La Madonna che veniva dal letame

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8 maggio: Madonna di Pompei, immagine miracolosa

Le Madonne in giro per il mondo potrebbero dividersi in due fondamentali insiemi: le apparizioni e le raffigurazioni. Può essere difficile distinguerle perché il culto tende a eliminare la differenza: dove appare una Madonna, presto o tardi viene prodotta un'immagine, la quale in certi casi si lega all'apparizione al punto che i fedeli danno la sensazione di attribuire i miracoli più all'immagine che all'apparizione. Però in certi casi l'apparizione proprio non c'è, o viene inventata a posteriori (probabilmente è il caso della Vergine della Guadalupe): quello che all'inizio stimola il culto è una raffigurazione alla quale vengono attribuite proprietà miracolose. Una caratteristica peculiare di quasi tutte queste raffigurazioni è che sono in un qualche modo rovinate: a volte si tratta di relitti rinvenuti dal mare (come la Madonna Candelaria delle Canarie, o la Vergine dell'isola di Barbana). Si tratta di manufatti che sorprendono chi li trova, scolpiti o dipinti in stili sconosciuti che alludono a luoghi lontani e inimmaginabili – una madonna nera in Polonia, una bianca in Giappone. Il loro stesso rinvenimento ha qualcosa di miracoloso, un segno di Maria dallo spazio profondo. Questo spiega anche perché nell'età moderne questa tipologia di Madonne sia diventata più rara (senza sparire del tutto): man mano che il mondo si faceva più piccolo e interconnesso, scoprire madonne diverse e sconosciute diventava più difficile, tant'è che a partire dall'Ottocento Maria comincia a sentire l'esigenza di apparire direttamente ai fedeli. E però ogni tanto qualche Raffigurazione miracolosa continua a spuntare qua e là, sempre grazie ad avvenimenti fortuiti che scatenano un corto circuito: ad esempio a Sant'Anastasia (NA) un'immagine non molto riuscita della vergine si impone al culto dopo essere stata ammaccata da un giocatore di pallamaglio: un caso che sembra suggerirci che l'imperizia di un artista non basti. Perché un'immagine s'imponga alla venerazione deve intervenire qualche forma di danneggiamento più o meno volontario. Ed eccoci al caso della Madonna di Pompei. 

Una delle più famose madonne dell'Italia (e quindi della cristianità), ma anche di quelle più documentate: proprio alle pendici del Vesuvio, che è il vulcano più studiato del mondo, troviamo questa raffigurazione miracolosa di cui sappiamo apparentemente tutto: quando arrivò in loco (13 novembre 1875) e chi ne fondò il culto: il possidente Bartolo Longo, benefattore dai trascorsi bizzarri. Da giovane, ci raccontano gli agiografi, avrebbe aderito a una vera e propria setta satanica (o almeno satanica gli era parsa dopo essersene allontanato), diventandone un sacerdote e rimediandone una depressione causata forse anche dalla dieta che gli adepti si autoimponevano – sì, di tutti i satanisti al mondo Longo era riuscito a trovare quelli che digiunavano invece di gozzovigliare: che senso ha, vi chiederete, e forse se l'era chiesto pure lui, prima di incontrare i domenicani che lo avevano rapidamente convertito. 

Dove scopriamo che il satanismo
faceva almeno dimagrire.
Anche le religioni si possono dividere in due fondamentali insiemi: quelle che ti apprezzano così come sei, e quelle che ti propongono un percorso di conversione. Ma cosa vuol dire convertirsi, chiede il fariseo Nicodemo a Gesù: devo forse rientrare nel grembo di mia madre e rinascere? (Giovanni 3,4). Gesù risponde tirando in ballo lo Spirito, per cui non è che sia molto chiaro, ma la parola "conversione" forse dice tutto: non si tratta di svegliarsi diversi, ma di cambiare direzione al getto di vita che portiamo con noi. Longo era stato un satanista spiritato (o uno spiritista assatanato), e nel Rosario forse trova la stessa fissità, la stessa ossessività: un mantra di 150 formule da ripetere sempre uguali. Mentre le reciti, la mente lascia il corpo e riflette sul suo destino. Cosa farà Longo ora che ha scoperto la Via, la Verità, la Vita, e inoltre ha ereditato una cospicua rendita? Si darà alla beneficienza: il napoletano è una terra feconda non solo di nobili esempi, ma anche di territori che di quegli esempi hanno ancora un disperato bisogno. Di lì a poco lo Spirito lo mette in contatto con una contessa appena rimasta vedova, Marianna Farnararo De Fusco, che condivide con lui la missione al punto che Longo la sposa: in questo modo evita di dare scandalo, ma si ritrova anche ad amministrare un latifondo ai bordi degli scavi pompeiani, di cui forse intuisce le potenzialità turistiche. Decide pertanto di costruirvi un santuario alla Madonna del Rosario, e l'intuizione è più che azzeccata:  il santuario diventa in breve una meta di pellegrini da tutt'Italia che possono avvalersi delle infrastrutture che stanno nascendo intorno al sito archeologico – o forse è il sito archeologico che aumenta il numero di visitatori grazie alle infrastrutture cresciute intorno al santuario? Insomma, nel 1901 a Pompei arriva una fermata della Circumvesuviana; non sono ancora così tanti i santuari religiosi raggiungibili in treno. Tutto qui, e forse è un po' poco, perché la Madonna di Pompei nasce proprio nel periodo più innovativo del marianesimo, il mezzo secolo tra Lourdes e Fatima in cui la Vergine si dà un sacco da fare, con apparizioni sparse per i pascoli di tutta l'Europa cattolica. Ma a Pompei no: rispetto alle altre Madonne coeve, quella pompeiana è molto più fedele al pattern delle raffigurazioni miracolose. Longo non assiste ad apparizioni mariane, bensì si imbatte in un quadro che si rivela ben presto in grado di effettuare prodigi. Ma perché ciò avvenga, occorre che sia stato rovinato e poi restaurato: almeno questa è la storia che gli agiografi raccontano. 

A Longo nel 1875 non mancava certo la liquidità, e a Napoli avrebbe sicuramente potuto trovare pittori in grado di produrre madonne di ottima fattura; persino a Pompei, dove la fame di souvenir dei turisti cominciava a richiamare artisti da tutto il regno, specializzati nel riprodurre gli affreschi antichi. Invece il domenicano padre Radente spinge Longo a bussare al Conservatorio del Rosario di Portamedina, dove suor Maria Concetta De Litala custodisce un vecchio dipinto che si rivela una crosta impresentabile: tarme, strappi, e inoltre la santa a cui la Madonna porge il rosario non è la domenicana Caterina da Siena, ma Rosa da Lima. Longo vorrebbe lasciarla lì, ma suor Maria Concetta insiste e così finisce per caricarla sul carretto. Questo carretto, gli agiografi ci tengono a ricordarlo, di solito trasportava letame: probabilmente trasportava qualsiasi cosa ci fosse da trasportare, ma in un qualche modo è importante ai fini della leggenda ricordare che la Madonna è arrivata a Pompei su un carretto del letame, quella cosa da cui nascono i fiori, comprese le rose (mentre dai diamanti non nasce niente). Una volta giunta a destinazione, Longo la fa restaurare da più specialisti: se ne avesse fatta fare una nuova gli sarebbe sicuramente costata meno, ma a questo punto abbiamo capito che è fondamentale che la Madonna venga da lontano, e abbia trascorsi misteriosi. Rosa da Lima diventa Caterina, e in breve la corona della Madonna comincia ad adornarsi di gioielli veri, donati dai pellegrini per grazia ricevuta. Nel secondo dopoguerra sono stati rimossi, perché contribuivano a deteriorare un dipinto che ormai è un palinsesto. Ma insomma: dal letame le rose, dalle rose i diamanti.

Intorno al volto incoronato della vergine compare un'aureola di dodici stelle, ripresa dal celebre passo dell'Apocalisse ("una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle"). Probabilmente l'autore dell'Apocalisse intendeva alludere alla Chiesa dei dodici apostoli o a Israele e alle sue dodici tribù; nel 1955 però una corona di dodici stelle viene proposta tra i bozzetti per il simbolo del Consiglio d'Europa: l'autore, Arsène Heitz, si dichiarerà in seguito fedele alla Madonna, ma probabilmente il richiamo alle dodici stelle era stato fortuito, se non pescato dall'inconscio. I membri del Consiglio d'Europa che approvarono il bozzetto ne ignoravano il riferimento mariano: e però per una coincidenza che delizia i commentatori cattolici, il bozzetto fu approvato proprio l'otto dicembre, festa dell'Immacolata Concezione. Invece domani è il 9 maggio, festa dell'Unione Europea, che dal Consiglio d'Europa riprese la bandiera.

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La madonna spallonata

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 18 aprile: Madonna dell'Arco di Sant'Anastasia (NA).

Com'è che oggi non crediamo più nei miracoli? Di solito si dà la colpa all'illuminismo, ma è stato parecchi secoli fa e in generale non diamo l'impressione di essere così illuminati. Potremmo persino avere perso la nostra fede per il motivo contrario: non perché siamo diventati troppo razionali, ma perché di miracoli in giro ce ne sono troppi, siamo assuefatti, prendi le madonne che piangono sangue. Una madonna che piange sangue una volta sola è un evento eccezionale, che fa sensazione e orrore. Oggi però c'è questa necessità di produrre tutto in serie, ed ecco che abbiamo più madonne che piangono, alcune anche a intervalli regolari, al punto che prima o poi raccogliere un po' di quel materiale ematico e analizzarlo diventa inevitabile – ma molto prima che arrivino i risultati delle analisi, è la nostra capacità di meravigliarci che è se n'è andata per sempre. Una volta non era così, una volta bastava una sola goccia di sangue su un'immagine sacra per causare sbigottimento generale e devozione secolare, Prendi la Madonna dell'Arco. Ma prendila con cautela. Non è veramente il caso di scherzare, con la Madonna dell'Arco di Sant'Anastasia (NA). C'è chi ci ha rimesso i piedi, e peggio.

Non sappiamo esattamente chi l'abbia dipinta, non prima del Quattrocento. Non doveva trattarsi di un grande artista ma forse è proprio l'asimmetria del volto della vergine ad avere ispirato la leggenda. Quanto alla macchia scura sulla guancia sinistra, ecco, lì avrebbe pianto dopo essere stata colpita da una palla, quando ancora non si trovava al centro di un santuario dedicato al proprio culto, ma un'umile immaginetta in un'edicola votiva sotto l'arcata di un antico acquedotto romano. Era il lunedì di pasquetta del 1450. Bisogna considerare che la pallonata non fu accidentale, ma inferta da un giocatore di pallamaglio infuriato per aver perso una partita a causa di un rimbalzo fortuito su un tiglio lì nei pressi. La pallamaglio è l'antenato comune del croquet e del golf, che avrebbe avuto origine a Napoli o perlomeno i napoletani ci credono molto, e si gioca perlopiù con palle di legno che possono probabilmente lasciare un segno su un muro, se vi sono lanciate contro con una certa forza. Possiamo insomma supporre che la macchia sia il risultato dell'ammaccatura del quadro, ma l'idea che la vergine si sia presa una pallonata sulla guancia fa impressione. Durante il processo-lampo si appurò che il colpevole aveva anche bestemmiato la vergine, motivo per cui sarebbe stato impiccato a quello stesso tiglio, il quale si sarebbe seccato nel giro di un giorno – questo dettaglio oggi viene interpretato da alcuni come una presa di distanza della Madonna da una punizione tanto brutale, ma nel Cinquecento probabilmente serviva a sottolineare l'empietà del condannato.

Ancora più cruento è il secondo miracolo, avvenuto 139 anni dopo, sempre a pasquetta. Nella piazza non si giocava più a pallamaglio, ma evidentemente doveva esserci mercato. Marco Cennamo vuole accendere un cero alla Madonna, che lo ha salvato da una brutta malattia agli occhi. Lo accompagna la moglie, Aurelia Del Prete, che però si è appena comprata un maialino e non lo può mica lasciare in giro, e poi insomma è Sant'Anastasia, mica Lourdes (che ancora non esiste), ci sono le bancarelle, nessuno si formalizza se ti presenti davanti alla Madonna con un porcellino in braccio. Il porcellino però scappa, Aurelia si mette a rincorrerlo per tutta la piazza bestemmiando, probabilmente la gente ride, Aurelia è conosciuta in paese come un tipo nervoso e nell'occasione dà di matto sul serio: quando il marito cerca di calmarla, gli prende il cero e lo calpesta. Ma cosa fai, le dice Marco, ma guarda che ci rimetti i piedi. Aurelia non ci sente, è troppo arrabbiata. Torna a casa, si mette a letto, i piedi le fanno male. Li perderà l'anno dopo, sempre a Pasquetta. Le si staccheranno dal resto del corpo, e sono ancora custoditi nel santuario. Una versione della leggenda però sostiene che prima dell'orribile miracolo Aurelia avesse portato una copia in cera dei suoi piedi alla Madonna, per ringraziarla di averla guarita da una brutta ferita: i piedi custoditi nel santuario potrebbero essere appunto quelli di cera, un bizzarro ex voto (ma neanche così bizzarro, se uno ha presente certi santuari) che avrebbe ispirato la macabra leggenda. Il senso resta chiaro: una pallonata può scappare, un maialino può farti arrabbiare, ma se insisti e bestemmi per il gusto di bestemmiare, la Madonna dell'Arco non ti perdona.

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La festa della vergine, o anche no

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2 febbraio:  Presentazione del Signore, già purificazione della Vergine, insomma Candelora


Candelora è una festa intrisa di misteri, o perlomeno così mi suggeriscono di cominciare il pezzo. Nessuno è veramente sicuro di quel che si dovrebbe festeggiare. Il popolo l'ha sempre chiamata così, dal rito della benedizione delle candele che si compie durante le celebrazioni, e che forse, dico forse, ha un'origine pre-cristiana, ma soprattutto pre-elettrica, ai tempi in cui le candele erano un oggetto diffusissimo e a tutti familiare. Nella Germania medievale era l'ultimo giorno in cui si accendevano per i lavori domestici: dal 3 febbraio ci si sarebbe dovuti arrangiare con la luce del sole, ancora bassa all'orizzonte ma ormai decisamente trionfante sulle tenebre. Forse la festa aveva un senso anche economico: così come a Pasqua ci si disfaceva degli agnelli di troppo, a Candelora si finivano i mozziconi di candela che non aveva senso conservare per l'anno seguente.  

A volte si collega candelora ai lupercalia, la festa del dio Luperco/Fauno, protettore delle greggi, che però cadeva a metà febbraio ed è già un rito di fecondità (che ha lasciato tracce in altre due feste: carnevale e San Valentino). Candelora somiglia più a un rito di purificazione. All'inizio di febbraio i Romani festeggiavano in effetti i februalia in onore di Giunone, che nell'occasione si sovrapponeva alla dea Febris o Februa, e assumeva una funzione purificatrice (februare = "purificare"). Questo ci fa sospettare che almeno in Occidente i cristiani abbiano sostituito Giunone con la solita Maria di Nazareth: per molto tempo in effetti Candelora fu ricordata nei calendari come la festa della Purificazione della Vergine. Oggi non più, ed è interessante cercare di capire il perché. 

Una delle cose più curiose del calendario cattolico è che non esiste una festa di Maria in quanto vergine. Maria è festeggiata tutti i mesi, per tantissimi motivi, ma mai per la sua verginità. Al massimo come "Beata Vergine Maria Regina" (22 agosto), ma anche in quel caso l'enfasi è sul concetto di regalità, che condivide col figlio (San Cristo Re). Il primo gennaio la celebriamo come Madre di Dio, a ferragosto come Assunta in cielo, l'8 dicembre come Immacolata Concezione, ovviamente nove mesi prima il suo compleanno (8 settembre). Il 12 settembre festeggiamo il suo Santissimo Nome, mentre il secondo sabato dopo la Pentecoste è dedicato al suo Immacolato Cuore. Senza contare i tanti altri anniversari dei giorni in cui è apparsa in questo o quel santuario, o ha fatto questo o quel miracolo. Ad esempio in ottobre ha vinto contro i Turchi a Lepanto, da cui la Madonna del Rosario. E in dicembre è apparsa agli aztechi, da cui la Madonna della Guadalupe. Insomma le occasioni non mancano, ma una festa della vergine in quanto vergine non c'è. Vuoi vedere che fosse Candelora? E perché non la festeggiamo più? 

In effetti la Purificazione della Vergine è sempre stato un concetto problematico: una contraddizione in termini. Il significato di "vergine" è molto oscillato nei secoli – il che vedremo è parte del problema – ma credo siamo tutti d'accordo sul fatto che contenga in sé un'idea di purezza. Dunque che bisogno avrebbe avuto, una vergine, di essere purificata? Nessun bisogno. Le stesse Scritture non ne parlano – come del resto non parlano di tanti altri dettagli che all'inizio non sembravano importanti e su cui nei secoli si sono combattute battaglie teologiche che oggi osserviamo perplessi. L'unico appiglio era il vangelo di Luca, che nel secondo capitolo sembra voler rassicurare sul fatto che la Sacra Famiglia stesse osservando tutti i precetti della legge ebraica: all'ottavo giorno della nascita Gesù viene circonciso, e "quando venne il tempo della purificazione secondo la Legge di Mosè", portato a Gerusalemme per essere "offerto al Signore". 

Presentazione di Gesù al tempio, Giovanni Bellini

Luca non dice quando sia nato Gesù – tra parentesi, è curioso che un cronista così attento al dettaglio non sia riuscito ad accedere un'informazione del genere: forse era una data che non si accordava con nessuna profezia e quindi ha preferito lasciarla perdere. Però se si decide, come fecero i cristiani a un certo punto, di festeggiarne il compleanno il terzo giorno dopo il solstizio d'inverno, i conti sembrano miracolosamente tornare: non solo la circoncisione viene a cadere proprio alle calende di Gennaio, ma anche la presentazione di Gesù al tempio arriverebbe proprio il due febbraio (sappiamo però che la festa oscillò nel calendario, e che fino al VI secolo si sovrapponeva ai lupercalia più che ai februalia). La legge di Mosè, che Luca cita senza avventurarsi in dettagli, prescrive appunto un appuntamento al tempio dopo quaranta giorni dalla nascita, e trentatré dalla circoncisione. 

Luca utilizza l'episodio per raccontare l'incontro della Famiglia con due profeti, Simeone e Anna, che confermano la natura messianica del neonato. In Oriente sin dall'inizio Candelora veniva chiamata Hypapante, "incontro", ed era associata appunto all'incontro con Simeone e Anna. Sappiamo che era una festa molto importante già nel V secolo, dal resoconto della pellegrina Egeria, che racconta come a Gerusalemme "si accendano tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima". Il racconto di Luca però fa a pugni con quello di Matteo, secondo il quale la Famiglia sarebbe scappata immediatamente in Egitto dopo l'Epifania. Inoltre Luca, per quanto interessato a includere le liturgie ebraiche nella sua narrazione, non è che le conosca benissimo: la Famiglia doveva tornare al tempio non tanto per presentare il figlio, quanto perché la madre doveva sottoporsi a un rito di purificazione: nei quaranta giorni precedenti infatti era considerata impura, e sottoposta a una serie di limitazioni sociali (tra cui l'astensione dai rapporti). Maria non era però una madre come tutte le altre: di purificarsi non avrebbe avuto bisogno. O no? 

Vuoi vedere che in quei primi secoli Maria non fosse considerata una vergine 'vergine', e che 'vergine' fosse solo un modo iperbolico di alludere alla sua giovinezza, alla sua innocenza, così come se dico a una persona che è un angelo non intendo che gli sono spuntate le ali? Non sarebbe la prima volta che un'iperbole, un modo di dire, un errore, vengono male interpretati e diventano articoli di fede: sarebbe però il caso più spettacolare. L'errore qui lo avrebbero fatto i Settanta, leggendari traduttori della Bibbia dall'ebraico al Greco nel III secolo aC. La Lettera di Aristea racconta che fossero chiusi in settanta celle diverse, senza comunicazione; e nonostante ciò avrebbero prodotto settanta traduzioni assolutamente identiche. Se lo chiedete a me, faccio meno fatica a credere ad Adamo ed Eva e all'arca di Noè, comunque i Settanta traducendo una profezia di Isaia, scrivono che "una vergine (parthénos) concepirà e darà alla luce un figlio, e gli porrà il nome di Emanuele". Emanuele significa "Dio con noi": si tratta del Messia. Nell'originale greco però la vergine era "'almah", giovane donna: non necessariamente vergine. Da cui l'equivoco.

