- tutti pazzi per BB

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50 anni senza Brecht

(non sono passati in fretta)

AVVERTENZA: paradossalmente, questa è una delle cose meno didattiche che ho scritto. Nel senso che chi non conosca Brecht (non è un reato) non troverà qui nessuna spiegazione utile. Questo è solo uno sfogo di un tale che non sa spiegarsi. Mi spiace.

Quando il mondo non ti capisce, un po' è anche colpa tua. Io sono convinto di questo.
Gran parte dell'incomprensione tra me e il mondo, in questi giorni, scaturisce da una concezione diversa dello strumento-blog: per me si tratta di un luogo dove si osservano le cose come stanno. Non è che mi metta ad attaccare adesivi o a protestare formalmente contro gli incendi alle ambasciate, perché le mie proteste formali non sono interessanti. Interessante è cercare di capire cosa porta a un incendio a un'ambasciata. Ma poi qualcuno pensa che voglio giustificare, che sono complice, che che che che. Io guardo alle cose come stanno, loro preferiscono immaginarsi le cose come dovrebbero essere. Non ci vuole molto tempo a ricostruire il pattern di questo mio modo di ragionare. È Marx, in effetti. E mi viene da chiedermi cosa sta succedendo, da quand'è che mi sono svegliato marxista? O sono sempre stato un agente della seconda internazionale in sonno? La cosa buffa è che ne ho letto veramente poco. Forse Marx per me è quel tipo di "cultura" che non si legge ma si respira, quella che meno cose sai più ti ci attacchi: come la Bibbia per i cristiani o Tocqueville per i neoconi.

Aspetta. Forse è Brecht. Io ho letto molto Brecht. Parecchio tempo fa (non ho neanche più i libri in casa).

L'altra sera ero a questo spettacolo, di Lisa Severo (amica) e Rocco Casino Papia, e mi stavo divertendo, ma mentre mi divertivo, pensavo (non ci posso fare niente): possibile che il giovane Brecht sia davvero questo simpatico giovinastro sesso-sigaro-e-chitarra? Andare a ripescare il Brecht giovane, non è un modo di addomesticarlo?
Probabilmente sì, ma non è che ci siano molte altre opzioni per parlare di Brecht oggi. Prima che l'anniversario entri nel vivo – e che tutti si mettano a parlare dell'eredità del grande drammaturgo – io qua vorrei sostenere senz'alcuna serietà un'idea antipatica e (spero) soltanto mia: non esiste nessuna eredità. Noi non riusciamo neanche a capirlo, Brecht. È un uomo di un'altra epoca, infinitamente più antico dei suoi contemporanei. È un pezzo di Storia a sé: il Novecento funzionerebbe benissimo anche cancellandolo; sarebbe un secolo più povero, ma non s'indovinerebbero i rami tagliati. È uno che non c'entra niente, né con quello che veniva prima, né con quello che è seguito dopo. (Con un sforzo senz'altro maggiore, forse si potrebbe ritagliare dal '900 anche l'Unione Sovietica).
Ogni volta che tentiamo di accostarci a Brecht, prendiamo cantonate. Gran parte delle nostre associazioni di idee (Strehler, Milva, Louis Armstrong, Jim Morrison…) sono semplicemente assurde. Pensiamo all'Opera da tre soldi e ci dimentichiamo quanto Brecht la odiasse. Facciamo finta che sia espressionismo – una delle famose avanguardie storiche – quella un po' più teutone, un po' più grottesca, con le voci in falsetto – e fraintendiamo tutto quanto. Non è del tutto colpa nostra.

Non riesco a spiegarmi che per metafore – necessariamente fuorvianti. Per esempio: Brecht è un sistema operativo per un tipo di computer che nessuno sa più progettare. Brecht è un Mac in un pianeta di PC, o viceversa (forse è meglio viceversa). Brecht è l'antimateria, che schizza via dal nostro universo repellente. Brecht è il Minitel francese, un'innovazione rifiutata dal successivo sviluppo tecnologico. Brecht è il motore a idrogeno; perché funzionasse bisognerebbe rivedere la civiltà dalle fondamenta, forse non vale la pena. Brecht è Brecht, sarei tentato di concludere. Per capirlo dobbiamo continuamente rifarci a cosa pensava lui di sé stesso – non è un buon segno. Persino Benjamin lo fraintendeva (e sicuramente noi fraintendiamo Benjamin).

E dire che sembra l'autore più semplice del mondo. Cosa c'è di più lineare di Vita di Galileo? Scienza è bene e Chiesa è male, o no? Madre Coraggio? La guerra è brutta. Arturo Ui? Hitler è un gangster. Tutto qui? Sembra di stare a scuola. E infatti è lì che lo abbiamo conosciuto, sui libri di testo (comunisti!). Del resto anche la scuola è una scheggia di mondo in fuga libera. Educare i giovani, che ingenuità, nell'era dell'intrattenimento. Cosa c'è di più anti-attuale di un autore didattico? Certa sua poesia sembra guardarci da un promontorio di secoli; Libro del Siracide, Libro dei Proverbi, Poesie di Bertolt Brecht.
(A proposito, l'autore italiano più brechtiano secondo me è Calvino, un altro che si scriveva le introduzioni da solo. Scriveva "libri per le scuole medie". Addirittura ha fatto un'antologia scolastica. Poi non c'è da stupirsi se crescendo lo trovano antipatico. Gli adulti vogliono libri ggiovani, che li facciano sentire ggiovani. Sesso e parolacce. Calvino scriveva per i giovani veri, quelli che hanno voglia di crescere in fretta).

