I piccoli elettori della Prima Esse

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(racconti del mese, ottobre)
(È un pezzo di qualche anno fa).

"Buongiorno, è la Prima Esse questa?"
"Sì, ma tu chi sei, signore?"
"Io sono il supplente".
"E la profFarfarella?"
"Non so, immagino che sia ammalata".
"Quindi non c'è".
"Infatti ci sono io che sono il supplente. Quindi voi siete la Prima Esse. Era da un bel pezzo che non venivo qui, ma vedo che, ehm..."

(L'intonaco scrostrato trattiene poche tracce dell'ultima mano di verde marcio. Dal soffitto secentesco - quest'ala della scuola è stato un convento, una casa di reclusione per figli indesiderati - pendono ragnatele ripugnanti, scure come i rami, dita di un orco che picchietta alle finestre, "fammi entrare". Tre cartelloni sull'apparato digerente ornano la parete in fondo, chi li ha disegnati si è laureato da un pezzo ed ha lasciato il Paese per sempre. Intorno al termosifone le zanzare africane fiutano la carne fresca e scaldano i motori. L'ultima classe che ho avuto qui dentro contava tre dislessici, due asociali e tre possessioni demoniache).

"...vedo che è tutto al suo posto come sempre. Bene. Facciamo l'appello? Abati, Bandiera, Bauadanogou, si pronuncia così? Carotone".
"Catorone".
"Ops, scusa. Dgfhj. Elamiri. Fghkj".
"Fkhjg".
"Scusa anche te. Beh, mi sono un po' stancato di questo appello. Ditemi chi non c'è e facciamola finita".
"Scusa signore, ma tu sei un professore?"
"Sì".
"Ma in che classe insegni?"
"Insegno in una classe lontana lontana, dall'altra parte del plesso".
"E cosa insegni?"
"Mah, di solito italiano, storia, geografia..."
"Ma noi adesso avevamo matematica, tu la conosci la matematica?"
"Beh, boh, dipende. Cosa avevate per oggi?"
"I numeri irrazionali".
"Ah, bene, ecco, ho un'idea. Come sapete alla quarta ora c'è l'elezione dei rappresentanti".
"Cos'è l'elezione dei rappresentanti?"
"Ecco, appunto, potremmo usare questa ora per parlarne, che ne dite?"
"Ma è vero che dobbiamo votare?"
"Dunque, su questo vorrei esser chiaro, perché a volte ci sono dei ragazzini che confondono un po' la realtà coi telefilm e pensano che si tratti di votare per la ragazza-o più carina-o, ecco, no, non c'entra niente. Anzi, se volete un mio consiglio, votate dei tipi anche bruttini ma determinati, perché in pratica si tratta... avete presente il Preside? Ecco, i vostri rappresentanti andranno a parlare con il Preside".
"Ma cosa hanno fatto di male?"
"No, niente! Non hanno fatto niente di male, anzi... dunque, ricominciamo. Vi siete mai chiesti chi comanda nella scuola? Cioè chi ha deciso, poniamo, che la scuola comincia il 15 settembre e che il riscaldamento si accende oggi e la campana suona alle otto eccetera?"
"Berlusconi".
"No. Cioè, anche lui in un certo senso, ma prima..."
"Il preside".
"Beh, senz'altro il preside è importante, ma non decide tutto lui. Ci sono infatti altri organi, per esempio c'è una riunione di tutti i docenti, cioè gli insegnanti, che si chiama appunto collegio docenti. E poi c'è il consiglio di istituto, e ce ne sono altri che sulla lavagna non vi scrivo perché francamente li devo ancora capire io, comunque il senso è che tutti decidiamo un po', nella scuola. I docenti, i collaboratori che sarebbero i bidelli, i funzionari che sarebbero le segretarie nell'ufficio là in fondo, insomma tutti. No, aspettate. Mi sto dimenticando qualcuno. Di chi mi sto dimenticando?"
"Il cane del bidello Guercio".
"Quello in teoria non dovrebbe entrare. No. Parlo di un sacco di gente che viene a scuola tutti i giorni, ma non sono docenti, non sono collaboratori, non sono funzionari, non è il preside, insomma, chi è?"
"Siamo noi".
"Ecco, questa cosa a un certo punto è sembrata ingiusta al preside, che disse a noi insegnanti: perché non facciamo anche un'assemblea degli studenti, con i rappresentanti eletti di tutte le classi? E noi insegnanti gli rispondemmo - io mi ricordo, ero al primo incarico - gli rispondemmo che era una follia, far votare gli undicenni, che se vi lasciavamo soli con delle schede e una scatola per mettercele dentro (si chiama urna elettorale) probabilmente vi sareste mangiati le schede e poi vi sareste buttati dalla finestra, perché insomma, in quegli anni non ci fidavamo molto degli studenti. Ma lui volle provare e devo dire, dopo tanti anni, che forse aveva ragione, nel senso che non c'è quasi più nessuno che si mangia le schede, anche i precipitati dalle finestre non sono aumentati negli ultimi anni, in compenso adesso c'è questa assemblea di studenti che può fare proposte anche molto costruttive".