Ogni scusa è buona per rimettere questa foto

L'ossessione per la verginità fisica di Maria di Nazareth è in realtà un fenomeno relativamente moderno. Nei primi secoli la teologia era ancora abbastanza fluida, il che avrebbe consentito ai cristiani d'Occidente di immaginare un episodio in cui Maria viene purificata al tempio. Questo offriva un'occasione per riprendere la festa di Febris/Giunone purificatrice, cambiandone il significato, proprio come era successo il 25 dicembre con la festa del Sole Vincitore. È un'ipotesi. Quando poi cominciarono le guerre sulla natura del Cristo (solo umano, solo divino, più umano che divino, ecc.), a vincere fu un compromesso che, come molti compromessi, scontentava un po' tutti e soprattutto sfidava la verosimiglianza: Cristo era sia Dio sia uomo; in quanto uomo però era diverso da tutti gli altri, poiché privo di peccato originale. Nato da una donna, ma senza contributo dell'uomo, e soprattutto (ma questo nessuno osava metterlo nero su bianco) senza amplesso carnale: Maria non aveva avuto un rapporto sessuale con uno di quegli dei mascalzoni dell'Olimpo che si travestivano da uomini; in quel senso era da considerarsi vergine. Questo lasciava lo spazio ad altri interrogativi (ma era rimasta vergine anche dopo la nascita? Ed era nata con o senza il peccato originale?) che in millecinquecento anni poi i teologi si adoperarono a sbrigliare.

Nel frattempo non è che non ci siamo preoccupati di altre cose. In Francia hanno inventato le crêpes, il dolce tradizionale di Candelora. In Belgio i pancakes, un tipico caso di emulazione fallita ma comunque interessante. Da qualche parte in Germania si dava un'occhiata alla tana del riccio: se il sole era uscito da consentire all'erinaceida di proiettare la sua ombra, vi sarebbe stato un secondo inverno. Questa tradizione, trapiantata da immigrati tedeschi nel nuovo continente, avrebbe dato vita al Giorno della Marmotta: una celebrazione che ai miei coetanei è più familiare della Candelora.

La festa della purificazione della Vergine è resistita sul calendario fino al Concilio Vaticano II. La contraddizione in termini era risolta in modo abbastanza ragionevole: no, Maria non avrebbe avuto bisogno di purificarsi, ma c'era andata lo stesso perché la legge diceva così e le leggi vanno rispettate: non succede anche Gesù, pur concepito senza peccato originale, di farsi battezzare da Giovanni? Il catechismo di Pio X proponeva di leggere nell'episodio un "esempio di umiltà e obbedienza alla legge di Dio". La questione, come tutte quelle aventi a che fare col concetto di verginità della Madonna, a metà Novecento è stata insabbiata: nel Martirologio Romano non si legge più "Purificazione della Vergine", ma "Presentazione del Signore": insomma alla fine gli occidentali hanno dato ragione agli orientali, almeno su questo.

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Il terzo (o il quarto?) segreto di Fatima

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13 maggio - Madonna di Fatima.

[2012]. 31 anni fa oggi, a Piazza San Pietro Mehmet Ali Ağca sta per sparare il terzo colpo (o il quarto), quando una suora e un addetto alla sicurezza del Vaticano lo atterrano. Stacco. Dieci giorni prima, un monaco trappista dirotta un Boeing 737 in Normandia e minaccia di dar fuoco all'aeroplano se non gli viene rivelato il Terzo Segreto di Fatima. Stacco. Il Papa Buono dietro una scrivania tiene in mano una busta. C'è scritto, in portoghese: per ordine di Nostra Signora aprire nel 1960. La mano trema. Stacco. Una folla radunata in un villaggio: siamo nell'ottobre 1917, quindi le immagini sono in bianco e nero, tranne che all'improvviso il sole esplode in una supernova arcobaleno. Stacco. Karol Wojtyla parla dal balcone, la sua voce fuori campo annuncia: "gli oceani annegheranno intere sezioni della terra... da un momento all'altro milioni di persone periranno... però non abbiate paura". Dissolvenza incrociata: la statua della Madonna di Fatima, zoom sulla corona, una voce fuori campo: "Perché il Papa non ci volle consegnare la terza pallottola? Oggi magari sapremmo che Ağca non era il solo killer". Zoom sulla corona dorata, ehi, ma quella... sembra proprio una pallottola! Dissolvenza incrociata. Un uomo in bianco sale su una montagna cosparsa di cadaveri, dispensando benedizioni con fare allucinato. Una voce simile a quella di Joseph Ratzinger, fuori campo, dice: "Chi leggerà con attenzione... resterà presumibilmente deluso o meravigliato". Titolo: IL QUARTO SEGRETO DI FATIMA. PERCHÉ LA CHIESA NON VUOLE RIVELARLO? Ecco. Io una puntata di Voyager sulla Madonna di Fatima la lancerei così. E voi probabilmente avreste già cambiato canale da un pezzo. Va bene, ricominciamo.

Il terzo segreto di Fatima è stata l'apocalisse Maya della mia generazione - il solo nominarlo causava a preadolescenti di educazione cattolica autentici brividi di terrore. Considerate le coincidenze: Ali Ağca (in seguito preferì accreditarsi come "Gesù Cristo il Messia") sceglie per sparare a Papa Wojtyla, di tutti i giorni possibili, il 13 maggio, anniversario della prima apparizione della Madonna ai bambini di Fatima. Un anno dopo (12/5/1982) il Papa, salvo per miracolo, si trova appunto a Fatima, quando il sacerdote spagnolo don Juan María Fernández y Krohn tenta di trafiggerlo con una baionetta. Per don Juan, Wojtyla era un agente di Mosca. Per molti ancora oggi l'uomo di Mosca era Ali Ağca - con o senza intermediazione bulgara. I russi, ma anche la CIA, i Lupi Grigi, i cardinali invidiosi, qualsiasi ente tirato in ballo da Cristo-Ağca nelle settecento versioni che ha fornito. Tutte dotate di qualche grammo di verosimiglianza: i Lupi Grigi erano terroristi laici, senza pregiudiziali, che per soldi potevano far lavoretti per chiunque. Per conto loro avevano messo su un fiorente traffico di stupefacenti che li aveva messi in contatto con tutte le criminalità organizzate d'Europa.


Suor Letizia, quella che ha buttato giù il Lupo Grigio. Alla grande, sorella.

La guerra fredda, nella sua fase finale: il rush della corsa agli armamenti, gli euromissili sepolti sotto le nostre biolche di onesti coltivatori padani, puntati anche verso la Bulgaria. Per chi cresceva negli anni Ottanta, l'apocalisse nucleare era un'opzione. Non dico che ci pensavi tutti i giorni, ma ci pensavi. A scuola ti mostravano The Day After. A catechismo ti parlavano della Madonna di Fatima. Dei meravigliosi doni che aveva fatto ai tre pastorelli portoghesi: per esempio, aveva mostrato loro l'inferno. E consegnato informazioni riservate sulla fine del mondo, con una speciale attenzione per l'Unione Sovietica. Poi li aveva richiamati a sé, due su tre, facendoli morire ancora bambini durante un'epidemia, in modo piuttosto doloroso. La terza viveva semisepolta in qualche convento iberico, e conservava l'immagine specchiata di cose di là da venire.


 Lucia dos Santos (dieci anni) tra Jacinta Marto (7) e Francisco Marto (10), al tempo delle apparizioni (1917). Francisco sarebbe morto di spagnola nel 1918, Jacinta due anni dopo.

Però la cosa che davvero mi agghiacciava era il matto che aveva dirottato il Boeing 737. Si era cosparso di benzina ed era andato a trovare i piloti con un accendino in mano. All'inizio aveva chiesto di farsi scaricare in Iran - era un volo Dublino-Londra, figuratevi, il posto più vicino all'Iran a disposizione era il primo aeroporto di qua dalla Manica. Quando atterra, ai negoziatori chiede che gli sia rivelato il Terzo Segreto, quello che solo pochi alti prelati conoscono. Dieci ore dopo i francesi mandano le teste di cuoio. È facile immaginare che nel frattempo fosse stata consultata la Santa Sede, la quale doveva aver risposto: meglio di no. Cosa c'era di così orribile in quelle quattro paginette scritte a mano, da rischiare piuttosto l'esplosione di un Boeing 737 pieno di passeggeri? È chiaro che un ragazzino di quell'età si fa subito venire in mente cose tremende. Poi crescendo uno all'apocalisse smette di pensarci tutto il tempo - si diventa razionali, direte voi - in realtà no, il contrario, a un certo punto gli ormoni cominciano a pompare e dei dieci anni successivi ho vaghi ricordi, mi sembra di aver pensato al sesso tutto il tempo. Quando hai 16, 17 anni, anche se ti dicono "fine del mondo", tu non pensi più agli euromissili e al segreto di Fatima, tu pensi Dai, è la volta che si scopa. Cioè, se non stavolta vuol proprio dire che mai.

Questa fase diciamo endocrinosofica della mia esistenza era già in gran parte terminata quando nel 2000 fu finalmente svelato il segreto che mi aveva terrorizzato da bimbo. Come aveva previsto Joseph Ratzinger (allora prefetto della Congregazione per la Difesa della Fede) rimasi deluso. Ma neanche tanto, in fondo è come vedere Belfagor da adulti, o ritrovare lo scivolo altissimo che ti terrorizzava all'asilo, in tutti i suoi due metri di orrido splendore. Tutti i brividi che hai provato ti lasciano giusto una punta di malinconia, come sentire il freddo sotto un'antica otturazione. Ormai sei grande, se ti dicono "fine del mondo" pensi Dai, allora stasera non correggo i compiti... Il terzo segreto di Fatima è il seguente.

Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco, “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo, con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

Chissà poi perché tanta paura.

Tutto qui? Tutto qui. Per carità, c'è di che stare in ansia: massacri, martiri, un Papa assassinato, innaffiatoi di sangue. E allora perché non fa più paura? Perché, dopo anni di speculazioni, appena lo abbiamo letto ce lo siamo dimenticato? Forse perché nel frattempo siamo cresciuti. O forse non fa più paura proprio perché adesso lo conosciamo; la cosa veramente terrorizzante era quella busta chiusa, quell'avvertimento: non aprire prima del 1960. Un segreto ben custodito fa paura, una profezia divulgata dopo pochi minuti suona già falsa come l'oroscopo di ieri. Fu Umberto Eco il primo a far notare che il "segreto" era un collage di immagini dall'Apocalisse di San Giovanni: e in fondo, notava lo stesso Eco, Ratzinger con molto tatto aveva scritto la stessa cosa. Sopra Ratzinger però c'era Wojtyla, e Wojtyla aveva fatto incastonare la terza pallottola di Ağca nella corona della Madonna di Fatima. Un modo per sottrarla alle attenzioni degli inquirenti? Forse, però se davvero avesse voluto occultarla, non avrebbe scelto una posizione così in vista. Prima o poi qualcuno andrà lì con qualche strumento di ultima generazione e riuscirà a capire se la pallottola è uscita o no dalla pistola di Ağca. E se avesse avuto un complice? Cambia qualcosa? C'è un mafioso che a Borsellino ha detto di aver seppellito la sera stessa un terrorista turco in un orto fuori Milano, che due compagni avevano prelevato a Roma per ordine di un mafioso bulgaro per fargli poi fare "la fine dell'asino", che "si usa fino a che serve, dopo, quando non serve più, si uccide!" Salvo che il cadavere non si è mai trovato. C'è che in cella ci si annoia e allora si leggono i classici, ognuno il suo: San Giovanni per suor Lucia, Mario Puzo per il mafioso, e fuori c'è sempre qualcuno vuole sapere se hai studiato e ogni tanto ti fa interrogare.

La pallottola è nella corona, dicono.

I tre segreti di Fatima sono in realtà un'unica rivelazione che suor Lucia ebbe il 13 luglio 1917, a dieci anni, durante il terzo degli incontri con la Signora di bianco vestita. Quando su invito dei superiori decise di metterli per iscritto ne aveva quasi quaranta. Il sole rotante e tutti i prodigi di quegli anni dovevano essere ormai un ricordo al di là della nostalgia, come lo scivolo dell'asilo o Belfagor, o la paura degli euromissili. È impossibile per me parlare di queste cose senza mescolare i labili ricordi originali con tutto quello che ho letto e ascoltato e visto negli anni successivi - tutta la cultura che ho ammucchiato sopra i miei choc d'infanzia. Belfagor, per dire, non sono nemmeno sicuro di averlo visto. Qualsiasi cosa suor Lucia vide veramente, non è rimasta indenne dal contatto dei libri che ha letto negli anni del convento - del resto era stata la stessa Signora a ordinarle di studiare. Suor Lucia infatti ha studiato, e si vede. Il primo segreto - la visione dell'inferno - è Teresa d'Avila. Il secondo segreto, col quale la Madonna di Fatima si dà alla politica internazionale prevedendo con tre mesi d'anticipo la rivoluzione d'Ottobre e chiedendo la consacrazione della Russia al suo Sacro Cuore - è Santa Margherita Maria Alacoque, roba da intenditori. La veggente francese nel Seicento aveva disperatamente tentato di raggiungere il Re Sole per chiedergli la consacrazione della Francia intera a una cosa che a quel tempo non si capiva ancora bene cosa fosse, una pompa cardiaca raffigurata in modo ormai anatomicamente corretto, sormontata da una croce e aggrovigliata da una corona di spine: il Sacro Cuore di Gesù che sanguina per i peccati dei francesi. Il Re Sole non aveva mai dato udienza e così Gesù dopo un secolo aveva mandato la Rivoluzione Francese. Sostituisci alla Francia la Russia zarista, il cuore di Maria al cuore di Gesù, e il Secondo Segreto si scrive da solo. Comunque:

Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa.

Immaginare una guerra "ancora peggiore" della prima mondiale non doveva essere così difficile, nel 1941. La "notte illuminata da una luce sconosciuta", lo affermava Lucia stessa, era un riferimento all'eccezionale aurora boreale nella notte tra il 25 e il 26 gennaio 1938. Tuttavia la veggente, con tutto che s'impegna, non è un'esperta di geopolitica e commette un errore imbarazzante, che in seguito cercherà di emendare. Dal suo convento del profondo Portogallo salazarista probabilmente la guerra in corso le sembra davvero un'iniziativa della Russia demoniaca contro il mondo: la Storia però la scrivono i vincitori, e noi oggi abbiamo di quella guerra un'opinione ben diversa, che vorremmo condivisa anche dalla Madonna di Fatima. E infatti più tardi, molto più tardi, suor Lucia scriverà che il secondo segreto riguardava

lo scoppio di una guerra atea, contro la fede, contro Dio, contro il popolo di Dio. Una guerra che voleva sterminare il giudaismo da dove provenivano Gesù Cristo, la Madonna e gli Apostoli che ci hanno trasmesso la parola di Dio ed il dono della fede, della speranza e della carità, popolo eletto da Dio, scelto fin dal principio: "la salvezza viene dai giudei".

Sono parole commoventi, soprattutto nei confronti dei giudei, salutati come il popolo eletto. Magari se le avesse messe per iscritto nel 1941 - e non in un documento pubblicato postumo nel 2005 - Pio XII avrebbe avuto qualche motivazione in più per contrastare il genocidio in atto. Invece, purtroppo, il secondo segreto di Fatima racconta di una seconda guerra mondiale scatenata dalla Russia e non fa nessun cenno al genocidio degli ebrei. Il fatto è che con le profezie bisogna andarci piano, anche quando sono divulgate post eventum, e la Congregazione della Fede lo sa. Suor Lucia aveva già toppato col secondo segreto, quante possibilità c'erano che ci azzeccasse col terzo? Probabilmente la busta chiusa "da aprire solo dopo il 1960" se ne sarebbe rimasta in un archivio per sempre, e a parte qualche ufologo flippato tutti ce ne saremmo dimenticati presto - se Ali Ağca, di tutti i giorni del calendario, non avesse scelto proprio quel 13 maggio. Wojtyla era già devotissimo alla Madonna prima, dal 14 in poi fu Tutto Suo. Nel corso di pochi anni i due veggenti morti bambini furono canonizzati, la Russia fu consacrata al Sacro Cuore di Maria secondo le indicazioni di Suor Lucia; la corona della Madonna di Fatima si adornò di una pallottola; e Wojtyla divenne il papa più famoso di tutti i tempi, con uno slogan ("non abbiate paura") che a me a dire la verità ha sempre fatto un po' paura.

Non metto in discussione la trovata geniale: quando Wojtyla si mise a dire che bisognava Varcare la Soglia della Speranza, molta gente in giro per il mondo non si ricordava neanche più cosa fosse quel peso sullo stomaco, quella morsa alle tempie: ecco cos'era, finalmente qualcuno non aveva paura di ricordarcelo: avevamo paura. Vivevamo nella paura, e ci era così familiare che ormai la davamo per scontata come una tabe ereditaria, io da bambino guardavo il cielo e ogni scia chimica per me era un potenziale SS20 con testata innescata. Wojtyla non mi ha mai veramente convinto, però posso capire quanta forza potesse avere un messaggio del genere: non abbiate paura. Ma perché non dovevamo averne? Su questo il Santo Padre non era mica tanto chiaro, al punto da farmi pensare al genere di persone che gridano "niente panico" alla folla. Per esempio, il personale di volo durante un disastro. Forse il "non abbiate paura" di Wojtyla era esattamente questo, un professionale "niente panico" rivolto ai passeggeri di un mondo che stava precipitando nelle fiamme della terza guerra mondiale: non abbiate paura, tanto andrà così e non c'è nulla che possiate fare.

Il quadro raffigurante il Terzo Segreto approvato da suor Lucia.

C'è un'intervista tedesca, pubblicata nell'ottobre del 1981 (dopo l'attentato) ma che sarebbe stata rilasciata nel 1980 (prima dell'attentato): il perché ci sia voluto un anno a pubblicarla non lo so. Comunque in quest'intervista un Giovanni Paolo di fresca nomina commette un'imprudenza che in seguito non ripeterà più: richiesto di parlare del Terzo Segreto, spiega:  "Se c'è un messaggio in cui si dice che gli oceani annegheranno intere sezioni della terra, e che da un momento all'altro milioni di persone periranno... non c'è veramente nessun motivo di voler pubblicare questo messaggio. Molti vogliono conoscerlo per pura curiosità, o per il gusto del sensazionalismo, ma dimenticano che "sapere" implica anche per loro una responsabilità. È pericoloso soddisfare una curiosità se sei convinto che non possiamo fare nulla per una catastrofe che è stata predetta". La traduzione dall'inglese è mia, miei i corsivi: sono veramente contento di non aver mai letto a 12 anni questa intervista in cui il mio Papa, miracolosamente sopravvissuto a un attentato, diceva papale papale che se sei convinto che l'aereo è spacciato e non puoi farci nulla, è inutile mettersi a soddisfare le morbose curiosità dei passeggeri. Negli anni successivi anche il più prudente Ratzinger confermò il carattere apocalittico della rivelazione. Però quando nel 2000 Wojtyla decise di divulgarlo, Ratzinger lo scrisse: molti si sentiranno delusi. "Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato".

