Gli ultimi Etruschi

Permalink
Le meraviglie (Alice Rohrwacher, 2014)

C'è stata una guerra qualche tempo fa. Non se la ricorda più nessuno. Chi ha vinto ha riscritto la Storia; chi ha perso e non ci ha rimesso la pelle si è rintanato da qualche parte, nelle foreste e nei buchi ancora agricoli d'Europa, ad aspettare la fine del mondo. La fine purtroppo tarda a venire e i figli crescono, selvaggi e interdetti. La tv continua a cantare che non c'è mai stata nessuna guerra. E se papà e mamma si fossero inventati tutto?

Il secondo film di Alice Rohrwacher ci ha fatto stare molto in pensiero. Quel poco che se ne sapeva era preoccupante: il casolare in Toscana, la natura incontaminata, la tv contaminatrice, Monica Bellucci, i bambini e gli animali. Le creature più difficili da gestire su un set. Ingredienti che ci sono stati miscelati già altre volte, ma il risultato non ci ha mai soddisfatto. I casolari soprattutto: perché sempre casolari voi registi italiani? perché non potete raccontare la realtà post-industriale o il terziario avanzato che sniffa e smignotta? - No aspetta, l'anno scorso a Cannes c'era La grande bellezza, almeno quel terziario lì per un po' lo abbiamo coperto. È impossibile non ripensare al precedente di Sorrentino, quando verso la fine anche la Rohrwacher comincia a piazzare ingombranti animali simbolici. Sarà anche un po' questione di gusti: il cammello che all'improvviso si rimette in piedi per me ha una pregnanza che la giraffa di Sorrentino si sogna. Riesce veramente per un secondo a contenere tutto il film, laddove i fenicotteri in balcone mi sembravano complicazioni barocche: aggiungiamo pure questi, qualcosa vorranno dire.

E comunque anche la Bellucci, a modo suo, brava.

In comune i due film hanno un tema che ci ossessiona da anni – la decadenza – e poco altro. La grande bellezza puntava a Roma come al centro di tutto, offrendo al suo pubblico uno specchio deformato ma comunque intrigante. Le meraviglie si tiene ai margini, racconta la storia di una civiltà dimenticata e dimenticabile (i babyboomers che ritornarono alla terra negli anni ’70) e questo lo condanna a un gramo destino di film d’essai. Eppure chi non ce l’ha un vecchio amico o parente che a un certo punto è scappato in montagna? Le Meraviglie è un film che va visto, proprio perché prende un feticcio cinematografico e culturale (il casolare) e lo demistifica senza pietà, al punto che forse non comprerete mai più un vasetto di miele bio in vita vostra. E soprattutto non è quel film compiaciuto e noioso che temevamo che fosse – intendiamoci, se avete voglia di azione magari Gozzilla o gli X-men saranno una scelta più assennata, ma questo film non consiste di due ore di bambine estatiche che mangiano api. C’è una storia che procede con un certo ritmo, lasciandoci qualche volta persino col fiato sospeso; i personaggi hanno tutti un cammino da percorrere, non fanno nulla di inspiegabile o gratuito.


Ai più piccoli piace saltare su e giù nelle pozzanghere di fango, ma quelle vere, e dopo due anni di Peppa Pig anche questo è molto demistificante.

È vero che i grandi parlano poco, in lingue diverse: ma sono i reduci sbandati di una brigata internazionale (più di Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo e Sam Louwyck portano tutte le rughe della sconfitta), tornati da una battaglia di cui hanno poca voglia di parlare. I ragazzini invece non hanno ancora le parole. In compenso sono molto bravi. Dopo Alex Bisconti (La mafia uccide solo di sabato), Matilde Gioli (Il capitale umano), Francesco Bracci (Noi 4), ancora un film italiano che decide di appoggiarsi sulle spalle di un’attrice giovanissima, che lo regge persino con disinvoltura: si chiama Maria Alexandra Lungu e adesso sembra anche a me di conoscerla da una vita. È soprattutto grazie a lei e ai suoi giovanissimi colleghi che il film può indugiare sullo sfacelo di una generazione senza sembrare mai veramente disperato: è sbocciata tanta vita in mezzo al fango, ora basta aspettare il sole e qualcosa ne verrà fuori. Le meraviglie a Cannes ha vinto il gran premio della Giuria. Lo trovate al cinema Fiamma di Cuneo alle 17:40, alle 20:15 e alle 22:40.
Comments

Le catene dell'infamia

Permalink
Stavolta è sul serio.
Stavolta, se passa la legge, siamo fregati. Tutti.
Anche voi, sissignore.
Blog di gattini, tremate. (Ho una teoria #33, sull'Unita.it, si commenta qui).

Certo che noialtri blog siamo sempre così allarmisti. Non è bello poter scrivere quel che ci pare senza responsabilità? E invece no, siamo sempre preoccupati che la pacchia stia per finire. C'è sempre in discussione un decreto, un disegno, un codicillo che minaccia la nostra stessa esistenza. Eppure in un qualche modo ce l'abbiamo sempre fatta, da dieci anni in qua. Cerchiamo di capire cosa rischiamo stavolta con quel comma 29 che l'onorevole Bongiorno non vuole assolutamente modificare.

Allora, mettiamo che io sia una tranquillissima persona con un blog, che aggiorno un paio di volte alla settimana. Un blog di foto di gatti, che ne dite? Più innocuo di così. Io ovviamente sto molto attento a non diffamare mai nessuno, gatti o padroni di gatti. Mettiamo che io venerdì pubblichi la foto del mio gatto in una scatola, prima di partire per il week end.

