Né con Ichino né con lo Stronzio
12-07-2012, 11:54Br, internet, lavoroPermalink
Attenzione: questo non è un pezzo su Ichino o contro Ichino. Ripeto: questo non è un pezzo contro Ichino. È un pezzo che parla di una tattica retorica che viene spesso adoperata on line per liquidare i propri critici.
In soldoni si tratta di questo: si perlustra la Rete in cerca dello sprovveduto che la spara più grossa (e in Rete, c'è sempre qualcuno che la spara più grossa) lo si identifica, lo si cita, si sottolinea l'assurdità o la pericolosità delle sue sparate, e si lascia intendere che tutti quelli che non la pensano come noi la pensano come lui. Di solito funziona: non solo noi ci convinciamo ancor di più di essere nel giusto e di avere nemici imbecilli, ma anche lo sprovveduto di turno spesso è contento di essere comunque stato citato, linkato, messo alla berlina: che è pur sempre un palcoscenico.
La settimana scorsa sul sito di iMille un tizio contro Ichino ha invocato le BR. Lo ha fatto ironicamente, ha anche soggiunto "tongue-in-cheek", che in inglano credo voglia dire "tana libera tutte le cazzate". In questi casi cosa si fa? Lo dico da gestore di un blog, che forse, dico forse (la legislazione è un po' ambigua al riguardo) è legalmente responsabile delle cazzate pubblicate dai commentatori; io, a seconda dell'orario, dell'umore, delle ore di sonno, della fase digestiva, probabilmente avrei liquidato la faccenda in uno di questi due modi:
1) lasciando il commento dov'è, scrivendo in calce: "mi dissocio. Guarda che se invochi l'intervento di un gruppo armato contro un parlamentare sul mio blog, mi puoi anche mettere nei guai. Non è che tutti gli effettivi della polizia postale siano tenuti a capire la tua ironia".
2) cancellando il commento, scrivendo in calce: "le apologie di terrorismo fatele sui vostri blog, per favore".
3) cancellando, fischiettando, parlando d'altro.
Raoul Minetti, di iMille, ha reagito in un altro modo. Invece di liquidare, ha solidificato. Ha preso l'apologia di terrorismo tongue-in-cheek e l'ha usata come stampino per una statuetta a tutto tondo: la statuetta dell'ichinoclasta che mangia la pizza alla Festa dell'Unità, sembra una brava persona, e invece... fiancheggia il brigatismo!!! No, ma leggete. Perché sennò poi sembra che m'invento le cose:
Le parole sono da brividi, dicevamo. Sono scritte bene, senza errori o farneticazioni. Abbiamo seguito un link per capire chi le ha scritte, e abbiamo trovato un bel blog, di una persona di sinistra chiaramente attenta al – e impegnata nel – dibattito politico sulla rete. E allora i brividi invece di diminuire sono aumentati. Perché sarebbe paradossalmente più facile leggere queste parole se venissero dalle “frange estreme”, sempre presenti nella società italiana e più che mai attive in questo momento di profonda crisi economica e sociale per il nostro paese. Mentre è molto difficile farsi una ragione di queste parole se vengono da un militante della sinistra come tanti, di quei militanti che nelle tranquille sere d’estate partecipano in platea ai dibattiti alla Festa dell’Unità con una pizza in mano e tanta bella passione civile nel corpo.
Io invece il link diciamo che non l'ho seguito. Non m'interessa se il tizio mangia la pizza o di solito scrive cose intelligenti. Mi attengo ai fatti: inneggiare alle BR, anche ironicamente, su un sito pubblico, è in assoluto una delle cose più sceme che si possano fare in Italia: se poi l'oggetto del discorso è Ichino, hai fatto l'en plein. Basta dare un'occhiata alle sentenze, eh? Gli ultimi brigatisti a essere stati condannati, per associazione sovversiva, avevano parlottato al telefono di ammazzare Ichino. In generale, senza scendere in dettagli tecnici. E basta, non è che avessero fatto molto altro: un tentativo fallito di scassinare un bancomat, qualche smitragliata in aperta campagna per tenersi in allenamento, volantini, cose così. Per tutta questa attività criminosa Claudio Latino si è preso undici anni e mezzo (certo, dichiararsi prigionieri politici e inveire contro Ichino dalla gabbia del tribunale aiuta). E gli è andata bene, perché in primo grado volevano anche riconoscergli le finalità terroristiche, quindici anni. Certo, non è nemmeno riuscito a scassare un bancomat, ma quel che conta è l'intenzione. Una tizia che ci aveva parlato una volta è stata in galera due anni con l'accusa di essere l'infiltrata delle BR all'università di Padova; per lei la Boccassini di anni ne aveva chiesti quattro, quindi le è andata bene, dai. Ciò non toglie che, alla luce dei fatti, invocare le BR su un sito internet lasciando a disposizione degli inquirenti le proprie generalità sia un atto profondamente scemo, che ben pochi sarebbero disposti a sottoscrivere - e invece per Minetti alla fine siamo tutti così, noi che alle feste dell'Unità mangiamo la pizza e quando sentiamo Ichino non applaudiamo, anzi, lo accusiamo, con un lessico orribilmente desueto, di "fare il gioco dei padroni". Padroni? Che padroni? Forse che ci sono padroni qui? E c'è un gioco? Tutto ciò turba la grande compostezza di Ichino!
