I cagnolini della guerra

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Trafficanti (War Dogs, Todd Phillips, 2016)

Voi cosa combinavate a 22 anni? Nel 2006, Efraim Diveroli gestiva dal tinello del suo appartamento una ditta scalcinata che gli aveva passato il padre per levarselo di mezzo. Cercava di vincere appalti per forniture all'esercito. Appena l'esercito metteva il bando su un sito, Diveroli si metteva a cercare le forniture più a basso costo che trovava. Le forniture erano armi, fucili e munizioni, raccattate il più delle volte a prezzi di saldo dai magazzini dei Paesi del vecchio blocco sovietico. Qualche volta vinceva un appalto, qualche volta lo perdeva, e nel giugno del 2006 ne vinse uno per trecento milioni di dollari. Questo faceva Efraim Diveroli a 22 anni - e a 24 era in galera. Ma non c'è rimasto poi tanto, e in seguito non ha nemmeno cambiato mestiere - solo il nome alla ditta. In fondo cos'aveva fatto di male? aveva soltanto smerciato munizioni albanesi agli afgani filo-USA, senza sapere che erano di fabbricazione cinese. Pare che per il Pentagono non sia un problema se armi i tuoi alleati con Ak-47 degli anni Sessanta e con proiettili recuperati in qualche bunker in Albania, magari da un tizio che è sulla blacklist e usa come prestanove un ventiduenne sovrappeso di Miami. Però se scopre che è roba fatta in Cina, è un guaio, ehi, con la Cina c'è un embargo. La guerra è così. L'America è così. E Trump non ha ancora vinto, pensa

Un film come War Dogs si scrive da solo, ma se l'avesse scritto Scorsese saremmo tutti più felici (continua su +eventi!)



Fa ridere perché sono al Ministero della Difesa
ma si sono appena fatti una canna e quindi sono in para dura
AH AH AH  (no sul serio forse sono troppo vecchio, boh),

Un film come War Dogs si scrive da solo, ma se l'avesse scritto Scorsese saremmo tutti più felici. Un bel vortice di avidità e dissipazione, l'ascesa e la caduta dell'ennesimo personaggio posseduto dallo spirito animale del capitalismo eccetera. Invece è toccato a Todd Phillips, reuccio della stoner comedy, avete presente, quei film coi ragazzi americani che si fanno le canne (il che pare sia divertente in sé, almeno questa è la spiegazione che mi do: i giovani americani vanno al cinema a vedere giovani americani farsi le canne, perché ciò li diverte). Molto spesso c'è Jonah Hill, che in Wolf of Wall Street faceva proprio da anello di congiunzione tra la stoner comedy e l'universo adulto (ma ancora più stonato) di Scorsese. E benché Jonah e la sua spalla perfettina Miles Teller, mentre inseguono i loro sogni avidi, citino più volte Scarface di De Palma, è a Scorsese che Phillips torna in continuazione. E va benissimo: siamo tutti in crisi di astinenza da Scorsese, in quella fase in cui non si va tanto per il sottile e mandi giù di tutto, anche Bradley Cooper che fa il ricercato internazionale (del resto produce lui). War Dogs avrebbe potuto riuscire meglio: l'epopea di due ragazzini americani ignoranti che si ficcano in guai più grandi di loro meritava forse una narrazione più distesa; ma la formula originale per miscelare il moralismo con la fascinazione per il crimine la conosce solo Scorsese, e se la tiene ben stretta. O forse si sarebbe potuto insistere di più su come l'esercito americano si sia voltato dall'altra parte per non vedere da dove i fornitori gli procuravano le armi - imbroglioni di mezza tacca, ragazzini che fotoscioppavano i bilanci, a un certo punto andava bene di tutto, e se non ci si fossero messi in mezzo i giornalisti forse Diveroli starebbe ancora trafficando kalashnikov della guerra fredda. Magari lo sta ancora facendo. Hill e Teller sono in parte, ma non sembrano giovani come effettivamente erano Diveroli e il suo socio Packouz: del resto a 22 anni qui da noi sei ancora un ragazzino. I due protagonisti sembrano già sulla trentina, quel momento nella vita in cui certe porte si chiudono, magari una compagna resta incinta e sì, se un tuo vecchio amico ti avesse proposto di trafficare munizioni in medio oriente, tu saresti stato abbastanza disperato da accettare. Trafficanti è al Cinelandia di Borgo San Dalmazzo alle 20:20 e alle 22:45; al Cinecittà di Savigliano alle 20:20 e alle 22:30.
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Un'altra estate, un'altra Purga

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La notte del giudizio - Election Year (The Purge - Election Year), 2016, James DeMonaco.

