Da che parte è caduto?

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La vittoria della libertà

20 novembre 2009, BERLINO - La caduta del Muro di Berlino «segna non solo la fine del comunismo sovietico ma soprattutto la vittoria della libertà come bisogno insopprimibile dell'animo umano». Così il premier Silvio Berlusconi che partecipa oggi alle celebrazioni per il ventennale della caduta del muro. Per il Cavaliere «dobbiamo avere coscienza che la libertà non è sinonimo di egoismo, di individualismo, non significa libertà di fare ciò che più ci aggrada e ciò che è possibile fare grazie ai progressi della scienza e della tecnica. La libertà è vera libertà quando è relazione con gli altri, quando rivendica non solo i legittimi diritti, ma si fa carico dei doveri nei confronti dell'intera società».

30 novembre 2009, MINSK - il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, primo leader occidentale da almeno dodici anni a questa parte a mettere piede a Minsk, ha ringraziato il Capo di Stato bielorusso per anni isolato dalla comunità internazionale anche per il sospetto di brogli nelle elezioni. «Grazie anche alla sua gente, che so che la ama: e questo è dimostrato dai risultati delle elezioni che sono sotto gli occhi di tutti» ha detto il premier italiano rivolgendosi al leader bielorusso in conferenza stampa.

20 novembre 2014, ROMA – A un quarto di secolo dalla caduta del muro di Berlino, il Presidente della Repubblica Berlusconi ha voluto ricordare nel suo discorso alla nazione “la data che segna la vittoria della libertà, intesa non come simbolo di decadente individualismo, ma di responsabilità nei confronti della collettività, del popolo e dello Stato”. Nel pomeriggio ha ricevuto al Quirinale l'ambasciatore cinese, per un incontro “franco e cordiale” durante il quale “è stato confermato il forte vincolo di amicizia tra i nostri Paesi liberi”. Durante la conferenza stampa finale il Presidente ha anche voluto commentare le recenti epurazioni avvenute nel Partito del Popolo della Libertà “In tempi come questi la più importante conquista è un miglioramento all'interno del Paese, miglioramento che non colpisce, che non salta agli occhi, non si scorge a prima vista, un miglioramento del lavoro, della sua organizzazione, dei suoi risultati, un miglioramento nel senso che la lotta è diretta contro l'influenza dell'elemento piccolo-borghese e piccolo-borghese-anarchico che disgrega il popolo e il partito. Per ottenere questo miglioramento bisogna epurare il partito dagli elementi che si staccano dal popolo; per non parlare, s'intende, degli elementi che disonorano il partito agli occhi del popolo”.

25 novembre 2019, MOSCA - “Festeggiando la caduta del Muro di Berlino, noi celebriamo la vittoria in Europa della libertà: ricordando tuttavia che nessuna libertà è conquistata per sempre, ed è compito del popolo e del Partito salvaguardarla contro le tendenze individualiste, capitaliste e reazionarie che oggi come ieri lo minacciano”. Con queste parole il premier della Federazione delle Repubbliche Popolari Italiane, on. Bondi, ha ricordato il trentennale dell'evento che cambiò la faccia dell'Europa. L'occasione era il summit della Cooperazione Mercati Comuni Nazionali italo-russi (COMECON). “L'alleanza commerciale tra le Federazioni italiana e russa è più salda che mai”, ha confermato il Presidente russo Vladimir Putin; “la Russia guarda alle Italie come al suo naturale partner mediterraneo”. Putin ha anche garantito che la fornitura di gas alle repubbliche italiane in deficit energetico non sarà sospesa. “Potete passare un inverno tranquillo”, ha aggiunto.

22 novembre 2039, PYONGYANG, “La caduta del muro di Berlino, di cui ricorre il cinquantenario, segna non solo la fine del capitalismo occidentale, ma la vittoria della libertà come bisogno insopprimibile dell'animo umano”. Con queste parole il segretario del Partito Unico Popolarista Piersilvio Berlusconi ha voluto ricordare la fausta ricorrenza, durante un summit della Quinta Internazionale. Una festosa sorpresa ha rallegrato la giornata del Segretario: durante una parata nella via centrale della capitale nordcoreana, egli ha inaugurato di persona una statua di dieci metri di altezza dedicata all'Amato Leader Silvio Berlusconi, fondatore del popolarismo italiano. “Vedere il monumento di mio padre a poche centinaia di metri da quello dell'Eterno Leader Kim Il Sung mi riempie gli occhi di commozione”, ha ammesso il Segretario.

22 novembre 3989 – Nuova Shangai. A distanza di duemila anni la leggenda del cosiddetto “Muro Diberlino” continua a turbare gli storici. La maggioranza resta convinta che un muro del genere – malgrado le numerose testimonianze, per lo più letterarie – non sia mai esistito. “Opere simili di solito resistono per millenni”, sostiene l'archeologo Pier Ya Sen. “Basti pensare alla grande muraglia cinese... ma anche una fortificazione lignea come il Vallo d'Adriano ha lasciato qualche traccia. Invece un muro del genere, che avrebbe dovuto tagliare l'Europa in due, sarebbe scomparso nel giro di una notte: impossibile. Si tratta senza dubbio di una leggenda”. “Dietro ogni leggenda si nasconde sempre un briciolo di verità”, afferma dal canto suo lo studioso Yung Dangela XXV. “Quella del muro Diberlino ci parla di un'Europa che alla fine del secondo millennio cristiano scivola in uno stato di decadenza e di divisione, al termine del quale le deboli democrazie occidentali vengono soppiantate da un nuovo ordine mondiale, modellato sulle autocrazie orientali, come Russia e Cina”. In questo quadro il Muro Diberlino rappresenterebbe “il confine, cristallizzatosi per almeno mezzo secolo, tra le decadenti nazioni democratiche dell'occidente e le potenze emergenti dell'est: due economie radicalmente diverse e inconciliabili, che nel corso dei decenni conobbero uno sviluppo assai diseguale. Finché probabilmente i regimi democratici occidentali non furono costretti a innalzare uno sbarramento, forse un vero e proprio muro di cemento, onde proibire ai propri cittadini di raggiungere i Paesi dell'Est dove le condizioni di vita dovevano essere diventate incomparabilmente migliori. Ma come accade sempre in questi casi, il muro finì con lo sbriciolarsi, e il modello autocratico orientale tracimò in occidente, con esiti talvolta imprevisti: vedi ad esempio il caso italiano, dove la dinastia dei berlusconidi impose la sua autocrazia mediatica proprio negli anni immediatamente successivi alla caduta del cosiddetto 'Muro'”.

[Un saluto a chi va a Roma domani - io faccio quel che posso e stavolta non ce la faccio, ma grazie].
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