Un caso isolato? Mi va la memoria a due episodi. Uno personale, una mia partecipazione ad un dibattito sul lavoro con Pietro Ichino e Giovanni Bachelet, in una libreria in Trastevere a Roma un paio di anni fa. In platea un nutrito gruppo di lettori e militanti di sinistra, attenti e preparati. Una discussione finale da gelare il sangue. Una persona si alza dalla seconda fila accusando Ichino di “fare il gioco dei padroni”. Pietro Ichino, persona di grande compostezza, è visibilmente turbato.
Io poi un po' in questi giorni di canicola lo invidio Minetti, con tutti questi brividi e questo gelarsi il sangue. Però, caro Minetti, caro Ichino, qui non è che si discuta il vostro riformismo. Ma la provocazione di andare al processo del Partito Comunista Politico-Militare e cercare il "dialogo" con quei poveretti dietro le sbarre; la tattica di rabbrividire al primo commento scemo, di farsi gelare il sangue dal primo slogan un po' vieto, ecco, questa tattica ha un nome preciso ed è: piagnisteo. Avete notizia di minacce serie, concrete, nei confronti di Ichino? Hanno tutti un'e-mail al giorno d'oggi, scommetto che ne ha una anche la procura. C'è un tizio un po' sprovveduto che inneggia alle BR nei commenti? Rispondete, cancellate, mettete nella casella dello spam, fate quel che vi pare, ma non usatelo per allungare un brodo di cultura - non se lo beve nessuno. C'è un sacco di gente a sinistra che non condivide le idee di Ichino, e fino a prova contraria non sono tutti terroristi. O meglio, fino a prova contraria non c'è nessun terrorista: i residui di terrorismo verbale di un commentatore sprovveduto valgono 0,00..., come la percentuale dello stronzio nell'acqua minerale. Io è una vita che ceno con una bottiglia davanti, e quella particella di stronzio la devo ancora trovare. Vuoi vedere che sono tutte nella bottiglia di Ichino.
In soldoni si tratta di questo: si perlustra la Rete in cerca dello sprovveduto che la spara più grossa (e in Rete, c'è sempre qualcuno che la spara più grossa) lo si identifica, lo si cita, si sottolinea l'assurdità o la pericolosità delle sue sparate, e si lascia intendere che tutti quelli che non la pensano come noi la pensano come lui. Di solito funziona: non solo noi ci convinciamo ancor di più di essere nel giusto e di avere nemici imbecilli, ma anche lo sprovveduto di turno spesso è contento di essere comunque stato citato, linkato, messo alla berlina: che è pur sempre un palcoscenico.
La settimana scorsa sul sito di iMille un tizio contro Ichino ha invocato le BR. Lo ha fatto ironicamente, ha anche soggiunto "tongue-in-cheek", che in inglano credo voglia dire "tana libera tutte le cazzate". In questi casi cosa si fa? Lo dico da gestore di un blog, che forse, dico forse (la legislazione è un po' ambigua al riguardo) è legalmente responsabile delle cazzate pubblicate dai commentatori; io, a seconda dell'orario, dell'umore, delle ore di sonno, della fase digestiva, probabilmente avrei liquidato la faccenda in uno di questi due modi:
1) lasciando il commento dov'è, scrivendo in calce: "mi dissocio. Guarda che se invochi l'intervento di un gruppo armato contro un parlamentare sul mio blog, mi puoi anche mettere nei guai. Non è che tutti gli effettivi della polizia postale siano tenuti a capire la tua ironia".
2) cancellando il commento, scrivendo in calce: "le apologie di terrorismo fatele sui vostri blog, per favore".
3) cancellando, fischiettando, parlando d'altro.