Brecht è un caso a sé non perché sia difficile da capire. Proprio per l'esatto contrario. Ti spiazza per quanto è ovvio. Tu pensi al teatro, ma il teatro è semplicemente quello che la sua epoca aveva da offrirgli. Se fosse nato oggi scriverebbe per cinema, tv, internet. Ma cosa scriverebbe? È immaginabile, oggi, un cinema brechtiano? Persino la recitazione sarebbe una cosa diversa. Brecht riprenderebbe gli attori mentre si preparano ad andare in scena, salve sono Cathrine Deneuve e in questa scena faccio la vivandiera alla Guerra dei Trent'anni – la mente vacilla. Mi ricorda un po' gli ultimi due film di Von Trier, ma forse nemmeno lui c'entra con Brecht.
Prima di scegliere la Germania Est, Brecht girò parecchio. Visse in California, ma non riuscì a lavorare per Hollywood. Non lo capivano e non capiva. Io naturalmente fantastico su cosa sarebbe successo, se fosse riuscito a sfondare laggiù (come il collega Weill). Di sicuro oggi i nostri canoni sarebbero diversi. Ma è un pensiero ozioso. Brecht non poteva farcela. Era una sfida epica, la sua, ma non nel senso che lui dava alla parola. Nel senso che aveva contro tutta la prassi dell'intrattenimento occidentale. È come quella scena di Goodbye Lenin (molto proiettato da noi) in cui il protagonista mostra alla madre la caduta del muro, ma in senso inverso: gli occidentali fanno la fila per entrare in Germania Est a comprare i cetriolini della Sprea e il surrogato di caffè della DDR. Ecco, pensare a Brecht oggi richiede il medesimo, titanico, sforzo d'immaginazione

In un libro del mio Professore (che incautamente ho prestato a qualcuno), c'è un capitolo titolato "Che fare dopo Brecht?" Mi ha sempre fatto impazzire. Quanto comunismo in appena quattro parole. Che fare dopo Brecht? Ce lo siamo sempre chiesto in pochi.
Qualche mese fa il mio Professore è andato in pensione. Al pranzo di addio ho conosciuto un altro suo discepolo, un poeta, che mi ha detto di adorare la poesia di Ardengo Soffici. La cosa avrebbe lasciato indifferenti i più, ma io mi sono laureato (tra gli altri) anche su Soffici. Non perché lo adorassi, ma perché lo detestavo, lo consideravo l'inventore del fascismo in letteratura, un profeta dello squadrismo quando ancora Mussolini era un pacifista senza se e senza ma; insomma, per me era l'archetipo del letterato stronzo del Novecento, e consideravo una missione morale laurearmi su quella gente.
A un certo punto del pranzo il professore ha detto: ma io come faccio ad avere avuto due studenti così diversi? Parlava di lui e di me. Uno opposto all'altro.
Io adesso sono qui. Il mio opposto è al Grande Fratello. Essendo il mio opposto, mi sta molto simpatico. E mi pare che se la stia cavando. In ogni caso, lui ha trovato la sua risposta: che fare dopo Brecht? Il Grande Fratello. C'è poco da scherzare: non escludo che abbia ragione lui. In ogni caso, a me tocca fare l'opposto, e cioè?
Prendiamo quello che sto facendo adesso. Un blog. Come si fa a brechtizzare un blog? Io a volte ci ho provato. Ma forse non ho capito niente. In ogni caso ringrazio Georg, che ha rimesso in giro quella che definisce "una delle dichiarazioni di poetica meno fortunate della storia della letteratura probabilmente". Ecco. Io provo a ripartire da lì. Forse sono sempre stato lì. In ogni caso, riparto. La forma epica del blog. Vediamo.


Forma drammatica del blog


Forma epica del blog

attiva
narrativa
involge il pubblico in un'azione scenica
fa dello spettatore un osservatore
ne esaurisce l'attività
però ne stimola l'attività
gli consente dei sentimenti
lo costringe a decisioni
delle emozioni
a una visione generale
lo spettatore viene immesso in qualcosa
lo spettatore viene posto di fronte a qualcosa
suggestioni
argomenti
le sensazioni vengono conservate
le sensazioni vengono spinte fino alla consapevolezza
lo spettatore sta nel bel mezzo, partecipa
lo spettatore sta di fronte, studia
l'uomo si presuppone noto
l'uomo è oggetto di indagine
l'uomo immutabile
l'uomo mutabile e modificatore
tensione riguardo all'esito
tensione riguardo all'andamento
una scena serve l'altra
ogni scena sta per sé
corso lineare degli accadimenti
a curve
natura non facit saltus
facit saltus
l'uomo come dato fisso
l'uomo come processo
ciò che l'uomo dovrebbe fare
ciò che l'uomo deve fare
il pensiero determina l'esistenza
l'esistenza sociale determina il pensiero
sentimento
ratio
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