Epifanio di Salamina e la castrazione semantica

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12 maggio – Epifanio di Salamina (315-403), dottore della Chiesa, blastatore di eretici


Epifanio un po’ lo invidio. Erano tempi un po’ più semplici, almeno per gli intellettuali: esistevano le Scritture, un po’ di patristica, qualche classico pagano ancora universalmente rispettato, e il resto erano fake news, sciocchezze, teorie del complotto da liquidare senza pietà. Non ci mettevi neanche molto: un versetto biblico assestato al momento giusto ti buttava giù tutto l’impianto gnostico, ammesso che gli gnostici avessero un impianto. Epifanio scrisse moltissimo (anche per questo lo invidio) e la sua opera che conosciamo meglio, diciamo pure la sua opera che conosciamo un po’, ha un titolo fantastico: Panarion. Lo trovate a volte tradotto come “Contravveleno”, e i latini preferivano chiamarlo col titolo generico “Adversus omnes haereses”, già appioppato a un Ireneo e a uno pseudotertulliano. Ma Panarion è molto più incisivo e pratico, Panarion era la cassetta del pronto soccorso, con le ampolline degli antidoti e le pinze, le tenaglie, i seghetti, tutto quello che poteva servire ai medici di quei tempi.

In libreria è disponibile
solo a puntate
(piuttosto costose).
Quando scriveva il Panarion, Epifanio non voleva soltanto debunkare gli eretici, ma anche fornire gli strumenti più pratici a chiunque si trovasse in una situazione d’emergenza, circondato da eretici da contrastare nel modo più rapido ed efficace possibile. Quindi ecco un prontuario di tutte le eresie, ramificate e catalogate come malattie, ed ecco un elenco di tutti gli argomenti che puoi usare contro di loro. Molti di questi argomenti – proprio come le medicine del tempo – erano più tossici delle eresie che contrastavano: per difendere la vera fede Epifanio non esita a mettere in giro contro i nemici le fantasie più nere raccattate chissà dove: deliri orgiastici e pranzi rituali a base di sangue di neonati che ritroveremo migliaia d’anni più tardi ancora sugli scaffali delle librerie dei nazisti. La messa nera come ce la immaginiamo oggi nei film dell’orrore forse l’ha descritta per primo Epifanio. Il quale da buon Padre della Chiesa un po’ si vergognava di allestire questi siparietti scandalistici, ma continuava ad avvertire il lettore che erano necessari. Qualsiasi gossip era necessario, contro il nemico. E i nemici erano dappertutto, per dire Epifanio era uno che se trovava in giro immagini religiose le strappava con sdegno, del resto la Bibbia era molto precisa su quel punto, per dire che anche papa Francesco sarebbe un eretico dal punto di vista di Epifanio.


Origene
Tra le voci che Epifanio contribuisce a diffondere, c’è quella contro Origene di Alessandria, il celebre teologo di due secoli prima. Anche dopo essere stato dichiarato eretico, Origene continuò ad avere ammiratori insospettabili tra cui Girolamo e Ambrogio. Epifanio invece non lo poteva soffrire e inveiva su di lui come Burioni sugli antivaccinisti, nel mentre che raccoglieva le voci più infamanti sui suoi seguaci. Origene, tra le altre turpi cose, si sarebbe evirato per evitare le tentazioni della carne: questa cosa perlomeno raccontavano su di lui i suoi detrattori da più di cent’anni, ed Epifanio non aveva nessun interesse a negarla. Nel Panarion però accoglie un’altra ipotesi, meno nota, e cioè che Origene, invece di tagliarselo, ricorresse a una pozione a base di erbe che otteneva lo stesso risultato: in pratica Origene avrebbe sperimentato su di sé la castrazione chimica e qui finisce il pezzo su Epifanio e comincia il vero pezzo che volevo scrivere, un pezzo sulla castrazione chimica.


In realtà è un pezzo che ho già scritto e mi piacerebbe migliorare, ma non ho tutto il tempo del mondo, come Epifanio, né posseggo la concentrazione di Origene. Inoltre, non so se avete notato come funziona il grande dibattito delle idee su internet: uno ha una serie di argomenti che amerebbe studiare, su cui amerebbe scrivere, ma chi se li leggerà? Chi è che una mattina qualsiasi potrebbe decidere di passare la pausa caffè a leggersi due cartelle sulla castrazione chimica? Nessuno. E così bisogna aspettare. Cosa? Che un politico tiri fuori l’argomento: di solito in campagna elettorale. In sostanza il politico è l’accattone con la fisarmonica, io l’orso che balla. Anche il dibattito politico del resto funziona così ormai, è una specie di contest tra dj che ci fanno ballare, non con le canzoni ma con gli argomenti. Uno tira fuori, che ne so, l’abolizione della povertà, e per due o tre giorni balliamo tutti ah ah ah, abbiamo davvero abolito la povertà? Poi ne arriva un altro con la flat tax (ma a tre aliquote), e ci mettiamo a ballare su quella. Vince il dj con la playlist di argomenti più ballabili, quello che li riesce a mixare eliminando i tempi vuoti – e va da sé che in questo periodo Salvini non ha rivali, è teso come una molla, non ti concede un secondo. Qualsiasi cosa succeda lui ha una soluzione pronta, una parolina magica che risolve: No euro! Flat tax! Educazione Civica e Grembiulini! Case chiuse! Chiudiamo i porti! Qualche giorno fa aveva anche Castrazione chimica, ed è appunto il momento in cui sono andato a riprendermi le mie due cartelle sull’argomento dal mio panarion personale.


