Se non ora, dopo.
07-03-2011, 18:38attivismo, Gheddafi, ho una teoria, manifestaiolismi, VeltroniPermalinkDunque, come forse già sapete ieri Walter Veltroni - un rappresentante del PD che questo blog segue con un certo interesse - si è domandato su facebook perché nessuno va a riempire le piazze per manifestare contro il cattivo Gheddafi. L'episodio credo che farà storia, anche soltanto per le modalità con cui Veltroni ha deciso di intervenire in un argomento delicato che sta tormentando molte coscienze pacifiste e non: cosa dovremmo fare per i libici? Ecco, mentre noi stavamo a tormentarci le coscienze, Veltroni ci ha scritto che dovremmo darci da fare, che una volta eravamo più attenti, che siamo rifluiti al "nostro giardino", e lo ha fatto su Facebook, così, senza filtri. A questo punto è cominciato il tiro al piccione, che su Facebook viene benissimo.
Mentre Veltroni veniva ingiuriato in vari modi, io ho scritto la mia teoria del lunedì (qui la copia cache), nella quale in sostanza gli spiegavo che Gheddafi non è quel tipo di persona che se riempi una piazza a Roma se ne va; che è un po' semplicista affrontare i problemi in questo modo; che un leader politico si vede anche dalla capacità di offrire a un movimento di piazza delle proposte concrete, invece di lagnarsi perché la gente in piazza non ci va e la domenica preferisce stare a casa a innaffiarsi il giardino. Il pezzo sull'Unità.it stava andando abbastanza bene, ma adesso c'è un problema tecnico e i blog dell'unità risultano (spero momentaneamente) inesistenti. Così per ora lo ricopio qua sotto (update: è tornato, andate a leggerlo di là).
Caro Veltroni, ecco perché non scendo in piazza contro Gheddafi è on line (spero) sull'Unita.it. Si commenta su facebook oppure qui.
Caro onorevole Veltroni, chi le scrive è uno dei tantissimi che manifestarono, tra il 2002 e il 2004, contro l'invasione dell'Afganistan e soprattutto dell'Iraq. Le scrivo perché mi sento tirato in ballo da quello che ha scritto ieri sul suo profilo Facebook. “Perché nessuno scende in piazza al fianco dei patrioti libici?”, si è chiesto. "Perché era così facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi?"
Mentre Veltroni veniva ingiuriato in vari modi, io ho scritto la mia teoria del lunedì (qui la copia cache), nella quale in sostanza gli spiegavo che Gheddafi non è quel tipo di persona che se riempi una piazza a Roma se ne va; che è un po' semplicista affrontare i problemi in questo modo; che un leader politico si vede anche dalla capacità di offrire a un movimento di piazza delle proposte concrete, invece di lagnarsi perché la gente in piazza non ci va e la domenica preferisce stare a casa a innaffiarsi il giardino. Il pezzo sull'Unità.it stava andando abbastanza bene, ma adesso c'è un problema tecnico e i blog dell'unità risultano (spero momentaneamente) inesistenti. Così per ora lo ricopio qua sotto (update: è tornato, andate a leggerlo di là).
Caro Veltroni, ecco perché non scendo in piazza contro Gheddafi è on line (spero) sull'Unita.it. Si commenta su facebook oppure qui.
Caro onorevole Veltroni, chi le scrive è uno dei tantissimi che manifestarono, tra il 2002 e il 2004, contro l'invasione dell'Afganistan e soprattutto dell'Iraq. Le scrivo perché mi sento tirato in ballo da quello che ha scritto ieri sul suo profilo Facebook. “Perché nessuno scende in piazza al fianco dei patrioti libici?”, si è chiesto. "Perché era così facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi?"
Dunque, non so gli altri, ma io non provo a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi principalmente perché non sono uno stupido; non credo che una o cento piazze piene in Italia possano avere qualche effetto sulle scelte del dittatore Gheddafi, proprio perché è un dittatore e se ne frega persino delle piazze dei libici (che hanno dovuto sparare per cominciare a farsi sentire), si figuri di quelle degli italiani. Non è neanche esatto che io abbia manifestato “contro Bush e gli americani”. Io manifestavo per dimostrare la contrarietà mia, e di moltissimi italiani, a due guerre alle quali l'Italia avrebbe partecipato. Sì, ero contro la guerra di Bush, ma era davanti a Berlusconi che sventolavo la bandiera arcobaleno, e non me ne pento. Si è pentito invece Berlusconi, che anche a causa di quelle guerre perse sonoramente le elezioni regionali del 2005 e, di misura, le legislative del 2006. Al suo posto arrivò Prodi, e una delle poche promesse che fece in tempo a mantenere fu il ritiro del contingente italiano dall'Iraq. Siamo rimasti in Afganistan, è vero, ma lo stesso Berlusconi non si ricorda più il perché.
