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La Pasqua dei profughi di guerra ed il progetto #Overthefortress

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Te lo trovi davanti all'improvviso, il campo profughi di Idomeni, che ti pare di cascare dentro un oceano di tende.
La strada che da Salonicco porta al confine con la Macedonia scorre facile in mezzo a verdi vallate, leggermente ondulate, con la sagoma ancora innevata del monte Olimpo a chiudere l'orizzonte. A metterti sull'avviso che non stai andando verso un confine qualunque ma verso un confine di guerra - come stanno diventando oramai tutti i confini - sono i campi profughi che sorgono attorno al villaggio di Idomeni, dove si trova ancora in grosso dei rifugiati in fuga da guerre e povertà. Ce ne sono tre, sino ad ora, ognuno gestito da una diversa onlus, con un numero di migranti che va dai 1500 ai 3000 ciascuno. Impossibile avere numeri certi per la grande flluidità della situazione. Gli accordi che l'Europa ha siglato col Governo Turco, hanno aggiunto altra disperazione a gente già disperata. I richiedenti asilo - circa 45 mila - che avevano raggiunto la Grecia credendo, sperando di essere oramai arrivati in Europa, hanno scopetto improvvisamente che il confine è chiuso e che non si aprirà più. Il loro futuro sarà il rimpatrio forzato, e gestito per di più da un governo che, per dirla eufemisticamente, non ha mai dimostrato sensibilità nei confronti dei diritti umani. E proprio al Governo di questo Erdogan, lautamente stipendiato dall'Ue, spetterà il compito di fare il "lavoro sporco", selezionando a sua totale discrezione i rifugiati "buoni" da far accogliere dall'Europa, da quelli "cattivi" da rispedire in Patria. Continua