- il fumo non previene l'alzheimer
28-11-2006, 02:46blog, fumo, giornalistiPermalink
Ma voi lo sapevate che chi fuma ha meno probabilità di ammalarsi di alzheimer? No? Non lo sapevate? Meglio così. Perché non è vero. Il fumo non previene l’alzheimer.
Però c’è gente che ne è convinta. E non sono mica pochi, eh. Parecchi tra loro - non sorprendentemente - fumano.
Io l’ho scoperto la settimana scorsa, curiosando tra i commenti di Macchianera. Macchianera è il secondo blog in Italia per popolarità, secondo alcune classifica (il primo è Beppegrillo.it, ovviamente). Naturalmente questo non significa che un commento di Macchianera sia in qualche modo autorevole, anzi. Però è ben indicizzato.
Si parlava di anoressia (cosa c’entra? Nulla) e a un certo punto qualcuno ha tirato fuori questa storia. Io non l’avevo mai sentita, e l’ho trovata abbastanza inverosimile. All’inizio temevo che si trattasse di un’estrapolazione viziata di dati statistici: è chiaro che molti tabagisti non fanno in tempo ad ammalarsi di Alzheimer perché muoiono prima di altri malanni. Ci stavo anche scherzando sopra. È come sostenere che la Jihad islamica previene l’AIDS perché nessun kamikaze islamico è mai morto di AIDS.
Ma mi hanno obiettato che invece si trattava di un fatto noto, acquisito, comprovato da una serie di ricerche mediche. Hanno iniziato a citarmi testate di riviste anglosassoni di medicina. Naturalmente io non potevo leggermele. E continuavo a non fidarmi.
Allora ho fatto una cosa banale banale: una ricerca su Google. Che non è la Bibbia, come tutti sanno. È solo google. Digito: Alzheimer smoking. I primi tre risultati spiegano che il fumo non previene l’alzheimer. Il secondo riporta un’agenzia Reuters che parla di una ricerca condotta da un’università della California. Il terzo è un pezzo della BBC (che non è la Bibbia; però è la BBC) che riporta i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Rotterdam nel 1998. Mi sembrava materiale recente e affidabile, per cui non ho perso tempo e ho scritto un pezzo sulla home di Macchianera. Ho scritto che non era vero che il fumo previene l’alzheimer, che si trattava di una stronzata. Apriti cielo.
Si sono offesi in parecchi. Per prima la persona che aveva pronunciato la “stronzata”. Io in realtà non intendevo tirarla in ballo. Mi premeva soltanto affermare con chiarezza, su Macchianera, che l’idea che il fumo prevenga l’alzheimer è una stronzata. La luna era assai più importante del dito. Sono stato senza dubbio brusco e probabilmente arrogante. Perché l’ho fatto?
Perché il fumo è una cosa seria, e il morbo di Alzheimer è una malattia orribile. Ma anche perché Macchianera è un blog molto popolare e molto indicizzato, e i commenti di un blog molto popolare sono il sottobosco ideale per le leggende urbane.
Vi ricordate la faccenda dell’olio di colza, l’anno scorso? Nacque proprio in un ambiente del genere. Un tale divulgò nei commenti di Beppe Grillo una sconcertante rivelazione: l’olio di colza poteva sostituire il gasolio nei motori diesel. Ne parla più nessuno? No, perché anche quella era una sostanziale stronzata. Il motore parte, ma i danni collaterali per il motore sono troppi. Però la notizia era sul sito di Beppe Grillo (molti credettero che fosse proprio di Beppe Grillo): tanta gente la credette degna di fede e si avvelenò il motore convintissima di risparmiare denaro e idrocarburi.
Ora immaginatevi qualcuno, magari un fumatore, che sente dire in un bar (o in una chat, od ovunque) che il “fumo previene l’alzheimer”. Magari vuol saperne di più. Fa una ricerca su google e trova… Macchianera. È un sito molto popolare. È esagerato, da parte mia, immaginare che qualcuno possa leggere un commento apparentemente innocuo e fidarsi? No, credo di no. I vizi sono insidiosi, lo sappiamo tutti. Siamo tutti perennemente in cerca di scuse per cedere. Un fumatore che scopre, su un sito ben frequentato, che il suo vizio può aiutarlo a non ammalarsi di alzheimer, avrà un motivo in più per non smettere. Salvo che in questo modo, secondo le conclusioni dei ricercatori di Rotterdam, potrebbe avere il doppio di possibilità di ammalarsi del morbo di Alzheimer.
