Di Pietro is a Virus
20-06-2008, 15:58Berlusconi, cattiva politica, Pd, VeltroniPermalinkQuindi Veltroni si è svegliato. Alleluja, ma è curioso.
Sonnecchiava quando provarono a introdurre il reato di clandestinità o di associazione a delinquere di famiglia Rom. Non si fece molto sentire ai tempi del blocco totale delle intercettazioni. E si sveglia proprio ora, per cosa? Per una legge che Berlusconi ha provato a ritagliarsi ad personam. Ecco, ora vale la pena di organizzare una grande manifestazione in autunno. Attenzione, però: Il Pd non si farà "trascinare nel passato" e cioè "al massimalismo e all'antiberlusconismo". Insomma, contro Berlusconi senza essere antiberlusconiani. Cosa vorrà dire?
Forse non vuol dire niente. Oppure.
Oppure forse Di Pietro ha vinto. Sì. Pensateci bene. Da Ex magistrato scalcagnato a leader assoluto del centrosinistra parlamentare, in soli due anni. Ve la ricordate una carriera altrettanto fulminea, dopo il '94? Certo, nominalmente Veltroni è ancora al suo posto. Ma è un'anatra zoppa, per usare una metafora cara ad americanisti kennediani o meno. Ha scommesso la sua residua credibilità su una carta (il “dialogo”) che è nelle mani dell'avversario politico. Ma di questo “dialogo” il centrodestra non ha poi tutto questo bisogno. È troppo occupato ad accaparrarsi il potere e a consolidare il consenso popolare che ha già. E dagli torto.
Il PD non resterà senza guida per sempre. Con la sua tradizionale lentezza e litigiosità, alla fine riuscirà a trovare un nuovo leader. Ci saranno altre gloriose primarie, altre entusiastiche incoronazioni. Ma ci vorranno mesi. Nel frattempo Veltroni zoppica, e la scena è vuota. La occuperà Di Pietro, in mancanza di comprimari all'altezza. E Di Pietro ha gli argomenti che ha. Con l'agenda dell'indignazione in mano sua, è chiaro che le leggi ad personam diventano una priorità rispetto ad altri argomenti.
A mesi di distanza non è ancora chiaro perché Veltroni decise di salvare, tra i tanti cespugli del Centrosinistra, proprio l'Italia dei Valori. Non dite, per favore, che si trattava di vincere le elezioni; se davvero avesse voluto vincerle avrebbe dovuto allearsi con tanta altra gente, anche più seria. Probabilmente Veltroni voleva fare esattamente quello che ha fatto, cioè approfittare di una legge elettorale mostruosa per estromettere dal parlamento i rivali interni alla sinistra: via i comunisti con le loro mitologie fuori dal tempo, via i noglobbal che sono solo folklore, via i verdi con le loro priorità ambientaliste, e va bene; e invece Di Pietro si poteva salvare – perché? Storicamente era stato un alleato assai meno affidabile; politicamente si prestava a fare il portabandiera proprio di quel vessillo giustizialista e antiberlusconiano a cui Veltroni voleva rinunciare – e allora perché? Forse perché Beppe Grillo faceva paura. Ma a quel punto era quasi logico che le cose finissero così. Così come?
Così come ci siamo ridotti: con un grande insipido PD, che sta in Parlamento senza saper bene cosa fare (dialogare con Berlusconi no, fischiarlo per cinque anni neppure, e allora cosa), che non rappresenta bene nessuno, in mezzo a cui lo sparuto drappello del miracolato Di Pietro rappresenta l'unica spezia. Se non ci fosse lui, il PD saprebbe ancor meno di quello che sa. Davvero, Di Pietro è l'unico sapore che riusciamo a sentire oggi noi poveracci che ci ostiniamo a masticare PD. Non è un gusto particolarmente piacevole, ma non c'è altro. O se preferite un'altra metafora: il PD è un vascello sterile il cui equipaggio ha avuto la sventurata idea di caricare a bordo una persona infetta col virus dell'antiberlusconismo. Ora, in mancanza di vaccini ideologici, che nessuno si fa più, l'antiB sarà libero di dilagare. Quando arriverà a destinazione, il PD rovescerà sul molo un'orda di antiberlusconiani affamati.
Questo spiega, se vi pare, perché il PD, che non ha quasi battuto ciglio mentre si partorivano mostri come il reato d'immigrazione clandestina o di divulgazione d'intercettazione, ha improvvisamente battuto il colpo di fronte allo spettro della legge ad personam. Sì, è fastidioso pensare che le vicissitudini giudiziarie di Berlusconi siano ancora l'unica cosa che ci unisce, dopo tanti anni. In realtà ce n'erano altre (l'ambiente, i migranti, la sicurezza sul lavoro, i salari)... però i partiti che le rappresentavano sono stati estromessi. È rimasto Di Pietro, e Di Pietro è un giustizialista. Peraltro non ha mai cercato di essere qualcos'altro, lui. Un'altra cosa che alla lunga rischia di renderlo simpatico.
