Perché i cristiani non ammazzano gli abortisti (quasi mai)?

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Se ci pensate, è curioso.

Un tizio negli USA entra in una clinica dove si programmano aborti, e si mette a sparare; uccide un po' di personale medico ma da noi non fa quasi notizia. D'altro canto in Kenya hanno ammazzato una cooperante italiana, in Turchia un avvocato dei curdi, è un periodo difficile. Ci sono apprezzabili motivi storici e geografici per cui oggi in Italia possiamo aver paura più del terrorismo di matrice islamica che di quello antiabortista che da noi per ora non esiste. Peraltro, chi volesse approfittare di un fatto tanto estremo per attaccare gli antiabortisti italiani, si tirerebbe la zappa sui piedi: per quanto sia gente odiosa, non va in giro a sparare a medici o infermieri.


A me però un giorno piacerebbe discutere proprio di questo: perché gli abortisti italiani non vanno in una clinica e fanno una strage? Non per polemica, credo che sia una domanda interessante e meno retorica di quanto potrebbe sembrare.

Credo che ogni religione abbia una sua logica, che funziona magari solo se la osservi dall'interno - il che significa, per esempio, che in teoria potresti catechizzare un robot. Ma appunto, se a un robot spieghi che

1. La vita ha inizio dal concepimento
2. A chi muore prima del battesimo è negata la grazia di Dio, e di conseguenza il paradiso

"Genocidio o scelta?"
Questo robot non potrebbe che dedurne che ammazzare i medici abortisti è cosa buona e giusta, così come sarebbe stata cosa buona e giusta ammazzare Hitler prima che iniziasse a sterminare disabili, ebrei, rom, eccetera. Lasciatemi per una volta usare proprio il consuntissimo paragone col fuehrer, perché i numeri me lo consentono; se crediamo che la vita abbia inizio dal concepimento (e i cristiani ci credono!) quello che i parlamenti di tutto l'occidente hanno progressivamente legalizzato dal dopoguerra in poi è un vero e proprio sterminio di massa, degno di figurare accanto a quelli più o meno professionalmente organizzati da Mao o Stalin o altri.

Per il cristiano però l'aborto è ancora più grave: non soltanto strappa alle sue vittime la vita terrena (una proprietà, per i cristiani, trascurabile), ma pregiudica anche la felicità nella vera vita, quella eterna. Non è solo un infanticidio di massa - che già sarebbe grave - ma è uno sterminio di anime. Anche se su quest'ultimo punto si annida un po' di provvidenziale bruma teologica. Forse la decisione del penultimo papa di eliminare l'"ipotesi" del Limbo nasce proprio dalla volontà di stemperare i toni: si trattava di una regione liminare dell'inferno dove i bambini non battezzati bruciavano a fuoco lentissimo ("damnatione omnium mitissima", diceva Agostino), ma comunque bruciavano. Io a una cosa del genere mi rifiuterei di credere, ma se ci credessi non avrei alternative a farmi esplodere in un consultorio: come potrei sopportare di convivere con un'umanità che permette che dei bambini non nati brucino in eterno? Se però decidiamo di non porre limiti alla misericordia di Dio, il pensiero dell'infanticidio diventa un po' più sopportabile. Ma pur sempre infanticidio resta.


Ecco, quando discutiamo del cosiddetto "islam moderato", e ci sembra una contraddizione in termini, (come si possono "moderare" certi dettami del Corano?) forse potremmo fare un confronto con una situazione del genere: uno dei principi più strenuamente difesi dal cattolicesimo moderno - non quello medievale, tomista, no: quello post-conciliare - è la sacralità della vita dal concepimento. È un principio che non ha nulla di "moderato", il famoso "valore non negoziabile": chi abortisce è un'assassina, chi l'aiuta è complice di strage. La "moderazione" non interviene sul piano ideologico, ma su quello pragmatico. Cioè, nella teoria un cattolico non può non pensare che Emma Bonino sia una stragista dichiarata. Nella pratica, se la incontra in chiesa durante un rito funebre non si sbigottisce; addirittura può domandarsi come mai non la facciano salire sul pulpito per dire due parole. Questa ci sembra "moderazione", ci sembra "buon senso", ma se fossimo un po' più estranei alla situazione potremmo anche chiamarla "doppiezza", o "ipocrisia". Come quando accusiamo i rappresentanti dell'"Islam moderato" di non raccontarcela giusta, di fingere di non vedere i passi più violenti del Corano che pure sono attualmente messi in pratica nelle teocrazie e nelle repubbliche islamiche.

