Il Reiki: come definirlo?

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Reiki è una parola giapponese composta da due ideogrammi: Rei (spirituale, intelligente) e Ki (energia). Una traduzione accettabile del termine potrebbe quindi essere: “energia intelligente”.

“Quell’energia che esisteva ancor prima della creazione dell’universo - ci informa il sito di AmoReiki, una delle principali scuole di questa disciplina in Italia -: il principio divino dal quale è scaturito il Big Bang e che ha portato alla creazione dell’universo in tutte le sue manifestazioni”. Niente di contestualizzabile in un ambito scientifico, naturalmente.

Possiamo affermare al contrario che, proprio per la sua stessa indefinita natura, il Reiki esula da qualsiasi definizione scientifica. I suoi adepti la descrivono infatti come una “energia” che non si può misurare. Si tratta in altre parole, di un concetto filosofico e religioso che usa impropriamente il termine energia.
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Poveglia, l'isola più infestata del mondo

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The most haunted isle of the world. Provate a scriverlo sul vostro motore di ricerca e scoprirete che si tratta di “Poveglia”. Quei sette ettari e mezzo di case diroccate e di vegetazione incolta, nel bel mezzo della laguna sud di Venezia, sarebbero i più infestati al mondo da presenze ultraterrene: spiriti maligni, fantasmi di morti di pestilenze, vittime senza pace di folli esperimenti psichiatrici.
L’aspetto davvero incredibile della vicenda è che tra noi abitanti della laguna, nessuno ne era consapevole. Perlomeno sino a quella mattina del 18 luglio dell’anno scorso, quando, nell’aprire la pagina di cronaca cittadina dei giornali locali, i veneziani hanno letto la notizia del giorno: “I fantasmi “cacciano” 5 americani” (La Nuova di Venezia e Mestre), “Aiuto i fantasmi! Turisti americani portati in salvo dai vigili del fuoco” (Gazzettino).
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Ca’ Dario, la casa che uccide

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Gabriele d’Annunzio, nel suo romanzo autobiografico “Il fuoco”, pubblicato nel 1900, la descrive “inclinata come una cortigiana decrepita sotto la pompa dei suoi monili”. Il Vate d’Italia conosceva bene Ca’ Dario. La Casetta Rossa, che il principe Hohenlohe gli aveva messo a disposizione per suoi suoi soggiorni veneziani, sorge sull’altra sponda del Canal Grande e poteva vederla ogni volta che si affacciava dalla finestra. Più o meno dalla stessa prospettiva, la dipinse il pittore francese Claude Monet che sbarcò a Venezia nel 1908 alla ricerca di luci e colori. Il grande impressionista ne prese ispirazione per una celebre serie di quadri, tutti con lo stesso soggetto – la facciata di Ca’ Dario – ma sotto condizioni di luce sempre diverse. E anche a Monet, non sfuggì quella leggera inclinazione verso sinistra della facciata che contribuisce a donare alla Casa che Uccide, come viene chiamata a Venezia, un aspetto inquietante.Continua

6 veggenti per 23 mila apparizioni

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Tutto cominciò il 24 giugno del 1981. E come cominciò non è affatto chiaro. La storia, come la leggiamo nei libri o nei siti - nel web ce ne sono a centinaia - di chi non nutre il benché minimo dubbio sulla veridicità delle apparizioni mariane di Medjugorje, segue il copione già visto per Fatima o per Lourdes. Quattro ingenui pastorelli accompagnano i loro greggi al pascolo quando improvvisamente appare loro una bella signora con un bambino tra le braccia che passeggia tranquillamente sulla cima della collina chiamata Podbrdo ai cui piedi sorge Medjugorje. I quattro si limitano ad osservare «la figura femminile luminosa», come la descriverà più tardi Marija, una dei quattro veggenti, senza capire ancora che si trattava della Madonna.
Il giorno dopo i quattro ritornano di loro iniziativa sopra la collina, portando altri due pastorelli. Questa volta l'apparizione rivolge loro la parola, si presenta come Kraljica Mira, la Regina della Pace in italiano, e racconta di averli scelti per portare al mondo il suo messaggio celeste. I sei pastorelli avevano tutti una età attorno ai 16 anni, tranne il più piccolo che ne aveva 10. I loro nomi sono: Marija Pavlović (nata nel 1965), Mirijana Dragičević (1965), Ivanka Ivanković (1966), Vicka Vida Ivanković (1964), Ivan Dragičević (1965) e Jakov Čolo (1971).
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Un supermarket della fede