La discussione è proseguita con toni molto accesi. Troppo. Alcuni, tra cui Filippo Facci (che agli eccessi della cosiddetta “crociata anti-fumo” ha dedicato un libro) hanno replicato citando fior di ricerche che secondo loro proverebbero il contrario. In realtà, per quanto ho potuto vedere, esse al massimo provano che l’assunzione di nicotina potrebbe prevenire l’alzheimer. Ma parlare di effetti positivi della nicotina non equivale a parlare di effetti positivi del fumo.
Sono stato accusato di non avere competenza medica (da persone che ne sono altrettanto prive). Infatti non ce l’ho, la competenza. Non l’ho nemmeno millantata. Ho attinto a fonti di divulgazione, con lo strumento più elementare del mondo: google. Con la convinzione che se davvero fumare prevenisse l’alzheimer, i divulgatori scientifici di mezzo mondo non si farebbero sfuggire la notizia. Pensare al contrario mi sembra un po’ troppo complottistico. Devo dire che comunque le poche persone che si sono qualificate come competenti hanno detto sostanzialmente la stessa cosa che ho detto io (sotto pseudonimo, però).
C'è chi ha insistito sul fatto che 'su Internet c'è tutto e il contrario di tutto', e persino le ricerche scientifiche direbbero 'tutto e il contrario di tutto'. E se anche fosse? Questo, come minimo, significherebbe che sull'idea del fumo anti-alzheimer non c'è consenso scientifico. E se il consenso non c'è, mi pare giusto ricorrere al principio di precauzione: nel dubbio non fumare.
C’è tuttora chi persiste a equivocare (non necessariamente in buona fede) tra nicotina e fumo. Io non trovo giusto mantenere un atteggiamento così ambiguo su Internet, e in particolare su un sito così ben indicizzato come Macchianera (in questo momento l’XML dei commenti di Macchianera è il terzo risultato su Google Italia per Alzheimer fumo). A un certo punto, di fronte a certi distinguo particolarmente sottili, ho scritto che “Internet è per scemi”. Non è una battuta.
Avete presente la collana “for dummies” (=”per scemi”)? In Italia ho visto soltanto i manuali di informatica. Negli USA invece impazzano manuali for dummies di ogni tipo. Vanno molto forte quelli di medicina e farmacologia, per ovvi motivi. La gente non vuole pagare i dottori e si cura da solo con un manuale “per scemi”.
Ora, Internet, con tutta la più buona volontà, è esattamente la stessa cosa: un enorme manuale “per scemi”. Per quanto voi possiate essere persone di giudizio, se volete veramente approfondire un problema in tutte le sfaccettature, studiate altrove. Se invece venite qui, state cercando risposte facili e sicure. E avete il diritto di averle. Per cui la domanda deve essere posta in modo chiaro e semplice: il fumo previene l’alzheimer, sì o no?
Io dico di no. In attesa (va da sé) che qualcuno mi dimostri il contrario.
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- perbenisti di tutto il mondo, unitevi
12-01-2006, 19:37avercela con D'Alema, DS, fumo, indymedia, multinazionali maledettePermalink
Ma avete fatto bene a dirlo, che siete un Partito di Gente Perbene. Perché è giusto che la gente lo sappia.
Che non si giudica un partito da un'OPA irregolare dettata al telefono. Un partito lo giudichi dal carisma, dall'altruismo, dalla fantasia.
Prendi D'Alema, per esempio. Lui, i suoi finanziamenti li raccoglie fuori dal partito. I politici perbene le cose le fanno così. Può contare sulla Fondazione Italianieuropei, da lui presieduta, credo, sin dalla sua creazione (nel 1998; Giuliano Amato è il Presidente del Comitato Scientifico).
La Fondazione Italianieuropei è "un luogo di incontro tra le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano, per contribuire alla vita politica con soluzioni di governo adeguate al nuovo scenario mondiale attraversato da potenti correnti di innovazione di cui l’Italia è stabilmente partecipe". Non vi sembra un progetto Perbene?