Ora una breve digressione, che spero mi perdonerà. il mio pacifismo militante è cominciato con la prima guerra del Golfo, ero al quarto anno di liceo e lo occupai. Mi piace pensare che non fossi stupido nemmeno allora. Avevo molti brufoli e una cotta imbarazzante per una compagna, ma non ero stupido, quindi votai una mozione che dichiarava la contrarietà del mio liceo all'intervento militare dell'Italia. Era una minuscola cosa, certo, ma molti miei compagni non erano d'accordo nemmeno su quella, e preferivano sostenere una mozione vaga, che era contraria alla Guerra con la G maiuscola, la guerra in generale, non a quella guerra specifica e non all'intervento italiano. Ecco, per me occupare il liceo così, contro la guerra in generale, mi sembrava solo una perdita di tempo. Non ho cambiato idea: le manifestazioni, le occupazioni, gli scioperi, secondo me si fanno per ottenere obiettivi minimamente concreti: non si manifesta contro un dittatore, ma per chiedere al proprio governo di troncare i rapporti con quel dittatore. Faccio questo esempio perché su facebook c'è adesso chi le chiede con insistenza dov'era quando in Parlamento si votava il Trattato Italia-Libia, il perno dell'asse Berlusconi-Gheddafi. In quell'occasione i voti contrari, anche tra le file dell'opposizione, furono davvero pochi.
Caro Veltroni, quello che io ho imparato occupando per qualche giorno un liceo nel gennaio del '91, è che le persone che manifestano contro la guerra si possono dividere in due gruppi. Ci sono quelli che vorrebbero cambiare le cose, anche di poco: quelli scenderanno in piazza solo se credono di poterci riuscire, e ci resteranno solo finché ci credono, non un solo momento di più. Di solito avranno obiettivi precisi: convincere l'opinione pubblica che la tal guerra è sbagliata, spingere un partito a votare contro un intervento, mostrare al governo che questo eventuale intervento andrebbe contro la volontà popolare, eccetera. Sono queste le persone che hanno fatto grande il movimento pacifista che riempiva le piazze otto anni fa. Sono questi che possono andare fieri del nostro ritiro in Iraq: lo hanno chiesto, hanno spostato un po' di opinione pubblica dalla loro parte, e alla fine lo hanno ottenuto.
Poi c'è un altro gruppo di persone: quelli che manifestano per il gusto di farlo: perché in un corteo c'è sempre qualcuno che sta davanti, e può diventare uno importante. Costoro di solito non hanno obiettivi precisi, anzi, hanno la necessità di restare sul vago, perché l'obiettivo preciso si può raggiungere o si può fallire, ma una Manifestazione contro la Guerra in Generale si può convocare sempre (guerre ce ne sono sempre) e farà sempre sentire tanto buoni tutti quelli che vi partecipano. Ecco, nel 1991 ho imparato a non fidarmi di quelle persone. Sono passati vent'anni e continuano a tormentarmi su facebook, hanno sempre qualche oscuro senso di colpa su cui far leva, qualche oscuro dittatore contro il quale non ho manifestato e di cui quindi dovrei sentirmi complice. Qualche anno fa volevano che sfoggiassi uno straccetto verde per l'Iran, o uno rosso per la Birmania, o era il Tibet, non ricordo. Ma io non ho mai pensato che uno straccetto indossato a mille miglia di distanza possa influire sul karma di un dittatore: mi sbaglio?
Magari mi sbaglio, caro Veltroni, ma quando mi chiede di scendere in piazza contro Gheddafi, mi pare che lei si guardi bene dal mostrarmi un obiettivo concreto. A parte un sostegno generico a chi si batte contro un dittatore, cosa dovremmo chiedere, e a chi? Dobbiamo mostrare vicinanza a chi si batte, dice. Va bene, ma quelli più che della nostra vicinanza hanno bisogno di armi e munizioni: apriamo una sottoscrizione? “Ci vuole un grande impegno politico e umanitario”, ha detto ai microfoni del tg3. Ovvero? Caro Veltroni, ribadisco: non siamo stupidi, e sappiamo che nessun impegno umanitario è possibile, in un teatro di guerra, senza una copertura militare. Quindi, concretamente, vogliamo chiedere all'Unione Europea (o alla Nato, o all'Onu) una “missione di pace”, di quelle che di solito si fanno con le forze armate? Se ritiene che sia una buona idea lo faccia, caro Veltroni: se ne prenda la responsabilità, e poi proponga a chi è d'accordo di riempire una piazza con lei. Forse a quel punto accetterei il suo invito.
