scarpe da un milione.
Ha visto coi suoi occhi una buona parte dei suoi colleghi franare nelle crepe di Tangentopoli. Ha visto un imprenditore digiuno di politica metter su un partito e vincere le elezioni in quattro mesi.
Tutto questo avrebbe dovuto insegnargli qualcosa. E invece no.

Cofferati, che ha visto le stesse cose, ha avuto il buon senso di non farsi cooptare nel ceto politico, di tornare nel mondo del lavoro, almeno simbolicamente. Diciamo la verità, da Cincinnato avrà fatto sì e no un mese: ma gli è bastato per conquistarsi una popolarità e un credito notevoli.
Io non credo che non ci sia un solo lavoratore italiano, che, alle nove di sera, sentendo D’Alema dire “anche noi lavoriamo” non abbia sentito dalle sue viscere nascere un pensiero: “ma quale lavoro, D’Alema, se non hai mai fatto un cazzo in tutta la tua vita”. Concetto discutibile, ma alle viscere non si comanda. Per l’ennesima volta: ma come si fa a dire cose del genere? O meglio: come si fa a dire cose del genere e nel frattempo considerarsi un grande comunicatore politico? Mistero (doloroso).

Sottovaluti il nostro mondo, non siamo burocrati. E nel vecchio Pci è capitato tante volte che un dirigente scaldasse il cuore, facesse piangere la gente con un discorso, ma non per questo sono diventati segretari del partito.

In questa frase ci sono tre gravi errori politici. Riuscite a trovarli?
1) Al giorno d’oggi non è educato dichiararsi nostalgici del “vecchio Pci”. (Soprattutto da parte di chi si è dato da fare per metterlo in pensione).
2) Continuiamo pure a parlare della “gente”, la povera “gente” che ama “scaldarsi il cuore” e “piangere” per un discorso. Lamentiamoci poi se la stessa gente ci considera dei freddi burocrati…
3) Chi è che vuole diventare segretario del parito? Cofferati? Ne ha mai parlato? A metter troppo avanti le mani si rischia di cadere.

“Sì, magari non sarà un grande comunicatore, ma ha altre doti: è un fine stratega, per esempio”.
Dissento. Mi pare che pochi politici italiani, messi alla prova, abbiano commesso tanti errori di strategia. Dalla Cosa2, alla Bicamerale, all’idea sciagurata di sostituire Prodi, alle sue sconcertanti scommesse con Berlusconi: “se tu fai meno voti di me alle amministrative ti dimetti da Presidente del Consiglio, ok?” “Ok!”
Se io, se noi avessimo fatto sul nostro posto di lavoro la metà degli errori tattici commessi da D’Alema, oggi saremmo a casa, con o senza l’articolo 18. Perché D’Alema è ancora lì?
Semplice: perché lui chiede scusa. Ogni tanto rilascia un’intervista e dice: quella volta mi sono sbagliato. Quell’errore non lo ripeterò.
Nessuno osa spiegargli che, a un certo livello di professionalità, non dovrebbero esistere seconde possibilità. Che la politica è un mestiere disumano, dove ci si gioca la faccia a ogni gradino. Almeno, per gli altri è così. Ma per lui?

Quando ebbe la brillante idea di rifondare il PDS, a 5 anni dalla nascita, D’Alema sapeva che in quella rifondazione si giocava la faccia; che in caso di fallimento avrebbe pagato in prima persona. E invece no. Il PDS è abortito nei DS: il vertice si è rimpastato, la base non ha capito, un flop conclamato. Colpa di D’Alema? No. Colpa dei colleghi invidiosi che non lo hanno compreso.

Quando ebbe l’idea balzana di farsi nominare segretario della Bicamerale, D’Alema sapeva di correre due grossi rischi: svendere la Costituzione a Berlusconi, o partorire un altro bel nulla. Sapeva che, in entrambi i casi, era in gioco la sua credibilità. Com’è andata a finire? Un disastro.
A quel punto chiunque altro si sarebbe pre-pensionato. Lui no. È ancora lì che parla di riforme. Che importa se Berlusconi non è credibile, spiega, anche l’Ulivo deve fare le sue proposte. Come spiegargli che, a questo punto, lui stesso non è molto più credibile di Berlusconi?

Infine, i fatti parlano: dal suo governo in poi, i DS hanno perso quasi tutte le elezioni. Sono ai minimi storici.
Ma D’Alema, sulla “Repubblica” di domenica, spiega che le elezioni, lui, non le ha nemmeno perse, perché a Gallipoli ha fatto un ottimo score: Io, Fassino, gli altri esponenti della maggioranza saremmo i perdenti! Ma i perdenti sono i Folena, i Mussi, candidato a Milano, mentre io facevo una durissima campagna elettorale a Gallipoli!

Ecco un’altra frase a cui non mi riuscirebbe di replicare civilmente. Per quanto mi sforzi di trovare argomenti educati (il problema non è a Gallipoli, ma il dato nazionale, le responsabilità dei vertici del partito e del governo, ecc.), c’è qualcosa in me che finisce per sbottare: ma perché allora non ti trovi un bell’ufficio da assessore a Gallipoli e non ti cavi fuori dai coglioni?

