ma che Dico

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3285 di questi giorni
J'ai l'honneur de
Ne pas te demander ta main
Ne gravons pas
Nos noms au bas
D'un parchemin

Allora, verifichiamo se ho capito bene. Dovrò vivere con una persona.
Dovrò amarla e rispettarla.
Dovrò passarle il telecomando, se me lo chiede. Per le pulizie ci organizzeremo, ma è facile che la rimozione della spazzatura tocchi a me. Anche quella sua. Che puzza in un modo diverso dalla mia. Dovrò farci l’abitudine.
Dovrò portarla al cinema, al teatro, ai concerti, e offrirò io. Curerò la puntualità, ma guiderò piano, perché il colpo di frizione la innervosisce.
Guarderò, a braccetto con lei, centinaia di migliaia di vetrine piene di vestiti inspiegabilmente più interessanti di altri. Sbarrerò gli occhi per non chiuderli, soffocherò migliaia di sbadigli finché non mi verranno i crampi.
Le farò da mangiare, se proprio non c’è alternativa. Le farò la colazione. La sveglierò con le buone o le cattive. Se è malata, veglierò su di lei, a casa o al Pronto Soccorso. Visiterò i suoi parenti con una certa frequenza. Andrò a matrimoni e funerali.
Dovrò desiderare solo lei. Dovrò perdonarla, se lei non desidera più soltanto me. Dovrò portare pazienza, tanta pazienza, per quanto? per nove anni.
Nove anni. 3285 giorni, più bisestili.
Dopodiché, avrò dei diritti.

Dei diritti. Ora, io non è che voglio la polemica a tutti costi. Siamo nel Paese in cui siamo, con la maggioranza che abbiamo, con l'affitto che dobbiamo al Papa, ecc. ecc.. Ma nove anni? Quando i matrimoni di Santa libera Chiesa in libero Stato ne durano ormai due o tre? E io, che ho pagato perfino più tasse, devo soffrire il triplo senza nessuna copertura, e alla fine mi date dei diritti? Ma io dopo nove anni io non voglio dei diritti.
Io voglio una medaglia.
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