Ma lei in questo momento non sta facendo questo. Si sta lamentando perché non manifestiamo contro la Guerra in Generale, contro il Dittatore in quanto tale, e si permette pure di darci degli egoisti, di parlare di riflusso (“Anche le coscienze di tutti noi sono rifluite dal mondo al " nostro giardino" ?”) come se fosse l'egoismo a toglierci la voglia di scendere in piazza per obiettivi vaghi che nessuno centrerà mai. "Ho la sensazione che nessuno si mobiliti per la Libia perché tutti aspettano chi vince", dice. In realtà siamo confusi: non dovremmo esserlo? La situazione non è chiara, e non siamo tutti esperti di geopolitica. In casi come questi un leader politico dovrebbe fornirci un'interpretazione convincente di quello che sta succedendo, e proposte concrete per cui lottare. Lei invece si lamenta perché non abbiamo le idee chiare, e ci accusa più o meno di disertare le piazze per egoismo.
Vede, caro Veltroni, è vero che noi pacifisti abbiamo famiglie, lavori, impegni, quel famoso “giardino” che in sostanza è la nostra vita, nella quale possiamo pure trovare qualche fine settimana per manifestare, ma per obiettivi concreti. Non per il gusto di farlo, non per dimostrare semplicemente di essere in tanti, e di sicuro non per portarla sugli scudi, caro Veltroni, senza che lei si prenda neppure la briga di proporci una direzione precisa. A proposito: ha letto quanti commentatori su facebook le chiedono piuttosto di manifestare contro Berlusconi? Non li snobbi: rifletta bene se è più concreto chi chiede a Roma di manifestare contro Tripoli.
Ma lei in questo momento non sta facendo questo. Si sta lamentando perché non manifestiamo contro la Guerra in Generale, contro il Dittatore in quanto tale, e si permette pure di darci degli egoisti, di parlare di riflusso (“Anche le coscienze di tutti noi sono rifluite dal mondo al " nostro giardino" ?”) come se fosse l'egoismo a toglierci la voglia di scendere in piazza per obiettivi vaghi che nessuno centrerà mai. "Ho la sensazione che nessuno si mobiliti per la Libia perché tutti aspettano chi vince", dice. In realtà siamo confusi: non dovremmo esserlo? La situazione non è chiara, e non siamo tutti esperti di geopolitica. In casi come questi un leader politico dovrebbe fornirci un'interpretazione convincente di quello che sta succedendo, e proposte concrete per cui lottare. Lei invece si lamenta perché non abbiamo le idee chiare, e ci accusa più o meno di disertare le piazze per egoismo.
Vede, caro Veltroni, è vero che noi pacifisti abbiamo famiglie, lavori, impegni, quel famoso “giardino” che in sostanza è la nostra vita, nella quale possiamo pure trovare qualche fine settimana per manifestare, ma per obiettivi concreti. Non per il gusto di farlo, non per dimostrare semplicemente di essere in tanti, e di sicuro non per portarla sugli scudi, caro Veltroni, senza che lei si prenda neppure la briga di proporci una direzione precisa. A proposito: ha letto quanti commentatori su facebook le chiedono piuttosto di manifestare contro Berlusconi? Non li snobbi: rifletta bene se è più concreto chi chiede a Roma di manifestare contro Tripoli.
Comments (33)
- 2025
27-01-2005, 10:542025, Berlusconi, Gheddafi, terrorismo, tvPermalinkIl grande Urnificatore
Beh, Caro Leonardo, qui è da una settimana che si continua a parlare del Messaggio Unificato. In ufficio, in facoltà, a casa, non facciamo che ricaricarlo e guardarlo e commentarlo. Del resto è sempre stato così. Quell'Uomo sa attirare l'attenzione.
Poi bisogna ammetterlo, è sempre più carino. Noi passeremo alla Storia per vari motivi, tra i quali l'aver avuto un Papa cappellone. Guarda lì che bella zazzera, tra un po' si farà biondo. Quando finirà col Pontificato potrebbe entrare nei Bon Jovi.