Alla fine è la stessa delusione che ti assale alla fine di un film horror: la locandina ti terrorizzava, pensavi che non avresti retto la visione... poi a un certo punto le luci si accendono, ti guardi intorno, hai perso un'ora e mezza per vedere cinque fotogrammi imbrattati di sangue finto e qualche maschera di gomma, e in tasca hai diecimila lire in meno. La delusione di vedere Belfagor da grandi: ma come faceva a far paura? E lo scivolo dell'asilo, eccetera. Molti non ci stanno. Non è vero. Questo non è il vero scivolo, è stato sostituito. Questo non è il vero film di paura che mi avevano detto gli amici, l'avrà censurato qualcuno, maledetta censura. Questo non è il vero Belfagor, andate a cercare negli archivi Rai perché quello vero mi faceva venire gli incubi. C'è un complotto, un'organizzazione segreta che modifica l'arredamento degli asili e censura i film e sostituisce gli sceneggiati francesi nelle teche Rai. E il terzo segreto di Fatima non è il vero terzo segreto. È stato censurato, sostituito. Quello vero fa ancora paura. Quello vero è davvero indicibile. Questo tipo di voci comincia a girare già nel 2000, facendo sdegnare un giornalista di provata fede come Antonio Socci. Però col tempo il dubbio di insinua in lui come un tarlo. Possibile che sia tutto qui, il terrore della mia infanzia? E come si spiega quella vecchia intervista a Wojtyla? E quella frase al termine del Secondo Segreto, "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc.", che non è ripresa all'inizio del Terzo? E il foglietto originale, non era in quattro facciate? Perché quello pubblicato sembra un foglio solo. Eccetera. Tutto sembra portare verso una sola conclusione: Ratzinger e Wojtyla hanno truccato le carte. Esasperati dal dover sempre rispondere alle stesse domande sul Terzo Segreto, a un certo punto ne hanno "divulgato" una parte, ma non quella fondamentale. Così, insomma, il segreto della nostra infanzia è salvo! E possiamo anche cominciare a terrorizzare i nostri figli, se ne abbiamo.

Peraltro io sono abbastanza d'accordo - non su terrorizzare i nostri figli, no, ma sul fatto che il testo del terzo segreto abbia subito un robusto lavoro di editing. La frase con cui probabilmente iniziava, "in Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede", è lessicalmente infelice: la fede non è propriamente "un" dogma, e di "dogmi di fede" ne esistono tanti. Insomma, suor Lucia faceva quel che poteva, ma era una veggente, non una teologa omologata. Che gusto c'è a dirigere la Chiesa cattolica se non puoi rieditare le profezie dei tuoi fedeli? E c'è un'altra possibilità, alla quale Socci e i gli altri fatimiti complottardi non hanno pensato - probabilmente perché non sono programmati per farlo. Forse il terzo segreto autentico rimane indicibile per il semplice motivo che non si è realizzato - così come non si era realizzato il secondo. Mettiamo che fosse una profezia di fine di mondo, come ai veggenti piace fare. Mettiamo che Wojtyla, dopo tre pallottole e un attacco alla baionetta, fosse incline a crederci, mentre invece Ratzinger no. A me viene già in mente la data perfetta: il 13 maggio dell'anno che più di tutti da bambino mi terrorizzava: il 2000. Quei due a un certo punto si saran detti: se il mondo deve proprio finire nei termini verbalizzati da suor Lucia, non diciamolo a nessuno, tanto è inutile. Ma se quel giorno non succede niente, prepariamoci un piano B. Il 13/5/2000 il mondo non è effettivamente finito: lo stesso giorno però Wojtyla ha beatificato Francisco e Jacinta Marto, e ha divulgato il terzo segreto cattolicamente corretto.

Nella sua versione del 2000, il Segreto è inattaccabile: parla di una futura persecuzione del clero cattolico, forse in parte già iniziata. Nessuno pensa più alla terza guerra mondiale, ormai, tutti hanno in mente l'offensiva laica mondiale contro il diritto alla vita, la sana famiglia eterosessuale eccetera. Ratzinger stesso lascia intendere che la Chiesa potrebbe essere punita per i propri peccati, per la "sporcizia" che il pontefice ha esplicitamente stigmatizzato, alla terza o quarantesima accusa di coprire i preti pedofili. In sostanza il terzo segreto può significare qualsiasi cosa, come una quartina ben tornita di Nostradamus, o l'oroscopo di domani. E anche questa idea che non tutto sia stato detto, che da qualche parte ci sia un quarto segreto... a suo modo torna utile. Pensate quando saremo a gennaio 2013, e nessuno potrà più rivendersi la profezia Maya: l'industria della fine del mondo avrà bisogno di qualche nuovo spunto. Magari Giacobbo ci sta già lavorando. Ecco, magari tra sei mesi fateci caso, se su Voyager o Mistero non passa un filmato simile a quello che vi ho raccontato io all'inizio. E se lo vedete - se la mia profezia si avvera - voi non cambiate canale, ma ditelo subito ai vostri bambini, che il terzo o il quarto segreto di Fatima non vogliono dire nulla, che è solo una favola riciclata in mancanza di meglio da gente che vuole venderti un libro o un altro film sulla fine del mondo. Diteglielo subito, non aspettate che siano i bambini a chiedervelo, perché i bambini a volte si vergognano, non vi dicono niente, hanno degli incubi per anni, se li tengono per sé. Lo scivolo dell'asilo ci mette decenni a rimpicciolire, Belfagor è ancora da qualche parte nell'ombra dietro un comodino, e sotto le nostre case di onesti coltivatori, dormono pazienti gli euromissili, per svegliarli basterebbe premere un pulsante. Ma va tutto bene, non c'è nulla di cui aver paura. Accendete la luce, diteglielo, dategli un bacio.

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Non Dea Madre, ma madre di Dio

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 1 gennaio – Maria, madre di Dio

 
Vergine alata dell'Apocalisse, di Miguel de Santiago. pittore ecuadoregno del XVII secolo (di solito i pittori tolgono le "ali d'aquila", che allontanano la Donna dalla Maria evangelica, ma pure risultano in Apocalisse 12, 14).


Il primo giorno di gennaio, alcuni lettori del Post lo sapranno già, il calendario cristiano ricordava la circoncisione di Gesù – otto giorni dopo la nascita, secondo la legge ebraica. A un certo punto, non è nemmeno chiaro quando, la ricorrenza è stata in qualche modo declassata: il fatto che Gesù fosse nato e cresciuto come ebreo non poteva essere negato, ma nemmeno enfatizzato (vedi il modo abbastanza singolare in cui è stata liquidata la reliquia del Santo Prepuzio). Soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, il primo di gennaio è diventato la festa di Maria Madre di Dio, almeno nel rito romano (non in quello ambrosiano). Non è l'unico caso in cui una ricorrenza mariana è stata spostata nel calendario come a coprire qualcosa che si percepiva non più consono; ma il capodanno è un caso emblematico di come la mariologia si muova sottotraccia in seno al cristianesimo, senza far troppo parlare di sé, con piccoli spostamenti che si percepiscono soltanto dopo qualche secolo – basta distrarsi cento, duecento anni e ops! ti ritrovi a contare gli anni a partire a partire dalla festa di una Dea Madre. Ma com'è stato possibile?

Non avevamo distrutte tutte da millenni? Non avevamo dichiarato ufficialmente i loro adoratori dei malati di mente ("dementes") già a Tessalonica nel 380? In un certo senso sì. Eppure... date un'occhiata alle bandiere in giro per il mediterraneo. Sono tutte di origine settecentesca, illuminista, razionale, vero? In Europa dodici stelle, nei Paesi arabi la mezzaluna (anche se quest'ultima viene spesso associata alla religione islamica, la sua presenza sugli stemmi ottomani diventa sistematica nel Settecento). E se vi dicessi che rimandano entrambe alla stessa divinità, e che questa divinità ha meno in comune con Cristo o Allah che con qualche antica Madre? Probabilmente esagererei. Mettiamola così: con certe divinità il cristianesimo è dovuto venire a patti. Non è cosa di cui andare fieri, e in effetti su questo genere di compromessi i teologi preferirebbero tacere, o almeno spostare la discussione su un campo più astratto.

Forse la più antica raffigurazione che ci sia arrivata del simbolo della luna crescente associato con una stella (più probabilmente il sole), in un sigillo di epoca neosumera (2000 avanti Cristo).

È quel che succede per esempio nel 428, quando Nestorio, patriarca di Costantinopoli, solleva l'obiezione: come possiamo chiamare Maria "Madre di Dio" (Theotókos)? Come può un essere umano a essere genitore di una divinità? Non è che l'obiezione non avesse un senso. Nestorio non aveva problemi ad accettare che Gesù fosse sia uomo che Dio; ma non accettava che Maria potesse essere considerata madre di entrambi. In quel grembo vengono ad annodarsi tutte le contraddizioni di una religione ormai egemone ma ancora in fase di assestamento dottrinale: il problema trinitario (se Dio è uno solo, può Maria essere madre del suo creatore?), quello cristologico (in che senso Gesù è sia Dio sia uomo?), quello mariano: come raccontiamo ai fedeli questa cosa che Dio ha reso gravida una ragazza, in modo che non ricordi assolutamente quei vecchi miti bavosi sugli Dei che vanno in giro a molestare giovani e giovincelle? Meglio insistere sulla verginità della ragazza in questione, non solo prima ma addirittura dopo: certo, ne soffre un po' la verosimiglianza, ma è il prezzo da pagare per allontanare l'idea che Dio-Padre sia un padre di carne che feconda come fanno gli altri padri. A questo punto è chiaro che Maria non può essere una donna qualsiasi, ma Madre di Dio? Nestorio preferiva chiamarla "madre di Cristo" (Christotokos). Ai suoi oppositori la cosa sembrava sospetta, per motivi forse non sempre confessabili. Perché per quanto gli avversari di Nestorio si siano affannati a trasformare la questione in un complesso meccanismo neoplatonico comprensibile soltanto agli addetti ai lavori, il sospetto è che dietro a questo complesso paravento si celasse una realtà molto più terra-terra: "Madre di Dio" era un compromesso, un modo per dire e non dire "Dea madre".

Nel giro di una generazione la piccola Bisanzio era diventata la Nuova Roma immaginata da Costantino: una metropoli fungata sul Corno d'Oro. I nuovi abitanti, accorsi da ogni parte dall'impero non avevano tradizioni in comune. La città, in quanto rifondata da Costantino dopo la conversione, non poteva nemmeno vantare martiri importanti. Ma al di là del Bosforo il paganesimo continuava a pulsare, in quel subcontinente che aveva sempre opposto la sua massa critica al razionalismo ellenico: l'Asia Minore, o Anatolia.

Efeso, Turchia: il sito si trova in quello che un tempo era l'estuario del fiume Kestros. Comprende insediamenti ellenici e romani. A Efeso fu costruito il tempio di Artemide, una delle sette meraviglie del mondo antico, di cui oggi rimane ben poco.[/caption]

Buona parte della manovalanza che aveva costruito la città e ci era rimasta ad abitare veniva là, e non avrebbe rinnegato così presto Artemide, la grande Madre degli Efesini, cinta di innumerevoli mammelle (secondo alcuni sono testicoli di toro: insomma simboli di fecondità, irrimediabilmente pagani). I discendenti degli antichi bizantini non avrebbero dimenticato volentieri Ecate, antica protettrice della città, che durante l'assedio del 340 aC, spuntando dalle nuvole con la sua luna crescente aveva protetto la città dall'incursione notturna di Filippo il Macedone. A Nestorio non si poteva rispondere così: e però il concilio che si riunì nel 431 per sconfessare le sue idee fu convocato da Costantino proprio a Efeso, di tutte le città disponibili. I seguaci di Nestorio si rifugiarono oltre il confine orientale dell'impero, riuscendo a imporre le proprie idee (più estreme di quelle del loro patriarca) sulla Chiesa persiana. La Nuova Roma, sempre più conosciuta come Costantinopoli, si consacrò alla Madre di Dio. Nessuna reliquia era venerata come il Maphorion, il manto della vergine (ma i costantinopolitani conservavano anche qualche goccio del suo latte materno). Le basiliche più importanti non furono dedicate a martiri in carne e ossa, come nella Roma occidentale, ma a concetti personificati e di sesso femminile: la "Santa Pace" (Sant'Irene) e soprattutto la Sapienza di Dio: Santa Sofia.

L'interno della basilica di Santa Sofia, il 2 luglio 2020 (Chris McGrath/Getty Images)

Il fatto che questa Quasi Divinità femminile non somigliasse molto alla Maria di Nazareth storica tratteggiata nei vangeli era stato superato includendo nel Nuovo Testamento un testo ben poco simile agli altri: l'Apocalisse attribuita a San Giovanni. La "donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo", che "grida per le doglie e il travaglio del parto", destinata a partorire "un figlio maschio, il quale deve reggere tutte le nazioni con una verga di ferro" è un'immagine di maternità regale che ci è possibile ritrovare anche a due millenni di distanza, e non soltanto nelle raffigurazioni mariane. Lo Pseudo-Giovanni del resto scriveva nel mediterraneo già globalizzato del secondo secolo, mescolando simboli già rimasticati. Una donna abbinata alla luna non poteva che rammentare una dea lunare, non una in particolare ma un po' tutte: Artemide (luna crescente), Selene (luna piena), Ecate (luna calante, anch'essa di origine anatolica e spesso raffigurata una e triplice: celeste, terrestre e marina). La posizione della luna sotto i piedi lascia immaginare che la Donna abbia sostituito la stella del mattino in un simbolo già frequente sulle monete persiane e anatoliche. Lo Pseudo-Giovanni aggiunge però sul suo capo dodici stelle, chiaro riferimento alle dodici tribù del popolo d'Israele. Si incontrano così nella sua visione tre immagini che avrebbero proseguito i loro percorsi fino ad arrivare alla contemporaneità: la mezzaluna protettrice di Bisanzio, rivendicata dai conquistatori ottomani, sulle bandiere moderne delle nazioni musulmane; le dodici stelle, sulla bandiera del Consiglio d'Europa (e poi dell'UE). Persino la Donna del cielo è stata sventolata almeno una volta su una bandiera, durante la rivoluzione messicana. Ma in generale preferisce riapparire nelle visioni mistiche, soprattutto da Lourdes in poi. Buon anno a tutti (ma soprattutto a tutte).

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L'esercito delle 150 rose

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7 ottobre - Madonna del Rosario

[2011]. Quante Avemarie ci sono in un rosario? Ok, "questa la so": cinquanta. No, non proprio. Certo, nella collanina del rosario ci sono cinquanta chicchi piccoli, e a ogni chicco piccolo corrisponde un'Avemaria. Ma il rosario completo, quello da beghina seria, prevedeva tre giri di collana, per un totale di centocinquanta Ave, quindici Pater e quindici Gloria (ne parlo al passato perché con Wojtyla, sempre abbondante, siamo passati rispettivamente a 200 Ave, 20 Pater, 20 Gloria). E perché proprio 150? Siccome è l'esatto numero di Salmi della Bibbia, l'ipotesi è che il rosario sia nato nel Medioevo come rito sostitutivo, per devoti analfabeti che non avrebbero potuto leggere il salterio. E questo ci dice qualcosa sul cattolicesimo.

Prendiamo un musulmano, un protestante e un cattolico. Il primo ha un libro sacro, ma spesso non sa leggerlo: quindi lo impara a memoria. In arabo. Altrimenti non sarebbe un buon musulmano. Il secondo ha un libro sacro, ma non riesce a impararlo a memoria, in una lingua che oltretutto non parla più da secoli: quindi impara a leggere. Così può essere un buon protestante. E il cattolico? Anche lui ha un libro. Ma studiarlo a memoria è troppa fatica. Imparare a leggere? Non se ne parla. E quindi? E quindi invece di leggere guardi le figure - le chiese ne sono piene - e al posto di ogni salmo che non hai imparato a memoria, reciti la stessa preghierina. Breve. Semplice. Pratico.

Santa Vergine,
dacci l'Eurobond!
Resta da capire perché a ogni salmo si debba sostituire una preghiera proprio alla Madonna. Non è detto che sia stato sempre così. Nel medioevo la collana del rosario era conosciuta come “paternoster”, il che lascia pensare che a ogni chicco corrispondesse piuttosto la recitazione del Padre Nostro, preghiera fissata già nei Vangeli. L'Ave Maria, nella sua versione definitiva, è parecchio più tarda: così come la devozione alla Madonna, personaggio abbastanza in ombra nei primi secoli della Chiesa. Di recitazioni di Avemaria in batteria da 50 o 150 si comincia a parlare nel tredicesimo secolo, quando San Domenico, (terrore degli eretici, flagello degli albigesi) lo riceve in sogno dalle sante mani della Vergine, come arma finale contro la mala pianta delle eresie. Sin dall'inizio dunque il Rosario alla Madonna assume una valenza battagliera che oggi può sembrare curiosa: che c'entrano le vecchiette salmodianti con le guerre, ancorché sante? Ma all'indomani della storica vittoria di Lepanto – 7 ottobre 1571 – mentre genovesi e veneziani litigano su chi ne sia stato l'artefice, e se l'ammiraglio Gianandrea Doria ritirandosi dal centro dello schieramento abbia praticato una geniale strategia diversiva o più semplicemente cercato di tagliare la corda, Papa Pio V taglia la testa al toro decretando che a vincere era stata la Madonna del Rosario, con l'implicito ausilio dei milioni di vecchine recitanti avemaria a raffica.

In pratica il Papa aveva introdotto il televoto: un mantra che annulla la tua identità ma ti rende protagonista delle grandi svolte storiche. Altro che Gianandrea Doria! A sconfiggere i feroci turchi sei stata proprio tu, vecchietta analfabeta, li hai battuti tu gli infedeli saraceni, al ritmo impareggiabile di 6 avemarie al minuto (fanno 5 rosari all'ora, al netto di misteri e litanie) che nessun muezzin di Istanbul evidentemente poteva reggere. Da lì a poco la Madonna del Rosario si insedia a Pompei, diventando meta di pellegrinaggi di massa che continuano tuttora, specie in ottobre e in maggio.

Sempre a Pompei un allievo di Luca Giordano la ritrae coronata di dodici stelle, come la misteriosa donna che nell'Apocalisse compare "vestita di sole" in piedi sulla luna. Quelle dodici stelle in cerchio richiamano effettivamente un po' il rosario, ma in realtà nessuno sa esattamente cosa rappresentino: le dodici tribù di Israele? I dodici apostoli? Insomma, la donna misteriosa sarebbe la Chiesa che si espande nel mondo? Potrebbe darsi. La cosa curiosa è che quelle dodici stelle, dipinte a Pompei su uno sfondo blu, assomigliano terribilmente a...

...esatto. Vedi cosa succede ad andar per rosari. Siamo inciampati nelle famigerate radici cristiane dell'Unione europea!

Non è possibile, direte voi. Sarà solo una coincidenza. Tanto più che le dodici stelle della bandiera europea hanno una storia diversa, no? Già, a proposito, perché ci sono dodici stelle nella bandiera europea? Ecco, non è affatto chiaro.

Va detto che né il Consiglio d'Europa, che issò per primo il vessillo a dodici stelle, né l'Unione che lo copiò, erano composti da dodici membri quando lo adottarono come simbolo. All'inizio il Consiglio di membri ne aveva quindici, salvo che uno era il Saarland, una piccola regione della Germania che nell'immediato dopoguerra era amministrata dai francesi e di cui non era ancora chiaro il destino: raffigurarla con una stella su una bandiera internazionale poteva apparire come un passo ulteriore verso la definitiva separazione dalla Repubblica Federale Tedesca. Quindici no, insomma. Ma non è comunque chiaro perché non quattordici. Tredici men che meno (oltre alla sfortuna, è veramente difficile da disegnare, un circolo di tredici stelle), e quindi, insomma, dodici. Proprio come la Madonna, che coincidenza. Ma un cattolico non metterebbe mai "Madonna" e "coincidenza" nella stessa frase. Ed ecco l'autore del bozzetto della bandiera, Arsène Heitz, rivelare ai giornalisti cattolici di essere un devoto mariano, e di essersi ispirato a una medaglietta mariana che portava sul petto; ecco fiorire leggende intorno a Paul Lévy, politico belga di origine ebraiche, sopravvissuto a Dachau, convertitosi al cattolicesimo, che davanti a un'immagine della Vergine ha un'illuminazione: ma come stanno bene dodici stelle gialle in campo blu. E appena vede il bozzetto di Heitz fa di tutto affinché i colleghi lo approvino. Ma c'è di più: per la gioia di tutti i Teocon presenti e futuri il Consiglio decise ufficialmente di approvare il suo vessillo l'otto dicembre 1955, festa dell'Immacolata Concezione. Insomma, sarà anche una coincidenza, ma la donna misteriosa vestita di sole e in piedi sulla luna che sconfisse i turchi a Lepanto sembra aver posato la testolina anche a Bruxelles. A pensarci bene è un po' inquietante. 