Raoul Minetti, di iMille, ha reagito in un altro modo. Invece di liquidare, ha solidificato. Ha preso l'apologia di terrorismo tongue-in-cheek e l'ha usata come stampino per una statuetta a tutto tondo: la statuetta dell'ichinoclasta che mangia la pizza alla Festa dell'Unità, sembra una brava persona, e invece... fiancheggia il brigatismo!!! No, ma leggete. Perché sennò poi sembra che m'invento le cose:
Le parole sono da brividi, dicevamo. Sono scritte bene, senza errori o farneticazioni. Abbiamo seguito un link per capire chi le ha scritte, e abbiamo trovato un bel blog, di una persona di sinistra chiaramente attenta al – e impegnata nel – dibattito politico sulla rete. E allora i brividi invece di diminuire sono aumentati. Perché sarebbe paradossalmente più facile leggere queste parole se venissero dalle “frange estreme”, sempre presenti nella società italiana e più che mai attive in questo momento di profonda crisi economica e sociale per il nostro paese. Mentre è molto difficile farsi una ragione di queste parole se vengono da un militante della sinistra come tanti, di quei militanti che nelle tranquille sere d’estate partecipano in platea ai dibattiti alla Festa dell’Unità con una pizza in mano e tanta bella passione civile nel corpo.
Io invece il link diciamo che non l'ho seguito. Non m'interessa se il tizio mangia la pizza o di solito scrive cose intelligenti. Mi attengo ai fatti: inneggiare alle BR, anche ironicamente, su un sito pubblico, è in assoluto una delle cose più sceme che si possano fare in Italia: se poi l'oggetto del discorso è Ichino, hai fatto l'en plein. Basta dare un'occhiata alle sentenze, eh? Gli ultimi brigatisti a essere stati condannati, per associazione sovversiva, avevano parlottato al telefono di ammazzare Ichino. In generale, senza scendere in dettagli tecnici. E basta, non è che avessero fatto molto altro: un tentativo fallito di scassinare un bancomat, qualche smitragliata in aperta campagna per tenersi in allenamento, volantini, cose così. Per tutta questa attività criminosa Claudio Latino si è preso undici anni e mezzo (certo, dichiararsi prigionieri politici e inveire contro Ichino dalla gabbia del tribunale aiuta). E gli è andata bene, perché in primo grado volevano anche riconoscergli le finalità terroristiche, quindici anni. Certo, non è nemmeno riuscito a scassare un bancomat, ma quel che conta è l'intenzione. Una tizia che ci aveva parlato una volta è stata in galera due anni con l'accusa di essere l'infiltrata delle BR all'università di Padova; per lei la Boccassini di anni ne aveva chiesti quattro, quindi le è andata bene, dai. Ciò non toglie che, alla luce dei fatti, invocare le BR su un sito internet lasciando a disposizione degli inquirenti le proprie generalità sia un atto profondamente scemo, che ben pochi sarebbero disposti a sottoscrivere - e invece per Minetti alla fine siamo tutti così, noi che alle feste dell'Unità mangiamo la pizza e quando sentiamo Ichino non applaudiamo, anzi, lo accusiamo, con un lessico orribilmente desueto, di "fare il gioco dei padroni". Padroni? Che padroni? Forse che ci sono padroni qui? E c'è un gioco? Tutto ciò turba la grande compostezza di Ichino!
Un caso isolato? Mi va la memoria a due episodi. Uno personale, una mia partecipazione ad un dibattito sul lavoro con Pietro Ichino e Giovanni Bachelet, in una libreria in Trastevere a Roma un paio di anni fa. In platea un nutrito gruppo di lettori e militanti di sinistra, attenti e preparati. Una discussione finale da gelare il sangue. Una persona si alza dalla seconda fila accusando Ichino di “fare il gioco dei padroni”. Pietro Ichino, persona di grande compostezza, è visibilmente turbato.
Io poi un po' in questi giorni di canicola lo invidio Minetti, con tutti questi brividi e questo gelarsi il sangue. Però, caro Minetti, caro Ichino, qui non è che si discuta il vostro riformismo. Ma la provocazione di andare al processo del Partito Comunista Politico-Militare e cercare il "dialogo" con quei poveretti dietro le sbarre; la tattica di rabbrividire al primo commento scemo, di farsi gelare il sangue dal primo slogan un po' vieto, ecco, questa tattica ha un nome preciso ed è: piagnisteo. Avete notizia di minacce serie, concrete, nei confronti di Ichino? Hanno tutti un'e-mail al giorno d'oggi, scommetto che ne ha una anche la procura. C'è un tizio un po' sprovveduto che inneggia alle BR nei commenti? Rispondete, cancellate, mettete nella casella dello spam, fate quel che vi pare, ma non usatelo per allungare un brodo di cultura - non se lo beve nessuno. C'è un sacco di gente a sinistra che non condivide le idee di Ichino, e fino a prova contraria non sono tutti terroristi. O meglio, fino a prova contraria non c'è nessun terrorista: i residui di terrorismo verbale di un commentatore sprovveduto valgono 0,00..., come la percentuale dello stronzio nell'acqua minerale. Io è una vita che ceno con una bottiglia davanti, e quella particella di stronzio la devo ancora trovare. Vuoi vedere che sono tutte nella bottiglia di Ichino.
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