Quando poi capita che un tizio entri armato in un consultorio e faccia fuoco su dei dottori, lo chiamiamo "matto". Non ci attraversa nemmeno per un istante l'idea di accusare il Papa, o qualche pastore protestante, di averlo ispirato. Eppure.
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La festa dei feti

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Era ieri, Santi Martiri Innocenti. Martiri di che? Di Erode?


Ma siamo tutti un po' Erodi dentro, in Italia dal 1978. E ancor di più dal 2007, quando Benedetto XVI ha chiuso il Limbo. Se ne parla sul Post, speriamo bene.

28 dicembre - Santi Martiri Innocenti (1-1).


Racconta Matteo nel suo Vangelo (2,1-16) di come Erode, all'arrivo dei Magi a Gerusalemme,  cascasse dalle nuvole: cercano un bambino? Che da grande farà il re dei Giudei? Interessante. Provate a cercare a Betlemme, secondo i miei scribi potrebbe trovarsi là. Andate, andate, però poi se lo trovate venite a dirmelo che interessa anche a me, il futuro re dei Giudei. I Magi vanno e trovano effettivamente Gesù, ma vengono avvertiti in sogno di non ripassare da Gerusalemme, ché quell'Erode - se proprio non l'hanno capito da soli - non è animato da buone intenzioni. E infatti quando Erode si rende conto del bidone, fa spallucce e decide di massacrare tutti i bambini di Betlemme e dintorni sotto i due anni. Una strage?

Per più di mille anni i pittori la descrissero così, trasferendo spesso sulla tela il ricordo dei massacri di cui erano stati testimoni (assolutamente da brividi, per esempio, Bruegel il Vecchio, che invece della solita montagnola di bambolotti sgozzati mostra un drappello di mercenari che devasta un villaggio, e tu sai, lo capisci benissimo, che Bruegel il Vecchio quei mercenari li ha visti davvero da giovane, in azione). Negli ultimi secoli tuttavia si comincia a minimizzare, una strage, via, quanti bambini sotto i due anni vuoi che ci fossero a Betlemme, il capoluogo più piccolo della Giudea? Secondo Giuseppe Ricciotti più o meno una ventina, meno delle vittime di una banale influenza stagionale in quei millenni senza paracetamolo. Insomma, sì, una strage, però una come tante, niente di eccezionale.

Non è come credete, non c'è nessun complotto massonico o giudaico in corso per rivalutare la figura di Erode il Grande, che - su questo giudei e gentili sono concordi - era soprattutto un grande pezzo di merda. Per prima cosa non era ebreo, ma idumeo: la differenza è sottile, ma in sostanza non poteva che essere detestato dai giudei di Gerusalemme e in particolare dal partito fariseo, il Likud del tempo. In compenso era sostenuto dai Romani, sì, ma erano tempi difficili anche per i collaborazionisti: Cesare batte Pompeo e allora ti metti con Cesare, poi lui muore e ti metti con Marco Antonio, ma in Egitto c'è Cleopatra che vuole farti fuori e ci riesce quasi, poi ad Azio Marco Antonio e Cleopatra vanno a picco e tocca farsi amico Ottaviano. Nel frattempo ci sono i Parti che spingono da Est, gli Arabi da sud. I figli da strangolare prima che diventino troppo ambiziosi. E un terremoto. Mancava giusto un Re bambino in una mangiatoia. No, per essere riuscito a regnare per più di trent'anni in quella terra di matti, Erode doveva essere davvero un grande stronzo. Su questo le fonti (che poi si riducono a Flavio Giuseppe, ebreo latinizzato) concordano. A Roma i cesari si raccontavano barzellette: preferiresti essere il figlio di Erode o il suo maiale? Preferirei essere il maiale, almeno sarei sicuro che non mi mangerebbe, ah ah, che antisemiti quegli antichi Romani (continua...)

Insomma, nessuno vuole bene a Erode. Quando morì, per essere sicuro che si piangesse al funerale, fece rinchiudere un po' di giudei importanti in un ippodromo e ne ordinò il massacro. Flavio Giuseppe ci racconta cose del genere, abbastanza inverosimili, ma che ci fanno capire quanto poco gli fosse simpatico: com'è possibile che si dimentichi invece un episodio succoso come la strage degli innocenti di Betlemme? I casi sono due: o Matteo si è inventato tutto (scopiazzando per altro una leggenda rabbinica sull'infanzia di Mosè, in cui l'orco ammazzabambini era il Faraone)... o la strage degli innocenti doveva essere passata inosservata: una stragetta, via, un eccidio. Vogliamo dire una dozzina di neonati? Comunque abbastanza per comporre un quadro agghiacciante. Il capolavoro resta quello di Guido Reni (lo trovate alla pinacoteca di Bologna) la composizione triangolare dovrebbe avere ispirato Guernica.