L'allegro mistero per cui, in una notte in cui se esci per strada
sei carne da macello, invece di procurarsi un equipaggiamento
tecnico o almeno qualche vestito pratico, i Cattivi si concino
con le maschere meno pratiche possibili, e vadano in giro
come coglioni a gridare "Lo Sfogo! Lo Sfogo!"
Anche questo agosto rientrerà nei ranghi, e dovremo tutti ricominciare a comportarci bene. Andremo a vedere i film Pixar e Disney coi bambini, porteremo i preadolescenti a guardare supereroi travestiti che si picchiano per finta. Accompagneremo le compagne a vedere commedie romantiche, anche quelle italiane dove restano tutti seduti a tavola finché non finisce il film. E quello di Woody Allen che assomiglierà ad altre quaranta pellicole di Woody Allen ma ce lo faremo piacere. L'estate finirà e ci guarderemo tutto questo e ancora peggio - ma adesso è agosto, e La Purga è di nuovo nelle sale, con tutto il sangue e il piombo che ci serve. C'è un sacco di gente che sanguina e muore e la maggior parte sono stronzi che se lo meritavano, coraggio, purghiamoci. Riempiamo una chiesa di fanatici repubblicani bigotti e guardiamoli morire ammazzati. Dopo staremo meglio.

L'idea va avanti dal 2014. Un budget contenuto, un regista giovane che dal primo episodio si è liberato dell'ansia di strafare, un concetto originale anche se un po' passé: un carnevale per adulti, una notte in cui, in un'America futura appena un po' fascistizzata, tutti possono "sfogarsi" commettendo tutti i reati che vogliono. Con tutte le armi che vogliono. A un primo livello, abbiamo una satira dell'ossessione particolarmente americana per le armi da fuoco. E andrebbe già benissimo così. Ma la carta vincente della Purga (nella versione italiana lo traducono Lo Sfogo e fa ridere lo stesso) è la sua grezzissima ipocrisia: la scelta di stare sempre dalla parte delle vittime, encomiabile se non venisse da chi ha inventato il marchingegno di tortura.

A un certo punto si ritrova nell'ospedale del ghetto,
e al capezzale di un nero qualsiasi dice: Wow, non avevo
mai incontrato un gangster. Ecco, il film sogna questa
impossibile alleanza tra Lumpenproletariat e Hilary Clinton,
l'idea che per chiudere i negozi d'armi bisogna cominciare
a sparare in testa a chi le produce, ecc.
The Purge è ipocrita come tanti altri film in cui a prevalere dev'essere la Pace e la Tolleranza, ma prima deve scorrere più sangue che può. Per fare un esempio nobile e recente: The Revenant, due ore e mezza di saporita ricerca della vendetta e cinque minuti finali per dire che la vendetta è una cosa ingiusta. Ecco, The Purge fa la stessa cosa: mette da una parte i buoni, pacifisti e tolleranti; dall'altra dei personaggi che sono un po' repubblicani, un po' nazisti, un po' satanici, insomma il peggio del peggio del peggio, e non vedi l'ora che i pacifisti li massacrino. Naturalmente questi ultimi devono esitare un po', devono essere perseguitati e costretti, perché sono pacifisti. Ma quando alla fine succede, ecco, è una gran Purga, volevo dire un grande Sfogo. DeMonaco gioca col senso di colpa dello spettatore progressista con un cinismo d'altri tempi: dai, sfogati, ti senti in colpa? Lo sai perché ti senti in colpa? Perché sei un ipocrita. Sfogati un altro po', ti farà bene. E così via, episodio dopo episodio.

