La schiava (io ce l'ho e tu no)
18-08-2015, 19:40La grande gara di spunti, raccontiPermalink
Potevano passare mesi interi senza un solo pensiero di angoscia. Mesi interi in cui passando davanti allo specchio dell'ingresso Biagio non vedeva che un cinquantenne soddisfatto, con una carriera avviata nel ramo immobiliare, un figlio che lo adorava, una compagna che lo amava, e una schiava rinchiusa nel secondo piano interrato di una palazzina sfitta, una piccola cosa pronta a precipitarsi ai suoi piedi appena la porta blindata si fosse aperta, alle due del pomeriggio nei feriali, e a qualsiasi ora nella notte, senza preavviso. In qualsiasi momento fosse arrivato laggiù, portando un po' di luce e cibo e amore, sapeva che Yris gli avrebbe fatto festa, non era un amore di cucciola? E lui non era il più fortunato degli uomini? Potevano passare mesi interi così.
(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone. Questo è un capitolo qualsiasi dalla Prigioniera nella torre).
L'angoscia arrivava a tradimento, di solito in seguito a un'interruzione della routine. Un incidente domestico o un imprevisto sul lavoro. Persino una rimpatriata coi compagni d'università, dalla quale Biagio si aspettava solo soddisfazioni. Alcuni dei suoi amici avevano avuto più fortuna di lui nella vita: avevano auto più grosse, mogli più belle e giovani, e parlavano di luoghi esotici dove Biagio mai sarebbe andato in vacanza; ma cos'era tutta quella volgare esibizione di fronte alla sua gloria segreta? Nessuno di quei coglioni era riuscito ad avere dalla vita quel che Biagio si era conquistato. Nessuno ci era andato nemmeno vicino. Ogni gioia che riuscivano a prendersi, Biagio lo sapeva, non era che un simulacro di quella che lo attendeva al buio ogni primo pomeriggio nei feriali. E per quel povero simulacro erano costretti anche a pagare! In regali alla partner, in contanti alle escort, in alimenti elle ex, in assegni agli analisti.
Quella sera, mentre si contavano a vicenda le rughe sulla fronte, e confrontavano le cilindrate, e prendevano appunti mentali sul prezzo delle vacanze altrui, Biagio si sentiva il cuore gonfio. Era il re del mondo e nessuno lo sapeva. Aveva solo il timore di sembrare troppo allegro, troppo su di giri - era sicuramente una paranoia, ma ad ogni buon conto si era messo a bere. Un ottimo espediente, già collaudato. Nessuno fa più caso a te quando bevi. Puoi esultare e gridare al mondo intero di essere un mostro - nessuno ti starà ad ascoltare.
L'angoscia lo prese al risveglio, in un parcheggio poco lontano da casa. Non doveva aver dormito più di una mezz'ora, ma era come se tornasse alla vita dopo cent'anni di incubo. Chi era? Marchesani Biagio, nato a *** il primo ottobre 1963. Era il titolare di un'agenzia immobiliare, un padre di famiglia e un mostro. Da sei anni teneva prigioniera una ragazza in un sotterraneo, e non c'era modo di risolvere la cosa. Prima o poi sarebbe scappata, e lui si sarebbe ucciso. Oppure.
Oppure sarebbe stato lui a ucciderla. C'era sempre stata questa possibilità. Si sarebbe sbarazzato del corpo in uno dei cento modi che si era immaginato in quegli anni. Acido muriatico. Sega circolare. Un'intercapedine del muro. Ma forse la soluzione migliore era la più semplice: sacchi neri, qualche mattone, e una gita notturna al porto. Nessuno l'avrebbe mai cercata in quei fondali. E nessuno sarebbe comunque risalito a lui. E allora cosa aspettava? Aveva già rischiato troppo, mettendo a repentaglio la felicità della sua famiglia. Doveva farlo il prima possibile. Poteva farlo anche in quel momento. La palazzina era a cinque minuti di distanza. Cosa aspettava?
Già. Cosa aspettava a tornare il povero coglione di sempre, circondato da gente con macchine più grosse e compagne più giovani?
