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Verso il Romistan

Se poi mi chiedete del mio amico Arci – in effetti è parecchio che non se ne sente parlare – beh, se la passa alla grande. Una qualche agenzia interinale ha mandato per sbaglio il suo curriculum di inventore pazzo e psicotico all'Ufficio del Personale di una superpotenza mondiale, una a caso, e adesso è da qualche parte in un ufficio con l'aria condizionata a cospirare contro la Pace Universale. Valà che sotto sotto lo invidiate.

“Signori, bando ai preamboli. L'oggetto di questa riunione è il solito: si tratta di scatenare un conflitto regionale che faccia perdere tempo e risorse ai nostri competitori, magari attraverso la strumentalizzazione di qualche minoranza etnica indifesa. Mi pare che tocchi al sig. Arci”.
“Signori, signore, grazie sin d'ora per l'attenzione. La mia proposta di azione prevede il coinvolgimento dei Rom, un'etnia di origine indiana che vive in molti Paesi europei, talvolta ancora in stato seminomade. Vedi slide. I Rom sono stati oggetto di vari tentativi di assimilizzazione forzata e veri e propri pogrom, dal medioevo fino alla seconda guerra mondiale, quando i nazisti ne sterminarono mezzo milione. Oggi sono un'etnia in via di integrazione in tutti i Paesi dell'Europa occidentale, tranne l'Italia”.
“L'Italia è in Europa Occidentale?”
“Ancora per qualche tempo, sì. In Italia vive una cospicua minoranza Rom, che non ha i diritti civili e vive in condizioni di miseria senza paragoni. La loro aspettativa media di vita è quasi la metà di quella degli italiani autoctoni. Gran parte dei bambini non frequenta la scuola”.
“Ma chi l'avrebbe detto... voglio dire... gli italiani sembrano brave persone”.
“L'errore storico è precisamente questo: fare affidamento su un'astratta idea di “bontà” invece che su normative concrete. Gli italiani non sono un popolo feroce, ma non si sono mai preoccupati di dare la cittadinanza a chi vive sul proprio suolo. Ci sono Rom di terza o quarta generazione che non sono ancora cittadini: non hanno diritti, e nemmeno doveri. Il sospetto è che siano più utili come capri espiatori che come cittadini”.
“Ho capito: quando c'è crisi si fa la caccia al Rom. Come da noi, giù in....”
“In effetti i tempi sembrano maturi. Man mano che l'Italia scivola in una crisi strutturale, le leggende urbane sui Rom aumentano, propalate ad arte anche dalla stampa. Qualche campo nomadi brucia già e a Bruxelles qualche eurodeputato ha proposto di creare il reato di associazione famigliare Rom – o qualcosa del genere. Le mie proiezioni danno i primi pogrom seri tra 14 mesi solari”.
“Va bene, ma noi cosa c'entriamo? Mica operiamo per salvare i derelitti, noi”.
“Ci stavo giusto arrivando. Il problema dei Rom in Italia presenta connotati molto interessanti. I Rom si definiscono una nazione, ma in pratica sono apolidi. Alcuni dei loro rappresentanti si battono per trasformare questo paradosso in uno status giuridico. La mia proposta è di lanciare sul tavolo della trattativa una proposta ben più radicale: il Focolare Nazionale Rom”.
“FNR suona malissimo”.
“La sigla la possiamo cambiare. Ma insomma, la sostanza è la seguente: dopo le prime vere stragi, previste più o meno per l'estate '09, alcuni intellettuali Rom – opportunamente istruiti da noi – dovrebbero cominciare a diffondere l'idea che i Rom abbiano il diritto a un loro Stato, come tutti gli altri popoli sovrani”.
“Comincio a capire”.
“Questa idea affascinerà molti italiani, specie se hanno ancora le mani sporche di sangue dello zingaro sottocasa. In un colpo solo si liberano sia dei superstiti che dei sensi di colpa”.
“Geniale. Bisognava pensarci prima. Però...”
“Dove la mettiamo questa nazione? Ci ho pensato già io. In Italia assolutamente no, ci mancherebbe. Più lontano è meglio è”.
“Eh, ma non è mica tanto semplice. Bisogna cercare un posto con acqua e terra per milioni di persone, ma disabitato... non credo ce ne siano”.
“Signori, a volte mi pare che dimentichiate di essere persone fondamentalmente malvagie. Chi ha detto che occorre trovare un posto fertile? Una distesa di sassi andrà bene ugualmente, basta vendergliela come terra del latte e del miele”.
“Già, giusto”.
“E non è nemmeno necessario che sia disabitata – basta spazzare via quelli che ci abitano già. Ovviamente venderemo armi sia ai Rom che ai loro ospiti, per fair play”.