"Scusa professore..."
"Prova a dire Scusi professore, dai".
"Scusi professore, dai, ma non ho capito. Vuole dire che noi possiamo fare delle proposte al Preside?"
"Vedi che invece hai capito benissimo? Soltanto che non potete andarci tutti, dal Preside, e quindi ci mandate due rappresentanti - un ragazzo e una ragazza. Quindi alla quarta ora vi porteranno una scatola, delle schede, e ognuno scriverà sulla scheda il nome di un ragazzo e di..."
"Posso votare per due maschi?"
"No. Devi votare per un maschio e per una femmina".
"Ma io non voglio votare una femmina!"
"Abituati all'idea".
"Ma non posso votare per chi mi pare?"
"Beh, sarebbe meglio che qualcuno si candidasse... cioè, qualcuno dicesse a tutti gli altri: voglio provarci, voglio essere io il vostro rappresentante, dal Preside ci vado io... e se mi votate, prometto che gli chiederò... ecco, cosa chiedereste al Preside? Pensateci bene, e mi raccomando, non fate le solite proposte assurde, tipo..."
"Allungare l'intervallo!"
"...è un classico. No, questa non si può fare".
"Perché?"
"Perché l'orario della scuola non dipende dal Preside, ma dall'ufficio da cui dipendono tutti i presidi d'Italia, che si chiama Ministero (la faccio molto più semplice di quanto non sia, ma fidatevi), e quindi no, l'orario non si cambia: l'intervallo non si allunga e le lezioni non si restringono".
"E più ore di fisica?"
"Fisica nel senso di Scienze Motorie? Non si può. Bisognerebbe togliere altre lezioni, e quali? E poi nominare altri insegnanti, e probabilmente ci vorrebbe un'altra palestra, e quindi no, non è una promessa elettorale realizzabile, mi dispiace".
"Ma allora è una fregatura. Non è vero che possiamo decidere".
"Non potete decidere su tutto subito, tante grazie. Avete undici anni. E comunque chi credete che decida per voi? Il Ministro, lo sapete chi lo nomina?"
"Berlusconi".
"Complimenti. E Berlusconi chi lo ha nominato?"
"Si è nominato da solo".
"No, anzi, ha dovuto spendere un sacco di soldi, mettere i manifesti, perché? Perché è stato e-let..."
"Eletto?"
"...proprio come i vostri rappresentanti, solo che lui è stato eletto dalla maggioranza degli italiani, che ha votato per il suo partito, e quindi il presidente Napolitano lo ha chiamato nel suo palazzo che si chiama il Quirinale e gli ha detto: Berlusconi, ti do l'incarico di formare un governo nominando i ministri che credi siano i migliori sulla piazza, e lui l'ha fatto".
"Ma Napolitano sta a Napoli?"
"Sta a Roma. Quindi, ricapitolando: l'intervallo non si può allungare perché è di competenza del Ministero, che comunque è stato eletto indirettamente dal popolo italiano che sarebbero i vostri genitori. Educazione fisica non si può raddoppiare. Cosa si può fare?"
"La carta igienica nei bagni".
"Bravissimi! Ecco, la carta igienica è un argomento alla vostra portata. E poi?"
"Le ragnatele".
"Per esempio. Ecco, su queste cose i candidati vi possono fare delle promesse. Per esempio: Se votate per me farò togliere i ragni dai soffitti! Cose così".
"Ma se non li hanno fatti togliere i ragazzi dell'anno scorso..."
"Magari non sono stati abbastanza convincenti. Oppure i ragni sono tornati quest'estate. Nessuna battaglia è vinta per sempre in democrazia. Ma sentiamo la vostra compagna che ha alzato la mano. Ti vuoi candidare?"
"..."
"Non fare la timida, eh? Perché se ti votano dovrai partecipare a un'assemblea con quelli di seconda e di terza, e se non prendi la parola loro di sicuro non te la daranno. Dai. Hai delle promesse da fare ai tuoi compagni?"
"Ma io pensavo... che potevamo chiedere di poter usare i cellulari..."
"Eh, i cellulari. Ma lo sapete che è complicato, il discorso-cellulari".
"Però la profFarfarella..."
"Sapete che all'inizio dell'anno abbiamo fatto firmare ai vostri genitori un avviso che parla chiaro: non li vogliamo vedere. Perché poi va a finire che li usate per scambiarvi le foto, poi si vedono le pareti dei bagni della scuola su facebook, insomma non è tanto bello".