Mi rendo conto di scadere nel qualunquismo, e me ne scuso, ma credo anche che il qualunquismo di una nazione sia direttamente proporzionale all’antipatia della classe dirigente.
E lo dico perché ho sempre avuto la sensazione che in Italia, se ci fu una rivoluzione, fu una rivoluzione qualunquista, che dieci anni fa culminò con un assedio al grand hotel che era la residenza invernale di Bettino Craxi. Ora, Craxi ne aveva fatte di cotte e di crude. Ma se si fosse trattato solo di qualche conto in Svizzera, lo avremmo sopportato. No. Quello che ci fece sbottare fu l’antipatia. Bettino Craxi era un politico intelligente, ma arrogante, supponente, antipatico.
Morì in esilio, indignato e incredulo di aver pagato per tutti. Senza capire quale gran disgrazia sia, per un politico, l’antipatia.
Credo che il suo caso avrebbe dovuto insegnare qualcosa a qualcuno. Ma no, no, niente, mai niente, è inutile.
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Sì, credo di essere l’ultimo a parlare della manifestazione di Roma, e di non avere veramente niente di originale da aggiungere. Del resto sono arrivato a cose fatte, quando in stazione Termini tutti ripiegavano già gli striscioni. Tutto dev’esser stato molto bello, rapido e indolore.

Ne ho approfittato per vedere un po’ di romani, la Pizia ovviamente, Ludik, che tutto il tempo mi ha guardato strano, hai presente quell’aria da “su internet sembrava più alto”. E poi la Jena, e Wile, che ahimè, è un ragazzo simpatico. Proprio quello che ho sempre temuto. Ora che l’ho visto negli occhi, il mio target del ceto medio brontolone, non potrò più insultarlo tutto tempo, certi post insolenti scritti giusto per vedere come reagiva non mi usciranno più, mi dispiace.

Ho visto anche un po’ di Roma che, come tutte le capitali, mi è sembrata piccola.
MONTECITORIO
“Ehi, a Modena abbiamo un palazzo uguale, solo un po’ più grande”.
SAN PIETRO
“Ci si arriva in macchina? Sul serio? La domenica pomeriggio?”
“Ma il baldacchino di Bernini è sempre quello? L’ultima volta era più alto!”.(L’ultima volta è stata nel 1983).
“Certo che a misure di sicurezza stiamo indietro, il Muro del Pianto è tutt’un’altra cosa”.

Difficile trovare giornali (decenti).
“La Repubblica c’è?”
“Tutto finito. La repubblica, il manifesto, l’unità. Son tutti comunisti stamattina”.

Sulla repubblica, il manifesto, l’unità, si parlerà della “più grande manifestazione italiana del dopoguerra”. Ora, io è da una settimana che mi chiedo: ma prima della guerra c’erano manifestazioni più grandi? Onestamente non lo so, ma dubito. Le adunate in Piazza Venezia? Mah, ci sono stato in piazza Venezia, niente di che (a Modena sicuramente c’è uno spiazzo più grande). Perciò penso che si potrebbe concludere che è stata la manifestazione più grande della storia d’Italia – ma siccome in Italia si manifesta notoriamente più che in ogni altro Paese d’Europa, potremmo concludere senza troppo esagerare che è stata la più grande manifestazione europea della Storia. E l’ha fatta la CGIL: beh, complimenti. Per l’articolo 18? Sicuri?

Sulla repubblica (che mi poi mi presterà Ludik) Scalfari scrive di un’“immensa forza tranquilla”. È una definizione che mi piace molto, mi piace l’idea di essere anch’io nel mio piccolo immenso, forte e (soprattutto) tranquillo. Quella tranquillità che manca ai vari leader della sinistra istituzionale, che da anni giocano di rimessa e replicano istericamente a qualsiasi cazzata venga in mente di dichiarare a Berlusconi. Quelli che magari in buona fede hanno accettato che bruno vespa diventasse il maestro di cerimonia della politica italiana. La stessa tranquillità che manca anche ai presunti rappresentanti del presunto Movimento dei movimenti, magari per una questione caratteriale, magari perché dopo tutti questi mesi di Movimento gli servirebbe una buona dormita. Ma com’è possibile essere tranquilli in un movimento che vive di emergenze?

Cofferati ha uno stile diverso, e si sente, e si è sempre sentito. Forse è vero che ormai fa politica, ma almeno la sa fare. Sa aspettare (e dio sa quanto l’hanno tirata in lungo, governo e sindacato, questa storia dell’articolo 18). Sa ancora pesare una dichiarazione, sa mantenere la calma, sa che non ci si può indignare ogni cinque minuti, sa quando e come dire basta, e sa rischiare – un’arte, quest’ultima che si era persa. Cofferati ha fatto perdere la calma a Berlusconi. Cofferati, a dire il vero, e altri due, tre milioni di persone. Più io, che, ci tengo a dirlo, Presidente, ho prenotato due pendolini coi soldi miei. E non sono colluso con nessuno, un po’ estremista magari, ma tranquillo. Ogni tanto fa bene una bella gita, vedere amici diversi, farsi una buona dormita. La tranquillità, sapete, può essere un'arma. Probabilmente è l’unica che abbiamo.
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