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Eros e thanatos uniti indissolubilmente come sempre, più di sempre, sotto un muro di chitarre melodiosamente sporche e disturbate, tra “Noise” e avanguardia. “La scelta ha a che fare con “Le lezioni americane”, di Italo Calvino, un libro che mi è stato regalato di recente e che sulla leggerezza dice cose folgoranti”.
(I Marlene Kuntz sull'Espresso...)

Il popolo lo vuole, il popolo si becchi il
Basic Culture Simulator 1.3
(mai più nozioni superflue)

La citazione qui sopra è un semplice esempio di come fare per non sembrare colti in due righe. Infatti:
– Non si dice mai, mai che un libro “ci è stato regalato di recente”! La vera persona colta ha già letto tutti i libri del mondo prima che qualcuno glieli regalasse.
– In effetti, la persona veramente colta non usa mai il verbo “leggere” riferito a un libro. I libri non si leggono mai! I libri si rileggono soltanto! (“Rileggevo giusto ieri le lezioni americane di Calvino, e sono rimasto ancora una volta folgorato…”)
– Infine, se proprio dobbiamo folgorarci con un libro, sarebbe opportuno evitare di farlo nelle prime pagine, perché così suggeriamo l’idea di non avere letto oltre. Uno dei motivi per cui in tanti citano la leggerezza di Calvino, è che si trova nelle prime dieci pagine delle Lezioni Americane. Per questo il mio consiglio è: cominciate a leggere un libro da pagina 100. Poi, alla prima folgorazione, potete pure fermarvi, ma darete un’impressione di maggior serietà.

E proseguiamo coi vostri dotti contributi:


da Vinci, Leonardo: questa ditela che fa effetto: “Ha attraversato tutte le arti con il talento del neofita”. Nella sua bottega ha inventato, scoperto, dipinto, scolpito, inchiappettato i suoi apprendisti. Ma soprattutto non dimenticatevi di dire che mangiava e defecava allo stesso tempo (non ditelo a tavola!)! (Uiallalla)

D’Annunzio, Gabriele: I maschietti lo ricordano per l’uso piuttosto scanzonato delle costole (una leggenda che passa di spogliatoio scolastico in spogliatoio scolastico); le femminucce gradiranno sapere che ha dato il nome alla Rinascente. Entrambi poi ricordano la Pioggia nel Pineto, una poesia che descrive con un profluvio di versi brevi la tipica situazione degli spot badedas: una tipa cammina in un bosco con una maglietta bagnata.
(Uno dei miei massimi successi come prof fu quando lessi la Pioggia nel Pineto in classe, per dimostrare come si leggono le poesie. All’ultimo “Ermione” partì un applauso spontaneo:
“Ma almeno avete capito di cosa parla?”
“Assolutamente no, prof!”)

Mann, Thomas: scrittore tedesco. Da non confondere con il fratello, comunista. Lui invece era omosessuale. Quando ti parlano di un libro noioso citare "La montagna incantata" : 1000 pagine in un sanatorio dove non succede assolutamente nulla. Tanto nessuno l'ha letto, hanno letto tutti "la morte a venezia" perché è corto.
(Massimo)

Mendel, Gregor: Abate boemo, naturalista. Evidentemente i frati non hanno molto da fare nei conventi, sicche' il buon Gregor si mise a studiare le piantine di piselli. In pratica, la prima teoria degli OGM. (Marcello Barisonzi)

Pascal, Blaise: personaggio confuso, religioso, filosofo, matematico...Ha inventato la calcolatrice da piccolo per aiutare il papà a fare i conti, ma la cosa più famosa è il linguaggio Pascal per il computer (per una spruzzata di conoscenza di computer: "ma ormai non lo usa più nessuno: meglio il C++!") (Apicella)

Rousseau, Gian Giacomo: ha scritto l'"Emilio" per spiegare all'umanità come si allevano i bambini e come si educano i giovani. Peccato che poi ha mandato i suoi 5 figli in orfanotrofio!
Gli anarchici, poi, vedono in Rousseau il punto di riferimento culturale. Ah, chiamava la sua morosa "Mamma". Era permalosissimo e si faceva fino a 10 clisteri al mese. (Bramiero Pinna)

Saba, Umberto : Saba è da citare solo con gli amici gay o triestini, dal momento che nessun altro lo conosce. E' una versione contemporanea di Leopardi ma essendo gay non fa battere il cuore alle prof.
(Luca)