Chi dice che è il solito lifting, chi che ha fatto il tagliando al fegato – per altri è la milza – come facciano certi a saperla così lunga non lo so. Poi c'è Loreto, che crede ai cloni: secondo lui non è il Papa vero, ma una copia di tre anni d'età.
"Da cosa lo capisci, scusa".
"Si contano le rughe sotto la punta dell'occhio. Vedi qua sotto? Ne ha tre".
"Ti confondi con gli anelli nei tronchi, Loreto".
"No, è come le corna nei cervi. I cloni nascono vecchi, e a ogni inverno mettono una ruga".
"E tu come le sai, queste cose".
"Ho un cugino che fa genetica giù a San Nicola, lui (sottovoce) si coltiva i capretti nel garage…"
"Ma va!")
"Quella del Giudizio Universale è erroneam considerata una delle più recenti; in realtà è la rielaborazione di una battuta assai più antica, che compare nell'appendice alla II edizione, la Miti-Mondadori del '09. È un testo controverso, che divide gli esegeti: secondo alcuni è un velato riferimento al dibattito sull'infallibilità del pontefice; secondo altri si prefigura il mistero del Secondo Divorzio".
"E fa ridere?"
"Dipende; se hai la fede, se non sei nel peccato, ridi".
"Ah-ah".
"Qui sta parlando dei blecaut".
"Ha bel coraggio ad ammettere che ci sono dei problemi di erogazione"
"Lui non è il Teopop, Lui è Lui. Se Lui ha ripreso il controllo, può dire quel che gli pare. E si è già rimesso a raccontare barzellette, infatti. Non credo che il Cardinal Cirillo sia molto contento".
"Se ne farà una ragione".
"Terroristi?".
"Non me ne parlare, una tragedia. Brigate di martiri che minano le dighe, abbattono i tralicci, si danno fuoco nei condotti del metano. Una grave emergenza, un casino. So che al Reparto Cronaca sono chiusi dentro da tre giorni perché non sanno più cosa inventarsi.
"E la gente ci crede?"
"Ma non è importante che ci creda, l'importante è che se ne chiacchieri. A furia di chiacchierarne la gente ci crederà. Oppure si rassegnerà. Il Teopop Non Convince..."
"...Il Teopop Sfinisce".
"Precisam.Vedo che a Rieducazione ti sei applicato"
"F'nql".
"Questa la so, è biblica, è il Libro di Daniele! C'è ancora qualcuno che sa leggere, nello staff".
"Magari è l'orribile Bagget-Boz".
"No, quello è sotto chiave".
"O è la Fal..."
"Sssst! Non pronunciare il Nome di Lei invano. Tu sai che il suo Occhio scruta in ogni dove".
"Ma dai".
"Per una scritta sul cesso, mio cugino è stato querelato a vita".
"Zzisùa".
"Papà cosa vuol dire libertà?"
"Tante cose, tesoro. In questo momento vuol dire che siamo nei guai".
"Piantala Immacolato, mi spaventi la bambina!"
"Ora sta parlando a braccio".
"Decisam".
"Lo preferisco quando parla a braccio".
"Anch'io, scrontch".
"Ehi! Cosa stai... lupini? Dammene un po'".
"Fottiti, è la mia razione"
"Dici che è per il petrolio?"
"Ma no, che banalità. E poi tra un po' quella roba non servirà più a niente, vedrai. No, è pura SAM, la famosa Sindrome di Accerchiamento Mediterraneo; da quando la Tunisia è entrata nell'Unione Bizantina siamo tutti un po' nervosi".
"...E' il Mediterraneo che è claustrofobico, lo sapevano già gli Antichi Romani. Loro non facevano che difendersi dai selvaggi rancorosi, dal Marocco alla Germania all'Iraq. Erano continuamente in giro per il mondo a difendersi. I grandi pacificatori dell'umanità".
"Scrontch!"
"Almeno non masticarmi in faccia!".
Amen.
Sì?
F'nql.
Beh, Caro Leonardo, qui è da una settimana che si continua a parlare del Messaggio Unificato. In ufficio, in facoltà, a casa, non facciamo che ricaricarlo e guardarlo e commentarlo. Del resto è sempre stato così. Quell'Uomo sa attirare l'attenzione.