Ma, naturalmente, per fornire un luogo d'incontro alle diverse tradizioni culturali del riformismo italiano, servono delle strutture. Sale riunioni capienti da noleggiare – e il catering, non scordiamoci del catering! perché forse nulla accomuna le diverse tradizioni culturali del riformismo italiano come quel certo languorino allo stomaco che ti assale dopo un paio d'ore di convegno sulle privatizzazioni.
In breve, servono danari. Come dappertutto.
Ma non c'è problema, gli Italianieuropei sono gente Perbene, che si fa finanziare alla luce del sole. La lista dei Soci benemeriti è pubblicata sul sito. Un po' in piccolo, è vero, in grigio su sfondo bianco, ma c'è.
Tra i Soci benemeriti della Fondazione figurano esponenti del mondo imprenditoriale come, tra gli altri, Guidalberto Guidi, Gianni Agnelli, Francesco Micheli, Vittorio Merloni, Claudio Cavazza, Carlo De Benedetti, Gianfranco Dioguardi e Paolo Marzotto insieme ad aziende quali Pirelli, Gruppo Marchini, Philip Morris, Glaxo Wellcome, Pharmacia & UpJohn, Lega delle Cooperative, ABB ed Ericcson.La pagina spiega anche cosa significa essere Soci benemeriti. Significa scucire per gli ItalianiEuropei, almeno cinquanta milioni di vecchie lire. Che per la Lega delle Coop o per Philip Morris sono ben poca cosa, intendiamoci. Ma anche con queste poche cose si può fare tanto, per il riformismo italiano.
Vi chiederete: come mai di questa storia non se ne parla? Ma perché tutto questo è assolutamente legale, trasparente e alla luce del sole. In un mondo di torbidi contatti tra Economia e Potere, possiamo dire che D'Alema ci mostra la via per entrare nel Terzo Millennio: fundraising puro, all'americana. In confronto Berlusconi ci fa una figura anni '60: il tycoon prestato alla finanza… roba da Kennedy, da Rockfeller. Pussa via.
Gli unici che si siano mai preoccupati di questa storia sono quegli svitati di Indymedia. Tre anni fa. A quei tempi scoppiò uno scandalo su un colosso farmaceutico che corruppe 3000 medici solo in Italia. Ve ne ricordate? No. Nessuno se ne ricorda. Strano. Beh, lo stesso colosso farmaceutico finanziava già da allora gli ItalianiEuropei. Qualcuno lo scrisse su Indymedia. Io andai a vedere e ci scrissi un pezzo. Poi, più nulla. Lo ammetto, ogni tanto andavo a controllare. Mi aspettavo che D'Alema o chi per lui togliesse dalla pagina dei Soci Benemeriti il nome del Colosso farmaceutico in questione. E mi sbagliavo. Perché D'Alema è una persona perbene, che non abbandona i suoi Soci Benemeriti nelle difficoltà.
Come quel colosso del tabacco, anche lui con tante grane legali in tutto il mondo… È curioso, ma ora che ci penso, il governo che ha inasprito sensibilmente la legislazione antifumo in Italia non è stato quello presieduto da D'Alema. È stato un altro. Per avere una legislazione antifumo che l'Europa ci ammira, abbiamo dovuto aspettare che D'Alema (e Amato) si schiodassero da Palazzo Chigi. Magari è solo una coincidenza – figurati se un colosso del tabacco non finanzia in parti uguali tutti i contendenti, in America si fa così – e poi, andiamo: D'Alema è una persona Perbene. E le persone Perbene, queste cose, non le fanno. Non le pensano. Già pensarle, significa non essere più tanto Perbene.
E poi se la prendono perché c'ha la barca – è una cosa che mi fa incazzare. Che provinciali, Dio. Finalmente abbiamo un politico che sa fare fundraising, che prende soldi puliti da Glaxo, Philip Morris, Pharmacia & UpJohn, Legacoop, Ericcson… ma voi ve la prendete perché c'ha la barca. Giurassici, siete. E per niente Perbene.
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12-02-2004, 01:05fumoPermalink
Ti dispiace se...
Tu sei una persona normale, ma i tuoi amici puzzano. È sempre stato così, e nessuno può farci niente.
Il primo, te lo ricordi, fu il tuo compagno di cortile. Ti stava dicendo qualcosa, cent’anni fa, e arricciasti il naso.
“Tu puzzi”.
“Che cosa?”
“Stai puzzando, ti dico”.
“E chennesai”.
“Lo sento”.
“E allora?”