Il mio blog però è aperto ai commenti: che blog sarebbe, altrimenti. Ora accade che nella mattina di sabato tra i miei commentatori scoppi una polemica virulenta tra i sostenitori di due varietà diverse di cibo per gatti. In particolare c'è un commentatore anonimo che lascia una critica fortissima, anche se un po' campata per aria, nei confronti delle scatolette XYX. Tutto questo avviene mentre io sono in spiaggia a pigliare il sole, e il blog è l'ultimo dei miei pensieri (sì, ci abbronziamo anche noi blogghisti. Non siamo vampiri, non tutti). Le accuse contenute nel commento sono veramente infamanti e arrivano quasi subito sul tavolo dell'ufficio stampa dell'azienda XYX, che in realtà è il signor XYX medesimo, che appena ha cinque minuti liberi va a guglarsi il cognome. Insomma, verso mezzogiorno nella mia casella mail c'è già una richiesta di rettifica. Io nel frattempo sto affrontando un piatto di spaghetti alle vongole, con l'appetito dei giusti. L'ultima cosa che mi può venire in mente è controllare la mia mail per vedere se per caso qualche commentatore non abbia diffamato un'azienda di cibo per gatti a mia insaputa.

La domenica sera arrivo a casa stanco e mi corico senza aver aperto la mail. Lunedì ho la sveglia alle sette, perché lavoro anch'io, cosa credete? I blog di gatti non danno il pane. Alle due, prima di finire la pausa pranzo, finalmente scorro la mail personale. Scopro di essere responsabile di una grave diffamazione ai danni della ditta XYX. Cancello immediatamente il commento anonimo, e in due minuti pubblico la rettifica. Ma è troppo tardi, sono già scadute 48 ore, devo pagare una multa. Quanto fa? Dodicimila euro. Sono sconvolto.

Magari voi pensate che me la sia cercata. Chi me l'ha fatto fare di lasciare i commenti aperti al pubblico? È ammissibile che al giorno d'oggi il responsabile di un blog di gatti non controlli la mail per 48 ore di fila? Forse avete ragione, ma nel frattempo io ho un buco di dodicimila euro. Come lo riempirò?

D'un tratto, un'idea: come un lampo nel buio.
Mi metto a caccia di blog. Devono essere poco importanti, amatoriali come il mio. Scritti da gente che lascia i commenti aperti, ma poi magari non aggiorna per intere settimane. Ce n'è a bizzeffe, ma alla fine scelgo quello del vostro figlio quindicenne metallaro, che non ha mai scritto un post tra il martedì e il giovedì. Proprio la finestra temporale che fa per me. Aspetto fino a martedì sera, e poi colpisco. In fondo a un post di quattro anni fa, scrivo un commento anonimo ferocissimo... su me stesso. Mi autodenuncio come sequestratore e seviziatore di felini. Sì, pare che io abbia un garage pieno di gattini bonsai. E mercoledì mattina, di buon ora, con la mia mail ufficiale, mando a vostro figlio metallaro una richiesta di rettifica. Perché non è possibile che sul suo blog si legga che io sevizio i gatti, ma dico, ma come si permette? Questa è diffamazione bella e buona, non siete d'accordo? Lui comunque la mia mail non la legge, è da due anni che non apre nemmeno la posta, perché tanto coi suoi amici si trova su Facebook. Non importa, dopo una settimana arriva la multa. Dodicimila euro.

Lui ci rimane così male che in un raptus distrugge tutti i vinile dei Sepultura. Si chiude a chiave e non accende più la luce. Cosa starà combinando? Dopo qualche ora sfondate la porta. È al computer. Sta cercando un blog dove autodiffamarsi. Ne ha appena scelto uno tutto cuoricini ed hello kitty. Diabolico!

Il comma 29 della Legge Bavaglio imporrà a qualsiasi autore di blog (anche un quindicenne metallaro, anche una dodicenne hellokittymaniaca) l'obbligo di rettifica entro 48 ore, pena una sanzione fino a 12.500 euro. Se ti sembra un po' esagerato puoi leggere e firmare qui.
Comments

e chi non c'è, non c'è

Permalink
Aborto terapeutico

Mi dispiace per aver creato delle attese, ma dopo l'esito della manifestazione "Aborto no grazie" di sabato 8 marzo, durante la quale Ferretti ha intonato il Te Deum per un pubblico inferiore a quello dei suoi primi concerti punchettoni a Scandiano o Codemondo, ho deciso di sospendere unilateralmente la mia campagna di presa per il culo di Giuliano Ferrara, un uomo solo di fronte al ridicolo.

La mia non è pietà, che riservo ai puri di cuore, o comunque non ai raccomandati storici, ma puro calcolo: a sfottere Ferrara siamo già in troppi (e quasi tutti più bravi di me: Disegni, Guzzanti, Cortellesi, vado a nascondermi). È un accanimento degno di miglior causa. La verità, illustrata dal clamoroso flop di sabato, è che se non fosse per noi che lo prendiamo in giro, di questo signore non parlerebbe nessuno, perché le cose che dice non sono interessanti.

[Per inciso, mi piacerebbe proporre una legge non molto democratica che imponesse l'abbandono della politica a tutti quelli che indicono una manifestazione nazionale e non riescono a raccogliere in un sabato nemmeno mille persone – pensate, in un colpo solo ci libereremmo di Ferrara e Capezzone (e anche Mastella e Boselli, che però sono più furbi e in piazza da soli non si fanno trovare mai)].