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Il dibattito secolare su Sua Madre

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15 agosto - Assunzione della Beata Vergine Maria, dogma di fede

Il fatto che dopo Tiziano
ci siano stati altri pittori
mi lascia, talvolta,
stupefatto.
[2012]. Buon Ferragosto, la più snobbata tra le feste nazionali. Alcuni ignorano persino che sia un giorno rosso sul calendario: è gente che la pagina di agosto non la degna di uno sguardo, beati loro. Persino tra chi la osserva non c'è accordo su cosa si stia festeggiando: ancora le feriae Augusti, istituite dal primo imperatore romano il 18 avanti Cristo? Sarebbe l'ultima traccia dell'antico impero nel nostro calendario (nel Ventennio si festeggiava anche la fondazione di Roma, il 21 aprile). Molti però sono convinti che Augusto non c'entri nulla, e che si festeggi l'Assunta. Si tratterebbe quindi di una festività nazionale a carattere religioso: una delle due dedicate alla Madonna (l'altra è l'Immacolata, 8 dicembre); ci sarebbe anche il 1° gennaio, Maria Madre di Dio, ma in quel caso il carattere laico ha decisamente preso il sopravvento. Ferragosto è in bilico: a partire dal dopoguerra la transumanza turistica ha svuotato le città dell'entroterra e reso semivuote e malinconiche le processioni con in testa la Madonna in trono. L'Assunta è un po' in crisi, paradossalmente, proprio da quando è diventata un dogma di fede, l'ultimo, nel 1950. Sì, perché prima non c'era molta chiarezza sul fatto che la Madonna fosse stata assunta o no. Ma forse vale la pena spiegare cosa significa "assunta", in cosa consista l'Assunzione.

In sostanza, Maria di Nazareth in questo momento è una delle poche creature (l'unica?) a essere in Paradiso non soltanto con l'anima, ma anche col corpo, come Gesù - però Gesù è Dio; Maria no, è una donna, ma non come tutte le altre: come ufficializzò Pio IX nel 1854, è nata senza peccato originale (da cui la festa dell'Immacolata, appunto), e per questo motivo, seguendo un filo logico, non si vede perché il suo corpo debba essere morto. Se uno guarda le prime pagine della Genesi, nota che la morte è la punizione che Dio commina a Eva, Adamo e tutta la loro stirpe, per avergli disobbedito (il peccato originale). Ma una volta stabilito per dogma di fede che Maria è nata senza, che non avrebbe potuto concepire Gesù altrimenti, non c'è motivo per cui essa debba essere morta, nemmeno nel corpo.

Se non metto un Carracci stavolta,
non lo metto più.
Così la pensavano molti teologi nell'Alto Medioevo (l'Assunzione in Occidente si festeggiava almeno dal VII secolo); così si pronunciò definitivamente Pio XII nel 1950. C'è solo un piccolo, minuscolo problema, che i più sgamati avranno già individuato, ovvero: la Bibbia non ne parla. Mai. Nessuna traccia dell'Assunzione di Maria.

Ma d'altro canto di Maria la Bibbia parla poco in generale. Il Vangelo di Marco, che come abbiamo visto potrebbe essere il più antico, Maria non la nomina nemmeno. Il Gesù di Marco è un messia piuttosto altero che disconosce madre e fratelli. Con Matteo la madre di Gesù prende almeno un nome, ma è Giuseppe a sognare l'angelo e a portarla prima a Betlemme e poi in Egitto. La Maria che conosciamo davvero è quella di Luca, la vera protagonista della prima parte del suo vangelo: è una donna coraggiosa, illuminata, è persino una poetessa (lì per lì ti improvvisa il Magnificat)... però scompare del tutto appena il figlio comincia a predicare. L'ultimo evangelista, Giovanni, cambia ancora le carte in tavola: non racconta il Natale o altri episodi dell'infanzia di Gesù, ma segnala una "madre" (non la nomina mai per nome) che sembra seguirlo e assisterlo fino alla morte e alla resurrezione. Non che il Gesù di Giovanni sia diventato un mammone, tutt'altro: alle nozze di Cana, quando mamma fa presente che è finito il vino, le risponde "che ho da fare con te, donna?" È la prima cosa che Gesù dice a Maria, in quattro vangeli. Poi, sul finale, quando è già inchiodato alla croce, gli affida Giovanni apostolo ("madre, questo è tuo figlio"), e secondo alcuni l'umanità tutta. Maria è segnalata un'ultima volta da Luca negli Atti, tra le donne che fanno parte dell'entourage degli Apostoli prima della Pentecoste. Ma dalla Pentecoste in poi, quando gli apostoli diventano missionari nel mondo, di Maria si perde ogni traccia. Tutto quello che ci raccontano gli apocrifi (è morta l'anno dopo; ha seguito Giovanni a Efeso; non è mai morta; è morta ed è immediatamente salita in cielo davanti a tutti gli apostoli) non è attestato che un abbondante secolo dopo, insomma, non c'è niente di affidabile e lo sapevano benissimo anche i Padri della Chiesa. Di Maria non si sa più niente.

Il Correggio aveva afferrato ciò che ai teologi
ancora sfuggiva, ovvero: se potessimo rimirare
la Gloria di Dio, vedremmo un sacco
di gambe per aria
Eppure i credenti continuavano a chiedere notizie della mamma. La cosa è comprensibile. Per quanto la Chiesa degli inizi debba essere stata una gerarchia rigidamente maschile (le donne dei vangeli, come le tre Marie, scompaiono immediatamente dagli Atti), senza figure femminili di riferimento non avrebbe fatto molta strada. Non avrebbe penetrato in molte famiglie, e soprattutto non si sarebbe insinuata nel cuore delle ricche matrone romane in cerca di novità orientali. Accanto a Gesù e ai coraggiosi apostoli e martiri ci voleva qualche donna, e la mamma era senz'altro la scelta migliore: anche per scacciare le altre Marie un po' equivoche, che ungono i piedi di Gesù o li tergono coi capelli, tutti gesti dal dubbio significato. Queste signorine dal passato ambiguo negli apocrifi e nei testi gnostici rimanevano pericolosamente popolari, mettendo in ombra gli stessi apostoli maschi. La mamma no, sulla mamma non si può dire niente di male, tanto più se è la mamma di Dio.

Il dibattito infatti sarà tra chi ne parla bene e chi ne parla benissimo, e noi non siamo in grado di seguirlo in tutta la sua completezza, perché chi non ne parlava benissimo rischiava spesso di essere bruciato con le sue opere. Questo è magari il motivo per cui a distanza di secoli non si capisce perché il Papa abbia aspettato tanto a omologare l'Assunzione, quando l'opinione prevalente dei Padri della Chiesa e degli altri teologi che ci sono arrivati oscilla tra il "sicuramente sì" e il "quasi sicuramente sì". Il dibattito si concentrava su altri punti secondari, per esempio: prima di essere assunta in cielo anima e corpo, Maria è morta o no? i committenti di Caravaggio, come vedete sotto, pensavano di sì, e questa era la tesi più diffusa, soprattutto tra gli ortodossi, che il 15 agosto festeggiano la Dormizione (in attesa di risorgere, Maria non muore: dorme). In Occidente però si stava facendo strada l'idea che Maria fosse stata assunta senza passare dalla morte. Pio XII nel 1950 con l'enciclica Munificentissimus Deus lascia aperta la questione, limitandosi a stabilire che "l'immacolata Madre di Dio, la sempre vergine Maria, una volta terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo".

Quindi il capolavoro del Caravaggio è ancora cattolico doc. Meno male. La prudenza di Pio XII è anche dovuta al fatto che in questo documento, per la prima volta, un Papa impugna esplicitamente la sua Arma Teologica di Fine di Mondo, messa a punto soltanto nel 1870: l'infallibilità ex cathedra, sulla materia di fede. Anche su questo per la verità il dibattito è ampio; c'è chi sostiene che il Papa in cathedra ci stia ogni volta che dà alle stampe un'enciclica o anche solo un discorsetto dalla finestra; ma solo nel Munificentissimus Deus un Papa ha scritto nero su bianco che chi non la pensa come lui è fuori:
Perciò, se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica.
Quindi ora siamo tutti d'accordo, no? Sì, c'è solo quel piccolo, minuscolo problema di cui parlavamo sopra: che di questo dogma di fede, discusso per diciannove secoli e definito nel ventesimo, il Nuovo Testamento non parla. Così come non parla di Maria se non per accenni brevissimi. Qualcuno timidamente ha anche sostenuto che un mistero così profondo possa avere una causa divina. Insomma, immacolata o no, assunta o no, forse Gesù preferirebbe che noi non discutessimo troppo di sua madre. Ma è più forte di noi, evidentemente.
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A volte nevica in agosto

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5 agosto - Madonna delle nevi

santamariamaggiore[2014] La notte tra il 4 e il 5 agosto del 352, il ricco patrizio Giovanni riceve una visita in sogno della vergine Maria, che si congratula con lui per il proposito recentemente espresso di finanziare una chiesa in suo onore, e gli suggerisce di erigerla nel luogo che il mattino dopo sarà ritrovato ricoperto di neve. La mattina dopo la moglie gli riferisce di aver fatto un sogno molto simile. Vanno immediatamente a raccontarlo a Papa Liberio (siamo tra l'Editto di Milano e quello di Tessalonica, la Chiesa non è più clandestina ma non è ancora Chiesa di Stato, e anche i papi sono ancora tizi alla buona che ti ricevono in giornata, specie se sei patrizio). Il quale papa Liberio risponde: ma sapete che credo di aver fatto lo stesso sogno anch'io? Proprio in quel momento irrompe in scena un figurante: Santità, sull'Esquilino è successa una cosa molto singolare. È nevicato. Non dappertutto, no. Solo in uno spiazzo. Uno spiazzo a forma di basilica. Chissà cosa vuol dire.

La basilica liberina, o "Ad nives", è il primo nucleo di Santa Maria Maggiore, la più antica delle quattro basiliche papali di Roma. In realtà la parte più antica della costruzione dovrebbe risalire al papato di Sisto III, nel secolo successivo - poi rimaneggiata e ingrandita più volte nel corso dei secoli. Prima di questa doveva esserci una chiesa ancora più antica, consacrata però al Credo niceano. Quella di Sisto è invece dedicata alla Madonna, che era stata da poco proclamata "madre di Dio" durante il concilio di Efeso (i nestoriani, che la ritenevano soltanto madre della parte umana di Cristo, furono contestualmente dichiarati eretici). Il nome di Madonna delle Nevi fu progressivamente accantonato, specie a partire dalla controriforma, quando l'antico miracolo delle nevi fu accantonato in quanto privo di fonti serie. La festa del 5 agosto divenne, ufficialmente, la "dedica della basilica di Santa Maria Maggiore". Ma ancora viene ricordata con un lancio di petali di rosa dalla cupola.

Madonna giapponese (con tanto di drago sotto i piedi).
Madonna giapponese (con tanto di drago sotto i piedi).
Per molti secoli comunque la Madonna delle Nevi fu una delle più popolari - scacciata dal cuore di molti fedeli soltanto con l'arrivo delle Madonne moderne, dal Sette-Ottocento in poi: quelle che appaiono ai pastori minacciando inferni o guarendo infermi. Tra gli indizi di questa popolarità tramontata ce n'è uno disseminato dall'altra parte del mondo, in un'isoletta dell'arcipelago Goto, nell'estremità sudoccidentale del Giappone. Lì fuggirono molti cristiani giapponesi della fiorente colonia gesuita di Nagasaki, quando a fine Cinquecento lo Shogun proibì la pericolosa religione importata da portoghesi e spagnoli. Per più di due secoli gli isolani avrebbero continuato a nascondere i loro Cristi nascosti dietro a statuette di Budda, e venerare Madonne sempre più simili a Budda anch'esse. Senza missionari, senza contatti con l'esterno, senza nemmeno poterne parlare troppo tra loro. Col tempo persero i libri sacri o la capacità di leggerli; continuarono a ripetere paternoster a memoria. Quando a metà Ottocento si riaprirono le frontiere, alcuni non potevano più riconoscere nel cattolicesimo occidentale il culto che avevano ereditato dagli antenati. Era diventato un altra cosa, alla quale non avrebbero comunque rinunciato. Quando la documentarista Christal Whelan arrivò nelle isole Goto, a metà anni Novanta, sopravvivevano soltanto due sacerdoti di novant'anni – i quali peraltro non andavano d'accordo, non si rivolgevano la parola. Tra i loro riti vi era una cerimonia a base di riso e saké vagamente simile alla comunione, impartita a collaboratori che si prestavano per non far morire del tutto una tradizione ormai inspiegabile. Christal notò che i due sacerdoti festeggiavano la vigilia di Natale e altri riti buddisti e scintoisti; la crocifissione ma non la Pasqua; la fede nella resurrezione era ormai stata sostituita da una venerazione per le anime degli antenati. Però entrambi i sacerdoti – gli ultimi rappresentanti della loro religione – a inizio agosto veneravano ancora Nostra Signora delle Nevi.
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La pastorella che vide la Madonna (e non la riconobbe)

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16 aprile - Santa Bernadette Soubirous (1844-1879), pastorella e mistica di Lourdes

Ha degli occhietti furbetti.
Ha gli occhi furbetti. 
[2014]. La Madonna è contagiosa, chi la conosce lo sa. Chi la vede, di solito, ha già sentito parlare di altri che l'avevano vista. Proprio come le malattie infettive, il fenomeno è particolarmente virulento nei collegi. Un'allieva intravede Nostra Signora in fondo a un corridoio; lo dice a un'amica; la vede anche lei; il resto della camerata le prende in giro, lei insiste; nel giro di un mese l'hanno vista tutte. È successo in più di un caso. Da bambino mia zia ogni tanto andava a Medjugorje, molti anni prima che Paolo Brosio si accorgesse delle potenzialità mediatiche del fenomeno. Però non è che ci si potesse recare così spesso in quel Paese relativamente lontano che ancora si chiamava Jugoslavia (la Madonna spesso sceglie nazioni sulla via del disastro: in quegli anni si faceva vedere anche in un collegio in Ruanda). Così a volte si contentava di Fossoli di Carpi, perché tra i cultori locali di Medjugorie si era diffusa questa storia, che la Madonna stesse apparendo anche a Fossoli, poco distante dal vecchio campo di concentramento. E un giorno, in effetti, mentre una folla pregava da qualche parte a Fossoli, si sentì una voce ben distinta dall'alto che diceva: peccatori, pentitevi. Non era esattamente Nostra Signora, come si vedrà.

La natura virale delle apparizioni mariane è un grande argomento in mano agli scettici: chi vede la Madonna in realtà sa già cosa deve vedere. È stato, per così dire, istruito da una tradizione secolare. Questo spiega il perché la madre di Dio frequenti di preferenza contrade cattoliche: altrove, del resto, può capitare che ti curino a elettroshock, o ti recludano finché non confessi che ti eri inventato tutta la storia, prima per prendere in giro i compaesani e poi per non deluderli (così accadde per esempio alla giovane Margarethe Kunz nel 1878, appena qualcuno cominciò a parlare di una "Lourdes tedesca" a Marpingen, nel Saarland). Anche i veggenti in buona fede non farebbero che riprodurre, nelle loro allucinazioni, un immaginario cattolico condiviso da secoli.

Bernadette davanti alla grotta (ma è passato qualche anno).
Bernadette davanti alla grotta (ma è passato qualche anno).
A questa obiezione i credenti rispondono col modello della Pastorella, di cui la piccola Bernadette è l'incarnazione più famosa. Se è abbastanza naturale che una collegiale o una suora sogni le madonne e i sacri cuori che si vede intorno dappertutto, come la mettiamo con le pastorelle? Sono ignoranti, analfabete; frequentano cappelle disadorne; non riconoscerebbero la Madonna nemmeno se la vedessero, e nel caso di Bernadette andò proprio così: non la riconobbe. La chiamava "aqerò" ("quella là" in dialetto occitano); la descriveva come una piccola, bellissima signora biancovestita con una cintura blu e una rosa gialla su ciascun piede. Chiunque a quel punto penserebbe, se non a uno scherzo, a Maria di Nazareth; ma bisogna concedere che il vestito biancoazzurro non era così diffuso: entrò nell'iconografia standard proprio dopo le apparizioni di Lourdes. Nostra Signora dal suo canto ci mise più di quaranta giorni, e sedici apparizioni, prima di presentarsi con quelle fatali parole, que soy era immaculada concepciou, che, a detta di tanti lourdologi, Bernardette sarebbe stata troppo ignorante per capire: come poteva una pastorella sapere che appena quattro anni prima papa Pio IX aveva dichiarato dogma di fede l'Immacolata Concezione di Maria, al termine di un dibattito che aveva messo contro per secoli il fior fiore dei teologi? Anzi, se Bernadette riuscì a riferire la curiosa espressione allo scettico abate Peyramale, fu soltanto perché nel tragitto non smise di ripeterla sottovoce: quesoyeraimmaculadaconcepciou, quesoyeraimmaculadaconcepciou, quesoyeraimmaculadaconcepciou. Padre! Ho rivisto la bella signora! Mi ha detto di dirle quesoyeraimmaculadaconcepciou.

Per il povero parroco fu un bel colpo. Sei sicuro che ti ha detto così? Ma lo sai cos'è... lo sai chi è l'immaculada eccetera? No, certo che non lo sai, poveretta. Fin lì l'abate aveva diffidato della pastorella allucinata. Quando era venuta a riferirle la pretesa della bella signora di costruire un santuario nella grotta, aveva preteso un segno: di' alla tua signora che faccia fiorire il roseto lì sotto. Chissà se aveva in mente il miracolo della Vergine della Guadalupe.

Io ne avevo una, una volta mio cugino ne ha bevuto un sorso ed è ancora vivo.
Io ne avevo una, una volta mio cugino ne ha bevuto
un sorso ed è ancora vivo (miracolo).
Il roseto non rifiorì. In compenso la fonte che Bernadette aveva trovato scavando lì sotto con le unghie cominciava ad attirare i malati. Era stata un'amica della pastorella, Catherine, a immergere per prima un braccio paralizzato e a trarne, diceva, un subitaneo giovamento. Non poteva certo immaginare di essere la prima di settecento milioni di visitatori, nonché di una settantina di guarigioni ritenute inspiegabili e pertanto miracolose - una ogni dieci milioni, percentuale tutto sommato ragionevole. Fu l'acqua benedetta a fare di Lourdes la Madonna più famosa del mondo: le altre si limitavano a sorridere e sussurrare segreti angosciosi a pastorelli perplessi, ma quella della grotta ti guariva. O perlomeno ti lasciava un segno tangibile, imbottigliabile: un sorso d'acqua pura - a patto di intercettarla molto vicino alla fonte, perché qualche metro dopo il miracolo è non prendersi il colera, con tutti quei malati intinti nella fanga.

Se l'acqua rese famosa la Madonna di Lourdes, la dichiarazione raccolta da Bernadette (quesoyeraimmaculadaconcepciou) la rese canonica: Pio IX riconobbe ufficialmente le apparizioni quattro anni dopo (1862) un record. Per dire: i veggenti di Medjugorje stanno aspettando lo stesso riconoscimento da trentaquattro anni. E d'altro canto l'apparizione a Bernadette era stata straordinariamente tempestiva. Proclamando l'immacolata concezione nella sua enciclica Ineffabilis Deus, il pontefice aveva sfidato i suoi stessi vescovi: era la prima volta che un papa proclamava un dogma senza consultarli in un concilio. Parecchi probabilmente borbottavano, specie quelli di formazione domenicana che avevano osteggiato il concetto di immacolata concezione sin dai tempi di Tommaso d'Aquino. Per metterli a tacere, niente di meglio che un intervento della diretta interessata, anche nel dialetto dei Pirenei. Quando alla fine il concilio si farà - nel 1870 - Pio IX ne profitterà per farsi dichiarare infallibile ex cathedra. Notevole prova di forza per un pontefice che stava per perdere l'ultimo brandello di Stato della Chiesa. Bernadette per quanto possibile, gli aveva dato una mano, recapitando un messaggio dal Cielo con la sua voce pura, immune da contaminazioni culturali e intellettuali. Perlomeno la tesi è questa: Bernadette era troppo ignorante per essere stata anche solo imbeccata da qualcuno meno che santo.

È una tesi che trasuda malafede.