E allora niente. Tanto già lo sapevi, era già tutto scritto. Un giorno sei un bambino, il giorno dopo puzzi, e fin che campi puzzerai: come tuo padre, come tua madre, e ora lui. Il tuo migliore amico.
Anche a scuola non ci metti molto a passare in minoranza. Lentamente, inesorabilmente, tutti i tuoi amici cominciano a puzzare. È un fenomeno ben noto, e sui libri sono descritte tutte le cause: ribellione, emulazione, dipendenza, marketing. Ma un conto è studiarlo, un conto è quando a sedici anni la cosa ti succede sotto il naso.
Tu tieni duro. Impari a far finta di niente. Non puoi mica prendertela perché i tuoi amici puzzano. Non puoi mica lamentarti che una ragazza puzza. Non esiste. Ti devi adattare.
Finché un giorno, in teoria, non dovrebbe capitare a te. Perché, scusa, tu non puzzi ancora? Non hai ancora cominciato a puzzare? Ma quand’è che cominci a puzzare? Dai, dai, non puoi dirlo finché non puzzi anche tu.
Ma tu non ce la fai. Ci saranno motivi anche per questo, sui libri: scarso senso di ribellione? Scarso senso di emulazione? Il marketing non fa presa? Non sarà un modo per rifiutare di crescere? Sarà così. A sedici anni ti chiedono di soffocare il bambino che ti è rimasto dentro. Se ce la fai, complimenti, benvenuto nel club degli adulti.
Ma se non ce la fai, preparati a sopportare per il resto della vita. Quando tutti si divertiranno, tu soffocherai. La prima ragazza che bacerai saprà di muffa. Al mattino, quando torni da una festa o da una riunione, sentirai quel tanfo nei vestiti, nei capelli, fin sotto la pelle. E sei tu che hai un problema, non loro. Loro sono abituati a fare così, non si sentono. Hanno perso l’odorato.
Il peggio sono i divieti. Li fanno andare in bestia, e quando sono in bestia puzzano ancora di più. Tu col tempo hai capito che ognuno cerca di puzzare più degli altri, per coprire l’odore degli altri. Ma tu senti l’odore di tutti e lo porti in giro. Finisce che la gente ti prende per uno di loro, e non è quello che volevi? come l’Eli quando sei andato ad abitare da lei:
“Così almeno in casa siamo in tre che puzzano…”
“Io non puzzo”.
“Come non puzzi”.
“Mai puzzato in vita mia”.
“Ma… mi era sembrato di averti visto…”
“Impossibile guarda”.
“…io m’immaginavo te davanti al computer, di notte, che scrive e che…”
“mi gratto la testa”.
Tu non sei un santo. Ti gratti la testa, bevi, scarichi mp3, e un paio di volte hai sorpassato in curva. Tutto questo non è meno immorale di puzzare. Ma tu non vuoi fare la morale a nessuno: vorresti solo scavare un bunker a un chilometro dal suolo, chiuderti dentro e urlare la cosa che ti hanno chiesto per tutta la vita e che per tutta la vita, pazientemente, ti sei rifiutato di rispondere: sì. Sì, mi dispiace se puzzi. Sì, non dovresti permetterti di puzzarmi sotto il naso. Non dovresti neanche sognare di chiedermelo. Non m’interessa se lo fai perché sei indipendente, o dipendente, per darti un contegno, o perché sotto sotto ti odi e vuoi farla finita con te al più presto. Non ti dico che fai male. Ti dico che puzzi. Mi dai fastidio. Mi ricordi la muffa. Mi ricordi la morte. E ora che lo sai, prego, fa’ pure.
Io sono una persona normale, e non voglio proibire niente a nessuno. Ma non ho mai fumato in vita mia. Non sopporto l’odore. Mi dispiace.

Tu sei una persona normale, ma i tuoi amici puzzano. È sempre stato così, e nessuno può farci niente.
Il primo, te lo ricordi, fu il tuo compagno di cortile. Ti stava dicendo qualcosa, cent’anni fa, e arricciasti il naso.
“Tu puzzi”.
“Che cosa?”
“Stai puzzando, ti dico”.
“E chennesai”.
“Lo sento”.
“E allora?”
E allora niente. Tanto già lo sapevi, era già tutto scritto. Un giorno sei un bambino, il giorno dopo puzzi, e fin che campi puzzerai: come tuo padre, come tua madre, e ora lui. Il tuo migliore amico.