La mia sensazione è che la campagna di Ferrara, come il portale di Capezzone, o le campagne elettorali di Adinolfi, o le teorie quantistiche di Gabriella Carlucci, o i gatti bonsai, facciano parte di quell'insieme di cose che esiste soltanto su internet, e magari un po' su La7, ma che se ne parli nel mondo vero la gente ti guarda strano, chi è Adinolfi? La Carlucci non fa la soubrette? E Ferrara è da un pezzo che non si sente più, che combina?

Certo, gli fanno scrivere un giornale: ma non lo legge nessuno (se non per sfotterlo, appunto). Certo, è continuamente in tv per via di una complicata politica di scambio di favori; ma la gente cambia canale. Anche i vescovi, probabilmente.
Rispondendo alle sue provocazioni si finisce per accettare il postulato che il dibattito sulla vita sia prioritario in questa campagna elettorale. Personalmente non ritengo che lo sia, né vorrei che lo diventasse. Non solo, ma tutte queste chiacchiere sventate sulla sepoltura per gli aborti hanno il risultato perverso e non casuale di far apparire Silvio Berlusconi un campione di laicità semplicemente perché queste cose non gli interessano (come non interessano buona parte della società civile o incivile che sia, che di aborto comincia a preoccuparsi soltanto il giorno che la figlia si mette a piangere per il ritardo). È un gioco di sponda, involontario o no: io mi smarco. In questi giorni ho parecchio da fare e forse neanche un minuto al giorno per le farneticazioni di un signore che pur variando i dosaggi dei farmaci non ha ancora nemmeno visto Dio. Evidentemente non è portato: però è un problema suo.
Comments (16)

If the Sperm is Wasted

Permalink

Anche noi abbiamo i 12 punti!

Passato un incantevole fine settimana da mia suocera, approfittato di questo meraviglioso lunedì di inoltrata primavera per l'autolavaggio (il riscaldamento globale, davvero, non è quel mostro malvagio che dipingono taluni catastrofisti della domenica) eccomi pronto a ribattere il chiodo della mia polemica umile, ma universale, che nel fine settimana ha attirato anche l'attenzione del primo quotidiano on line in Italia.

Bando alle ciance, ecco i 12 punti che i sostenitori della lista "Risparmia lo sperma" si impegnano a difendere (un grazie a Pessimesempio per il nome)

Preso atto che ogni Spermatozoo è Vita, e che la Vita è sacra, e se sprechi la Vita, Dio non è contento, noi sostenitori di Risparmia lo sperma c'impegniamo a:
  1. Promuovere legislativamente il dovere di dare cristiana sepoltura a tutti gli spermatozoi sparsi sul territorio nazionale. Le spese sono a carico del pubblico erario.
  2. Vietare per decreto legge l’introduzione in Italia del preservativo in plastica o caucciù, e simili veleni che negli ultimi anni di lassismo laicista hanno portato a uno sterminio di innocenti che non ha precedenti nella Storia; e se li ha, chi se ne frega della Storia, noi viviamo nel presente.
  3. Stabilire per via di legge che ogni spermatozoo sfuggito al suo genitore naturale, in quanto Essere Umano, ha il diritto di essere accolto da un Ovulo, e che provvedere a questa accoglienza è un compito deontologico dei medici a prescindere da qualunque autorizzazione di terzi. Non sono previsti obiettori di coscienza, perché la coscienza ce l'hanno solo i medici cattolici e quelli saranno d'accordo con noi: tanto più che per ogni spermatozoo allevato li paghiamo. Cioè, li paga il pubblico erario.
  4. Emendare l’articolo 3 della Costituzione, comma 1. Dove è scritto “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” aggiungere una virgola e la frase “dal l'emissione paterna fino alla morte naturale”. Questo, oltre a rendere la nostra Costituzione la più avanzata del mondo sul riconoscimento della Vita, tapperà per sempre la bocca a quelle donnacce che con la scusa della gestazione si credono padrone della Vita altrui fino al nono mese d'età - che, scherziamo? E' ora di stabilire per legge ciò che ogni buon italiano ha intuito da tempo: noi nasciamo dai coglioni. In Italia, perlomeno. All'estero chissà.
  5. Impegnare il governo della Repubblica - che non si capisce bene che altre priorità dovrebbe avere - a costruire un’alleanza capace di emendare la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite all’articolo 3. Dove è scritto “ogni individuo ha diritto alla vita” aggiungere una virgola e la frase “dall'emissione paterna fino alla morte naturale”. Siamo convinti che al Palazzo di Vetro si annoino delle solite emergenze umanitarie, e che non aspettino altro che qualcuno abbastanza coraggioso per aprire il dibattito su queste cose. Che la crisi energetica e la Striscia di Gaza, lasciatecelo dire, hanno veramente rotto le palle a tutti.
  6. Difendere la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Con gli spermatozoi non c'entra nulla, forse, ma mi dicono che dobbiamo coprirci a destra.
  7. Fondare in ogni regione italiana una Agenzia per le Fecondazioni il cui compito specifico sia quello di favorire l’adozione, con procedura riservata e urgente, di quegli spermatozoi di cui malgrado tutto il genitore si voglia disfare. Immaginatevi la scena: l'uomo entra nell'Agenzia piangendo: "basta, non ne posso più (di tutta questa vita dentro di me), ora faccio un gesto disperato..." crede di trovarsi di fronte a persone che lo giudicano e lo compatiscono, e invece no: giovani uomini e donne sorridenti lo prendono per mano e gli spiegano che va tutto bene, non c'è nulla di sbagliato a dare luce a una Vita, a patto che essa sia consegnata nell'apposito involucro refrigerato. Queste Agenzie Regionali per le Fecondazioni (AgRegPerLeFec), se ci pensate, creeranno centinaia di posti di lavoro in tutt'Italia, e questo è già un bene: avete una cugina ottusa? Un nipote al terzo anno fuoricorso in Scienze della Comunicazione che non sa ancora cosa fare dopo? Un cognato deluso dalle dinamiche del casting del Grande Fratello? Ecco, è la tipica persona adatta per lavorare in un'Agenzia per la Fecondazione. Tanto paga il Pubblico Erario.
  8. E siccome siamo utopisti, ma previdenti, c'impegniamo a sostenere i primi nove mesi di vita degli ovuli fecondati con... con altri soldi, soldi a pioggia, viva viva il Pubblico Erario.
  9. E dopo i nove mesi? L'idea sarebbe convincere le madri a tenerseli, vale a dire... c'impegniamo ad applicare la parte preventiva e di tutela della maternità della legge 194. Potenziare in termini di risorse disponibili e di formazione del personale pubblico, valorizzando il volontariato pro vita, la rete insufficiente dei consultori e dei Centri di aiuto alla vita in ogni regione e provincia italiana. E ancora qui, un sacco di lavoro per tutti gli imbecilli in grado di lucrare una raccomandazione, e un'ola al Pubblico Erario, se non ci fosse lui.
  10. Siamo consapevoli che non tutti gli spermini recano cromosomi di qualità, e che quindi l'Italia si popolerà di freak... volevo dire, di persone diversamente abili. Questo, se da una parte farà sembrare più belli noialtri, avrà un certo costo per la collettività... ma chi se ne frega? Quadruplicare i fondi per la ricerca sulle disabilità e istituire una Agenzia di tutela e integrazione del disabile in ogni regione italiana. E chi non è d'accordo è un nazista che odia i disabili. Noi, invece, li amiamo (e ne vogliamo sempre più).
  11. Sostenere con sovvenzioni pubbliche adeguate l’attività dell’associazione di promozione sociale denominata Movimento per la vita. Come si vede, non c'è limite alla nostra capacità di immaginare modi di spender soldi pubblici. E questo ci porta al punto 12.
  12. Le risorse per il nostro programma di sostegno alla vita in tutte le sue forme sono da fissare nella misura di mezzo punto calcolato sul prodotto interno lordo e verranno rese disponibili attraverso lo stanziamento di 7 miliardi di euro attualmente giacenti presso i conti correnti dormienti in via di smobilitazione e altri cespiti di entrata. Siccome non basteranno, bisognerà saccheggiare le case degli opinionisti laicisti, che negli anni scorsi hanno lucrato enormi compensi da rai e mediaset per parlar dei fatti loro e difendere i loro interessi. Meglio farlo adesso, perché poi da vecchi si convertono e diventano ancora più costosi.
Che ne dite? Sembra finto, vero?
Beh, non lo è poi così tanto.
Comments (19)

