Se è una guerra siate adulti, per favore.

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In Italia al sabato le scuole sono aperte, il che almeno mi ha impedito di passare mezza giornata su internet a litigare. Grazie al cielo c'è un lavoro da fare, e grazie al cielo è un ottimo lavoro - anche le mattine in cui i ragazzi sono nervosi e non sai bene cosa raccontare. Una cosa bella del mio lavoro è che mi mette costantemente davanti ai miei limiti e mi obbliga a essere una persona un po' migliore. Non sempre ci riesco, ma quando uno è costretto a provarci cinque mattine su sei alla fine qualche risultato lo porta a casa.

A volte credo che molta gente avrebbe semplicemente bisogno di sperimentare quello che quotidianamente capita a tizi come me: invece di alzarsi e correre a citare qualche frasetta della povera Fallaci, o titolare "bastardi islamici" per lucrare un po' di copie, provare a venire in una scuola qualsiasi della Repubblica, al mattino: a entrare in una classe e trovarsi venticinque cuccioli, di cui quattro o cinque musulmani. E a quel punto, coraggio, vediamo fino a che punto riesci a parlare di invasione, di eurabia. Vediamo fino a che punto riesci a dire "islamici bastardi" in presenza di bambini normalissimi che hanno lo stesso zainetto degli altri, lo stesso astuccio degli altri, gli stessi voti degli altri - e sono nati nello stesso ospedale dove sei nato tu.

In *tutte*, cioè non è che se fai il liceo coreutico
non devi studiare la Fallaci.
A questo punto, mentre non trovi le parole per offendere la religione di un miliardo di persone, magari potresti notare che quei bambini, quei ragazzi, possono essere persino più spaventati di te: e che quei gridi scomposti e intolleranti che su facebook o altrove ti riuscivano così bene, ti facevano sentire così libero... non sono altro che forme di panico; e tu non puoi farti prendere dal panico, perché sei l'adulto e gli adulti non dovrebbero cedere al panico. Altrimenti hanno vinto loro, no?

E tu non vuoi che vincano loro, o no?

Tu dici che è una guerra: va bene. Non sarà allora il caso di comportarsi come ci si comporta in una guerra? Da uomini, si diceva una volta. Da adulti, diciamo. E quindi: se abbiamo paura, dobbiamo ricacciarcela in gola, e ai ragazzi prima di ogni discussione premettere un concetto: vinceremo. Anche se oggi siamo in ginocchio (ma ci rialziamo), anche se per qualche minuto abbiamo davvero avuto paura (ma ci sta passando), anche se per un attimo un nemico ci ha portato a sospettare l'uno dell'altro, ad accusare l'uno o l'altro; tutto questo non importa, perché contro il terrorismo abbiamo sempre vinto e vinceremo anche stavolta. Perché ieri sera i parigini aprivano le porte delle case per dare rifugio a chi scappava; perché i tassisti hanno fatto la spola per tutta la notte, perché per ogni terrorista ieri a Parigi c'era almeno un migliaio di cittadini che sono accorsi agli ospedali a donare il sangue: perché noi siamo tanti, e loro no. Siamo uniti, e loro no. Siamo più forti, e certamente qualcuno di noi può cadere, ma noi tutti insieme no.

Va bene che non siamo tutti Churchill, ma resto convinto che siamo migliori della nostra bacheca su facebook. E allora basta chiacchiere per favore, un po' di coraggio e un po' di disciplina, è tutto.
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