c'era tanto tempo fa un'antica civiltà
13-03-2007, 01:53cinema, cultura, famiglie, film italiani bruttini, omofobiePermalinkUna storia originale e bellissima di amore e amicizia, che si svolge in una famiglia allargata, in cui convivono coppie etero e omosessuali, ex amanti e futuri amanti. (Onemoreblog)
Il peggio del cinema italiano. E non lo si dice esagerando: Saturno Contro ha tutti i difetti possibili immaginabili, tutte le mancanze che tengono ancorato il nostro cinema ad un livello bassissimo, incapace di raccontare altro che "crisi tra quarantenni" e tutte quello che ne consegue. (Secondavisione)
Sono in mezzo a noi. Sono come noi. Soltanto un po’ più ricchi.
Siccome sono un po’ più ricchi, colti e raffinati, gli Ozpetechi non hanno così tanto bisogno di Pacs o DiCo o QuelCheSia. Già c’è l’amore; poi c’è qualche soldino da parte; se ti muore il partner vedrai che suo padre, legittimo erede, sarà sensibile e recettivo. Anche se era omofobo fino a un istante prima. “Volevo seppellirlo con sua madre, ma lei dice che preferiva essere cremato …” Massì, volemose bbene, no? Tra gente d’un certo livello, vuoi che non ci si metta d’accordo?
(Ma chi l’ha poi detto, che ogni film italiano debba riflettere per forza il dibattito contemporaneo. Uno va al cinema a Una va al cinema a svagarsi con le amiche, per il dibattito contemporaneo c’è Vespa, e Mentana in sovrappiù. Non è che se tutti parlano di DiCo Ozpetek debba per forza dire la sua. E se avesse voluto soltanto fare un film sugli amici suoi? Qualcosa in contrario? In fondo ci sono due attori maschi che si baciano, per il pubblico italiano è già abbastanza forte).
La coppia di gay benestanti. Uno stereotipo oppure no? Esistono in Italia coppie di gay non benestanti? Se ci penso bene, altroché. Per esempio, gli studenti. Esiste gente che a venti, trent’anni convive, e non è benestante per forza. Insomma, questa idea che si possa essere gay consapevoli solo a partire da un certo scalino di reddito, è uno stereotipo e anche pericoloso. Lo scalino c’è, ma non è economico.
Probabilmente è culturale. Dati in mano non ne ho, ma potrei scommetterci qualcosa: si è gay consapevoli solo a partire da un certo titolo di studio. I soldi insomma c’entrano, ma indirettamente. In fondo anche gli Ozpetechi, per quanto benestanti, sono abbastanza sobri nei gusti e nei consumi. Non voglio dire che bisogna essere colti per essere gay. Ma senz’altro la cultura aiuta a capire che si è gay, e che si può esserlo in modo relativamente sereno.
Il problema è che in Italia – solo in Italia? – la cultura è un lusso. Di conseguenza è un lusso anche la possibilità di farsi una serena esistenza gay. E qui arriviamo al punto: per quanto possa essere irritante la campagna anti-DiCo dei cattolici, io non credo che i DiCo siano una priorità. La priorità è la cultura. In Italia non ce n’è ancora abbastanza per tutti. Ce ne deve essere di più.
In Italia non esistono solo rodate coppie di ozpetechi che leggono buoni libri e si guardano un film tutte le sere. Oso dire che gli ozpetechi non sono che la punta di un iceberg. D’accordo che bisogna tutelare le minoranze, ma ricordiamoci che sotto il pelo dell’acqua c’è una quantità enorme di persone che potrebbe essere gay ma non lo sa, o non lo dice, o non lo ammette, perché non ha avuto a disposizione gli strumenti per capirlo, o per accettarlo. Questi strumenti sono culturali.
Io non so se l’orientamento sessuale sia un destino o una scelta, ma sono abbastanza convinto che la cultura sia lo sbarramento fondamentale, e non solo in materia di sesso. Da una parte c’è chi ha i mezzi per capire gli altri e capire sé stesso: dall’altra c’è chi deve attenersi a una serie di moduli stereotipati di comportamento: maschio vs culattone, in questo caso. Detto questo, siete liberi di combattere per i propri diritti di qua o di là. Io continuo a pensare che vada abbattuto lo sbarramento. Tutti dobbiamo avere libero accesso alla cultura; tutti dobbiamo essere liberi di indirizzare la nostra preferenza sessuale, o almeno di riconoscerla. Un’Italia un po’ più democratica, un po’ più scolarizzata, un po’ più colta, sarebbe anche un po’ più gay. E un Italia un po’ più gay non avrebbe bisogno di tanti cortei e chiacchiere per vedere riconosciuti i propri diritti in Parlamento, Vaticano o non Vaticano.
Viceversa in questa Italia, con la scuola e l’università un po’ allo sfascio, sembra che il governo debba cadere perché non riconosce qualche diritto in più a una minoranza di fighetti con appartamento di proprietà in centro. Sul serio, questo è il messaggio che rischia di passare. Attenzione. Con tutte le minoranze da tutelare che ci sono in giro, a me non va di morire proprio per gli Ozpetechi. C’è gente che sta peggio (anch’io, forse, per esempio).