Every Sperm is Great

Permalink
Avanti così, mm. dopo mm.

Questa iniziativa, che mi è umilmente passata per la testa ieri, mentre non sapevo cosa scrivere, sta finalmente dando un senso alla mia vita. Devo veramente ringraziarvi: forse non siete tantissimi, ma in queste ore mi avete fatto sentire meno solo. E allora coraggio, ora che finalmente dopo anni abbiamo una Causa, diamoci da fare.

Prendiamo esempio da loro, che non si danno mai per vinti. L'obiettivo è lontano, le speranze di raggiungerlo minime, eppure loro scodinzolano e scodinzolano senza perdersi d'animo, millimetro dopo millimetro. Noi non dobbiamo fare niente di meno.

Ora si tratta di trovare un nome, perché si sa che la politica ha bisogno di messaggi semplici e accattivanti. Ho visto che "Spargi sperma? no, grazie" non vi ha convinto, e devo dire che non avete tutti i torti. Inviatemi pure le vostre proposte scritte di vostro pugno... qualcosa mi dice che ora avete un po' più di tempo di libero, no? e allora usatelo per qualcosa di proficuo, finalmente.

Dopo il nome penseremo al logo, al programma, e perché no, all'Inno. Su suggerimento anche vostro stavo pensando di tradurre e aggiornare questo vecchio classico:

Comments (21)

every s**** is sacred

Permalink


Ma non so neanch'io cos'è, questa stanchezza.
La stagione forse, boh.

Però questa campagna elettorale non mi prende. Saranno le facce. Oppure no. Sono i problemi. Non ci sono quei bei problemi di una volta.
Perché va bene, d'accordo, l'Euro a 1.50$. La benzina ai massimi. Il metro quadro a peso d'oro. La crisi della quarta settimana. La crisi della terza settimana. La crisi. La stangata del riscaldamento. I rifiuti. La camorra. La 'ndrangheta. La mafia, che è pure un po' depressa. Il mancato ricambio generazionale in tutte le professioni, dalla pubblica istruzione allo spettacolo (ma sul serio a Sanremo non riescono più a trovare un fonico decente?) La pubblica istruzione. Il bullismo. I prof psicopatici. Il derby bulli-prof psicopatici. La droga, sempre più cara, dannazione. La sanità. Gli zingari. I gay che non si possono sposare. I migranti che non si possono sposare (anche coi gay). La criminalità. Le case diroccate che attirano i ragazzini. Tutti questi vi potranno anche sembrare temi interessanti, per mezz'ora, ma dopo sai che noia? E' il solito trantran delle democrazie mediorientali. Insomma, ci vorrebbe qualcosa di completamente diverso. Qualcosa di forte. Un argomento in cui si potessero riconoscere tutti.