È vero, Bernadette non sapeva leggere e scrivere e si esprimeva soltanto in dialetto. È vero, non aveva nemmeno studiato catechismo: figurarsi se conosceva le ultime novità in fatto di dogmi di fede. Dimostrava anche meno dei suoi 14 anni, a causa della denutrizione. Veniva da una famiglia di mugnai caduti in disgrazia che si erano ridotti a vivere nella cella di una vecchia prigione in disarmo. Il padre era ancora nei guai a causa di un’accusa infamante: sottrazione di qualche sacco di farina. E però la pastorella non è una tabula rasa, non è un buon selvaggio. La storia che racconta assomiglia ad altre storie che si raccontano a pochi chilometri o a pochi anni di distanza: basta allargare un po’ il campo per accorgersene.

Continua a sembrarmi furbetta.
Continua a sembrarmi furbetta.
A 25 chilometri da Lourdes c’è un santuario, Notre-Dame de Médoux. È associato alla leggenda di Liloye, una pastorella a cui la Vergine sarebbe apparsa tra Cinque e Seicento, minacciando epidemie e alluvioni se gli abitanti di Bagnères-de-Bigorre non avessero cambiato atteggiamento; in un’altra versione, la Madonna avrebbe indicato a Liloye la fonte d’acqua pura da bere per guarire dalla peste. Possibile che Bernadette non ne avesse mai sentito parlare?

A 15 chilometri da Lourdes c’è il santuario di Lestelle-Bétharram. Bétharram significa “bel ramo”: si racconta che qui la Madonna avrebbe salvato una ragazza caduta nel torrente allungandole un bétharram. Di origine medievale, nel primo Ottocento il santuario era ancora rinomato per i suoi miracoli. Bernadette ne aveva sicuramente sentito parlare – sappiamo anzi che vi si recava spesso. Il che ci rende ancora più difficile immaginare che nella grotta di Massabielle non riuscisse a riconoscere nella bella signora la Vergine Maria. Persino il colore bianco delle vesti ricorda le fiabesche “dame bianche” che gli incauti viaggiatori dei boschi trovavano all’imboccatura delle grotte un tempo abitate (secondo altre leggende pirenaiche, all’imboccatura delle grotte si possono spiare le Basaandere che si pettinano i lunghi capelli; trattansi delle femmine dei Basajaun, ovvero gli abominevoli uomini pelosi dei Pirenei, che potrebbero discendere dai Neanderthal). Bernadette non ha bisogno di saper leggere o scrivere per conoscere tutte queste storie. Le basta chiacchierare con chi incontra; è una pastorella che vive in una locanda.

In effetti in foto non era mai venuta così bene.
Credo che si tratti già della maschera, ma non è affatto chiaro.
Allontaniamoci dai Pirenei, avviciniamoci al 1858. Alle pendici delle Alpi c’è La Salette, nel dipartimento dell’Isère, dove la madonna era apparsa dodici anni prima ai pastorelli Maximin e Mélanie. Il successo planetario di Lourdes li ha eclissati, ma in quegli anni la Francia cattolica non parlava d’altro. Ferveva il dibattito tra credenti e scettici; tra questi in un primo momento si era schierato anche il popolarissimo padre Jean-Marie Vianney, prima di cambiare idea. Anche a Maximin e Mélanie la “bella signora” si era rivolta in dialetto; anche loro non l’avevano riconosciuta. Certo, può darsi che Bernadette non ne avesse mai sentito parlare; che parimenti nessuno, neanche un prete durante una predica domenicale, le avesse mai raccontato delle apparizioni di rue du Bac (Parigi, 1830); e però al collo aveva proprio una versione della medaglietta miracolosa che in quell’occasione la Madonna aveva commissionato a Catherine Labouré. Su un lato della medaglietta si legge “conçue sans peché”, concepita senza peccato: dunque la concezione immacolata rivelata a Bernardette era già stata anticipata un quarto di secolo prima, e diffusa in centinaia di migliaia di medagliette. E in effetti una festa dell’Immacolata esisteva già, prima ancora che Pio IX ne ratificasse il dogma. Dunque come possiamo essere sicuri che Berdadette cascasse dalle nuvole, di fronte all’affermazione “que soy era immaculada concepciou”? Era analfabeta, d’accordo – ma anche a una pastorella analfabeta e denutrita può venire la curiosità di sapere cosa c’è scritto sulla medaglietta che le penzola dal collo tutto il giorno. Era così difficile trovare qualcuno che glielo spiegasse, anche solo tra il personale e la clientela di una piccola locanda?


Bernadette racconta che la Madonna le si dichiarò il 25 marzo – festa dell’Annunciazione. Era la prima apparizione dopo venti giorni di silenzio; la sedicesima in tutto. Le altre quindici si erano succedute quasi quotidianamente tra l’undici febbraio e il quattro marzo. In quel mese Bernadette aveva sperimentato l’ansia della celebrità: a ogni visita la folla che la accompagnava si moltiplicava. L’ultima volta erano in ottomila: la Signora non le aveva detto niente, e non l’aveva più invitata a tornare. È lecito immaginare che lei o Bernadette fossero stanche di tutto il chiasso. Poi, il 25, all’improvviso, il ritorno.

La madonna di Lourdes è la più simpatica tra quelle apparse in età moderna. Non preannuncia apocalissi o massacri, non terrorizza i suoi pastorelli con visioni infernali; si sforza invece di guarire i malati, con risultati discutibili, ma nessuno è perfetto evidentemente. Non pretende riti o consacrazioni specifiche; chiede solo di fare penitenza, da una madonna è il minimo. Non confida segreti – in breve, non fa politica. Tranne in quel fatale 25 marzo in cui offre a Pio IX un regalo inatteso: la conferma di un dogma di fede. Non è così implausibile che Bernadette sia stata imbeccata da qualcuno, se non dall’inizio, almeno nei venti giorni di silenzio tra le quindici apparizioni e la sedicesima. Credere alla madonna di Lourdes non è difficile – basta essere disperati, il che succede a molti e non escludo che possa capitare a me. Mi è più difficile credere al mito di una Bernadette che prima di incontrare la vergine non conosca niente: nessuna storia, nessuna leggenda, nessun fatto di cronaca, nessuna spiegazione per la medaglietta che portava al collo.

L'aeroporto di Carpi-Budrione, stranamente, non è ancora meta di pellegrinaggi.
L’aeroporto di Carpi-Budrione, stranamente,
non è ancora meta di pellegrinaggi.
Dopo il 25 marzo, Bernadette rivide la signora altre due volte. Il sette aprile rimase in estasi per quindici minuti, senza accorgersi della candela che le si era completamente sciolta in mano. Il medico che le esaminò la mano non trovò nessun segno di scottatura e si convertì all’istante. Infine, il 7 luglio Bernadette non riuscì a recarsi alla grotta, che era stata recintata per motivi di sicurezza. La signora le apparse comunque dall’altra parte del torrente; e fu tutto. Bernadette lasciò Lourdes e trovò ospitalità presso la scuola delle Suore della Carità di Nevers, dove prese i voti nel 1866. Non tornò più alla sua grotta; non vide i cantieri delle tre basiliche, né degli hotel progettati per accogliere migliaia di turisti. Solo in seguito a violenti attacchi d’asma si fece portare un po’ d’acqua benedetta, che a quanto pare le giovò. Morì comunque presto, a trentacinque anni, esattamente 135 anni fa. Anche da morta continuava a sembrare un po’ più giovane. Riesumata nel 1909, apparve in ottimo stato; gli esperti però non poterono esimersi dal notare nella cassa tracce di carbone e uno strato di sale, elementi adoperati in alcuni procedimenti di mummificazione. Dieci anni più tardi il cadavere non era più così di buon aspetto; a partire dal 1929 il volto fu coperto da una maschera di cera.

Che altro dire – ah, mi stavo dimenticando, la storia di Fossoli. La Madonna non so poi chi la vide; ma senz’altro quella voce, peccatori, pentitevi, la sentirono in parecchi, dall’alto. Era un coglione in deltaplano, con un megafono.
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Garantita contro il colera e l'ateismo

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31 dicembre - Santa Catherine Labouré (1806-1876), veggente, designer del gadget più diffuso nell'Ottocento

Disponibile anche in italiano
Nel marzo 1832, a Parigi, durante i festeggiamenti di metà quaresima, un arlecchino all'improvviso si leva la maschera e prima di accasciarsi rivela un volto paonazzo, innaturale: la folla scoppia a ridere, ma di lì a poco i carretti delle ambulanze cominceranno a caricare decine di persone ancora nei costumi della festa. Il colera è arrivato in città.

Farà settemila morti in due settimane, diciannovemila entro l'anno. L'unico rimedio conosciuto e raccomandato dalle autorità è un bagno caldo con aceto, sale e mostarda. Anche linciare repubblicani bonapartisti e legittimisti può servire; non è escluso che siano loro ad avvelenare i pozzi. Alunna di una centralissima scuola elementare in Place du Louvre, la piccola Caroline Nenain è l'unica della classe che sembra avvertire i sintomi. Le suore della Carità scoprono che è anche l'unica a non avere ancora indossato la Medaglia Miracolosa raffigurante la madonna com'era apparsa alla consorella Catherine Labouré, due anni prima. Fortunatamente le sorelle hanno ampie scorte di medaglie, sono loro che le distribuiscono: Caroline guarirà non appena se la sarà messa al collo. È l'inizio di un successo mondiale che farà della medaglietta il gadget più diffuso dell'Ottocento. Si calcola che ne siano state distribuite almeno un miliardo.

Una da qualche parte devo avercela anch'io, in qualche cassetto abbandonato in un trasloco. Potete facilmente procurarvene una anche voi, facendo domanda su un sito che non vi linko, ma è a portata di google. Non costa niente, però ve la mandano con un bollettino da compilare. "...non è una fattura, si tratta di un suggerimento per una possibile offerta libera e del tutto volontaria che aiuterà a portare avanti questa campagna di diffusione della Medaglia Miracolosa". Dicono sempre così, e poi magari cominciano a mandarti il giornalino una volta al mese, e chissà, magari vendono i tuoi dati a frate Indovino, o al messaggero di Sant'Antonio, o San Giuseppe, appena scoprono che sei uno di quelli che compila i bollettini c'è mezzo paradiso pronto a invadere la tua buca delle lettere.

Nella primavera del 1832 la medaglia era appena stata coniata dall'orafo Vachette (quai des Orfèvres 54), sulla base delle indicazioni di padre Jean-Marie Aladel, confessore di Catherine, che al tempo era ancora una novizia. Aladel conosceva già da mesi le visioni della ragazza, e per molto tempo era rimasto scettico; solo quando Catherine lo aveva informato che "la vergine era dispiaciuta" si era deciso a chiedere udienza al vescovo di Parigi per chiedere l'autorizzazione a forgiare la medaglietta che Catherine descriveva nelle sue visioni. Il vescovo da parte sua aveva altre preoccupazioni: dopo la rivoluzione del 1830 la sua posizione era piuttosto precaria. La medaglietta avrebbe potuto aiutarlo, purché i miracoli arrivassero in fretta: nel frattempo non era il caso di divulgare le visioni di Catherine, altrimenti sarebbe stato necessario fare un processo per omologare la visione, mandare tutto a Roma, e a Roma sono lentissimi su queste cose. All'inizio insomma la medaglia sembrò spuntare dal nulla.

L'iconografia non era poi così originale: sul verso appaiono, riconoscibili a ogni cristiano di media cultura, due sacri cuori. Quello di Gesù si riconosce dalla corona di spine, quello di Maria dalla spada che, come le aveva annunciato Simeone, "ti trafiggerà il cuore" (Luca 2,35). Sopra c'è una M che sorregge una croce, un rebus abbastanza facile. Il tutto contornato di dodici stelle che, per dirla col lessico giornalistico, sono un vero giallo: benché infatti anche in questo caso il riferimento alle scritture sia molto chiaro (la corona delle dodici stelle della donna "rivestita dal sole", in Apocalisse 12,1), Catherine non sembra aver mai parlato di stelle. Forse sono un'aggiunta di padre Aladel, forse l'orafo sentiva semplicemente il bisogno di un motivo che incorniciasse l'ovale. La scelta avrà una conseguenza enorme e imprevista, se è vero che il giovane disegnatore Arsène Heitz stava proprio leggendo un libro sulla medaglia miracolosa nel periodo in cui disegnava bozzetti per la bandiera del Consiglio Europeo; ne propose diversi, ma alla fine la giuria laica e inconsapevole scelse proprio la corona di dodici stelle in campo azzurro, che poi fu ripresa dagli altri organismi europei e oggi è la bandiera della UE che gli ucraini nei cortei sventolano con allegro coraggio e i forconi italiani strappano rabbiosi dai pennoni degli edifici pubblici (non si potrebbe semplicemente fare uno scambio? i forconi per tre mesi in Ucraina, gli ucraini al loro posto in Italia, vediamo chi cambia idea su cosa). Gli euroburocrati non se ne erano resi conto - e continuano a smentire - ma hanno messo un simbolo mariano sulla bandiera federale: se aggiungi che la scelta fu presa proprio un otto dicembre, festa dell'Immacolata Concezione... però tutte queste cose le racconta Vittorio Messori, e forse andrebbero ricontrollate una per una.

Catherine, con i suoi gadget
Di tutto ciò Catherine è innocente: lei le dodici stelle non le aveva proprio viste. Aveva visto invece la Madonna raggiante custodire un pianeta nella mano, e aveva sentito una voce dire "Questo piccolo globo simboleggia il mondo intero e ogni anima in particolare". Ogni anima è un mondo, non è mica una brutta immagine: ma nella medaglietta non c'è. Ci sono i raggi che "simboleggiano le grazie che la Santa Vergine ottiene per coloro che le domandano": però il pianeta non c'è più, Aladel lo ha rimosso. La spiegazione più semplice tira in ballo la politica: il globo era una delle insegne regali. Nella prima metà dell'Ottocento era ancora universalmente collegato alla monarchia assoluta, quella che i francesi avevano appena liquidato con la rivoluzione del 1830. Il vescovo in quell'anno aveva dovuto lasciare la sede due volte onde evitare linciaggi e saccheggi; non era veramente il caso di mettere in giro medaglie di gusto monarchico-legittimista (di lì a poco anche i legittimisti saranno accusati di diffondere il colera). Eppure al globo Catherine ci teneva particolarmente: fino alla morte insistette affinché almeno la cappella del suo convento in rue de Bac si dotasse di un altare con la Madonna e il globo.

La cornice sul recto della medaglia non è stellata, ma reca l'iscrizione "O Marie, conçue sans péché, priez pour nous qui avons recours à vous": o Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ci affidiamo a voi. Così aveva udito Catherine, e così fu inciso nella medaglietta: sfidando l'autorità ecclesiastica, che non aveva ancora definito il dogma dell'immacolata concezione. D'altro canto il modello per la medaglietta fu una statua dell'Immacolata (opera settecentesca di Edmé Bouchardon) esposta nella chiesa di Saint Sulpice, insomma, l'immacolata non era esattamente un concetto originale. Il successo della medaglietta però ebbe l'effetto di sbloccare l'antico stallo tra maculisti e immaculisti e a ridare vigore a questi ultimi: il papa Gregorio XVI concesse la festa dell'otto dicembre, ma a decidersi una volta per tutte e a proclamare il dogma fu Pio IX nel 1854. Per la prima volta un dogma veniva dichiarato da un papa e non da un concilio: dunque il pontefice si considerava infallibile? La cosa avrebbe richiesto un altro concilio, ma nel frattempo a troncare la discussione intervenne la Madonna stessa, che apparendo nel 1858 all'ignara Bernardette Soubirous, le si presentò in perfetto occitano: "Que soy era immaculada concepciou". Ora uno degli argomenti che si sentono spesso, a favore di Bernardette, è che non fosse culturalmente in grado di inventare quello che stava raccontando: era una pastorella analfabeta, non aveva mai sentito parlare del dogma dell'immacolata concezione. Sarà. Però al collo aveva una medaglietta miracolosa in cui Maria era definita "concepita senza peccato", ovvero immaculada. Certo, Berardette era analfabeta. Magari nessuno le aveva spiegato cosa stava scritto in quella medaglietta. Ma insomma di apparizioni mariane poteva aver già sentito parlare, visto che ne portava al collo un'effigie. Dal canto suo, suor Catherine non appena seppe di Bernardette e delle apparizioni di Lourdes dichiarò: "È la stessa".

L'altro miracolo importante a cui è associata la medaglietta è la conversione dell'avvocato Alphonse Marie Ratisbonne durante una gita a Roma nel 1842. Professando un orgoglioso ateismo, il giovane di belle speranze accetta la sfida di un'amica di famiglia, che le propone di indossare la medaglietta e di recitare una preghiera di San Bernardo. La notte stessa nella sua camera d'albergo vede una croce, ma al risveglio l'ha già dimenticata. Il giorno dopo, mentre cerca affannosamente di vedere il papa (è l'ultimo desiderio prima di lasciare l'Urbe), segue incautamente l'amico nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte: lì ha una visione mariana che gli cambia la vita per sempre. Doveva lasciare l'Italia, salpare per l'oriente, vedere un altro po' di mondo prima di tornare a casa e sposare una nipote; decide lì per lì di battezzarsi e farsi monaco. Non c'è neanche bisogno di catechizzarlo perché all'improvviso conosce tutti i dogmi della fede cristiana. Alla conversione miracolosa verrà date ampia risonanza anche perché Alphonse Marie (fino a quel momento Alphonse Tobias) era di origine ebraica: e poche ore prima di infilare la medaglietta fatale aveva visitato il ghetto di Roma, scandalizzandosi per le condizioni in cui vivevano gli ebrei della città. Poi gli appare la madonna e da lì in poi tutto gli è chiaro, compresa la segregazione.

Ratisbonne dopo la cura
Dopo una breve militanza nei gesuiti, Ratisbonne fonderà il proprio ordine, con la priorità della conversione di musulmani ed ebrei. Terminerà i suoi giorni in Palestina. Il racconto della sua conversione, steso da lui medesimo, è un altro di quei memoriali ottocenteschi che sembrano invocare l'arrivo di Freud. Per quanto dichiari a ogni pagina di non aver mai ricevuto nessun tipo di cultura religiosa, né ebraica né cristiana, Ratisbonne inciampa nell'idea di Dio continuamente. Racconta per esempio di aver troncato di netto i rapporti col fratello maggiore, che si era convertito qualche anno prima, e che aveva dedicato un saggio monografico proprio su San Bernardo - tu guarda la coincidenza. Del fratello Alphonse non voleva più nemmeno sentir parlare (poi andranno in Palestina assieme). Alphonse ammette ancora di aver partecipato almeno a una riunione di ebrei che avrebbe avuto come oggetto una riforma dell'ebraismo, anche se garantisce che per tutta la riunione non si discusse mai di Dio, né della sua legge: e si capisce che lo dice con rammarico. Quando l'amica di famiglia gli propone di pregare San Bernardo, accetta con allegria, e per un attimo gli balena l'idea di uno scambio: purtroppo non conosce nessuna preghiera ebraica da insegnare all'amica.

Tutto insomma contribuisce a proiettare la figura dell'ateo devoto: quel tipo di persona che, con la scusa di ribadire che non esiste, ha in bocca dio continuamente. Sono i più facili da convertire, di solito stanno soltanto aspettando la spinta giusta. La signora che gli mise al collo la medaglietta conosceva il suo pollo, per così dire. Ma ancora oggi è abbastanza facile tracciarli, gli atei così. Sono loro stessi che escono allo scoperto, con lunghi discorsi che all'orecchio annoiato dell'esperto suonano come un semplice grido: convertimi convertimi! non subito, ma presto! Il resto del tempo stanno spiegando la religione ai papi o la scienza agli scienziati, o viceversa, a un certo livello è uguale. C'è poco da fare ironia, magari siamo tutti così. È piuttosto plausibile che una certa tensione verso l'assoluto, una certa ansia di sottomissione a una divinità, siano eredità ancestrali, genetiche magari: poi subentra l'educazione, e soprattutto in certi contesti si tende a reprimere anche queste inclinazioni: non si rutta a tavola e non si pensa a Dio. Prima o poi, però, come sappiamo, salta fuori tutto; alcuni riescono a sublimare dedicandosi ad altre speculazioni metafisiche: la filosofia, la matematica magari. Altri non ce la fanno. Rimane in loro questo vuoto pazzesco e non sanno come gestirlo. Potrebbe capitare a chiunque. Se almeno si potesse capire per tempo se siamo quel tipo di persone... forse un giorno basterà un analisi del dna... ma nel frattempo. Nel frattempo potreste replicare l'esperimento di Alphonse: accattatevi la medaglietta su internet, ripetete la preghiera di San Bernardo, vedete come va. Se non avete allucinazioni nel giro di una settimana, forse non siete quel tipo di persone. Magari un giorno ci provo anch'io. Appena trovo la medaglietta. Da qualche parte deve pur essere, non butto mai via niente. In ogni caso non c'è fretta, come diceva quello [2013].
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La madonna azteca

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12 dicembre - Nostra Signora della Guadalupe (1531) prima fotografia a colori della Storia.

