Concentrati, Sirio

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Tutti i compagni di studio di Sirio conoscevano la storia del video di Ghent, per averlo studiato in Sociologia Uno o Diritto Civile, e per averlo visto innumerevoli volte alla tv o su internet, spesso utilizzato come filmato di repertorio. Per popolarità e pervasività se la giocava col filmino di Zapruder che documentava l'attentato a Kennedy, o le riprese di qualche allunaggio, forse l'adunata di Norimberga. A differenza di tutti questi documenti, il video di Ghent non esibiva personaggi storici, bensì un ragazzo, (D.T.) di bell'aspetto, visibilmente contrariato per un'erezione che non arriva malgrado le sollecitudini della partner, di cui nella prima versione si vedevano soltanto le mani. Si sentiva però la sua voce, molto vicina alla videocamera, ripetere la parola concentrati, con una sfumatura ironica che a molti sfuggiva (a Sirio no).

Benché nel video originale la parola concentrati non si udisse più di tre volte, alcune manipolazioni successive l'avevano trasformata in un mantra. Dieci anni dopo la pubblicazione del video, era ancora impossibile coniugare in pubblico il verbo "concentrarsi" senza stimolare negli ascoltatori un'associazione col video - e con le disfunzioni erettili in generale. I vocabolari raccomandavano di usare sinonimi. Sirio ricordava benissimo quando aveva iniziato ad alzare le mani sui compagni che gli dicevano concentrati. Seconda elementare.

(Questo pezzo partecipa alla Grande Gara degli Spunti! È uno sviluppo di La prima volta si fa davanti a tuttiSe vuoi provare a capirci qualcosa, leggi qui. Puoi anche controllare il tabellone). 

Tutti i coetanei di Sirio avevano studiato di come l'eccezionalità del video di Ghent, in un primo momento, fosse consistita in questo: era il primo esempio documentato di revenge porn al femminile. I genitori del ragazzo D.T., oltre a chiederne il sequestro (un gesto inutile, ma dall'alto valore simbolico), avevano denunciato la 17enne Cassiopea Ree. Sostenevano che lo avesse pubblicato per punire D.T. di averla lasciata. Tutti i compagni di Sirio sapevano più o meno com'era andata a finire: durante il dibattimento i legali di Cassopea avevano dimostrato che

1. Il video era stato girato e condiviso da due persone consenzienti (una delle quali, D.T., aveva già compiuto la maggiore età), le quali non potevano non essere consapevoli del rischio che correvano.

2. Se Cassiopea era effettivamente stata la prima a far circolare un frammento del video, non aveva agito per ritorsione o ricatto, ma per reazione a una minaccia di D.T., che in seguito a uno screzio le aveva annunciato di volerne pubblicare un'altra versione. Cassiopea lo aveva semplicemente battuto in velocità. Si era trattato di autodifesa.

A questo punto i legali dei genitori avevano chiesto che fosse divulgato il video nella sua interezza, ai fini di "contestualizzare" la défaillance sessuale di D.T. Richiesta stravagante che il giudice probabilmente non avrebbe autorizzato - non fosse stata la stessa Cassiopea, a quel punto maggiorenne, ad acconsentire. La versione lunga in effetti riabilitava parzialmente il povero D.T., ma soprattutto rendeva Cassiopea una celebrità mondiale, proiettandola non verso la carriera cinematografica che molti le prospettavano, ma verso la politica. Quindici anni dopo l'eurodeputata Ree era tra le firmatarie del Sex Act Act, il disegno di legge che regolamentava la pubblicazione di "video giovanili amatoriali a contenuto esplicitamente sessuale". Tutti i coetanei di Sirio la stimavano come personaggio pubblico di specchiata onestà e profonda competenza. E tutti avevano visto almeno una volta nella vita quel video artigianale in cui ci dava dentro con la foga dei suoi 17 anni. Tutti.

Tranne Sirio Ree.

Il figlio di Cassiopea.

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