Un anno di guerra e non stiamo vincendo

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Per una diabolica coincidenza, il giorno in cui la guerra ha compiuto un anno è lo stesso in cui mi è arrivata la bolletta del gas di dicembre e gennaio; che straordinaria occasione per scrivere un pezzo in cui dettagliavo quanto era costata a me, proprio a me in quanto consumatore, la sciagurata invasione russa dell'Ucraina. Ebbene salta fuori che rispetto a un anno fa ho risparmiato più di cento euro. L'invasione non diventa meno sciagurata ma insomma, se da qualche parte su un social qualcuno vi attacca un pippone sul fatto che l'Europa stia sbagliando tutto, e che il suo appoggio all'Ucraina gli costerà salatissimo in gas, ebbene, è probabilmente vecchio materiale riciclato da gente che non ha molto interesse a scrivere cose nuove, magari non gliele pagano più. 

Un anno e qualche giorno fa, non dico che rimpianga quel periodo, ma l'idea di una guerra in Europa con più di trecentomila morti mi sarebbe sembrata un brutto film distopico. Da allora, come tutti, mi sono assuefatto all'idea e sono tra quelli che ormai sulle notizie dall'Ucraina non cliccano nemmeno. È sempre stato abbastanza difficile trovare notizie oggettive su una guerra, e stavolta mi pare lo sia ancora di più. Probabilmente è anche una questione di percezione; trent'anni fa mi sembrava di poter isolare con più precisione fatti e opinioni, ma trent'anni fa mi bevevo anche quello che scriveva Zucconi. Internet da una parte mi ha reso più critico ed esigente; dall'altra ha compresso lo spazio per un'informazione di qualità: ormai non mi fido più nemmeno dei Pulitzer e nel frattempo i giornali italiani sono un bivacco di stagisti analfabeti. 

Questo può essere uno dei motivi per cui un sacco di gente si rifugia nel complottismo: trova un tizio tipo Giorgio Bianchi che almeno sembra saper scrivere (e crede a quel che scrive) e magari gli sfugge il dettaglio che si tratta di un cronista embedded dell'esercito russo. Il complottismo è anche il risultato di una deriva ideologica che indubbiamente conduce in un mondo di matti, ma se uno vuole conservare un minimo di atteggiamento critico nei confronti della Nato, quanti altri mondi gli restano? Ti ritrovi in una strana terra di nessuno dove Berlusconi dice più o meno le cose di Travaglio, qualcuno è ancora in para dura per il green pass o perché nel marzo 2020 gli è stato interdetto un transito nel parchetto, e questo sembra veramente tormentarlo più di una possibile escalation nucleare a mille km da qui. Sono anche terrorizzati dagli hamburger di grilli, dio sa il perché. Probabilmente qualche content factory ha deciso che quest'anno il malcontento di una determinata fascia sociale si deve sfogare contro gli hamburger di insetti, Greta Thunberg dev'essere passata di moda e un po' mi dispiace.  

Ma insomma in mezzo a questi matti mi ritrovo anch'io e non posso dire di trovarmi bene – per dirne una: vado ancora in giro con la mascherina. Berlusconi non lo sopporto dal 1984; Travaglio, se ci pensate, non mi è mai stato molto congeniale; insomma cosa ci faccio qui? Banalmente, sono un pacifista. So bene che certe guerre sono inevitabili, ma ho una forte diffidenza verso chiunque le trova giuste, e le fa combattere agli altri. Detesto sinceramente l'imperialismo russo, ma non ho simpatia per quello atlantico; posso provare ammirazione per la resistenza patriottica degli ucraini, ma l'ammirazione non m'impedisce di vedere gli interessi occidentali in ballo. 


L'invasione russa, un anno fa, mi ha sorpreso; ma poi ho fatto i compiti e ho scoperto che era un'evoluzione non così imprevedibile di un braccio di ferro più che decennale. A chi mi spiega che le cose sono molto semplici, e che per spiegarle basta una lavagnetta con i Buoni e i Cattivi (anzi gli Invasori e gli Invasi), rispondo che sì, in effetti possiamo accontentarci di questa narrazione, se siamo persone semplici; non è un modo del tutto sbagliato di descrivere la cosa e forse è quello che userei con un bambino di otto anni; già a nove sarebbe lui a non accontentarsi più. Sarei tentato di aggiungere che nulla mi spaventa più di questa gente che a cinquant'anni improvvisamente decide che vuole di nuovo pensarla come a otto, vuole i cattivi che invadono e i buoni che si difendono e soprattutto che vincono, a prezzo di enormi sacrifici (loro): ma non è vero, mi spaventa molto di più l'incidente nucleare, che più passa il tempo più diventa probabile. Anche solo un'altra Chernobyl, ma con mezza Italia impazzita perché se gli dici che non possono più mangiare verdure a foglia larga come nel 1986 loro si metterebbero a divorare lattuga a colazione, nessuno può dirgli cosa devono fare! Oggi niente lattuga e domani i grilli, vi rendete conto? I grilli!