Io non dovrei lamentarmi, non mi manca niente: gente che viene a leggermi ne ho, eppure so che mi meriterei di più, se soltanto... se soltanto riuscissi a esprimere tutto quello che c'è dentro di me, tutta quell'energia, quella genialità... se solo penso a tutti quegli spermini, voi ci pensate mai? Io ci penso.
Sapete quanti spermini contiene un ometto come me? Beh, parecchi. E... volete sapere una cosa? Sono vivi. Li ho anche visti ingranditi su youtube, non mi posso sbagliare. Quelli scalciano, capite? Scalciare è una cosa che fanno gli organismi viventi. Scalciano, nuotano, lottano per uno scopo. Sono più vivi di parecchi di voialtri. Voi ce l'avete uno scopo chiaro per cui lottare? E una coda da scalciare, ce l'avete? Ecco, appunto.

Provate a guardarveli, la prossima volta che li sbattete via come monnezza. Se ammettete che sono vivi - e non vedo proprio come potrebbe essere altrimenti - dovete accettare anche che hanno il vostro stesso DNA. Insomma. Vivi e col vostro DNA. Finché...
Finché un bel mattino, o una sera, o un pomeriggio, non vanno a sbattere ai 100 all'ora contro un muro di plastica, l'invenzione più odiosa dell'umanità, o peggio finiscono a chiazzare i materassi, o la biancheria, o... gli orifizi sbagliati, o la terra non sconsacrata, come capitò a Onan, e a Dio non piacque, proprio no. Sta sulla Bibbia, nero su bianco.

Forse ci sono. Ecco cosa ci vuole per questa campagna elettorale. Un bel tema forte, un argomento ben presente a tutti, blogger compresi.
Altroché i rifiuti. Altroché l'affitto al metro quadro. Qua si difende la vita! In tutte le sue forme. E soprattutto le forme piccole e scalcianti che i laicisti esasperati fanno finta di non vedere.
La campagna contro lo spargimento. Che idea. Ma come mi vengono?
E dire che mi sembrava una di quelle giornate grigie - adesso però ci vuole il logo. Qualcosa di semplice, che possa unire tutti...


...bello schifo. C'è per caso un grafico bravo, qui?
Dai, che è una lotta per tutti.

Comments (17)

tutti dietro ai pifferai

Permalink
Mantellini sulla campagna anti-giorno-del-pedofilo-orgoglione:
...il risultato finale di tutto questo sproporzionato impegno moraleggiante è complessivamente negativo e potrebbe essere così riassunto; 50000 italiani hanno fatto da testimonial pubblicitari ad un sito web olandese nel quale si fa l’apologia della pedofilia.
Comments (4)

Permalink
Siamo tutti Quintostato

Lo so che è una piccola cosa, ma è fastidiosa. E se è una bufala, sarò contentissimo di dovermi smentire.
Riassumo: www.quintostato.it è un sito d'informazione sulle nuove tecnologie che ha avuto sin dalla sua nascita (qualche mese fa), un'attenzione speciale, non sempre benevola, nei confronti dei blog. E non c'è niente di male.
E' stato l'organizzatore di BlogAge, conferenza di cui s'è parlato lungamente qui e altrove.

Due giorni fa, alcuni autori di blog particolarmente ispirati (tra cui e Gonio), hanno messo su una parodia di Quintostato, all'indirizzo quintostato.splinder.it.
La parodia poteva piacere o non piacere (a me piaceva), ma il gioco stavolta è durato davvero poco. Invece di subire con sportività, i redattori di Quinto Stato hanno minacciato "grane legali non indifferenti" agli scrittori che avevano osato parodiarli. E questo perché "Quinto Stato è una testata registrata in tribunale e, in quanto tale, soggetta alla regolamentazioni della FNSI, che richiedono l'autenticità del marchio e soprattutto della testata!" La Fnsi, anvedi.

Una reazione così sproporzionata da parte di un sito che, come osserva Mantellini "si riempie la bocca ogni 15 secondi di Copyleft, Open Source, diritto alla libera espressione ed altre meraviglie", lascia quasi sconcertati. In fondo era solo uno scherzo. E neanche troppo cattivo.

Ma cosa sta succedendo ai blog italiani? Hanno sempre scritto più o meno quel che gli pareva: il tal libro, il tal sito, il tale articolo mi è piaciuto / non mi è piaciuto, ecc.. Ma ora, se parli male di un libro l'autrice ti risponde incazzata; se correggi un paio di errori a un giornalista quello ti querela, o almeno fa finta; se fai la parodia di un sito, il sito parodiato reagisce minacciando "grane legali". Ehi, ma chi è che sta prendendosi un po' troppo sul serio, qui?

Comincio a pensare che avesse ragione il grande Marco Formenti, in un articolo dei primi anni Novanta, quando ci metteva tutti in guardia: i blog saranno oggetto di operazioni di censura tanto più dure ed efficaci in quanto rivolte contro soggetti che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono persone comuni che non usufruiscono della protezione di lobby professionali o accademiche, di partiti politici, ecc. (grazie a Massitwosteps per avermela rammentata)

Cosa dite? Formenti è il direttore responsabile di Quinto Stato?
Maddai, su, state scherzando. Non esistono più i direttori responsabili, triste retaggio delle leggi fasciste sulla stampa. Sono stati aboliti negli anni Cinquanta, poco prima che eliminassero l'albo del giorn....
Un momento. Che universo è questo?
Ops, scusate. Mi ero confuso.
Saluti.


