Vittorio Feltri e la caccia al bengalese
04-07-2016, 19:08giornalisti, razzismi, terrorismoPermalink
Qualche volta mi è capitato, negli ultimi anni, di assegnare temi sui migranti e di ricevere in cambio temi sui vuccumprà da spiaggia. Una cosa che mi rigetta sempre nel 1984, quando sulla sabbia di Pinarella cercavo di usare il sedere di mio fratello per costruire una pista da biglie e incontravo per la prima volta questi Alieni, questi stranieri, e li incontravo sotto forma di Vuccumprà. Ora invece è il 2016, a scuola abbiamo ragazzi con tutti i cognomi possibili, tutti i colori, tutte le religioni, eppure se chiedo al bimbo biondo medio: disegnami un Migrante! Lui mi abbozza un Vuccumprà. Alcuni secondo me sono convinti che sbarchino direttamente a Pinarella con le catenine e i braccialetti. Poi naturalmente crescono.
Spero. Voglio dire che la fobia per il Vuccumprà, l'Uomo Nero che viene a turbare i tuoi giochi da spiaggia, è una cosa che forse l'italiano medio si porta nell'inconscio. Ho la sensazione che se si potesse smontare la xenofobia di molti adulti, aprire il baule delle paure, scopriremmo da qualche parte un fantoccio di stracci ed ebano dall'espressione astuta e ineffabile, un genio del deserto, un demone meridiano. Questo naturalmente non scusa il nostro razzismo. In particolare non scusa la banda di "giovanissimi" che, secondo il Corriere Adriatico, avrebbe pestato ieri due ambulanti bengalesi sul lungomare di Porto d'Ascoli. Prima dell'aggressione qualcuno avrebbe chiesto ai due "se conoscevano il Vangelo".
I giovanissimi non leggono i giornali, e quindi sarebbe molto difficile indicare come loro mandante morale Vittorio Feltri. Pure, non è una coincidenza così bizzarra che ieri Libero, il quotidiano di Feltri, puntasse il dito contro la Quinta Colonna della Jihad in Italia, che a quanto pare sarebbero proprio loro, i diabolici venditori di rose.
I COMPLICI DEI TAGLIAGOLE
Con le bancarelle i bengalesi finanziano la jihad
di Andrea Morigi.
"Inoffensivi ma insistenti, ti offrono le rose rosse, l'asticella per scattarsi i selfie o gli ombrellini pieghevoli quando piove, ai semafori e all'uscita deri ristoranti. In alternativa, piazzano sui marciapiedi aeroplanini, bamboline a batteria e orologi oppure fanno decollare qualche aggeggio luminoso a molla. Sono i 100mila venditori ambulanti bengalesi, discreti e silenziosi quanto basta a raccogliere circa 100 milioni di euro l'anno dal commercio abusivo".
Come abbiano fatto a Libero a calcolare 100 milioni di euro non si sa, Andrea Morigi non si premura di spiegarcelo. Azzardo: forse ha preso il numero, già abbastanza vago, di 100mila venditori ambulanti, e l'ha moltiplicato per mille. Perché alla fine vuoi che in un anno un ambulante non riesca a metter da parte almeno mille euro? Certo, una volta detratto il vitto e l'alloggio, e pagato il fornitore degli ombrellini e dei selfie-stick, e soprattutto non dimentichiamo la cresta alla camorra - la cosa è talmente evidente che anche Morigi non riesce a negarla: il racket degli ambulanti non è mica in mano all'Isis, è in mano alla camorra. Però una volta pagati i fornitori, il padrone di casa, il camorrista, vuoi che l'Isis non si prenda la sua briciolina? "Chi acquista incautamente da loro sulle spiagge o per le vie cittadine magari neanche ci pensa, ma ha altissime probabilità di finanziare e importare la guerra santa islamica". A botte di rose e ombrellini.
Il pezzo va avanti per altre tre colonne e non contiene, spoiler, nessuna prova che con le bancarelle i bengalesi finanzino la jihad. Nel frattempo altri organi di informazione ci hanno spiegato che gli stragisti di Dacca provenivano da famiglie benestanti (un dettaglio tutt'altro che nuovo a chi studia il jihadismo contemporaneo), e che quindi insomma questa storia di colpire il venditore ambulante da 1000€ per colpire il terrorista islamico non ha molto senso. D'altro canto.
