Dall'Uomo Fico ci guardi Iddio
06-05-2011, 02:52Bush, dietrology, Obama, terrorismoPermalinkCome alcuni affezionati lettori già sanno, la redazione di Leonardo è in comunicazione con un universo parallelo al nostro, praticamente identico, con alcune trascurabili differenze: ad esempio, in quell'universo i mammut non si sono ancora estinti. Un'altra differenza curiosa è che Bin Laden è stato ucciso diversi anni fa, durante la Presidenza Bush, anche se le circostanze dell'episodio sono in verità molto controverse. Riportiamo qui alcuni stralci della conferenza stampa:
Da' retta a un cretino
“...Noi sapevamo, e una fonte autorevole ce lo aveva confermato, che Osama non si sarebbe mai allontanato dal suo mammut di famiglia, che lo seguiva in tutti i suoi spostamenti. Sapevamo anchesì che il bestione era molto anziano, e che aveva bisogno di un trattamento di dialisi. Localizzare un pachiderma dializzato non è stato poi così difficile, in Pakistan non sono molte le istituzioni ospedaliere, pardon, veterinarie in grado di offrire un servizio di questo tipo, e così... per farla breve, questo è il modo in cui lo abbiamo localizzato. E io avrei finito. Se ora voi della stampa volete farmi qualche risposta...”
“Intende 'domanda', Presidente?”
“Sì, quelle cose lì”.
“Presidente, mi pare che la versione che avete dato oggi presenti diverse contraddizioni rispetto a quella di ieri...”
“Beh, me ne rendo conto e mi dispiace... magari quella di domani andrà meglio”. (risate)
“Per esempio, la questione dell'elicottero”.
“Già, già l'elicottero. Brutta storia”.
“A dire il vero non si è capito se sia caduto o no, per quale motivo, e se ci siano state vittime. Ci sono state?”
“Ottima domanda”.
“Già”.
“Non credo di poterle rispondere adesso”.
“Lo immaginavo”.
“Altre risposte? No, scusate, domande. Scusate, sapete che soffro di asfissia”.
“Afasia, Presidente. A proposito: ieri avevate detto che Bin Laden era morto durante un conflitto a fuoco; che aveva anche tentato di usare alcuni suoi famigliari come scudi umani. È vero?”
“Sì. Cioè, è vero che ieri ho detto così”.
“Oggi però una figlia di Bin Laden ha affermato che Osama era disarmato quando fu ucciso. Ci potrebbe dire quale delle due versioni si avvicina di più alla verità?”
“Potrei dirvelo, sì”.
“Ma non lo farà?”
“Magari più tardi. Altre domande?”
“Presidente, ieri si era parlato di alcune foto”.
“Già, beh, le foto”.
“Lei comprende che l'attenzione di tutto il mondo è rivolta a queste foto... come ha dimostrato, nelle ultime ore, la circolazione di tutta una serie di fotomontaggi”.
“Roba da sciacalli, se volete la mia opinione”.
“Ecco, più che la sua opinione, Presidente, vorremmo sapere quando arrivano le foto vere”.
“Già. Beh, ecco, ne abbiamo discusso molto con lo staff, e alla fine abbiamo deciso che è meglio di no”.
“Cioè, non mostrerete le foto?”
“No, nella maniera più assoluta”.
“E come mai?”
“Beh, sono immagini molto forti, che rischiano di... di esporci a serie ritorsioni da parte dei terroristi”.
“Presidente, mi scusi, ma le ritorsioni ci saranno comunque. Se volevate evitare ritorsioni, tanto valeva non dargli la caccia, o non annunciare al mondo la sua morte. È chiaro che a questo punto i suoi seguaci cercheranno di vendicarsi. La divulgazione delle foto cosa cambia, esattamente?”
“Beh, potrebbero cercare di vendicarsi... di più”.
“Perché hanno visto la testa del loro profeta crivellata di colpi?”
“Ecco sì, una cosa del genere. Non vogliamo creare un mito”.
“Presidente, scusi, ma Bin Laden era già un mito. E sa cos'aveva in comune coi personaggi mitologici?"
“Immagino che me lo stia per dire".