Anche a scuola non ci metti molto a passare in minoranza. Lentamente, inesorabilmente, tutti i tuoi amici cominciano a puzzare. È un fenomeno ben noto, e sui libri sono descritte tutte le cause: ribellione, emulazione, dipendenza, marketing. Ma un conto è studiarlo, un conto è quando a sedici anni la cosa ti succede sotto il naso.
Tu tieni duro. Impari a far finta di niente. Non puoi mica prendertela perché i tuoi amici puzzano. Non puoi mica lamentarti che una ragazza puzza. Non esiste. Ti devi adattare.
Finché un giorno, in teoria, non dovrebbe capitare a te. Perché, scusa, tu non puzzi ancora? Non hai ancora cominciato a puzzare? Ma quand’è che cominci a puzzare? Dai, dai, non puoi dirlo finché non puzzi anche tu.
Ma tu non ce la fai. Ci saranno motivi anche per questo, sui libri: scarso senso di ribellione? Scarso senso di emulazione? Il marketing non fa presa? Non sarà un modo per rifiutare di crescere? Sarà così. A sedici anni ti chiedono di soffocare il bambino che ti è rimasto dentro. Se ce la fai, complimenti, benvenuto nel club degli adulti.
Ma se non ce la fai, preparati a sopportare per il resto della vita. Quando tutti si divertiranno, tu soffocherai. La prima ragazza che bacerai saprà di muffa. Al mattino, quando torni da una festa o da una riunione, sentirai quel tanfo nei vestiti, nei capelli, fin sotto la pelle. E sei tu che hai un problema, non loro. Loro sono abituati a fare così, non si sentono. Hanno perso l’odorato.
Il peggio sono i divieti. Li fanno andare in bestia, e quando sono in bestia puzzano ancora di più. Tu col tempo hai capito che ognuno cerca di puzzare più degli altri, per coprire l’odore degli altri. Ma tu senti l’odore di tutti e lo porti in giro. Finisce che la gente ti prende per uno di loro, e non è quello che volevi? come l’Eli quando sei andato ad abitare da lei:
“Così almeno in casa siamo in tre che puzzano…”
“Io non puzzo”.
“Come non puzzi”.
“Mai puzzato in vita mia”.
“Ma… mi era sembrato di averti visto…”
“Impossibile guarda”.
“…io m’immaginavo te davanti al computer, di notte, che scrive e che…”
“mi gratto la testa”.
Tu non sei un santo. Ti gratti la testa, bevi, scarichi mp3, e un paio di volte hai sorpassato in curva. Tutto questo non è meno immorale di puzzare. Ma tu non vuoi fare la morale a nessuno: vorresti solo scavare un bunker a un chilometro dal suolo, chiuderti dentro e urlare la cosa che ti hanno chiesto per tutta la vita e che per tutta la vita, pazientemente, ti sei rifiutato di rispondere: sì. Sì, mi dispiace se puzzi. Sì, non dovresti permetterti di puzzarmi sotto il naso. Non dovresti neanche sognare di chiedermelo. Non m’interessa se lo fai perché sei indipendente, o dipendente, per darti un contegno, o perché sotto sotto ti odi e vuoi farla finita con te al più presto. Non ti dico che fai male. Ti dico che puzzi. Mi dai fastidio. Mi ricordi la muffa. Mi ricordi la morte. E ora che lo sai, prego, fa’ pure.
Io sono una persona normale, e non voglio proibire niente a nessuno. Ma non ho mai fumato in vita mia. Non sopporto l’odore. Mi dispiace.
27-02-2003, 03:17avercela con D'Alema, DS, fumo, indymedia, multinazionali maledettePermalink
Chi vi paga per darci lezioni?
Un pezzo fazioso
Ricopio da un vecchio pezzo di Rolli:
Conviene demonizzare Berlusconi?
Uno studio pubblicato sulla rivista Italianieuropei, guidata da Massimo D'Alema e Giuliano Amato, rileva come se da una parte la demonizzazione ha contenuto la sconfitta dell'Ulivo, dall'altra ha avuto l'effetto di far calare la fiducia non solo in Berlusconi ma anche nei leader della sinistra, determinando un allontanamento dal voto o il rifugio in partiti minori...
