Identificato il mandante

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Il complottardo

È un tipo come te, come me. A volte siamo io o te.
Quando il governo è caduto, ci siamo rimasti male. Che il governo non ci soddisfacesse era naturale, ovvio, quasi programmatico. Ma che Prodi dovesse andarsene a casa dopo nove mesi per un equivoco, un Turigliatto, un errore di conteggio, un De Gregorio, un Pallaro, una palla, écche diamine, no.

Dopodiché? Scenario 1, si torna al voto, con Berlusconi ancora abbastanza in forma. Brutto lavoro. Scenario 2, resta Prodi, ma svolta un po’ al centro. Per cui dai, tutto sommato poteva andare peggio. Ma non festeggeremo certo, io e te, se dal centro-centro-sinistra si svolta al centro-centro-centro-sinistra. E tutto per cosa? per un equivoco, un Turigliatto, di un errore di conteggio, di un De Gregorio, di un Pallaro, di una palla? È possibile viverla così? No, non è possibile.

È a quel punto che scatta il complotto. Io e te ci troviamo in un bar, o su un blog, o in qualunque posto, e cominciamo a raccontarci che è stato tutto un complotto. Di chi? Ma di D’Alema, naturalmente. Con quell’aria un po’ così, con quei baffetti lì, vuoi che non passi il tempo a complottare? E beh, certo: prima promette di dimettersi se in Senato non passa il suo documento; poi minaccia la caduta del governo intero; e infatti il governo cade. È chiaro che c’è un complotto.

E Prodi? E non vuoi che non fosse d’accordo pure Prodi? Certo, lui è nove mesi che giura che il governo durerà una legislatura; però intanto complotta per cadere; prima cade, prima può risorgere più bello di pria. Non fa una grinza. E valeva ben la pena di dimettersi, no?, per conquistar Follini.

Si capisce che ci vuole un po’ di fantasia per trasformare questo anziano professore, un po’ ottuso nella sua ostinazione a governare con un voto di scarto, in un genio del male aduso a complotti e machiavellici infingimenti (profetico fu Corrado Guzzanti). Ma l’alternativa è crederci appesi a un filo, a un Turigliatto o a un Pallaro. No. Meglio un complotto, di un Turigliatto. Mille volte meglio.

E questo spiegherebbe anche il fascino discreto di D’Alema. Più volte mi sono chiesto il segreto della sua sopravvivenza politica. Chiunque al suo posto, se avesse commesso in 15 anni gli errori che ha fatto lui, avrebbe abbandonato da tempo qualsiasi poltrona di rilievo. Né si può dire che il personaggio compensi la sua miopia politica con la simpatia umana. Insomma, non ne azzecca una e non è neanche simpatico a nessuno: eppure in un qualche modo è sempre lì, e ce lo abbiamo messo noi. Ma come fa?

Forse il segreto è tutto qua: D’Alema ci piace perché ci permette di sfogare su di lui la nostra gran sete e fame di complotti. Con quei baffetti e con quell’alterigia, sembra che tacendo dica ai complottardi: non prendetevela col povero Turigliatto, prendetevela con me. Non vedete che son qua apposta? Turigliatto non è che una pedina. Pallaro, De Gregorio, tutte marionette nelle mie sapienti mani. Non è più riposante sapere che siete nelle mani di un burattinaio, piuttosto che in quelle del caso, del Caos?

Adesso va molto meglio. Tutto finalmente acquista un senso. La crisi di governo è stata pilotata. Da D’Alema. Da mesi sognava di spostare la barra da centro-centro-sx a centro-centro-centro eccetera. Il corteo di Vicenza gli ha fornito l’occasione propizia. Altro che Turigliatto, ma va, Turigliatto. Come si fa a dar la colpa a un Turigliatto? Siam gente seria, noi, gente informata. Abbiam bisogno di nemici seri. D’Alema è il tipo giusto.
E ce lo meritiamo.
Vorrei sapere chi è il mandante di tutte le cazzate che faccio. (Altan)
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