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Mi capita di accompagnare scolaresche con i loro insegnanti nei luoghi simbolo di quell'immane tragedia che fu la guerra balcanica. Tappe obbligate sono la capitale della Bosnia ed Erzegovina, Sarajevo, teatro del sanguinoso assedio che si protrasse per quasi 4 anni, dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996; Srebrenica, piccolo paese incastrato nel fondo di una stretta vallata dove nel luglio del '95 furono massacrati 8372 (stima in costante aggiornamento man mano che si recuperano ed identificano nuovi resti) civili bosniacchi senza che il contingente Onu che aveva l'incarico di proteggerli intervenisse in loro difesa; Tuzla, capoluogo dell'omonimo cantone della federazione bosniaca, dove, ad assedio concluso, nel maggio di quello stesso anno, una ultima granata uccise 71 ragazzi che festeggiavano la fine delle ostilità. Continua

L'illusione di Medjugorje, intervista con Marco Corvaglia

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Per cominciare, una tua breve presentazione...


Ho 47 anni, salentino, laureato in lettere e docente. Ho iniziato a studiare il fenomeno di Medjugorje una dozzina di anni fa, cercando di condurre un lavoro da storico ma interrogando anche la scienza in relazione a certi presunti misteri. Nel 2007 ho pubblicato il libro
Medjugorje: è tutto falso e dal 2008 gestisco il sito L’illusione di Medjugorje.
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Nel Trevigiano, il sindaco di Scientology contro i vaccini

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Questa è la storia di Loris Mazzorato, una storia emblematica di come tante amministrazioni del nostro Paese sprechino risorse pubbliche per legittimare le più incredibili bufale in circolazione. Loris Mazzorato è stato definito il “sindaco coraggio” sui maggiori siti complottisti per aver aperto il centro culturale del Comune che amministrava ad una serie di conferenze sulle scie chimiche, sul signoraggio bancario, sulla geoingegneria, sul pericolo del vaccino H1N1, sulle bufala dell’Isis (è una invenzione dei media!), sulle migrazioni (non è vero che i migranti sono poveri, anzi!), su come rilevare i campi magnetici che mettono in pericolo la corretta crescita del radicchio, sull’infovisione indispensabile per vedere con il terzo occhio, su come i poteri forti plasmino le nostre menti per renderci sudditi del nuovo ordine mondiale e, naturalmente, sull’identità veneta. Tanto per citare gli argomenti più frequenti. Tutte iniziative che siti amanti dei complotti, come nocensura.org, non esitano a definire “di livello internazionale”. Continua

La mia esperienza col Reiki

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E proviamo anche noi!

