Guarda indietro con imbarazzo

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La mia generazione sarà tenuta prima o poi a render conto di un fatto paradossale e imbarazzante: avevamo una cosa, una cosa sola a cui tenevamo veramente, e l'abbiamo uccisa. Era la musica. Perché lo abbiamo fatto?

Sono cose di cui abbiamo discusso milioni di volte, però stavolta faccio lo sforzo di rivolgermi al futuro, un ipotetico futuro che dia per scontato che in Occidente tra il secondo dopoguerra e i '90 c'è stata un'importante fioritura artistica di questo genere che possiamo chiamare musica leggera - che si è interrotta più o meno nello stesso momento in cui la gente ha definitivamente smesso di comprare le canzoni, grazie al dilagare di tecnologie che consentivano di condividere la musica eludendo il mercato. Potrebbe anche trattarsi di una coincidenza, ma in quel futuro sono quasi sicuri che non lo sia: i soldi sono finiti più o meno quando è finita la creatività. Cosa possiamo dire a nostra discolpa?

Prima scusa: non lo sapevamo. Cioè, potevamo immaginarci che tra il mercato musicale e la creatività ci fosse qualche connessione (io me lo immaginavo almeno nel 2001, quando chiusero Napster), ma non ne eravamo proprio sicuri sicuri. Gli spagnoli non lo sapevano, che portando in Europa l'oro del Nuovo Mondo stavano facendo abbassare la quotazione del medesimo, e causando un generale aumento dei prezzi; pensavano: "ehi, il pane diventa ogni giorno più caro, che si fa? Andiamo a prendere altro oro in America, così risolviamo il problema". Forse ragionavamo così: ci lamentavamo che ogni anno ci fosse sempre meno roba buona, e intanto ne scaricavamo sempre di più. Questa scusa equivale più o meno a invocare l'insanità mentale, e quindi magari per il momento l'accantoniamo.

Seconda scusa: il sistema era tutt'altro che perfetto. Magari voi nel futuro pensate che fosse una cosa semplice: inserisci la monetina, e dall'altra parte c'è un artista che si guadagna l'autonomia per creare qualcosa di nuovo e piacevole. No. Gran parte delle monetine finivano nelle mani di chi produceva mangime industriale. Una piccola percentuale veniva effettivamente reinvestita in ricerca, e in questo modo a un certo punto il mercato riusciva ad accorgersi di artisti interessanti e a metterli a contratto, però tutto questo a noi non sembrava affatto perfetto, ed effettivamente non lo era. Cioè ma vi ricordate quanti soldi facevano i divi negli anni Ottanta? Ne facevano veramente troppi, e spesso sbroccavano. Noi di tutto il sistema vedevamo solo gli eccessi, e non ci piacevano. Non stavamo rubando musica ad artisti disperati sull'orlo del suicidio. All'inizio la stavamo rubando a scapestrati che non sapevano dove sbattere i soldi, e al loro indotto di puttane e pusher, vabbe', pazienza. C'era anche un certo moralismo nel nostro febbrile downloading. Li volevamo punire, perché guadagnavano troppo. C'era anche dell'invidia, certo, noi nel frattempo perdevamo potere d'acquisto - forse esagero, ma a me è capitato di vivere il boom di Napster e di ricevere la mia prima busta paga, orribilmente bassa, nelle stesse settimane, e mi è impossibile non collegare le due cose.

Terza scusa: voi non avete idea (voi del futuro, intendo) di cosa fosse il mondo in cui noi siamo nati e cresciuti, il Consumismo. Vi guardate le vostre clip degli anni Ottanta, tutte restaurate coi colori fluo al posto giusto, e pensate che doveva essere bellissimo consumare tutte quelle cose - ma tutte quelle maledette cose costavano, e noi dovevamo pagare, pagare sempre, sin da piccoli col PacMan, e le centolire non ci bastavano mai, noi forse ci salvammo dall'eroina perché avevamo già iniziato a ragionare da eroinomani a sette anni con le centolire per il PacMan, quando tutto quello che ci interessava veramente era un'altra manciata di centolire. E poi i vestiti, e i dischi, e i libri, e man mano si andava avanti si scoprivano sempre più mondi interessanti, ma non era come oggi: di ogni mondo ti facevano vedere soltanto uno spiraglio, un bagliore ammiccante, e se volevi entrare anche solo a fare un giro dovevi pagare. Per dire: hai notato quel mezzo vecchio video di David Bowie? Interessante, vero? Ti interessa sapere che dischi faceva dieci anni fa? Paga. Sai quanti ne ha fatti? Comincia a mettere da parte i soldi, e prega di trovarne qualcuno a metà prezzo, o uno zio che te ne presti. Magari qualcuno è brutto e non vale la spesa, ma come fare a saperlo? Da qualche parte ci dev'essere anche un libro che ti orienta. Paga. E avresti sempre dovuto pagare, e tutta la cultura che avresti ammucchiato l'avresti conteggiata in multipli di centolire.

Voi che adesso giudicate, voi potete giocare a Pacman gratis dal gabinetto di casa vostra per ore, finché non vi si marmorizza il culo - ma probabilmente Pacman smette di essere interessante nel momento in cui dal destino del mangia-fantasmini non dipende nemmeno un centolire. In pochi minuti vi potete scaricare la discografia completa di Bowie, che non ascolterete mai: chi ce l'ha il tempo e l'attenzione per una discografia completa? Poco importa, su Wiki in pochi clic potrete sapere cosa vi conviene ascoltare e cosa no. Non scoprirete mai nulla che non sappia già il più stupido contribuente alla pagina wiki su Bowie, ma probabilmente il concetto di scoperta personale vi è alieno tanto quanto l'arcana iscrizione INSERT COIN.

Ecco, voi non potete capire che importanza avesse in quegli anni condividere, registrare, duplicare, masterizzare, prestare, non restituire, e poi finalmente scaricare. Era la lotta al Consumismo. Era la resistenza umana. Era l'unico modo per imparare qualcosa in più, perché il mondo era già vastissimo e complicatissimo, e le centolire per accumulare conoscenza non sarebbero bastate mai.

Quarta scusa: eravamo tirchi. Io, almeno, tirchissimo: non per inclinazione, ma per ideologia. Questa magari ve la racconto un'altra volta.
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