I latinoamericani sanno già, gli altri sospendano l'incredulità: a Città del Messico c'è una foto cinquecentesca della Madonna, a colori. Sembra un dipinto, ma chi ha potuto esaminarlo dice che non lo è, non c'è nessuna traccia di pigmento, e poi l'espressione del suo volto ha un che di irriproducibile. È l'immagine della Madonna più popolare del Sudamerica, e quindi, tra poco, di tutta la cattolicità. Alcune madonne sono finite sugli scudi e negli stemmi, ma Nostra Signora della Guadalupe è l'unica Madonna a essere stata sventolata come bandiera da un esercito, ovviamente rivoluzionario. Ah, e inoltre è probabilmente una divinità azteca sotto falso nome. Ma procediamo con ordine, o quasi.

Sono passati appena dieci anni da quando Cortés si è impadronito della città del Messico, che gli abitanti sopravvissuti al vaiolo e ai conquistadores chiamano ancora Tenochtitlan. Juan de Zumarraga, primo vescovo della Nuova Spagna, riceve la visita inattesa di un contadino azteco di mezz'età, nome di battesimo Juan Diego, al secolo Cuauhtlatóhuac.  Mi manda nostra signora la Vergine di Dio, dice Juan al vescovo, stavo andando alla chiesa di Tlatelolco quando l'ho vista sul colle Tepeyac, mi ha detto di venire da voi perché vuole che le si costruisca un tempio lì.

Zumarraga non è un frescone: nel vecchio mondo faceva l'inquisitore, anche nel Nuovo troverà il modo di bruciare qualche prete azteco che forse non aveva del tutto rinunciato ai sacrifici umani. Probabilmente sa che su quel colle fino a poco tempo prima c'era il tempio di una divinità chiamata Tonantzin, "Nostra Cara Terra", insomma diffida. Quando il giorno seguente Juan Diego ritorna da lui, raccontandogli di avere rivisto la Madonna che insiste con la storia del tempio, lo caccia in malo modo e lo fa addirittura pedinare. Juan, disperato, torna dalla Madonna scusandosi e implorandola di trovarsi un migliore avvocato. La Madonna lo esorta a non mollare e gli promette che l'indomani gli farà avere una prova da esibire al vescovo scettico.

Il nastro nero in vita è un'allusione alla
gravidanza che i nativi avrebbero compreso
immediatamente. Luna, stelle e raggi del sole
sono attributi divini, ma lo sguardo rivolto
al basso attesta che non si tratta di una divinità.
Il giorno dopo, però, Juan non si fa vivo. È assente giustificato, suo zio è in fin di vita. Verso sera l'anziano parente gli chiede di andare l'indomani a Tlatelolco a trovargli un confessore. Invano Juan spiega che ha già una commissione da sbrigare per conto di Nostra Signora: lo zio se non trova un confessore va all'inferno. Juan a malincuore sceglie di dare buca alla Madonna, ma invano: quella lo attende al varco l'indomani sulla strada per Tlatelolco.

Quando la vede Juan si getta ai suoi piedi e cerca di spiegarsi. Non preoccuparti per tuo zio che sta già meglio, gli dice bonaria Nostra Signora. Piuttosto sali sul solito colle e raccoglimi dei fiori. Fiori? È il 12 dicembre, esattamente 481 anni fa, e il Tepeyac è una pietraia: e tuttavia Juan vi trova dei bellissimi "fiori di Castiglia" (rose?), che raccoglie nel suo mantello (tilma) e corre a offrire a Maria. Questa li manipola per qualche istante e poi li rimette nella tilma: portali al vescovo, vedrai che stavolta ti crede.

Mentre a casa lo zio guarisce miracolosamente, Juan torna per la terza volta dal vescovo inquisitore. Stavolta gli uscieri non lo vogliono nemmeno far entrare: poi notano i bei fiori nella sua tilma e cercano di portarglieli via, ma non si staccano: incuriositi dal fenomeno, vanno a chiamare Zumarraga. "Ancora lui? Cos'hai portato stavolta?" Juan Diego balbetta qualcosa e poi apre la tilma: ZOT!

Succede qualcosa di inspiegabile: un flash illumina la stanza e sul tessuto vegetale del mantello di Juan Diego si sviluppa all'istante l'immagine di Nostra Signora della Guadalupe, così come la possiamo vedere adesso nel suo santuario effettivamente costruito alle pendici del Tepeyac (le foto in questo caso non valgono, l'espressione ha un che di ineffabile che si può notare soltanto dal vivo). Va bene, direte voi, ma allora perché non si chiama Nostra Signora del Tepeyac? Perché la vergine avrebbe insistito con Juan per farsi chiamare proprio Vergine della Guadalupe, che è un santuario della vecchia Spagna, e precisamente dell'Extremadura, la terra arcigna donde provenivano tanti conquistadores e in particolare Hernan Cortés? Ci sono tante teorie.

Per esempio: forse Juan non ha detto davvero "Guadalupe", ha detto "Tecuatlanopeuh" ("Colei che ha origine dalle cime rocciose"), e gli spagnoli che lo ascoltavano hanno comprensibilmente interpretato con la parola più vicina nella loro lingua, ovvero "Guadalupe" (che per coincidenza era anche un santuario europeo veneratissimo da molti conquistadores, eccetera). Diego avrebbe potuto anche dire "Tecuantlaxopeuh" ("Colei che scaccia chi ci divorava"), o, ipotesi più accreditata, "Coatlaxopeuh", "colei che schiaccia il serpente", bella reminiscenza di Genesi ("Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno") e Apocalisse (la donna insidiata dal drago-serpente). La Madonna fotografata nella tilma non schiaccia un serpente ma sta in piedi sulla luna, come in tante immagini ispirate all'Apocalisse ("una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi"). Vale anche la pena di ricordare che Quetzalcoatl, uno degli dei più adorati dagli aztechi, era il "serpente piumato", un Prometeo locale squamoso e vagamente antropomorfo simile anche a un drago. Un personaggio estremamente complesso, ma per i primi missionari messicani un semplice demone da schiacciare col calcagno...
Il racconto insomma alluderebbe a un esempio classico di inculturazione: un santuario azteco in onore di una divinità femminile viene nel giro di una generazione "schiacciato" e sostituito da uno nuovo in onore della Madonna. Anche se nel racconto a farsi promotore dell'operazione è un umile nativo, Juan Diego, di cui però non ci sono molte testimonianze. Zumarraga nei suoi scritti non parla mai né di Diego né di Nostra Signora.

La Guadalupe originale, quella in Estremadura,
a me fa pure più paura.
Un quarto di secolo più tardi, il primo a lasciarci una testimonianza approfondita sulla venerazione dei nativi per il santuario della Guadalupe-Tepeyac è un altro francescano scettico, Francisco de Bustamante. Costui scrive preoccupato al viceré riguardo a questo culto, fomentato dai domenicani, che ritiene dannoso per i nativi, perché "fa credere loro che l'immagine dipinta dal pittore indio Marcos sia in qualche modo miracolosa". Dunque esiste un pittore: dovrebbe chiamarsi Marcos Cipac de Aquino, essere di origine indigena ma dipingere all'europea, però su un tessuto vegetale sconosciuto in Europa, con tecniche che non siamo ancora riusciti a capire (qualsiasi tentativo di rifare l'immagine coi colori del tempo, su un tessuto simile, ha dato per ora risultati insoddisfacenti). Naturalmente per molti Marcos è semplicemente un restauratore, un tizio che a un certo punto avrebbe cercato di correggere col pennello, in modo anche piuttosto maldestro, alcuni dettagli dell'immagine originale. Ma a ben vedere le due storie sono in conflitto: o è esistito Marcos l'indio, o è esistito Juan Diego. Il primo esclude l'altro. Il primo è attestato sin dal 1556. Il secondo però è stato fatto santo da Giovanni Paolo II. Diciamo che la Chiesa a un certo punto ha preso posizione.

Pensate che la disposizione delle stelle
sulla veste sia casuale? Eh no, è proprio
la posizione che dovevano avere il 12 dicembre
1531 a Città del Messico (ma non era giorno?)
Nel 1556 la situazione era più fluida. All'indomani della denuncia di Bustamante parte un'inchiesta: da una parte domenicani e vescovo, favorevoli al culto che è già popolarissimo; dall'altra i francescani, che perderanno il controllo del santuario, destinato di lì a poco a essere smantellato e ricostruito più grande, e poi più grande ancora. Qualche anno più tardi Bernardino de Sahagun scrive che gli indios continuano a chiamare Nostra Signora col nome nahuatl di Tonantzin, "prendendo spunto dai Predicatori che chiamano col nome di Tonantzin Nostra Signora, la Madre di Dio". Ma di Juan Diego e della sua storia ancora nessuna traccia. La Madonna azteca varca l'oceano, diffondendosi prima della patata: nel 1571 l'ammiraglio Gian Andrea Doria che guida la flotta cristiana a Lepanto ha in cabina di comando una riproduzione dell'immagine miracolosa, dono personale di re Filippo II di Spagna. Il che non gli impedisce di tagliar la corda quando se la vede brutta: i cristiani vinceranno lo stesso e lui racconterà a tutti che è stata una geniale mossa tattica, era scappato solo per finta. Il Papa ne approfitterà per attribuire la vittoria alla Madonna del Rosario, del resto anche quella di Coatlaxopeuh-Guadalupe era nata dalle rose. Ma questo nel 1571 ancora non lo sapeva nessuno. I primi racconti della vicenda di Juan Diego risalgono a metà del secolo successivo. Un po' tardi per un evento che avrebbe dovuto essere avvenuto centoventi anni prima.

Dalla posizione delle stelle poi puoi arrivare alla proiezione del planisfero sulla tilma, il che ti porta a fare tutte delle considerazioni geopolitiche interessanti (ad esempio la luna punta verso gli USA, le mani stanno in Medio Oriente, uhm).
La cosa non impensierisce più di tanto i devoti, che più che che dalle vicende terrene di Juan Diego sono attirati dai miracoli - sono le grazie ricevute, non le leggende di fondazione, ad attirare il grosso dei pellegrini. Uno dei primi miracoli rivela che la transizione da tempio azteco a santuario mariano dev'essere stata abbastanza graduale: i fedeli sono ancora indios che partecipano ai riti con archi e frecce; poi si sa cosa succede quando tutti girano armati, prima o poi un colpo parte, è statistica, insomma un fedele rimane ferito, viene esposto davanti all'immagine e guarisce all'istante: potente Tonantzin, pardon, Nostra Signora, ma tanto per i domenicani Tonantzin vuol proprio dire Nostra Signora, quindi viva pure Tonantzin, l'inculturazione non è uno sport per chi ha troppi peli sullo stomaco. Anche il fatto che sia un po' scura di pelle ha il suo perché: per alcuni è la dimostrazione del suo carattere sovrannaturale, Nostra Signora appare a Juan Diego già con quelle fattezze meticce che diventeranno tipiche dei messicani solo qualche generazione più tardi. Ribattono gli scettici: non è meticcia, ha la pelle scura come tante madonne europee sin dall'epoca bizantina; peraltro la Madonna della Guadalupe originale, quella dell'Estremadura, è proprio nera; ed era davvero veneratissima da tutti i colonizzatori spagnoli, lo prova il fatto che negli stessi anni stava avendo un enorme successo dall'altra parte del Pacifico, nelle Filippine.

Secoli di bandiere messicane.
Nel giro di due secoli Tonantzin-Guadalupe diventa il vero emblema del Messico, pronta a seguire il suo paese in tutte le tappe di una storia che si preannunciava tormentata. "Morte agli spagnoli e viva la Vergine della Guadalupe!", intona padre Miguel Hidalgo all'inizio del suo "Grido di dolore" (1810): è l'inizio della guerra d'indipendenza. Al termine del conflitto il Messico avrà un primo presidente, José Miguel Ramón Adaucto Fernández, però forse i lunghissimi nomi dei dominatori spagnoli hanno un po' stancato, così José decide di tagliar corto e si ribattezza Guadalupe Victoria. Un secolo dopo, Pancho Villa ed Emiliano Zapata sventolano ancora la Vergine come stendardo. Ancora un altro secolo, e l'EZLN che occupa il Chiapas battezza la sua capitale itinerante Guadalupe-Tepeyac. E tuttavia non è che stia simpatica a tutti: nel 1921 sopravvisse (miracolosamente, va da sé) a un attentato di un bombarolo anticattolico – il governo però disse che erano stati i cattolici a mettere la bomba per attuare una strategia della tensione ecc. ecc. La storia di Nostra Signora è la storia del Messico, che in questo post, abbiate pazienza, non ci sta.

ECCO JUAN DIEGO! Non lo vedi?
Vabbe', miscredente.
Torniamo invece a Juan Diego. Per molto tempo non è stato così importante. È comparso piuttosto in ritardo, come si è visto (la prima ricerca ufficiale della Chiesa è del 1666), e per molto tempo è rimasto un dettaglio. Poi nel 1951 il fotografo José Carlos Salinas Chávez annuncia di avere trovato il suo volto. Dove? Ma è ovvio: riflesso negli occhi della vergine, catturato nel momento in cui l'immagine si fissa nella tilma, così come negli occhi di ogni personaggio fotografato c'è un minuscolo ritratto di chi sta scattando la fotografia. Purtroppo la risoluzione non ci permette mai di ingrandire così tanto – ma la tilma è una fotografia divina, puoi ingrandirla quanto vuoi. Sarà anche così, peccato che sia Chávez che i fanatici successivi non abbiano lavorato sulla tilma, ma su normali riproduzioni fotografiche che non si possono ingrandire più di tanto: la faccia barbuta intravista da Chávez è un esempio perfino banale di pareidolia, la tendenza a riconoscere volti umani in qualsiasi macchia casuale di colore. Lo dimostrerà suo malgrado l'ingegnere peruviano José Aste Tonsmann, che vent'anni dopo proverà a ingrandire per 2500 volte una foto, e non ci vedrà più la faccia che ci vedeva Chávez, bensì... cinque o sei facce diverse, ovvero Juan Diego più il vescovo, più il traduttore, più i servi scettici e persino una governante di colore. E così via, l'ultima volta che ne ha parlato Voyager i personaggi erano tredici: tutti in una macchiolina in una pupilla socchiusa ingrandita migliaia di volte. Tutti questi personaggi poi profetizzano l'apocalisse Maya del 21 corrente mese, c'è senz'altro un blog da qualche parte che lo dice (trovato), d'altro canto se la Madonna appare il 12 non è un caso. Nulla è mai un caso.

Il vescovo è quello con la barba e la pelata, la serva nera è in basso, Juan Diego ha il cappello a punta,
e ce n'è altri due NON LI VEDI? Sei senza speranza.

Anche il fatto che la Chiesa abbia recuperato l'evanescente figura di Juan Diego non è un caso, ma deriva dalla determinazione di Giovanni Paolo II a trovare santi in ogni dove e in ogni quando: non gli bastavano quelli latinoamericani, no, lui voleva anche il santo azteco, e quindi bisognava in un qualche modo dimostrare che Juan Diego (beatificato già nel 1990) fosse realmente vissuto. E tuttavia l'assenza di testimonianze per un secolo e più stava portando il processo di canonizzazione a uno stallo, quando nel 1995 Padre Escalada, già autore non di un saggio sulla Madonna di Guadalupe, ma di un'enciclopedia di cinque volumi sulla Madonna di Guadalupe, annunciò al mondo di avere ritrovato un resoconto dell'apparizione del 1531 su una pelle di daino risalente al Cinquecento. Nella cartapecora, anzi cartadaino, rinvenuta per caso tra le pagine di un libro ottocentesco in un negozio di reprint, e passato di mano in mano fino a quella di Padre Escalada, si fa il nome di Juan Diego, anzi di Cuauhtlactoatzin, di cui si segnala la data di morte: 1548. C'è anche la firma di un francescano famoso, Bernardino de Sahagun, ed è inutile che facciate quella faccia, la firma è autentica. Lo dicono gli studiosi, se è un falso è stato fatto veramente molto bene. C'è da dire che, come molti falsi, si guarda bene da aggiungere qualcosa a quello che già sapevamo. Non tutti si convinsero: nel 1996 Guillermo Schulenburg, canonico del santuario della Madonna, dichiarava ancora che Juan Diego era da considerare un semplice simbolo, e non un personaggio storico - dopodiché perse il posto, dopo trentasei anni di onorata attività. Nel 2002 Juan Diego è diventato santo; si festeggia il nove dicembre. In Europa invece non è molto conosciuto. Eppure è probabile che la sua storia vi sia risultata familiare.

"Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna
ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi
come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di
arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo
con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime
dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte,
prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso
da un gruppo di soldati" (Terzo segreto di Fatima).
In effetti ricalca quello delle apparizioni mariane più celebri, da Lourdes a Fatima: apparizione a un personaggio incolto, intervento di un'autorità scettica che cerca di negare l'apparizione, agnizione finale di Nostra Signora che trionfa anche sui dubbiosi. Ma la Madonna non si è sempre comportata così: questo modus operandi un po' da romanzo popolare è una novità relativamente recente nella storia della Chiesa. In Europa la prima apparizione di questo tipo (Nostra Signora del Laus, Francia) è a cavallo tra Sei e Settecento. Quindi, anche se Juan Diego fosse un personaggio inventato a metà Seicento, sarebbe comunque un'invenzione assolutamente originale, un prodotto di esportazione americano più rapido ad attecchire di patata e caffè. Il che ci lascia un sospetto. E se fosse sul serio Tonantzin? Se Guadalupe fosse la tradizione malintesa di Quetzalcoatl, se fosse un'incarnazione del Serpente Piumato o di qualche altra divinità mesoamericana, che in una delle sue mute millenarie si è impossessato di un'immagine dell'inconscio collettivo dei conquistadores europei, ha preso le forme di una tenera fanciulla gravida, e con quelle forme ha invaso l'Europa? E se Gian Andrea Doria, mentre sconfiggeva i turchi con le sue ritirate strategiche, avesse avuto senza saperlo a bordo una divinità pagana assetata di sangue? E poi? Chi è apparso davvero a Bernardette? Chi ha sussurrato i segreti apocalittici ai tre pastorelli di Fatima? La montagna insanguinata del terzo segreto, non ricorda in qualche modo una piramide azteca? D'altro canto, un dio mesoamericano assetato di sangue poteva davvero perdersi i campi di battaglia europei tra Ottocento e Novecento? Chi tra le divinità assassine non avrebbe fatto di tutto per essere presente, compreso travestirsi da fanciulla un po' scura di pelle? Non è che siamo tutti devoti da tre secoli al serpente piumato, non è che Cortés credeva di vincere e invece ha perso, non è che i veri aztechi alla fine siamo noi?

[Pubblicato la prima volta nel 2012].
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Senza macchia o senza scelta?

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8 dicembre - Immacolata concezione della vergine Maria, dogma di fede

Maria di Nazareth si venera con tante feste diverse, per tanti motivi diversi. Nei prossimi giorni assisteremo a un trittico fortuito e fantastico: oggi è l'Immacolata, l'esito ultimo di una diatriba teologica durata più di mille anni; il dieci sarà Santa Maria Aviatrice, alias la Madonna di Loreto; e il 12 dicembre tenetevi pronti per la Madonna più bizzarra ed esotica di tutte, quella azteca della Guadalupe. Il primo gennaio festeggeremo Maria in quanto madre di Dio (anche lì i teologi litigarono non poco, ci furono morti e dispersi); in seguito avremo l'Annunciazione, l'Assunzione, il Carmelo, il Rosario, Lourdes, Fatima, la Madonna della Neve. Inoltre l'otto settembre, tra nove mesi esatti, sarà il suo compleanno.


Francesco Podesti, musei vaticani. Gli affreschi della sala dell'Immacolata
sono l'ultimo kolossal pittorico romano, prima del grigio diluvio democratico.