Per cercare di capire di più di questa disciplina, non appena mi si è presentata l’occasione mi sono iscritto ad uno dei corsi reiki di primo livello che periodicamente si svolgono vicino alla mia città, Venezia, organizzato da una delle associazioni più attive nel territorio: la Riziki. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Riziki non è un termine giapponese, ma africano. «Una parola in Kiswahili, ‘la lingua della costa’ - si legge nel loro sito - che mette in comunicazione vari gruppi etnici dell’Africa dell’est: una sorta di Esperanto africano». Scopo dell’associazione, sempre dal loro sito internet, è di promuovere «un equilibrio, dal punto di vista personale, sociale ed ambientale». Per questa ragione, Riziki, oltre che ad organizzare corsi in Italia, opera per la diffusione del reiki soprattutto nei Paesi del Sud del mondo, proposto come metodo di guarigione alternativo ad un sistema sanitario che, il più delle volte, semplicemente non c’è.
L’incontro si svolge a Marghera, in una grande sala di un appartamento, col pavimento ricoperto da comodi tappeti. Si parte il sabato pomeriggio con l’incontro introduttivo. Domenica, si va avanti tutta la giornata sino all’«attivazione dei canali» che farà di me un reikista. Per telefono ero stato informato che non serviva portare niente di particolare se non qualche abito comodo, come una normale tuta da ginnastica, e un paio di calze pulite per accomodarsi scalzi sui tappeti.
Conoscevo di vista l’istruttrice che avrebbe tenuto il corso. L’avevo incrociata in un gruppo di lavoro sull’emarginazione sociale che frequentavo. Non conoscevo, invece, nessuno degli allievi, 15 in tutto. Due uomini, me compreso, per il resto donne. Età media sui trenta, trentacinque anni. L’impressione che ho avuto delle mie compagne di corso, suffragata dalle chiacchierate che abbiamo scambiato durante gli intervalli delle lezioni, è che possedessero tutte una buona scolarizzazione. Alcune di loro erano laureate in materie umanistiche e insegnanti di scuola superiore.
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L'energia che guarisce

Il reiki tra religione per l'anima e terapia per il corpo

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Il reiki viene definito dai suoi cultori come una tecnica di guarigione, semplice da praticare quanto efficace negli effetti, che può essere utilizzata da chiunque sia stato “energeticamente ripulito” mediante l’attivazione dei suoi “canali naturali” (vedremo più avanti il significato di questo termine). Nel sito della scuola italiana di reiki
[1], si legge: «Il reiki è una tecnica di origine giapponese immediata e naturale che permette di riequilibrarsi e di ritrovare benessere psichico e fisico utilizzando semplicemente le proprie mani. È così semplice che tutti possono impararlo in un fine settimana, persino i bambini».
Questa pratica si propone come una terapia medica atta a curare traumi, distorsioni, ustioni, ferite ma anche allergie, così come malattie autoimmuni, semplici raffreddori o patologie tumorali. Decisamente molto. Anche quando la malattia non regredisce (il reiki, bontà sua, non pretende di garantire l’immortalità), il paziente trattato dovrebbe comunque trovare beneficio psicofisico nel trattamento e migliorare la qualità della sua vita. Il reiki inoltre - sempre secondo chi lo pratica - può essere utilizzato per curare malattie mentali come la depressione e garantirebbe una forte stabilità emotiva ed una maggior serenità nell’affrontare i problemi di tutti i giorni anche a chi è sano come un pesce.
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Fatti contro bufale? Vince la disinformazione

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Smentire le bufale? Tutta fatica sprecata. Anzi. C’è il serio rischio di ottenere l’effetto opposto e di “confermare”, sia pure involontariamente, il “complotto” che abbiamo sbugiardato. Come dire che nel mare magnum di internet le bugie navigano molto meglio delle verità. Proprio così. Per quanto ci si sforzi, una prova scientifica, un fatto conclamato, una notizia basata sulla sostanziale verità dei fatti, non potrà mai reggere il confronto con una bugia ben confezionata. E’ la fantasia al potere, di cui scrivevo nei muri ai tempi dell’università, pur se con un significato ben diverso.
Facciamo un esempio. Il quotidiano la Stampa ha raccontato, qualche tempo fa, il caso emblematico della legge proposta dal senatore Cirenga che mirava a stanziare 134 miliardi di euro nel nobile intento di trovare un posto di lavoro per gli ex-deputati non eletti nel 2013. Detta legge, approvata dal senato con 257 voti a favore,165 astensioni e nessun contrario, ha sollevato il comprensibile furore del popolo del web: post infuocati contro la “casta” (“E’ tutto un magna magna”), denunce del malcostume in tanti blog, addirittura una pagina Facebook contro il truce Cirenga. Peccato solo che Cirenga non esista. Non c’è nessun senatore con questo nome. Non c’è mai stato in tutta la storia della Repubblica. I voti al Senato sono al massimo 315, difficile quindi approvare una legge con 422 voti in aula. Di tale legge non c’è traccia, e non dico nel Bollettino ufficiale, ma anche in tutto il sito del Senato.Continua