“Era elusivo, ubiquo e immortale. Ma se da qualche parte c'è una foto che lo ritrae morto e sconfitto... al di là di ogni considerazione di carattere morale... dovrebbe trattarsi di una foto che mette in discussione il mito, piuttosto che il contrario. Visto e considerato che gran parte del carisma di Bin Laden era dovuto alla sua ubiquità, all'abilità con cui fino a questo momento era riuscito a nascondersi all'esercito più potente del mondo... un'immagine di questo tipo dovrebbe demolirlo, questo tipo di carisma. Non trova?”
“Mi scusi, credo di essermi distratto”.
“Auff. Le sto dicendo che la foto di un mito morto non rafforza il mito: lo uccide. È d'accordo?”
“Non saprei, diciamo di sì”.
“E allora perché non ci mostra le foto?”
“Ho deciso che è meglio di no”.
“Vede, Presidente, l'impressione è che lei questo mito, più che ucciderlo, lo voglia proprio rafforzare”.
“Boh, non saprei. Altre risp... domande?”
“Presidente, riguardo al funerale in mare...”
“No, ancora con quella storia”.
“Ma presidente, deve concedere che è una storia veramente strana, cioè... qui abbiamo il parere di un centinaio di imam che sostengono tutti che seppellire un musulmano in mare non sia esattamente halal”.
“Noi non la pensiamo così, ma dovete avere pazienza, stiamo cercando”.
“Cercando cosa, presidente? Un imam che dia ragione a voi?”
“Qualcosa del genere. Altre domande?”
“Presidente, ma ci vuol dire una buona volta perché vi siete sbarazzati del corpo così rapidamente?”
“L'ho già detto ieri: nessuna nazione islamica voleva accogliere il corpo, e quindi...”
“Presidente, ma quindi davvero voi avete chiesto a tutte le nazioni islamiche del mondo? Per dire, avete chiesto al Brunei? O alla Tanzania?”
“Non posso rispondere. In ogni caso non potevamo assolutamente consentire che la sua tomba diventasse un santuario, anche a Tarzania”.
“Tanzania”.
“Quel che è”.
“Tarzan non c'entra niente”.
“Lo sapevo. È che sono afisico”.
“Afasico”.
“Quel che è, e voi ve ne approfittate. Mi fate passare per un cretino. Beh, sentite questa: sono il cretino che ha fatto fuori Osama Bin Laden”.
“Sì, però, Presidente, lei le prove ce le deve ancora mostrare...”
“Auff, ma ve l'ho spiegato! E poi insomma, quando Roosevelt ha preso Hitler nessuno gli ha chiesto le foto, no? Si sono fidati. Fidatevi anche voi”.
“Non è stato Roosevelt”
“Volevo dire Truman”.
“È stato Stalin”.
“Ecco, appunto”.
“E poi, Presidente, ancora questa storia del santuario...”
“Cosa c'ha che non va, la storia del santuario, a me sembra buona”.
“Francamente, se il problema è tutto lì, piazzate una ventina di videocamere tutto intorno al mausoleo, e se qualche alqaedista vuole davvero venire ad adorare il suo profeta, tanto peggio per lui e tanto meglio per la CIA, no?”
“Abbiamo pensato che è meglio di no”.
“E poi, insomma, il culto delle personalità esiste. Esiste anche senza il corpo e senza l'immagine del volto, basta dare un po' un'occhiata ai vangeli... insomma, non potete continuare a fare i socio-psicologi della domenica, se avete deciso di ammazzarlo è chiaro che avete operato anche sul piano simbolico, e in cambio di una vittoria che su questo piano può fruttarvi molto dovete accettare anche le conseguenze negative. Non trova?”
“Eh?”
“Presidente, ascolti, io non sono un complottista. Non credo alle panzane sulle Twin Tower minate, alle scie chimiche e a tutte le altre menate. Non credo a tutto quello che mi si racconta”.
“Bravo”.
“Ma proprio per questo motivo, non posso nemmeno credere a tutto quello che mi dice lei. Cioè, lei ci sta dicendo che i suoi uomini hanno localizzato e fatto fuori Bin Laden, il che è plausibile e potrebbe benissimo essere vero, ma non ci fornisce una sola evidenza, una sola prova. Per quale motivo dovremmo credere che le cose siano andate esattamente come dice lei?”
“Risponderò alla sua domanda con un'altra domanda: per quale motivo non mi crede?”
“Gliel'ho detto: perché non ci ha fornito nessuna p...”