Una proposta concreta: giù le mani dal marchio Quintostato!

Un coraggioso sito d'informazione indipendente, con un marchio registrato, rischia il linciaggio da parte della potentissima lobby dei blog-cazzeggiatori. Questa mandria di solipsisti compiaciuti, seduti proprio nel bel mezzo della produzione della ricchezza, a metà tra il piacere di essere considerati trendy e il fastidio di essere reputati tali, ha osato appropriarsi indebitamente del marchio coraggiosamente registrato, per farne scempio in un sito di parodia reazionaria e di cattivo gusto.
Per reagire compatti all'infame provocazione, proponiamo una mobilitazione generale delle URL confederate. Chiamiamoci tutti Quintostato, per un giorno, per un'ora, per il tempo necessario a far sentire forte e chiara la nostra voce. Giù le mani dai marchi registrati! Potere al copyright! Abbasso il solipsismo autocompiaciuto di chi senza marchio registrato osa prendersi il gioco di stimati professionisti. Ma chi vi dà la patente per riderci dietro?
Comments

Permalink


Questo banner è stato pubblicato su questo sito il 25 gennaio 2001 – nel suo primo giorno di vita.
Sono passati due anni: due anni in cui Internet ha consentito a me e a tanti altri come me di esprimere liberamente le proprie opinioni. In questo senso il banner è stato clamorosamente smentito: l’informazione online non aveva i giorni contati.

Nei mesi successivi, PeaceLink divenne un punto di riferimento per tutti i gestori di siti personali che si sentivano minacciati dalla nuova legge sull’editoria. Per un attimo sembrò che l’aggiornare periodicamente un sito Internet potesse essere considerato un atto di “stampa clandestina”. Poi il problema passò di moda, il che non significa che sia stato risolto. Cliccando sul banner troverete le f.a.q. pubblicate da PeaceLink il 13/4/2001: per quanto mi riguarda, rappresentano l’ultima parola sulla questione. (non la definitiva).

In questi due anni mi sono chiesto spesso quale sia la mia posizione nei confronti della legge. Sono giunto alla conclusione che non si tratta di una posizione molto chiara, né al momento mi conviene cercare di chiarirla.
Io credo che Internet, e le altre tecnologie di riproduzione digitale, abbiano messo in crisi alcuni rapporti economici e sociali che sono alla base della nostra legislazione: il copyright è il caso più eclatante. Due secoli fa l’introduzione del copyright fu una conquista importante per tutti gli individui creativi: artisti, scrittori, inventori. Oggi – almeno su Internet – si tratta di un balzello inutile e odioso, difeso da una vecchia casta di distributori sempre più lontani dalla realtà.

Un altro problema sono gli Stati Nazionali: su Internet non esistono (a parte la Cina). Ammesso che io abbia mai usato questo sito per diffamare qualcuno (e sono cose che possono succedere anche per sbaglio), quel qualcuno, per ottenere l’oscuramento del mio sito, dovrebbe denunciarmi presso un tribunale degli Stati Uniti, visto che il mio server è laggiù. Così, invece di preoccuparci della nostra legge sull’editoria, forse dovrei andare a ripassarmi il Primo Emendamento…

Questa sensazione di non essere del tutto in regola con la legge, anzi, di metterla in crisi, è condiviso più o meno da tutti i frequentatori del web. Che nella maggior parte dei casi la vivono con euforia. Che bello poter scrivere tutto ciò che si vuole. Che bello poter scaricare contenuti liberamente, leggere giornali e ascoltare musica gratis. Che bello vivere nel far west, dove nessuno ti dà fastidio (finché non pesti veramente i piedi a qualcuno).

È un’euforia che io non mi sento di condividere. Non trovo nulla di divertente nel fatto che Internet sia al di sopra della legge. È un fatto. Internet è libero? Non lo so. Ma senza dubbio è un ambiente pericoloso, proprio come il far west. Nessuno ti dà fastidio, finché badi ai fatti tuoi. Altrimenti può capitarti d’inciampare e impigliarti in un cappio al collo.

Certo, qui posso esprimere le mie opinioni e diffamare chi mi pare. Ma se qualcuno diffamasse me, sarei ancora così contento della mia libertà?
Certo, qui, sento parlare fino allo sfinimento di morte dal copyright, come se fosse una conquista sociale e non una semplice conseguenza dell’evoluzione tecnologica. Gli stessi che se ne fanno portabandiera, il più delle volte, vengono a chiedermi un contributo per poter continuare le loro campagne. Mi sembra di capire che l’alternativa al copyright è la pubblica carità: il che non mi sembra, con tutto il rispetto, una grande evoluzione.

E allora? Allora non so. Non ho risposte, ho solo la sensazione che la crisi sia molto più grande di quanto non ce la immaginiamo. Non credo che nessun legislatore sia maturo per regolamentare Internet, ma nemmeno credo che l’assenza delle leggi equivalga alla libertà.
Per lo meno: alla scuola elementare (statale) mi hanno insegnato che le leggi servono per tutelare i più deboli; e benché in seguito, crescendo, mi sia reso conto che nella pratica le cose non stanno esattamente così, tuttavia per quanto riguarda la teoria io resto fedele alla mia scuola elementare (statale).

Nel frattempo ho elaborato la seguente morale provvisoria:
se su Internet non c’è una legge che ci minaccia, non c’è nemmeno una legge che ci difende;
per questo motivo, noi deboli, dobbiamo imparare a difederci da soli. Tutti insieme, naturalmente.
In questo senso il banner di 2 anni fa ha torto: l’informazione online non ha i giorni contati. Però ha continuamente su di sé svariate spade di Damocle. Sta a noi, piccoli siti aggiornati saltuariamente, individuali o collettivi, la possibilità di allungare i giorni che ci rimangono. Ed è una lotta che va fatta giorno per giorno.