Ma stanotte ho scoperto altre due perle: un Duccio di Boninsegna davvero struggente, con le madri dolenti che abbracciano i bambolotti insanguinati. Ecco da Duccio non me lo sarei mai immaginato, per me è sempre stato uno di quei senesi ieratici e antipatici, e invece la sua strage è triste davvero, piangono anche gli assassini. E poi sul Sacro Monte di Varallo, che è una specie di Terrasanta in Miniatura, c'è una composizione di terracotta del Cinquecento con dei soldati ad altezza naturale che conficcano delle spade vere in neonati a grandezza naturale, e in un angolo sul trono c'è pure il lascivo re Erode che approva: ho visto solo una foto, ma il risultato ha un che di morboso che lo rende inquietante. È vero che mi emoziono con poco, ultimamente.

La festa degli Innocenti era, nei secoli passati, un piccolo bis del Natale, in cui si praticava un simpatico rito purtroppo messo da parte nell'ultimo Concilio: presbiteri e diaconi scambiavano i loro seggi coi chierichetti, in pratica la Messa la dicevano i bambini. L'orrore della strage veniva ampiamente superato dall'immediata santificazione dei neonati. In realtà ci sarebbe un problema teologico: come fanno quei coetanei di Gesù a salire subito in cielo, se nessuno li ha battezzati? Non portano con sé il peccato originale, quello di Eva e Adamo? Naturalmente c'è sempre la scappatoia: quando Gesù passa dal regno dei morti a prelevare i patriarchi, può anche aver prelevato questa ventina scarsa di neonati frignanti. A vederla da questo punto di vista, morire neonati ammazzati da una guardia di Erode si rivela un autentico colpo di fortuna: tre chilometri più in là magari si moriva di lebbra e si finiva all'inferno senza condizionale... o no? Dove finiscono i bambini non battezzati?


Annoso problema, che tormentò più di un padre della Chiesa. Sappiamo tutti come veniva risolto più o meno ai tempi di Dante: gli innocenti non battezzati (ma anche gli uomini savi e virtuosi vissuti prima di Giovanni Battista e di Gesù) finivano nel Limbo, un'oltretomba a parte: né paradiso né purgatorio né inferno, anche se Dante per una questione di ordine la infila in quest'ultimo, ma in una sezione priva di supplizi di sorta. In pratica è l'Ade greco-romana, un non-luogo di ombre dove non si è né felici né tristi, perché in sostanza non si vive. Come soluzione non era forse il massimo dell'eleganza, ma salvava capra (l'importanza assoluta del battesimo) e cavoli (che razza di Dio ti sprofonda nell'inferno perché un tuo avo ha mangiato una mela di nascosto?) Il limbo tuttavia non è mai stato un dogma ma, come abbiamo saputo solo di recente, un'ipotesi, mai particolarmente apprezzata dal cardinale Ratzinger e respinta definitivamente nel 2007 sotto Papa Benedetto XVI da una Commissione Teologica Internazionale nel documento "La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo":
...vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza Battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna, sebbene su questo problema non ci sia un insegnamento esplicito della Rivelazione.
La mossa di Benedetto XVI, oltre a spalancare le porte del paradiso cattolico a una moltitudine immensa di morti di parto, crea la cornice per la vera strage degli innocenti postmoderna, in confronto alla quale re Erode il Grande non può che apparire un serial killer di provincia: l'Aborto. Esatto, sì, se ogni embrione è Vita e ogni vita senza battesimo è comunque suscettibile di essere introdotta nella beatitudine eterna... i nostri aborti sono già in Paradiso che ci guardano e scuotono la testolina. Non poteva che finire così, la tradizione del limbo mal si conciliava con l'ossessione della Chiesa contemporanea per l'embrione. Gli aborti sono diventati i martiri della legge 194. E il paradiso è molto cambiato.


Non solo è diventato un'enorme nursery - se ammettiamo che i morti di parto siano salvabili, non possiamo immaginare che Dio faccia differenze tra epoche e razze, e quindi dobbiamo pensare a una moltitudine di feti e neonati di ogni etnia, ma perlopiù (statistiche alla mano) indiani e cinesi. Esatto, anche lì. Tu nasci in Italia, ti fai battezzare, ti comporti il meglio che puoi, ricevi tutti i tuoi sacramenti, poi muori e ti ritrovi in mezzo a una moltitudine di monelli orientali che non ha la minima idea di come ha fatto a trovarsi lì, è successo tutto in un attimo, e cos'è questo odore? Pollo al curry? Anche qui? Soprattutto qui? Per l'eternità? Vedi che nel medioevo non avevano tutti i torti, vedi che alla fine quell'ipotesi del limbo aveva un senso. Ma ormai è troppo tardi. La globalizzazione, sì. Anche in paradiso.
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Tutti fuori

Per molti secoli, il Cristianesimo ha riguardato soprattutto la Morte.
Intendo dire che era una religione che faceva il possibile per aiutare i suoi fedeli a convivere con l’idea, terribile e familiare, della morte. Questo mistero che ci portiamo con noi tutti i giorni: perché siamo al mondo se non è per sempre? Quando moriremo? Nessuno lo sa.