“Mi piace, mi piace”.
“Insomma, l'ideale è una terra aspra, già contesa tra qualche nazione importante, e con qualche risorsa che potrebbe interessare anche a noi che possiamo pagare in armi. Una terra così, concorderete, non è così difficile da trovare. Ma non bisogna dimenticare l'aspetto culturale – dev'essere un posto in cui i Rom siano già stati, magari qualche migliaio di anni fa, di modo che possa essere venduta come “la culla dei Rom”. Anche questo non è così difficile, visto che sono stati praticamente dappertutto. La mia proposta, comunque, è il Kashmir. Per almeno quattro motivi”.
“Numero uno...”
“I Rom provengono dall'India settentrionale. Pare che Rom derivi dal sanscrito ड़ोमब, pensate. Il Kashmir è più o meno da quelle parti. Qualche ritocco alle enciclopedie on line e ai libri sacri, e vedrete che non sarà difficile ribattezzare i Rom come “Popolo dei Kashmir”. Oppure potremmo ribattezzare il Kashmir: che ne dite di Romistan? Vabbè, a questi dettagli ci pensiamo dopo”.
“Numero due...”
“Risorse naturali. La seconda riserva d'acqua dolce mondiale. Non c'è bisogno che vi dica quanto sarà importante l'acqua nei prossimi cinquant'anni. Se la nazione che rappresentiamo diventa l'avvocato dei Rom in sede internazionale, buona parte di quell'acqua sarà nostra”.
“Per tacere della lana pregiata. Numero Tre...”
“Proprio a causa dell'acqua, e per patetiche beghe di irredentismo e rivincite a cricket, il Kashmir è oggi una terra già contesa da due potenze regionali nostre concorrenti, l'India e il Pakistan. Entrambe sono potenze nucleari, quindi sarà un atto umanitario offrire alla Nazione Rom del Kashmir la bomba atomica. Et voilà, ecco che per motivi umanitari abbiamo piazzato una nostra piazzaforte atomica in mezzo all'Asia”.
“Ma insomma, davvero lei si aspetta che India e Pakistan ci diano una striscia di Kashmir per un'altra etnia?”
“Bisognerà operare con una certa prudenza, all'inizio. Per esempio: si va dai pakistani (o dagli indiani, a scelta) con la proposta di ottenere dal Consiglio di Sicurezza Onu tutto il Kashmir... se accettano di ospitare il Focolare Nazionale Rom (capite anche voi che all'inizio “focolare” suona meglio). I pakistani, che al momento ne occupano solo 1/3, accettano, sperando di ottenere dall'Onu che l'India ceda gli altri 2/3. Questo potrebbe anche non accadere mai, ma nel frattempo cominciano ad arrivare i Rom, armati da noi e dagli italiani che hanno tanti sensi di colpa e armi da vendere”.
“Ma non hanno l'aria di un popolo bellicoso”.
“Gli insegneremo. Insomma, da cosa nasce cosa, a un dato momento i Rom iniziano a sparacchiare agli autoctoni. Gli autoctoni rispondono – è guerriglia. A questo punto i Rom dichiarano unilateralmente lo Stato del Romistan, noi lo riconosciamo, gli italiani pure... il gioco è fatto”.
“Ma non è un po' temerario... voglio dire... creando una piccola nazione su base etnica in una regione schiacciata tra due potenze regionali... non rischiamo di creare uno stato di guerriglia permanente?”
“Questa era il Motivo Numero Quattro, appunto”.
“Rimane da risolvere il problema di quelli che nel Kashmir ci abitano già”.
“Ma signori, noi non siamo qui per risolvere i problemi, noi siamo qui per trasformarli in problemi nuovi, più adatti al Nuovo Millennio. Gli abitanti del Kashmir oggi si sentono un po' indiani un po' pakistani – quando il Romistan avrà firmato la pace separata con entrambe le nazioni, non saranno né paki né indù. Non saranno più nulla. Potranno essere assimilati dai Rom”.
“E sei Rom non volessero?”
“Nascerà un altro minuscolo movimento nazionalista, per la gioia dei venditori di spillette, di foulard e di armi. Continueranno a fare la loro guerricciola per 60 anni, emozionando qualche intellettuale europeo, e alla fine magari otterranno qualche striscia di terra anche loro. Oppure li trapiantiamo tutti in un'altra regione ricca di risorse interessanti – non so, la Cecenia – e il gioco continua. Che ne dite?”
“Mah. Non credo di avere mai sentito una proposta geopolitica più insensata e criminale di questa. Dico, è incredibile”.
“Troppo buono”.
“Voglio dire, com'è che nessuno ci ha mai pensato prima?”
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