Quest'anno poi è tempo di elezioni, e The Purge non poteva assolutamente perdere l'occasione: si scopre così che, malgrado tutto finora ci lasciasse pensare il contrario, l'America di The Purge è ancora una democrazia, e che non c'è oligarchia satanica che non possa essere rovesciata dal voto popolare ogni quattro anni: basta conquistare gli anziani della Florida ed è fatta. C'è addirittura una candidata (Elizabeth Mitchell, la dottoressa di Lost) che promette di abolire la barbara usanza che pure ha aumentato l'indotto delle armi e della sicurezza, e ha ridotto drasticamente la disoccupazione. Ovvio che il partito al potere voglia farle la pelle, approfittando della notte della Purga. Nel frattempo trovi stranieri - turisti della Purga - che vanno in giro per la capitale degli Stati Uniti travestiti da Abraham Lincoln e da Statue della Libertà, per sfogarsi su innocenti passanti americani. In un vicolo qualcuno sta ghigliottinando qualcun altro, tutto regolare. Teeen-ager birichine vanno in giro cosparse di sangue brandendo seghe elettriche. Però chi va al cinema aspettandosi esattamente questo, un'ora e mezza di violenza folle e insensata, ci rimane sempre male, perché? Perché questa roba rimane sullo sfondo, è la spezia con cui DeMonaco attira gli spettatori al cinema. Ma poi li vuole intrattenere con qualcos'altro che è una specie di agenda politica, progressista a suo modo, e scorrettissima. (Continua su +eventi!)


Questi sono i Buoni,
multietnici come è giusto che sia.
Ammazzano tantissima gente,
ma per un buon motivo e senza
goderne troppo visibilmente.

I Cattivi sono gente vecchia e sanguinaria, tutti rigorosamente bianchi (sembrerebbe una proiezione distopica se non avessimo visto un pubblico del genere alla Convention repubblicana): adunati in una chiesa presbiteriana, conducono riti orgiastici che prevedono l'eliminazione di poveri e senzatetto. Quanto ai Buoni, sono tutti minoranze etniche, perlopiù afro e latinos, con facce che non vedi di solito a Hollywood e che gridano blaxploitation (Betty Gabriel). I soli bianchi dalla loro parte sono il candidato donna e il suo gorilla, l'efficiente e spigoloso Frank Grillo, l'unico sopravvissuto dal film precedente. Il candidato dei tristi satanici invece è un pretino, abbastanza simile ad alcuni rivali di Trump alle primarie - nemmeno un visionario come DeMonaco poteva immaginarsi Trump candidato. Il risultato non è semplicemente un sano film di fuga metropolitana che adatta i temi dei Guerrieri della notte o di 1997: fuga da New York ai nuovi tempi e allo spirito di fraternità interrazziale di Fast and Furious; è anche il manifesto politico più sfacciato che credo di aver visto in vita mia. Per un'ora e mezza non fa che dirti che i cattivi sono i bianchi ricchi, tranne quella che, con molta sensibilità e diplomazia, guiderà la rivolta dei ghetti. Non so quanto lo staff di Hilary Clinton possa apprezzare. Tanto le elezioni si vincono coi voti dei pensionati in Florida. Però quando un giorno i nostri figli ci chiederanno: papà, cosa hai fatto per evitare che vincesse Trump? DeMonaco avrà almeno la risposta pronta: con un budget medio-basso ho fatto il film di propaganda più smaccato di sempre. L'ho fatto con tutta la violenza che serviva per conquistare le sale dei quartieri più malfamati d'America. Di più di così un regista di genere cosa poteva fare? La notte del giudizio: Election Year è all'Italia di Saluzzo alle 20 e alle 22:15, e al Fiamma di Cuneo alle 21:15.
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La strategia del pomodoro (1)

Il movimento come sta? Il movimento è un po' in affanno. Mesi di marce, presìdi, banchetti di raccolta, cominciano a farsi sentire. Tenete anche conto che il Movimento non fa mica il movimento di mestiere, al massimo è un part-time, ma più spesso tempo libero. Cosicché, per fare un esempio, se Berlusconi ci fotte in orario di lavoro, al Movimento tocca di rispondere in serata o al massimo nei week-end. È chiaro che sulla distanza Berlusconi accumuli un distacco (per di più è noto che il Presidente si porta il lavoro a casa nel fine settimana).

E poi si annoia un po', il Movimento. (I francesi dicono "s'immerda"). Sì, d'accordo, la lotta al razzismo, la Palestina, la globalizzazzione dei mercati, però i soliti banchetti, i soliti striscioni, le solite marce… prima di condannare questo atteggiamento blasé tenete conto del fatto che il Movimento è pur sempre un investimento di tempo libero, e come tale viene vissuto da tante persone, alle quali è stato inculcato sin dalla più tenera età il Diritto Fondamentale dell'Uomo: divertirsi un po', almeno il week end.