D'altro canto mettetevi in Vittorio Feltri.
Lui vende emozioni, non informazioni. Se lo facesse, gli sarebbe bastato raccattare un'agenzia Ansa che ci ragguaglia sul volume di affari tra Bangladesh e Italia, intorno ai 498 milioni.
In particolare con Dacca erano in forte crescita gli scambi lombardi: +13,4% l'import e +6,7% l'export nel periodo gennaio-marzo. I dati sono stati presentati oggi dalla Camera di commercio di Monza e Brianza. La Lombardia trainava il Paese con il 17% degli scambi nazionali. Nello studio, la Camera di Commercio rileva che il Bangladesh, considerato tra i primi Paesi più rischiosi, aveva incrementato i suoi rapporti commerciali con l'Italia fino a posizionarsi tra i primi Paesi al mondo in termini di scambi. Nei primi 3 mesi del 2016, scambi per 498 milioni.
Praticamente mezzo miliardo di euro - altro che due rose e un selfie-stick. E da qui quante domande: facciamo bene a commerciare con un Paese così "rischioso"? Forse no: molti di questi scambi sono il risultato della delocalizzazione, che ha fatto chiudere tante fabbrichette in Italia e ha creato tra le altre cose l'humus adatto a leghisti, xenofobi e lettori di Libero. E però nel frattempo abbiamo aiutato il Bangladesh, l'ottavo Paese al mondo per popolazione, ad avviare uno sviluppo e uscire dalla povertà, quindi forse abbiamo fatto bene... e però tra i problemi dei Paesi che escono dalla povertà ultimamente c'è appunto il jihadismo dei figli di buone famiglie, quelle che magari dalla nostra delocalizzazione ci hanno guadagnato. Mentre il poveraccio che vende le rose nei ristoranti, dopo l'attentato di Dacca, se la vede mediamente grigia e forse questa settimana non uscirà e non venderà nulla: la Jihad non è un grande affare per lui. Insomma, è complicato. E Vittorio Feltri non vende complicazioni.
Vende emozioni facili: rabbia, paura. E soluzioni pratiche: vuoi fare qualcosa contro la Jihad? Non comprare più rose dai bengalesi. Io non l'ho mai fatto, toh, temevo di passare per uno stronzo senza compassione e invece sono un cittadino modello, in prima linea nella lotta contro la Jihad (e contro la camorra). Feltri non ha idea di chi precisamente finanzi la Jihad in Bangladesh o altrove. Non gli interessa nemmeno, non è il suo core business. Lui lavora nell'ombra del nostro subconscio, manovra i fantocci che ci hanno fatto prendere paura sulla spiaggia, un mezzogiorno di trent'anni fa.
Spero. Voglio dire che la fobia per il Vuccumprà, l'Uomo Nero che viene a turbare i tuoi giochi da spiaggia, è una cosa che forse l'italiano medio si porta nell'inconscio. Ho la sensazione che se si potesse smontare la xenofobia di molti adulti, aprire il baule delle paure, scopriremmo da qualche parte un fantoccio di stracci ed ebano dall'espressione astuta e ineffabile, un genio del deserto, un demone meridiano. Questo naturalmente non scusa il nostro razzismo. In particolare non scusa la banda di "giovanissimi" che, secondo il Corriere Adriatico, avrebbe pestato ieri due ambulanti bengalesi sul lungomare di Porto d'Ascoli. Prima dell'aggressione qualcuno avrebbe chiesto ai due "se conoscevano il Vangelo".
I giovanissimi non leggono i giornali, e quindi sarebbe molto difficile indicare come loro mandante morale Vittorio Feltri. Pure, non è una coincidenza così bizzarra che ieri Libero, il quotidiano di Feltri, puntasse il dito contro la Quinta Colonna della Jihad in Italia, che a quanto pare sarebbero proprio loro, i diabolici venditori di rose.
I COMPLICI DEI TAGLIAGOLE
Con le bancarelle i bengalesi finanziano la jihad
di Andrea Morigi.
"Inoffensivi ma insistenti, ti offrono le rose rosse, l'asticella per scattarsi i selfie o gli ombrellini pieghevoli quando piove, ai semafori e all'uscita deri ristoranti. In alternativa, piazzano sui marciapiedi aeroplanini, bamboline a batteria e orologi oppure fanno decollare qualche aggeggio luminoso a molla. Sono i 100mila venditori ambulanti bengalesi, discreti e silenziosi quanto basta a raccogliere circa 100 milioni di euro l'anno dal commercio abusivo".
