L'europistola alla parete

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Di economia capisco poco, a differenza di tutti a quanto pare. Quello che sta succedendo purtroppo continua a sembrarmi ragionevole non già da un punto di vista finanziario (ci perderemo tutti) o men che mai strategico (sembra che abbia prevalso l'autolesionismo), ma ahinoi, narrativo. Il Grexit è la famosa pistola appesa alla parete nel primo atto, che nel secondo qualcuno fatalmente impugnerà, sennò che storia sarebbe. Non già i greci, che pure qualche tendenza suicida l'avevano mostrata, ma - colpo di scena - i tedeschi. Dietro di loro, gli europei più giovani e affamati, meno propensi a comprendere la tragedia di una nazione che ha vissuto per decenni al di sopra delle proprie possibilità.

Dire che questa è la fine dell'Europa mi sembra un po' ingiusto: per quanto l'ultimatum alla Grecia (75 anni dopo il nostro) possa risultare disastroso, è una delle scelte maggiormente condivise che i dirigenti europei abbiano preso. Si tratta semplicemente di un'Europa molto diversa da quella che avevamo immaginato: a trazione centrosettentrionale, con a disposizione ancora qualche serbatoio di manodopera sottosviluppata nelle nuove province ad est. Il mediterraneo avrebbe ancora un'importanza strategica, ma vallo a spiegare ai politici (e ai loro elettori). Vista dalle pianure baltiche, la Grecia deve sembrare un pastrocchio piccolo e sacrificabile.

L'Italia - si spera - sarà un'altra faccenda: però a questo punto possiamo aspettarci davvero di tutto. I nostri rappresentanti hanno seguito tutta la cosa con la consueta superficialità e mancanza di visione: ma prendersela con loro è già un morsicarsi i codini sulla via verso il mattatoio. Con questi tedeschi (e lettoni, e finlandesi, e slovacchi, ecc.) non ci avrebbe salvato un De Gasperi: Renzi evidentemente non lo è.
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