Ma chi ha i soldi per fare politica, in Italia? A parte Berlusconi, naturalmente.
Diamo per scontato che il sistema italiano stia scivolando verso il modello americano: campagne elettorali sempre più costose, candidati sempre più ricattabili dai loro finanziatori. In Italia però ci sono vistose anomalie: se da una parte c’è l’uomo più ricco d’Italia, dall’altra c’è un partito (i DS) che è in bancarotta cronica da più di dieci anni. In teoria i giochi dovrebbero essere fatti in partenza…
…ma in pratica non è così, perché la stessa ambizione di Berlusconi a diventare padrone di mezza Italia (la mezza che non possiede già) è destinata a generare una spinta uguale in senso contrario. In Italia c’è fior di finanziatori interessati a investire sull’opposizione; ma la novità è che i soldi non passano più attraverso il Partito, per vari motivi (anche perché la legislazione post – Mani Pulite ha reso più difficile certi giochini).
Così, mentre noi continuiamo a lamentare la crisi d’identità del Partito, la crisi di leadership del Partito, ecc., non ci accorgiamo che al Partito manca qualcosa di ben più concreto: i soldi. Non ci sono soldi per fare le campagne (proprio nel momento in cui Berlusconi alza la posta e si mette a girare l’Italia in nave), non ci sono soldi per fare informazione (e così l’Unità chiude, per risorgere come quotidiano indipendente e tutt’altro che in linea con la dirigenza del partito). Negli ultimi anni i DS si sono ridotti a cedere le loro proprietà (uffici, terreni per i festival, ecc.) per trasferirsi in locali presi in affitto: cosa che io o voi faremmo soltanto se fossimo con l’acqua alla gola.
Eppure ci sono esponenti DS che fanno politica, anzi, che si sentono già in campagna elettorale, e che stanno già affrontando le spese del caso: i sondaggi, i comizi (che adesso si chiamano “incontri”), eccetera. Ma non li finanzia il Partito, il Partito è una struttura pesante, superata. E allora chi?
Un ruolo importante lo hanno quelle misteriose strutture che si chiamano Fondazioni, e che da che mondo è mondo svolgono un ruolo di cuscinetto tra la politica, la finanza e… qualsiasi altra cosa. Spesso sono pensioni di lusso per ex dirigenti di successo. La tensione che nell’ultimo anno ha lacerato i DS, potremmo anche descriverla come la lotta sotterranea tra la Fondazione Di Vittorio e la Fondazione Italianieuropei. La prima è il dopolavoro del chimico Sergio Cofferati; la seconda è l’invenzione di D’Alema e Amato.
Prendiamo l’esempio citato all’inizio (ne ha parlato anche il Foglio): una ricerca statistica di buon livello e, presumo, di un certo costo, che fornisce un fondamento scientifico alla linea politica di D’Alema. Chi l’ha pagata? Certo non il Partito, che già fatica a sbarcare il mese (e di cui D’Alema dovrebbe essere il Presidente super partes, ma lasciamo perdere). Evidentemente l’ha pagata la Fondazione Italianieuropei, che problemi d’affitto non ne ha. E chi finanzia la Fondazione Italianieuropei?
Ecco qui:
I donatori che indirizzano il proprio contributo al patrimonio costitutivo per una somma una tantum pari o superiore a cinquanta milioni di lire divengono Soci benemeriti e partecipano in queste veste alle attività pubbliche e sociali della Fondazione. L’assemblea dei Soci benemeriti nomina tra i propri membri tre Consiglieri di Amministrazione della Fondazione.
Tra i Soci benemeriti della Fondazione figurano esponenti del mondo imprenditoriale come, tra gli altri, Guidalberto Guidi, Gianni Agnelli, Francesco Micheli, Vittorio Merloni, Claudio Cavazza, Carlo De Benedetti, Gianfranco Dioguardi e Paolo Marzotto insieme ad aziende quali Pirelli, Gruppo Marchini, Philip Morris, Glaxo Wellcome, Pharmacia & UpJohn, Lega delle Cooperative, ABB ed Ericcson.
Se ne potrebbe dire tanto, veramente tanto, su questi soci benemeriti. Prendiamone uno a caso, che so, la Glaxo Wellcome. Dove ho già sentito parlare di Glaxo Wellcome? Ah, ecco, la Glaxo Wellcome. Beh, non credo che aggiungerò altro sulla Glaxo Wellcome, solo a pronunciarne il nome (Glaxo Wellcome) sento odore di querela. Lasciamo perdere.