In tutti questi giorni, se uno vuole, può venerare la vergine. Ma non c'è una vera festa della Vergine in quanto tale. La possiamo considerare in quanto assunta in cielo, o immacolata, o comparsa a Lourdes o altrove. Ma un giorno per riflettere sulla sua misteriosa verginità pre- e post-puerperale non c'è. Questo è singolare, anche per il modo in cui sono nate molte di queste feste: per gemmazione più o meno spontanea, molti secoli prima che un concilio o un papa ratificasse ex cathedra il dogma. L'Assunzione, per dire, si festeggiava mille anni fa, ma è stata omologata da Pio XII nel 1950. Anche l'Immacolata concezione, un concetto che circolava sicuramente sin dai tempi di Agostino, ha dovuto attendere il 1854. Quanto alla nascita verginale di Gesù, è un dogma sin dal 553 e non era molto controversa nemmeno prima: le Scritture lì parlano abbastanza chiaro. Un altro paio di maniche però è sostenere che la Madonna abbia continuato a essere vergine anche dopo il parto, e non abbia concepito col suo legittimo sposo altri fratelli (malgrado nei vangeli li si chiami per nome). Questa sorta di postulato al quinto dogma è uno degli articoli di fede più refrattari alla contemporaneità: una divinità che decida di incarnarsi in un uomo e sacrificarsi per i suoi peccati può sembrare bizzarra, ma una donna che resta vergine dopo un concepimento e dopo un parto è qualcosa di irrimediabilmente buffo: non si capisce come se ne possa discutere restando seri, e in effetti i teologi se possono evitano l'argomento. Ma si tratta in qualche modo di un effetto ottico, un difetto nella nostra prospettiva. Quando parliamo di corpo, noi abbiamo sempre in mente quello contemporaneo, misurabile, raffigurabile, sezionabile, fotografabile addirittura. Se non siamo storici - e non lo siamo quasi mai - ci è facile commettere l'errore di guardare al medioevo o all'epoca antica senza cambiare il nostro paradigma: per noi si è vergini o no a seconda di una cosa che si chiama imene, che siamo tutti convinti di sapere cos'è e dove si trova (sbagliandoci). La verginità è diventata un puro fatto fisico, tant'è che oggi "rifarsi una verginità" ha smesso di essere un paradossale modo di dire: esistono chirurghi che ti rifanno l'imene. Siccome ai tempi di Maria di Nazareth questo tipo di chirurgia era impossibile, ne deduciamo che il quinto dogma sia un'assurdità, pura propaganda che ha fatto il suo tempo. Siccome capiamo soltanto quello che possiamo osservare e misurare, l'unica caratteristica della Madonna che ci interessa davvero non è l'immacolata concezione o l'assunzione o la maternità di Dio, ma il suo imene.

Non ci viene quasi mai il sospetto che la parola "verginità" possa avere avuto un significato diverso, in un'epoca diversa, in cui ogni corpo aveva una dimensione morale inscindibile da quella fisica. I cattolici, per primi, mostrano una certa difficoltà a relativizzare. Se un concilio nel VI secolo ha detto "vergine", dovremmo credere che intendeva "vergine" nel senso che ha il termine su un manuale di anatomia del XXI secolo. Il problema dei dogmi è tutto qui: non puoi che fissarli a parole, ma le parole cambiano significato continuamente. L'unica è smettere di usarle: e infatti più che della verginità - concetto sempre più scabroso, man mano che la morale sfuma e la corporeità viene messa sempre più a fuoco - i cattolici amano parlare di immacolata concezione. Lì sì che la teologia si può sfrenare senza attriti col mondo fisico: non ci sono imeni che tengono, si tratta di stabilire se la Madonna non sia mai stata macchiata dal peccato originale. Siccome ha procreato Cristo che è Dio, carne della sua carne, se ne deduce di no, fine del dibattito - eh no, troppo comodo. Solo Cristo ci ha liberato dal peccato originale, quindi come poteva la Madonna esserne libera prima? L'obiezione è di Tommaso d'Aquino, mica l'ultimo arrivato: però già Agostino aveva messo in dubbio la categoria del tempo, forse il "prima" e il "dopo" per Dio non hanno il senso che hanno per noi. C'è poi la questione del libero arbitrio: Maria di Nazareth ha scelto o no di concepire il Cristo? Ci piacerebbe pensare di sì; ma se Dio l'aveva già creata senza peccato, la scelta non era in un qualche modo già pilotata?

Un po' sì, gli somiglia.
Il dibattito prosegue per secoli e arriva a un punto di svolta nel Duecento con John Duns detto Scotus perché era nato in Scozia, o anche Dottor Sottile, settecento anni prima di Giuliano Amato che un po' gli somiglia. A differenza di Tommaso d'Aquino, Duns giunge alla conclusione che l'uomo riceva l'anima al concepimento: questa idea (che lo avrebbe reso secoli più tardi il teologo di riferimento dei movimenti pro life) lo porta in pochi passaggi a postulare che Maria non solo fosse senza peccato originale nel momento in cui concepì Cristo, ma che sia stata a sua volta concepita così, senza la macchia originale, immacolata: è una mezza rivoluzione, perché fino a quel momento anche chi sosteneva la purezza di Maria pensava che Dio le avesse tolto la macchia in un secondo momento. Scoto non esclude la possibilità, ma ritiene più logico, più "pulito" che Dio l'abbia creata direttamente senza macchia. Scoto non ha nessuna difficoltà a invertire la cronologia dei rapporti di causa-effetto: in virtù del sacrificio del Cristo, più o meno cinquant'anni prima, sua madre è stata concepita immacolata da Dio, che tutto sa in anticipo. E il libero arbitrio? Eh, non è che io abbia ben capito come funziona, ma mi pare che Scoto sia di quella corrente che, da Agostino in poi, tende a minimizzarlo: siamo atomi di male davanti a Dio, la nostra pretesa di decidere dove orbitiamo è una pia illusione che Dio stesso forse ci autorizza - il protestantesimo nasce da queste parti.

Oltre a essere un neo-aristotelico di razza, Scoto è francescano, e questo avrà ripercussioni importanti, perché la storia della Chiesa è anche una storia di lotta fra bande. Con lui i francescani diventano (quasi tutti) immacolisti, ovvero difensori dell'Immacolata concezione; e i loro rivali di sempre, i neri domenicani, fedeli alla summa del loro San Tommaso, macolisti.

La polemica esplode negli anni Ottanta del Trecento al Quartiere Latino: il tomista domenicano Giovanni Monzón accusa di eresia gli scotiani; gli rispondono Giovanni Duval e Andrea di Novocastro - è il caos alla Sorbona, blocco delle lezioni, già allora ogni scusa era buona per far filotto. Viene convocata una corte di trenta teologi che si guarda bene dal deliberare in materia (servirebbe un concilio) ma condanna il Monzón. Quest'ultimo si appella al Papa: niente da fare. In linea di massima chi parla bene della Madonna vince sempre, anche se le battaglie sono lunghe ed estenuanti. Gli immacolisti sembrano spuntarla al concilio di Basilea (1438), ma il decreto che condanna i macolisti e impone a tutti i cattolici la credenza nell'Immacolata concezione diventa lettera morta: il papa Eugenio IV nel frattempo ha deciso di trasferire il concilio a Ferrara. I vescovi riuniti a Basilea si rifiutano di scendere in Italia, lui li scomunica e ne convoca degli altri (aprendo agli ortodossi), loro nominano un altro papa - un classico scisma del Quattrocento. Negli anni Ottanta papa Sisto IV, francescano, introduce a Roma la festa dell'otto dicembre che - come l'Assunzione - in oriente era antichissima. Gli ortodossi però si limitavano a festeggiare la Concezione di Maria: Sisto almeno in un documento la chiama "Immacolata concezione" (i successori depenneranno l'aggettivo), richiamando nel frattempo macolisti e immacolisti al rispetto reciproco: il primo che accusa l'altro di eresia lo scomunico. I pittori ne approfittano per dipingere le dispute dell'immacolata, sacre conversazioni dove i santi per una volta conversano davvero: macolisti da una parte, immacolisti dall'altra, gli uni mostrano un libro, gli altri puntano il dito sulla Madonna stessa, è un talk show che i papi disciplinano ma si guardano bene dall'interrompere.

Questo è il Pordenone. L'anoressico che pesta
un libro è senz'altro Girolamo, ma gli altri,
 mah, potrei sbagliarmi.
Persino il concilio di Trento glisserà sull'argomento. Bisogna anche dire che a quel punto molti teologi di formazione agostiniana e scotista erano passati dalla parte di Lutero, o rischiavano di essere considerati luterani e contestualmente bruciati. Il cattolicesimo che si riorganizza dopo lo scisma protestante è molto più sensibile al tema del libero arbitrio: è una naturale reazione alle dottrine della predestinazione che nascono in ambito protestante, nonché l'unica via per continuare a lucrare un po' sulle indulgenze: ma come abbiamo visto una Madonna già programmata alla nascita per concepire il Cristo stona un po' con l'idea del libero arbitrio in libera vergine. Nulla che non si possa risolvere con un po' di fuffa teologica - ma ci vorrà ancora qualche secolo, e un Papa deciso a far valere la sua autorità spirituale in un'Europa che si accinge a toglierlo dal tavolo delle autorità politiche.

Nel 1848 Pio IX è appena tornato da Gaeta, dove si era rifugiato in attesa che Napoleone III gli restituisse Roma sloggiando quei democratici petulanti, Mazzini e l'altro pirata barbuto. L'Immacolata è ormai una presenza rassicurante nel calendario, ma i teologi più in vista gli sconsigliano ugualmente di ufficializzarla con un dogma: son cose delicate, e poi bisognerebbe convocare un concilio... Pio IX preferisce procedere nominando commissioni, per poi pubblicare un'enciclica, la Ineffabilis Deus, nella quale per la prima volta un pontefice afferma una verità di fede senza il sostegno di un'assemblea conciliare di vescovi: è una prova di forza del papa-re che da lì a poco avrebbe perso tutte le guerre; l'anticipo di quel Concilio Vaticano I che ratificherà l'infallibilità papale e si scioglierà alla chetichella mentre i bersaglieri sbrecciano Porta Pia. I dogmi non portano fortuna.

Oggi a pranzo, se qualche parente si mette a ironizzare sul fatto che si festeggi la verginità della madonna, potete spiegargli con serenità che l'imene non c'entra nulla, e che si tratta viceversa dell'esito finale di una disputa secolare intorno ai concetti di grazia e di libero arbitrio. Sennò si può parlar d'altro; ci sono i sorteggi della coppa del Mondo, il campionato, mal che vada le primarie del PD (CIVATI).

[Quindi è un pezzo del 2013].
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Altre cinque straordinarie Madonne che ti lasceranno senza fiato

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15 agosto - si celebra l'assunzione in cielo di Maria, ratificata da Pio XII nel 1950, dopo diciannove secoli di precariato. Quale occasione migliore per proseguire la carrellata delle Dieci madonne più incredibili della Cristianità?

Clicca qui per le altre incredibili Madonne (dal sesto al decimo posto).

La Madonna ti dà una mano
5. Madonna con tre mani (o Tricherusa).
Se vi capita di vederla in un'icona, non scappate terrorizzati. È una tipologia mediamente diffusa in ambito ortodosso. Non è che le sia spuntata una mano in più - la terza mano in origine era staccata. È la mano che ha fatto spuntare al teologo San Giovanni Damasceno, al secolo Mansour Ibn Sarjun, dopo che il califfo gliel'aveva fatta tagliare. Il califfo in realtà aveva avuto un'alta considerazione di Mansour, ma era stato manipolato dall'imperatore bizantino Leone III, che stava mettendo in giro idee false e tendenziose su quel teologo siriano che difendeva apertamente l'iconodulia (la venerazione delle icone). Leone era invece fieramente iconoclasta. La Madonna che apparì da un'icona dopo la mutilazione esortò Mansour a non mollare la sua lotta per la libertà delle icone, e gli promise una mano nuova entro il mattino. Così fu, e Mansour per ringraziarla appese una mano d'oro all'icona stessa. Nasce così la simpatica abitudine di ritrarla con tre mani, una delle quali è sempre pronta per te se ne hai bisogno.

4. Madonna di Zaro
Alcune madonne moderne sono particolarmente assidue. Quella di Zaro, nell'isola di Ischia, appare ogni 8 e 26 del mese dal 1994 - vent'anni! E siccome i messaggi vengono pubblicati con regolarità sul suo sito, direi che abbiamo trovato la Madonna dei blogger. Che ne avevano bisogno.
Tante cose ha detto la Madonna di Zaro ai suoi ragazzi (ormai ne sono rimasti soltanto due in contatto con la vergine), che gli stessi veggenti ormai hanno difficoltà a ricordarsi le profezie e a verificare se per caso si siano esaudite. Furono ad esempio i giornalisti nel 2001 a ricordare a Simona di aver raccontato in un'intervista di sette anni prima una visione in cui le crollavano le Twin Towers (ma anche la Statua della Libertà). Particolarmente suggestiva è la visione che qualche anno dopo è stata interpretata come una profezia delle dimissioni di Benedetto XVI (ma quelle le avevo previste persino io, senza aiutini dall'alto):

Ho visto il Vaticano, il grande piazzale, l'obelisco, l'intero colonnato. Tutto era come in una grande cartolina che lo rappresentava nella sua immensa bellezza. Poi mi sono trovata all'interno della chiesa, ero come sospesa e guardavo tutto dall'alto. Il Santo Padre Benedetto sedicesimo presiedeva la celebrazione, era circondato da vescovi e cardinali, non c'erano altre persone. Il Papa ad un certo punto ha lavato le sue mani in una bacinella d'oro. All'improvviso gli si è sfilato l'anello dal dito ed è caduto nell'acqua, quindi ha rimesso le mani nella bacinella e quando le ha rialzate erano piene di sangue, ma l'anello non lo ha ritrovato. Poi ha alzato le braccia al cielo come per mostrarle a tutti; lui non sembrava stupito di tutto questo.
Clicca qui per conoscere finalmente le tre Madonne più incredibili di tutta la cristianità,

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Le 10 madonne più incredibili della cristianità e oltre

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Se la Madonna della neve ha un po' ceduto il passo, non è colpa sua. La cristianità trabocca di madonne incredibili, si può dire che ogni nazione e ogni generazione ha le sue. Ecco la top 10 delle madonne da qui in poi potrai invocare nei casi più strani della vita:

10. Madonna (falsa) di Marpingen
Si dà per scontato che la Madonna appaia sempre al momento giusto e nel posto giusto, ma non è affatto così. La Madonna che apparve a Marpingen, Saarland, nel 1878, non poteva forse scegliere un luogo e un periodo peggiore. E dire che a poche centinaia di chilometri, la Francia della Terza Repubblica era travolta dalla Lourdemania - ma nel Secondo Reich tedesco si era in piena Kulturkampf, l'offensiva culturale bismarckiana contro il cattolicesimo. Così, a differenza di Bernadette Soubiros, la giovane Margarethe Kunz non riuscirà a convincere nessun sacerdote delle sue visioni; verrà più volte interrogata dalle autorità e ammetterà, qualche anno dopo, di essersi tutto inventato. Oggi Lourdes è il secondo sito turistico di Francia; Marpingen quasi nessuno sa dove sia. Molti hanno anche difficoltà col Saarland (è vicino al Belgio).



9. Madonna della medaglia miracolosa
Tra le altre cose, la Madonna ha inventato il merchandising. Il primo gadget omaggio della storia - e probabilmente il più diffuso al mondo - lo ha disegnato lei, e illustrato a suor Catherine Labouré, giusto in tempo per confortare i parigini durante la spaventosa epidemia di colera del 1832. Da lì la medaglia miracolosa ha fatto il giro del mondo, contribuendo a spargere il messaggio mariano - era al collo di Bernadette quando vide la misteriosa Signora che pure non riconobbe. Sulla medaglietta ci sono anche le dodici stelle che coronano la misteriosa Donna gravida dell'Apocalisse, e che per una curiosa serie di circostanze sono finite sulla bandiera dell'Unione Europea.

8. Erzulie Dantor
Che ci fa uno spirito Vudù haitiano in una raccolta di madonne? Niente, salvo che Erzulie Dantor, fiera protettrice di bambini e madri single (ma anche delle lesbiche), è identica alla Madonna nera di Czestochowa. Il vudù nasce sulle rotte del commercio di schiavi; i culti pre-esistenti vengono riciclati, e in mancanza di pittori si riutilizzano le immagini religiose già a disposizione o in commercio. E tuttavia il modo in cui l'icona bizantina più famosa della Polonia sia diventata il volto di uno spirito vudù rimane un mistero. Forse la portarono i soldati polacchi coinvolti nella rivoluzione del 1802; ma in effetti chiunque avrebbe potuto mettere in circolazione un santino. Le cicatrici che le deturpano la guancia destra sarebbero state causate da una rissa di gelosia con un altro spirito. Erzulie come sacrifici ama molto i maialini neri, la crema di cacao, le sigarette senza filtro e il rum.

Per conoscere le altre sette incredibili madonne che ti lasceranno di stucco clicca qui!!!
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Neve ad agosto

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santamariamaggiore
5 agosto - Madonna delle nevi

La notte tra il 4 e il 5 agosto del 352, il ricco patrizio Giovanni riceve una visita in sogno della vergine Maria, che si congratula con lui per il proposito recentemente espresso di finanziare una chiesa in suo onore, e gli suggerisce di erigerla nel luogo che il mattino dopo sarà ritrovato ricoperto di neve. La mattina dopo la moglie gli riferisce di aver fatto un sogno molto simile. Vanno immediatamente a raccontarlo a Papa Liberio (siamo tra l'Editto di Milano e quello di Tessalonica, la Chiesa non è più clandestina ma non è ancora Chiesa di Stato, e anche i papi sono ancora tizi alla buona che ti ricevono in giornata, specie se sei patrizio). Il quale papa Liberio risponde: ma sapete che credo di aver fatto lo stesso sogno anch'io? Proprio in quel momento irrompe in scena un figurante: Santità, sull'Esquilino è successa una cosa molto singolare. È nevicato. Non dappertutto, no. Solo in uno spiazzo. Uno spiazzo a forma di basilica. Chissà cosa vuol dire.

La basilica liberina, o "Ad nives", è il primo nucleo di Santa Maria Maggiore, la più antica delle quattro basiliche papali di Roma. In realtà la parte più antica della costruzione dovrebbe risalire al papato di Sisto III, nel secolo successivo - poi rimaneggiata e ingrandita più volte nel corso dei secoli. Prima di questa doveva esserci una chiesa ancora più antica, consacrata però al Credo niceano. Quella di Sisto è invece dedicata alla Madonna, che era stata da poco proclamata "madre di Dio" durante il concilio di Efeso (i nestoriani, che la ritenevano soltanto madre della parte umana di Cristo, furono contestualmente dichiarati eretici). Il nome di Madonna delle Nevi fu progressivamente accantonato, specie a partire dalla Controriforma, quando l'antico miracolo delle nevi fu accantonato in quanto privo di fonti serie. La festa del 5 agosto divenne, ufficialmente, la "dedica della basilica di Santa Maria Maggiore". Ma ancora viene ricordata con un lancio di petali di rosa dalla cupola. (Continua sul Post...)
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La pastorella e la Bella Signora

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Ha degli occhietti furbetti.
16 aprile - Santa Bernadette Soubirous (1844-1879), pastorella e mistica di Lourdes

[Il pezzo intero è qui]. La Madonna è contagiosa, chi la conosce lo sa. Chi la vede, di solito, ha già sentito parlare di altri che l'avevano vista. Proprio come le malattie infettive, il fenomeno è particolarmente evidente nei collegi. Un'allieva intravede Nostra Signora in fondo a un corridoio; lo dice a un'amica; la vede anche lei; il resto della camerata le prende in giro; nel giro di un mese l'hanno vista tutte. È successo in più casi. Da bambino mia zia ogni tanto andava a Medjugorje, molti anni prima che Paolo Brosio si accorgesse delle potenzialità mediatiche del fenomeno. Però non è che ci si potesse recare così spesso in quel Paese relativamente lontano che ancora si chiamava Jugoslavia (la Madonna spesso sceglie nazioni sulla via del disastro: in quegli anni si faceva vedere anche in un collegio in Ruanda). Così a volte si contentava di Fossoli di Carpi, perché tra i cultori locali di Medjugorie si era diffusa questa storia, che la Madonna stesse apparendo anche a Fossoli, poco distante dal vecchio campo di concentramento. E un giorno, in effetti, mentre una folla pregava da qualche parte a Fossoli, si sentì una voce ben distinta dall'alto che diceva: peccatori, pentitevi. Non era esattamente Nostra Signora, come si vedrà.