Sonnecchiava quando provarono a introdurre il reato di clandestinità o di associazione a delinquere di famiglia Rom. Non si fece molto sentire ai tempi del blocco totale delle intercettazioni. E si sveglia proprio ora, per cosa? Per una legge che Berlusconi ha provato a ritagliarsi ad personam. Ecco, ora vale la pena di organizzare una grande manifestazione in autunno. Attenzione, però: Il Pd non si farà "trascinare nel passato" e cioè "al massimalismo e all'antiberlusconismo". Insomma, contro Berlusconi senza essere antiberlusconiani. Cosa vorrà dire?
Forse non vuol dire niente. Oppure.
Oppure forse Di Pietro ha vinto. Sì. Pensateci bene. Da Ex magistrato scalcagnato a leader assoluto del centrosinistra parlamentare, in soli due anni. Ve la ricordate una carriera altrettanto fulminea, dopo il '94? Certo, nominalmente Veltroni è ancora al suo posto. Ma è un'anatra zoppa, per usare una metafora cara ad americanisti kennediani o meno. Ha scommesso la sua residua credibilità su una carta (il “dialogo”) che è nelle mani dell'avversario politico. Ma di questo “dialogo” il centrodestra non ha poi tutto questo bisogno. È troppo occupato ad accaparrarsi il potere e a consolidare il consenso popolare che ha già. E dagli torto.
Il PD non resterà senza guida per sempre. Con la sua tradizionale lentezza e litigiosità, alla fine riuscirà a trovare un nuovo leader. Ci saranno altre gloriose primarie, altre entusiastiche incoronazioni. Ma ci vorranno mesi. Nel frattempo Veltroni zoppica, e la scena è vuota. La occuperà Di Pietro, in mancanza di comprimari all'altezza. E Di Pietro ha gli argomenti che ha. Con l'agenda dell'indignazione in mano sua, è chiaro che le leggi ad personam diventano una priorità rispetto ad altri argomenti.
A mesi di distanza non è ancora chiaro perché Veltroni decise di salvare, tra i tanti cespugli del Centrosinistra, proprio l'Italia dei Valori. Non dite, per favore, che si trattava di vincere le elezioni; se davvero avesse voluto vincerle avrebbe dovuto allearsi con tanta altra gente, anche più seria. Probabilmente Veltroni voleva fare esattamente quello che ha fatto, cioè approfittare di una legge elettorale mostruosa per estromettere dal parlamento i rivali interni alla sinistra: via i comunisti con le loro mitologie fuori dal tempo, via i noglobbal che sono solo folklore, via i verdi con le loro priorità ambientaliste, e va bene; e invece Di Pietro si poteva salvare – perché? Storicamente era stato un alleato assai meno affidabile; politicamente si prestava a fare il portabandiera proprio di quel vessillo giustizialista e antiberlusconiano a cui Veltroni voleva rinunciare – e allora perché? Forse perché Beppe Grillo faceva paura. Ma a quel punto era quasi logico che le cose finissero così. Così come?
Così come ci siamo ridotti: con un grande insipido PD, che sta in Parlamento senza saper bene cosa fare (dialogare con Berlusconi no, fischiarlo per cinque anni neppure, e allora cosa), che non rappresenta bene nessuno, in mezzo a cui lo sparuto drappello del miracolato Di Pietro rappresenta l'unica spezia. Se non ci fosse lui, il PD saprebbe ancor meno di quello che sa. Davvero, Di Pietro è l'unico sapore che riusciamo a sentire oggi noi poveracci che ci ostiniamo a masticare PD. Non è un gusto particolarmente piacevole, ma non c'è altro. O se preferite un'altra metafora: il PD è un vascello sterile il cui equipaggio ha avuto la sventurata idea di caricare a bordo una persona infetta col virus dell'antiberlusconismo. Ora, in mancanza di vaccini ideologici, che nessuno si fa più, l'antiB sarà libero di dilagare. Quando arriverà a destinazione, il PD rovescerà sul molo un'orda di antiberlusconiani affamati.
Questo spiega, se vi pare, perché il PD, che non ha quasi battuto ciglio mentre si partorivano mostri come il reato d'immigrazione clandestina o di divulgazione d'intercettazione, ha improvvisamente battuto il colpo di fronte allo spettro della legge ad personam. Sì, è fastidioso pensare che le vicissitudini giudiziarie di Berlusconi siano ancora l'unica cosa che ci unisce, dopo tanti anni. In realtà ce n'erano altre (l'ambiente, i migranti, la sicurezza sul lavoro, i salari)... però i partiti che le rappresentavano sono stati estromessi. È rimasto Di Pietro, e Di Pietro è un giustizialista. Peraltro non ha mai cercato di essere qualcos'altro, lui. Un'altra cosa che alla lunga rischia di renderlo simpatico.
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