Sono felice e poi sono preoccupato e poi boh

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È da tre giorni che sono contento. Ma poi ci penso su e mi preoccupo, per un istante mi spavento addirittura. Però sono contento lo stesso. Insomma a quanto pare sono vivo. Era da parecchio che non mi succedeva, mi ero anche un po' scordato. Elly Schlein è la nuova segretaria del Partito Democratico, e io sono contento, perché l'ho votata (è dal 2014 che la voto, a quanto pare). Ma ho anche paura, perché non me lo aspettavo. L'ho votata perché, sono un proporzionalista (una fede ancora minoritaria del Pd); per me ancora due giorni fa l'idea era a mostrare ai bonacciniani che esiste una sinistra del partito con un peso rilevante. Salta fuori che la sinistra pesa più di Bonaccini e soci: è una sorpresa per tutti, direi, e ci pone tutta una serie di problemi che almeno non sono i soliti problemi. Anche perché, per quanto possiamo festeggiare, dobbiamo sempre avere in mente l'obiettivo. 

Avvenire

Queste primarie la Schlein le ha vinte con seicentomila voti scarsi (il suo rivale ne ha presi ottantamila in meno). Alle prossime elezioni il Pd deve prendere almeno sette milioni di voti. La Schlein può arrivarci? Devo essere sincero: per quanto io l'abbia votata, per quanto mi ispiri una genuina simpatia, fino a domenica pensavo di no. L'ho trovata, forse la trovo ancora, un personaggio molto divisivo, un bersaglio ideale per gli hater professionisti e dilettanti – prendete quello che hanno scritto e memato su Rosy Bindi e Boldrini e moltiplicatelo per "bisessuale", "origini ebraiche", "Svizzera". Trovavo che facesse un buon contrappunto all'emilianocentricità di Bonaccini, ma se diventa la componente più importante del Pd, non rischia di ridimensionarlo? È probabile, ma d'altro canto forse stiamo prendendo il problema dal corno sbagliato. 

Oltre al fatto che la Schlein ha vinto, occorre notare che Bonaccini ha perso. Di poco: ma avrebbe dovuto vincere di molto. Sembrava una candidatura molto più solida, invece non lo era. La sua strategia per arrivare a quei sette milioni era lineare, e non molto diversa da quella che ha funzionato con aa Meloni lo scorso settembre: aspettare. Aa Meloni ha aspettato vent'anni – che Berlusconi invecchiasse, che Salvini si bruciasse – finché davvero doveva toccare a lei, a destra non c'era più nessuno possibile (del resto guardate con che ministri si ritrova). Sull'altra sponda, Bonaccini è sempre sembrato ispirato a un analogo attendismo. Lui stesso sembra essere arrivato a capire di avere delle chance per esclusione: bruciato Bersani, bruciato Renzi, restavano i presidenti di regione. Puglia fuori, Campania improponibile, Lazio è durato tre anni, a chi tocca adesso? Oddio, ma tocca a me

In controluce il solito errore di prospettiva degli esponenti del Pd, convinti di poter disporre dell'identità del partito senza preoccuparsi – come tutti gli altri politici, al giorno d'oggi – di registrare i nomi e i simboli; tutto il contrario, il Pd per Veltroni doveva essere un partito leggero ma già al tempo si dava per scontato che sarebbe stato il partito di Veltroni: si aprivano le primarie ai non tesserati dando per scontato che avrebbero plebiscitato Veltroni, ma poi si restava perplessi quando un sacco di sconosciuti entravano per votare, comprese persone non esattamente, come dire, bianche. Ma in un qualche modo le due classi dirigenti che si erano fuse nel Pd erano convinte che il partito sarebbe rimasto cosa loro per sempre, e più in generale che uno dei due poli della politica italiana sarebbe stato occupato da loro: un diritto di prelazione basato sull'anzianità. Ne erano talmente convinti che hanno lasciate aperte le primarie ai non iscritti, malgrado fosse chiaro ormai da dieci anni e più che si trattava di una sciocchezza. 

Altri si sarebbero preoccupati di individuare un blocco sociale di riferimento, ma Veltroni voleva piacere a tutti e i successori avevano paura di dispiacere troppo a qualcuno; altri si sarebbero preoccupati di mantenere un'egemonia culturale, ma in quel reparto a un certo punto è entrato Franceschini che si è baloccato con le sue piattaforme finché ha potuto. Bonaccini ha continuato a dare per scontato uno zoccolo duro di lettori dell'Unità, anche se nel frattempo l'Unità è fallita tre volte; la Schlein non è che potesse contare su chissà che mediatico fuoco di fila, eppure un po' di passaparola le è bastato per spostare il baricentro di un partito la cui massima aspirazione ormai era rappresentare il buongoverno di alcune regioni d'Italia: neanche tante. 