Nei mesi scorsi PeaceLink – probabilmente la più antica comunità d’opinione telematica italiana – è stata citata per danni da un consulente Nato, che ha chiesto 50.000 euro di risarcimento. Se, come me, avete ancora difficoltà a misurare in euro le grandi cifre, vi confermo che si tratta di poco meno di cento milioni di lire.
Cosa ha fatto PeaceLink? Ha copiato e incollato una petizione già pubblicata sul sito di Rifondazione Comunista. In calce alla petizione compariva anche la firma di questo consulente, che non ha gradito. Perché allora non ha citato per danni gli autori della petizione? Perché ha preferito prendersela con una piccola (ma fastidiosa) associazione telematica senza scopo di lucro? Secondo voi perché?

Se ci fosse una normativa che stabilisce chiaramente quali sono le responsabilità di chi copia e incolla un documento… già, ma non c’è. Nessuno, al momento, è in grado di stabilirla. Nel frattempo io non posso che confermare la mia solidarietà a Peacelink, e invito tutti i lettori e scrittori di siti senza scopo di lucro a fare lo stesso: oggi è Peacelink, domani potrebbe essere uno qualsiasi di noi.

Ps:
tanti auguri a me.
Comments

Permalink
Ceronetti contro le sanguisughe confederali
Extra action!

Siamo in guerra – e forse dovremmo avere più pudore nel parlarne, perché rischia di suonare banale, mentre è soltanto vero. Non sappiamo esattamente quando è iniziata, ma già vediamo le nostre stesse vite, qui nelle retrovie, esposte a un peggioramento. Ci accusiamo a vicenda, non ci fidiamo più di nessuno, in piazza ci spiamo… quel signore all'angolo dove l'ho già visto, perché non parla con nessuno, non è per caso qualcuno in borghese? Oggi uscendo dalla mensa un tale si divincolava da due vigili urbani.

Siamo in guerra, e non vale consolarci pensando che la guerra è altrove. La terribile Pasqua palestinese ha pur sempre fatto meno vittime di una normale pasquetta italiana. Verranno un giorno i pacifisti di tutto il mondo a protestare davanti ai nostri caselli autostradali? Siamo al corpo a corpo, tutti contro tutti. Ci fanno molta paura gli albanesi (che guerre non ne hanno forse vinte mai), e intanto ci massacriamo a casa nostra, figli contro madri e fidanzati contro fidanzati.

Nell'ombra aspettiamo soltanto il momento di calare pugnali alle spalle del prossimo. Io stesso, la settimana scorsa, sfogliavo la Stampa, aspettando al varco qualche intellettuale falsopacifista, un succulento Yehoshua, o un prevedibile Lerner (che mi ha spiazzato uscendo invece sul Manifesto). E mentre sfogliavo nell'ombra, domenica 31 – primo giorno d'ora legale, vero inizio di Primavera – ho finalmente visto la luce. Rossa. Non fraintendete. Era un fondo di Ceronetti. I suoi fondi sulla Stampa si chiamano appunto Lanterna Rossa.

Ecco qui:
Di violenze ormai ne subiamo tante da perderne il conto. Da perderne perfino coscienza. Ma è violenza tutto, da tutto, contro tutto e tutti. È assurdo quindi ritenere di vivere nella pace, in luoghi provvisoriamente non visitati dalla peste di una guerra.

Mio Dio, quant'è vero, mi sono detto. Quest'uomo ha colto nel segno. Ecco cos'è questa sensazione di rabbia tutte le sere, questa impotenza, questa frustrazione, questi foruncoli. Siamo in guerra. Ma forse, leggendo il fondo di questo intellettuale, potrò capire qualcosa, mettere un po' di pace almeno nella mia piccola vita. E sono andato avanti.

Tra le violenze accolte con più passività e indifferenza c'è l'imposizione del mutamento di ora due volte nel corso dell'anno.

Un attimo. Ho letto bene? È scritto lì, sul fondo della Stampa, domenica del 31 febbraio 2002. Appena sopra un trafiletto racconta della ragazza sequestrata per nove ore e strangolata da un camionista in seguito a una contestazione amichevole. Più sopra cosa c'è? Cogne, ovviamente, e la Palestina. Morte, morte dappertutto. Pensavo che Ceronetti intendesse questo quando parlava di violenza. Ma no, lui parlava del cambio d'ora. Che c'entra con la violenza?

Nulla è privo di conseguenze nelle profondità medullari dell'essere: essere brutalmente strappati al Tempo Solare alla fine di ogni mese di marzo è un graffio nell'anima, una lacerazione nei tessuti invisibili. [oh, mi piacerebbe citarlo tutto…] L'Autorità – cieca, idiota, volgare, ubbidiente ai più bassi criteri di praticità materiale – interviene dall'alto, afferra la luce che ha appena aperto gli occhi e la stupra, la strangola e ne sotterra il cadavere innocente.
In segreto l'Ora Solare, stremata dall'annuale violenza che patisce, piange.


Oddio, piange, la povera Ora Solare! E io che non me n'ero mai accorto, perché, perché tanta insensibilità? Perché andare a contare i morti di un conflitto lontano quando ho accanto a me questo stupro, questo strangolamento, questo pianto, e nemmeno me ne accorgo? Il fatto è che ormai devo aver perso il contatto con le profondità medullari del mio essere. Vado a letto alle tre, mi alzo alle sei (del mattino), nel dopopranzo quando possibile mi corico un po', non faccio altro che graffiare e lacerare i tessuti invisibili, poi di cosa mi lamento.

