Al fiol dal mecanic

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Nella macchina nuova si è accesa una spia enorme, una spia del motore. Al telefono il concessionario ci tranquillizza, se la luce è arancione non è niente, portatecela e fissiamo un appuntamento. Ma è enorme. È il motore. 

Apro il cofano, non sembra neanche un motore da tanto che è pulito, brilla quasi. Dov'è la lancia dell'olio? Sembra che non ci sia olio. Gripperà sulla strada del concessionario, io lo so, ero il figlio del meccanico, io. Sono cresciuto respirando nafta, capivo dal rumore se stava parcheggiando un diesel o un motore a scoppio, ma siete sicuri che non picchia in testa tra due isolati? Ma sì dai, fissiamo un appuntamento.

E dàgli col fissare gli appuntamenti, cosa siete diventati, parrucchiere? Adesso la porto e vediamo.

C'è un'officina enorme dietro la concessionaria, ma non puzza di officina. L'odore di olio frusto e benzina, la morchia, non si sente più. Non è neanche la prima officina dove non riesco a sentirlo, ma almeno qui le piastrelle del pavimento sono rettangolari e rosso mattone, almeno quello. Ci sono computer dappertutto, il tizio mi ascolta con un orecchio e con un altro ha già attaccato un laptop a uno spinotto misterioso sotto il volante. Un tizio lo sta tormentando perché ha testato il suo suv con tre tester diversi e continua a dargli un messaggio 404 "problemi al sistema cinematico", cos'è il sistema cinematico? mi vengono in mente gli avengers e mi vergogno.

Dove sono i ripostigli a rotelle pieni di chiavi inglesi buttate alla cazzo, dove sono i crick mobili a forma di enormi monopattini di ghisa, dov'è il figlio deficiente del gestore che gira in skate in braghette in mezzo agli attrezzi dov'è la mia infanzia.

Non era neanche il Duemila quando m'imbattei in una delle prime barzellette on line, c'era Bill Gates re del mondo che spiegava che se la Mercedes negli ultimi dieci anni avesse fatto i progressi nel suo campo della Microsoft, le macchine volanti sarebbero state pronte a conquistare la luna. Al che gli ingegneri della Mercedes rispondevano che se avessero fatto nel loro campo i progressi della Microsoft, ogni auto si sarebbe fermata in mezzo all'autostrada con il segnale: spegnere e ricominciare l'autostrada dall'inizio. La trovavo molto divertente e oggi ci sono dentro.

Mio padre dopo una giornata di duro lavoro si grattava la morchia dalle mani con una pasta rugosa che non so nemmeno se è ancora in commercio. Quando confrontavo le mie mani con quelle degli adulti, mi sembravano strumenti completamente diversi e dubitavo che sarei mai cresciuto, anche mio padre suppongo dubitasse. Avevamo ragione.


Già fine anni Ottanta suo fratello non vedeva più il futuro nell'autoriparazione e lo convinse a investire in autogrù più grandi che caricavano qualsiasi cosa, alzavano i silos in mezzo alla pianura, arrivavano, puntavano sei piedi a terra ed estraevano questo braccio superfallico con scritto sopra: Tondelli. Alla Festa del Lambrusco il braccio svettava sopra il campanile, reggeva una vecchia botte di legno, voi lettori modenesi l'avete vista di sicuro ma con la ricordate. Con quel che bevevate. 

D'estate quando avevo vent'anni ogni tanto mi portava con sé in un cantiere, lo aiutavo a muovere qualche leva, una volta poi tornammo a casa e non so dov'era il resto della famiglia, forse al mare? Io tirai fuori dallo scantinato una boccia di bianco e vomitai tutto l'indomani. Tuttora non posso respirare nei dintorni di chi ha aperto un Bianco di Castelfranco (effettivamente un vino da sciagurati). Ero già allergico a tante cose, mio padre dovette concludere che lo ero anche al lavoro e non mi portò più. Spiegargli che ero semplicemente un ventenne coglione sarebbe stato troppo doloroso.

Ancora vent'anni dopo, mio padre mi controllava l'olio e non importa dove mi trovassi, a che ora e in che situazione, io sapevo che mi bastava chiamarlo e sarebbe arrivato, con una gru o un carro attrezzi o quel che serviva, mi avrebbe appeso un gancio e mi avrebbe sollevato di peso da qualsiasi fossato, da qualsiasi problema, senza dirmi niente, perché era mio padre e non doveva mai dirmi niente. Doveva salvarmi e basta. 

E ora eccomi qui. Alla fine con la macchina non era niente: uno scompenso di pressione in un affare, un falso positivo, invece l'olio era ok.
"Eh io temevo l'olio".
"Si preoccupano tutti per l'olio. Comunque se succede di nuovo telefona, e..."
"Fissiamo un appuntamento".
"Esatto sì grazie".
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