Poi bisogna ammetterlo, è sempre più carino. Noi passeremo alla Storia per vari motivi, tra i quali l'aver avuto un Papa cappellone. Guarda lì che bella zazzera, tra un po' si farà biondo. Quando finirà col Pontificato potrebbe entrare nei Bon Jovi.
"Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito, come va?
È da molto tempo che desideravo fare una chiacchierata con voi, prima di tutto per rassicurarvi sul mio stato di salute, che è ottimo, come potete constatare voi stessi (si passa un'altra mano tra i capelli).Dico questo perché c'è gente che Ci vuole male, gente che Ci odia perché sa solo odiare, che ha messo in giro notizie allarmanti e disfattiste sul Nostro stato di salute.
A illazioni così meschine, Noi rispondiamo con una sola parola: vergogna.
Chi dice che è il solito lifting, chi che ha fatto il tagliando al fegato – per altri è la milza – come facciano certi a saperla così lunga non lo so. Poi c'è Loreto, che crede ai cloni: secondo lui non è il Papa vero, ma una copia di tre anni d'età.
"Da cosa lo capisci, scusa".
"Si contano le rughe sotto la punta dell'occhio. Vedi qua sotto? Ne ha tre".
"Ti confondi con gli anelli nei tronchi, Loreto".
"No, è come le corna nei cervi. I cloni nascono vecchi, e a ogni inverno mettono una ruga".
"E tu come le sai, queste cose".
"Ho un cugino che fa genetica giù a San Nicola, lui (sottovoce) si coltiva i capretti nel garage…"
"Ma va!")
…vergogna! Voi rappresentanti di una cultura dell'Odio, voi che con le vostre malignità tanto dolore avete già causato ai nostri fratelli nella Fede. Ma il tempo incalza e non potrete nascondervi in eterno, come ben sa chi rammenta la barzelletta del Giudizio Universale. Ma forse è meglio se ve la raccontiamo, a quest'ora c'è qualche bambino che di sicuro non la sa. Giudizio Universale: c'è il Papa che va da San Pietro e…La barzelletta è commentatissima. Qui abbiamo veri esperti in materia. C'è un tipo del Reparto sotto al nostro, il Gossip, che si vanta di conoscere a memoria tutto il Libro delle Barzellette del Papa, VI edizione.
"Quella del Giudizio Universale è erroneam considerata una delle più recenti; in realtà è la rielaborazione di una battuta assai più antica, che compare nell'appendice alla II edizione, la Miti-Mondadori del '09. È un testo controverso, che divide gli esegeti: secondo alcuni è un velato riferimento al dibattito sull'infallibilità del pontefice; secondo altri si prefigura il mistero del Secondo Divorzio".
"E fa ridere?"
"Dipende; se hai la fede, se non sei nel peccato, ridi".
"Ah-ah".
...E allora San Pietro: "Ma se per questo, anch'io! Ah ah ah ah!
(le immagini ballano, l'operatore sta ridendo, perché ha fede e non è nel peccato).E dopo aver divertito i bambini, veniamo ai grandi, veniamo alle cose serie. Compagni, fratelli. Voi sapete che Noi siamo sempre con voi, nella buona e nella cattiva sorte... (Altroché, se lo sappiamo) Perciò non siamo insensibili alle grida di dolore di chi in questi giorni è stato arbitrariamente privato per lunghe ore della Luce, del Calore e del Contatto coi propri cari.
"Qui sta parlando dei blecaut".
"Ha bel coraggio ad ammettere che ci sono dei problemi di erogazione"
"Lui non è il Teopop, Lui è Lui. Se Lui ha ripreso il controllo, può dire quel che gli pare. E si è già rimesso a raccontare barzellette, infatti. Non credo che il Cardinal Cirillo sia molto contento".
"Se ne farà una ragione".
Fratelli, Compagni! Una cosa possiamo dirla fin d'ora: i vili terroristi che in questi giorni hanno preso di mira la rete energetica, il vanto del nostro Bel Paese, non vinceranno! No! Noi respingeremo gli attacchi di questi emissari di una nichilista cultura che odia perché sa solo odiare...
"Terroristi?".
"Non me ne parlare, una tragedia. Brigate di martiri che minano le dighe, abbattono i tralicci, si danno fuoco nei condotti del metano. Una grave emergenza, un casino. So che al Reparto Cronaca sono chiusi dentro da tre giorni perché non sanno più cosa inventarsi.
"E la gente ci crede?"