"Però i miei mi hanno detto che lo devo portare lo stesso, perché se mi succede una cosa grave..."
"Tipo che rimani schiacciata sotto un armadio e non riusciamo a capire chi sei, ma ti riconosciamo dal cellulare, una cosa così?"
"Ma no, però mettiamo che foro la bicicletta".
"Eh, capisco. E pensa che per un secolo i tuoi compagni sono venuti a scuola in bicicletta ma senza il cellulare, perché non lo avevano ancora inventato, e quando foravano, sai cosa gli succedeva?"
"No prof".
"Guarda, è una cosa molto triste. Passava un orco e se li mangiava, poi sputava le ossa qui intorno".
"..."
"Sul serio, nel seminterrato abbiamo l'ossario, l'ossario di tutti i bambini che sono venuti a scuola in bicicletta senza cellulare dal Seicento in poi, è una storia tristissima. Pensate anche solo alle povere madri, che al mattino abbracciavano il bambino pensando: lo rivedrò?"
"Prof, lei non ci sta prendendo molto sul serio".
"Hai ragione, scusa. Comunque la questione è molto semplice: se un prof vi vede il cellulare ve lo sequestra, ma il prof non ha il diritto di perquisirvi, quindi se lo tenete spento... ma per spento intendo spento, non come quelli che dicono che tolgono la suoneria e poi hanno un vibro che vengono giù le tegole".
"Però alla profFarfarella le suona sempre".
"Ma quello che c'entra scusa, lei è una prof... le prof hanno regole diverse"
"Ma una volta che faceva lezione le hanno telefonato dieci volte per offrirle dei lavori e lei diceva sempre di no e metteva giù".
"Ecco, lo so perché ci sono passato, si vede che la vostra prof è una precaria, cioè il suo nome è in una lista, e quando in una scuola si libera un posto, devono chiamarla, e finché lei non risponde anche solo per dire di no, loro non possono chiamare un'altra, capite? Per cui uno deve portare sempre il cellulare con sé, ma è per una cosa seria, mica per l'orco delle ruote sgonfie. Dovete capire che gli adulti hanno delle preoccupazioni che voi nemmeno..."
"Ma di solito lo usa per chiamare suo marito".
"Magari suo marito sta molto male, che ne sai. Non si deve mai giudicare il p..."
"Ma gli dice delle cose tipo Butta la pasta"
"Stavamo parlando di candidati alle elezioni. Qualcun altro si vuole candidare, o anche solo suggerire delle proposte? Tu là in fondo, dai".
"Io... la macchinetta delle merendine".
"Ecco, guarda, me l'aspettavo. Perché sto invecchiando. La macchinetta delle merendine, ragazzi miei, io capisco che vi possa sembrare una cosa fantastica, ma credetemi, è un diabolico arnese. Una volta ce l'avevamo, sapete?"
"Infatti mia sorella..."
"Ecco. Però forse tua sorella non ti ha raccontato di quando passava metà dell'intervallo a far la fila per comprare una merendina che costava dieci volte il prezzo che spenderebbe tua mamma al supermercato. E tutte le monetine che si è mangiata senza restituirle. E tutte le volte che premendo schiacciatina usciva il terribile fruttino alla pera appiccicosa. Lo so anch'io che fa scena, una bella macchinetta delle merendine, ma quando il principale passatempo dei ragazzi di terza diventa prenderla a spallate, e i bidelli li aiutano pure... insomma c'è un motivo se l'abbiamo tolta e..."
"Ma al piano di sotto ce l'hanno".
"Ma quella è la macchinetta dell'acqua".
"Ma adesso ci hanno messo dentro le merendine".
"Sul serio?"
"Sììììì".
"Questa è un'ingiustizia però".
"Allora possiamo chiederla anche noi?"
"Beh, in linea di... cioè io non vi appoggio assolutamente... ovvero vorrei che fosse messo a verbale che è una proposta che non condivido, però se al piano terra l'hanno messa, voglio dire, voi chi siete? I figli delle badanti?"
"Ma prof".
"Dicci".
"Nella scuola elementare che facevo io, nell'intervallo, passava il bidello Giorgio col carrello con le focaccine".
"Ma pensa".
"Che erano molto buone perché le andava a comprare calde nel forno, e c'erano anche le fette di pane con la marmellata o la nutella".
"E la tua scuola si chiamava".
"Santissimo Cuore Addolorato della Beata Vergine".
"Invece questa si chiama Scuola Pubblica, benvenuta. È la campana, questa? Scusate, eh, resterei con voi tutto il mattino, ma devo andare dai miei".
"Ciao prof"
"Si dice arrivederci".
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