Come abbiano fatto a Libero a calcolare 100 milioni di euro non si sa, Andrea Morigi non si premura di spiegarcelo. Azzardo: forse ha preso il numero, già abbastanza vago, di 100mila venditori ambulanti, e l'ha moltiplicato per mille. Perché alla fine vuoi che in un anno un ambulante non riesca a metter da parte almeno mille euro? Certo, una volta detratto il vitto e l'alloggio, e pagato il fornitore degli ombrellini e dei selfie-stick, e soprattutto non dimentichiamo la cresta alla camorra - la cosa è talmente evidente che anche Morigi non riesce a negarla: il racket degli ambulanti non è mica in mano all'Isis, è in mano alla camorra. Però una volta pagati i fornitori, il padrone di casa, il camorrista, vuoi che l'Isis non si prenda la sua briciolina? "Chi acquista incautamente da loro sulle spiagge o per le vie cittadine magari neanche ci pensa, ma ha altissime probabilità di finanziare e importare la guerra santa islamica". A botte di rose e ombrellini.
Il pezzo va avanti per altre tre colonne e non contiene, spoiler, nessuna prova che con le bancarelle i bengalesi finanzino la jihad. Nel frattempo altri organi di informazione ci hanno spiegato che gli stragisti di Dacca provenivano da famiglie benestanti (un dettaglio tutt'altro che nuovo a chi studia il jihadismo contemporaneo), e che quindi insomma questa storia di colpire il venditore ambulante da 1000€ per colpire il terrorista islamico non ha molto senso. D'altro canto.
D'altro canto mettetevi in Vittorio Feltri.
Lui vende emozioni, non informazioni. Se lo facesse, gli sarebbe bastato raccattare un'agenzia Ansa che ci ragguaglia sul volume di affari tra Bangladesh e Italia, intorno ai 498 milioni.
In particolare con Dacca erano in forte crescita gli scambi lombardi: +13,4% l'import e +6,7% l'export nel periodo gennaio-marzo. I dati sono stati presentati oggi dalla Camera di commercio di Monza e Brianza. La Lombardia trainava il Paese con il 17% degli scambi nazionali. Nello studio, la Camera di Commercio rileva che il Bangladesh, considerato tra i primi Paesi più rischiosi, aveva incrementato i suoi rapporti commerciali con l'Italia fino a posizionarsi tra i primi Paesi al mondo in termini di scambi. Nei primi 3 mesi del 2016, scambi per 498 milioni.
Praticamente mezzo miliardo di euro - altro che due rose e un selfie-stick. E da qui quante domande: facciamo bene a commerciare con un Paese così "rischioso"? Forse no: molti di questi scambi sono il risultato della delocalizzazione, che ha fatto chiudere tante fabbrichette in Italia e ha creato tra le altre cose l'humus adatto a leghisti, xenofobi e lettori di Libero. E però nel frattempo abbiamo aiutato il Bangladesh, l'ottavo Paese al mondo per popolazione, ad avviare uno sviluppo e uscire dalla povertà, quindi forse abbiamo fatto bene... e però tra i problemi dei Paesi che escono dalla povertà ultimamente c'è appunto il jihadismo dei figli di buone famiglie, quelle che magari dalla nostra delocalizzazione ci hanno guadagnato. Mentre il poveraccio che vende le rose nei ristoranti, dopo l'attentato di Dacca, se la vede mediamente grigia e forse questa settimana non uscirà e non venderà nulla: la Jihad non è un grande affare per lui. Insomma, è complicato. E Vittorio Feltri non vende complicazioni.
Vende emozioni facili: rabbia, paura. E soluzioni pratiche: vuoi fare qualcosa contro la Jihad? Non comprare più rose dai bengalesi. Io non l'ho mai fatto, toh, temevo di passare per uno stronzo senza compassione e invece sono un cittadino modello, in prima linea nella lotta contro la Jihad (e contro la camorra). Feltri non ha idea di chi precisamente finanzi la Jihad in Bangladesh o altrove. Non gli interessa nemmeno, non è il suo core business. Lui lavora nell'ombra del nostro subconscio, manovra i fantocci che ci hanno fatto prendere paura sulla spiaggia, un mezzogiorno di trent'anni fa.
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