Io lo so cosa pensate. Che Ceronetti è il solito piagnone apocalittico, che ciarla ciarla e non ha nessuna proposta concreta e praticabile. Sbagliato in pieno. Sentite un po':

Un'osservazione sul risparmio energetico, pretesto fondamentale per sradicare la fetta europea di umanità dal tempo legittimo del sole. È un incessante eruttare di partite calcistiche e altre esibizioni notturne, in campi e stadi rischiarati da centinaia di riflettori di enorme potenza […] per la mania televisiva di farle di notte, tenebra su tenebra. Spostandole tutte indistintamente in ore diurne, avremmo probabilmente coperto l'entità del risparmio indotto dall'ora legale.

Capito? Altro che ciarlatano. Anche se ha il buon gusto di schernirsi con un "probabilmente", Ceronetti avrà senz'altro in tasca uno studio di fattibilità per provare la fondatezza di quello che dice. Altrimenti non lo scriverebbe su un giornale serio, no? Quindi basterebbe abolire i posticipi di campionato e qualche altro concerto per risparmiare sei mesi di Ora Legale. Beh, sorprendente, questo Ceronetti. Come intellettuale lo trovo un po' sottostimato. Non si riesce a trovargli neanche un sottosegretariato ai Lavori Pubblici, o – faute de mieux – alla Cultura? Chi sa che non abbia nel cappello anche la soluzione ad altre priorità del governo, come per esempio le mezze stagioni (non ci sono più quelle di una volta), o il fatto che una volta qui era tutta campagna…
Ma no. Non lo vedo a ingrigire in un opaco ministero. Ceronetti è un leader, un trascinatore. Sentite questo crescendo finale:

Tanto per sognare. La nube di imbecillità che coprirà l'Italia il prossimo 16 aprile con lo sciopero generale voluto dalle smisurate sanguisughe confederali ecco di colpo -– divina metamorfosi – è trafitta da un raggio di intelligenza tardiva, e diventa sciopero generale contro la violenza alla luce solare, contro la barbarie dell'ora stravolta, e le piazze si riempiono di quadranti, in cui l'ora è fatta ritornare indietro e centinaia di bocche gridano: "Non la toccate più".

Signori, è nato un leader. Voi sciocchi confederati, che ancora vi ostinate a scioperare per quattro ridicoli diritti, non l'avete ancora capito? L'articolo 18 non è il segreto della felicità. Se aveste la forza di guardare nelle profondità medullari dell'essere vostro lo sapreste da tempo, ma siccome avete il cattivo gusto di puntare la sveglia tutte le mattine per andare a lavorare, comprate almeno la Stampa e fatevelo spiegare da Ceronetti: "la barbarie dell'ora stravolta", ecco qualcosa per cui vale veramente la pena lottare.

***
Siamo in guerra – e in guerra è lecito scherzare, anzi si ride e si canta con più ostinazione che in tempo di pace, perché ce n'è più bisogno. Si ride di quel che si può, anche di un nonnulla, dell'anziano signore che viene al bar e ogni giorno ce l'hai con qualcuno, e sentissi come gliele canta.
"Con chi ce l'hai stavolta, Guido?"
"Tès, valà, che stasira mi tocca dormire un'ora in meno, roba da matt! Ma dove andremo a finire?"
"Ma è per il risparmio energetico, Guido!"
"A t'al dag me, il risparmio energetico! Con tutta quelle partite che fanno tutte le sere, al campionato, e poi la ciamponslig, c'la roba lè… tutti quei riflettori accesi per niente, milioni, miliardi... e Berlusconi che non dice niente, e D'Alema… e quel altro là, veh, Cofferati…"
"Son tutti dei ladri, eh, Guido?"
"Tutti, tutti, dal prèm a l'ultèm. E a me tocca puntar la sveglia un'ora prima, tutti gli anni. Roba da matt".
"Ma Guido, scusa, dov'è che hai da andare, c'hai mica un cartellino da timbrare te, no?"
"L'è l'istess! È il principio che conta. Ma lo sai che svegliarsi prima fa male alla salute?"
"Dai, Guido, vieni, ti offro qualcosa".
"O, a'n'deg menga ad no!".

Questi anziani signori ci sono in tutti i bar di tutti i paesi, e in tutte le redazioni dei giornali rispettabili. Perché c'è la guerra, è vero, ma questo non c'impedisce di divertirci ogni tanto alle spalle di qualcuno. Al Corriere c'è la Fallaci, con le sue memorabili smargiassate: "e allora gli ho detto ad Arafat, ma chi ti credi, oh, guarda che i numeri ce li avevano anche i Romani, ed erano anche più dritti dei vostri". Alla Stampa c'è Ceronetti, con la sua Lanterna Rossa. Che bisogna fare? Compatirli? E perché? Sono ridicoli, d'accordo, uno spettacolo pietoso, ma guadagnano bene. Guadagnano molto di più ora da rimbambiti che ai tempi in cui avevano ancora qualcosa di sensato da dire. Non resta che divertirsi anche noi alle loro spalle. In attesa che il prossimo efferato delitto, il prossimo incidente, il prossimo attentato ci riportino alla triste attualità Ma fino ad allora… Dai Oriana, raccontaci di quella volta che tu e Kissinger…
Comments (3)

Permalink
L'informazione online ha i giorni contati! Aderisci all'appello per la libertà di espressione in rete.

Comments (2)