A Modena la parabola è più corta che altrove, come del resto tutto, qui (torre ghirlandina a parte) è più corto che altrove. Alle manifestazioni vedi sempre le solite facce, e siccome sono modenesi, non è neanche detto che ti stiano simpatiche. Si fa la marcia, si arriva in piazza, si legge qualcosa al microfono. A quel punto persino i comunisti insurrezionalisti tagliano la corda e vanno a prendersi un gelato (li ho visti io), che tanto più o meno le cose girano già su internet. Insomma, si sente la mancanza di un po' di creatività. (A parte il Teatro dell'Oppresso, che sta facendo un bellissimo lavoro).

Tutto questo emergeva dieci giorni fa, a una riunione anche più grigia del solito, in cui la maggior parte dei nostri compagni brillava per l'assenza. Sì, bisognerebbe rompere un po' la monotonia, fare qualcosa di diverso. Per esempio, Enrico aveva proposto quell'iniziativa sulle banche armate…
"E cioè?"
"Durante la manifestazione passiamo davanti a tre banche che fanno affari con il traffico di armi. Noi ci fermiamo lì, distribuiamo i volantini coi dati del Ministero, attacchiamo dei cartelloni…"
"Ma ci vogliono le autorizzazioni…"
"Ce ne freghiamo. E poi rovesciamo del sangue sulle banche".
"Eh?"
"Sì, del sangue finto, naturalmente, del pomodoro".
"Ma è roba da mangiare. Io non butto via la roba da mangiare".
"Costa meno della tempera. E poi due persone vestite da netturbini lavano via, così evitiamo accuse di vandalismo".
"Non so… mi sembra una cosa un po'… estremista. Da noglobbal, ecco".
"Infatti"
"Ah, già. Beh, voi che ne pensate?"
Sono tutti d'accordo. Si decide che il rovesciatore di pomodoro vesta una giacca e una cravatta, per attirare l'attenzione.
"Va bene, allora stasera mando una mail a tutti gli assenti".
"Attento a non entrare nei dettagli".
"In che senso?"
"Ma sai, l'e-mail, chissà a chi arrivano, chi le controlla…"
"Ma dai, per favore".

Da: Leonardo
Oggetto: IMPORTANTE

Ciao a tutti,
vi informo che sabato pomeriggio saremo presenti (oltre al consueto banchetto) alla manifestazione pro Palestina del Forum.
Durante la manifestazione, faremo un'azione di protesta davanti a 3 sedi di "banche armate" nel Centro. Per questa azione (non entro nei dettagli qui) servono:
4-5 inservienti con spazzettoni (i grembiuli li abbiamo: spazzettoni e secchi meglio portarli)
1-2 persone in giacca, cravatta e guanti di gomma
conserva di pomodoro (la porta Emilio)


Il pomeriggio di sabato i manifestanti arrivano alla spicciolata: solo da mezz'ora il temporale ha lasciato il posto al sole. In Piazza Grande, oltre ai pensionati soliti e agli sposi novelli che scendono le scalinate del comune, c'è uno spettacolo insolito: nove camionette della polizia.
"Cos'è? Una visita del Papa?"
"No, temo che siamo noi".
"Noi? Ma sei matto. Sono più loro di noi. No, sarà la scorta di Giovanardi che sta bevendo un drink al Caffèconcerto".
"Cos'hai scritto nella mail?"
"Eh?"
"La mail che hai mandato a tutti. Hai parlato di pomodoro, per caso?"
"Non penserai mica che…"

Io sono già scazzato per un paio di motivi: ho appena rotto il cellulare e ho la seconda ruota a terra in due giorni. Arrivo in ritardo, come tutti, e mi rendo conto che sono l'unico in giacca e cravatta. Goretta ha portato dei grembiuli da infermiera (niente a che vedere coi netturbini, ma pazienza). Gli spazzettoni ci sono. Il secchio c'è. Il pomodoro? Eccolo. Giorgia ha fatto i cartelloni. C'è tutto.
"Allora, gli spazzettoni li tenete voi, le ragazze danno i volantini, i cartelloni… i cartelloni… dobbiamo proprio attaccarli?"
"Sì".
"Va bene. Il pomodoro… ehi, chi mi dà una mano col pomodoro?"
Silenzio.
Oh, beh.
(Continua domani)
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