I cristiani arrivano dopo millenni di angoscia a proporci una serie di misure difensive. Non sono stati i primi, ma bisogna ammettere che sono stati più bravi di altri. La morte non è che l’inizio, dice il cristiano: prova a immaginartela come un cancello espugnato da Cristo, afferma più o meno San Paolo. Considera la tua povera vita come un investimento. Gesù aveva già accennato con gli apostoli a un Regno dei Cieli, a un Giudizio Universale: i buoni da una parte, i cattivi dall’altra. Se sei buono – o pensi di esserlo – di morire a questo punto ti vien quasi voglia.

E se non sei buono, puoi sempre rimediare con una nobile morte. Da qui il martirio – che esisteva già nel mondo degli eroi, ma col Cristianesimo diventa una manifestazione religiosa. Da qui, inoltre, una serie di manifestazioni esteriori un po’ luttuose (i crocifissi, i teschi, i monaci che ammoniscono: “ricordati che devi morire”) che ultimamente abbiamo un poco accantonato. Perché? Perché questa enfasi sulla morte è passata di moda. Anche tra i cristiani.

Dalla metà del Novecento, in effetti, il Cristianesimo ha iniziato a preoccuparsi soprattutto della Vita. Non di quella eterna, come ci si potrebbe aspettare: no, proprio delle nostre vite effimere ed imperfette. Verrebbe da chiedersi il perché: qualcuno si chiede il perché? Voglio dire, come si spiega che la religione dell’Estrema Unzione è diventata la religione antiabortista per eccellenza?

Qualunque sia il motivo, il Limbo è rimasto fregato nel mezzo. Nel medioevo, in piena ansia per la vita dopo la Morte, il Limbo era stato escogitato per spiegare un’apparente ingiustizia del Sommo Giudice: se solo chi ha ricevuto la Buona Novella è degno di entrare nel Regno dei Cieli, come la mettiamo con le persone oneste e pie che la Buona Novella non l’hanno ricevuta perché sono vissuti prima di Gesù, o in un’altra parte del mondo, o sono morti troppo presto? Come può essere così ingiusto Dio da dare tanta importanza al luogo e al tempo in cui abbiamo vissuto una vita che è solo una percentuale infinitesima dell’Eternità dopo la morte?
Qualche oscuro architetto dell’oltretomba suggerì che doveva esserci nell’inferno una zona dove, pur in assenza di Dio, si stava bene; qualche alto prelato ne parlò, Dante lo sistemò nel suo poema, e da allora il Limbo si è imposto nell’immaginario collettivo – ma da parte dei Pontefici, nessuna dichiarazione definitiva.

E meno male, perché il problema che angustiava Ratzinger fino ad oggi è di segno opposto: se nulla è più sacro della Vita, come si spiega che la vita degli embrioni, in sede di Giudizio Universale, sia considerata robetta da serie B? Perché i preti dovrebbero spendersi tanto per creature comunque destinate al Limbo? Insomma, questo rimasuglio della struttura medievale finiva per accreditare la sensazione (suggerita anche da un certo borghese buon senso) che un esserino concepito da pochi giorni non sia cosa da mandare né in Cielo, né all’inferno, né altrove: qualche laico prima o poi lo avrebbe interpretato in questo senso. Meglio rimuovere. Del resto si sa, le chiavi del cielo le ha lui. A chi scioglie in terra, sarà sciolto in eterno, no?

E quindi il Limbo è chiuso. Tutti fuori. Come si diceva qualche tempo fa, preparatevi a un paradiso asiatico, perché la maggior parte degli aborti clandestini si pratica in Cina e India; e presupporre che solo gli embrioni di radici cristiane vadano in cielo sarebbe vagamente nazista (e io non vorrei nemmeno scriverle nello stesso pezzo, le parole “nazista” e “Ratzinger”).

Per farla breve: la sorte toccata al Limbo è un segno di come cambia nei secoli questo Cristianesimo che crediamo monolitico: nel Medioevo lo inventano perché sono ossessionati dalla sistemazione del mondo dopo la Morte; nel Duemila lo tolgono perché sono altrettanto ossessionati dalla sistemazione della Vita. E domani? Chi lo sa. Anche il Regno dei Cieli si aggiorna: questa è comunque una buona notizia.
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