nati non il 20/2

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Un governo appena appena decente è come l’acqua corrente.
Appena ce l’hai non ci fai più caso.

Io non so esattamente cosa stia succedendo in questo esatto momento: più che conclusioni, le mie son sensazioni. Può darsi che D’Alema, per la centounesima volta, abbia promesso qualcosa che non poteva mantenere.
Può darsi che qualcuno a sinistra abbia scoperto per la centounesima volta di avere una coscienza, una coscienza che trepida per la sorte dell’alpino in Afganistan ma se ne frega se Berlusconi torna a Palazzo Chigi. Questione di priorità, che dire.
Può darsi – ma questa è più una certezza – che la gran maggioranza del centrodestra se ne freghi degli Alpini, dell’Afganistan, della guerra e della pace, e di qualunque cosa che non sia la prospettiva di appoggiare l’onorevole sedere su una poltrona di maggioranza in tempi brevi.
Tutti questi sono pregiudizi, ovviamente, ma pregiudizi ben rodati. Non è la prima, non è la seconda volta che li vedo, gli stessi personaggi in azione. Non essendo nato ieri e neanche ieri l'altro, in effetti ho perso il conto.

Con un po’ più di tempo a disposizione potremmo anche tentare di fare un bilancio di questo governo appena appena decente. Certo, è passato da un pezzo il tempo in cui ci si svegliava al mattino ringraziando il Signore per Romano Prodi. Se mai c’è stato, quel tempo lì. Prodi era come l’acqua corrente: non si ringrazia, si paga. Forse si pagava un po’ troppo. Ma la puzza che c’era prima, ve la siete dimenticata?

Proviamo a fare un po’ di Scenario-Berlusconi: cosa sarebbe successo in questi giorni, se un anno fa l’unto del Signore fosse stato bisunto dagli Italiani?
Due settimane fa c’è stata una mezza guerra civile a Catania per il derby siciliano: Berlusconi non avrebbe chiuso gli stadi non a norma. Lo ha detto lui stesso, che è una misura illiberale. Forse non avrebbe nemmeno sospeso il campionato - in nome degli interessi degli italiani; soprattutto degli italiani proprietari di una squadra di Serie A, dei diritti TV e sponsor annessi.
Una settimana fa abbiamo scoperto che in Italia c’è qualcuno che ancora ci prova con la lotta armata. La polizia li ha fermati prima che riuscissero a svaligiare un bancomat. Vogliamo ricordarci cosa succedeva ai tempi in cui Claudio Scajola, l’incompetenza fatta persona, era ministro degli Interni? A quei tempi il governo toglieva le scorte agli obiettivi dei brigatisti. Del resto a quei tempi un giuslavorista a libro spese del governo poteva essere più utile da morto che da vivo. Specie se ammazzato a sangue freddo alla vigilia di una manifestazione nazionale.

Qualche giorno fa c’è stata una manifestazione nazionale. Non è successo niente. Non è una sorpresa, per chi non avesse passato gli ultimi 5 anni in apnea. Il movimento pacifista italiano è serio e maturo: ha imparato sulla sua pelle quanto sia importante non reagire alle provocazioni. Tre mesi di governo Berlusconi furono sufficienti per imparare: sono bastati i fatti di Genova a chiarire a chi convenissero davvero violenza e vandalismo.

Dal 2001 a oggi ci sono state decine di altre manifestazioni nazionali, alcune oceaniche. Tutte tranquille al limite della noia. Questo anche per merito del ministro degli Interni che subentrò a Scajola. Ma se Berlusconi oggi fosse al governo, chi sarebbe al Viminale? Un degno successore di Pisanu o un avventurista incompetente come Scajola? E perché non Fini, il ministro che nel luglio del 2001 si aggirava per Genova a incoraggiare poliziotti e carabinieri?

Il movimento pacifista italiano non tira sassi, non spacca vetrine, non inneggia al brigatismo – perché sa che tutto questo è controproducente. La polizia, da Genova in poi, non isola spezzoni di corteo, non carica, non lancia camionette allo sbaraglio come in Piazza Alimonda, non compie blitz cileni come alle Diaz, non fabbrica molotov false. Non lo fa perché nessuno glielo ordina, perché a nessuno conviene. Ma se Berlusconi fosse a Palazzo Chigi, o magari al Colle? Chi può dirlo? Possiamo dirlo noi, giusto perché non siamo nati ieri. Se anche fossimo nati a Genova, non sarebbe già più ieri. È passato del tempo, e le facce in giro sono sempre le stesse. Difficile che ci stupiscano a partire da domani.
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