"Ma non è importante che ci creda, l'importante è che se ne chiacchieri. A furia di chiacchierarne la gente ci crederà. Oppure si rassegnerà. Il Teopop Non Convince..."
"...Il Teopop Sfinisce".
"Precisam.Vedo che a Rieducazione ti sei applicato"
"F'nql".
Noi conosciamo i Signori che armano questi disperati: noi conosciamo le regioni ribollenti di rancore in cui si nascondono questi tiranni buoni a nulla e capaci di tutto, queste riserve in eterna attesa di un attimo di gloria. Ed è a loro che ci rivolgiamo: sappiano che Dio li vede, e che ha contato i loro giorni, e che presto il loro Regno sarà diviso...
"Questa la so, è biblica, è il Libro di Daniele! C'è ancora qualcuno che sa leggere, nello staff".
"Magari è l'orribile Bagget-Boz".
"No, quello è sotto chiave".
"O è la Fal..."
"Sssst! Non pronunciare il Nome di Lei invano. Tu sai che il suo Occhio scruta in ogni dove".
"Ma dai".
"Per una scritta sul cesso, mio cugino è stato querelato a vita".
"Zzisùa".
...esiste un'unica forza al mondo che da sempre è in grado di infrangere il Regno dell'Odio e del Rancore. Quella forza è la Libertà Umana
"Papà cosa vuol dire libertà?"
"Tante cose, tesoro. In questo momento vuol dire che siamo nei guai".
"Piantala Immacolato, mi spaventi la bambina!"
Noi proseguiremo con fiducia completa nel trionfo finale della Libertà. Non perché ci consideriamo una nazione eletta, ma perché è Dio che sceglie secondo la Sua volontà, e ha scelto Noi.
Noi, mi sente, signor Emiro Saadi Gheddafi? Noi, il Bel Paese!
"Ora sta parlando a braccio".
"Decisam".
"Lo preferisco quando parla a braccio".
"Anch'io, scrontch".
"Ehi! Cosa stai... lupini? Dammene un po'".
"Fottiti, è la mia razione"
E anche per i suoi sudditi è giunto il tempo di decidere, democraticam, di porre fine al suo rancoroso regno, che tanto dolore e ha già causato. Abbiamo pazientato per sessant'anni: ora basta! è giunta l'ora di dare a libici e tripolitani la libertà, la democrazia, le Urne. Noi porteremo al suo popolo le Urne, Sig. Emiro, noi li faremo entrare in quelle Urne, a costo di doverci entrare anche noi con loro.
"Dici che è per il petrolio?"
"Ma no, che banalità. E poi tra un po' quella roba non servirà più a niente, vedrai. No, è pura SAM, la famosa Sindrome di Accerchiamento Mediterraneo; da quando la Tunisia è entrata nell'Unione Bizantina siamo tutti un po' nervosi".
Questo è il senso della Nostra Missione di Pace su suolo africano, che verrà potenziata nei prossimi giorni con l'invio di nuove guarnigioni di aria, di terra e di mare. Nobile missione che dimostra a tutto il mondo la posizione avanzata del Nostro Bel Paese in materia di diritti umani e diritto internazionale
"...E' il Mediterraneo che è claustrofobico, lo sapevano già gli Antichi Romani. Loro non facevano che difendersi dai selvaggi rancorosi, dal Marocco alla Germania all'Iraq. Erano continuamente in giro per il mondo a difendersi. I grandi pacificatori dell'umanità".
"Scrontch!"
"Almeno non masticarmi in faccia!".
Ai Nostri uomini, ai più fedeli ed eroici servi del Teopop, Noi non abbiamo molto da dire. Non ci sono parole per esprimere la Nostra gratitudine e il Nostro orgoglio. Fuorché queste: Tornate con le Urne, o dentro le Urne. E a Lei, sig: Emiro: l'ora delle decisioni improcrastinabili è scoccata. Dio ha convocato a sé i Suoi. Dio ha letto la formazione, e lei non c'era. Lei resta in tribuna, sig. Emiro. Ora e sempre, in nome del Signore Nostro, Amen.
Amen.
...e una buona serata a tutti. Ora vi lasciamo, so che a quest'ora c'è un gioco a premi che vi piace molto, e Noi abbiamo una riunione con la Conferenza Episcopale. Ci divertiremo, ci sono in ballo alcune sorprese per festeggiare il Nostro ritorno... forse non dovremmo parlarvene adesso, ma...
Sì?
Credo che per Pasqua riusciremo finalmente a tagliarvi i peccati.
F'nql.
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