ridete, pagliacci

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Per la società dell'avanspettacolo è stata una settimana difficile. Il palco scricchiola, il pubblico sonnecchia, il sipario è smandrappato e rischia di venir giù tutto d'un tratto.

Su Piste ho messo insieme tre episodi che non hanno apparentemente nulla in comune, eppure:
- A Siena non riescono più a mettersi d'accordo nemmeno su chi ha comprato il Palio.
- A Parigi John Galliano trascina l'Alta Moda Internazionale nel solito carrozzone disneyano.
- A Torino, per scartare il nuovo giocattolino di Lapo e lapoidi, una compagnia di sosia di Vip e acrobati demotivati rifrigge per l'ennesima volta la Storia d'Italia per luoghi comuni.

Tutto questo potrebbe voler dire una cosa sola: non riusciamo più a divertirci. L'Occidente è in quella fase crepuscolare dell'adolescenza in cui appoggiato al muro di un locale con un bicchiere in mano ti rendi conto che non ti piace la musica, non ti piace la compagnia, non ti piace nemmeno il Gin Tonic, che l'abitudine ha preso da un pezzo il sopravvento sul piacere. E la colpa di chi è? E se fosse colpa del Dj? La solita scaletta, invariata da cinquant'anni, non dice niente della nostra vita.

Questa classe dirigente fa schifo per vari motivi, e forse il primo è che non ha fantasia. Ricicla persino i sogni dei papà e dei nonni. Scusate, ma che tipo di nostalgia dovremmo provare davanti a una Cinquecento a diecimila euro? Ma ridateci una Panda a cinquemila, e ai sogni ci penseremo noi.
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