Una presenza spettrale in laboratorio

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Le “cose” che sussurrano nelle tenebre e che spiano maligne dagli angoli bui della casa, hanno riempito i libri di letteratura. E fin che si resta sulla letteratura, va tutto bene. Io stesso, ho uno scaffale pieno zeppo di Lovecraft, Bradbury, Matheson, Blackwood e via discorrendo, e sin da bambino sono sempre stato convinto che un enorme ragno, peloso e zannuto, si nascondesse sotto il mio lettino. Non lo potevo vedere ma ne “avvertivo” ugualmente la presenza. Sicuro, come ero sicuro dell’esistenza di Babbo Natale.
Il problema nasce dal fatto che queste, sino ad oggi, inspiegabili “presenze spettrali” sono pane e companatico di tante pseudoscienze legate all’occultismo e alla parapsicologia. Quante volte abbiamo sentito affermare dalla “sensitiva” di turno che nella stanza c’era una presenza che solo lei poteva captare? Quanti “ghostbuster”, più o meno in buona fede, ci hanno giurato che quella notte in quel castello hanno “sentito” la vicinanza del fantasma della Dama decapitata?
Ebbene, queste sensazioni oggi sono state ricreate in laboratorio. Precisamente nell’istituto Federale Svizzero di Tecnologia (EPFL). I risultati della ricerca condotta dall’equipe del neurologo Giulio Rognini, sono stati pubblicati nella rivista Current Biology, e potete trovare un sommario a questo link.Continua

L’Area 51 esiste (i dischi volanti no)

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Dopo il continente perduto di Atlantide e il Santo Graal gelosamente nascosto da una occulta confraternita che controlla i destini del mondo, c’era solo lei: l’Area 51. Non serve pescare tanto indietro nei ricordi per farsi venire in mente perlomeno tre o quattro storie di Topolino e Indiana Pipps dedicate a questa misteriosissima base persa nella zona più remota del remoto deserto del Nevada. Per tacere di film, telefilm e di libri che ci raccontano di UFO, esperimenti top secret, portali per altre dimensioni, viaggi interstellari, dischi volanti e molto altro.Continua

Vedere tutto ma ricordare sbagliato. L’(in)attendibilità della testimonianza oculare

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Essere testimoni oculari non è garanzia di veridicità. Questo vale per una scena del crimine quanto per un ricordo qualsiasi. Lo hanno affermato due studiosi statunitensi, Jason Chan e Jessica LaPaglia, in un lavoro denominato “Impairing existing declarative memory in humans by disrupting reconsolidation” recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Pnas e del quale potete trovare un estratto nel sito del 
Sissa.
Secondo i due scienziati, la memoria può essere contaminata semplicemente aggiungendo nuove e diverse informazioni sul fatto. Due sono i punti chiave. Il primo è la tempistica: per alterare il ricordo è indispensabile agire entro una finestra di circa sei ore, dopo le quali questo viene stabilizzato. Secondo punto: l’attinenza. La nuova informazione deve essere in qualche modo legata alla prima. Per spiegarci meglio, vediamo un esempio riportato dai due ricercatori. Ad alcune persone è stato chiesto di visionare un filmato in cui un terrorista cercava di dirottare un aereo minacciando lo steward con l’ago di una siringa. Successivamente ai testimoni sono stati formulate alcune domande relative all’episodio per verificare l’attendibilità dei loro ricordi. Ad un gruppo di loro, entro le ore successive, è stato fatto ascoltare un file audio in cui lo speaker dava notizia di un fatto simile relativo ad una operazione antidroga nel quale però il terrorista aveva usato una pistola elettrica al posto dell’ago.Continua