Vedere tutto ma ricordare sbagliato. L’(in)attendibilità della testimonianza oculare

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Essere testimoni oculari non è garanzia di veridicità. Questo vale per una scena del crimine quanto per un ricordo qualsiasi. Lo hanno affermato due studiosi statunitensi, Jason Chan e Jessica LaPaglia, in un lavoro denominato “Impairing existing declarative memory in humans by disrupting reconsolidation” recentemente pubblicato dalla rivista scientifica Pnas e del quale potete trovare un estratto nel sito del 
Sissa.
Secondo i due scienziati, la memoria può essere contaminata semplicemente aggiungendo nuove e diverse informazioni sul fatto. Due sono i punti chiave. Il primo è la tempistica: per alterare il ricordo è indispensabile agire entro una finestra di circa sei ore, dopo le quali questo viene stabilizzato. Secondo punto: l’attinenza. La nuova informazione deve essere in qualche modo legata alla prima. Per spiegarci meglio, vediamo un esempio riportato dai due ricercatori. Ad alcune persone è stato chiesto di visionare un filmato in cui un terrorista cercava di dirottare un aereo minacciando lo steward con l’ago di una siringa. Successivamente ai testimoni sono stati formulate alcune domande relative all’episodio per verificare l’attendibilità dei loro ricordi. Ad un gruppo di loro, entro le ore successive, è stato fatto ascoltare un file audio in cui lo speaker dava notizia di un fatto simile relativo ad una operazione antidroga nel quale però il terrorista aveva usato una pistola elettrica al posto dell’ago.
Gli studi di Chan e LaPaglia hanno messo in evidenza come questo gruppo di persone, a differenza delle altre, avesse maggiori difficoltà a ricordare l’arma usata dal dirottatore nel primo episodio. Cosa significa questo? Sembrerebbe che la nostra mente abbia bisogno di un intervallo di almeno sei ore per assorbire un ricordo e che entro tale intervallo potrebbe essere manipolata. Questo avverrebbe comunque solo se i due fatti che creano interferenza mnemonica sono in qualche modo simili e compatibili. Per continuare con l’esempio proposto, se ai nostri testimoni fosse stato descritto in seconda battuta un assalto di pirati dei Caraibi, nessuno si sarebbe sognato di affermare che il dirottatore aereo impugnava una sciabola!
Oltre a gettare una nuova ombra di dubbio sul valore delle testimonianze oculari, vogliamo sottolineare come il lavoro di Chan e LaPaglia offra una possibile spiegazione agli errori degli studenti sotto esame. Se durante la lezione un compagno, sia pure involontariamente o per chiarire un suo dubbio, fornisce una informazione scorretta, per gli altri studenti sarà assai più difficile ricordare la soluzione corretta al momento dell’interrogazione.
Purtroppo, dubitiamo fortemente che in una simile eventualità, citare al vostro docente il lavoro di Chan e La Paglia potrà farvi ottenere una immeritata sufficienza!

Pubblicato su Cicap Veneto