Salvini
Quel che mi affascina delle formulette salviniane è che sono davvero promesse elettorali a costo zero: i porti sono già chiusi ai migranti, e Salvini non li ha veramente resi meno accessibili. L’educazione civica si fa già; i grembiulini alle primarie si indossano ancora; la flat tax a più aliquote esiste già; la prostituzione è già legale. E la castrazione chimica? Beh, in Italia la castrazione chimica sarebbe una relativa novità. Con un piccolo dettaglio: che non è una vera castrazione. Non condivide con la castrazione i dettagli che rendono la parola più vivida, più memorabile, più spendibile per un politico che voglia fare la voce grossa e restare in mente all’elettore: non è una mutilazione, non è irreversibile, non è sanguinosa, non è nemmeno una punizione. È una cura ormonale. Che probabilmente non funziona (non basta intervenire sugli ormoni per prevenire i comportamenti violenti), ma notate il paradosso: il tizio che si gonfia il torace proponendo di castrare i maniaci sessuali, in realtà sta dicendo che sono malati e che andrebbero curati (e non imprigionati). E noi che subito scattiamo sdegnati per dimostrare il nostro progressismo, ecco, forse ci facciamo fregare anche stavolta. Davvero saremmo contrari a una cura ormonale come alternativa alla detenzione?

Orwell
Quando usa la parola “castrazione” Salvini evoca nel suo pubblico le immagini violente di forbici, coltelli, tenaglie da norcino. Ce lo conferma il De Mauro Paravia: castrare significa “asportare o far atrofizzare gli organi della riproduzione di un animale”. Asportati o atrofizzati che siano, si dà per scontato che quegli organi siano irrecuperabili. Anche l’accostamento immediato con “chimica”, una bella parola moderna, asettica, non cambia molto il risultato; una mutilazione è una mutilazione anche se al posto della lama di coltello è praticata mediante capsule colorate. Sempre legge del taglione è, quella abolita non già grazie a Beccaria, ma addirittura da Rotari re dei Longobardi. E la discussione potrebbe finire qui: grazie ministro ma l’alto medioevo non c’interessa, neanche nella versione chimica. A questo punto di solito interviene qualcuno con l’argomento ‘il medioevo non ti piace perché non hanno ancora toccato i tuoi bambini’, e la discussione prosegue all’infinito, senza offrire più nessuno spunto di interesse.

La castrazione chimica è una cosa che non esiste. È un nome feroce, che evoca lame arrugginite e barbare mutilazioni, appioppato a una banale cura ormonale senza effetti definitivi. Come andare dal barbiere a “decapitarsi” barba e capelli. O dal dentista affinché ci “amputi” un dente cariato. Allo stesso modo, da qualche anno in alcuni Paesi il condannato per reati sessuali può chiedere di essere “castrato” chimicamente per usufruire di uno sconto di pena. È chiaro? In cambio di un po’ di pilloline tornano fuori prima. E una volta fuori, chi di voi madri e padri premurosi sarà in grado di accertare che il maniaco continui ad assumere la pillolina?


Aveva ragione Orwell: chi controlla il significato delle parole, controlla il Potere. Allo stesso tempo aveva torto: lui pensava che il Potere avrebbe chiamato “libertà” la dittatura, “amore” le torture; per ora le cose vanno in modo diverso. C’è in circolazione una cura (per la verità ancora non molto sicura), per i maniaci sessuali, e il Potere decide di chiamarla “castrazione”, per darsi un tono. Salvini non è un boia che si atteggia a damerino, ma l’esatto contrario. Per rimanere popolare deve fare il gradasso. Certo, se proponesse la libertà anticipata ai pedofili in cambio di una cura ormonale senza effetti definitivi, sarebbe sommerso di fischi. Ma è proprio quello che sta facendo: salvo che la cura ormonale ha questo nome formidabile, “castrazione chimica”. Senti che suono che fa, senti come ti riempie la bocca. E tanto meglio se nel frattempo ti svuota anche le galere, con quel che costa un carcerato.

E funziona? Dipende dai punti di vista. Probabilmente non salva nessuno dalle insidie degli stupratori. Ma come arma mediatica è fenomenale: vuoi mettere quant’è liberatorio e popolare poter affacciarsi al balcone e gridare “castrazione chimica”, ogni volta che una donna o un bambino ci va di mezzo? Tanto più che se si trovasse qualcosa di realmente efficace contro la violenza sessuale, il mondo si svuoterebbe di donne e bambini abusati e genitori impauriti, e a quel punto gridare al balcone non servirebbe più, bisognerebbe inventarsi qualcos’altro. Ma finché c’è un problema vero, e uno slogan efficace, non c’è nessuna necessità di risolvere il problema. No, neanche quello dei vostri bambini, mi spiace.

Forse allora aveva ragione Pasolini, in una sequenza di quel film orribile. Perché mai il Potere dovrebbe mutilare realmente le sue vittime, quando può mettere in scena la mutilazione all’infinito? “Imbecille, non lo sai che vorremmo ucciderti mille volte fino all’infinità possibile prima di ucciderti per davvero?

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