“Stronzate. Lei non mi crede perché sono un texano figlio di papà con la faccia da scemo, e un lieve ritardo cognitivo che mi porta a dire un sacco di strafalcioni. Non è così?”
“No, non è così. Io...”
“Lei è un razzista, in realtà. Mi guarda in faccia, pensa a mio padre, pensa al mio passato di imboscato nella guardia costiera, e si dice: un tizio così, vuoi che abbia preso Bin Laden? Naaaa. Ora, può anche darsi che mia versione di oggi non sia proprio il massimo, eh?”
“Ecco, in effetti...”
“C'è ancora qualcosa da ritoccare qui e là. Ma sa cosa le dico? Non ha la minima importanza. Se anche io arrivassi qui con le foto di Bin Laden, e i raggi x di Bin Laden, e la provetta col dna di Bin Laden, e la testa di Bin Laden su un piatto d'argento, lei non mi crederebbe comunque. Ma se al mio posto ci fosse un ragazzo fico, con un bel sorriso, uno di quelli che studiano sodo e vanno avanti a furia di borse di studio, magari con un cognome che non suona proprio proprio inglese, beh, sa cosa le dico? Lei si berrebbe tutte le stronzate che ho detto oggi, più quelle che ho detto ieri, più quelle che dirò domani, e se le berrebbe d'un fiato, e non le passerebbe nemmeno per la testa di chiedermi del funerale in mare o dell'elicottero – come se io le potessi dire la verità su un elicottero, andiamo”.
“Presidente, si è fatto tardi...”
“E allora sa che le dico? Ringrazi Dio, e ringrazi il popolo americano che mi ha eletto, più o meno a maggioranza, ringrazi il popolo che ha scelto un presidente non fico. Perché almeno finché ci sono io, coi miei strafalcioni, qualche domanda ve la fate. Non che io vi possa rispondere. Ma almeno vi fate ancora le domande. Mi capisce?”
“No, credo di no”.
“Ma il giorno che vi eleggerete un presidente fico, uomo o donna, bianco o nero, non importa, sarà il giorno in cui smetterete anche di farvi le domande, e vi terrete come verità la prima stronzata che vi raccontano. Si ricordi di queste mie parole”.
“Presidente, il mammut scalpita, è ora di andare”.
“Sì. Buonasera a tutti. Dio benedica questo Paese”.
Le altre storie dal Mondo dei Mammut: Il Silvio Parallelo, Veltroni tra i mammut.
Da' retta a un cretino
“...Noi sapevamo, e una fonte autorevole ce lo aveva confermato, che Osama non si sarebbe mai allontanato dal suo mammut di famiglia, che lo seguiva in tutti i suoi spostamenti. Sapevamo anchesì che il bestione era molto anziano, e che aveva bisogno di un trattamento di dialisi. Localizzare un pachiderma dializzato non è stato poi così difficile, in Pakistan non sono molte le istituzioni ospedaliere, pardon, veterinarie in grado di offrire un servizio di questo tipo, e così... per farla breve, questo è il modo in cui lo abbiamo localizzato. E io avrei finito. Se ora voi della stampa volete farmi qualche risposta...”
“Intende 'domanda', Presidente?”
“Sì, quelle cose lì”.
“Presidente, mi pare che la versione che avete dato oggi presenti diverse contraddizioni rispetto a quella di ieri...”
“Beh, me ne rendo conto e mi dispiace... magari quella di domani andrà meglio”. (risate)
“Per esempio, la questione dell'elicottero”.
“Già, già l'elicottero. Brutta storia”.
“A dire il vero non si è capito se sia caduto o no, per quale motivo, e se ci siano state vittime. Ci sono state?”
“Ottima domanda”.
“Già”.
“Non credo di poterle rispondere adesso”.
“Lo immaginavo”.
“Altre risposte? No, scusate, domande. Scusate, sapete che soffro di asfissia”.
“Afasia, Presidente. A proposito: ieri avevate detto che Bin Laden era morto durante un conflitto a fuoco; che aveva anche tentato di usare alcuni suoi famigliari come scudi umani. È vero?”
“Sì. Cioè, è vero che ieri ho detto così”.
“Oggi però una figlia di Bin Laden ha affermato che Osama era disarmato quando fu ucciso. Ci potrebbe dire quale delle due versioni si avvicina di più alla verità?”