Schroedinger, Erwin: Fisico austriaco, fondatore della meccanica quantistica.
Famoso il suo esperimento del "gatto di Schroedinger": se chiudamo un gatto in una scatola, non possiamo sapere se sia morto o vivo finche' la scatola non viene riaperta; quindi, finche' il gatto si trova dentro la scatola, lo possiamo definire come 50% vivo e 50% morto. Scrisse il suo piu' famoso lavoro sulla meccanica quantistica in uno chalet di montagna, spassandosela con l'amante. Ebbe tre figli ileggittimi da mogli di colleghi. (Marcello Barisonzi)

la fisica quantistica: "e, come diceva aisenberg [mi raccomando! mai aspirare la "a" iniziale!], se conosci la velocità di un oggetto non conosci la sua posizione - o era viceversa? bè, comunque, fai conto che sei in macchina: se sei dentro leggi il tachimetro e vedi a quanto vai, ma non puoi sapere in che punto della strada sei finché non ti fermi".(Delio)

Queneau, Raymond: enigmista francese, in un libro (Esercizi di stile) ha scritto la stessa piccola storia in cento stili diversi. Una bazzecola.
Zop è molto più bravo…
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Fate colpo in società con il…
Leonardo’s Basic Culture Simulator!

Se lavorate dalle sei alle otto ore al giorno (e non dite di più, cazzeggiatori dissimulati che non siete altro), se passate un’ora nel traffico urbano e un’altra oretta e mezza nel traffico telematico, a evadere posta elettronica e leggere blog sempre interessantissimi, come questo; se appartenete a quella bolsa schiera di persone che non riescono a fare a meno di dormire almeno sei ore su 24; se mangiate, bevete, evacuate con la medesima banale regolarità; se avete una famiglia che gradirebbe in qualche modo interagire con voi nelle restanti ore del giorno (tacendo degli amici, della tv, dei concerti e di quando forse vale la pena di restare fermi a fissare il soffitto), la domanda sorge spontanea: che tempo vi resta per farvi una cultura?
Una cultura seria, dico, mica i fumetti.

“Adesso che ci penso hai proprio ragione, è da tanto che non leggo un libro, e l’ultimo era una scemenza pompata dal tale ufficio stampa, ma quando in società si parla di Dostoevskij mi faccio piccolo piccolo”.

Beh, non temere, amico utente! Sono qua per aiutarti col mio nuovo trendissimo progetto! Il Leonardo’s Simulatore di Cultura di Base 1.0!
Come si usa? Facile. Tu impari a memoria la frase e non devi più leggere nulla dello specifico autore. Lo so che sembra assurdo, ma ti garantisco che funziona! Io lo sperimento da anni, e la gente mi porta rispetto. Provalo! È gratis!

Calvino, Italo: scrittore del Novecento. Ha scritto da qualche parte che bisogna essere leggeri, sempre molto leggeri. Ogni volta che qualcuno tira fuori la parola “leggerezza”, voi rubategli le parole di bocca ribadendo immediatamente: “Eh, sì, la leggerezza di Calvino”. La discussione si avvierà rapidamente alla conclusione.
(Calvino è uno degli scrittori italiani più complessi e pesanti, ma questo non occorre saperlo).

Pasolini, Pierpaolo: gay del Novecento. Quando i poliziotti menavano i sessantottini, lui stava coi poliziotti, perché erano veri proletari. Citarlo il giorno prima e il giorno dopo di qualsiasi scontro di piazza.
(Poi un giorno qualcuno, probabilmente più vicino a un poliziotto che a un sessantottino, gli passò e ripassò sopra con una macchina, ma questo non occore saperlo).

Brecht Bertolt: chi dice un comunista, chi un rapinatore, comunque del Novecento. Di lui bisogna saper recitare: “il vero ladro non è chi rompe una banca, ma chi la fonda”. È una frase che ti dà un tono, specie se ti trovano con una spranga davanti a un bancomat. Ha detto anche che, se tutti i posti sono occupati, bisogna sedersi dalla parte del torto. Cosa volesse dire non lo so, ma intanto accomodiamoci.

Manzoni, Alessandro: scrittore che si studia a scuola, quindi l’avete studiato anche voi, fa nulla se non vi ricordate il finale, tanto si sapeva fin dall’inizio che quei due si sposano. Cattolico, noioso, superato. La Divina Provvidenza, figurati. Una volta, al dipartimento d’Italianistica, una tipa mi disse che forse era gay.

Leopardi, Giacomo: poeta che si studia a scuola, di solito in quinta superiore a novembre (e le statistiche sui suicidi degli adolescenti levitano). Gobbo che viveva a Recanati e odiava tutti, tranne le donzellette già morte. Ha scritto poesie immortali sull’infelicità, però, diciamocelo, in quanto gobbo gli venivano facili.

Baudelaire, Charles: poeta dell’Ottocento. Eh, chissà che roba che si fumava. Ha scritto… ha scritto… ha scritto delle poesie indimenticabili, come per esempio… per esempio… il Battello Ebbro, non era suo? Ah, era di Rimbaud? Vabbè, tanto più o meno si fumavano la stessa roba.

Schopenhauer, Arthur: filosofo dell’Ottocento. Insegnava nelle stesse ore di Hegel per fargli dispetto. Diceva che tutto è vanità. Ai banchetti si abbuffava e tesseva le lodi del suicidio. Buttò una vecchietta giù dalle scale.

