- f*** you, NY

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Non dovrebbe essere un italiano a dirlo, tuttavia: coi cellulari, gli americani, si devono dare una regolata.

Io lo giuro, croce sul cuore che possa morire, in 20 giorni non c’è stata una che è una sola conversazione che non sia morta sullo squillo di cellulare. Non una.

Probabilmente non stavo dicendo nulla di importante, ma invece fossi per rivelare il Senso della Vita, eh? Ebbene Caroline, Eddie, Steve, Ju, Pablo, il Senso della vita consiste nel fatto che…

Drin.

No, macché Drin! Le polifoniche, ci hanno! Le polifoniche.

Uno cerca di razionalizzare. Non succederà la stessa cosa anche da noi? Solo che è meno facile accorgersene perché, appunto, a conversare ci abbiamo rinunciato da un pezzo. La novità non è tanto essere negli USA, ma aver lasciato a casa il cellulare.

Ma un momento. Le cassiere dei drugstore? Gli impiegati agli sportelli? E’ il quarto in due giorni che secco perché deve interrompere una comunicazione personale.

­- Scusi, eh, volevo sapere quanto verrebbe un abbonamento dei treni per…
Ti sbatte il volantino in faccia e riprende a spiegare la ricetta degli spaghetti alle polpette dentro. Ma che ti vadano di traverso.

E' che da noi ogni novita' arriva sempre accompagnata da qualche sano anticorpo scettico. Appena arrivato, il cellulare produsse il suo stereotipo negativo, il truzzo da cellulare. Qui no. Non c'e' nessuna vergogna, nessun limite fissato dalla decenza, in effetti forse non c'e' il senso della decenza. Lo stereotipo e' positivo, e' Veronica Mars che con un cellulare riesce a farti i raggi X e li scansiona subito al laptop per forwardarli all'FBI.

Il rovescio della medaglia, è che i telefoni pubblici sono sprofondati nella più deregolata e disservizievole anarchia. Hai un quartino? Te lo mangio. Compri una tessera prepagata? Per usarla ti serve il quartino. Al quarto tentativo prende la linea uno stronzo del consumer care molto seccato perché l’ho interrotto al cellulare con la fidanzata.
“Il suo numero di Carta di Credito, please”.
“Eh? Sto solo cercando di telefonare…”
“Lo so. Per metterla in contatto col numero richiesto mi serve il suo numero di Carta di Credito, please”.
“Ma ho appena pagato una prep…”
“Ci-dispiace-questo-servizio-non-è-disponibile, ho bisogno del suo numero di Carta di Credito! Ha capito! La tua Carta di Credito! Voglio sapere che numero ha!!! Parla la mia lingua? Mi capisce?”
“No”.
Mette giù lui.

Sono in un Ed-Norton-allo-specchio-nella-25ma-Ora state of mind. Un giorno, con molta calma, amerò New York, ma non oggi.
Stasera sogno di un grattacielo che piano piano s’inclina, un difetto strutturale, si appoggia a un altro grattacielo e scatabreaaaaaang! Tutti giù a domino. E piangi, piangi, bambino del romanzo di J. S. Foer. Che la mamma ti compera un tamburino.
Quel tipo di fantasie che faceva il giovane Osama quando capì che le bionde ci stavano – e di malagrazia – solo per via dei petrodollari.
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