Prendiamo allora… la Philip Morris. Beh, non credo che ci sia bisogno di spiegare cos’è la Philip Morris. Direi anzi che tutti conoscano bene la Philip Morris, le sue battaglie, i suoi valori, le sue idee. E questo è tutto anche sulla Philip Morris.
Sì, mi rendo conto, il mio moralismo è d'accatto e d'annata. In realtà per fare politica servono i sondaggi, e per ordinare i sondaggi ci vogliono soldi. Se D’Alema ritiene di poterli chiedere alle multinazionali, è libero di farlo. E tra prendere soldi dalle multinazionali ed essere al soldo delle multinazionali c’è una certa differenza, che io non saprei misurare in centimetri, ma c’è.
Quello che veramente mi stupisce è la franchezza. I casi sono due: o gli Italianieuropei sottovalutano internet e pensano che tanto su questa pagina non ci vada nessuno (e neanch’io ci sarei andato, senza Indymedia), oppure trovano che non ci sia nulla di male, per i rappresentanti di un partito europeo di centrosinistra, nel dichiarare quanti soldi prendono dalle multinazionali, anche quando le multinazionali vengono coinvolte in illeciti eclatanti. In entrambi i casi, io resto di stucco. E voi? Perché magari è un problema solo mio.
Comunque, in attesa che uno studio scientifico mi dimostri che sbaglio, io smetterò di demonizzare Berlusconi e comincerò a demonizzare direttamente D’Alema.
E ora mi aspetto che qualcuno dell’opposta fazione mi porti le prove che la fondazione Di Vittorio è finanziata dalla Corea del Nord, da Al Qaeda, dai Sette Savi di Sion, dalla Spectre. Per stasera il mio fazioso dovere l’ho fatto, alla prossima

Un pezzo fazioso
Ricopio da un vecchio pezzo di Rolli:
Conviene demonizzare Berlusconi?
Uno studio pubblicato sulla rivista Italianieuropei, guidata da Massimo D'Alema e Giuliano Amato, rileva come se da una parte la demonizzazione ha contenuto la sconfitta dell'Ulivo, dall'altra ha avuto l'effetto di far calare la fiducia non solo in Berlusconi ma anche nei leader della sinistra, determinando un allontanamento dal voto o il rifugio in partiti minori...
Ma chi ha i soldi per fare politica, in Italia? A parte Berlusconi, naturalmente.
Diamo per scontato che il sistema italiano stia scivolando verso il modello americano: campagne elettorali sempre più costose, candidati sempre più ricattabili dai loro finanziatori. In Italia però ci sono vistose anomalie: se da una parte c’è l’uomo più ricco d’Italia, dall’altra c’è un partito (i DS) che è in bancarotta cronica da più di dieci anni. In teoria i giochi dovrebbero essere fatti in partenza…
…ma in pratica non è così, perché la stessa ambizione di Berlusconi a diventare padrone di mezza Italia (la mezza che non possiede già) è destinata a generare una spinta uguale in senso contrario. In Italia c’è fior di finanziatori interessati a investire sull’opposizione; ma la novità è che i soldi non passano più attraverso il Partito, per vari motivi (anche perché la legislazione post – Mani Pulite ha reso più difficile certi giochini).
Così, mentre noi continuiamo a lamentare la crisi d’identità del Partito, la crisi di leadership del Partito, ecc., non ci accorgiamo che al Partito manca qualcosa di ben più concreto: i soldi. Non ci sono soldi per fare le campagne (proprio nel momento in cui Berlusconi alza la posta e si mette a girare l’Italia in nave), non ci sono soldi per fare informazione (e così l’Unità chiude, per risorgere come quotidiano indipendente e tutt’altro che in linea con la dirigenza del partito). Negli ultimi anni i DS si sono ridotti a cedere le loro proprietà (uffici, terreni per i festival, ecc.) per trasferirsi in locali presi in affitto: cosa che io o voi faremmo soltanto se fossimo con l’acqua alla gola.
Eppure ci sono esponenti DS che fanno politica, anzi, che si sentono già in campagna elettorale, e che stanno già affrontando le spese del caso: i sondaggi, i comizi (che adesso si chiamano “incontri”), eccetera. Ma non li finanzia il Partito, il Partito è una struttura pesante, superata. E allora chi?
