Il Partito (Democratico) dei Sogni

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Dalla parte del principio del piacere

A cinque mesi dal suo insediamento - non molti in fin dei conti - Matteo Renzi ha ancora la pretesa di non essere giudicato per quel che fa, ma per quel che promette. E promette senz'altro tante bellissime cose: come si fa a dirgli di no? Ora vuole cancellare tutti i contratti precari. Tutti. È senz'altro una promessa coraggiosa, nobile, e non stiamo nemmeno a discutere se sia una promessa di sinistra o di destra, scherziamo? Nelle slide della riforma della scuola non c'è scritto soltanto che assumerà tutti i precari di seconda fascia, ma che in un qualche modo riuscirà a farlo a costo zero, non è meraviglioso? Ci ha già dato ottanta euro in più, nella speranza che la ripresa economica fornisse la copertura - la ripresa non c'è stata e allora adesso ce ne sta promettendo altri cento in più, vi rendete conto - ok, in realtà è il Tfr, vuole mettercelo in busta così ci tiriamo su di morale; ha un po' l'aria dell'ultima raschiata nel barile, ma butta via.

Ma insomma sono tutte promesse fantastiche, e di sinistra senz'altro; lui ce le racconta nei giornali, in tv, come se fosse in campagna elettorale, come se la nostra opinione in merito gli interessasse davvero, come se avesse paura che ci fossimo stancati delle promesse di ieri, e gliene stessimo chiedendo di più grosse, sempre più grosse. E invece noi gufiamo, ci distraiamo; invece di concentrarci sulle promesse ci facciamo antipatiche domande su come Renzi potrà mantenerle. È proprio un atteggiamento old school, fortunatamente ormai minoritario anche nella direzione del Pd. I pochi che ancora richiamano l'attenzione su quella cosa antipatica che si chiama realtà sono vecchi leoni animati dal risentimento. È più interessante dare un'occhiata ai giovani, soprattutto quelli che due anni fa avversavano Renzi e poi si sono spostati, e con loro il baricentro del partito. Stupidi non sono: seguono il pifferaio, ma non hanno l'aria rapita e succube dei topolini. Non è che le loro smorfie di soddisfazione siano insincere, ma tradiscono ancora un'ombra di alterigia dalemiana. Se sanno ancora fare due conti, sanno che dietro le chiacchiere di Renzi non c'è un granché - ovvero, ci saranno altre chiacchiere più grosse, ancora più grosse. Però alla fine se qualcuno andrà a sbattere sarà Renzi, loro in un qualche modo si barcameneranno. Nel frattempo, vento in poppa, quando ci ricapita? Essere svegli in un mondo che dorme, non è fichissimo?

Anche stavolta parlare di sinistra e di destra sembra inadeguato. Come ai tempi di Berlusconi, quando più che una sinistra e una destra c'era un partito del Principio del Piacere (il PdL) e un partito del Principio di Realtà (il centrosinistra - Ulivo). Il progetto del primo era farti sognare: un milione di posti di lavoro, un nuovo miracolo italiano, il federalismo fiscale, la libertà dall'oppressione fiscale, eccetera. Il compito del secondo era svegliarti, dare un'occhiata ai conti, rimettere un po' in sesto i bilanci, farti pagare anche una tassa in più - in attesa di cedere di nuovo la palla ai sognatori. Due poli che apparentemente si opponevano, e nei fatti si completavano. Se ieri alla direzione del PD è successo qualcosa di storico, probabilmente è stato questo: il PD è passato ormai quasi del tutto dalla parte del principio del piacere. Non è che Renzi possa sparare le stesse palle di Berlusconi - i tempi sono cambiati - e però il programma è lo stesso, in versione economica: trascinarsi in giro per l'Italia e per il mondo a sorridere e sprizzare ottimismo, con qualche figuraccia internazionale che fa colore. Per quanto il tizio possa restare antipatico, a questo punto si fa anche fatica a volergliene. È un imbonitore, un venditore porta a porta col suo repertorio di barzellette tristi - è colpa sua se è fatto così? è per questo che lo abbiamo scelto. Perché ebbene sì: lo abbiamo scelto noi. Nessun potere forte ce l'ha imposto (si stanno già chiamando fuori, quei bastardi). Ne avevamo abbastanza dei vecchi saggi che con aria compunta ci dicevano tristi verità, volevamo un uomo che ci facesse ridere. Eccoci accontentati e che dio ce la mandi buona. Dopotutto hai visto mai.

Può anche darsi che non ci sia nessuna rovina dietro l'angolo; che la ripresa sia appena appena un po' più tarda ad arrivare; o che l'Italia possa precipitare in moto rettilineo ancora per anni, decenni, secoli, senza impattare contro nessun muro, contro nessuna apocalisse che magari è solo una proiezione dei nostri capricciosi super-io. Anche la realtà, hai visto mai: magari non esiste. Speriamo bene.
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