Wittgenstein, Ludwig: filosofo del Novecento. Ha scritto: “di quello che non si può parlare bisogna tacere”: è una frase che può venire molto utile, specie dopo le due del mattino. Picchiava i bambini.

Dostoevskij, Fëdor: scrittore dell’Ottocento. Nei suoi romanzi ci si interroga sul cos’è il Bene, così il Male, e se esista Dio: problemi che potevano venire in mente solo a un vecchio russo pazzo come lui. Forse ha s t u p r a t o dei bambini, ma non è sicuro.

Heidegger, Martin: filosofo del Novecento, uno dei più importanti. Ecco, io, se devo essere onesto, non ho mai capito assolutamente di cosa parlasse, e nelle conversazioni mi sono più di una volta rifugiato nel luogo comune: “Heidegger, ah, sì, quel nazista di merda”. Ma sotto sotto mi vergognavo. Poi, finalmente, domenica scorsa ho trovato sulla Repubblica un pezzo di Gianni Vattimo (pag. 35), e mi ci sono buttato con impegno:

La filosofia di Heidegger è una filosofia dell’emancipazione attraverso la riduzione del peso dell’essente a favore dell’essere. La frase di Sein und Zeit: “Essere, non ente, si dà nella misura in cui c’è verità; e verità c’è solo in quanto c’è l’esserci”, va letta, alla luce di tutta l’opera heideggeriana e anche dell’ermeneutica che si è sviluppata da lui, come un “imperativo” più che un indicativo. Dal resto non si può pensare che Heidegger voglia mai comunque “descrivere” o enunciare una qualche verità su come l’essere, le cose, l’esserci, è: giacché non ha mai creduto alla corrispondenza e dunque alla filosofia come descrizione dell’essere o del reale…

Heidegger dunque, beh…
Che nazista di merda
.

(volete collaborare alla prossima release del Leonardo’s Simulatore di Cultura di Base?: scrivete!)
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Cosa sanno gli europei della letteratura italiana?
Intervista a uno spagnolo e una francese ventitreenni, ad alto grado di scolarità (laurea breve). "Ditemi quello che vi viene in mente sull'argomento, non abbiate paura di essere imprecisi".
Prima di tutto c'è Dante, anzi, Dante Alighieri, un autore teatrale del Cinquecento, che ha scritto la Divina Commedia, un testo piuttosto breve che parla… vediamo, "dell'uomo… del suo cielo… del suo inferno" ("C'è anche una spirale da qualche parte", bisbigliano in dissolvenza).
Poi c'è Machiavello, autore del Prince, in cui parla di Borgia, uno statista malvagio e senza scrupoli, insomma, machiavellico. Sei-Settecento.
Seguono poi due nomi del Novecento; Italo Calvino e Umberto Eco. Ma siccome l'esperimento riguardava soltanto la letteratura fino all'Ottocento (la cultura scolastica), andiamo oltre (bisogna dire che per un breve attimo Calvino è scivolato nell'Ottocento).
Arriviamo così a "uno scrittore di poesie erotiche che aveva una casa a Pescara, inizia con la a". Dopo molto penare, mi rendo conto che si tratta di D'Annunzio – nelle altre lingue la particella non fa parte del cognome. "Ma ha scritto poesie erotiche, no?" Certo che le ha scritte.
Poi c'è il silenzio, che provo a sbloccare suggerendo un… "Petrarca?".
"Ah, Petrarca, certo. Ma era un romano, no?" [Nel senso di latino].
"Nooo, è dell'Ottocento".

Vi siete divertiti? Spaventati? Sentiti soli in un'Europa troppo grande che non sa niente di voi, della vostra preziosa cultura? Chiedetevi però cosa sanno i vostri amici con un'educazione non letteraria, o cosa sapete voi stessi, mettiamo, della storia letteraria castigliana.
Il gioco partiva dall'idea che ciascuno di noi, per il solo fatto di vivere continuamente esposto a messaggi, deve per forza trattenere nozioni, benché imprecise. Dovendo iniziare un breve corso sulla cultura italiana, mi piacerebbe partire da queste nozioni confuse e inconsapevoli piuttosto che da due tabule rase. Scoprire che in fondo si sa già qualcosa è rassicurante; scoprire quanto poco in realtà si sa è stimolante; correggere e approfondire una nozione, invece di apprenderla da zero, dovrebbe comportare un minimo risparmio di energia mentale

Infine, il gioco dà preziose informazioni all'istruttore, che può servirsene immediatamente per correggere il tiro.
In questo caso abbiamo una lezione interessante sulla percezione dell'Italia all'estero: ed è consolante, in fondo, che l'"inferno dantesco" e il "machiavellico Borgia" abbiano così poco a che fare cogli spaghetti e i mandolini.
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