Sono pacifista, dicevo: lo sono sempre stato. Ogni volta che scoppiava una guerra la trovavo ingiusta e prevedevo che non sarebbe finita bene, e non c'è previsione più facile: nessuna guerra finisce bene. Ho anche avuto la fortuna di poter studiare, e questo spiega alcune mie idiosincrasie – ad esempio, ogni volta che sentivo dire che la Russia poteva essere sconfitta rapidamente, sentivo salirmi un brivido dietro la schiena, sarà che mi hanno fatto leggere Rigoni Stern? Tolstoj? Littel? Maledetta scuola gentiliana. Ma insomma la Russia è piena di fosse e le fosse sono piene di gente a cui qualcuno aveva raccontato che si può fare, è un gigante dai piedi d'argilla, una bella offensiva in primavera e via che si va. Bisogna anche ammettere che nessuno si immagina più di entrare a Mosca con la cavalleria: il sogno che va per la maggiore è la fuga di Putin, una rivoluzione colorata, dopodiché tutti amici come prima, salvo che prima non eravamo amici e da un punto di vista economico e geopolitico non ci sono le condizioni perché lo diventiamo. È per questo che si combatte? Il Regime change? Lo ribadisco: se funzionasse sarei il primo a essere contento. Per quanto sia un'idea profondamente neocon; per quanto non abbia funzionato dall'Iraq in poi; per quanto abbia riso in faccia per vent'anni a chi lo propugnava, se stavolta funzionasse non avrei pudore a festeggiare. Non posso fare a meno di notare che fin qui non ha funzionato e viceversa, potrebbe aver contribuito a cementare un regime che comunque non coincide con la permanenza al potere di un singolo uomo (caduto Putin potrebbe arrivarne uno peggiore, e meno esperto).

Sono pacifista ma so benissimo che a questo punto la pace è molto complicata. Sta arrivando la primavera ed entrambi gli eserciti hanno controffensive lungamente programmate. I giornali poi ci diranno che la controffensiva russa ha deluso le aspettative dei generali mentre quella ucraina è stata rapida e sorprendente – non dico che non sarà vero, ma in ogni caso ci diranno così, perché è quello che dicono i giornali italiani in questi casi, nel 2023 come nel 1942. In ogni caso la guerra potrebbe durare ancora a lungo, come tutte le guerre che passano in quella zona. Uno dei motivi per cui i negoziati vanno a rilento è che un cessate il fuoco, a questo punto, sembrerebbe una sconfitta per entrambi. Che i russi stiano perdendo lo avete sentito dire da più parti e non credo sia necessario ripetere il perché: all'inizio Putin pensava di arrivare a Kiev, persino da Kherson ha dovuto sgomberare, ecc. Molto più difficile risulta ammettere che anche gli ucraini non stanno vincendo: che malgrado gli sforzi e il prezzo pagato in vite umane (un prezzo che nessuno quantifica con precisione, ma supera senz'altro i centomila) il territorio difeso dall'esercito ucraino è oggi meno esteso che un anno fa. A Mariupol ci sono i russi: è vero, non è quello che si aspettavano; inoltre per prenderla hanno dovuto ridurla in un deserto di macerie. Ma la regione chiave dell'industria estrattiva ucraina è occupata dai russi, che la difendono più saldamente oggi che un anno fa – magari tra un mese sarà tutto diverso, ma oggi per quanto ci è dato vedere la situazione è questa. Abbiamo sostenuto gli ucraini con armi e aiuti; abbiamo ospitato i loro profughi e li abbiamo incitati a combattere: hanno combattuto e hanno perso terreno, e non siamo sicuri che lo recupereranno mai. Dopodiché bando al disfattismo, poteva andarci peggio, le bollette non sono così salate, ai produttori di armi si starà svuotando qualche magazzino, forza Ucraina. 

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