“Potrei dirvelo, sì”.
“Ma non lo farà?”
“Magari più tardi. Altre domande?”
“Presidente, ieri si era parlato di alcune foto”.
“Già, beh, le foto”.
“Lei comprende che l'attenzione di tutto il mondo è rivolta a queste foto... come ha dimostrato, nelle ultime ore, la circolazione di tutta una serie di fotomontaggi”.
“Roba da sciacalli, se volete la mia opinione”.
“Ecco, più che la sua opinione, Presidente, vorremmo sapere quando arrivano le foto vere”.
“Già. Beh, ecco, ne abbiamo discusso molto con lo staff, e alla fine abbiamo deciso che è meglio di no”.
“Cioè, non mostrerete le foto?”
“No, nella maniera più assoluta”.
“E come mai?”
“Beh, sono immagini molto forti, che rischiano di... di esporci a serie ritorsioni da parte dei terroristi”.
“Presidente, mi scusi, ma le ritorsioni ci saranno comunque. Se volevate evitare ritorsioni, tanto valeva non dargli la caccia, o non annunciare al mondo la sua morte. È chiaro che a questo punto i suoi seguaci cercheranno di vendicarsi. La divulgazione delle foto cosa cambia, esattamente?”
“Beh, potrebbero cercare di vendicarsi... di più”.
“Perché hanno visto la testa del loro profeta crivellata di colpi?”
“Ecco sì, una cosa del genere. Non vogliamo creare un mito”.
“Presidente, scusi, ma Bin Laden era già un mito. E sa cos'aveva in comune coi personaggi mitologici?"
“Immagino che me lo stia per dire".
“Era elusivo, ubiquo e immortale. Ma se da qualche parte c'è una foto che lo ritrae morto e sconfitto... al di là di ogni considerazione di carattere morale... dovrebbe trattarsi di una foto che mette in discussione il mito, piuttosto che il contrario. Visto e considerato che gran parte del carisma di Bin Laden era dovuto alla sua ubiquità, all'abilità con cui fino a questo momento era riuscito a nascondersi all'esercito più potente del mondo... un'immagine di questo tipo dovrebbe demolirlo, questo tipo di carisma. Non trova?”
“Mi scusi, credo di essermi distratto”.
“Auff. Le sto dicendo che la foto di un mito morto non rafforza il mito: lo uccide. È d'accordo?”
“Non saprei, diciamo di sì”.
“E allora perché non ci mostra le foto?”
“Ho deciso che è meglio di no”.
“Vede, Presidente, l'impressione è che lei questo mito, più che ucciderlo, lo voglia proprio rafforzare”.
“Boh, non saprei. Altre risp... domande?”
“Presidente, riguardo al funerale in mare...”
“No, ancora con quella storia”.
“Ma presidente, deve concedere che è una storia veramente strana, cioè... qui abbiamo il parere di un centinaio di imam che sostengono tutti che seppellire un musulmano in mare non sia esattamente halal”.
“Noi non la pensiamo così, ma dovete avere pazienza, stiamo cercando”.
“Cercando cosa, presidente? Un imam che dia ragione a voi?”
“Qualcosa del genere. Altre domande?”
“Presidente, ma ci vuol dire una buona volta perché vi siete sbarazzati del corpo così rapidamente?”
“L'ho già detto ieri: nessuna nazione islamica voleva accogliere il corpo, e quindi...”
“Presidente, ma quindi davvero voi avete chiesto a tutte le nazioni islamiche del mondo? Per dire, avete chiesto al Brunei? O alla Tanzania?”
“Non posso rispondere. In ogni caso non potevamo assolutamente consentire che la sua tomba diventasse un santuario, anche a Tarzania”.
“Tanzania”.
“Quel che è”.
“Tarzan non c'entra niente”.
“Lo sapevo. È che sono afisico”.
“Afasico”.
“Quel che è, e voi ve ne approfittate. Mi fate passare per un cretino. Beh, sentite questa: sono il cretino che ha fatto fuori Osama Bin Laden”.
“Sì, però, Presidente, lei le prove ce le deve ancora mostrare...”
“Auff, ma ve l'ho spiegato! E poi insomma, quando Roosevelt ha preso Hitler nessuno gli ha chiesto le foto, no? Si sono fidati. Fidatevi anche voi”.
