La favola del ladro di bambini (e chi ve la racconta)

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Con gli anni se uno ha un po' di memoria selettiva riesce anche a imparare qualcosa: per esempio i sequestri di bambini non si improvvisano. Quando un genitore denuncia una persona per tentato sequestro - di solito è un ambulante irregolare o un mendicante che gli ha sfiorato il bambino - il caso si sgonfia regolarmente entro pochi giorni. Un sequestro di persona è un'operazione complessa che richiede una rete di complici e un'organizzazione radicata in un territorio, o come minimo un automezzo. Se non c'è un automezzo è abbastanza chiaro che nessuno sperava di portarsi via davvero un bambino - senza un automezzo neanche i genitori riescono a portarsi via i propri bambini, figurarsi uno sconosciuto.

Per cui ogni volta che in tv sento dire che un genitore ha denunciato una persona appiedata per tentato sequestro, so che qualcuno sta giocando sporco. Non il genitore, che probabilmente si è davvero spaventato e reagisce, per così dire, a uno stimolo pre-razionale, che è lo stesso che fa mostrare i denti a qualsiasi animale che stia scortando il suo cucciolo. Neanche le forze dell'ordine, che se il genitore fa una denuncia non possono che recepirla. Ma i giornalisti? Quelli che montano la notizia e l'accostano all'"invasione" dei migranti? Cronisti che queste cose le hanno già viste e conoscono la casistica meglio di me, possono invocare la buona fede dopo aver sbattuto il mostro in prima pagina?

Ieri Filippo Facci ha spiegato che "la storia dell’indiano che rapisce la bambina va completamente azzerata: le polemiche e gli articoli che sono stati scritti – compreso uno su Libero, a cura dello scrivente – erano basati su informazioni insufficienti per quanto fossero le uniche disponibili". Ora che invece le informazioni ci sono, Facci può spiegarci per filo e per segno la storia di Ram Lubhaya che, puntualizza, "è indiano (come gli zingari sinti) e questa è la sola cosa che lo avvicina al pubblico immaginario del rapitore di bambini". I sinti italiani sono "indiani" come Facci è "ostrogoto", e non rapiscono i bambini, ma questo non è nemmeno il punto.

Qualche giorno fa stavo guardando Studio Aperto, dovrei darci un'occhiata più spesso anche se non mi fa stare bene. All'improvviso tra le brevi di cronaca piomba questo scoop: su una spiaggia siciliana sembrava aver preso forma l'incubo di ogni genitore; uno straniero, un indiano aveva cercato di rapire un bambino! Subito dopo, un servizio sui migranti, ripresi dietro a qualche recinto. Subito dopo, un comunicato dell'Isis che nessun altro si è filato, preso direttamente da youtube, in cui l'Isis chiede a tutti i suoi sostenitori di attaccare l'Italia (la scritta ITALY enorme in sovraimpressione su vaghe immagini di jihad). È stato un momento incredibile per uno che da ragazzino ha letto 1984 pensando vabbe', questa almeno l'abbiamo scampata. E invece guarda che dieci minuti di odio ti organizza Studio Aperto. L'indiano che rapisce i bambini, i migranti che c'invadono, l'Isis che ci bombarda. Quanta gente guarda Studio Aperto tutti i giorni? Molto più di quelli che leggono Libero, e che magari dopo aver bevuto per tre giorni la fola del rapitore di bambini, saranno disposti anche a leggersi il pezzo in cui Facci si scusa, sapete com'è, avevamo "informazioni insufficienti" e quindi ci è scappato di inventarci un mostro.

Che poi è un'ulteriore fola, perché Facci il suo mestiere lo conosce e non c'è verso che possa essersi bevuto, nemmeno per un istante, il bibitone che ha somministrato ai suoi lettori. Se le "informazioni insufficienti" erano quelle che abbiamo sentito tutti, ovvero due genitori che denunciano un ambulante abusivo indiano per tentato sequestro di bambino, tu sai già che non c'è automezzo, non c'è organizzazione, non c'è niente. Tu lo sai ma devi lo stesso spremere un po' di odio per il bibitone. Ai lettori puoi sempre chiedere scusa tre giorni dopo. Se ti fa star meglio con te stesso.
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