Un ruolo importante lo hanno quelle misteriose strutture che si chiamano Fondazioni, e che da che mondo è mondo svolgono un ruolo di cuscinetto tra la politica, la finanza e… qualsiasi altra cosa. Spesso sono pensioni di lusso per ex dirigenti di successo. La tensione che nell’ultimo anno ha lacerato i DS, potremmo anche descriverla come la lotta sotterranea tra la Fondazione Di Vittorio e la Fondazione Italianieuropei. La prima è il dopolavoro del chimico Sergio Cofferati; la seconda è l’invenzione di D’Alema e Amato.
Prendiamo l’esempio citato all’inizio (ne ha parlato anche il Foglio): una ricerca statistica di buon livello e, presumo, di un certo costo, che fornisce un fondamento scientifico alla linea politica di D’Alema. Chi l’ha pagata? Certo non il Partito, che già fatica a sbarcare il mese (e di cui D’Alema dovrebbe essere il Presidente super partes, ma lasciamo perdere). Evidentemente l’ha pagata la Fondazione Italianieuropei, che problemi d’affitto non ne ha. E chi finanzia la Fondazione Italianieuropei?
Ecco qui:
I donatori che indirizzano il proprio contributo al patrimonio costitutivo per una somma una tantum pari o superiore a cinquanta milioni di lire divengono Soci benemeriti e partecipano in queste veste alle attività pubbliche e sociali della Fondazione. L’assemblea dei Soci benemeriti nomina tra i propri membri tre Consiglieri di Amministrazione della Fondazione.
Tra i Soci benemeriti della Fondazione figurano esponenti del mondo imprenditoriale come, tra gli altri, Guidalberto Guidi, Gianni Agnelli, Francesco Micheli, Vittorio Merloni, Claudio Cavazza, Carlo De Benedetti, Gianfranco Dioguardi e Paolo Marzotto insieme ad aziende quali Pirelli, Gruppo Marchini, Philip Morris, Glaxo Wellcome, Pharmacia & UpJohn, Lega delle Cooperative, ABB ed Ericcson.
Se ne potrebbe dire tanto, veramente tanto, su questi soci benemeriti. Prendiamone uno a caso, che so, la Glaxo Wellcome. Dove ho già sentito parlare di Glaxo Wellcome? Ah, ecco, la Glaxo Wellcome. Beh, non credo che aggiungerò altro sulla Glaxo Wellcome, solo a pronunciarne il nome (Glaxo Wellcome) sento odore di querela. Lasciamo perdere.
Prendiamo allora… la Philip Morris. Beh, non credo che ci sia bisogno di spiegare cos’è la Philip Morris. Direi anzi che tutti conoscano bene la Philip Morris, le sue battaglie, i suoi valori, le sue idee. E questo è tutto anche sulla Philip Morris.
Sì, mi rendo conto, il mio moralismo è d'accatto e d'annata. In realtà per fare politica servono i sondaggi, e per ordinare i sondaggi ci vogliono soldi. Se D’Alema ritiene di poterli chiedere alle multinazionali, è libero di farlo. E tra prendere soldi dalle multinazionali ed essere al soldo delle multinazionali c’è una certa differenza, che io non saprei misurare in centimetri, ma c’è.
Quello che veramente mi stupisce è la franchezza. I casi sono due: o gli Italianieuropei sottovalutano internet e pensano che tanto su questa pagina non ci vada nessuno (e neanch’io ci sarei andato, senza Indymedia), oppure trovano che non ci sia nulla di male, per i rappresentanti di un partito europeo di centrosinistra, nel dichiarare quanti soldi prendono dalle multinazionali, anche quando le multinazionali vengono coinvolte in illeciti eclatanti. In entrambi i casi, io resto di stucco. E voi? Perché magari è un problema solo mio.
Comunque, in attesa che uno studio scientifico mi dimostri che sbaglio, io smetterò di demonizzare Berlusconi e comincerò a demonizzare direttamente D’Alema.
E ora mi aspetto che qualcuno dell’opposta fazione mi porti le prove che la fondazione Di Vittorio è finanziata dalla Corea del Nord, da Al Qaeda, dai Sette Savi di Sion, dalla Spectre. Per stasera il mio fazioso dovere l’ho fatto, alla prossima