La Schlein in compenso ha tutto quello che serve per apparire la segretaria del partito delle ZTL, il famoso partito metropolitano che non riesce a ripartire dalle periferie. A proposito: chi vi dice che le elezioni si vincono nelle periferie, quasi sempre non sa di cosa sta parlando, è convinto che sia un sinonimo di "provincia". Non è che le periferie non siano importanti, ho molti amici periferici, però quanti milioni di italiani ci vivono? In provincia più della metà, fine della questione. In provincia, molto più che in periferia, il blocco sociale che si riconosce naa Meloni è definito con una certa chiarezza: si tratta della piccola-media impresa. Questo spiega l'importanza che assumono a ridosso delle elezioni questioni tutto sommato non cruciali, come l'obbligo del pos o il tetto del contante. Ma anche il reddito di cittadinanza che impedisce ai poveri ristoratori di sottopagare i camerieri, le rivendicazioni dei balneari, il miraggio della flat tax, e una serie di argomenti che persino aa Meloni non osava più toccare, ma i suoi elettori continuavano a crederci: l'uscita dall'Euro, l'antivaccinismo. La piccola-media impresa non è necessariamente fascista: vota per chi le promette di lasciarla in pace, quindi adesso vota Meloni, prima Salvini, qualcuno ha provato Renzi, ha preso anche una breve sbandata per Grillo; in sostanza chiunque le prometta che c'è ancora qualche margine in un mondo globalizzato che presto o tardi lo rimuoverà. Sotto sotto la Piccola Impresa Italiana lo sa, che non è equipaggiata per fronteggiare l'emergenza climatica, la nuova guerra fredda che allontanerà forse per sempre gli oligarchi orientali dai nostri alberghi e dalle nostre boutique, la smaterializzazione dei servizi, la globalizzazione logistica di Amazon, eccetera. Non sono scemi: sono soltanto disperati e quando si è disperati si sale su qualsiasi barcone. 

Ora questo stasera mi preoccupa: non solo la piccola media impresa non troverà motivi per votare la Schlein, ma in lei può individuare facilmente un nemico di classe. La borghese metropolitana che non vuole usare contante, non capisce perché non si possano raddoppiare le licenze dei taxi, e magari vuole tassare chi ha un patrimonio, una seconda casa, una barchetta. Con Bonaccini sarebbe stato diverso? Sì, se Bonaccini avesse dimostrato un carisma che queste primarie non hanno rilevato. Per come stanno le cose, forse questo Pd non ci deve nemmeno provare, e concentrare invece le sue energie sulle classi sociali che da questo Pd si aspettano di essere rappresentate: lavoratori dipendenti, giovani, minoranze. Tutto qua, e Calenda e Conte raccatteranno il resto. Qualcuno se ne andrà – qualcuno se ne sta già andando, ma è un partito aperto, non c'è nemmeno una porta da sbattere. Un'altra scissione sarebbe ridicola, con tutti i partitini che ci sono già, e forse a Bonaccini e co. conviene interpretare l'opposizione ragionevole, il ruolo interpretato con tanto successo da Giorgetti nella Lega. 

Se alla fine semplicemente ci troveremo un partito socialdemocratico al 15%, avremo almeno conquistato il diritto di votare per un partito socialdemocratico, che in tutte le altre nazioni d'Europa è garantito e non si capisce perché invece in Italia no. È il partito che può vincere alle prossime elezioni? Dipende molto da quanto aa Meloni avrà deluso – che succeda è sicuro, ma se delude troppo rischia di sgonfiarsi subito e sollecitare l'ennesimo governo tecnico; se invece delude poco ce la potremmo tenere pure dopo il '28? Non ne ho idea. Sono sempre quello che domenica sera era convinto che avrebbe vinto Bonaccini. Invece ha vinto la Schlein e le dico, in bocca al lupo (ma si può dire? Non lo so). Non credevo che vincesse, ma ho votato per lei. Ho votato per lei, ma non ero sicuro che fosse il candidato più adatto. Comunque ha vinto, e ora sarà bersagliata a 360°. Mi stava già simpatica prima, nei prossimi mesi non credo che riuscirò a essere oggettivo nei suoi confronti. Non è paternalismo: la stessa reazione l'ebbi con Bersani. Spero che le vada meglio. Lo spero per tutti noi. 

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