La natura virale delle apparizioni mariane è un grande argomento in mano agli scettici: chi vede la Madonna in realtà sa già cosa deve vedere. È stato, per così dire, istruito da una tradizione secolare. Questo spiega il perché la madre di Dio frequenti di preferenza contrade cattoliche: altrove, del resto, può capitare che ti curino a elettroshock, o ti recludano finché non confessi che ti eri inventato tutta la storia, prima per prendere in giro i compaesani e poi per non deluderli (così accadde per esempio alla giovane Margarethe Kunz nel 1878, appena qualcuno cominciò a parlare di una "Lourdes tedesca" a Marpingen, nel Saarland). Anche i veggenti in buona fede non farebbero che riprodurre, nelle loro allucinazioni, un immaginario cattolico condiviso da secoli.

Bernadette davanti alla grotta (ma è passato qualche anno).
A questa obiezione i credenti rispondono col modello della Pastorella, di cui la piccola Bernadette è l'incarnazione più famosa. Se è abbastanza naturale che una collegiale o una suora sogni le madonne e i sacri cuori che si vede intorno dappertutto, come la mettiamo con le pastorelle? Sono ignoranti, analfabete; frequentano cappelle disadorne; non riconoscerebbero la Madonna nemmeno se la vedessero, e nel caso di Bernadette andò proprio così: non la riconobbe. La chiamava "aqerò" ("quella là" in dialetto occitano); la descriveva come una piccola, bellissima signora biancovestita con una cintura blu e una rosa gialla su ciascun piede. Chiunque a quel punto penserebbe, se non a uno scherzo, a Maria di Nazareth; ma bisogna concedere che il vestito biancoazzurro non era così diffuso: entrò nell'iconografia standard proprio dopo le apparizioni di Lourdes. Nostra Signora dal suo canto ci mise più di quaranta giorni, e sedici apparizioni, prima di presentarsi con quelle fatali parole, que soy era immaculada concepciou, che, a detta di tanti lourdologi, Bernardette sarebbe stata troppo ignorante per capire: come poteva una pastorella sapere che appena quattro anni prima papa Pio IX aveva dichiarato dogma di fede l'Immacolata Concezione di Maria, al termine di un dibattito che aveva messo contro per secoli il fior fiore dei teologi? Anzi, se Bernadette riuscì a riferire la curiosa espressione allo scettico abate Peyramale, fu soltanto perché nel tragitto non smise di ripeterla sottovoce: quesoyeraimmaculadaconcepciou, quesoyeraimmaculadaconcepciou, quesoyeraimmaculadaconcepciou. Padre! Ho rivisto la bella signora! Mi ha detto di dirle quesoyeraimmaculadaconcepciou.

Per il povero parroco fu un bel colpo. Sei sicuro che ti ha detto così? Ma lo sai cos'è... lo sai chi è l'immaculada eccetera? No, certo che non lo sai, poveretta. Fin lì l'abate aveva diffidato della pastorella allucinata. Quando era venuta a riferirle la pretesa della bella signora di costruire un santuario nella grotta, aveva preteso un segno: di' alla tua signora che faccia fiorire il roseto lì sotto. Chissà se aveva in mente il miracolo della Vergine della Guadalupe a Città del Messico.

Io ne avevo una, una volta mio cugino ne ha bevuto un sorso ed è ancora vivo.Il roseto non rifiorì. In compenso la fonte che Bernadette aveva trovato scavando lì sotto con le unghie cominciava ad attirare i malati. Era stata un'amica della pastorella, Catherine, a immergere per prima un braccio paralizzato e a trarne, diceva, un subitaneo giovamento. Non poteva certo immaginare di essere la prima di settecento milioni di visitatori, nonché di una settantina di guarigioni ritenute inspiegabili e pertanto miracolose - una ogni dieci milioni, percentuale tutto sommato ragionevole. Fu l'acqua benedetta a fare di Lourdes la Madonna più famosa del mondo: le altre si limitavano a sorridere e sussurrare segreti angosciosi a pastorelli perplessi, ma quella della grotta ti guariva. O perlomeno ti lasciava un segno tangibile, imbottigliabile: un sorso d'acqua pura - a patto di intercettarla molto vicino alla fonte, perché qualche metro dopo il miracolo è non prendersi il colera, con tutti quei malati intinti nella fanga.


Se l'acqua rese famosa la Madonna di Lourdes, la dichiarazione raccolta da Bernadette (quesoyeraimmaculadaconcepciou) la rese canonica: Pio IX riconobbe ufficialmente le apparizioni quattro anni dopo (1862) un record. Per dire: i veggenti di Medjugorje stanno aspettando lo stesso riconoscimento da trentaquattro anni. E d'altro canto l'apparizione a Bernadette era stata straordinariamente tempestiva. Proclamando l'immacolata concezione nella sua enciclica Ineffabilis Deus, il pontefice aveva sfidato i suoi stessi vescovi: era la prima volta che un papa proclamava un dogma senza consultarli in un concilio. Parecchi probabilmente borbottavano, specie quelli di formazione domenicana che avevano osteggiato il concetto di immacolata concezione sin dai tempi di Tommaso d'Aquino. Per metterli a tacere, niente di meglio che un intervento della diretta interessata, anche nel dialetto dei Pirenei. Quando alla fine il concilio si farà - nel 1870 - Pio IX ne profitterà per farsi dichiarare infallibile ex cathedra. Notevole prova di forza per un pontefice che stava per perdere l'ultimo brandello di Stato della Chiesa. Bernadette per quanto possibile, gli aveva dato una mano, recapitando un messaggio dal Cielo con la sua voce pura, immune da contaminazioni culturali e intellettuali. Perlomeno la tesi è questa: Bernadette era troppo ignorante per essere stata anche solo imbeccata da qualcuno meno che santo.

È una tesi che trasuda malafede (continua sul Post...)
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L'imene è irrilevante

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Francesco Podesti, musei vaticani. Gli affreschi della sala dell'Immacolata sono l'ultimo kolossal pittorico romano, prima del grigio diluvio democratico.
8 dicembre - Immacolata concezione della vergine Maria, dogma di fede

[Si legge tutto intero qui].

Maria di Nazareth si venera con tante feste diverse, per tanti motivi diversi. Nei prossimi giorni assisteremo a un trittico fortuito e fantastico: oggi è l'Immacolata, l'esito ultimo di una diatriba teologica durata più di mille anni; il dieci sarà Santa Maria Aviatrice, alias la Madonna di Loreto; e il 12 dicembre tenetevi pronti per la Madonna più bizzarra ed esotica di tutte, quella azteca della Guadalupe. Il primo gennaio festeggeremo Maria in quanto madre di Dio (anche lì i teologi litigarono non poco, ci furono anche morti e dispersi); in seguito avremo l'Annunciazione, l'Assunzione, il Carmelo, il Rosario, Lourdes, Fatima, la Madonna della Neve. Inoltre l'otto settembre, pensate, e il suo compleanno.

In tutti questi giorni, se uno vuole, può venerare la vergine. Ma non c'è una vera festa della Vergine in quanto tale. La possiamo considerare in quanto assunta in cielo, o immacolata, o comparsa a Lourdes o altrove. Ma un giorno per riflettere sulla sua misteriosa verginità pre- e post-puerperale non c'è. Questo è singolare, anche per il modo in cui sono nate molte di queste feste: per gemmazione più o meno spontanea, molti secoli prima che un concilio o un papa ratificasse ex cathedra il dogma. L'Assunzione, per dire, si festeggiava mille anni fa, ma è stata omologata da Pio XII nel 1950. Anche l'Immacolata concezione, un concetto che circolava sicuramente sin dai tempi di Agostino, ha dovuto attendere il 1854. Quanto alla nascita verginale di Gesù, è un dogma sin dal 553 e non era molto controversa nemmeno prima: le Scritture lì parlano abbastanza chiaro. Un altro paio di maniche però è sostenere che la Madonna abbia continuato a essere vergine anche dopo il parto, e non abbia concepito col suo legittimo sposo altri fratelli (malgrado nei vangeli li si chiami per nome). Questa sorta di postulato al quinto dogma è uno degli articoli di fede più refrattari alla contemporaneità: una divinità che decida di incarnarsi in un uomo e sacrificarsi per i suoi peccati può sembrare bizzarra, ma una donna che resta vergine dopo un concepimento e dopo un parto è qualcosa di irrimediabilmente buffo: non si capisce come se ne possa discutere restando seri, e in effetti i sacerdoti se possono evitano l'argomento. Ma si tratta in qualche modo di un effetto ottico, un difetto nella nostra prospettiva. Quando parliamo di corpo, noi abbiamo sempre in mente quello contemporaneo, misurabile, raffigurabile, sezionabile, fotografabile addirittura. Se non siamo storici - e non lo siamo quasi mai - ci è facile commettere l'errore di guardare al medioevo o all'epoca antica senza cambiare il nostro paradigma: per noi si è vergini o no a seconda di una cosa che si chiama imene, che sappiamo tutti più o meno cos'è e dove si trova. La verginità è diventata un puro fatto fisico, tant'è che oggi "rifarsi una verginità" ha smesso di essere un paradossale modo di dire: esistono chirurghi che ti rifanno l'imene. Siccome ai tempi di Maria di Nazareth questo tipo di chirurgia era impossibile, ne deduciamo che il quinto dogma sia un'assurdità, pura propaganda che ha fatto il suo tempo. Siccome capiamo soltanto quello che possiamo osservare e misurare, l'unica caratteristica della Madonna che ci interessa davvero non è l'immacolata concezione o l'assunzione o la maternità di Dio, ma il suo imene.

Non ci viene quasi mai il sospetto che la parola "verginità" possa avere avuto un significato diverso, in un'epoca diversa, in cui ogni corpo aveva una dimensione morale inscindibile da quella fisica. I cattolici, per primi, mostrano una certa difficoltà a relativizzare. Se un concilio nel VI secolo ha detto "vergine", dovremmo credere che intendeva "vergine" nel senso che ha il termine su un manuale di anatomia del XXI secolo. Il problema dei dogmi è tutto qui: non puoi che fissarli a parole, ma le parole cambiano significato continuamente. L'unica è smettere di usarle: e infatti più che della verginità - concetto sempre più scabroso, man mano che la morale cessa il passo all'anatomia - i cattolici amano parlare di immacolata concezione. Lì sì che la teologia si può lanciare senza freni fisici: non ci sono imeni che tengono, si tratta di stabilire se la Madonna non sia mai stata macchiata dal peccato originale. Siccome ha procreato Cristo che è Dio, carne della sua carne, se ne deduce di no, fine del dibattito - eh no, troppo comodo. Solo Cristo ci ha liberato dal peccato originale, quindi come poteva la Madonna esserne libera prima? L'obiezione è di Tommaso d'Aquino, mica l'ultimo arrivato: però già Agostino aveva messo in dubbio la categoria del tempo, forse il "prima" e il "dopo" per Dio non hanno il senso che hanno per noi. C'è poi la questione del libero arbitrio: Maria di Nazareth ha scelto o no di concepire il Cristo? Ci piacerebbe pensare di sì; ma se Dio l'aveva già creata senza peccato, la scelta non era in un qualche modo era già pilotata? (continua sul Post...)
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La sindone azteca

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12 dicembre 2012 - Nostra Signora della Guadalupe (1531) prima fotografia a colori della Storia.

[Si legge completo qui].

I latinoamericani già sanno, gli altri sospendano l'incredulità: a Città del Messico c'è una foto cinquecentesca della Madonna, a colori. Sembra un dipinto, ma chi ha potuto esaminarlo dice che non lo è, non c'è nessuna traccia di pigmento, e poi l'espressione del suo volto ha un che di irriproducibile. È l'immagine della Madonna più popolare del Sudamerica, e quindi, tra poco, di tutta la cattolicità. Alcune madonne sono finite sugli scudi e negli stemmi, ma Nostra Signora della Guadalupe è l'unica Madonna a essere stata sventolata come bandiera da un esercito, ovviamente rivoluzionario. Ah, e inoltre è probabilmente una divinità azteca sotto falso nome. Ma procediamo con ordine, o quasi.

Sono passati appena dieci anni da quando Cortés si è impadronito della città del Messico, che gli abitanti sopravvissuti al vaiolo e ai conquistadores chiamano ancora Tenochtitlan. Juan de Zumarraga, primo vescovo della Nuova Spagna, riceve la visita inattesa di un contadino azteco di mezz'età, nome di battesimo Juan Diego, al secolo Cuauhtlatóhuac.  Mi manda nostra signora la Vergine di Dio, dice Juan al vescovo, stavo andando alla chiesa di Tlatelolco quando l'ho vista sul colle Tepeyac, mi ha detto di venire da voi perché vuole che le si costruisca un tempio lì. Zumarraga non è un frescone: nel vecchio mondo faceva l'inquisitore, anche nel Nuovo troverà il modo di bruciare qualche prete azteco che forse non aveva del tutto rinunciato ai sacrifici umani. Probabilmente sa che su quel colle fino a poco tempo prima c'era il tempio di una divinità chiamata Tonantzin, "Nostra Cara Terra", insomma diffida. Quando il giorno seguente Juan Diego ritorna da lui, raccontandogli di avere rivisto la Madonna che insiste con la storia del tempio, lo caccia in malo modo e lo fa addirittura pedinare. Juan, disperato, torna dalla Madonna scusandosi e implorandola di trovarsi un migliore avvocato. La Madonna lo esorta a non mollare e gli promette che l'indomani gli farà avere una prova da esibire al vescovo scettico.


Il giorno dopo, però, Juan non si fa vivo. È assente giustificato, suo zio è in fin di vita. Verso sera l'anziano parente gli chiede di andare l'indomani a Tlatelolco a trovargli un confessore. "Ma io veramente avrei già una missione per conto della Madonna, mi ha detto che mi deve dare una prova da esibire al vescovo..." "Madonna o non madonna, se non mi confesso entro domani io vado all'inferno". L'argomento infernale è come sempre decisivo. Juan decide di dare buca alla Madonna, ma invano: quella lo attende al varco l'indomani sulla strada per Tlatelolco. Quando la vede Juan si getta ai suoi piedi e cerca di spiegarsi. Non preoccuparti per tuo zio che sta già meglio, gli dice bonaria Nostra Signora. Piuttosto sali sul solito colle e raccoglimi dei fiori. Fiori? È il 12 dicembre, esattamente 481 anni fa, e il Tepeyac è una pietraia: e tuttavia Juan vi trova dei bellissimi "fiori di Castiglia" (rose?), che raccoglie nel suo mantello (tilma) e corre a offrire a Maria. Questa li manipola per qualche istante e poi li rimette nella tilma: portali al vescovo, vedrai che stavolta ti crede.

Mentre a casa lo zio guarisce miracolosamente, Juan torna per la terza volta dal vescovo inquisitore. Stavolta gli uscieri non lo vogliono nemmeno far entrare: poi notano i bei fiori nella sua tilma e cercano di portarglieli via, ma non si staccano: incuriositi dal fenomeno, vanno a chiamare Zumarraga. "Ancora lui? Cos'hai portato stavolta?" Juan Diego balbetta qualcosa e poi apre la tilma: ZOT! Succede qualcosa di inspiegabile, un flash illumina la stanza e sul tessuto vegetale del mantello di Juan Diego si sviluppa all'istante l'immagine di Nostra Signora della Guadalupe, così come la possiamo vedere adesso nel suo santuario effettivamente costruito alle pendici del Tepeyac (le foto in questo caso non valgono, l'espressione ha un che di ineffabile che si può notare soltanto dal vivo). Va bene, direte voi, ma allora perché non si chiama Nostra Signora del Tepeyac? Perché la vergine avrebbe insistito con Juan per farsi chiamare proprio Vergine della Guadalupe, che è un santuario della vecchia Spagna, e precisamente dell'Extremadura, la terra arcigna donde provenivano tanti conquistadores e in particolare Hernan Cortés? Ci sono tante teorie. Per esempio: forse Juan non ha detto davvero "Guadalupe", ha detto "Tecuatlanopeuh" ("Colei che ha origine dalle cime rocciose"), e gli spagnoli che lo ascoltavano hanno comprensibilmente interpretato con la parola più vicina nella loro lingua, ovvero "Guadalupe" (che per coincidenza era anche un santuario europeo veneratissimo da molti conquistadores, eccetera). Diego avrebbe potuto anche dire "Tecuantlaxopeuh" ("Colei che scaccia chi ci divorava"), o, ipotesi più accreditata, "Coatlaxopeuh", "colei che schiaccia il serpente", bella reminiscenza di Genesi ("Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno") e Apocalisse (la donna insidiata dal drago-serpente). La Madonna fotografata nella tilma non schiaccia un serpente ma sta in piedi sulla luna, come in tante immagini ispirate all'Apocalisse ("una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi"). Vale anche la pena di ricordare che Quetzalcoatl, uno degli dei più adorati dagli aztechi, era il "serpente piumato", un Prometeo locale squamoso e vagamente antropomorfo simile anche a un drago. Un personaggio estremamente complesso, ma per i primi missionari messicani un semplice demone da schiacciare col calcagno (continua sul Post)
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19 secoli precaria

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15 agosto - Assunzione della Beata Vergine Maria, dogma di fede

Ferragosto è la festa più snobbata del calendario. Alcuni ignorano persino che sia un giorno rosso sul calendario: è gente che la pagina di agosto non la degna di uno sguardo, beati loro. Persino tra chi la osserva non c'è accordo su cosa si stia festeggiando: ancora le feriae Augusti, istituite dal primo imperatore romano il 18 avanti Cristo? Sarebbe l'ultima traccia dell'antico impero nel nostro calendario (nel Ventennio si festeggiava anche la fondazione di Roma, il 21 aprile). Molti però sono convinti che Augusto non c'entri nulla, e che si festeggi l'Assunta. Si tratterebbe quindi di una festività nazionale a carattere religioso: una delle due dedicate alla Madonna (l'altra è l'Immacolata, 8 dicembre); ci sarebbe anche il 1° gennaio, Maria Madre di Dio, ma in quel caso il carattere laico ha decisamente preso il sopravvento. Ferragosto è in bilico: a partire dal dopoguerra la transumanza turistica ha svuotato le città dell'entroterra e reso semivuote e malinconiche le processioni con in testa la Madonna in trono. L'Assunta è un po' in crisi, paradossalmente, proprio da quando è diventata un dogma di fede, l'ultimo, nel 1950. Sì, perché prima non c'era molta chiarezza sul fatto che la Madonna fosse stata assunta o no. Ma forse vale la pena spiegare cosa significa "assunta", in cosa consista l'Assunzione.

In sostanza, Maria di Nazareth in questo momento è una delle poche creature (l'unica?) a essere in Paradiso non soltanto con l'anima, ma anche col corpo, come Gesù - però Gesù è Dio; Maria no, è una donna, ma non come tutte le altre: come ufficializzò Pio IX nel 1854, è nata senza peccato originale (da cui la festa dell'Immacolata, appunto), e per questo motivo, seguendo un filo logico, non si vede perché il suo corpo debba essere morto. Se uno guarda le prime pagine della Genesi, nota che la morte è la punizione che Dio commina a Eva, Adamo e tutta la loro stirpe, per avergli disobbedito (il peccato originale). Ma Maria è nata senza - non avrebbe potuto concepire Gesù altrimenti - e quindi non c'è motivo per cui essa debba essere morta, nemmeno nel corpo. Tutti gli altri esseri umani, perfino i più santi, oggi sono in paradiso soltanto sotto forma di anime; i corpi arriveranno soltanto dopo il giudizio universale. Maria no, Maria è già là in anima e corpo, completa. Così la pensavano molti teologi nell'Alto Medioevo (l'Assunzione in Occidente si festeggiava almeno dal VII secolo); così si pronunciò definitivamente Pio XII nel 1950. C'è solo un piccolo, minuscolo problema, che i più sgamati avranno già individuato, ovvero: la Bibbia non ne parla. Mai. Nessuna traccia dell'Assunzione di Maria.

Ma d'altro canto di Maria la Bibbia parla poco in generale (continua sul Post).
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