“Non è stato Roosevelt”
“Volevo dire Truman”.
“È stato Stalin”.
“Ecco, appunto”.
“E poi, Presidente, ancora questa storia del santuario...”
“Cosa c'ha che non va, la storia del santuario, a me sembra buona”.
“Francamente, se il problema è tutto lì, piazzate una ventina di videocamere tutto intorno al mausoleo, e se qualche alqaedista vuole davvero venire ad adorare il suo profeta, tanto peggio per lui e tanto meglio per la CIA, no?”
“Abbiamo pensato che è meglio di no”.
“E poi, insomma, il culto delle personalità esiste. Esiste anche senza il corpo e senza l'immagine del volto, basta dare un po' un'occhiata ai vangeli... insomma, non potete continuare a fare i socio-psicologi della domenica, se avete deciso di ammazzarlo è chiaro che avete operato anche sul piano simbolico, e in cambio di una vittoria che su questo piano può fruttarvi molto dovete accettare anche le conseguenze negative. Non trova?”
“Eh?”
“Presidente, ascolti, io non sono un complottista. Non credo alle panzane sulle Twin Tower minate, alle scie chimiche e a tutte le altre menate. Non credo a tutto quello che mi si racconta”.
“Bravo”.
“Ma proprio per questo motivo, non posso nemmeno credere a tutto quello che mi dice lei. Cioè, lei ci sta dicendo che i suoi uomini hanno localizzato e fatto fuori Bin Laden, il che è plausibile e potrebbe benissimo essere vero, ma non ci fornisce una sola evidenza, una sola prova. Per quale motivo dovremmo credere che le cose siano andate esattamente come dice lei?”
“Risponderò alla sua domanda con un'altra domanda: per quale motivo non mi crede?”
“Gliel'ho detto: perché non ci ha fornito nessuna p...”
“Stronzate. Lei non mi crede perché sono un texano figlio di papà con la faccia da scemo, e un lieve ritardo cognitivo che mi porta a dire un sacco di strafalcioni. Non è così?”
“No, non è così. Io...”
“Lei è un razzista, in realtà. Mi guarda in faccia, pensa a mio padre, pensa al mio passato di imboscato nella guardia costiera, e si dice: un tizio così, vuoi che abbia preso Bin Laden? Naaaa. Ora, può anche darsi che mia versione di oggi non sia proprio il massimo, eh?”
“Ecco, in effetti...”
“C'è ancora qualcosa da ritoccare qui e là. Ma sa cosa le dico? Non ha la minima importanza. Se anche io arrivassi qui con le foto di Bin Laden, e i raggi x di Bin Laden, e la provetta col dna di Bin Laden, e la testa di Bin Laden su un piatto d'argento, lei non mi crederebbe comunque. Ma se al mio posto ci fosse un ragazzo fico, con un bel sorriso, uno di quelli che studiano sodo e vanno avanti a furia di borse di studio, magari con un cognome che non suona proprio proprio inglese, beh, sa cosa le dico? Lei si berrebbe tutte le stronzate che ho detto oggi, più quelle che ho detto ieri, più quelle che dirò domani, e se le berrebbe d'un fiato, e non le passerebbe nemmeno per la testa di chiedermi del funerale in mare o dell'elicottero – come se io le potessi dire la verità su un elicottero, andiamo”.
“Presidente, si è fatto tardi...”
“E allora sa che le dico? Ringrazi Dio, e ringrazi il popolo americano che mi ha eletto, più o meno a maggioranza, ringrazi il popolo che ha scelto un presidente non fico. Perché almeno finché ci sono io, coi miei strafalcioni, qualche domanda ve la fate. Non che io vi possa rispondere. Ma almeno vi fate ancora le domande. Mi capisce?”
“No, credo di no”.
“Ma il giorno che vi eleggerete un presidente fico, uomo o donna, bianco o nero, non importa, sarà il giorno in cui smetterete anche di farvi le domande, e vi terrete come verità la prima stronzata che vi raccontano. Si ricordi di queste mie parole”.
“Presidente, il mammut scalpita, è ora di andare”.
“Sì. Buonasera a tutti. Dio benedica questo Paese”.
Le altre storie dal Mondo dei Mammut: Il Silvio Parallelo, Veltroni tra i mammut.
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