C'erano notti in cui varcando quel cancello Biagio non sapeva, non credeva di sapere se andava a strangolare Yris o a piangerle in grembo. Nei fatti Yris era ancora viva, e lo aspettava alzata.
Se tutto questo ti solletica, almeno un po' di più di Tutto quel che sai è falso, non ti resta che mettere Mi piace su facebook, o esprimerti nei commenti. Grazie per l'attenzione e arrivederci al prossimo spunto.
(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! Se vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone. Questo è un capitolo qualsiasi dalla Prigioniera nella torre).
L'angoscia arrivava a tradimento, di solito in seguito a un'interruzione della routine. Un incidente domestico o un imprevisto sul lavoro. Persino una rimpatriata coi compagni d'università, dalla quale Biagio si aspettava solo soddisfazioni. Alcuni dei suoi amici avevano avuto più fortuna di lui nella vita: avevano auto più grosse, mogli più belle e giovani, e parlavano di luoghi esotici dove Biagio mai sarebbe andato in vacanza; ma cos'era tutta quella volgare esibizione di fronte alla sua gloria segreta? Nessuno di quei coglioni era riuscito ad avere dalla vita quel che Biagio si era conquistato. Nessuno ci era andato nemmeno vicino. Ogni gioia che riuscivano a prendersi, Biagio lo sapeva, non era che un simulacro di quella che lo attendeva al buio ogni primo pomeriggio nei feriali. E per quel povero simulacro erano costretti anche a pagare! In regali alla partner, in contanti alle escort, in alimenti elle ex, in assegni agli analisti.
Quella sera, mentre si contavano a vicenda le rughe sulla fronte, e confrontavano le cilindrate, e prendevano appunti mentali sul prezzo delle vacanze altrui, Biagio si sentiva il cuore gonfio. Era il re del mondo e nessuno lo sapeva. Aveva solo il timore di sembrare troppo allegro, troppo su di giri - era sicuramente una paranoia, ma ad ogni buon conto si era messo a bere. Un ottimo espediente, già collaudato. Nessuno fa più caso a te quando bevi. Puoi esultare e gridare al mondo intero di essere un mostro - nessuno ti starà ad ascoltare.
L'angoscia lo prese al risveglio, in un parcheggio poco lontano da casa. Non doveva aver dormito più di una mezz'ora, ma era come se tornasse alla vita dopo cent'anni di incubo. Chi era? Marchesani Biagio, nato a *** il primo ottobre 1963. Era il titolare di un'agenzia immobiliare, un padre di famiglia e un mostro. Da sei anni teneva prigioniera una ragazza in un sotterraneo, e non c'era modo di risolvere la cosa. Prima o poi sarebbe scappata, e lui si sarebbe ucciso. Oppure.
Oppure sarebbe stato lui a ucciderla. C'era sempre stata questa possibilità. Si sarebbe sbarazzato del corpo in uno dei cento modi che si era immaginato in quegli anni. Acido muriatico. Sega circolare. Un'intercapedine del muro. Ma forse la soluzione migliore era la più semplice: sacchi neri, qualche mattone, e una gita notturna al porto. Nessuno l'avrebbe mai cercata in quei fondali. E nessuno sarebbe comunque risalito a lui. E allora cosa aspettava? Aveva già rischiato troppo, mettendo a repentaglio la felicità della sua famiglia. Doveva farlo il prima possibile. Poteva farlo anche in quel momento. La palazzina era a cinque minuti di distanza. Cosa aspettava?
Già. Cosa aspettava a tornare il povero coglione di sempre, circondato da gente con macchine più grosse e compagne più giovani?
C'erano notti in cui varcando quel cancello Biagio non sapeva, non credeva di sapere se andava a strangolare Yris o a piangerle in grembo. Nei fatti Yris era ancora viva, e lo aspettava alzata.
Se tutto questo ti solletica, almeno un po' di più di Tutto quel che sai è falso, non ti resta che mettere Mi piace su facebook, o esprimerti nei commenti. Grazie per l'attenzione e arrivederci al prossimo spunto.
Comments (14)